Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |      
Autore: Moon_Wolf    27/09/2017    3 recensioni
Tratto dal testo:
Odore di sudore e salsedine, il ritmico e ipnotico tintinnio dei tre pendenti alla tenue brezza levatasi da Oriente, lo scintillio del ferro e della pelle sotto i raggi effimeri di un sol morente e ormai immerso nell'oceano, mentre nel cielo il disco lunare faceva timidamente capolineo.
Insomma, una vista orribile e disgustosa, avrebbe sostenuto Sanji.
[...]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"...Oi, la vuoi finire di startene lì impalato a fissarmi, Cuoco?"



Odore di sudore e salsedine, il ritmico e ipnotico tintinnio dei tre pendenti alla tenue brezza levatasi da Oriente, lo scintillio del ferro e della pelle sotto i raggi effimeri di un sol morente e ormai immerso nell'oceano, mentre nel cielo il disco lunare faceva timidamente capolineo.

Insomma, una vista orribile e disgustosa, avrebbe sostenuto Sanji fino a imprimere il concetto nelle orecchie del suo ipotetico pubblico, mentre scrutava furtivamente lo spadaccino supino sul ponte della Sunny, il capo mollemente poggiato tra l'albero maestro e i nerboruti bicipiti, e sfoggiante un'espressione serafica che era rara quanto unica, così difforme dal solito cipiglio che deturpava il suo volto quando era desto.

O almeno quando era con lui.

Perchè se con il resto della ciurma si lasciava fuggire talvolta qualche battuta ironica e perfino un accenno di sorriso, che poteva sembrare più una smorfia a una lettura meno acuta, in sua presenza pareva inasprirsi, le spalle contratte e gli occhi d'ossidiana improvvisamente insondabili anche nel mezzo di una semplice azione quotidiana. Come quella volta che mentre sciaquavano le stoviglie, naturalmente Zoro era stato obbligato ad aiutarlo, si era accorto ben presto che lo spadaccino non tollerava il minimo contatto o vicinanza, visto l'irrigidirsi delle sue spalle e le labbra strette in una linea dura ogni qualvolta le loro dita si sfioravano casualmente.
Poteva apparire come un episodio insignificante quello appena citato, che lo spadaccino fosse pigro era risaputo, eppure era da lì che tutto aveva avuto inizio.

Aveva infatti iniziato a osservarlo con maggiore cura e attenzione, notando particolari a cui prima non aveva fatto caso.

Come che non dicesse cosa ne pensava veramente della sua cucina. Infatti ogni qualvolta domandava se gli garbasse il gusto dei suoi piatti- diciamo che il registro linguistico era stato leggermente differente, più con un "Allora com'è la minestra, testa di muschio?"-  quello rispondeva puntualmente con un apatico "fa schifo" o uno sbuffo degno di un uomo delle caverne, a cui riservava il conseguente compenso esclusivo verso chi osava criticare la sua cucina senza una buona ragione, ossia la suola della sua scarpa spalmata sulla mascella di quella testa bacata. Il quale alla fine si ingozzava di quegli stessi piatti di cui lamentava l'arido sapore.

E sempre e solo con lui le uniche parole che sputava erano di ferma critica e disprezzo nei confronti del suo naturale essere gentiluomo con le donne, per poi non degnarlo di un secondo sguardo il resto del tempo.

Eppure il cuoco credeva che dopo tutti gli anni trascorsi insieme, le avventure fino alla fine del mondo conosciuto e le lotte all'ultimo sangue che li avevano coinvolti, avesse potuto guadagnare anche lui l'ambito titolo di nakama, patto di sangue e filo inscindibile che univa i Mugiwara.

Ma così non era stato.

E Sanji si era martoriato, aveva formulato e pensato teorie e ragioni sul perchè del suo inusuale comportamento, ma ancora non comprendeva il perché quell'idiota di uno spadaccino, in perenne letargo, vedesse in lui un nemico e non un compagno.

Non che i continui battibecchi nati dal nulla e gli scontri che li vedevano fronteggiarsi naso contro naso, il respiro bollente e furioso mescolato a quello dell'altro e pronti a darsele di santa ragione se la dolce Nami-swan non li avesse interrotti ogni volta, segretamente non lo divertissero, -anzi era quasi divenuto un aspetto determinante di ciò che erano, una sorta di rito giornaliero che li vedeva azzerare le distanze fra i loro corpi e che li rendeva semplicemente loro, perché Sanji e Zoro non si sopportavano e esprimevano l'astio nei confronti dell'altro con calci veloci e flessuose quanto potenti sferzate di spada, così funzionava. Ma in qualche modo il biondo, sebbene non avrebbe mai proferito tali parole ad alta voce, sentiva di provare un sentimento intrinseco e profondo nei confronti del suo storico rivale. Delle emozioni che aveva provato a tacere con tutto sé stesso, seppellito e nascosto dietro improperi e vezzeggiativi destinati alla burla, cercando di non darci peso; ma aveva fallito, ed era arrivato al punto che ormai perfino le morbide e voluttuose curve femminili riuscivano solo per una breve frazione di tempo a distorcere la sua attenzione da lui.

Per questo si sentiva quasi ferito quando Zoro non lo riteneva nemmeno degno del rispetto e dell'amicizia che perlomeno si era aspettato.

Perché il suo di cuore, quel bastardo traditore che si era sempre detto servitore e unico amante del gentil sesso, ora batteva, si disperava e martellava nelle notti buie e solitarie per un uomo. E non uomo comune, proprio lo stesso stupido spadaccino che se ne stava a petto nudo sullo stupido ponte di quella stupida nave, ignaro e incurante del  desiderio che suscitava in lui. Della voglia di schiaffeggiarlo, pestarlo fino a frantumare l'ultima briciola di autocontrollo e la maschera di ghiaccio che gli adombrava il volto, toccarlo per sentire la sua stessa frenesia e passione, e poi baciare e mordergli le labbra fino a farle diventare gonfie e rosse, fino a mozzargli il respiro. Fino a renderlo vulnerabile, inerme, umano.

Perché troppo spesso sussurri malevoli, circolanti negli sfarzosi salotti della Marina fino alle bettole più malfamate dei porti marini dove facevano approvvigionamento, dimenticavano che dietro le mani sporche di sangue, dietro lo spietato demone dell'East Blue si celava una persona, un uomo incapace nel perseguire una direzione fissa per più di poche falcate senza perdersi, che si illuminava alla vista di una spada come un marmocchio dinanzi a un nuovo balocco, che sgraffignava -appena si presentava l'occasione- bottiglie di sakè dalla cambusa, che si allenava, mangiava e dormiva e praticamente non faceva nient'altro a parte entrare nella cucina e irritarlo nelle giornate di bonaccia.

Per cui l'ultimo dei suoi pensieri, quando si era imbarcato sulle orme di un sogno impossibile qual era l'All Blue e a seguito del loro folle Capitano, era stato di poter provare impellente attrazione per un'idiota dagli orridi capelli color alga e la finezza di uno scaricatore di porto, che non si accorgeva nemmeno del suo tumulto interiore e nè della gola chiusa in una morsa asfissiante alla consapevolezza di averlo così vicino, e così lontano allo stesso tempo.

Sanji aveva compreso di essere caduto in disgrazia quando si era accorto, a fatto già svolto, di essere caduto nella trappola più sottile e letale di tutte: si era innamorato.

Ma ora ne aveva avuto fin troppo di quel silenzio, di quel dolore, di tutto.

Dire che non temesse la sua reazione a ciò che di intimo stava per rivelare sarebbe stato altamente ipocrita, dato il tremore che aveva investito il suo animo e le sue interiora come fosse un fuscello scosso dal vento, anche se esternamente -nel meticoloso intento di servire un dessert alle sue Dee- poteva non sembrare.

Bramava conoscere se c'era la minima possibilità che il suo affetto non fosse unilaterale, e solo per quella volta avrebbe ingoiato il suo orgoglio maschile e il raziocinio che urlava a pieni polmoni e caratteri cubitali "non farlo, rovinerai il fragile equilibrio in cui vi trovate".

Sanji pescò l'ennesima sigaretta dal suo pacchetto personale di King O Ground L e con un movimento fluido si accese la paglia, per poi trarre una lunga boccata di fumo.

Era finita l'attesa.



"Alza il culo Marimo, dobbiamo parlare."





Note finali dell'autrice

Buonsalve, lettori. Per chi mi già mi conosce, quelle due-tre persone eh!, saprà che solitamente io non scrivo nel fandom di One Piece. Per chi no, beh, ora lo sapete. Ciononostante ne sono da sempre stata appassionata, tanto da spingermi a riguardarmi i primi cento episodi sub-ita in qualche settimana -sono folle i know- e credo ve ne siate accorti dalle stesse parole all'interno del testo come Marimo, la cui traduzione in italiano è resa pessima visto che indica un particolare tipo di alga, o lo stesso nome del Capitano, che è Luffy (pronunciato in giapponese Rufy) non quella roba che si sono inventati e trasmettevano su Italia 1, Rubber. In ogni caso spero che questo esperimento per una delle coppie che sono universalmente canon (ok, non è vero perchè è un manga shonen, ma lascietemi sognare) vi sia piaciuto. Mi piacerebbe anche che mi diceste cosa ne pensate riguardo allo stesso Sanji -perchè se vi sembra troppo OOC, lo aggiungerò tra i tag-, e ancora meglio se lo farete con una critica, a patto che sia di senso compiuto. Vi ringrazio in anticipo e alla prossima.

P.S. perdonate il pessimo editing, ma sto pubblicando dal cellulare, per cui ho dovuto aggiungere manualmente il codice html.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Moon_Wolf