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Autore: RigelWhite    01/10/2017    1 recensioni
Una misteriosa ragazza irrompe nell’apparente tranquillità di Camp Legacy. Sono passati 20 anni dalla guerra contro Gea: quello delle armi e del sangue è solo un ricordo lontano, o almeno così pensano i giovani legati, separati dal resto dei semidei in un campo tutto loro. Bianca Di Angelo ha una missione da compiere, un padre scomparso da ritrovare, un passato nascosto da conoscere. Gli astri tramano all’orizzonte, le Parche intessono i fili di quelle vite in bilico. La Terza Grande Profezia non è che appena iniziata. Un cerchio sta per essere chiuso.
Dal testo:
- Ti fidi di me?
Le chiesi improvvisamente, vedendola per la prima volta smarrita.
Ormai niente avrebbe potuto impedire alla buca di crollarci addosso.
Bianca mi guardò, uno dei suoi sguardi indecifrabili, di quelli che riescono a vedere l'anima nuda nascosta dentro di te.
Mi vidi riflesso in quegli occhi neri, scuri, profondi come un abisso. Due buchi neri senza via di uscita: ti risucchiavano dentro di loro per portarti verso rotte misteriose e ignote, che dovevano ancora essere scoperte.
Bianca aveva un mondo dentro di sé, un mondo inesplorato, che aspettava solamente qualcuno che ci mettesse piede.
Non mi rispose mai.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuova generazione di Semidei, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bianca

 

 

- Per farvi capire meglio, dovrò cominciare dal principio, tornando indietro di ben 16 anni. Tutto procedeva a meraviglia dalla fine della guerra contro Gea, i campi andavano finalmente di comune accordo e anche io, così come i vostri genitori, potei finalmente tirare un sospiro di sollievo. Niente più pericoli all'orizzonte, vite da salvare... era il momento perfetto per ricominciare a vivere la nostra normalità perduta, per andare avanti, porsi dei nuovi obbiettivi. Non è un caso che voi, Carson e Logan, siate nati proprio sotto questo periodo di serenità, per i primi tempi fummo felici e tranquilli, voi crescevate in salute, la costruzione di Camp Legacy continuava. Ci eravamo illusi. Ci eravamo tutti illusi che quel sogno sarebbe durato per sempre  

 

Rachel aveva in volto un sorriso amaro mentre raccontava, gli occhi verdi incollati al pavimento, cercando parole per descrivere quegli stessi ricordi che aveva tentato in tutti i modi di dimenticare.

 

- Fu allora che successe. Io ero lì, quando le difese del Campo Mezzosangue caddero. Ero lì e sapevo, sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, lo sapevo grazie a Delphi. Eppure non ho fatto niente, troppo impegnata a godermi l'ennesima giornata di calma. Attaccarono in massa, orde di mostri e creature mai viste prima, terribilmente forti, le protezioni magiche non ressero. Solo sangue e decine di corpi, questo era quello che rimase dopo il loro passaggio. Coloro che videro quella strage possono dirsi fortunati di essere ancora in grado di parlarne. I mostri arrivarono anche al Campo Giove, ma fortunatamente Nuova Roma era già stata evacuata, la Legione fu l'unica a subire perdite. Da lì, non ci furono più singoli attacchi mirati ai campi, le minacce dei nostri nemici erano ora rivolte ai semidei sparsi per tutto il Paese che erano scappati via in preda alla paura. Furono perseguitati... e tutto ciò avviene tuttora. Sono ormai anni che i semidei sono in guerra contro queste strane creature sconosciute, potremmo definirle come delle chimere di mostri tradizionali, molto più forti di questi ultimi. Eppure, i nostri bambini erano ancora piccoli, non erano ancora pronti a tutto il caos e gli scontri che avvenivano fuori dalle non più sicure mura domestiche. Non avete notato che la popolazione di Camp Legacy è tutta al di sotto dei venti anni di età? Avremmo tenuto i nostri figli lontano dal pericolo, nessuno voleva fargli provare lo stesso sapore della guerra che avevamo provato noi da ragazzi. Questa è sempre stata la vera funzione di Camp Legacy. Il campo per i legati è un piccolo angolo di paradiso in mezzo all'inferno, dove tutti vivono tranquilli e ignari di ciò che realmente accade. Al tempo non sapevamo ancora da dove provenissero quei mostri, né quale fosse il motivo che li avesse spinti ad attaccare i campi. Ogni giorno, squadre di semidei Greci e Romani si lanciano contro i nemici all'orizzonte, che continuano a seminare terrore nelle più disparate zone del Paese, senza seguire uno schema preciso, spesso prendendo di mira anche le città più affollate. Camp Legacy è costantemente protetto e circondato dalle truppe Romane e, come avrete sicuramente potuto constatare, i permessi per uscire dal campo sono concessi solo in casi particolari, anche qualsiasi tipo di impresa è vietata; tutto onde evitare che la verità su questo disastro trapeli al suo interno scatenando il panico. Ci dispiace avervi tenuto all'oscuro di tutto ciò, ma credetemi l'abbiamo fatto solamente per il vostro bene. C'è ancora dell'altro che voi ragazzi dovreste conoscere

 

In quel momento, la donna dai capelli color tramonto puntò improvvisamente le sue iridi smeraldo nelle mie. Non avevo mai visto sguardo più serio.

 

- Qualcosa che ha strettamente a che fare con te Bianca

 

Mi mancò il respiro sentendola pronunciare il mio nome.

 

- Ovviamente i Sette della Profezia, ormai adulti, erano e sono tutt'ora ai vertici della lotta alle strane chimere, ma non erano i soli. A collaborare con loro c'era anche l'oscuro e potente figlio di Ade, Nico di Angelo, famoso per aver trasportato l'Athena Partenos per mezzo globo assieme alla sua compagna Reyna. Mentre i Sette combattevano in prima linea armati di spade e pugnali, dietro di loro Nico agiva in solitario, fuori dal campo di battaglia, ottenendo quante più informazioni possibili su quella sconosciuta minaccia e soprattutto su come sconfiggerla. E ci riuscì. Era come un'ombra, una spia, che si aggirava per la notte, notata da pochi, ma che in compenso ci aveva concesso la speranza di poter ribaltare le sorti del conflitto. Scoprì che la causa dietro quegli improvvisi attacchi era niente di meno che Urano, la divinità primordiale personificazione del cielo e degli astri. Si stava risvegliando anche lui dalle viscere più profonde del Tartaro, probabilmente destato dal trambusto provocato da Gea, sua coniuge, e da Crono, suo figlio, prima di lei. Ciò aveva portato il Tartaro letteralmente in fibrillazione, tanto che i mostri si rigeneravano così velocemente da fondersi insieme nel processo di guarigione, dando vita per l'appunto a quelle potentissime chimere. Dopo essere venuto a conoscenza di questi importanti elementi, Nico elaborò un piano ingegnoso. Ricordate la Falce di Crono? Si credeva che fosse andata dispersa o distrutta dopo la sconfitta del titano durante la prima guerra. Secondo il mito fu proprio questa l'arma che decretò la caduta definitiva di Urano millenni or 'sono, quando Crono lo spodestò persuaso dalla madre, consegnando il potere nelle mani dei titani. Solo e soltanto la Falce era stata in grado di ferire una divinità potente come Urano. E se non fosse andata distrutta? Si stava parlando comunque di un'arma divina, estremamente resistente, era molto più probabile affermare che fosse semplicemente andata perduta. E infatti, ebbi una premonizione. La Falce di Crono c'era, esisteva ancora da qualche parte, ma non era integra: era, con la caduta del suo possessore, rimasta spezzata in più pezzi, il manico, la parte di mezzo e la lama. Se fossimo riusciti a ricomporla, a metterci le mani sopra e utilizzarla, avremmo forse avuto la possibilità di poter sconfiggere Urano, ormai sull'inevitabile via del risveglio. Era la nostra unica chance di salvezza. Ma rimaneva un grande problema: non sapevamo dove cercare, non sapevamo nemmeno se i pezzi della Falce erano riuniti tutti in un unico luogo oppure erano separati. Abbiamo così provato a cercare le risposte alle nostre domande nella mitologia. Le reliquie divine, prima o poi ovunque si trovino, si spostano da sole, ritornando nel luogo a cui sono destinate. Falce inclusa. Nei miti erano presenti diverse versioni sulla collocazione del luogo di riposo eterno dell'arma, tuttavia l'ipotesi più sostenuta era che la Falce si trovasse nell'isola dei Feaci, la stessa su cui Ulisse naufragò nel suo viaggio, anzi, si diceva che l'intera isola non fosse altri che lo stesso falcetto gettato in mare da Crono dopo la sua salita al potere. Era quello il primo posto da cui cominciare le ricerche. Nel corso dei secoli, la posizione dell'Olimpo e di tutti i luoghi ad esso connesso cambia, l'isola dei Feaci oggi corrisponde all'isola di Bermeja, un'isola fantasma che non compare sulle mappe, situata in un punto pressoché ignoto nel Golfo del Messico. Dopo tutte queste scoperte, i Sette erano già pronti per partire alla volta della misteriosa isola dalla sconosciuta collocazione, ma Nico insistette a volerci andare da solo. Quella era un'impresa pericolosa, senza certezza di successo, lui era l'unico del gruppo a non avere una famiglia o figli, infondo era appena un ventenne, perlopiù si sentiva in dovere di concludere la sua missione. Avrebbe messo la parola fine alla guerra. Cercammo di dissuaderlo dal suo intento, di fargli capire che andare insieme sarebbe stato più sicuro, ma non volle sentire ragioni. Fummo costretti ad arrenderci alla sua decisione: la guerra ai confini del Campi continuava, i semidei avevano bisogno di avere i Sette al loro fianco. Così Nico partì... e non fece mai più ritorno

 

...era quindi quello il motivo, il perché della sua improvvisa sparizione, il perché del mio abbandono? Per anni, quando ancora credevo di essere una semplice umana, avevo odiato i miei genitori, li avevo massacrati di insulti, affogati nelle mie lacrime, incolpati riguardo alla mia infelicità, alla mia solitudine. Mi chiedevo "Perché mi hanno rifiutato? Perché mi hanno lasciato qui?"

 

Ero proprio un'egoista: pensai questo di me quando seppi la verità sulla mia natura, su quella di mio padre, su quella del mondo; dopo il discorso di Rachel il mio rimorso crebbe ancor di più. Lui non mi avrebbe mai abbandonato senza una valida ragione, un padre è pur sempre un padre, Nico Di Angelo era il mio e sarei rimasta con lui se non fosse stato per la guerra, per i mostri, per gli Dei primordiali, per quelle maledette Parche. Al diavolo tutto!

 

Sentii montare dentro una rabbia amara, conciliata solo dalla consapevolezza che quel padre tanto mancato era ancora vivo, era vivo e l'avrei salvato, lo avrei abbracciato, avrei fatto sì che qualcosa nella mia vita andasse per il verso giusto.

 

Come era possibile amare tanto una persona senza averla nemmeno conosciuta?

 

Ora nella stanza tutti mi fissavano, mi fissavano con occhi carichi di pietà. Era quello l'unico modo in cui le persone mi avevano sempre guardato, vedendo in me solo una povera orfana smarrita. Avevo imparato a detestare la compassione.

 

Solo uno sguardo era indirizzato al suolo: affianco a me, Logan teneva la testa bassa, immobile, non fui in grado di leggergli alcuna forma di emozione in volto. Appariva calmo, troppo calmo, seduto su una poltrona imbottita, quasi come fosse sordo, l'espressione totalmente indifferente.

 

Troppo concentrata su Logan, non mi accorsi che Rachel mi si era avvicinata, puntandomi il dito contro.

 

- E poi sei comparsa tu

 

Trattenni un sobbalzo.

 

- Per anni, abbiamo cercato invano Nico per tutti gli Stati Uniti, non siamo mai nemmeno riusciti a individuare la posizione dell'isola di Bermeja. Eravamo a mani vuote, disperati, senza un indizio, senza più un piano per sconfiggere Urano. Capimmo che probabilmente non era la nostra battaglia, che forse era arrivato il momento di ritirarci da quella estenuante ricerca e aspettare, tentando di resistere ai continui attacchi dei mostri chimera fino a che qualcuno, scelto dalle Parche, non fosse giunto a chiudere, una volta per tutte, questo ciclo di guerre e di morti che va avanti da troppo tempo ormai. Ed eccoti qui, figlia degli inferi comparsa all'improvviso. Ti stavamo aspettando. La tua missione è quella di salvare tuo padre giusto? Era ti ha indicato questo destino. A nome mio e di tutti i Sette ora ti chiediamo l'impensabile, ma ti prego, Bianca vai, trova l'isola dei Feaci, trova Nico, trova la Falce di Crono, non c'è più tempo. Se vuoi veramente ricongiungerti con tuo padre è questa l'unica via. Urano è quasi sveglio. 

 

Il mio corpo divenne pietra.

 

Non lo credevo possibile. Nessuno mi aveva destinata a compiere un'impresa di tali proporzioni, il mio compito era quello di salvare mio padre, non l'intero mondo... eppure dentro di me non fui più in grado di separare i due concetti. Forse avevo mal interpretato le parole di Era, forse cercare mio padre significava sconfiggere Urano, trovare la Falce, partire senza alcun preavviso. 

 

"Gli antichi astri stanno risorgendo. Se ci riusciranno il mondo cadrà. Le Parche ti hanno affidato il compito di fermarli, solo così potrai salvare tuo padre"

 

Era davvero quello ciò che avrei dovuto fare per rivedere Nico Di Angelo? 

 

Ebbi paura e me ne vergognai. Avevo detto di essere disposta a tutto pur di mandare a termine la mia missione, tuttavia a quelle parole sentii l'inaspettato impulso di ritirarmi, di scappare come avevo sempre fatto.

 

Avevo il respiro corto. Dovevo calmarmi, nessuno avrebbe dovuto accorgersi della mia insicurezza, dovevo trasformare la mia esitazione in rabbia, rabbia contro me stessa contro la mia inutilità; trasformare poi la rabbia in forza, in volontà, la stessa volontà che avrebbe poi dissipato i miei dubbi, le mie incertezze, focalizzandomi sul mio unico grande desiderio, la mia unica grande speranza. 

 

Codarda. Non volevi riabbracciare tuo padre?

 

Carson era scioccato, ancora seduto a terra davanti alla porta, Paige nelle sue braccia priva di sensi. Guardava prima me, poi il volto di Rachel sull'orlo delle lacrime, quello serio e preoccupato dei Sette, dei suoi genitori Jason e Piper. La donna, nelle cui iridi mutevoli prima di allora non avevo visto altro che coraggio e determinazione, ora tremava alla vista del figlio, come una madre che si accorge della crescita del suo bambino, costretta a lasciarlo andare via.

 

Logan rimase immobile, assente, senza proferire parola.

 

-Cielo e mare, tenebre e luce. Siete voi, ora ne siamo sicuri. Bianca tu rappresenti le tenebre, discendente di Ade, dio opposto ad Apollo, signore del Sole: la luce è lei, la giovane oracolo ancora beatamente ignara di tutto. Carson e Logan voi avete trovato Bianca per primi, non è forse questo un segno? Il cielo e il mare sono i vostri elementi, chiediamo anche a voi di accompagnare questa ragazza nella sua impresa. So che è successo tutto così in fretta, così inaspettatamente, che siete solo dei ragazzi e nessuno di noi avrebbe mai voluto addossarvi una tale responsabilità. Ma come vedete siamo al limite, al punto di mandare i nostri figli a combattere contro un nemico estremamente più forte di loro, in un viaggio che potrebbe costargli perfino la vita. Spero possiate capire... la profezia ha scelto voi quattro, non possiamo fare altro che piegarci al fato

 

Fu quello l'esatto momento in cui mi resi conto della reale gravità della situazione, che quella richiesta disperata era ben lontana da potersi definire un brutto sogno. A quale limite dei guerrieri di tale calibro si sarebbero abbassati a consegnare il peso del mondo nelle mani di un manipolo di ragazzini?

 

Lo capii guardando lo sguardo mortificato dell'Oracolo di Delphi, uno di quelli che hanno ormai visto troppo e che desidererebbero non vedere più nulla. I Sette impotenti e stanchi, le braccia allenate piene di cicatrici, eroi consumati dalle battaglie, tenuti in piedi solo dalla speranza, schiacciati dalle aspettative altrui.

 

Che fosse proprio questa la vera forza? Quella che stavano dimostrando in quel momento? La forza di saper riconoscere i propri limiti e di accettare la crudeltà del destino, lo stesso destino che mandava ora ciò che avevano di più caro a patire delle loro stesse sofferenze.

 

Eppure, il desiderio, l'esigenza di non piagarsi al volere delle Parche rimase in loro. Essere gli artefici del proprio futuro, delle proprie scelte. Saremmo mai riusciti a cambiare l'esito una profezia?

 

- Perché noi?

 

Adagiata Paige sul piccolo divano posto in un angolo dell'Ufficio Maggiore, Carson domandò furente a Rachel, gli occhi simili a saette nel cielo in tempesta.

 

- Tutto questo è assurdo. Cosa sperate che potremmo risolvere noi da soli? Dovremmo metterci a seguire alla lettera delle stupide parole pronunciate al vento!? Guardateci!

 

La rossa si morse il labbro affranta.

 

- Carson...

 

- No mamma, anche tu guardami! Se perfino voi non siete riusciti anche dopo lunghi anni a fermare questo disastro, dimmi, come possiamo sperare di avere anche solo qualche possibilità!?

 

Frasi velenose, frasi piene di dolore, frasi che infondo rappresentavano la realtà. Carson era in mezzo alla stanza, davanti al volto dei Sette.

 

- Paige...

 

Riprese il discendente del tuono, questa volta con lo sguardo basso, scuro, come se non gli fosse rimasta più forza.

 

- Paige oggi è quasi morta per colpa di questa maledetta impresa che ci state chiedendo di compiere. Decidendo di partire, tutti noi saremo in pericolo, i miei amici saranno in pericolo, non permetterò che le persone a cui tengo si facciano male, in alcun modo

 

Nell'Ufficio calò il silenzio.

 

Chi avrebbe mai potuto biasimarlo?

 

Ed eccoli: gli eroi salvatori dell'Olimpo. Dietro le voci, le storie straordinarie, i miti che li dipingevano come corazze impenetrabili... in quel momento erano solamente umani. E come umani soffrivano, piangevano, vivevano.

 

Tuttavia, tra gli animi afflitti dei Sette, comparve un sorriso, contrastante con tutto ciò che lo circondava.

 

Leo Valdez si avvicinò a Carson, passandogli affettuosamente una mano fra i capelli scuri, scompigliandoli. Il ragazzo lo guardava incerto, confuso riguardo al suo strano comportamento, quasi leggermente innervosito. Nonostante il legato fosse abbastanza alto per la sua età, il signor Valdez lo superava di netto.

 

- Vorresti vedere i tuoi compagni al sicuro non è così?

 

Cominciò proprio quest'ultimo, incrociando le braccia al petto. Notai che le sue dita tamburellavano continuamente sul bordo dell'armatura.

 

- Non vedere il destino come un tuo nemico, ma nemmeno fare troppo affidamento su di esso. Sai perché io, così come i tuoi genitori e il resto dei Sette, abbiamo dato tutti noi stessi per combattere le minacce che avevamo di fronte? Non per qualche stupida profezia o obbligo, nessuno ci ha mai costretto a fare nulla. Abbiamo rischiato la vita per salvare coloro che amavamo, coloro che non erano in grado di difendersi, coloro che non avevano nessuna colpa. Abbiamo seguito semplicemente il nostro volere, le nostre scelte. Cosa importa se eravamo davvero predestinati a fare ciò? Noi l'avremmo fatto comunque. Perciò, sorridi anche tu alle Parche, scherniscile. Non ha senso continuare a chiedersi il perché di come va il mondo, a qualunque conclusione tu possa arrivare nulla sarà cambiato. Continua ad andare avanti, se cerchi delle risposte è così che le troverai e sarai in grado di decidere il tuo domani. Solo chi agisce passivamente è in balia degli eventi

 

Vidi lacrime di conforto sul volto di Rachel, colei che aveva un'esistenza strettamente legata al destino, incatenata al peso delle premonizioni e al terrore di non poter fare nulla per modificarle.

 

Carson ancora smarrito dopo le parole di Leo, osservava il volto di quel ragazzo dai tratti folletti, diventato ormai uomo.

 

- Io andrò

 

Un debole sussurro attraversò la quiete della stanza, una voce piatta, indifferente, priva di sentimento.

 

Rivolsi stupita la mia attenzione a Logan, che, appena alzatosi, si diresse verso la porta, silenzioso, senza proferire parola. Ancora non riuscii a guardarlo bene in volto.

 

Percy Jackson era perplesso, confuso, seguiva con gli occhi la figura rigida del figlio, che scivolava ora fuori dall'Ufficio. La mano di Annabeth prontamente sulla spalla del marito. 

 

-Scusatemi

 

Disse solamente il figlio di Poseidone, prima di seguire anche lui l'esempio di Logan e far nuovamente sprofondare la stanza in un silenzio teso.

 

Annabeth, rimasta ferma appoggiata al muro, teneva lo sguardo fisso verso la finestra che dava sul fronte della casa.

 

Attesa.

 

Attesa di cosa?

 

Era questa l'atmosfera che mi circondava, mute domande aleggiavano nell'aria intorno a me.

 

Non avevo ancora detto nulla riguardo l'impresa che, questi uomini pressoché sconosciuti, mi stavano chiedendo di compiere. Cosa avrei potuto dire?

 

Che non mi sentivo in grado di affrontare una cosa del genere?

 

Che avrei preferito scomparire?

 

Che avrei voluto solamente avere una vita, una famiglia normale?

 

Per mio padre questo ed altro

 

Basta.

 

Il passato non poteva essere cambiato. Dovevo smetterla una volta per tutte di vivere rimpiangendo futili illusioni.

 

Potevo solo andare avanti. 

 

E sarei andata avanti. 

 

Voglio iniziare a vivere. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che sopravvivere nel mio dolore, placandolo invano, sperando che un giorno le cose sarebbero cambiate, che avrebbero iniziato a brillare. Ma la speranza non è sufficiente da sola

 

Cosa avevo da perdere? Avevo già perso tutto.

 

Dovevo ritrovare mio padre. Se ciò avrebbe significato anche andare contro una divinità primordiale, io lo avrei fatto.

 

Sono io l'artefice della mia felicità

 

-Logan ha ragione

 

Non ho nulla da perdere

 

La mia voce incredibilmente non tremò. La maschera apatica era ancora intatta.

 

-Siamo gli unici in grado di trovare l'isola fantasma giusto? Siamo gli unici a cui le Parche hanno concesso di trovarla. Io voglio salvare mio padre, ma mio padre aveva un unico obbiettivo: salvare il mondo e le persone che amava. Ora è anche il mio. Era mi ha detto che ho il dovere di ritrovarlo, per farlo non mi resta che seguire le sue ultime tracce, le tracce di questa impresa. Io accetto 

 

Quello che era flebile pensiero si tramutò in furente determinazione.

 

Guardai Carson, tornato vicino a Paige stesa sul divanetto. Ossidiana e ghiaccio si incontrarono.

 

Stingeva il pugno appoggiato sulla sua gamba: in colui che prima era il più diffidente, trovai un assenso di volontà alle mie parole. Il legato del tuono era rigido, la testa tesa verso una forte morale propria, l'incertezza sembrava quasi scomparsa.

 

-Se la mettete così, allora non posso tirarmi indietro

 

Affermò proprio Carson, alzatosi in piedi. La carnagione scura baciata dal tiepido sole.

 

-Logan è come un fratello per me, non lo lascerò andare con la consapevolezza che potremo non rivederci mai più. I miei amici rischiano la vita, sono pronto a proteggere le persone a cui tengo

 

Sorrise

 

-Moriremo insieme se sarà necessario

 

Vidi Rachel avvicinarsi, prendere me e Carson per i polsi e abbracciarci entrambi.

 

Al caldo contatto, scariche elettriche attraversarono la mia schiena, disperdendosi poi lungo tutto il mio corpo. Per una volta, le respinsi e lasciai che, quel gesto di affetto, mi avvolgesse insieme al profumo di cannella della donna.

 

Sicurezza e incertezza. Quale ossimoro. Eppure erano questi gli aggettivi più adatti per descrivere il turbinio scomposto di emozioni, che attraversava ora i corpi dei Sette. 

 

Sguardi carichi di ammirazione con una punta di nostalgia.

 

Dopo anni di guerra, dopo che troppo sangue aveva sporcato il suolo, dopo che troppi cuori erano rimasti smarriti.

 

Poteva davvero quell'ultimo sacrificio, il sacrificio dei loro figli, fermare quel circolo di dolore?

 

Uomini e donne che avevano dato tutto, a cui rimaneva solo la speranza.

 

I Sette si rispecchiavano in quei ragazzi pronti a partire, così come lo erano stati loro un tempo. 

 

Conoscevano quei legati, sapevano che erano disposti a dare tutti loro stessi, che ce l'avrebbero fatta in qualche modo. 

 

Erano genitori e per questo l'ansia li logorava.

 

Erano guerrieri e per questo erano consapevoli della forza e dell'abilità dei giovani.

 

Erano umani e per questo credevano che nulla fosse impossibile.

 

Frank, splendente avvolto nel suo mantello viola, si fece avanti, sorridendo a me e a Carson mentre, di sfuggita, passava una mano sulla fronte di Paige, stesa immobile sul divanetto.

 

-Grazie mille. Non ci sono altre parole per trasmettervi il nostro sostegno e le nostre preghiere. Sarà un lungo e difficile viaggio, ma infondo sappiamo che voi quattro siete gli unici capaci di-

 

-Per la nostra sicurezza?! Non ti è mai anche solo venuto in mente che, forse, avremmo avuto il diritto di conoscere la verità su tutto questo??? O pensi che non siamo in grado di affrontare la realtà sulla guerra e sui morti? Non siamo burattini, abbiamo una volontà anche noi, non potete tenerci all'oscuro di una cosa di tali proporzioni!

 

-Logan, cerca di capire...

 

-No! Sei tu l'unico che dovrebbe aprire la mente una volta per tutte e smetterla di comportarti come l'eroe della situazione, non puoi decidere al posto mio, papà!

 

-Stiamo parlando di noi due allora, non del Campo

 

-Sai bene che infondo è la stessa cosa, perché non sopporto il modo in cui mi guardi, il modo in cui guardi tutti i legati

 

Grida, parole taglienti, sempre più forti, rabbiose, copiose di rancore represso, provenivano da fuori l'Ufficio, dove Logan e Percy Jackson discutevano animatamente, lasciandomi scorgere per la prima volta quell' invisibile, ma profondo baratro che divideva le figure di padre e figlio.

 

-Io non guardo nessuno in modo diverso, dovresti saperlo più di chiunque altro

 

-Quindi vorresti negare di credere che noi legati siamo deboli in confronto a voi semidei, è così che la pensi non è vero?! E non parlo solo di debolezza fisica, ma anche morale, credi che non siamo in grado di assumerci le nostre responsabilità? Di combattere le nostre battaglie? Non mentirmi!

 

Nell'Ufficio si erano alzate delle voci sommesse. Guardai Carson affianco a me, il suo viso era come lucente marmo color bronzo, scolpito da abili mani, si sistemava la scura treccina dietro l'orecchio. 

 

- Fanno sempre così

 

Scosse la testa rassegnato il giovane Grace, riferendosi a Logan e Percy.

 

Le mie gambe si mossero automaticamente in direzione della porta. Non badai nemmeno agli sguardi delle persone intorno a me. Un inspiegabile calore si propagò all'improvviso nel mio petto, mi sentivo strana, non riuscivo a capire se quella forza che mi guidava fosse dovuta alla rabbia oppure alla tristezza.

 

Ero fuori, sola sotto l'ampio porticato di quel magnetico edificio rosso. 

 

Davanti a me potei finalmente scorgere lo sguardo del legato di Poseidone: il verde dei suoi occhi bruciava di collera, di un profondo odio, odio verso chi? Verso cosa mi chiedevo. Verso suo padre? Ma come si poteva odiare a tal punto un membro della propria famiglia? Non riuscivo a comprendere.

 

I pugni di Logan erano chiusi, il respiro pesante, le sopracciglia curve.

 

Dall'altro lato, Percy Jackson appariva serio, controllato, teneva le braccia incrociate, dal suo volto traspariva un muto e amaro sconforto, un sottile senso di colpa.

 

Perché avevo sentito la necessità di uscire a guardarli?

 

-Ammetto che mantenere questo silenzio per tutti questi anni non è stata una cosa onesta nei vostri confronti. Vi dobbiamo delle scuse. Ma tutto ciò che abbiamo fatto, le nostre azioni, erano solamente a fin di bene. Camp Legacy all'inizio era realmente stato creato per ospitare i legati senza alcun secondo fine, siamo stati noi Sette a volerlo trasformare in...ciò che è adesso

 

-Una prigione quindi

 

- Un luogo sicuro, sicuro per tutte quelle famiglie che non vogliono vedere il loro figlio in pericolo

 

- Eppure i giovani semidei li fate scendere in battaglia lo stesso, mandate loro contro la morte mentre noi no?

 

Il figlio del mare sospirò, scuotendo leggermente la testa.

 

-Senti Logan, per quanto non ti piaccia ammetterlo i poteri di un legato non sono al livello di quelli di un semidio, la loro discendenza divina inizia già ad affievolirsi. Prima ti deciderai ad accettare la realtà, prima riuscirai a fare pace con te stesso. Se, come dici tu, Camp Legacy avesse una partecipazione alla guerra identica a quella che ogni giorno hanno gli altri due campi, a questo punto nessuno di voi probabilmente sarebbe ancora vivo. E non sono io a dirlo, ma i fatti chiari e concreti, quello che vedo là fuori. Tu, Carson, Bianca, siete diversi: siete i nipoti dei Tre Pezzi Grossi, la vostra forza è pari a quella di un semidio medio...ma siete gli unici

 

-Ho visto certi ragazzi al campo che sarebbero in grado di spaccare le ossa ai loro zietti semidei. Ma anche se fosse come dici tu, perché non ci avete detto nulla? La maggior parte di noi non sono più dei bambini, eppure voi continuate a trattarci come tali!

 

-Smettila di portare la conversazione sul personale!

 

Percy alzò la voce per la prima volta, avvicinandosi al figlio.

 

-Non hai mai deluso nessuno. Mettitelo in testa. Non ti serve un'impresa per dimostrare agli altri il tuo valore. Io sono fiero di te, nonostante tu ti ostini a pensare il contrario. L'unico che non riesce ad accettarti per quel che sei, sei tu! Smettila di odiare te stesso per non essere come me!

 

L'ira negli occhi di Logan si calmò subito dopo quelle parole, l'oceano contenuto nelle sue iridi si acquietò. Il volto del legato divenne freddo, apatico, impassibile mentre osservava con spaventoso distacco il padre rientrare all'interno dell'Ufficio Maggiore, senza più aprire bocca. Annabeth sull'uscio lo stava già aspettando.

 

Percy, passandomi accanto per rientrare, mi dedicò solamente un'occhiata distratta: la sua espressione era affranta. La porta si richiuse dietro di lui.

 

-Ti farò vedere quello che siamo in grado di fare

 

Un sussurro. Logan era immobile sul prato di fronte la casa.

 

Non ci vidi più.

 

-Perché ti comporti in questo modo?!

 

Avanzai furente ad ampie falcate verso il legato di Poseidone. Il ragazzo evitò il mio sguardo.

 

-Non ti impicciare di affari che non ti riguardano

 

-Perché lo tratti così? Perché continui a dare colpe insensate a tuo padre, all'uomo che ti ha cresciuto!? Come fai ad avere così tanta rabbia verso una persona che, si vede, desidera solo il meglio per te?

 

Logan si morse il labbro inferiore, la stizza riprese nuovamente il controllo della sua voce.

 

-Tu non capisci! Lui desidera per me solo quello che crede essere il meglio! Ma mio padre non sa niente, non sa niente di me e di quello che sono costretto a passare ogni giorno per colpa sua! Per colpa del mio cognome. Mio padre... Percy Jackson ha sempre avuto successo, in ogni cosa che facesse, ha sempre trovato supporto, ha sempre risolto tutte quelle situazioni che sembravano impossibili. Io al contrario sono un totale disastro. Percy lo sa bene, anche se non me lo direbbe mai in faccia. Sono il figlio bastardo di un grande eroe. Per questo continua a trattarmi come se non sapessi fare niente, come se fossi un ragazzino debole che ha bisogno di protezione, un immaturo che non sa dove portano le sue scelte. Voglio solo dimostrargli che si sbaglia, che tutti quanti si sbagliano

 

Cieco

 

Continui a guardare te stesso solo dagli occhi degli altri. Se osservassi dentro di te vedresti anche tu quel ragazzo in gamba e astuto, che si ostina a volermi aiutare a tutti i costi, nonostante continui ad allontanarlo

 

-Razza di ottuso. Vuoi vedere solo il lato negativo della medaglia: tu hai una famiglia che ti vuole bene, che è sempre presente, disposta ad aiutarti in qualsiasi situazione. Non sopporto... non accetto che tu ti lamenti di quanto sei fortunato! Io posso pregare, posso sperare, posso sognare quanto voglio ma non potrò mai avere quello che hai tu, quel calore insostituibile, io non potrò mai avere una famiglia! Perciò ti prego, non sputare quelle parole, sull'amore di tuo padre, non è giusto nei confronti di tutto ciò che ha fatto per te

 

È sempre troppo tardi. 

 

Quando comprendi  il vero valore delle cose, le hai già perse per sempre.

   
 
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