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Autore: ladyzaphira    02/10/2017    3 recensioni
Peter Benjamin Parker aveva appena cinque anni quando la sua vita venne completamente stravolta per la SECONDA volta: Prima aveva perso i suoi genitori, morti a seguito di un incidente aereo, poi i suoi zii in circostanze ancora più oscure.
Una rapina finita male aveva detto la polizia, fatto sta che all'orfanotrofio nessuna famiglia aveva mostrato la minima intenzione di adottarlo finché la disattenzione di un custode non perrmise al piccolo Peter di scappare in strada.
Sarà proprio lì, in uno dei tanti vicoli oscuri della grande mela che troverà una nuova famiglia disposta ad accoglierlo ...
... una famiglia speciale che aveva trovato rifugio nelle sue fogne.
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Una sorta di esperimento su cui volevo lavorare da un bel po' di tempo.
Non è ambientata in un universo preciso, perciò prenderò spunto da quasi tutte le serie animate che conosco, sia TMNT (Tmnt 2003 - tmnt 2012) sia spiderman (Spectacular spiderman 2008 - Ultimate spiderman e marvel's spiderman 2017, che è quella in attuale programmazione).
Beh, che altro dire? Buona lettura!! ^^
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A Teenager Mutant Ninja Superhero'
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Il maestro Splinter era nel bel mezzo del suo solito giro notturno, alla ricerca di cibo e, eventualmente, altri materiali che potessero essere utili da portare alla tana quando la sua attenzione venne attratta da un tonfo metallico.
Si abbassò a quattro zampe, scivolando tra le ombre del vicolo fino a raggiungere il tombino più vicino, pronto a scomparire nel sottosuolo al primo segno di pericolo.
 
Vi fu un altro tonfo, questa volta più forte, proveniente da uno dei cassonetti dell’immondizia lì accanto, seguito da un piccolo lamento.
 
Splinter sbatté le palpebre, stupito, non appena vide sbucare fuori dal lato del cassonetto una testolina bruna.
-Un bambino?!- realizzò immediatamente il mutante, sbattendo le palpebre stupito.
 
Doveva avere sì e no cinque anni.
Era piccolo e magrolino, in un evidente stato di malnutrizione, con appena uno maglioncino rosso vecchio e lacerato in qualche punto a proteggerlo dal freddo della notte insieme a dei jeans sbiaditi ed un paio di scarpe da ginnastica.
Aveva i capelli castano scuro, leggermente riccioluti, coperti da un berretto di lana di almeno due taglie più grandi, e un paio di occhioni verde giada.
 
Non sembrava essersi accorto di Splinter, forse era semplicemente inciampato (magari a causa dei lacci slacciati di una delle scarpe, visto il loro stato) urtando il lato di uno dei cassonetti.
 
Il piccolo si guardò intorno, accertandosi che non ci fosse nessuno nei paraggi finché non notò il piccolo sacco che Splinter aveva abbandonato nella fretta di nascondersi e gli si avvicinò, mettendosi a frugare all’interno probabilmente nella speranza di trovarvi qualcosa.
 
“Cosa speri di trovare nella mia sacca, ragazzo?”
 
Il piccolo sussultò, voltandosi di scatto impaurito.
Il mutante si sistemò meglio nell’ampio cappotto beige che era solito indossare quando usciva in superficie, per occultare alla ben meglio le sue fattezze, così come il cappello ma, sfortunatamente, ciò non servì a nascondere al bambino la lunga coda di ratto che ondeggiava tranquilla a poca distanza da terra.
 
“La … la s-sua sacca?” balbettò il bimbo alzando un momento gli occhi e guardandosi in giro nervoso prima di tornare a fissare la coda e i piedi che tutto gli sembravano meno che umani.
Prese ad indietreggiare, ma inciampò nuovamente nei lacci delle scarpe che lo fecero cadere per terra con un guaito spaventato.
Splinter poteva sentire il suo piccolo cuore battere all’impazzata nel petto.
Sorrise “Sta tranquillo figliolo, non devi avere paura di me” disse con dolcezza, piegandosi sulle ginocchia all’altezza del bambino “Non intendo farti alcun male, al contrario, hai fame per caso?”
 
Il bambino annuì, tremante.
 
Splinter allungò un braccio verso la sacca abbandonata a terra, rovistandovi dentro.
Tirò fuori un pezzo di pane che aveva trovato circa mezz’ora prima, cercando in un altro vicolo, e glielo porse.
Il bambino lo accettò, seppur dopo un breve momento di esitazione.
 
“G-Grazie, signore” mormorò timidamente.
 
“Di nulla figliolo, ma dimmi” incominciò il mutante intanto che il ragazzo, dopo aver esaminato brevemente il pezzo di pane, incominciava a mangiare “Dove sono i tuoi genitori?”
Il piccolo esitò prima di dargli una risposta “… Non ci sono” ammise piano, abbassando gli occhi.
 
“Per quale motivo? Sei forse scappato di casa?”
 
“No, no, signore” replicò prontamente l’altro, scuotendo con forza la testa “Mamma e papà sono saliti in cielo anni fa, così come … zio B-Ben e … z-zia May … pochi mesi fa” sussurrò poi con evidente tristezza.
Tremò un poco come una leggera folata di vento freddo si alzò nel vicolo, in uno dei tanti segni dell’inverno in arrivo.
 
Splinter abbassano le orecchie, dispiaciuto “Come sei finito per strada allora?”
 
“All’orfanotrofio nessuno voleva adottarmi”
“Per quale motivo?”
“Dicevano che avevano paura, che le persone intorno a me finiscono con salire in cielo prima del tempo e così tutte le famiglie a cui venivo presentato rifiutavano …” spiegò il piccolo con la semplicità di cui solo i bambini erano capaci.  
 
-Che razza di sciocchezza è mai questa?!- pensò Splinter contrariato –Povero ragazzo-
 
“… Anche il signor direttore e la signorina responsabile avevano paura” rispese il ragazzo finendo il suo pezzo di pane “La signorina era tanto gentile con me, e non volevo che avesse problemi per colpa mia così sono scappato quando il custode era distratto”
 
“Quanto tempo fa è accaduto?” chiese Splinter.
 
“Due mesi, o forse uno e mezzo …” disse il bambino mettendosi un ditino sotto al mento, pensoso “… credo”
 
Il maestro annuì, accarezzandosi la barbetta con fare riflessivo “Quindi non hai nessun’altro al mondo che possa prendersi cura di te?”
 
“No signore”
“Come ti chiami figliolo?”
 
“Peter, signore …” rispose il piccolo “Peter Parker
 
-… Parker, uh?- rifletté il mutante –Ha un qualcosa di familiare, dove ho già sentito questo nome?-
 
In effetti gli sembrava di aver sentito al telegiornale, da uno di quei negozi di elettronica che tenevano i televisori accesi in vetrina, la notizia di un duplice omicidio ai danni di un’anziana coppia di coniugi.
Una rapina finita male avevano ipotizzato gli inquirenti, ma in quel momento non avrebbe saputo dire se si trattava proprio degli zii del ragazzo.
 
“Dimmi Peter, ti piacerebbe venire a vivere con me e i miei figli? Pensa, hanno all’incirca la tua stessa età e sono certo che gli farebbe piacere avere qualcun altro con cui giocare”
Il visetto di Peter di illuminò a quelle parole.
 
“Dice davvero signore?” domandò il bambino sorpreso.
 
“Non vedo perché no, ma non chiamarmi signore” sorrise l’altro rialzandosi in piedi e sistemandosi la sacca in spalla “Puoi chiamarmi maestro Splinter, o sensei, tuttavia …” si interruppe, portandosi una mano sopra al cappello che ne oscurava il muso “… Devo avvertirti Peter che la nostra famiglia è diversa dalle altre che ti hanno mostrato all’orfanotrofio, speciale”
 
Il bimbo inclinò la testa da un lato, curioso.
“E’ perché avete la coda?” domandò ingenuamente avvicinandosi a Splinter; il timore per quello strano, ma gentile, signore ormai sostituito da una prorompente curiosità.
 
“Non solo per questo” ridacchiò il maestro togliendosi il cappello.
 
Peter spalancò la bocca, sbattendo gli occhi meravigliato, come vide il muso affusolato e ricoperto di pelo grigio-argenteo del signore, insieme alle piccole orecchie appuntite e gli arzilli occhi nocciola.
“Wow, che forza!!” esclamò “Siete un topo gigante, come è possibile?!” chiese mal celando l’entusiasmo.
 
L’interpellato ridacchiò fra sé e sé, avendo il presentimento che Donatello e quel ragazzo sarebbero andati subito d’accordo. 
 
“Anche i suoi figli sono topi?!” continuò a domandare Peter, avido di sapere.
 
“No, loro sono quattro piccole tartarughe”
“Davvero?! Però non ha senso!! Le tartarughe nascono dalle uova e i topi non fanno le uova” replicò il piccolo curioso.
“Ah sì? E come lo sai?”
“L’ho visto in un documentario!!”
 
Si, sarebbero andati MOLTO d’accordo.
 
Splinter sollevò il tombino, invitando il bambino a seguirlo.
“Beh, questo perché lì ho adottati” spiegò pazientemente offrendogli la mano “Esattamente come sto adottando te”
Il piccolo gliel’afferrò, permettendo a Splinter di sollevarlo e metterselo sulle spalle.
 
Peter era talmente eccitato che non si sprecò neanche a chiedersi perché stessero scendendo nelle fogne.
 
L’idea di avere una famiglia, seppur, come aveva detto il maestro Splinter, diversa lo aveva riempito di gioia e speranza.
Il mutante lo condusse lungo il tratto fognario, avvertendolo ogni tanto di stare attento a come metteva i piedi o di chinare la testa quando il soffitto diventava più basso, finché circa dieci minuti più tardi non raggiunsero quella che il ratto gli presentò come: “La tana”.
 
“Figli mie!! Sono tornato!!” si annunciò il maestro Splinter dopo che ebbe fatto scendere Peter dalla sua schiena.
 
“MAESTRO SPLINTER!!”   
 
Un coro di voci, unito allo scalpitio di piedini in corsa precedette l’arrivo di quattro piccole figure.
Quattro piccole tartarughe umanoidi.
 
“Caspita, sono davvero delle tartarughe …” mormorò Peter tra il timoroso e il meravigliato, stringendo un lembo del cappotto di Splinter ed alzandolo per nascondersi un po’, in un improvviso attacco di timidezza.
 
Tutte e quattro le tartarughine risultavano più o meno uguali come corporatura, ma facilmente distinguibili a causa della sfumatura di verde diversa della pelle (Verde lime, verde oliva, verde smeraldo, ed infine verde marino) e delle buffe bandane di diverso colore che gli ricoprivano il capo, rispettivamente azzurro, rosso, viola ed arancione.
 
“Figli miei” ripeté Splinter sorridendo dolcemente “C’è qualcuno che vorrei presentarvi” disse per poi rivolgersi al ragazzo “Coraggio figliolo …” continuò, incoraggiandolo a farsi avanti.
 
“Uh, c-ciao …” salutò il piccolo agitando piano una manina.
 
Le quattro tartarughe ammutolirono per un istante vedendolo, sbattendo gli occhi.
 
“Wow, ma tu sei un umano!!”
“Chi sei?!”
“Che forza, non abbiamo mai visto un umano così da vicino!!”
“Quanti anni hai?”
 
“Piano, figli miei, PIANO” lì rabbonì Splinter vedendo come Peter, preso alla sprovvista dalla raffica di domande, avesse indietreggiato di un paio di passi “Questo giovanotto si chiama Peter e da ora in avanti vivrà con noi”
“Davvero?!” trillò una delle tartarughe, quella con la bandana arancione.
Osservandola meglio Peter notò che aveva delle simpatiche lentiggini sulle guance paffute e gli occhi azzurro cielo.
“Si Michelangelo, Peter” riprese il maestro “Questi sono i miei figli, Michelangelo …” prese a chiamarli per nome “… Leonardo” indicò la tartarughina con la bandana azzurra, l’espressione dolce e profondi occhi scuri, quasi neri.
Raphael, bandana rossa e gli occhi di un giallo oro così intenso da mettere in soggezione (specialmente se socchiusi come li stava tenendo in quel momento), ed infine Donatello, bandana viola, occhi color nocciola ed un sorriso timido quasi quanto quello di Peter con la differenza di un incisivo mancante.
 
“Ciao!! Io sono Mikey!!” si ripresentò subito il mutante con la bandana arancione una volta che il padre ebbe finito.
“Io sono Leo” si fece avanti l’azzurro “Loro invece sono Donnie e Raph”
 
“Ciao …” rispose Peter cominciando a sentirsi piano, piano a suo agio.
 
“Perché viene a vivere con noi?” domandò la tartaruga di nome Raph, meno alla mano degli altri, osservando il nuovo arrivato con diffidenza.
“E’ un caso … particolare, Raphael” disse Splinter scuotendo la testa, sospirando “Vi spiegherò più tardi, intanto perché non fate vedere a Peter il resto della tana mentre io sistemo le cose che ho trovato in superfice?”
 
“Oh sì!! Sì!!” esultò Mikey afferrando il bambino per mano e trascinandolo verso il centro della tana “Vieni Pete, posso chiamarti Pete?!”
“C-Certo” assentì l’interpellato con un lieve sorriso.
“Mikey vacci piano, così gli farai venire un colpo” lo rimproverò Leonardo venendogli dietro, seguito a ruota da Donnie ed un Raph ancora titubante.
 
Splinter osservò con piacere i ragazzi scomparire in una delle loro camerette, pensando già che l’indomani sarebbe andato a cercare un materasso in più.

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Salve gente!! Tanto tempo che non ci si sente, eh?
Beh, eccomi di nuovo qua con questo crossover che desideravo fare da una vita visto che amo le TMNT e Spideman è da sempre il mio eroe preferito (il quale nella nuova serie in programmazione *vedi intro* è di una pucciosità disarmante!! ^^).
Spero che vi piaccia quest'idea, ci si vede nel prossimo capitolo!! 

PS
Nel caso ve lo stesse chiedendo, in questa storia Peter finirà sempre per ottenere i suoi poteri ragneschi!!
Perciò non preoccupatevi, non sarebbe il nostro Spidey altrimenti ^_- 

 
  
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