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Autore: Orihimechan    05/10/2017    13 recensioni
Magnus aveva la terribile abitudine di non memorizzare i numeri in rubrica.
Non se ne era mai preoccupato più di tanto, liquidando sempre la faccenda con una scrollata di spalle fin troppo teatrale.
Un giorno però sbaglia numero di telefono e si imbatte in uno sconosciuto dall'aria interessante.
Cosa succede quando una telefonata – apparentemente – sbagliata si rivela essere quella che state aspettando da tutta la vita?
Magnus sta per scoprirlo.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO:
Magnus rimase di nuovo in silenzio "allora chi sei?" indagò
"Alec" gli rispose genuinamente
L'uomo - non tanto più - sconosciuto trattenne il respiro "quello era davvero il tuo nome?"
"Così dice il mio certificato di nascita"
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Do we know each other?





 

Epilogo

 

 

 

New York, 9 Luglio 2013.
Un anno dopo.

 


 

Alec era appena uscito dalla doccia quando il cellulare, abbandonato sopra il tavolino in salotto, prese a suonare con una certa insistenza.
Le temperature erano notevolmente aumentate quella settimana, in proporzione al suo malumore.
Ad Alec l’estate non piaceva, forse a causa della sua carnagione fin troppo chiara, o per la sua poca - se non addirittura inesistente - propensione a mostrare al mondo lembi di pelle oltre i minimi consentiti, o ancora, forse per la sua oramai risaputa avversione nell’attirare l’attenzione, cosa che, accadeva ogni qualvolta si ritrovava in costume.
Jace, reagiva gonfiando il petto nello stesso identico modo in cui un pavone si dilettava ad aprire la sua coda, Izzy sorrideva serafica, passando tra l’orda di gente con la disinvoltura che l’aveva da sempre contraddistinta.
Alec invece, preferiva lasciare le luci della ribalta ai suoi fratelli, di fatti, di fronte alle occhiate curiose o interessate della gente si limitava semplicemente ad abbassare il capo dileguandosi il più velocemente possibile. 
Ad Alec l’estate non piaceva affatto, preferiva di gran lungo l’aria fredda e pungente dell’inverno, anche perché, a detta sua, almeno non era costretto a trascinarsi per casa grondante di sudore e con la stessa vitalità di un porcospino.
Quando succedeva - più spesso di quanto desiderasse - non gli rimaneva altro che rinchiudersi in bagno, sotto il getto di una lunga e rinvigorente doccia fredda.
Il più delle volte lo aiutava, così com’era successo quella mattina.
Alec si sentiva decisamente più rilassato e molto più bendisposto verso il mondo una volta terminata la sua attività ricreativa, per questo, quando il cellulare riprese a squillare, si guardò bene dal roteare gli occhi ed imprecare pesantemente.
Strofinò i piedi sul tappeto blu in microfibra e da un cassetto accanto alla porta afferrò un asciugamano di cotone bianco, avvolgendosela dalla vita in giù, poi ne prese un’altra - dello stesso colore, ma molto più piccola - e la poggiò distrattamente sui capelli, per evitare che le gocce d'acqua sporcassero il pavimento.
Attraversò la stanza ed ignorando il telefono si diresse in cucina, mentre con una mano continuò a frizionarsi le ciocche bagnate.
Si versò un bicchiere d'acqua, fissando assorto la macchinetta del caffè spenta e ricordandosi - complice anche il brontolio del suo stomaco - di non aver ancora fatto colazione quella mattina.
Poggiò il bicchiere di vetro sulla penisola e fece per dirigersi in camera a cambiarsi quando la suoneria del telefono prese di nuovo a rimbombare intorno a lui.
Si bloccò a metà strada, sospirando affranto.
Non avrebbe dovuto lavorare quel giorno, aveva appositamente fatto gli straordinari in ufficio per riuscire a prendersi un giorno libero, si era anche ripromesso di chiudere il dannato aggeggio elettronico quella mattina, ma ovviamente - come per la maggior parte delle cose che riguardava il suo lavoro - aveva finito per fare l'esatto contrario.
Sbuffò, per qualcosa come la milionesima volta, e si voltò in direzione del tavolino basso dal design moderno, raggiungendolo velocemente.
Le sue sopracciglia raggiunsero l'attaccatura dei capelli quando vide il numero che illuminava il display, aggrottò la fronte e batté le palpebre per qualche secondo << pronto? >> rispose incerto
<< Credo proprio di stare per avere un principio di isteria acuta >> tubò una voce roca familiare dall’altra parte della cornetta.
A quelle brevi parole le labbra di Alec si distesero automaticamente - così come anche le rughe contrariate sulla sua fronte – ed il viso assunse la tipica espressione beota di quando il suo cervello registrava qualsiasi cosa avesse - anche lontanamente - a che fare con la figura tutta glitter e fascino di Magnus Bane.
<< Ci sono centri specializzati per ovviare a problemi come questi >> rispose, provando - con tutte le sue forze - a sopprimere l’accenno di un sorriso.
Magnus, dall’altra parte del telefono, sospirò pesantemente.
<< Non è il momento di fare la pantomima, Raphael, ti ho chiamato perché sono nel bel mezzo di un’emergenza, dovresti fare l’amico ed ascoltarmi. Dio ti perdonerà se, per una volta, anteporrai il mio benestare al suo >>
Alec roteò gli occhi e scosse la resta rassegnato << che succede? Presidente Miao si è mangiato tutti i tuoi trucchi? >> lo canzonò
<< Presidente sa benissimo che le cose di papà non si toccano >> ritorse Magnus.
<< Il ragazzo delle spedizioni ha sbagliato la consegna ed ora ti ritrovi con un centrino scolorito al posto di quel costosissimo tappeto persiano che ti sei ostinato a voler acquistare? >> continuò Alec
<< Jimmy è consapevole che potrebbe ritrovarsi senza lavoro - e senza arti anteriori – qual ora dovesse mai accadere una disgrazia del genere >>
Alec rise ed andò ad accomodarsi sul divano, poggiandosi lungo lo schienale.
<< Hai fatto esplodere la macchinetta del caffè? >>
Magnus sbuffò spazientito e questo non fece altro che aumentare il buon umore del ragazzo.
Con una mano si tirò indietro i capelli bagnati ed abbandonò la testa all’indietro.
<< Per chi mi hai preso? >> disse Magnus fingendosi offeso.
Alec sollevò di nuovo gli angoli della bocca e chiuse gli occhi.
<< Per una persona che condisce la pasta con lo zucchero ed il caffè macchiato con il sale dell’Himalaya >>
<< Era rosa >> si giustificò << mai visto niente del genere >>
Il ragazzo liberò una risata genuina << dovresti impegnarti un po' di più >>
<< E tu dovresti smetterla di dirmi quello che devo fare >> lo redarguì bonariamente
Alec riusciva benissimo a vedere l’ombra di un sorriso adornargli il volto.
Se lo immaginò con gli occhi ancora abbuffati dal sonno, il viso perfettamente pulito e privo della marea di cosmetici che tanto amava indossare.
Non che non gli piacessero, per Alec Magnus era affascinante qualsiasi cosa decidesse di indossare - persino con indosso i suoi ridicoli boxer con sopra l’immagine di Gandalf in costume da bagno e quelle orride ciabatte lavanda a forma di drago - ma vederlo privo di tutte quelle costrizioni non faceva altro che farlo apparire ai suoi occhi ancora più irresistibile.
<< Allora? >> disse ritornando alla realtà << qual è l’emergenza? >>
<< Ecco vedi >> rispose questi, abbassando la voce nella tipica maniera che procurava ad Alec scompensi cardiaci vergognosi << ieri sera credo di aver avuto l’orgasmo più soddisfacente della mia intera vita >>
Le guance di Alec si tinsero immediatamente di rosso.
Stava per dire qualcosa prima che Magnus continuasse a parlare - anche se al momento non lo ricordava più - ma si ritrovò con la bocca semiaperta e la lingua bloccata a metà.
<< Ed anche il sesso è stato fantastico. Tutte e quattro le volte. Cinque, se contiamo anch-..>>
<< Si va bene! >> lo interruppe bruscamente Alec, ora completamente paonazzo << h-ho.. >> si schiarì la voce << ho capito. Sei stato abbastanza chiaro >>
<< Amico >> protestò Magnus, il tono beffardo che fece venire voglia al ragazzo di sbattergli ripetutamente la testa contro un muro << tu neanche immagini le cose che mi ha fatto. Pensa che ad un certo punto si è messo a cavalcioni sopr-..>>
<< Magnus! >> urlò ora Alec alzando di scatto la testa
<< Sei un guastafeste, Raphael >>
Il ragazzo si mosse a disagio e con uno scatto felino si alzò, raggiungendo la camera da letto.
La stanza era avvolta nella penombra, la finestra di fronte a lui era aperta ma le tapparelle erano ancora leggermente abbassate, le lenzuola erano disfatte ed il letto matrimoniale vuoto.
Alec incastrò il cellulare tra l’orecchio sinistro e la spalla e con una mano si sistemò meglio l’asciugamano intorno al girovita, poi recuperò la sua maglietta abbandonata ai piedi del letto, la lanciò maldestramente sul comodino alla sua sinistra e si sedette al centro del suo giaciglio.
Ispirò piano, cercando di riprendere il controllo di sé stesso.
<< Non mi interessano i dettagli >> rispose irritato ed imbarazzato allo stesso tempo.
Magnus sospirò teatralmente << permettimi di dissentire >> lo contraddisse subito << ti facevo un tipo, come dire, piuttosto meticoloso >>
Alec istintivamente si umettò le labbra e percepì il suo respiro accelerare.
<< Il punto è >> continuò Magnus approfittando dell’improvviso mutismo del ragazzo << che questa mattina mi sono svegliato da solo, avvolto solamente intorno a delle mediocri lenzuola di lino bianco >>
Se non fosse stato troppo concentrato a mantenere la calma Alec probabilmente avrebbe alzato gli occhi al cielo.
<< E tu lo sai quanto odio svegliarmi in un letto vuoto >> concluse l’uomo.
Alec - dimentico del disagio che si era impossessato di lui - si lasciò sfuggire un mezzo sorriso, poi, si adagiò sul letto e serrò gli occhi, sospirando piano.
In quel momento si sentiva sopraffatto da così tanti sentimenti che gli sembrava impossibile riuscire a contenerli tutti senza impazzire.
Magnus era questo per lui.
Un concentrato di emozioni capace di soverchialo a tal punto da fargli perdere il controllo. Lo coinvolgeva in una maniera così disarmante e totalizzante da fargli dimenticare qualsiasi cosa.
<< Tu dici? >> sussurrò Alec
<< Io dico >> rispose all’improvviso una voce roca a pochi centimetri da lui.
Alec sobbalzò leggermente quanto sentì il materasso abbassarsi sotto di lui, ma preferì tenere gli occhi chiusi, in un misero - e sicuramente - vano tentativo di trattenere i suoi istinti più reconditi.
L’autocontrollo del ragazzo raggiunse il culmine quando la bocca di Magnus sfiorò il lobo dell’orecchio destro.
Magnus gli si era avvicinato cogliendolo di sorpresa.
L’uomo, d’altro canto, aveva faticato davvero molto a rimanere appoggiato contro lo stipite della porta della camera patronale ad osservare il suo compagno sospirare e ridere sommessamente.
Era stato anche parecchio difficile limitarsi a studiare il movimento delle scapole nude, tutti i centimetri di pelle scoperta e le punte dei capelli bagnati che ogni tanto gli si incollavano sul collo.
Si era ripromesso di far durare quella conversazione più a lungo, ma poi aveva visto la mano di Alec arpionare febbricitante il ginocchio e tutto il suo autocontrollo era sparito con la stessa velocità con la quale era arrivato.
<< Come pensi dovrei rimediare a questo problema, Raphael? >> gli sussurrò Magnus, strofinandogli piano il naso lungo tutto il perimetro dell’orecchio.
Alec schiuse occhi e sorrise << i-io.. uhm.. >> si schiarì la voce << chiedo scusa, ci conosciamo? >> domandò in un chiaro riferimento alla telefonata che aveva cambiato la loro vita circa un anno fa.
Sentì Magnus sorridere a sua volta, il respiro caldo gli solleticò il collo e lo inclinò verso sinistra in modo da permettergli un accesso migliore, qualora ne avesse avuto bisogno.
<< Non saprei >> rispose il compagno fingendosi pensieroso << stavo cercando il ragazzo che è sgattaiolato fuori dal letto senza neanche darmi il bacio che mi spetta >> inspirò e con la punta della lingua sfiorò la guancia di Alec << tu per caso lo hai visto? >>
Il ragazzo smise di respirare e si sciolse contro quel breve - ma allo stesso tempo intenso - contatto.
Magnus lo osservava dall’alto, un mezzo sorriso ad illuminargli il volto, gli avambracci poggiati ai lati della sua testa, le ginocchia divaricate lungo i suoi fianchi mentre gli respirava contro debolmente.
Alec ringraziò di trovarsi supino lungo il letto poiché - considerata la sua condizione attuale - non era perfettamente sicuro che sarebbe riuscito a reggersi in piedi.
<< Credo sia impegnato..uhm.. al momento >> sussurrò ingoiando un’abbondante quantità di saliva.
Lo sguardo di Magnus fu catturato dal movimento sensuale del pomo d’Adamo del compagno e dovette afferrare il tessuto delle lenzuola per evitare di fiondarsi su di lui e farlo suo in quel preciso istante.
<< Peccato >> si limitò a rispondere << avevo in mente giusto un paio di cose che.. >> disse - fingendo un’aria meditabonda - e fece per allontanarsi.
Alec intuì i movimenti di Magnus ed allungò repentino una mano verso di lui arpionandogli il collo, poi, con la mano libera afferrò la collana che gli ciondolava lungo il petto, ruotò il polso, avvolgendosela intorno e lo avvicinò a sé.
La distanza di un filo di capello a separare le loro bocche ansimanti.
<< Non volevo svegliarti >> si scusò Alec iniziando a fissargli le labbra.
<< Non lo hai fatto >> lo rassicurò << tuttavia, dovrai farti perdonare piuttosto bene per avermi abbandonato così >> poi con l’indice prese a percorrergli il petto nudo.
<< Sono andato a fare una doccia >>
<< Le docce condivise sono piuttosto rinvigorenti, e decisamente rigeneranti, non lo sapevi? >> ritorse quello malizioso.
Alec arrossì, non come faceva i primi tempi, quando Magnus le provava davvero tutte per metterlo in difficoltà, ma comunque nella maniera genuina e sincera che lo aveva sempre caratterizzato.
Il ragazzo aveva impiegato un po' di tempo nel capire di essersi innamorato di Magnus.
Era stato come essere travolti da un uragano - un terribile ed allo stesso tempo bellissimo uragano - una volta che l’uomo aveva iniziato a far parte della sua vita a tutti gli effetti.
Alec - mano a mano - aveva scoperto che le differenze in una coppia non necessariamente costituivano un ostacolo, al contrario, il più delle volte stimolavano la relazione, rendendola migliore.
In fin dei conti, il moro dagli occhi color del cielo era rimasto anche piuttosto affascinato nel conoscere ciò che alla fine aveva contribuito a rendere Magnus Bane la persona che era.
Magnus, d’altro canto, di era invaghito del giovane Lightwood dalla prima volta che l’aveva visto.
In realtà, era stato conquistato dalla sua voce genuina e dal suo carattere ingenuo e sincero molto, ma molto prima.
Non gli ci era voluto molto per capire che quel ragazzo dall’aria riservata aveva qualcosa che tutto il resto del mondo non possedeva.
L’autenticità.
Tutto in Alexander era autentico.
Dalle sfumature delle sue iridi, all’ebano dei suoi capelli, al sorriso disarmante; dal modo in cui si arrabbiava quando Magnus si ostinava a voler cambiare l’arredamento due volte a settimana, o dalla premura con cui ogni volta si precipitava in cucina per preparargli la colazione, anche la sua singolare gelosia ed il suo costante imbarazzo erano genuini.
E Magnus, a distanza di un anno, non smetteva mai di innamorarsene ogni volta.
Alec si sporse leggermente in avanti poggiando le tempie su quelle del compagno e si concesse un paio di secondi per respirare la fragranza legnosa e fresca che associava sempre all’esuberante figura dell’uomo che ad oggi considerava l’amore della sua vita.
Quando si erano imbarcati in quella relazione Alec aveva faticato a credere di essere il destinatario di tutta quella felicità.
Gli ci era voluto del tempo per capire che si, quello che stava vivendo non era affatto un sogno e che Magnus non sarebbe scomparso una volta aperti gli occhi.
Alec era sempre stato un tipo pragmatico e piuttosto razionale, ma Magnus era riuscito a stravolgergli la vita con una semplicità che tutt’oggi faticava a comprendere.
Il giovane Lightwood si era lasciato condizionare, aveva permesso a quella figura esuberante vestita di tutto punto di sconvolgergli la vita come nessuno aveva fatto prima di allora, e si era donato a lui, in ogni modo possibile.
Magnus, giorno dopo giorno, era diventato la sua cometa.
Lui forse non se ne accorgeva, ma ogni qualvolta entrambi si ritrovavano nello stesso posto, Alec - puntualmente - gli orbitava attorno senza neanche rendersene conto.
Si muoveva quando lo faceva lui, i suoi occhi lo seguivano quando questi decideva di allontanarsi.
Non c’era alcuna premeditazione nei loro gesti, e questo non faceva altro che accentuare la potenza dei loro sentimenti agli occhi degli altri.
Che Alec e Magnus fossero destinati a stare insieme era una conclusione a cui tutti erano in grado di arrivare, anche il peggiore degli stolti.
Alec delle volte si soffermava a ripensare alla sua vita prima di quell’incontro.
Prima dell’arrivo di Magnus Bane, prima di scoprire l’amore, prima di capire che non serve nascondersi al mondo, che non c’è niente di sbagliato nel provare sentimenti, prima di capire che non avrebbe dovuto provare vergogna a sentirsi giusto.
Perché si, Alexander Lightwood, dopo una vita trascorsa a fuggire costantemente dalle sue emozioni, ora sentiva di aver trovato il suo posto nel mondo.
Magnus invece, poteva dire di aver ricominciato a vivere nel giorno in cui quella bellissima figura dagli occhi color del cielo e capelli neri come la notte aveva fatto capolino nella sua frenetica e tormentata esistenza.
Aveva avuto notevoli esperienze, ed ancor più relazioni di quante ne ricordasse, aveva conosciuto tantissime persone, e tante altre ne aveva lasciate alle spalle, non era certamente nuovo ai sentimenti, ma lo era stato di fronte la forza totalizzante e pura delle sensazioni che Alec gli regalava, giorno per giorno.
Magnus si era accorto, non senza una notevole dose di sconcerto, che mai nessuno era riuscito a farlo sentire vivo come quel ragazzo.
Alec era la sua adrenalina, la sua linfa vitale, e così come succede per ogni cosa della quale non riesci più a farne a meno Magnus non riusciva neanche più a concepire di doversi separare da lui, neppure per un secondo, neanche per un istante, neanche per sempre.
Quella realizzazione lo colpì in pieno petto e gli fece sgranare gli occhi. Annaspò e si mosse a disagio, lanciò uno sguardo alla luce che filtrava dalla finestra e si alzò, accomodandosi sulle gambe di Alec e costringendo quest’ultimo a seguirlo a sua volta.
<< Vieni a stare da me >> disse Magnus di punto in bianco
Alec si sistemò meglio, allargò leggermente le gambe - sopraffatte dal peso del suo uomo - ed aggrottò le sopracciglia confuso << ora? E la gita in barca con i ragazzi? Lo sai quanto ho dovuto faticare per convincere Jace. Se rimandiamo tutto dubito che ne uscirò vivo >>
Magnus sorrise e gli diede un piccolo bacio su naso << non succederà, Jace sa benissimo che il mio bellissimo fidanzato è fuori dal mercato >> sussurrò indirizzando i baci sulle labbra piene e rosee del ragazzo << e comunque, mi hai frainteso >>
Alec si accigliò confuso, ma questo non gli impedì di avvolgergli la schiena in un abbraccio, incatenando lo sguardo nelle iridi magnetiche del compagno.
Magnus sollevò un angolo della bocca << vieni a stare da me >> ripeté, poi sorrise ed una piccola scintilla gli attraversò gli occhi caldi ed innamorati << in maniera permanente >>
Alec dovette scordarsi come si facesse a respirare, perché, dopo qualche minuto - che a lui sembrarono anni - fu costretto a prendere un lungo respiro per evitare che i polmoni gli esplodessero dal petto.
Non sentiva neanche più il caldo, le dita di Magnus che avevano preso ad accarezzargli le ciocche umidicce dei capelli, non sentiva neanche più gli uccellini cinguettare fuori dalla finestra, se è per questo, in quel momento non sentiva neanche più il suo cuore, nonostante qualcosa - e non era ancora nelle condizioni di stabilire cosa - gli suggerì che stesse continuando a svolgere il suo compito.
Alec aprì la bocca, trovandola secca ed impastata. Sentì una gocciolina di sudore abbandonargli le tempie e percorrergli il volto, scendere dispettosa lungo la guancia e raggiungere il collo.
Magnus, prontamente ci si fiondò sopra, risucchiandola con una lentezza disarmante.
Alec sentì la sua erezione pulsare - particolare che non sfuggì neanche a Magnus - e non riuscì ad ignorare il tremore dovuto alle scosse elettrice che presero a percorrergli le gambe.
Si mosse a disagio e non si curò di nascondere l’evidente rossore che aveva preso a colorare le sue gote.
Magnus non indossava niente oltre un paio di boxer argentati di almeno due taglie più piccole rispetto al normale. Il petto era glabro e sudaticcio, intorno al collo aveva solo due piccole collane, una più lunga rispetto all’altra, ed un piccolo orecchino sul lobo destro.
Il volto era completamente nudo, se non per qualche traccia di matita sbavata intorno agli occhi ed i capelli scuri gli ricadevano di lato mentre qualche glitter si librava per aria durante i suoi movimenti.
<< Che ne dici Alexander? >> gli stava domandando Magnus quando Alec riportò - con notevole fatica - l’attenzione su di lui << ti va di dividere l’appartamento con il fashion blogger più famoso di New York? >>
Alec aggrottò la fronte e rafforzò la presa del suo abbraccio, inclinò la testa e finse di pensarci su.
Certe volte - quando Magnus non lo imbarazzava oltre i limiti consentiti - riusciva anche ad essere piuttosto credibile.
<< Non lo so >> disse, riuscendo a simulare un tono incerto.
Fu solo per una frazione di secondo, ma Alec riuscì comunque a vedere lo sguardo di Magnus adombrarsi per lasciare il posto alla solita aria irriverente e beffarda che tanto amava.
Alec conosceva bene quella paura, così - catturato da un impellente bisogno di sentire il corpo del suo uomo quanto più vicino possibile - se lo spinse addosso, contro il petto << cosa potrebbe offrirmi, il fashion blogger più famoso di New York, per indurmi ad accettare la proposta? >>
Magnus sorrise maliziosamente, con entrambe le mani circondò il collo del ragazzo, iniziando a sfregare lentamente i loro bacini l’uno contro l’altro.
<< So essere molto persuasivo, quando voglio qualcosa, Alexander >> gli sussurrò debolmente.
L’uomo gli accarezzò i capelli con una mano, poi, la spostò piano lungo le scapole, facendola scendere lungo la schiena.
Con due dita gli sfiorò la colonna vertebrale.
Alec inarcò la schiena, seguendo i suoi movimenti << dovrai impegnarti di più questa volta >> lo redarguì bonariamente
Magnus alzò teatralmente gli occhi al cielo, ma non si allontanò di un solo millimetro.
<< Ridurrò gli ordini online da cinque a quattro volte a settimana >> acconsentì
Alec sollevò le sopracciglia << due >>
<< Tre >> lo contraddisse Magnus
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma annuì << e che mi dici dell’arredamento? >> suggerì poi
Il fashion blogger prese a solleticargli il fianco sinistro << non ti piace il retrò? >>
Alec sospirò << sai cosa intendo >>
Questa volta fu il turno di Magnus di roteare gli occhi.
<< Alexander, così mi uccidi >> esalò
Alec si morse un labbro - faticando enormemente a mantenere l’aria austera di cui si era fatto carico - ed iniziò a guardarlo con l’espressione più contrariata che possedesse.
Magnus sventolò una mano infastidito << e va bene >> disse << dirò a Jimmy di prendersi una pausa >> concordò << per qualche settimana >>
Alec assottigliò lo sguardo << per almeno un mese >>
<< Sei un vero impiastro, fiorellino >>
Il ragazzo fece per aprire la bocca ma Magnus lo interruppe repentino << non ci provare >> disse subito << so quello che mi stai per chiedere, e la risposta è no. Scordarti di vietarmi di chiamarti in quel modo, perché questa è una condizione su cui non sono disposto a patteggiare, Alexander >> lo redarguì << a meno che >> si affrettò ad aggiungere << non preferisci Bananasplit >> decretò solenne << in quel caso potrei anche accettare lo scambio >>
Alec quasi si strozzò << n-no >> sibilò << assolutamente no >>
Magnus allora sorrise << siamo d’accordo, fiorellino >> poi con la punta della lingua gli lambì la bocca << altro? >>
Alec si mosse, arpionandogli i capelli in tutta risposta << niente stupide allusioni sessuali di fronte ai miei genitori >> iniziò ad elencare << smettila di tagliare le ciocche dei capelli di Jace mentre dorme. Non approfittare dei miei turni in ufficio per bruciarmi le magliette e finiscila di nascondermi l’intimo solo per costringermi ad indossare quei dannati affari stretti ed attillati che ti ostini a spacciare per boxer >>
<< Quelle che invece tu insisti a classificare come magliette non hanno più neanche la stoffa sufficiente per farci una bandana. Nelle tue t-shirt, vivono le tarme! >>
<< Non è assolutamente vero >> lo contraddisse Alec oltraggiato
Magnus sospirò << e va bene, nessun falò con i tuoi preziosi capi d’alta moda >>
<< E? >> lo incitò il compagno
<< E la splendente chioma di Trace sarà - momentaneamente - al sicuro >> concesse << permanentemente >> si affrettò poi a specificare dopo l’occhiata di rimprovero del ragazzo.
Alec sorrise ed approfittò di un momento di distrazione di Magnus per spingerlo contro il letto e mettersi a cavalcioni sopra di lui.
<< Va bene >> disse allora
Magnus, afferrò le spalle di Alec ed inchiodò lo sguardo nelle sue iridi chiare. << Quindi è un sì? >> domandò, qualche secondo dopo aver riacquistato lucidità.
<< È un si, per te sarà sempre un si >> * confermò Alec abbassandosi per suggellare quella conferma con un bacio.
Magnus non si fece cogliere di sorpresa una seconda volta, con una mano afferrò la testa di Alec spingendola ancor di più verso di lui e con l’altra gli circondò il bacino, gli afferrò i fianchi con le unghie ed utilizzò entrambe le gambe per avvicinare ulteriormente il corpo caldo del compagno.
Aprì la bocca, accogliendo la sua lingua e succhiandone ogni centimetro, riscoprendosi desideroso di assaggiare di più, sempre di più.
Alec era un sapore che Magnus non si sarebbe mai stancato di pregustare.
<< Era un sì fin dall’inizio, non è vero? >> sussurrò Magnus quando si staccò da lui e solo dopo avergli accarezzato la guancia con la tipica dolcezza che riversava solo ed esclusivamente a lui.
Alec non rispose, si limitò solo ad annuire sorridendo.
Magnus ansimò, a corto di ossigeno, e la sua mano corse ad allontanare una ciocca nera di capelli che gli impediva di ammirare la magnificenza di quello sguardo d’oceano.
<< Il mio piccolo e dolce Alexander >> disse << e così il pesciolino rosso si è trasformato in uno squalo doppiogiochista e subdolo >>
Alec rise e strofinò il naso contro il suo.
<< Mi piace questo tuo lato brutale e spietato >> gli sussurrò alla fine, poi con colpo di reni ribaltò le loro posizioni.
Arpionò con grazia le mani di Alec e gliele imprigionò sopra la testa, gli serrò il bacino con entrambe le gambe e si abbassò in direzione del petto nudo, che si abbassava ed alzava nel tentativo di riprendere fiato. Fece scorrere la figura lungo la sua spalla, sul bicipite sinistro, lungo il petto, sulla peluria che accompagnava l’addome scolpito e sudato di Alec.
Studiò il suo ombelico e si soffermò sull’asciugamano spiegazzata - ora leggermente aperta - a causa dei repentini movimenti.
Magnus analizzò la linea del suo basso ventre e la peluria che si intravedeva dal pezzo di stoffa bianca che ancora copriva le bellezze del suo compagno.
L’uomo si passò istintivamente la lingua intorno alle labbra << che ne dici, fiorellino >> sussurrò con voce roca << tentiamo il sesto round? >> e senza neanche aspettare la risposta di Alec si precipitò a riappropriarsi delle sue labbra, certo che nessun altro posto lo avrebbe fatto sentire al sicuro come quello.


 

 

  • NB: * la frase contrassegnata è un chiaro riferimento al libro. Qui i ruoli sono chiaramente invertiti, infatti nelle cronache era Magnus a dirlo ad Alec e non il contrario. Ho adorato questa frase sin dall’inizio perciò ho deciso di inserirla. 




 

Sproloqui mentali di Orihime.

Sono in fase di negazione al momento. Sappiatelo.
Non volevo pubblicare perchè mi rifiutavo categoricamente di mettere la parola fine a questa storia, sono stata indecisa sul da farsi per qualche giorno, poi il lato lettrice accanita/inferocita/agonizzante che è in me ha preso il sopravvento ed ho capito che non potevo riversare tale crudeltà su di voi.
Perciò, eccoci qua.
Il capitolo conclusivo della storia.
Ho il magone gente.
So di averlo già detto ma tengo particolarmente a questa storia, è anche – ed ancora stento a crederci - la prima che riesco a concludere.
Si, sono davvero pessima. I know.
Comunque sia, mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo, perchè sia Alec che Magnus erano già particolarmente ed inesorabilmente coinvolti l'uno dall'altro. Ho provato per sommi capi anche a delineare gli eventi che si sono susseguiti per condurli a questo punto.
Spero con questo epilogo di non aver deluso le vostre aspettative, so che molti di voi avrebbero voluto leggere il “dopo appuntamento” ma non temete, vi ricordo che in ballo ci sono gli extra, quindi non tutto è ancora perduto.
Cosa posso dire, grazie a tutte le bellissime persone che hanno deciso di accompagnarmi in questo esperimento, grazie per tutte le cose bellissime che mi avete detto, per il vostro supporto, per le vostre interazioni, e per l'entusiasmo che avete dimostrato.
Grazie, perchè mi avete spronata ed aiutata.
La scrittura e la lettura sono due delle cose che amo di più al mondo, mi piace molto condividere le mie opinioni con qualcuno che ha in comune il mio stesso hobby ed ovviamente anche questa volta non vedo l'ora di conoscere le vostre impressioni.
Inizierò a breve a dedicarmi agli extra, posso già anticiparvi che ho finito circa una settimana fa di scrivere un nuovo capitolo per la raccolta Just us e ne ho iniziato un'altro, ma siamo ancora agli albori.
Recentemente sono stata abbagliata da Brian Kinney ed i Britin mi hanno momentaneamente deviato il cervello.
Ripeto, sono pessima. Ma dovevo provare a superare il dolore per l'attesa della terza stagione in qualche modo, perciò mi sono detta, perchè non iniziare un altro telefilm?
Questa è la storia di come Queer as folk ha iniziato a danneggiare il mio – già precario – sistema cerebrale.
Okay. La smetto, anche perchè questo angolo riflessioni si è appena trasformato in un angolo di depressione.
Chiunque voglia suggerirmi qualche idea sugli extra, discutere sui Malec, o sui Britin – perchè benchè siano passati anni dalla messa in onda della serie certe cose non tramontano mai – o su qualsiasi altra cosa voi vogliate, potete tranquillamente mandarmi un messaggio sul mio account.
Grazie di nuovo di vero cuore,
A presto. No. A prestissimo,
Un grande abbraccio,
Orihime.

  
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