Epilogo
12
Giugno 1945
Espresso di Hogwarts
-
Mi fa
uno strano effetto pensare che questa sarà
l’ultima volta in cui prenderò
l’Espresso
– considerò Fleamont, rompendo il silenzio che
aleggiava nello scompartimento.
Kara
annuì, la testa appoggiata sulla sua spalla.
-
Già, ma
quest’anno abbiamo dato il meglio di noi. Finalmente abbiamo
vinto la Coppa. –
-
E io ho
vinto te – concluse, accarezzandole il volto, - Personalmente
la trovo una vittoria
ancora più entusiasmante. –
Minerva
sorrise davanti all’espressione imbarazzata
dell’amica.
Era
venuto il momento di lasciare da soli i piccioncini.
-
Vado a
cercare il carrello dei dolci, voi volete qualcosa? –
Scossero
la testa, continuando a guardarsi negli occhi come se lì
dentro fossero già da
soli.
Chiuse
la
porta scorrevole dello scompartimento, percorrendo lo stretto corridoio
e
facendo una deviazione verso i bagni quando intravide Renford e
Katherine che
avanzavano nella direzione opposta.
Si
appoggiò al bordo del lavandino, fissando il suo riflesso
allo specchio.
Contegno,
Minerva, contegno.
Trasalì
quando la porta alle sue spalle venne aperta e Katherine fece il suo
ingresso.
La
ragazza sistemò le ciocche castane, portandole sulle spalle
e nel farlo la
manica della camicia scoprì l’avambraccio sinistro.
Uno
strano tatuaggio lampeggiò sulla pelle alabastrina.
Seguendo
il suo sguardo, la Nott tirò giù la manica con
studiata lentezza, fissandola
dritta negli occhi.
-
Cos’è,
il marchio del fanclub di Riddle? –
Rimase
in
silenzio, abbozzando un sorrisetto sghembo.
-
Siamo
cresciuti, Minerva, le cose cambiano e il tempo per i giochi
è finito. –
Lestrange
Manor, Costa Azzurra.
5
Luglio, 1950
Mancavano
solo due giorni al matrimonio eppure il manor era letteralmente invaso
da
preparatori e consulenti matrimoniali esattamente come nei mesi passati.
Si
preannunciava il matrimonio del secolo.
Sospirò,
afferrando un bicchiere di Whiskey Incendiario e lo
sorseggiò con rapidi sorsi.
A
quell’ora avrebbe dovuto aver fatto l’abitudine
all’idea di diventare un uomo
sposato, ma continuava a cacciare l’immagine che si stava
profilando nella sua
mente.
Supponeva
che avrebbe accettato la cosa quando sarebbe ormai stata del tutto
inevitabile.
Seduto
sulla veranda del Manor, intento ad osservare l’orizzonte, si
accorse della
presenza di Katherine solo quando la ragazza gli sedette accanto.
-
Se vuoi
andarla a trovare so dove abita adesso. –
Inarcò
un
sopracciglio, fingendo che non capisse minimamente a cosa si stesse
riferendo.
-
Di cosa
stai parlando? –
Katherine
emise uno sbuffo beffardo, allontanando i capelli dal volto.
Sotto
la
luce estiva, con il volto leggermente abbronzato e il delicato abito
floreale,
appariva più giovane e bella del solito.
Qualunque
altro ragazzo sarebbe stato più che felice di passare il
resto della vita con
una moglie come quella nel letto.
-
Non
provarci nemmeno, Ren. Lo sai benissimo di chi sto parlando e non sei
credibile
quando fai il finto tonto. –
-
Non ha
molto senso andarla a trovare, no? Ormai lo saprà che mi
sposo. –
Insomma,
la notizia era capeggiata su tutti i giornali per giorni interi
… avrebbe
dovuto vivere sotto una roccia per essere all’oscuro della
cosa.
-
Non
sarebbe male se glielo dicessi, io l’apprezzerei se fossi al
suo posto. –
Certo,
se
fosse stata al suo posto e se avesse mai provato qualcosa per qualcuno
che non
fosse se stessa.
Del
che
dubitava seriamente.
Era
stato
proprio quello a convincerlo a sposarla.
Katherine
non lo amava, non lo avrebbe mai amato, e non pretendeva che lui
facesse
altrettanto.
Per
lui
era un ottimo matrimonio senza troppe pretese, per lei un modo per
avere un
marito che non la costringesse a stare chiusa tra quattro mura e le
permettesse
di coltivare sogni e ambizioni.
-
Forse
l’andrò a trovare – cedette.
-
Sono
anni che lo dici, sappiamo entrambi che non lo farai. –
-
Che
figura avrei fatto se dopo aver annunciato il fidanzamento con te mi
avessero
visto con un’altra donna? –
Fece
spallucce.
-
A me
non sarebbe importato e gli altri avrebbero tranquillamente potuto
pensare
quello che volevano. –
-
Mia
madre mi avrebbe ucciso se avessi scatenato pettegolezzi. –
-
La cosa
non ti ha mai fermato, mi pare. –
Non
voleva sentirla, non gli andava di sentirsi ripetere sempre le stesse
cose, non
voleva venire a patti con la realtà.
Rivedere
Minerva l’avrebbe ucciso.
Si
chinò
su Katherine, catturando le labbra in un bacio passionale.
La
sentì
irrigidirsi, sorpresa, prima di ricambiare.
-
E
questo per cos’era? –
-
Dovremo
farci l’abitudine, no? –
Plage
de Tahiti, Costa azzurra.
7
Luglio, 1950
Alexandra
fu la prima a individuare Alphard e Adhara tra la folla degli invitati.
Tirò
Abraxas
per la manica dell’elegante completo su misura,
indicandoglieli con un cenno
del capo.
-
Il
testimone dello sposo non avrebbe dovuto essere già arrivato
da un pezzo? Sono
sicura che quello della sposa è stato puntualissimo
– lo punzecchiò Adhara, splendida
nel suo abito fiordaliso.
Il
biondo
le rivolse una lieve smorfia, accennando alla ragazza al suo braccio.
-
Qualcuno ha deciso di mettersi dei trampoli al posto dei tacchi e non
riesce a
camminare a una velocità superiore a quella di una lumaca.
–
Alexandra
gli affibbiò un colpetto al fianco, arricciando le labbra in
un’espressione
buffa.
-
La
bellezza richiede tempo e fatica, dovresti saperlo biondastro.
–
Attirata
da un luccichio sospetto, Adhara le afferrò la mano sinistra.
Un
gigantesco diamante era ancorato a un elegante anello di fidanzamento.
Cacciò
un
piccolo urlo di gioia.
-
Quando
è successo e perché non me lo hai detto subito?
–
La
bionda
ridacchiò, lasciandosi abbracciare prima
dall’amica e poi da Alphard.
-
Circa
venti minuti fa, si vede che l’aria del matrimonio gli ha
dato alla testa. –
-
A onor
del vero erano mesi che ce l’avevo, ma non ho mai trovato il
momento giusto –
bofonchiò Abraxas.
-
Beh,
meglio tardi che mai. –
Improvvisamente
tornò seria, puntando lo sguardo su Adhara.
-
Hai
sentito Minerva? –
L’ex
Corvonero scosse la testa.
Aveva
provato a contattare l’amica dalla sera precedente, ma Kara
aveva risposto
tutte le volte e aveva assicurato che quando Minerva si fosse sentita
pronta ad
abbandonare la sua camera gliel’avrebbe fatto sapere.
A
quanto
sembrava quel momento non era ancora giunto.
Non
che
potesse biasimarla, nei suoi panni avrebbe reagito anche peggio.
-
Dobbiamo darle del tempo. –
Tossicchiando,
Alphard accennò alla sagoma in lontananza che si stava
sbracciando verso di
loro.
Rookwood
e Mulciber, due Serpeverde di un anno più piccoli di loro
che da un po’ di
tempo avevano cominciato ad orbitare attorno a Tom, facevano loro segno
di
darsi una mossa.
-
Credo
che Tom si stia spazientendo – considerò Abraxas.
-
E
allora diamoci una mossa prima che il testimone più
inquietante che una sposa
abbia mai avuto cominci seriamente a dare i numeri. Qualche invitato
brutalmente assassinato potrebbe raffreddare un po’ i
festeggiamenti – scherzò
Adhara, prendendo sotto braccio il suo ragazzo e incamminandosi sulle
dune
sabbiose della Plage.
Malfoy
Manor, Wiltshire, Inghilterra.
2
Giugno, 1951
Il
matrimonio si teneva all’interno degli immensi giardini del
Manor dei Malfoy e
c’erano gigli e pavoni bianchi dovunque.
I
Malfoy
sapevano decisamente trattarsi bene.
-
È
assolutamente stupenda – sussurrò Kara, coprendosi
la bocca quando vide la
sposa avanzare lungo la navata centrale che conduceva
all’altare.
Alexandra
indossava un abito su misura realizzato da una magistilista di grido
che si
stava affermando sempre più sulla scena
dell’elitè magica.
Era
un
modello a sirena che la fasciava con eleganza, facendo risaltare il
fisico
delicato e femminile.
I
capelli
biondi erano stati acconciati in un elegante chignon dal quale
ricadevano
qualche ciocca per creare un effetto spettinato artisticamente studiato.
Dietro
di
lei veniva Adhara come sua testimone di nozze, con indosso un casto
abito rosa
pallido, e sull’altare attendevano già Abraxas e
Renford, come testimone dello
sposo. Chiudeva la processione Mayra, con indosso l’abito da
damigella d’onore.
Seduti
dall’altro lato della navata c’erano gli invitati
dello sposo.
Perlopiù
erano altolocate famiglie Purosangue, ma tra tutti spiccava la figura
alta e
sottile di Tom.
Sedeva
in
seconda fila, appena dietro i parenti più stretti dello
sposo, accanto a
Katherine.
Un
bambino
di circa un anno era adagiato tra le braccia della ragazza.
Era
proprio su quest’ultimo che gli occhi di Minerva tornavano
insistentemente.
Si
chiese
come sarebbe stato il bambino se al posto di Katherine ci fosse stata
lei.
-
Minnie?
–
Si
riscosse dalle sue considerazioni.
-
Sì, è
veramente bellissima. –
-
Non
avrei mai creduto di dirlo, ma credo proprio che i matrimoni mi
piacciano. –
-
Stai
cercando di dirmi che non vedi l’ora che Fleamont ti faccia
la proposta? –
sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga.
-
Per
Merlino, non ancora! Insomma, lo amo ma non sono ancora pronta per una
famiglia. –
Ecco
appunto, le era sembrato strano.
Studio
del Preside, Hogwarts.
31
ottobre 1954
-
Buonasera, Tom – lo salutò Silente, seduto dietro
alla scrivania, - Vuoi
sederti? –
Con
un
cenno del capo, Tom si sedette sulla sedia che fronteggiava la
scrivania.
-
Grazie.
Vedo che è diventato Preside, una degna scelta. –
-
Sono
lieto che approvi –, replicò Silente con un
sorriso, - Posso offrirti da bere?
–
-
Volentieri. Vengo da molto lontano. –
Silente
si alzò e si spostò verso l’armadietto
nell’angolo, pieno di bottiglie. Porse
un calice di vino elfico a Tom e se ne versò uno a sua
volta, tornando a
mettersi seduto.
-
Allora,
Tom … a cosa devo il piacere? –
Si
irrigidì leggermente, continuando a sorseggiare il vino.
-
Non mi
chiamo più Tom. Adesso sono noto come … -
-
So come
sei noto -, lo interruppe con un sorriso garbato, - ma temo che per me
sarai
sempre Tom Riddle. È una mania dei vecchi insegnanti,
purtroppo, non
dimenticare mai gli esordi dei propri allievi. –
Prese
un
altro sorso di vino, senza accennare alla minima reazione
all’evidente rifiuto
di Silente di sottostare alle sue condizioni.
Non
che
fosse cosa nuova per l’anziano mago.
-
Sono
tornato -, spiegò infine, - forse più tardi di
quanto il professor Dippet si
aspettasse per chiedere di nuovo quello che allora, mi disse, ero
troppo
giovane per ottenere. Le chiedo di farmi tornare in questo castello per
insegnare. Mi consentirà di tornare? Pongo me stesso e i
miei talenti ai suoi
ordini. –
Silente
alzò le sopracciglia.
-
E cosa
ne sarà di quelli a cui tu dai
ordini? Cosa succederà a coloro che si definiscono, o
così dicono le voci, i
Mangiamorte? –
Non
si
aspettava che il vecchio Babbanofilo conoscesse quel nome, a dire la
verità, ma
riprese in fretta il controllo.
-
I miei
amici andranno avanti senza di me, ne sono certo. –
-
Sono
lieto che li consideri amici, avevo avuto l’impressione che
li considerassi più
come servitori. –
-
Si
sbaglia – ribattè freddamente.
-
Allora
se dovessi andare alla Testa di Porco non troverei un gruppo
… Nott, Lestrange,
Malfoy, Mulciber e Dolohov in attesa del tuo ritorno? Amici fedeli
davvero per
viaggiare con te in una notte di neve solo per augurarti buona fortuna
mentre
cerchi un posto da insegnante. –
-
Onnisciente come sempre, vedo. –
Gli
rivolse un sorriso lieve. – Oh no, solo in ottimi rapporti
con i baristi.
Parliamoci francamente, Tom: perché sei venuto qui,
circondato dai tuoi
accoliti, a chiedere un posto che entrambi sappiamo che non vuoi
davvero? –
-
Che non
voglio? Al contrario, Silente, lo desidero molto. –
-
Oh,
vuoi tornare a Hogwarts ma non desideri insegnare più di
quanto non lo volessi
a diciotto anni. Cosa vuoi davvero, Tom? –
Tom
sorrise beffardo.
-
Se non
vuole darmi un lavoro … -
-
Certo
che non voglio e non credo affatto che ti aspettassi un sì.
Eppure sei venuto
qui, hai chiesto, devi avere uno scopo. –
Tom
si
alzò.
Sentiva
chiaramente gli occhi lampeggiare furenti e il volto serrato in una
maschera di
rabbia.
-
Questa
è la sua ultima parola? –
-
Sì. –
-
Allora
non abbiamo altro da dirci. –
-
No,
niente – confermò Silente tristemente.
Tom
uscì
dallo studio a passo svelto, percorrendo i metri che lo separavano
dall’ingresso del castello.
Raggiunse
Hogsmeade nel giro di una ventina di minuti, trovando il resto del
gruppo ad
attenderlo alla Testa di Porco.
Katherine
alzò la testa dal boccale d’idromele non appena
mise piede lì dentro.
-
Allora?
–
-
Ho
fatto quello che andava fatto, possiamo andare. –
La
missione era stata compiuta con successo.
Malfoy
Manor, Wiltshire, Inghilterra.
24
Dicembre, 1954
-
Abraxas
Scorpius Malfoy, spero per te che quel pacco che hai lasciato sotto
l’albero di
Natale non sia una scopa. –
Con
il
sorriso più innocente del suo repertorio, che comunque non
la convinse affatto,
sedette sul divano accanto a lei.
-
Non è
per me, tesoro. –
Alexandra
inarcò un sopracciglio.
-
Ah, no?
E per chi sarebbe, sentiamo? –
Il
sorriso si allargò maggiormente sul volto dell’ex
Serpeverde.
-
Ma per
Lucius, non è ovvio? –
-
Abraxas
ti è chiaro che tuo figlio ha meno di due mesi, vero?
–
-
Certo,
infatti non la deve mica usare subito. –
-
Ma che
pensiero spaventosamente ragionevole –, ironizzò,
- dimmi chi sei e cosa ne hai
fatto di mio marito? –
-
Ehy,
stai dicendo che di solito sono un irresponsabile? –
protestò indignato.
Con
un
sorriso candido, annuì. – Bravo, é
esattamente quello che sto dicendo. –
-
Mi
ritengo profondamente indignato. –
-
Indignati pure quanto vuoi … piuttosto, dimmi, che scopa hai
comprato? –
-
Una
Nimbus 1000 – replicò orgogliosamente.
Il
cuscino di velluto lo centrò in pieno volto con inaudita
ferocia.
-
Una
Nimbus? E vuoi farmi anche credere che fosse per Lucius?! –
Si
allungò ad afferrare il frugoletto dai capelli biondi e le
iridi grigie che
dormiva nella culla, stringendoselo al petto e usandolo come una sorta
di
strano scudo.
-
Sto
tenendo il piccolo in braccio, non puoi uccidermi. –
-
Dovrai
metterlo giù prima o poi e sarà allora che
colpirò Malfoy, è una promessa. –
Paiolo
magico, Diagon Alley.
1
marzo 1957
-
E così
domani ti sposi, non riesco a credere che tu sia riuscita a mettere il
guinzaglio ad Alphard Black – rise Kara, mentre Minerva le
raggiungeva al
tavolo.
Adhara
scrollò le spalle, sorridendo divertita.
-
Che
posso dire, ci siamo trovati e stiamo bene così. Piuttosto,
Alex, come sta il
piccolo Lucius? –
La
bionda
fece un’espressione intenerita, come sempre quando si
accennava al figlio.
-
Lui e
Rodolphus sono tremendi quando sono nella stessa stanza, sono tali e
quali ai rispettivi
padrini. –
-
Sei
fortunata che non abbia ripreso da Abraxas o avrebbe già
cominciato a riempirti
il bagno di prodotti per capelli – rise Adhara.
Il
gruppetto si unì alla risata.
-
Dunque,
il vino elfico è per Alexandra, l’idromele per
Kara e per me la Burrobirra … il
succo di zucca tocca ad Adhara – annunciò Minerva,
passando i rispettivi
boccali.
Kara
si
accigliò.
-
Succo
di zucca? Ti senti male? – chiese, ben ricordando le celebri
bevute dell’amica.
Adhara
rivolse loro un’espressione furba che valse più di
mille parole.
-
Sei
incinta?! – saltò su Minerva, occhieggiando alla
pancia della mora.
-
Da
quasi tre mesi –, confermò, - fortunatamente
ancora non si vede o in bianco
sembrerei una mongolfiera. –
Alexandra
fece rapidamente i conti.
-
Quindi
nascerà nello stesso periodo di … - tacque
all’ultimo secondo, mordendosi la
lingua.
Stava
quasi per parlare della nascita della secondogenita di Renford e
Katherine.
Minerva
tuttavia scrollò le spalle.
-
Puoi
nominare la bambina, Alex. So della nascita. –
Come
tutto quello che riguardava i Lestrange, la notizia si era sparsa alla
velocità
della luce e girava voce che ci fosse già qualcuno
desideroso di proporre un
accordo matrimoniale.
-
Stai un
po’ meglio? –
Bella
domanda.
Vedere
Renford e Katherine era ancora un colpo al cuore e probabilmente
sarebbe sempre
stato così, ma doveva andare avanti con la sua vita.
-
Sto
meglio … Silente oggi mi ha confermata come professoressa di
Trasfigurazione.
Inizierò a Settembre – annunciò.
-
Ma
questo è fantastico, doppi festeggiamenti! –
San
Mungo, reparto di maternità.
5
agosto 1958
-
Padre,
quando potrò vederlo? –
Renford
posò gli occhi sul suo primogenito.
Rodolphus
aveva compiuto da poco sette anni e sembrava molto incuriosito
dall’idea di
avere un altro fratello, soprattutto un maschio con cui potesse giocare
e non
fare “cose da femmina” come le chiamava lui.
-
Tra non
molto, sta per uscire dalla stanza. –
Come
a voler
confermare le sue parole, l’infermiera fece capolino dalla
sala nido con un
frugoletto stretto tra le braccia.
Lo
depose
tra le sue braccia e Renford sentì un sorriso dipingersi sul
suo volto.
Aveva
creduto di essersi abituato alla sensazione di diventare padre dopo la
nascita
di Rod e Rae, ma si era sbagliato.
Ogni
volta l’emozione era sempre intensa allo stesso modo.
Il
piccolo gli rivolse un sorriso sdentato.
Facendo
cenno a Rodolphus e Raelena di seguirlo, si diresse verso
l’estremità del
corridoio.
-
Coraggio, andiamo a vedere come sta vostra madre. –
Entrarono
nella stanza trovando una Katherine dai capelli scarmigliati e
l’aria stremata.
-
Se osi
mettermi incinta un’altra volta, Renford, giuro che
troverò un incantesimo per
farti affrontare il parto al posto mio – scherzò,
passando un braccio intorno
alle spalle della figlia quando Raelena si arrampicò sul
letto e si accucciò
contro di lei.
-
Allora,
Rodolphus, mi era parso di capire che volessi essere tu a scegliere il
nome per
tuo fratello … - lo invitò gentilmente la donna.
-
Io … io
credo che … mi
piacerebbe chiamarlo
Rabastan – concluse alla fine, dopo un attimo di titubanza,
memore della
tradizione familiare di nominare i membri con un nome che avesse la R
come
iniziale.
Katherine
e Renford si scambiarono un lieve sorriso.
Potevano
non amarsi di quell’amore dolce e sentimentale, ma a distanza
di tanti anni
passati l’uno al fianco dell’altra era certamente
nato qualcosa che andava al
di là della semplice amicizia.
C’era
un’intesa assoluta e perfetta tra loro, cosa che non si
poteva dire di molti
matrimoni “nati dall’amore” e tutto
sommato a entrambi sarebbe potuta andare
molto peggio.
-
Credo
che sia un nome perfetto, ottima scelta, Rod. –
Sala
Grande, Hogwarts.
1
settembre 1968
Raelena
era in fila insieme agli altri studenti del primo anno, in attesa di
essere
Smistata.
-
Nervosa? –
Annuì
leggermente, voltandosi verso la ragazza al suo fianco.
Hydra
Black la conosceva da quando entrambe erano venute al mondo e sapeva
leggere ogni
sua minima espressione.
Nulla
da
meravigliarsi se, dietro al cipiglio corrucciato con cui scrutava il
Cappello,
Hydra avesse visto la sua reale preoccupazione.
-
Se non
finisco a Serpeverde mio fratello mi uccide –
borbottò, mentre la fila davanti
a loro si assottigliava.
-
Esagerata, lo sai che Rod ti adora. –
-
Infatti
dopo avermi uccisa farà scrivere una dedica strappalacrime
sulla lapide: “qui
giace Raelena Lestrange, sorella adorata, morta dopo essere stata
Smistata in
un’altra Casa.”
La
voce
della Capo Casa di Grifondoro le interruppe.
-
Hydra
Black, è il tuo turno. –
Hydra
si
fece avanti, camminando a testa alta con il contegno tipico dei Black.
Incurante
delle occhiate delle cugine sedute al tavolo dei Serpeverde, che
seguivano con
attenzione il suo Smistamento.
Sedette
sullo sgabello, attendendo che le venisse adagiato il Capello Parlante
sul
capo.
Dopo
una
manciata di secondi l’oggetto trillò con voce
squillante: - Corvonero! –
Raggiunse
il tavolo che era stato una volta teatro di innumerevoli momenti
vissuti da sua
madre, sorridendo.
-
Edgar
Bones! –
Un
ragazzo biondo cenere, dagli incredibili occhi verdi, alto e
dinoccolato si
fece avanti.
Sedette
sullo sgabello e venne Smistato in Tassorosso.
Dopo
di
lui venne il turno di Raelena.
Hydra
vide Rodolphus smettere di parlare con la sua ragazza, Bellatrix, e
fissare
l’avanzata della sorella con i profondi occhi scuri.
La
spilla
da Prefetto che scintillava sul petto accanto a quella da Capitano.
L’attesa
fu maggiore nel suo caso, segno che il Capello doveva essere indeciso.
-
Serpeverde! – strillò infine.
Raelena
emise un sospiro sollevato, ravviandosi la divisa e camminando
sorridendo
orgogliosa verso di loro.
Sedette
accanto a Rodolphus, che le scompigliò effettuosamente i
capelli.
-
Sarà un
grande anno, me lo sento – mormorò, le iridi
scintillanti d’euforia.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui con l’epilogo. Ho cercato di darvi una panoramica
generale di questi anni che seguono il diploma dei nostri beniamini. E,
come
penso avrete capito, questo epilogo sta a significare che ci
sarà una nuova
interattiva e che riguarderà il Primo Ordine della Fenice!
A breve pubblicherò il prologo e se voleste partecipare mi
farebbe molto piacere.
Alla prossima.
Stay tuned.
XO XO,
Mary