Questa fanfiction partecipa al contest "Inu No Taisho" indetto nel gruppo facebook "Takahashi fanfiction Italia"
 
Questa fanfiction partecipa al contest "Inu No Taisho" sponsorizzato da writer's wing
 
Prompt: Inu assiste impotente e preoccupato alla trasformazione di Inuyasha in demone completo
 
 

Half blood

 
La sua aura si espande minacciosa, famelica, irruente. Aumentando in potenza come se volesse mostrare tutta la sua forza al nemico, minacciando di inglobare tutto nell’oscura distruzione che lo sta devastando.
Le zanne gli spaccano le gengive, gli sbucano dalle labbra come piccoli pugnali affilati.
Le sue unghie crescono a dismisura, affondando nella terra arida con rabbia, mentre un ringhio lamentoso si espande dalla sua gola ed echeggia nell’aria.
Il fisico è cambiato, la sua aura è mutata e persino il suo odore adesso è diverso. Più acuto, più forte, più intenso. Più demoniaco.
L’angoscia inizia a farsi strada nel petto del Grande Generale. Suo figlio, il suo amato erede, che soccombe al potere di quella parte di sangue che gli ha donato lui stesso.
Stringe i pugni affondando le unghie nella carne. Se solo avesse un corpo, le sue mani adesso gronderebbero sangue.
Azzarda un passo in avanti, protendendo un braccio verso di lui, come se volesse aiutarlo, come se potesse aiutarlo in qualche modo.
Potrebbe morire, InuYasha.
Il suo corpo potrebbe non reggere la trasformazione in demone completo, il sangue dei demoni cane potrebbe essere troppo potente per il suo corpo da mezzodemone.
Potrebbe collassare, ed allora Goshinki ne farebbe brandelli senza esitazione alcuna.
Vorrebbe intervenire, il Gran Generale. Vorrebbe intromettersi in quello scontro, salvare il suo amato figlio, e concludere per lui quella battaglia inutile.
Vorrebbe tanto salvarlo, ma è costretto ad essere soltanto un mero spettatore silente del mondo dei vivi.
Poi, d’improvviso, InuYasha scatta in avanti, avventandosi sul nemico con furia devastante.
Morde, graffia, strappa e lacera il corpo della terza emanazione famelico, con bramosia crescente, finché del demone non restano altro che brandelli di carne ed ossa.
Il Gran Generale osserva la scena senza parole, mentre la preoccupazione gli macchia lo sguardo con qualche lacrima che mai cadrà su quelle guance di spettro.
Per un combattente come lui, restare in silenzio ad osservare il fato che si compie senza poterlo mutare a proprio favore, è una tortura finanche peggiore della morte stessa.
Non aveva quasi mai assaggiato il sapore della paura per qualcuno che non fosse lui.
V’era stata soltanto la volta in cui temette per la vita della sua amata Izayoi, lo stesso giorno in cui nacque InuYasha, ma anche in quell’occasione era corso a mutare il vile fato nell’epilogo che voleva.
Adesso, però, non v’è niente che possa fare. InuYasha deve cavarsela da solo e lui può solo osservare e sperare che tutto si risolva per il meglio.
L’occhio gli corre su Tessaiga lontana, spezzata, inutilizzabile.
Stringe i denti e serra i pugni nervosamente.
“Coraggio, figliolo… trova il tuo vero io e combatti questo demonio.” Bisbiglia fra sé e sé, sperando in cuor suo che InuYasha riesca a sentirlo, nonostante sappia che è impossibile.
L’aria è densa, deve essere difficile da respirare per i vivi.
La terra arida e sterile è coperta di sangue e pezzi di carcasse di quel che fu Goshinki.
Brandelli gocciolanti di carne violacea si dissolvono in nuvole di miasma, mentre un’aura fiera ed imponente si fa strada in quelle lande desolate.
Il Gran Generale aggrotta le sopracciglia confuso e si volta per un istante per sincerarsi di non aver preso un abbaglio.
Sesshoumaru, il suo primogenito, si erge fiero alle sue spalle con la solita espressione indecifrabile, ma un peculiare luccichio ad adornargli le iridi dorate.
Ed il Gran Generale sgrana gli occhi stupito e sconcertato quando il demone completo si affila gli artigli avvelenati.
“Vuole…” neppure riesce a dirlo. Non è la prima volta che i suoi eredi si scontrano, ma quella volta, sarà quella decisiva per uno dei due. Lo sa, lo sente.
Teme ancora per la vita di suo figlio, teme che possa concludersi troppo in fretta e raggiungerlo nel regno dei morti.
Sesshoumaru crede di approfittare della situazione, tuttavia sta per commettere l’errore più grande della sua vita.
Il demone avanza con passo deciso, fiero, ligio, glaciale, come il predatore che è. Non si cura degli altri, non sono una minaccia.
Il suo obbiettivo è lì, dinnanzi a lui e non ha intenzione di farselo scappare.
D’improvviso, una gelida stretta sulla spalla blocca la sua avanzata mortale.
È una mano vigorosa, forte e decisa, ma che trema leggermente.
Volta lo sguardo, ma i suoi occhi incontrano soltanto la devastazione di una terra sipario di molte battaglie.
Un senso d’angoscia inizia a farsi strada nel suo animo, costringendogli lo stomaco in una morsa crudele.
Torna a scrutare la sua preda. È sempre lì, ancora incontrollata che smembra la carcassa di Goshinki.
Muove le dita, prepara le sue armi più letali, ma lo sorprende un leggero tremore alla mano.
Corruga le sopracciglia confuso da ciò che sta accadendo al suo stesso corpo che quasi pare volerlo tradire.
Ha paura.
Stringe il pugno ed osserva ancora InuYasha mentre torna nuovamente padrone del suo corpo.
Infastidito, afferra una delle zanne del demone smembrato e si volta per andarsene da quel luogo che puzza di morte.
InuYasha vivrà un giorno di più.