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Autore: merrow_star    12/09/2017    3 recensioni
Era una notte di luna piena, quando tutto è iniziato, anche se in realtà nessuno ancora lo sapeva.
Sarebbero arrivati Voldemort, la guerra, la morte. Ma anche la vittoria, la pace, l'amore.
Il Prescelto e il ragazzo che ha fatto tutte le scelte sbagliate, sul campo di battaglia, Potter e Malfoy per la Società Magica, Harry e Draco per loro stessi.
Impareranno a esprimersi attraverso la musica, per poi capirsi con le parole e i gesti. E il mondo sarà il loro spartito.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Harry Potter, Teddy Lupin, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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“Quindi ci stai dicendo che non hai mai vissuto con un babbano ma con Harry Potter?”
I suoi amici di certo non si aspettavano una cosa del genere, Lysander era quasi svenuto a trovarsi Harry ad aprirgli la porta e Sarah aveva fulminato Ted con la classica espressione come hai potuto tenermelo nascosto? Aveva aspettato che arrivassero tutti, prima di spiegare come stavano le cose.
Harry aveva risposto più o meno tranquillamente a ogni domanda – la sua ansia, Ted lo sapeva, non era per niente dovuta a quei sei nuovi maghi presenti in casa sua – e non si era fatto alcun problema ad ammettere come e perché si era comportato in quel modo.
“Se Ted non vi ha mai detto niente è perché sono stato io a chiederglielo, quindi non prendetevela con lui” aveva concluso, sorridendo in direzione di Sarah, e poi aveva ordinato le pizze – non aveva avuto voglia di cucinare, in tensione per la serata con Draco, e aveva deciso con Teddy che la pizza sarebbe andata più che bene a tutti.
“Dovrai farti perdonare, Lupin” gli aveva sibilato Sarah nel mentre.
“I Fuochi Forsennati dei Tiri Vispi Weasley possono bastare?”
“Può darsi” gli aveva concesso lei, e Ted aveva capito che la bufera era passata.
Avevano mangiato parlando del più e del meno, senza toccare l’argomento ‘Harry Potter’, visto che il diretto interessato era ancora in casa; aveva lasciato che cenassero in salotto, mentre per lui si era preparato un semplice panino, anche se non aveva molta fame, ed era rimasto in cucina finché non era arrivato il momento di andare a prepararsi.
“Dove va?” aveva chiesto Lorcan, curioso come al solito.
“Ha un appuntamento importante, e tra poco avremo casa libera!” aveva esultato Ted.
“Ciò vuol dire che potremo iniziare a parlare di cose serie” si era intromessa Jade, con un fare che a Ted non era mai piaciuto: era la tipica Serpeverde con la puzza sotto il naso e la convinzione di far parte della Casa più importante di Hogwarts, e lui si stava ancora chiedendo perché l’avesse lasciata venire.
“Che intendi con cose serie?” a parlare era stato Aaron Finch-Fletchley, Tassorosso e compagno di stanza di Ted.
“Harry Potter è stato abbastanza vago sul perché abbia agito così, non vi pare?”
“Jade, non iniziare...”
“Andiamo, Sarah, sono l’unica a voler conoscere più dettagli? È il Salvatore del Mondo Magico...” e si era interrotta, sentendo il campanello suonare e il padrone di casa scendere le scale per andare ad aprire la porta.
Ted avrebbe potuto vivere ammirando l’espressione di tutti quanti, in primis quella di Harry, quando sulla soglia era comparso Draco Malfoy. Il cappotto nero lo avvolgeva come un guanto e metteva in risalto il chiarore del suo incarnato, per non parlare dei suoi capelli e del suo sguardo penetrante in direzione di quella marmaglia che infestava la sala di casa Potter: Jade rimase folgorata da quelle due pozze grigie quando si soffermarono brevemente su di lei.
Harry stava balbettando qualcosa sul fatto che dovesse solo mettersi qualcosa di pesante per essere pronto, quando Ted si intromise per salvare la situazione. “Draco, buonasera” e poi fulminò Harry per fargli capire di muoversi, tant’è che il diretto interessato si fiondò sull’appendiabiti a prendere il proprio cappotto. “Scusa, è colpa mia, l’ho trattenuto con noi in sala a parlare”
“Non preoccuparti, sono io che sono in anticipo”
Ted sorrise sornione, evidentemente il suo padrino non era il solo agitato per quella sera. “Magari con te imparerà ad essere puntuale” e diede una piccola pacca sul sedere al suo padrino, ora vestito di tutto punto, che arrossì all’istante.
“Io sono puntuale” borbottò, prima di tornare serio. “Noi andiamo ora, voi vedete di fare i bravi. Se possibile, uscite solo per fare i fuochi, va bene?”
“Sì, sì, saremo degli angioletti” tagliò corto il più piccolo, “ma voi, mi raccomando, divertitevi” e li spinse fuori casa, Harry rosso per l’imbarazzo e Draco abbastanza basito.
Appena la porta fu chiusa, ci fu un piccolo attimo di silenzio.
“Ora non solo voglio, ma esigo sapere tutti i dettagli” mormorò Jade con tono sognante.

*

“E dire che mi ero ripromesso di farmi trovare pronto, al tuo arrivo...”
“Io ci avevo scommesso che, invece, saresti stato in ritardo”
“Non pensavo arrivassi in anticipo!” sbottò, incamminandosi sul marciapiede illuminato dalla luce aranciata dei lampioni.
“Oh, e la novità del tuo non pensare dove sta?” ridacchiò, sarcastico. Aveva bisogno di alleggerire la tensione che sentiva dentro.
“Forse penso troppo a certe cose e ne dimentico alcune”
“Questo è sicuro, ma dimentichi quelle importanti
“Vedremo se a fine serata sarai ancora di questo parere” disse, e gli sorrise furbo. Harry Potter che gli sorrideva furbo. Qualcosa non quadrava.
Draco si accorse solo in quel momento di star camminando verso un piccolo parco giochi dall’aria lugubre, il lampione spento e i sedili della giostrina tutti ammaccati. “Scusa se te lo chiedo, ma sei sicuro di non aver sbagliato strada?”
“Certo, perché?” e di nuovo quel ghigno furbetto. Anche il perché chiedeva?
“Mi avevi accennato a una piazzetta in centro, non… questo” disse, con una smorfia di disgusto.
“Non riesci proprio a fidarti, vero?” gli chiese Harry, a bruciapelo, facendolo sentire a disagio. No, lui aveva problemi con la fiducia, considerato come le cose erano andate per lui dopo la Guerra. E sì, odiava dare la colpa di tutto alla Guerra, ma era così: lo aveva privato di ogni cosa e ancora non era riuscito a rimettere insieme niente.
Beh, niente forse no, pensò toccandosi istintivamente l’avambraccio marchiato.
Harry si dovette accorgere della nube che era scesa sul suo volto. “Potrei aver cambiato idea, per stasera” ammise, appoggiandosi al lampione spento.
“E hai optato per una chiacchierata in questo luogo da favola? Ho accettato per il concerto, io, mica per altro, sai?” sputò, sulla difensiva.
“Ho trovato un concerto migliore, in un posto migliore, con un programma migliore. Contento?”
Draco lo guardò in cagnesco per un attimo. “Prima di risponderti dimmi, mr. migliore Potter, questo posto sarebbe..?”
Harry gli porse il braccio, sorridendo malandrino. “Aggrappati e non fare domande”
Era ufficiale, Teddy rischiava seriamente di dover passare la vita solo con le piante carnivore di sua nonna.

Berkeley Square era carina, dovette ammetterlo. I platani orientali, tra i più antichi di Londra, erano addobbati con delle semplici luci natalizie bianche, messe in risalto dalla neve che ancora non si era del tutto sciolta, e facevano da cornice alle molte sedie pieghevoli trasparenti disposte a semicerchio attorno al podio del direttore d’orchestra e a quelle adibite agli spettatori. Nonostante le prime file fossero già occupate, Harry riuscì a prendere dei buoni posti, con un’ottima visuale sui violinisti.
Draco colse quel particolare e trovò il gesto di quell’imbranato con gli occhiali abbastanza, come dire, premuroso.
“Scusa, ti avevo promesso i posti migliori, ma siamo arrivati tardi...”
“Non fa nulla, questi vanno benissimo” e si perse ad osservare un ragazzo, avrà avuto vent’anni o al più ventuno, che stava tirando fuori il violino dalla custodia: gli ricordò molto sé stesso, quel Natale di tanti anni prima quando sua madre glielo aveva spedito a Hogwarts; il ragazzo, forse sentendosi osservato, alzò gli occhi e incrociò quelli di Draco.
Da quanto tempo non vedeva, nel proprio sguardo, la luce che animava il suo…
Mentre il ragazzo iniziava ad accordare lo strumento, Harry si voltò verso di lui. “Eri già stato qui?”
“Sì...” rispose distrattamente, stringendo un lembo di cappotto tra le mani al suono, leggermente acerbo, di quel violino; si sentiva chiaramente che aveva iniziato a suonare da poco.
“Va tutto bene?”
“Quel ragazzo ha appena cominciato, con il violino, è palese”
“Da cosa lo capisci?” chiese, con una nota curiosa nella voce.
“Dal suono. È ancora accademico, scolastico, non ha personalità”
“Ma sta solo accordando il violino, come puoi dire...” ma Draco non gli lasciò finire la frase. “È lì che comincia tutto, con l’accordarlo, con il fare in modo che ogni nota sia piena e che non stoni con le altre, è come quando si insegna a parlare a un bambino: all’inizio prendi esempio da come altri genitori fanno, ma poi capisci che ogni bimbo è diverso, che apprende in modo diverso, e quindi inizi a fare di testa tua. Lui sta ancora facendo come fanno gli altri”
Il suo insegnante privato glielo aveva detto durante una delle prime lezioni, e lui aveva fin da subito voluto trovare il suo modo di far parlare il suo violino.
“Ci sei passato anche tu, quindi?”
“Se ti dico che è l’inizio di tutto mi pare ovvio, no?” sbottò, un po' acido. Lucius aveva mandato via quell’insegnante appena gli aveva comunicato che lui, Draco, aveva trovato la sua voce. Non gli aveva mai nemmeno detto grazie, troppo impegnato a diventare bravo senza deludere suo padre.
“E chi ti ha insegnato?”
Ma non si stancava mai? “Quante domande! Mi avevi scritto che avremmo parlato, ma questo è un interrogatorio” e incrociò le braccia, dando un occhio al parco. La gente continuava ad arrivare, non c’era più alcuna sedia libera, e i musicisti avevano quasi finito di accordare i loro strumenti.
Vide Harry scuotere la testa. “Scusa, era un semplice tentativo di fare conversazione”
“Trovane un altro, allora” e fissò lo sguardo sul direttore d’orchestra, che stava salendo sul podio destinato a lui in quel momento. “Sta per iniziare”
“Goditi il concerto, Draco”
Si sentì arrossire un poco. “Grazie, anche tu” rispose, cercando di sembrare distaccato.

Era indubbio che il Concerto di Capodanno di Vienna sarebbe stato più bello, più ricco di pezzi di un certo livello, più importante, ecco. Ma Draco non avrebbe barattato quel parco londinese con il più prestigioso teatro austriaco per tutti i galeoni del suo conto alla Gringott. Non lo avrebbe, forse, mai ammesso a Potter, ma vedere quei giovani violinisti all’opera gli aveva fatto provare qualcosa, qualcosa di strano e indefinito, quasi dimenticato, ma travolgente.
La concentrazione sui loro visi mentre leggevano lo spartito, la lieve irritazione che contraeva le loro mascelle se commettevano un errore, la gioia di sentire tutto il pubblico applaudire per loro a brano terminato. La luce negli occhi tipica di chi sta facendo qualcosa che lo fa sentire vivo.
Draco si rivedeva in quei ragazzi, e la paura di essere ormai solo un riflesso sbiadito del violinista che era stato e una pallida imitazione di quello che voleva essere gli attanagliarono lo stomaco.
“Allora, ti è piaciuto?” gli chiese Harry, durante l’applauso finale.
“Te lo dico dopo” rispose, vago, incerto sulle proprie emozioni.
Si sentì osservato, ma non si voltò per incrociare gli occhi di Harry fissi su di lui con, ci avrebbe giurato, un sorrisino a completare il tutto.
Terminato l’applauso, il pubblico iniziò ad alzarsi. Draco non poté fare a meno di ascoltare stralci di conversazioni: c’era chi sarebbe andato a casa a guardarsi il film preferito sul divano in attesa del nuovo anno, chi sarebbe uscito a bere qualcosa, chi sarebbe andato a vedere i fuochi d’artificio.
Visto che, a essere sincero, era tutta la sera che voleva stuzzicare Potter su quel loro appuntamento, decise di cogliere la palla al balzo. “E adesso dove mi porti?”
Harry arrossì leggermente e si strinse nel cappotto. “Fanno i fuochi, sul Tamigi, vicino al London Eye”
Storse un pochino il naso. “Hai una vaga idea della folla che ci sarà?” erano importanti, quei fuochi, venivano a vederli da ogni parte del mondo, “Il ponte, le rive del fiume, le strade, saranno stracolmi di gente” e lui di al sottovuoto avrebbe fatto volentieri a meno.
Harry lo stava guardando divertito. “Tu non soffri di vertigini, vero, Draco?”

*

“Ma ti pare che potessi aver paura dell’altezza? Ti dimentichi che ero un Cercatore come te”
“Era una domanda retorica. E poi, come me, ti piacerebbe”
Draco lo fulminò con lo sguardo, lo stesso di quella volta al Club dei Duellanti, prima di tornare a guardare le luci della città: erano sul tetto del Big Ben, dove avrebbero avuto un’ottima visuale stando più tranquilli.
“Adesso me lo dici se il concerto ti è piaciuto?”
“Non so se voglio dirtelo”
“Come mai?” rise piano.
“Non che ti passi per la testa di continuare a chiedermi di venire a eventi del genere”
“Ti chiederei di andare da altre parti, nel caso” borbottò Harry, fingendosi molto interessato a un lembo del suo cappotto. “Voglio dire, gli amici fanno così, no?”
Amici. Già, erano amici, si erano stretti la mano. Faceva strano, un po', si era abituato alla presenza di Theo e adesso doveva abituarsi anche a quella di Harry, decisamente più... ingombrante. Non che fosse qualcosa di negativo, lui aveva bisogno di qualcuno che lo spronasse con costanza. Inutile dire che avrebbe trovato il modo di non rivelarlo nemmeno sotto Veritaserum.
“Sì... e sì, mi è piaciuto, più o meno”
Stranamente, Harry non gli chiese il perché e si girò a guardarlo, scoprendosi osservato a sua volta. Non gli avrebbe fatto altre domande, avrebbe aspettato che continuasse perché voleva e non perché si sentiva costretto. In quello era un po' un bambino, ma appena sentiva l’obbligo di fare qualcosa gli veniva in automatico il desiderio di fare l’opposto, quindi non gli fu difficile sciogliere la lingua sentendosi più libero, non vincolato a un botta e risposta.
“Non ho prestato molta attenzione al programma, sarò sincero, sono stato catturato dai violinisti, dal modo in cui suonavano. Anch’io ero così, da bambino, concentrato sullo spartito, attento alle note e a non sbagliare, era una cosa a cui tenevo molto e volevo farla bene. Il mio insegnante mi diceva sempre che avevo del talento e quindi mi faceva sentire bene, suonare sapendo di essere bravo: a chi e soprattutto a quale bambino non piacerebbe sentirsi così?”
“È lui ad averti detto quelle cose sull’accordo?”
Draco annuì. “Sì, e tante altre. Mi ha fatto capire che uno strumento non è solo un pezzo di legno o ottone, non è immateriale, cioè lo resta finché non incontra la sua anima gemella, il suo musicista. Il mio violino non avrebbe suonato così, in mano ad altri, né io avrei saputo far suonare così un altro violino”
“Più ti ascolto, e più mi viene difficile capire come tu ci sia riuscito...” mormorò Harry.
“A fare cosa?”
“A chiuderlo in soffitta”
“Non volevo essere considerato debole, più di quanto non lo fossi già. Col senno di poi, ho capito che il mio bullizzare gli altri era solo un modo per non prestare attenzione alla mia, di debolezza. Ero succube di mio padre, gli volevo bene e per me il suo parere era importante: lui voleva che io primeggiassi, su di te, su tutti, voleva essere fiero di me e io, quindi, gli obbedivo e basta” tacque un istante, ripensando a come Lucius Malfoy considerasse la passione di suo figlio per la musica, “era mio padre e non mi era stato insegnato a interagire con lui in modo diverso”
“Io ho odiato Ron, per un po', al primo anno, perché non voleva mai venire a giocare con me nella neve” disse Harry, così, dal nulla. E adesso cosa c’entrava Weasley?
“Mi spiace per te, ma cos-”
“Io non avevo mai visto la neve, e pensavo solo a come godermela appieno. Del resto, non avevo avuto nemmeno un amico, un amico vero, che non finisse per maltrattarmi solo perché mio cugino Dudley glielo ordinava. Quindi non sapevo interagire con Ron, perché nessuno mi aveva detto come si facesse” si bloccò e guardò Draco. “Come diceva il tuo maestro di violino, a un bambino le cose si devono insegnare e se tu sei stato educato in un certo modo, non è colpa tua”
Lo fissò per un attimo, senza saper bene cosa dire. “Io non...”
“Quello che voglio dire è che non è facile scoprire da soli che cosa si è e cosa no”
Un botto distolse l’attenzione di Draco, i fuochi erano cominciati; il primo era di un verde acceso, con dei riflessi dorati, e poi ne seguirono altri, sempre più variopinti e spettacolari.
“L’ho chiuso in soffitta perché a quel tempo avevo paura di essere preso di mira, come io prendevo di mira Theo per i suoi disegni. Poi la guerra mi ha cambiato e avevo paura di scoprire che il mio violino ormai impolverato non mi riconoscesse più come la sua anima gemella, per cui ho preferito rinunciare e provare a dimenticare”
Harry stava in silenzio, a guardare i fuochi, ma Draco sapeva che lo stava ascoltando, che stava cercando di dare un senso al tutto, di trovare il giusto modo di aiutarlo. Atteggiamento tipico dei seguaci di Godric Grifondoro, d’altronde.
“Vuoi sapere perché il concerto non mi è piaciuto del tutto?” gli chiese, a bruciapelo.
Harry rimase sorpreso dal cambio di tono. “Se ti va di dirmelo, sì”
“Io avrei potuto essere come loro, avrei potuto far parte di un’orchestra di maghi e streghe a guerra conclusa; non sarebbe stato facile col nome che mi ritrovo, ma sarebbe stato possibile con la buona volontà”
Un altro fuoco d’artificio, molto più grande dei precedenti, l’ultimo.
“Invece ho scelto di vivere un’altra vita. Ma è stata l’ennesima scelta sbagliata”
I tre colpi per decretare la fine dello spettacolo.
“Mi ha toccato vedere cosa, chi avrei potuto essere ora” e mi manca, il mio violino, mi manca come non mai.
Sentì la mano di Harry stringersi sulla sua spalla. “L’avevo capito”
A Draco quasi si staccò la mandibola. “Scusami?” ma come si era permesso quell’idiota patentato?
“Non era difficile arrivarci, ma volevo che tu lo ammettessi ad alta voce”
“Io adesso ti butto giù”
“L’accettazione della realtà dei fatti è il primo passo per ricominciare” disse con aria intellettuale.
“La caduta, invece, è l’unico passo verso la morte” e fissò la mano ambrat di Harry poggiata ancora sulla sua spalla. “Ti dispiace toglierla?”
L’altro lo fece, ridacchiando. “Sei sempre il solito, Furetto”
“Adesso che ci penso, una morte rapida non è quello che ti meriti, devi soffrire”
“È il tuo proposito per l’anno nuovo?”
Draco fissò gli occhi argentei in quelli verdi di Harry, tornando serio. “Non ci è riuscito Voldemort a farti crepare, è un compito evidentemente impossibile” e che notasse che aveva pronunciato quel nome. Harry lo notò, lo notò eccome da come gli sorrise: per Salazar, che lui e quel suo complesso dell’eroe andassero a farsi fottere una buona volta e bonjour finesse.
Dalla città si levò il coro del conto alla rovescia.
10… “Forse è perché c’era ancora qualcuno che aveva bisogno di me”
9… “Te lo hanno mai detto che forse soffri di megalomania? Già mi hai salvato la vita, a Hogwarts, e adesso che vuoi di più? Sei pesante” disse con il tono tipico di una serpe.
8… “Confucio diceva che si hanno due vite, mica posso lasciare le cose a metà”
7… “E io che pensavo che come amico fossi un po' più gestibile”
6… “No, per niente. Io sono quello che è sparito per dieci anni, te lo sei dimenticato?” disse, amaro.
5… “Sai che per quanto mi riguarda potevi sparire per altri dieci, si?”
4… “Devo ricordarti che sei stato tu a corrermi dietro fuori da quel piano-bar?”
3… Non riuscì a ribattere, arrossendo sugli zigomi, e Harry sorrise piano.
2… “Buon anno, Draco” gli diede una leggera pacca sulla spalla, quasi una carezza.
1… “Anche a te, Harry”
E i botti che seguirono coprirono quelli che si sentiva scoppiare nel petto.



NdA
Ciao a tutti *saluta con la manina*
Sono sparita (di nuovo), dopo che vi avevo detto che speravo di non farlo (di nuovo), scusate. È che quando avevo l’ispirazione non avevo il tempo, e viceversa; a ciò, aggiungete gli esami, il moroso, e l’estate, il sole, la settimana al mare. Appena posso, appena riesco, io scrivo, e se purtroppo questo non accade con costanza mi dispiace, ma sappiate che non ho intenzione di abbandonare questa storia e ringrazio chi continua a seguirla, a commentarla, senza perdere le speranze: grazie, davvero.
Comunque, le cose tra Harry e Draco sembrano essersi evolute un po', no? Spero, come sempre, che non siano state reazioni troppo affrettate – ma per questo mi rimetto al vostro giudizio, lasciate un commento, se vi va :)
Bene, mi sembra di aver detto tutto, quindi vi saluto! Alla prossima, baci :*
merrow

 
   
 
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