Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: TaliaAckerman    31/08/2017    1 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
22








Scappa Jel, vattene via.
Era una frase che gli ronzava spesso in testa negli ultimi giorni. Avrebbe desiderato farlo, con tutto se stesso. Lasciare quella città, quella guerra, andare via. Dire basta.
Eppure, schiavo del proprio senso di responsabilità, non aveva fatto niente di tutto ciò, rimanendo ancora una volta prigioniero del suo stesso ruolo.
Mentre percorreva a memoria la strada che l'avrebbe riportato alla propria locanda - tornava da una seduta con il custode Kryss piuttosto destabilizzante - il mago si disse che probabilmente Gala aveva preso la decisione giusta decidendo di sparire. Erano settimane, ormai non sapeva neanche più con precisione quante, che non aveva sue notizie.
La vide in modo talmente inaspettato da chiedersi se non fosse soltanto un sogno. Eppure sbatté le palpebre un paio di volte e la visione non accennò a svanire.
Gala Sterman si aggirava, un po' nervosamente a dire il vero, avanti e indietro davanti all'ingresso della locanda in cui Jel alloggiava, infagottata in un mantello bianco sulle cui spalle era avvolta una pelliccia che pareva essere di volpe. Qualcosa di molto lontano dallo stile elegantemente sobrio dell'abbigliamento dei Consiglieri.
I secondi trascorsero placidi e lenti mentre il giovane fissava sbalordito la ragazza con cui aveva condiviso il viaggio più difficile e spaventoso della sua vita. Era davvero lei? Ma certo, non poteva essere altrimenti. Anche se qualcosa sembrava essere cambiato nel suo portamento, quello era il suo viso. I suoi tratti. Il modo in cui camminava cercando di nascondere il nervosismo malcelava la sua tipica irrequietezza. Come era venuta a sapere che lui si trovasse a Citta dei Re e proprio in quella locanda? Che fosse passata prima da Grimal e avesse parlato con sua madre Lys?
Alla fine Jel si riscosse.
- Gala!
In un impeto di affetto, il giovane le si accostò e la abbracciò.
La ragazza fece altrettanto, appoggiando il mento sulla sua spalla. - Ciao Jel.


Erano seduti l'uno di fronte all'altra, entrambi davanti ad un bicchiere di vos fruttato. Era stata una sua idea chiudersi al caldo nella locanda "Da Forlark" per parlare in tranquillità.
Gala stava finendo di aggiornarlo su quelli che che erano stati i suoi movimenti negli ultimi tempi.
- ... così ho rintracciato i miei genitori e ho passato qualche giorno da loro. Ma, sai come sono, mi hanno convinta a cercare un lavoro per poter essere indipendente.
Un po' indisposto dal fatto che mentre lui era intrappolato tra riunioni ed estenuanti sedute con Kryss la sua migliore amica si fosse permessa un viaggio dall'altra parte di Fheriea, Jel si limitò ad annuire.
- Ehi - d'un tratto Gala alzò un braccio per attirare l'attenzione di una delle cameriera. - Portamene un altro per favore.
Jel alzò un sopracciglio, senza riuscire a trattenere un sorrisetto.
- Adesso bevi?
- No - lei alzò le spalle. - Ma diciamo che non disdegno un bicchiere d'alcolico quando ne ho l'occasione. Molto raramente insomma.
Calò un silenzio imbarazzato; Gala era stata lontana dallo Stato dei Re per poco meno di due mesi, ma in quel momento a Jel sembrava che fosse passato molto di più. Il fatto che anche prima della sua partenza non si fossero quasi mai visti non aiutava a rendere la situazione più distesa.
- Il maestro Anérion sarà contento di rivederti. In tutto questo tempo è stato troppo occupato per trovare un candidato idoneo per sostituirti e...
- Non me l'avevi detto, Jel.
Il Consigliere si zittì all'istante, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo. Gala lo stava fissando in modo duro, quasi ferito. Jel sospirò profondamente, dicendosi che era stato sciocco a pensare, anche solo per un momento, di avere una possibilità di poter evitare quell'argomento.
- Gala, voglio che tu sappia...
- No, Jel - la strega aveva gli occhi in procinto di riempirsi di lacrime, e il fatto che continuasse a rimarcare il suo nome aumentò il disagio del giovane. - Non sono arrabbiata con te o, almeno, non voglio esserlo. Ma perché, perché non me l'hai detto?
- Avrei voluto farlo - disse lui lentamente. - Avrei voluto dirtelo un milione di volte. Sono stato tentato di farlo già allora, quando ho visto Astapor Raek parlare con Theor nel palazzo di Amaria. Ma all'epoca... ancora non sapevo con certezza che fosse stato lui.
- No, certo - fece la ragazza sarcastica. - E chi altro se non lui?
- Naturalmente l'ho subito intuito - puntualizzò Jel pacatamente. - Ma ho pensato fosse meglio non darti un altro dolore da affrontare, non nel mezzo del nostro viaggio.
- Quindi hai aspettato tutto questo tempo prima di parlarne al Consiglio? Ho saputo che la cosa è stata scoperta solo poche settimane fa...
- È stata resa pubblica poche settimane fa - la corresse il mago aggrottando la fronte. Stava per arrivare il momento più difficile...
Gala non lo deluse e, come si era aspettato, tornò all'attacco: - Devo dedurre che tu abbia parlato al Gran Consiglio ben prima che io partissi per Estel.
Jel si fece forza; avrebbe di gran lunga preferito evitare di dover pronunciare quelle parole, ma sentiva in qualche modo di doverlo a Gala. Forse questo le avrebbe fatto perdere anche quel briciolo di fiducia che ancora nutriva in lui, ma era un rischio che si sentiva in dovere di correre.
- Gala, ho detto al Consiglio del tradimento di Astapor Raek poco dopo che siamo tornati a Grimal. Partendo da quel presupposto hanno impiegato pochi giorni a raccogliere prove sufficienti per esserne sicuri. Se fossi stata presente anche solo alla metà delle sedute che si sono tenute, lo avresti saputo anche tu.
Lei incrociò le braccia: da lontano poteva sembrare solo il capriccio di una ragazzina, ma Jel poteva distintamente vedere un'espressione pericolosamente alterata dipingerlesi in volto. Forse non era stata sua intenzione intavolare una litigata, ma era evidente che quell'argomento fosse troppo delicato per lei, troppo.
- Quindi tutto il Consiglio sapeva chi era stato e nessuno si è curato di dirmelo? Proprio a me, la sua protetta, la sua apprendista? - lo incalzò sfregandosi con rabbia l'angolo dell'occhio destro, nel quale si erano raccolte diverse lacrime.
Mesto, Jel annuì. - Avrei dovuto dirtelo, lo so. Ma a volte devi fare qualcosa di terribilmente ingiusto per riuscire a proteggere le persone che ami.
- E quindi hai lasciato che io lo scoprissi da un estraneo? È così che mi proteggi, Jel?
- Tu sei sparita, Gala! - esclamò Jel drizzandosi sulla sedia e sovrastandola. - Siamo tornati qui dopo l'orrore che avevamo condiviso, che avevamo condiviso, e tu mi hai voltato le spalle! C'ero anch'io quando il maestro Ellanor ci ha informati che Camosh era sparito! C'ero anch'io al funerale di Janor e, credimi, non è passato un giorno senza che io pensassi al bastardo che lo ha ucciso. Ho le mani sporche di sangue Gala, e più di te. Eppure sono rimasto, e non ho perso una sola seduta del Consiglio da quando sono qui. E tu dov'eri in tutto questo?
Stava esagerando e lo sapeva, ma anche le parole di Gala avevano acceso in lui qualcosa. Mesi di fatiche e infinita frustrazione stavano venendo a galla e lui li stava riversando senza controllo contro di lei.
Ma Gala non era mai stata una ragazza semplice da intimidire nelle discussioni. Anche lei si alzò in piedi, rossa in viso.
- Dov'ero io? Ero distrutta, non lo capisci? Guarda in faccia la realtà, la nostra missione è stata un fallimento! Ogni cosa che abbiamo fatto negli ultimi quindici mesi è stato un fallimento!
Jel si ritrovò con le mani strette a pugno. Le parole di Gala l'avevano punto sul vivo, ma dopotutto aveva ragione: quel pensiero aveva attraversato anche la sua mente innumerevoli volte.
- Credi che non lo sapessi? Credi che la cosa non stesse distruggendo anche me? Forse io ti ho voltato le spalle, ma tu non sei stata da meno.
Vista l'espressione che si era dipinta sul suo volto, per un attimo Jel fu sicuro che Gala l'avrebbe schiaffeggiato, ma non fu così. Al contrario, la ragazza tornò a sedersi, facendo rumoreggiare la sedia mentre si spingeva indietro, lontana dal tavolo, lontana da lui.
- Io ho parlato con Kryss quando tu hai fallito. Io l'ho convinto ad addestrarti - disse con voce roca.
A questo Jel non seppe davvero come reagire. Per un istante nessuna risposta appropriata fu in grado di affacciarsi alla sua mente. Diceva la verità? Ma certo che diceva la verità, Gala non gli aveva mai mentito. O quasi.
Dopotutto, non si era mai spiegato cosa avesse potuto spingere il Custode di Città dei Re a cambiare idea così repentinamente; sollevato com'era dal fatto che avesse deciso di accettare di istruirlo il mago non si era poi posto troppe domande a riguardo.
Alla fine, decise di abbassare almeno un poco le difese.
- Lo hai fatto davvero? - domandò addolcendo il tono della voce. - Sei davvero stata tu?
Lei annuì. Non aveva abbandonato l'espressione grave, ma nel suo viso ora c'era qualcosa di nuovo: una sorta di matura fierezza che Jel non era abituato a scorgere in lei.
- Anch'io ho sentito le mie colpe sulle spalle, Jel. Tu non hai idea di come mi sia sentita codarda in certi momenti. Per questo... per questo ho cercato di fare qualcosa per farmi perdonare. Perdonare da te.
Quella rivelazione lo aveva convinto a cambiare atteggiamento nei suoi confronti. A d'un tratto il giovane si sentì lievemente in colpa per tutto ciò che le aveva appena rinfacciato, nonostante ci fosse della verità dietro quelle parole così dure.
Fece per abbozzare un tentativo di scuse, ma Gala alzò una mano per fermarlo.
- No. Avevi ragione, ragione su tutto - mormorò contrita mentre una lacrima solitaria lasciava le sue ciglia, e adesso sembrava molto più piccola dei suoi sedici anni. - Ma avresti dovuto dirmelo.
- Mi sembrava di averlo già riconosciuto questo.
Incrociò lo sguardo della sua amica e si ritrovò a rivolgerle un lieve sorriso, suo malgrado. - Mi sei mancata, Gala.
La ragazza lo imitò timidamente, ma durò solo pochi istanti.
Per quanto potesse valere, Jel si sentiva sollevato; almeno in quel frangente aveva fatto un passo avanti, un tentativo di sistemare le cose nel suo rapporto con Gala.
Di lì in avanti l'atmosfera si alleggerì fra i due. Per quanto fosse evidente che entrambi si sforzassero di tenere lontani gli argomenti più pesanti, almeno per il momento, Jel apprezzò sentitamente il fatto che l'amica si aprisse con lui sui progressi che si aveva intravisto nel rapporto tra lei e i suoi genitori.
Quando il suo racconto fu terminato, attese un paio di minuti prima di rivolgerle la domanda che premeva per uscire dalle sue labbra.
- Dunque... - azzardò tastando delicatamente il terreno e stando attento a ogni possibile cambiamento nell'espressione della ragazza. - Estel è stata una sistemazione momentanea. Ora che sei qui che cosa hai intenzione di fare?
- Parli del Gran Consiglio?
Jel annuì.
Questa volta fu Gala a sospirare, come per prendersi il proprio tempo. Di solito era Jel a ricoprire quel ruolo. Alla fine, quando parlò, sul suo volto si era disegnata una smorfia, come se avesse appena ingerito qualcosa di molto amaro.
- Sono tornata qui per fare qualcosa. Non posso più scappare. Se i Consiglieri saranno disposti ad accogliermi nuovamente alla loro tavola ne sarò felice. Se non lo faranno, beh, dovrò rispettare la loro decisione, ma non mi tirerò indietro da questa guerra.
Uno sprazzo della vecchia Gala, finalmente. Anche se in qualche modo più cupa, più feroce. Aveva scorto qualcosa che prima d'ora aveva visto raramente nei suoi occhi, un lampo di rabbia e desiderio di vendetta. Ma non poteva biasimarla. Il vortice della Ribellione aveva risucchiato tutti loro, Jel per primo; intrappolato nella sua ossessione per Sephirt aveva cominciato a scorgere qualcosa di simile alla follia al termine del proprio cammino.
Certo il suo istinto protettivo l'avrebbe spinto a desiderare che Gala non si facesse prendere troppo la mano, ma era presto per parlarne. E in ogni caso, qualunque cosa fosse successa, lei era un'adulta ormai - il suo racconto non aveva fatto altro che rafforzare in Jel quella certezza. Era giusto che in un momento come quello la giovane strega seguisse la sua strada senza che lui sorvegliasse le sue mosse come avrebbe fatto Camosh.
- La tua non è una decisione sull'onda dell'entusiasmo quindi? - le domandò. Non come quella di partire per il Bianco Reame insomma. Almeno di questo voleva essere sicuro.
- No, Jel - rispose lei scuotendo la testa. - Semmai il viaggio ad Estel è servito per farmi capire come stavano davvero le cose, e ora sto solo facendo un passo indietro.
Un passo indietro molto combattivo.
Questo non lo disse, naturalmente, limitandosi a guardarla avvertendo dentro di sé un'ombra di euforia.
- Sono contento di sentirtelo dire - commentò solamente.
Gala rise nervosamente, un gesto che palesò il suo bisogno di sciogliere almeno in parte una tensione accumulata in diversi mesi. Jel poteva indovinarlo perché quella era la stessa soffocante situazione in cui anche lui si trovava da quando erano tornati a Grimal, dopo che avevano ritrovato la Pietra Bianca.
Ma per la prima volta dopo tanto tempo, quella sera il Consigliere si coricò serbando il ricordo di un pomeriggio che gli aveva dato speranza.

                                                                    ***

La mattina successiva arrivò troppo presto.
La timida forma di allegria che il ritorno di Gala gli aveva portato era svanita in quelle scarse dieci ore di sonno che il mago si era concesso. Fu così che Jel lasciò le proprie calde e rassicuranti coperte che il sole non era ancora sorto. Dopo aver trangugiato frettolosamente una fetta di torta di mele per colazione e un bicchiere di ferangr* con un po' di latte, avvolto nel proprio manto scuro uscì nelle tenebre di Città dei Re. Verso est, appena visibile all'orizzonte, una luce flebile preannunciava che entro un'ora il bianco sole invernale sarebbe tornato ad illuminare la capitale.
Ormai le sedute con il custode Kryss si tenevano tutti i giorni, a volte anche a più riprese, a meno che mattina o pomeriggio non fossero già occupate dalle riunioni del consiglio di Città dei Re.
Per due volte era stato costretto ad interrompere momentaneamente l'addestramento, occasioni che erano coincise con le sedute prefissate del Gran Consiglio a Grimal.
Attraversare metà dello Stato dei Re e tornare indietro in pochi giorni era stato un ulteriore motivo di stanchezza e ansia che al giovane pareva infinita.
L'unica cosa che ormai gli permetteva di andare avanti e di non crollare non era affatto una speranza, o un proposito eroico: semplicemente, dentro di lui aveva prepotentemente preso forma la sensazione che se qualcuno, lui, non si fosse preso la responsabilità di affrontarla, Sephirt avrebbe continuato a umiliare i loro tentativi di contro offensive e portato i Ribelli alla vittoria.
Nella sua mente in quel momento la strega rossa occupava più spazio dello stesso Theor, relegato alla remota immagine di un burattinaio che forse aveva perso il controllo sulla propria marionetta più bella.
Fu assorto in questi cupi pensieri che il Consigliere raggiunse come al solito i sotterranei di Kryss.
Il custode lo attendeva nella cripta con le mani dietro la schiena.
- Jel - lo accolse tranquillamente con un lieve cenno del capo. - Sei pronto?
Sapeva quello che sarebbe accaduto di lì a poco, per cui annuì. - Non credo che potrei essere più pronto di così.
Kryss sorrise, poi batté le mani con un lieve schiocco.
L'ambiente intorno a loro svanì come in una nuvola di fumo; al posto del pavimento Jel si ritrovò a calpestare un prato ricoperto di erba secca. I grossi blocchi di pietra delle pareti non li circondavano più. Erano all'aperto.
Guardandosi intorno, il mago cercò di ricordare se si fosse già trovato in un posto del genere; di certo non era nessun luogo appartenente allo Stato dei Re, perché non si scorgevano catene montuose in nessuna direzione, né le Montagne Rosse, né il Massiccio Centrale, né le basse cime vicino al confine con la nazione di Tharia, mentre la conformazione della nazione centrale di Fheriea era tale da rendere visibili delle montagne in qualunque luogo ci si trovasse.
Kryss doveva aver inventato di nuovo.
Il panorama era spoglio, privo di potenziali distrazioni; ogni cosa era ridotta all'essenziale, al limite dello stilizzato. Qua e là spuntavano alberi dal basso fusto, completamente spogli di qualunque fogliame.
Di fronte a loro, una figura dal volto chino verso il basso aspettava in silenzio che Jel cominciasse l'allenamento giornaliero. Aveva capelli neri arruffati ed era alto quanto lui, ma la sua pelle era livida. Jel sapeva che, se il guerriero avesse alzato il capo, avrebbe incontrato uno sguardo freddo e vuoto.
Ma nonostante tutto, la somiglianza tra loro era impressionante.
Il guerriero ombra ti è venuto davvero bene stavolta pensò il giovane con un sorriso storto.
Il mondo illusorio che il custode Kryss era in grado di creare era qualcosa di meraviglioso e terribile insieme. Quando aveva provato a chiedergli se mai sarebbe diventato abbastanza potente da acquisire quella capacità, il vecchio aveva sorriso. Questi sono solo antichi giochi di prestigio, Jel. Infinitamente difficili da produrre e di scarsa utilità. Al che lui gli aveva fatto notare che, senza di esso, non avrebbe avuto modo di allenarsi nel combattimento con la Magia Antica.
I guerrieri ombra esistevano solo nelle menti dei loro creatori e dei soggetti di cui assumevano sembianze e capacità, ma era sufficiente che fosse così. Creare ambienti e avversari fittizi era il modo più veloce per combattere senza affrontare il problema di trovarne di reali.
Dopo ogni scontro Jel tornava alla realtà steso a terra, o rannicchiato accanto al muro. Era un'attività mentalmente devastante che non lasciava tracce sul suo corpo e non lo metteva mai realmente in pericolo - morire significava solo interrompere l'incantesimo - ma gli permetteva di esercitarsi con la Magia Antica liberamente, senza il rischio di danneggiare la cripta o altri ambienti. Inoltre, data la realtà fittizia in cui si temevano i combattimenti, l'unica fonte di Magia cui Jel poteva attingere era la propria individualità e la Magia che vi era serbata. Non c'era dunque il rischio che non resistesse alla tentazione di ricorrere a qualche incantesimo ordinario.
All'interno di quel mondo di illusioni Jel poteva sentire la fatica fisica, oltre a quella mentale, e i colpi ricevuti potevano dolere quanto quelli reali. Una volta che Kryss poneva fine all'incanto, i postumi degli sforzi fisici dello scontro impiegavano una manciata di secondi per scomparire. Balzi, corse e schivate non erano reali, ma la concentrazione per generare incantesimi sì, e questo lasciava la mente affaticata come dopo un vero combattimento di Magia. E, in ogni caso, la natura degli incantesimi antichi era tale da fare in modo che anche il fisico ne risentisse. Con il tempo questo aspetto era migliorato, ma ciononostante erano ancora numerose le volte in cui l'esercizio di quei poteri lasciava Jel madido di sudore e con il fiato corto. Come se non bastasse, dopo quel genere di allenamenti tornava a casa puntualmente afflitto da un terribile mal di testa concentrato sulle tempie che lo costringeva a stendersi spesso per riposare tra un incontro e l'altro anche durante il giorno.
Conscio del fatto che probabilmente anche quella volta sarebbe andata così, Jel si levò di dosso il mantello e lo lasciò scivolare sull'erba.
- Sarò con te per tutto il tempo - disse Kryss ammiccando. - Fai del tuo meglio.
Come se quelle parole fossero significate una sorta di segnale, il guerriero ombra di fronte a lui alzò di scatto il capo e fissò lo sguardo su di lui, pronto ad attaccare.
Si comincia.








Note dell'autrice: lo so, lo so che non avrei dovuto inserire una faccenda complicata come i combattimenti simulati in modo così "a bomba" ma davvero non avrei saputo come altro fare. In più, solo recentemente mi sono posta il problema di dove potesse Jel allenarsi senza il pericolo di danneggiare niente e nessuno, e mi è venuto spontaneo pensare che Kryss potesse avere la soluzione. Lo ammetto, ho guardato troppe volte Matrix...
Ma quanto è trash il finale con quel "si comincia"? Non troppo spero, a volte non riesco a resistere alla tentazione di una battuta a effetto.
Spero vi sia piaciuto l'incontro, dopo tanto tempo, tra Jel e Gala; ho provato ad esprimere i sentimenti contrastanti che possono provare due persone nella loro situazione, tra rancori, affetto e parole non dette.
Ringrazio heliodor che ha da poco inserito la mia fic tra le preferite, e naturalmente easter_huit e Florence che hanno recensito lo scorso capitolo.


*il ferangr è semplicemente una bevanda che ricopre circa il ruolo del nostro caffè ed è adatta ad essere consumata a colazione.
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: TaliaAckerman