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Autore: Fast    09/09/2017    5 recensioni
può un demone defunto aiutare una giovane donna a mettere ordine nei suo pensieri? Sì, se c'è un Disegno Universale che guida tutto
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: inu taisho, Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disegni Universali

 

Contest: Inu no Taisho indetto dal gruppo Facebook    ^Takahashi fanfiction Italia^, sponsorizzato da Writer’s Wing

 

Prompt: Inu appare in sogno a Kagome

 

 

 

 

Kagome scostò con fare stizzito le coperte  e si infilò nel futon.

 

Non ci poteva credere.

 

Quell'imbecille di Inuyasha (sì, proprio lui) voleva insegnare alla loro bambina (sì, proprio lei, quell'adorabile rufolotta con le gote rosse come mele) di appena due anni a... Picchiare.

 

Proprio così.

 

Voleva mettere in mano a quel batuffolo dalle braccia paffute (che ancora traballava nel tentativo di camminare) un bo, ed insegnarle a colpire/ferire/spezzare le ossa dell'avversario.

 

Questo, almeno finché non le fossero spuntati degli artigli robusti.

A quel punto la cosa sarebbe stata orchestrata in maniera diversa...

 

Benché a Kagome non piacesse molto l'idea di vedere la sua dolcissima piccina alle prese con le armi, aveva tacitamente acconsentito a quegli addestramenti, a patto che questi non fossero troppo severi, vista l'età della piccola.

Era già successo un paio di volte che Inuyasha avesse fatto fare dei movimenti troppo pericolosi alla mimma (come veniva affettuosamente chiamata da tutti), ma Kagome aveva ingoiato il rospo ed era stata zitta.

 

Almeno fino a quel giorno.

 

Era una frizzante serata d'autunno, ed erano ( lei, Inuyasha, la piccoletta, e la famiglia di Miroku e Sango) seduti sul prato a godersi le stelle accanto al fuoco, una tazza di tè corroborante ad accompagnare la chiacchierata di fine giornata.

 

Ad un tratto Inuyasha si era alzato, aveva afferrato la figlia (impegnata a giocare con  le gemelle di Sango e Miroku) e l'aveva portata poco più in là, le aveva messo in mano il bo e l'aveva fatta ruotare con quell'aggeggio infernale fino a farle girare la testa e mandarla a sbattere con forza contro un telaio di legno.

 

Si erano sentite le urla dei figli di Sango e Miroku fino al di là del pozzo, garantito.

 

La piccina si era rialzata a fatica, il sangue che le usciva da un brutto taglio sulla fronte, ed era ovviamente scoppiata a piangere.

 

E lui? Quel decerebrato che si ritrovava come compagno cosa aveva fatto? L'aveva liquidata dicendole di non fare troppe storie, che quello era solo un graffio.

 

Eh no.

 

A quel punto non ci aveva visto più.

 

Era già un po' che le ribolliva il sangue per quella precoce  e ardita preparazione alle arti marziali, ma che Inuyasha si preoccupasse poco per sua figlia e che minimizzasse quando questa si faceva male era decisamente troppo.

 

Con gli occhi assottigliati e minacciosi come quelli di una tigre, si era alzata e avvicinata con passo marziale verso il mezzodemone che non capiva davvero per quale motivo la dolce e minuta compagna emanasse un'aura simil-demoniaca.

 

-Si può sapere che diavolo hai in testa?!- gli urlò a pochi millimetri dal viso.

 

Il mezzodemone abbassò le orecchie -Ma cosa urli, dannata?!-

 

-Cosa urlo?! Tua figlia si è appena aperta il cranio e tu non ti sei nemmeno degnato di chiederle come sta!-

 

-Ma cosa vai blaterando?! E' una mezzodemone lei, questi graffietti sono all'ordine del giorno!-

 

La donna fece tanto d'occhi, mentre si sentiva sul punto di esplodere -Stai dicendo che la mia bambina vivrà combattendo? Ma con chi diavolo credi di avere a che fare?! Sei fuori di cervello, Inuyasha!-

 

L'uomo liquidò le parole della compagna con un gesto annoiato della mano -Quante storie Kag..-

 

-Quante storie un accidenti!! Ha appena due anni! Due  anni, capisci? Io non voglio che tu..-

 

-Maledizione! Hai idea di che posto sia questo? Hai idea di cosa voglia dire sopravvivere qui, in quest'era? Cosa vorresti che facessi, eh? Che la lasciassi vivere nella tua epoca, così magari al massimo si sbuccerà le ginocchia cadendo da quel mezzo di trasporto a due ruote che ti porti appresso, eh? Quando hai deciso di venire a vivere qui sapevi a cosa andavi incontro, nessuno ti ha costretta! E se non ti va bene, puoi benissimo tornare a casa tua e..-

 

Il rumore di uno schiaffo fece cessare quel fiume di parole.

 

Con la mano che le bruciava ancora, Kagome osservava la guancia del mezzodemone arrossarsi, mentre gli occhi dorati la guardavano sconvolti.

 

Si sentiva in colpa?

 

Nemmeno un po'.

 

-Ma.. Kagome...-

 

-Beh, scusami se non sono all'altezza del compito. Scusami se, povera stupida, ho a cuore mia figlia.  Ah, e scusami anche se non capisco il tuo modo di pensare. Accidenti, non immaginavo che ti saresti pentito di stare insieme dopo così poco tempo. Un record, sul serio. Nemmeno nella mia epoca succede spesso che due persone si separino così velocemente-

 

Senza aggiungere altro aveva afferrato la bimba che nel frattempo aveva smesso di piangere, e dopo aver rivolto un rapidissimo saluto al gruppo ancora seduto sull'erba si era avviata verso casa.

 

Non aveva rivolto nemmeno uno sguardo ad Inuyasha, pensò mentre pettinava i capelli a sua figlia, e lui aveva fatto altrettanto.

 

Aveva messo a letto la piccola, che doveva essere davvero stremata per essersi addormentata non appena le aveva rimboccato le coperte, e dopo essersi data una rinfrescata aveva tentato di mettersi a dormire.

 

Di Inuyasha, nessuna traccia.

 

Meglio così, pensò tirandosi le lenzuola fin sopra il naso.

 

Non aveva voglia di vederlo, per nulla.

 

Emise un sospiro tremante. Era sul punto di scoppiare in lacrime, ma non l'avrebbe fatto.

 

Era stato difficile decidere di cambiare drasticamente modo di vivere. Lasciare la sua quotidianità, vedere la sua famiglia pochissime volte per pochissimo tempo, non avere i comfort a cui era abituata dalla nascita e via discorrendo...

 

Ma l'aveva fatto per amore, e se avesse dovuto avrebbe fatto la stessa scelta all'infinito.

 

Ma Inuyasha...

 

La mano si strinse sulla coperta, mentre un tuono in lontananza annunciava l'arrivo della pioggia.

 

Kagome deglutì, e dopo poco  la stanchezza iniziò ad avere la meglio sui sentimenti che le mandavano la testa in subbuglio.

 

Inuyasha, pensava mentre le palpebre si facevano pesanti, col senno di poi avrebbe scelto lei?

 

 

 

                                                                       ***

 

 

Il rumore dello scorrere di un corso d'acqua le arrivò dolcemente alle orecchie.

 

Mosse le mani, e sentì sotto le dita la sofficità dell'erba.

 

Aggrottò le sopracciglia: ma dove diavolo era finita?

 

Lentamente aprì gli occhi, e con stupore si tirò su a sedere.

 

Una luce gentile illuminava un paesaggio meraviglioso. La terra era coperta da erba fresca e da dei  deliziosi fiori azzurri che le ricordavano quelli visti anni fa, da piccola, durante una gita in famiglia in quel di Hokkaido.

 

Un torrente scorreva gentile, muovendo lentamente i rami fioriti di svariati ciliegi sparsi lungo la riva.

 

Il profumo di questi le arrivò alle narici, infondendole una piacevole sensazione di benessere.

 

Il vento che le scompigliava leggero i capelli, gli uccellini che cantavano, e quel senso di pace ed armonia che regnava sovrano.

 

Sembrava di essere nella descrizione che fa Akutagawa del Paradiso in uno dei suoi racconti.

 

-Ben svegliata. Avvicinati-

 

Kagome sussultò.

 

Quella voce... era un misto tra quella di Sesshomaru ed Inuyasha.

 

Aveva l'intensità e il timbro  forte del primo, e la vibrante profondità del secondo.

 

La ragazza si alzò. Benché non sapesse dove fosse, e soprattutto con chi fosse, sentiva percepiva a pelle che nulla di male le sarebbe mai potuto accadere in quel luogo.

 

Seduto ai piedi di un ciliegio maestoso, proprio lungo il fiume c'era un uomo.

 

Kagome si umettò le labbra. Non era un uomo qualunque. Era...

 

-Inuyasha?- bisbigliò.

 

La testa dell'interlocutore si girò verso destra, facendo muovere i lunghi e serici capelli argentati. 

 

Kagome riuscì a scorgere un profilo appuntito e vagamente familiare.

 

-Non esattamente-

 

La ragazza si mosse verso quella figura, che a lei pareva irreale eppure così tangibile come il resto dell'ambiente.

 

Apprezzò il modo in cui i piedi affondavano nell'erba mentre si muoveva verso di lui, ed apprezzò l'imponenza e la maestosità che quell'uomo ancora girato di spalle spigionava.

 

Benché visualmente fosse così diverso dal paesaggio, la sua figura si inseriva perfettamente nell'ambiente circostante.

 

Era alto, robusto. Somigliava davvero ad Inuyasha, ma a differenza di quest'ultimo emanava una forza ed una risolutezza che incutevano un timore quasi reverenziale.

 

Lo sconosciuto mosse una mano lunga, affusolata ed artigliata facendole segno di sedersi al suo fianco.

 

La ragazza ubbidì, prendendo posto accanto al misterioso interlocutore, riuscendo finalmente a vederlo in viso.

 

Dire che fosse bello era riduttivo.

 

Il viso era spigoloso, la mascella forte e gli occhi, meravigliosamente dorati come quelli di Inuyasha,  si spostarono su di lei, vigili e attenti come quelli di un'aquila.

 

Kagome sentì la necessità di ritrarsi, anche se per educazione non lo fece.  Non sembrava troppo vecchio, anzi. Pero aveva negli occhi una luce, un'espressione che faceva di lui un essere trascendentale, quasi immutabile. Sembrava avesse visto secoli di storia, secoli di vite.

E quegli occhi ultraterreni parevano capaci di leggerle fin dentro l'anima.

 

La bocca dell'uomo si piegò in un leggero sorriso e Kagome notò che questo, proprio come ad Inuyasha,  gli accentuava una fossetta sul mento.

 

-Non avere paura di me. Non potrei mai torcere un solo capello alla madre della mia nipotina- disse, con quel tono basso e vibrante.

 

Il Generale notò lo stupore farsi strada sul volto della giovane. Sapeva che, in cuor suo, lo aveva riconosciuto. L'intelligenza (insieme ad una buona dose di incoscienza) era una delle doti che aveva apprezzato da subito in quella che (lui ne era stato sempre sicuro) sarebbe diventata la donna del minore dei suoi figli.

 

-Ah, quindi tu.. no, lei... oh accidenti...-

 

Contro ogni previsione, il demone scoppiò a ridere.

 

-Ebbene sì, sono il padre di Inuyasha e Sesshomaru. In persona. Puoi chiamarmi Inu, senza sentirti troppo in imbarazzo-

 

La ragazza si mise seduta in maniera più ordinata, cercando di darsi un contegno.

 

Non sapeva a quale diavoleria fosse dovuto quell'incontro, quello che era certo è che fosse in soggezione davanti a suo... suocero.

 

Si sentiva una gran maleducata, ma non era in grado di dire nulla, e lui... suo suocero, sembrava aver capito il suo stato d'animo. Se ne stava tranquillo, placido come il fiume che scorreva davanti a loro, con le mani composte sulle gambe. La guardava con la coda dell'occhio, aspettando che fosse pronta a parlare.

 

Kagome prese un gran respiro -Ecco... perché siamo qui? Voglio dire... non avrebbe più senso se al mio posto ci fossero Inuyasha, o Sesshomaru... anche se effettivamente potrebbe trattarsi solo di un sogno elaborato dalla mie mente contorta-

 

-Occorre essere pronti, per certe cose. E no, non è assolutamente un sogno. Dammi la mano-

 

La ragazza fece quanto gli era stato domandato. Sorridendole, Inu le diede un forte pizzicotto sul palmo.

 

-Ahia!- squittì lei, sventolando la mano dolente -Ma che le è preso?!-

 

Il demone scoppiò a ridere. Peccato che Inuyasha non gli somigliasse a tal riguardo. Nonostante si fosse decisamente addolcito, rimaneva un gran musone -Era per darti una prova che il nostro incontro fosse reale!-

 

Kagome sbuffò. Nonostante la situazione fosse assolutamente surreale (cielo, stava amabilmente conversando col suo defunto suocero in quello che aveva tutta l'aria di essere il Paradiso!) era a suo agio, ed era curiosa di sentire cosa aveva da dirle il Demone Maggiore.

 

-Allora? Sei sempre arrabbiata con mio figlio?-

 

La ragazza scattò sull'attenti -Come dice?- -Ti ho chiesto se sei sempre in collera con mio figlio. Ti sei addormentata con dei pensieri poco piacevoli-

 

Kagome si accigliò, mentre il Generale si sistemava il kimono -Non pensare che io stia sempre li a sorvegliarvi, sia chiaro. Però noi morti sentiamo quando i nostri cari hanno l'anima in tumulto. È da un po' che ti osservo, Kagome. Perché ti angusti con quei brutti pensieri? Avete una figlia meravigliosa, una vita abbastanza tranquilla, vi amate. Che cosa turba ancora il tuo animo?-

 

Kagome sentì un groppo alla gola. Nemmeno con sua madre aveva avuto il coraggio di affrontare quell'argomento -Io... ecco io, mi sento.... inadeguata. Mi sembra di non capire pienamente suo figlio. E a volte lo sento così distante che... non posso fare a meno di chiedermi se in cuor suo si sia pentito di aver scelto me...- Prese fiato -Io l'ho scelto. Non ho esitato neppure un istante a buttarmi nel pozzo, quando si è riaperto dopo tre anni. Neppure sapevo se venire qui significasse non vedere più la mia famiglia, il mio mondo. Ma non ho esitato. Perché sapevo che la mia vita sarebbe stata perfetta soltanto con lui accanto. Ma lui? Avrebbe scelto me, se Kikyo fosse stata ancora in vita? Mi avrebbe scelta comunque?-

 

Il Demone interruppe quel flusso incontrollato di parole con un gesto della mano -Calmati, figliola. Prendi fiato.-

 

Non appena le orecchie del demone sentirono che il respiro si era regolarizzato, questo iniziò a parlare

- Tu sei una ragazza strana. Sei arrivata qui vestita di abiti improbabili. Hai ferito il maggiore dei miei figli con una freccia, e continui a maltrattare il minore con quella frase dall'oscuro significato... Cosa vorrà mai dire “a cuccia”? Fatto sta che si schianta a terra non appena la pronunci. Hai messo a repentaglio la vita di Inuyasha svariate volte, non hai una preparazione spirituale adeguata al nostro tempo. Sei testarda, non ami che ti si venga a dire cosa devi fare e...-

 

-E quindi mi sta dicendo che ho ragione a pensare che a suo figlio sarebbe andata più a genio  Kikyo, giusto? - sbottò Kagome.

 

Il Generale sorrise -Dei onnipotenti, che temperamento!-

 

La ragazza tossicchiò, infastidita -Non sta propriamente tessendo le mie lodi, Divino Suocero-.

 

Come ci si rivolgeva ad un parente acquisito così importante?

Decise di “prendere spunto” da Miroku...

 

Inu, inevitabilmente, rise ancora una volta. Gli era successo raramente, quando era in vita! -Quel monaco libertino ti ha contagiata! Divino Suocero...mai sentito... Tornando a noi: sei imperfetta, come  tutti. E non rispecchi i canoni di quest'epoca. Ma neanch'io, secoli fa, li ho rispettati-.

 

La ragazza guardò con maggiore attenzione il Demone. Gli occhi si erano velati impercettibilmente di una sfumatura malinconica.

 

Lo osservò fissarli  nuovamente verso l'altra riva del fiume -Quando incontrai la madre di Inuyasha, credetti di essere impazzito. Cosa, mi chiedevo, cosa mi spingeva a cercare il suo profumo nel mezzo di una foresta? Per quale strano motivo smaniavo dalla necessità di rivederla? Perché tutto quel bisogno di udire la sua voce, di osservare i suoi movimenti? Avevo già una compagna, e lei era soltanto una femmina umana che sarebbe appassita come i fiori di questo ciliegio dopo la breve primavera. Eppure sentivo di essere legato a lei in modo indissolubile. Quando posava i suoi occhi su di me, quando il sorriso si faceva strada sulla sua bocca... non importava quale guerra dovessi affrontare, quali potenti nemici dovessi combattere... bastava pensare a lei, e il mio animo si riempiva di una pace indescrivibile-

 

Stettero in silenzio diversi minuti, con soltanto il suono dell'acqua e del vento ad accompagnare il silenzio.

 

-Poi, quando mi disse di aspettare un figlio, capii. Capii che non esistevano caste, guerrieri, demoni, o convenzioni sociali in grado di allontanarmi da lei. Nulla poteva contro quel sentimento che voi umani chiamate amore. Io volevo soltanto lei. Non importava per quanto tempo, o a quale costo. Non un Regno, non un Clan, non una terra....  avevo trovato qualcosa di davvero prezioso da proteggere. L'unico mio rammarico, è quello di non aver saputo spiegare a Sesshomaru cosa contasse davvero nella vita di ogni essere vivente. Hai qualcosa da proteggere, gli chiesi. Ma aveva in sé una tale rabbia e un tale disgusto verso di me, da impedirgli di capire l'unico insegnamento che avrei voluto trasmettergli. Ma c'è un tempo che solo il Creato conosce, un tempo per ogni cosa. Sono dovuti passare secoli perché capisse cosa intendessi dire. E sono felice che abbia compreso-

 

Kagome sorrise. Aveva riconosciuto quella luce negli occhi del Demone Maggiore. Era la stessa che aveva visto in quelli di sua madre quando il pozzo si era riaperto dopo anni. Era fierezza. Era orgoglio. Era amore in tutte le sue declinazioni.

 

Inu era veramente fiero dei suo figli.

 

Il suocero incrociò le gambe e si sistemò la lunga coda bianca, per poi tornare a posare gli occhi su di lei.

 

-E' per questo che non mi importa quali siano i tuoi limiti, Kagome.  C'è soltanto un punto da focalizzare: perché ami mio figlio?-

 

La ragazza boccheggiò. Non si aspettava una domanda del genere.

 

Poteva rispondere che lo amava per la sua forza.

 

O per la sua bellezza.

 

O per il suo odore.

 

O per i suoi sguardi.

 

Ma nulla di tutto ciò si sarebbe neppure lontanamente avvicinato a quello che sentiva.

 

Prese un respiro profondo -Io... non lo so. Quando l'ho conosciuto la prima volta, mi faceva paura. Era passato dall'essere uno strambo tipo con le orecchie da cane, a un pazzo furioso che mi voleva morta. E quel caratteraccio poi... per carità. Poi, non so nemmeno io come, ho iniziato a... ad essere attratta da lui. Accidenti, ero una ragazzetta catapultata in un mondo popolato da strambe creature, sola, con questa cavolo di sfera da cercare. Ah, e non dimentichiamoci i continui paragoni con una sacerdotessa morta anni prima!- disse Kagome, alzando la voce di diverse ottave nella parte finale.

 

-Avevo voglia di mandare tutti a quel paese, ma mi sono sempre trattenuta. Quando quel sentimento verso suo figlio si è trasformato in qualcosa di più forte, e quando Kikyo è risorta tutta convinta di proseguire la storia di amore lasciata in stand-by…- -Stand cosa?- -Mi perdoni… lasciata in sospeso cinquant'anni prima, con Inuyasha che le correva dietro neanche avesse visto una palla... oh, scusi- balbettò, arrossendo di colpo.

 

Il demone scosse la testa e fece cenno di proseguire - Nel senso, con Inuyasha che non si decideva in nulla, mi sono sentita strana, indecisa, spaesata. Sapevo che amavo suo figlio, e sapevo che anche lui in fondo teneva a me, però ero piena di dubbi. E se quel sentimento che sentivo per lui fosse stato soltanto un rimasuglio di quello che la sacerdotessa provava? E se Inuyasha avesse visto in me soltanto una copia di Kikyo? Quante volte ho avuto questi pensieri... ma poi ho capito che io sono io. E non avrei potuto essere nessun'altra, perché non esistono due persone uguali a questo mondo. Poi è andata come è andata. Quando sono rimasta chiusa nella sfera, in balia di ogni evento, non ho avuto dubbi, neppure per un momento: Inuyasha sarebbe venuto da me. Perché io mi sono sempre fidata di Inuyasha,-

 

Kagome prese fiato, il cuore che le batteva veloce nel petto.

 

La voce le vibrava appena, mentre riprendeva il discorso -Per rispondere alla sua domanda... non so perché amo suo figlio. Non mi sono mai posta il problema che lui fosse un mezzodemone, semplicemente perché... l'ho sempre visto come Inuyasha. Fine. Non ho mai avuto motivo di vergognarmi di lui, o di voler nascondere la nostra frequentazione perché... per me Inuyasha è sempre stato un ragazzo. Certo, nella mia epoca lo costringo tutt'ora ad indossare un cappello per nascondere le orecchie, ma solo perché da noi non esistono demoni che girano indisturbati per le vie della città!  Conosco perfettamente i suoi pregi, ma anche i suoi difetti. Certe volte non ci capiamo, certe volte è talmente rozzo insensibile da farmi chiedere a cosa diavolo pensassi quando sono saltata nel pozzo, ma  il punto è uno soltanto:  accetto tutto di lui. Inuyasha non sarebbe lo stesso senza la sua natura a metà. E la nostra bambina non avrebbe gli occhi meravigliosi che ha, se lui non fosse così. E vorrei tanto che lui lo capisse, che non lo cambierei con nessun altro, né in questo mondo, né nell'altro-

 

Kagome lasciò andare indietro la testa, mentre sentiva le lacrime che pungevano per uscire. A volte credeva che il cuore le potesse scoppiare, dall'amore che provava per il mezzodemone.

 

 Aveva avuto paura che quello che sentiva arrivasse da Kikyo, ma poi si era detta che lei non avrebbe fatto nulla di quello che aveva  fatto la defunta sacerdotessa.

Probabilmente, non era destino che Kikyo e Inuyasha stessero insieme. Oppure, non era ancora il loro tempo, chissà.

 

Sussultò, quando sentì una mano grande posarsi sulla sua testa.

Si girò di scatto, andando ad incrociare il volto sorridente del suocero.

 

-Proprio come avevo immaginato. Non appena ti ho vista attaccarti ai capelli di mio figlio mentre eri nelle grinfie di quel millepiedi, battibeccando con Inuyasha appena svegliato da un sonno lungo cinquant'anni, ebbene è lì che ho capito che tu eri diversa. Lascia perdere il passato. Adesso tu sei il presente, ed è questo ciò che conta. Lo hai svegliato, non lo hai mai fatto sentire inadeguato, trattandolo come un essere vivente e non come un reietto. Gli hai dato una famiglia, degli amici fidati. Gli hai fatto scoprire chi fosse, e lo hai spinto ad accettare la sua natura, facendogli capire come non ci fosse nulla di sbagliato in essa. Lo hai aiutato a crescere, e in un certo senso hai contribuito a fare instaurare un rapporto fra lui e Sesshomaru. Adesso avete una figlia meravigliosa,  e i Kami soltanto sanno quanto sia preziosa per mio figlio.  Quindi, Kagome, non hai motivo di nutrire dubbi. Quello che ti ho appena detto, è quello che Inuyasha pensa.  Io lo so. Non devi avere paura di non essere quella che lui vuole. L'Universo intero ha cospirato affinché  voi vi incontraste, e quando ciò è accaduto  avete deciso di prendervi per mano e di accompagnarvi nella vita. Siete sopravvissuti a demoni, paure, rimorsi, tentennamenti. Vi siete fidati l'uno dell'altra, e avete sconfitto il tempo e lo spazio. Se non è vero amore questo, espresso in tutta la sua potenza, ebbene non so cos'altro possa esserlo-

 

La ragazza sentì le lacrime scenderle sulle guance.

Quelle parole così belle e così vere, le erano entrate in ogni singola cellula del corpo.

 

Si portò una mano tremante alla bocca per fermare un singhiozzo.

 

Le dita di Inu si posarono con una leggera carezza sul suo viso.

 

-Parlate, Kagome. Parlate sempre. È la soluzione a qualsiasi problema-

 

La ragazza annuì -Grazie, Inu. Ma perché io? Perché non hai scelto di parlare con Inuyasha, o Sesshomaru?-

 

Il demone sorrise -Come ho già detto, c'è un tempo per tutto. Si sappia però che non li perdo di vista neppure un momento. Seguo la loro vita, da quest'altra parte di mondo, e gli sono più vicino di quanto credano. Sono diventati adulti, ognuno col suo percorso, ed io sono orgoglioso degli uomini che sono diventati-

 

Kagome sorrise -Grazie. Non so davvero cos'altro dire-

 

Il demone la prese per mano e l'aiutò ad alzarsi.

Si era alzato il vento, e nell'aria i petali dei ciliegi fluttuavano riempiendole le narici del loro profumo.

Inu la guardava con affetto, i lunghi capelli che parevano danzare insieme alla brezza.

 

 -Non devi dire niente, e non devi neppure ringraziarmi. Sappi soltanto che da quest'altra parte i vostri cari vi osservano e vi accompagnano. La morte non è nulla davanti all'amore- 

Le ultime parole le arrivarono come un soffio. Sentiva tutto ovattato, mentre quel paesaggio meraviglioso svaniva davanti ai suoi occhi.

 

L'ultima cosa che sentì chiaramente, fu un bacio sulla fronte.

 

 

                                                                                  °°°°°

 

 

Si svegliò, nel naso ancora il profumo dei fiori di ciliegio, e sulla fronte il calore di quel bacio ultraterreno di qualche istante prima.

 

Il fuoco si stava spegnendo, e fuori il vento soffiava forte.

 

Alzò la testa, giusto in tempo per scorgere la figura di Inuyasha china sul piccolo futon dove la loro vittoria più importante dormiva scomposta.

 

Con un sorriso, si avvolse nella leggera coperta di lana e si avvicinò.

Con delicatezza, posò una mano sulla spalla del mezzodemone sentendolo sussultare, ma questi non si voltò.

 

Kagome sostituì la mano con la testa, appoggiandosi alle spalle possenti dell'amato, per poi sistemarsi seduta.

 

Guardò con gli occhi pieni di quell'amore che solo le madri possono avere, la piccola dormiente.

 

Le guance paffute erano accarezzate da lunghe ciglia scure che nascondevano occhi dello stesso colore del sole, del grano, dell'oro. Il nasino era dritto, come quello di Inuyasha e (adesso lo poteva dire con certezza) del padre di lui, mentre la boccuccia appena socchiusa e rosata era identica alla sua.

 

Un sospirone la scosse,  ed iniziò a fare un verso strambo con la bocca muovendola come se stesse succhiando, poi mosse in aria le braccia cicciottelle ed infine si rigirò  come un birillo su sé stessa un paio di volte per poi fermarsi su un fianco, continuando a dormire come un ghiro.

 

Risero insieme, Inuyasha e Kagome, mentre quest'ultima si allungava per sistemarle gli scompigliatissimi capelli scuri.  Si soffermò sulla guancia vellutata come una pesca.

 

-E' bellissima- sussurrò.

 

Inuyasha si chinò per coprirle i piedini rimasti scoperti, respirando a pieni polmoni l'odore del suo avere più prezioso.

 

Sapeva di pulito, di vento, di mare, di riso e di tutte le cose belle della vita.

 

-Già- rispose. Girò la testa andando ad incrociare gli occhi scuri della donna seduta al suo fianco.

 

SI era maledetto all'infinito per le parole che gli erano uscite dalla bocca.

 

Sospirò.

 

Come poter riassumere quello che  quella donna arrivata da un altro mondo rappresentava per lui? Sarebbe stato come tentare di racchiudere l'interno Universo in una bottiglia.

 

-Kagome, io...- non fece in tempo ad iniziare il discorso, che le braccia della ragazza si andarono a stringere intorno al suo collo, mentre il corpo si modellava automaticamente addosso al suo.

 

Inuyasha era sbalordito dal modo in cui i loro corpi erano capaci di incastrarsi alla perfezione. Sembravano creati apposta per stare vicini, appiccicati.

 

Il mezzodemone strinse forte le braccia intorno alla vita della sua amata, ignorando la coperta che cadeva, lasciando visibili ai  suoi occhi le spalle bianche e ben fatte, sommariamente coperte da uno strambo indumento dell'epoca natia della proprietaria.

 

-Inuyasha.... io... ecco, vorrei dirti che non volevo dire quello che ho detto prima. Davvero, non...-

 

-No. Sono io l'idiota. Mi prenderei a pugni da solo, ma ci ha già pensato Miroku con il suo bastone-

 

La sentì ridere piano e quel suono, seppur basso, gli riempì il cuore di gioia.

 

-Io... non lo faccio perchè non amo Kira. Io voglio che sia pronta alla vita, perchè quando sarà grande non potremo essere sempre presenti, e lei non deve correre nessun pericolo. Io... io ne morirei, se le succedesse qualcosa- disse piano.

 

Sentì le mani di Kagome chiudersi a coppa sul suo viso, ed alzò gli occhi giusto in tempo per vedere la donna che lo aveva aiutato a fare della sua vita un capolavoro sorridergli come solo lei sapeva fare.

 

-Non ti devi giustificare, non con me. È solo che... beh, insomma... ho sempre paura che le possa succedere qualcosa, e certe volte divento insopportabilmente paranoica. Io so quanto le vuoi bene, so quanto tu la adori. Certe volte mi sento così... inadeguata... a te, a questa porzione di mondo, alla vita qui, a Kira. E certe volte non posso fare a meno di chiedermi se tu non ti sia davvero pentito di avermi scelta che....-

 

Inuyasha la afferrò per le spalle -Io ti voglio. Io ti ho sempre voluta, come tu hai voluto me, nella mia interezza. E adesso che c'è Kira, come puoi anche solo pensare che io mi sia pentito di averti accanto? Kira non sarebbe Kira senza di te... non avrebbe quel profumo, non avrebbe quella risata, quell'allegria...-

 

Kagome si morse il labbro. Non aveva vacillato neppure un istante, dicendole quelle parole.

 

Inu aveva ragione.

 

E lei doveva ascoltare meno le sue insicurezze e più i suoi sentimenti.

 

Non era forse stato volere dell’Universo, il loro incontro?

 

-Io... Inuyasha, io ho sognato tuo padre- disse di getto.

 

Sentì le mani del mezzodemone tremare, mentre gli occhi si riempivano di una maliconia che raramente aveva visto in lui.

 

Sorridendo, gli coprì le mani con le sue.

 

-Sì. Sta bene. Ed è.... fiero dei suoi figli-

 

Osservò il compagno aprire e chiudere la bocca ripetutamente, cercando di fare uscire le parole.

 

-Ma tu... come...-

 

La ragazza alzò le spalle -Non saprei. Non chiedermelo. Ha detto che c'è un tempo per ogni cosa-

 

Inuyasha prese fiato, chiudendo gli occhi.  Aveva sperato per anni di conoscerlo almeno in sogno. Conoscere quel padre delle cui mirabili gesta aveva sentito solo a voce. Ma a quanto pare, doveva essere Kagome ad incontrarlo.

 

L'ennesima prova ( semmai ce ne fosse stato bisogno) che quella ragazza fosse un essere meraviglioso.

 

-Lui... ecco, lui com'è?-

 

Kagome sorrise, scostandosi appena da Inuyasha e portando il dito indice sulla sua fronte.

 

-Dunque.... vediamo. Ha la fronte un po' più alta della tua, e il viso decisamente più spigoloso. Ha il tuo stesso naso dritto...- proseguì la narrazione, percorrendo i contorni del viso del suo uomo -I tuoi stessi occhi, ma più allungati, molto simili a quelli di Sesshomaru. La bocca è molto simile, il collo e le spalle sono identici, ed ha il tuo stesso identico tono di voce. Basso, profondo... vibrante....-

 

Lui si accigliò -Hey... l'hai studiato bene eh...-

 

Kagome scoppiò a ridere, divertita -Hey! È di mio suocero che stai parlando!-

 

Sulle labbra di Inuyasha spuntò un sorriso appena accennato.

 

Kagome lo fissò negli occhi -Dice che non si è perso neppure un istante delle vostre vite. Tua e di Sesshomaru, intendo. Ed è fiero degli uomini che siete diventati-

 

Inuyasha trattenne il fiato, mentre un ben noto senso di colpa si faceva strada in lui.

 

-Come può essere così fiero di me.... se è a causa mia che ha perso tutto- bisbigliò a testa bassa.

 

Kagome sospirò. -Era questo quello che volevi chiedergli, quella volta...-*

 

Inuyasha annuì impercettibilmente.

 

La ragazza si sporse nuovamente verso di lui, abbracciandolo con tutta la forza che aveva in corpo -Se Kira un giorno dovesse avere bisogno di suo padre, tu non rischieresti anche la vita per lei?-

 

Inuyasha strinse le mani attorno alla vita della compagna. Per la sua piccola avrebbe affrontato mille Naraku da umano. -E- continuò Kagome, certa della risposta affermativa del mezzodemone  -Gliene faresti mai una colpa?- -Mai-.

 

Il ragazzo la sentì sorridere -Beh, allora direi che ti sei risposto da solo. Quando siamo amati, davvero amati, la morte stessa non diventa che uno spauracchio di poco conto. La  morte non è nulla davanti all'amore, Inuyasha-

 

Il mezzodemone si scostò appena, fissando lo sguardo in quello dell'amata.

 

Guardò con attenzione quel neo sulla guancia sinistra, appena sopra le labbra. Apprezzò il modo in cui i lunghi capelli carezzavano la pelle profumata. Osservò con amore le sfumature color caramello che illuminavano quegli occhi dolci e al contempo volitivi.

 

E improvvisamente capì.

 

Capì perchè suo padre avesse scelto lei, e capì perchè lui stesso avesse deciso di legare la sua vita a quella della ragazza del futuro.

 

Inuyasha portò una mano sul viso della giovane.

 

-Kagome,io... Tu sei perfetta per me. Quando penso che neanche il tempo è stato capace di dividerci... credo che ci sia qualcosa di Divino in questo- bisbigliò.

 

La ragazza annuì –Un disegno dell’Universo… ma siamo stati noi a decidere di portarlo avanti. La vita è nelle nostre mani, e se siamo insieme possiamo farne ciò che vogliamo-

 

Kagome si sporse verso il suo uomo, lasciando che questo le catturasse le labbra in uno di quei baci che riuscivano ogni volta a farle tremare le gambe come ad una ragazzina.

 

Si lasciò toccare il collo, scompigliare i capelli, e quando si separarono capì che era stata una sciocca a dubitare dei sentimenti del mezzodemone.

 

Arrossì, quando Inuyasha le sorrise, stupendosi ancora una volta di quanto fosse perfetto ai suoi occhi.

 

Si lasciò prendere in braccio e posare nel futon, dove si accoccolò nelle braccia di una parte essenziale del suo presente.

 

Felice come non mai, prese nuovamente sonno.

 

Il mezzodemone osservò la compagna addormentarsi quasi immediatamente. Pensò inevitabilmente a suo padre.

 

Si era sempre chiesto se il Demone Maggiore fosse fiero di lui, di quel figlio che aveva visto per pochissimi istanti, per il quale aveva dato la vita.

 

Poi pensò a Kira, e capì che era stato uno stupido a sentirsi in colpa verso il genitore. Lui per Kira avrebbe affrontato millemila demoni, se fosse stato necessario.  E si rese conto di quanto fosse stato stupido a cercare di cambiare. Prima umano, poi demone… aveva cercato suo padre in ogni dove, quando sarebbe stato sufficiente specchiarsi in un fiume ed osservare i suoi stessi tratti, per sentirlo vicino.

 

E infine, ripensò a Kagome.

A quella stramba ragazza che per lui c'era sempre stata e che lo aveva aiutato ad ottenere tutto quello che aveva sempre voluto, principalmente il rispetto e la stima per  sé stesso. Tutte cose che lui aveva sempre cercato nell’essere prima umano e poi demone completo, ma che in realtà erano sempre state lì, a portata di mano, dentro di lui.

 

Che così come Kira era Kira grazie a lui  e a  Kagome, lui era Inuyasha grazie all’amore dei  suoi genitori, che avevano sfidato il mondo per amarsi e per amare lui.

 

Sorrise, mentre carezzava distrattamente i capelli della sua donna.

 

Una volta Miroku aveva detto che ogni elemento nel mondo era nato da una vibrazione cosmica dettata dal principio creatore che altro non era che amore.

 

L’Universo intero era amore. In un modo o nell’altro tutto parte da quel sentimento Divino, che governa le esistenze di tutti, qui sulla Terra.

 

Kagome aveva parlato di un disegno dell’Universo, riferendosi al loro incontro.

 

Un disegno dettato dall’amore, che lui aveva tutta l’intenzione di portare avanti.

 

 

 

 

Nel terzo film, quando per pochissimi istanti appare la figura del padre, e Inuyasha pare voglia chiedere qualcosa ma esita.

 

Il bo è un bastone lungo circa 180 centimetri usata nell’arte marziale chiamata bojutsu.

 

 

 

Buonasera a tutti! Mi sono cimentata in questa one-shot decisamente tenerona per i miei canoni, ma quando si parla di amor filiale è più forte di me, cado nello zucchero ^^

 

Ho sempre avuto un’idea tutta mia del padre di Sesshomaru e Inuyasha. L’ho sempre immaginato come una perfetta via di mezzo tra i due fratelli, un guerriero imbattibile dall’animo nobile. Un vero samurai di altri tempi insomma!

 

Mi è piaciuto molto elaborare questo dialogo suocero/nuora, dove Inu interviene per dare dei consigli tutti suoi per aiutare una Kagome decisamente confusa a mettere ordine nella testa. Ho volutamente elaborato un dialogo scherzoso, ma profondo. Perchè alla fine Inu no Taisho me lo immagino proprio così, un po' tenero e saggio.

Ho puntato molto sul discorso del senso di colpa, che credo colpisca più o meno tutti gli orfani di genitori. Solo che occorre una certa esperienza per capire che amore e senso di colpa non vanno assolutamente d'accordo insieme ;)

 

 

 

  
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