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Autore: Old Fashioned    10/10/2017    24 recensioni
Londra, 1887. Nel posto di Polizia di Whitechapel cominciano a verificarsi misteriosi incidenti che colpiscono, uccidendoli invariabilmente, gli agenti veterani.
Sarà una recluta con sei mesi di servizio, Alistair MacLeod, a cogliere una sinistra coincidenza che accomuna tutti i decessi, e a decidere di indagare. Tra segreti inconfessabili, omertà e pericoli, scoprirà una terribile verità.
Seconda classificata al contest "Magiche Feste" indetto da Dollarbaby sul forum di EFP e giudicato da E.Comper
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tarocchi 1
I TAROCCHI DELLA PAPESSA NERA




Capitolo 1

L’agente Hayes era quello che si potrebbe definire un poliziotto di esperienza. La sua lanterna era così vecchia che a forza di lucidature ormai brillava. Quello che aveva in testa era già il quinto casco che cambiava, e per la fine di ognuno dei precedenti aveva da raccontare una storia talmente avventurosa che le reclute rimanevano ad ascoltarlo con il fiato sospeso.
Conosceva a menadito ogni strada, vicolo, cortile e anfratto di Whitechapel, e anche se c'erano buio, nebbia o pioggia era in grado di orientarsi nel quartiere con la sicurezza di un piccione viaggiatore.
Quella sera, la nebbia era solo moderatamente fitta, la qual cosa significava che la luce della lanterna era un cono lattescente che gli rimbalzava davanti in sincronia con i suoi passi, ma consentiva di distinguere almeno i contorni delle cose. Non come cinque anni prima, quando in pieno giorno era quasi caduto nel Tamigi perché non si vedeva che la strada era finita.
Tirò fuori lo sfollagente e con quello picchiettò qualche porta e finestra chiusa per controllare che fosse effettivamente tale.
'Sera, Jeff,” disse a un viluppo di stracci raggomitolato sotto una tettoia.
'Sera, agente Hayes,” provenne la risposta.
Arrivò al Raglan's Rest, un pub orgogliosamente gestito da un ex combattente della guerra di Crimea. Il posto era aperto e illuminato a giorno. Il padrone, in maniche di camicia e grembiule, era sulla soglia e scrutava ansiosamente il fondo della strada.
'Sera, signor Olson,” disse il poliziotto, portandosi la punta dello sfollagente al bordo del casco in segno di saluto.
Buona sera, agente Hayes,” rispose l'uomo. Tornò a scrutare la strada nebbiosa.
Aspettate qualcuno, signor Olson?”
L'altro abbandonò l'osservazione e lo fissò orgoglioso. “Potete scommetterci. Un intero carro della migliore birra di Burton. La faccio arrivare di notte perché le strade sono più libere.”
Il poliziotto annuì. “Molto ben ragionato, signor Olson,” approvò.
È con la logistica che si vincono le offensive,” sentenziò l'oste, che nel corso della guerra aveva servito in una Compagnia Comando e Servizi. Stava per aggiungere altro, quando dal fondo della strada cominciò a farsi udire un lieve scampanellio.
Eccolo!” esclamò. Poi, rivolto verso l'interno del pub: “Venite fuori, sta arrivando.”
Alcuni robusti operai si riversarono sul marciapiede.
Lo scampanellio nel frattempo andava aumentando. A esso si associarono lo sferragliare di pesanti ruote e il battere ritmico di molti zoccoli equini. “Forza, belli!” esclamò una voce possente.
Svoltò l'angolo un carro che trasportava una piramide di barili di birra.
Eccolo!” ripeté Olson. Si fregò le mani soddisfatto.
Il veicolo percorse l'ultimo pezzo del tragitto a un trotto vivace, quindi si fermò davanti al pub.
Subito vennero sistemate le rampe di legno, e gli uomini cominciarono a far scendere i barili. I corpi poderosi dei cavalli fumavano nell'aria fredda mentre essi lasciavano ciondolare la testa.
L'orologio batté tre colpi. “È l'ora del lupo,” constatò distrattamente Hayes.
Olson si voltò verso di lui. “Che cosa?”
Con lo stesso tono di mistero con cui raccontava gli aneddoti alle reclute, l'agente spiegò: “È l'ora in cui il sonno è più profondo e gli incubi sono più vividi. Ogni poliziotto la conosce bene, caro signore, perché è il momento in cui vengono commessi i crimini più efferati.” Tacque con fare significativo, poi soggiunse: “Con permesso.” Si allontanò di qualche passo lungo la via buia. Non era infrequente che bande di ladruncoli si organizzassero durante le consegne per portare via qualcosa, e voleva controllare i dintorni del pub.
Non appena uscì dal cerchio di luce del Raglan's Rest, fu investito da una sensazione di gelo mortale. Nello stesso momento udì delle urla scomposte alle sue spalle, rumore di legno che si fracassava e un baccano infernale di ruote e zoccoli. Si voltò e vide il tiro a sei al galoppo sfrenato nella sua direzione. Le bestie avevano gli occhi fuori dalla testa e schiumavano dalla bocca.

§

Questo è tutto,” disse l'agente Jackson, “Se qualcuno vuole lasciare donazioni per la vedova, la procedura è la solita, andate dal sergente Kelsey.”
La folla di poliziotti si disperse brontolando.
È un maledetto schifo,” sbottò a un certo punto l'agente Wyndham, uno dei veterani. “Uno stramaledettissimo schifo!”
Ridotto come il ripieno della cottage pie,” rincarò un altro.
Per quale motivo nessuno ha tenuto a bada quei cavalli, eh?” volle sapere un terzo, guardandosi intorno come se il responsabile dell'accaduto fosse in quella stanza. “Ma che accidenti avevano in testa?”
Forse pensavano già alla birra che si sarebbero bevuti.”
E intanto il povero George c'è rimasto secco.”
Uno schifo,” ripeté Wyndham.
Dall'angolino in cui l'avevano relegato, l'agente MacLeod, sei mesi scarsi di servizio, seguiva in silenzio la scena. Aveva conosciuto solo di sfuggita l'agente Hayes. Lo ricordava come un uomo dai capelli brizzolati, piuttosto imponente e con l'espressione bonaria. Si chiese se fosse suo dovere andare da Kelsey e lasciare qualcosa per la vedova. Quanto, poi? Non che ne avesse da sprecare, con sedici scellini la settimana, tuttavia avrebbe donato volentieri una parte della sua paga.
Mentre era immerso in quei pensieri, l'agente Wyndham lo apostrofò: “E tu che hai da guardare?”
Il giovanotto si affrettò ad abbassare gli occhi. “Niente, signore.”
Vedi di andare a fare qualcosa, invece di stare qui a squadrarmi con quella faccia da pesce lesso.”
Scusate, signore.”
Intervenne a questo punto l'agente Jackson: “Lascia stare il ragazzo. Dispiace a tutti per Hayes, ma lui non ne ha colpa.”
Non sa neanche ammanettare un ladro come si deve, eppure è ancora qui che porta a spasso la sua faccia da poppante.”
Dai, James, lascia perdere,” disse l'altro. Lo prese per una spalla. “Andiamo a berci una birra dopo il servizio? Offro io.”
Uscirono dalla stanza che Wyndham stava ancora recriminando.
MacLeod li seguì per un attimo con lo sguardo, poi si girò e vide che Kelsey lo stava fissando.
Ho detto qualcosa di sbagliato, sergente?” volle sapere.
I vecchi poliziotti sono più ombrosi dei cavalli guerci, ragazzo,” gli rivelò il superiore. “Ognuno ha i suoi pallini.”
Scusate, sergente.”
Ah, lascia perdere. A stare dietro alle manie di tutti vai a finire al Bedlam.”

§

Nonostante fosse novembre, la notte era limpida. C'erano addirittura le stelle, che facevano capolino qua e là tra le cime dei palazzi.
L'agente Pierce fece girare la lanterna, mandando il pennello di luce a frugare nel fondo di un vicolo. Un gatto saltò giù dal davanzale di una finestra e scomparve nell'ombra. Una figura rannicchiata, un bambino a giudicare dalle dimensioni, si tirò sulla testa un lembo del fagotto di stracci nel quale stava dormendo.
Riprese a camminare sulla strada. Una ragazza che non poteva avere più di quindici anni, pallida, con le labbra dipinte di carminio e un abito troppo leggero per il freddo pungente della notte autunnale, si ritirò in un adrone al suo apparire.
Va’ a casa, Molly,” le disse il poliziotto passando.
Me la paghi tu la cena?” replicò la ragazza in tono provocatorio.
L’agente si fermò. “Molly, su, fa la brava.”
Illuminata dalla lanterna, la giovane prostituta pallida aveva un’aria spettrale. Cerchiati, brucianti di febbre, gli occhi erano enormi nel viso emaciato. La pennellata di rosso delle guance sembrava dovuta più alla tisi che al belletto.
Pierce si frugò in tasca, ne trasse alcune monete e gliele mise in mano. “Tieni, ma non comprarti del gin, questa volta.”
Lei gli rivolse un sorrisetto. “Non vuoi niente, in cambio?”
È meglio di no, Molly. Buona notte.”
Riprese a camminare.
Aveva percorso quasi tutto il giro di ronda quando l’orologio della chiesa batté tre colpi. Sollevò la testa in direzione del campanile, e quando tornò a fissare lo sguardo sulla strada vide che circa trenta iarde più avanti c’era una donna. Vestita di nero, si distingueva a stento contro il buio della via.
Ella si voltò brevemente nella sua direzione – Pierce percepì l’ovale bianchissimo del viso – poi si girò e prese ad allontanarsi a passo svelto.
Signora, aspettate!” esclamò l’agente. Che ci faceva una donna sola, dall’apparenza rispettabile, in giro per Whitechapel all’ora del lupo? Decise di andarle dietro.
Signora!”
La donna proseguiva senza rallentare. La lanterna, che la illuminava a sprazzi, mostrava un severo abito nero e uno scialle frangiato, sempre nero. Portava un ampio cappello immerso in una nuvola di velo nero.
Signora, aspettate!”
La misteriosa figura sembrò indugiare per un attimo, quindi voltò bruscamente ed entrò nel cortile di una casa abbandonata che nel quartiere veniva chiamata ‘il castello’, per la sua architettura neogotica e le quattro torri angolari. Percorse il vialetto, quindi salì i tre gradini che conducevano alla porta e spinse l’anta, che cedette cigolando. Scomparve all’interno.
Signora!” ripeté per l’ennesima volta il poliziotto, a questo punto ben deciso a scoprire chi fosse la persona che stava inseguendo e cosa cercasse in quella casa. Considerò fugacemente che il castello era una magione antica e fatiscente, le cui strutture non erano più solide come apparivano, ma al momento gli parve preponderante scoprire le intenzioni della misteriosa donna.
Entrò a sua volta nell’androne buio, che puzzava di polvere vecchia e muffa. I suoi passi fecero scricchiolare le assi del pavimento.
Fece girare tutt’intorno la luce della lanterna, ma non vide nessuno. “Signora?” chiamò. Si guardò intorno e scorse il volto bianco nel vano di una porta. Si mosse in quella direzione e percepì un suono di tacchi femminili che si allontanava lungo un corridoio.
Seguendo quel rumore arrivò a una scala a chiocciola che andava verso l’alto.
Cominciò a salire. I gradini erano dissestati, e più volte si trovò a fare affidamento sulla luce della lanterna per poggiare il piede su porzioni di essi relativamente solide. Guardò in su e per l’ennesima volta chiamò: “Signora? Siete qui?”
Quando la scala finì, si rese conto di trovarsi in una delle torrette. Era in una stanza ottagonale, sulla quale si aprivano tre alte bifore, che in alcuni punti conservavano ancora qualche vestigia dei vetri colorati che le avevano chiuse. Le pareti erano attraversate da profonde crepe, l’intonaco qua e là era caduto. D’improvviso, l’aria si era fatta mortalmente gelida. L’agente fece un passo avanti e il pavimento scricchiolò. Dai muri caddero altri calcinacci. “Maledizione!” esclamò. Cercò di farsi indietro, ma con un rombo cupo la torretta collassò su se stessa.

§

Ma che accidenti ci faceva, nel castello, dico io! Che ci faceva? Lo sanno tutti che sta in piedi per miracolo, che non si entra in quel dannato tugurio.”
L’agente Jackson girava in tondo e intanto sacramentava, imprecando contro gli edifici pericolanti, il Governo che non faceva nulla per abbatterli, la dabbenaggine dei colleghi e in generale il servizio di Polizia, mal pagato e pieno di insidie.
Due incidenti mortali in meno di dieci giorni,” disse poi. “Cosa aspettano, che crepiamo uno dopo l’altro?”
Memore dell’esperienza precedente, MacLeod se ne stava fermo nel suo angolo, intento a fissarsi con il più grande interesse la punta delle scarpe.
Aveva intravisto l’agente Pierce qualche volta, ma non si poteva certo dire che lo conoscesse. Sapeva solo che era uno dei vecchi, e che era reputato da tutti un buon poliziotto.
Sono sempre i migliori che se ne vanno,” sentenziò infatti l’agente Gardner.
Già,” grugnì qualcun altro.
Calò il silenzio. Anche le imprecazioni di Jackson erano andate pian piano esaurendosi e l’unico rumore che si sentiva, a parte qualche sospettato che sbraitava nell’altra stanza, era il camminare nervoso dell’agente.
MacLeod osò alzare lo sguardo. Temeva una sfuriata, ma nessuno fece caso a lui.
Fu un altro agente giovane, Charles Campbell, che dopo un po’ andò a chiamarlo. “Mi serve qualcuno per aiutarmi a registrare gli arresti di oggi,” gli disse. L’altro si limitò ad alzarsi e a seguirlo.
Poveraccio Chris Pierce, vero?” gli disse il collega quando furono nella stanza attigua.
MacLeod annuì. “Già.” Poi, Dopo una pausa: “Voi lo conoscevate?”
Campbell sorrise. “Puoi darmi del tu, non ho tutti questi anni più di te. Comunque sì, lo conoscevo. È stato lui che mi ha insegnato tutto quando ero recluta.”
Era un agente esperto, vero?”
Sì. Ora non cominciare a dire anche tu che non ti spieghi come mai sia entrato in quella casa pericolante.”
No no, non volevo dire niente di questo,” si affrettò a rispondere il ragazzo.
D’accordo. Andiamo a vedere questi sospettati, forza.”

§

L’agente Banks fece girare la lanterna per lo spiazzo deserto. Un refolo di vento spinse una cartaccia nel fascio di luce, ma per il resto non colse il più piccolo movimento.
Era notte fonda, il freddo era pungente. Dappertutto regnava un gran silenzio.
Fece qualche passo. Davanti a lui, visibile solo per il numero di stelle che oscurava, si ergeva la mole imponente della Malley and co., una fabbrica di tessuti.
Il poliziotto si avvicinò all’edificio, di nuovo sollevò la lanterna e fece scorrere il pennello di luce lungo la recinzione.
Con un moto di stupore notò che il cancello era accostato: la catena che lo chiudeva era penzoloni su un ricciolo di ferro battuto, e il lucchetto giaceva al suolo aperto.
Si avvicinò e guardò verso la porta della fabbrica, trovando anche quella socchiusa. Strinse gli occhi. Sapeva che c’erano bande di ladri che di notte entravano nelle fabbriche e portavano via quel che trovavano, e probabilmente era incappato proprio in una di esse.
Con l’intento di sorprendere i malfattori sul fatto, si avvicinò cauto all’edificio.
Quando fu sul punto di entrare, schermò la lanterna in modo che il fascio di luce non lo tradisse, aspettò qualche secondo per abituare gli occhi al buio e si introdusse nella fabbrica.
All’interno c’era un silenzio perfetto. La luce della luna entrava dai finestroni, delineando i contorni dei grandi macchinari immoti e facendoli assomigliare a strani mostri dormienti. Camminando lungo le pareti, fece un giro d’ispezione dappertutto, senza però trovare nulla di insolito.
Fissò lo sguardo su una scaletta di ghisa che saliva. Seguì il percorso dei gradini e notò che tutt’intorno al perimetro della fabbrica correva un ballatoio di metallo sospeso al soffitto, probabilmente per controllare dall’alto il funzionamento dei macchinari.
Salì. Nel silenzio che regnava ovunque, i suoi passi risuonarono come altrettanti colpi di maglio.
Quando fu arrivato al ballatoio si guardò intorno, e gli parve di vedere una sagoma in fondo alla passerella. Si sarebbe detta una donna, con un abito nero e un ampio cappello.
Si mosse in quella direzione, e quando raggiunse il punto in cui aveva avvistato la misteriosa figura, udì il campanile battere tre colpi. Un attimo dopo, con un lungo gemito di metallo, una gigantesca ruota dentata si mise in movimento.
Che succede?” disse l’agente a voce alta, guardandosi intorno con apprensione. “C’è qualcuno?”
D’improvviso nell’enorme ambiente era calato un freddo mortale.
La ruota intanto si stava muovendo sempre più veloce, solo che non c’era nessuno ad azionarla.
Si sporse a guardare, e in quel momento una botta sulla schiena gli fece perdere l’equilibrio.

§

Era un mattino grigio. C’era una nebbia lattiginosa, che toglieva i colori alle cose. Di fronte alla Malley and co. Si muoveva un insolito assembramento di poliziotti. Tutt’intorno, a rispettosa distanza, operai silenziosi attendevano il permesso di entrare, chiedendosi nel frattempo di quanto il signor Malley avrebbe ridotto loro la paga per quel ritardo nella produzione.
Si avvicinò un carro chiuso dell’obitorio. Da esso scesero due uomini, che presero una barella ed entrarono nella fabbrica.
Non guardare quando esce,” suggerì Campbell a MacLeod.
Perché?” chiese ingenuamente il giovane poliziotto.
Stanno togliendo i resti da in mezzo agli ingranaggi. Se vedi com’è ridotto, vomiti anche quello che hai mangiato lo scorso Natale.”
Mac Leod deglutì. “Com’è possibile?” chiese poi. “In neanche un mese, tre agenti morti in servizio.”
Ti stai pentendo di aver scelto questo mestiere?”
No, ma...”
Ma?”
Il ragazzo scosse la testa e non aggiunse altro. Dopo un po’ vide approssimarsi i due uomini dell’obitorio, che portavano la barella coperta da un lenzuolo, e previdentemente distolse lo sguardo. “Non mi sembra normale,” disse alla fine.
Che cosa?”
Tutti questi morti.”
L’altro diede un’occhiata agli inservienti che chiudevano lo sportello del carro, quindi disse: “Hayes, Pierce e Banks erano poliziotti esperti, gente che aveva vent’anni di servizio come minimo. Chissà, magari dopo tanto tempo che ne vedi di tutti i colori sei portato a crederti invulnerabile. Pensi che a te non toccherà mai.”
MacLeod si voltò verso di lui. “Pensi che toccherà anche a te?”
Spero di no,” rispose l’altro con un mezzo sorriso. “In ogni caso, farò del mio meglio per non abbassare mai la guardia.”

Rientrarono alla stazione di Polizia. Gli agenti in servizio li accolsero con qualche saluto brontolato fra i denti. “Allora?” chiese uno di essi.
Fatto,” rispose Campbell. “Kelsey è qui in giro?”
Di là. Sta parlando con l’ispettore.”
Come mai?”
Vuole sapere di tutti questi incidenti. Saranno due ore che sta facendo domande su qualsiasi cosa.”
Campbell si sedette. “C’è un po’ di tè?”
Woods lo sta facendo.”
L’altro emise un sospiro. “Bene. Faceva un freddo cane su quel piazzale. E poi, Mike non è stato un bello spettacolo.” Si girò verso la recluta e disse: “Vieni a scaldarti, MacLeod.”
Il giovane si avvicinò senza parlare.
Quando furono tutti seduti intorno alla vecchia stufa di ghisa con una tazza in mano, l’agente Woods domandò: “Qualcuno di voi era in servizio ieri sera?”
I presenti scossero la testa.
Ve lo chiedo perché Brennan ha parlato con Lynch, che invece era di servizio, e lui gli ha detto che a un certo punto si è trovato davanti una vecchia vestita di nero che gli chiedeva di Banks.”
Una vecchia? E chi era?” volle sapere Campbell.
E che ne so. Ha detto che era una vecchia con un cappello grande così,” allargò le braccia, “tutta vestita a lutto.”
Che allegria,” commentò l’agente Dobbins dalla finestra cui era appoggiato, “Magari era la Morte.” Fece una risata cupa, tirò fuori qualcosa dalla tasca e si avvicinò ai colleghi intorno alla stufa. Mostrò quello che aveva in mano, ovvero una fiaschetta di metallo, e chiese: “Qualcuno ne vuole?”
Siamo in servizio, Sam,” gli ricordò Woods.
E dai, solo un goccio. Chi vuoi che se ne accorga?” Poi, dopo una pausa: “Io direi che ne abbiamo bisogno.”
In quel momento la porta si aprì e sulla soglia comparve l’agente Wyndham. Sul gruppetto attorno alla stufa calò il silenzio. Dobbins rimase fermo con la fiaschetta in mano e l’aria irresoluta.
Il veterano si avvicinò in silenzio. “Cos’hai lì?” chiese alla fine.
È solo un po’ di scotch, James.”
Dà qua,” disse, tendendo la mano con il palmo in alto. Dopo un’esitazione, l’altro vi depose la fiaschetta.
E adesso una tazza,” ordinò Wyndham. Sotto gli sguardi silenziosi dei colleghi, vi versò una buona metà della fiaschetta, vi aggiunse il tè e poi rivolse un’occhiata storta a MacLeod, che si affrettò a cedergli il posto.
L’uomo si accomodò con un sospiro, e per un po’ si limitò a sorbire la bevanda ignorando gli sguardi incuriositi dei colleghi. Infine disse: “Non avete un accidenti da fare?”
Nessuno rispose.
Cosa siete, agenti di Polizia o comari che passano la giornata a spettegolare?”
I presenti finirono in fretta le rispettive tazze di tè e si dispersero in silenzio.

Campbell e MacLeod si limitarono a uscire dalla stanza. “Il vecchio Wyndham non è mai stato molto amichevole, ma adesso esagera.” disse il primo.
Sarà preoccupato,” rispose l’altro.
Dici che ha paura che capiti anche a lui un incidente?”
Forse.” Poi, dopo una pausa: “Ma senti, quella donna… quella vecchia...”
Sì?”
Secondo te ha qualche correlazione con la fine del povero Banks?”
Campbell scosse la testa. “Sicuramente era una di quelle che si presentano a denunciare il marito che le picchia ma all'ultimo momento rinunciano.”
Perché a quell’ora? E perché avrebbe chiesto di Banks?”
L’altro alzò le spalle. “Magari il marito è rientrato a casa ubriaco e ha cominciato a dargliele. Lei non ce l'ha fatta più ed è venuta qui.”
Sì, ma perché proprio Banks?”
E chi lo sa. Si vede che per quale motivo sapeva il suo nome e ha chiesto di lui perché preferiva parlare con una persona conosciuta.”
MacLeod rimase in silenzio. C'erano ancora così tante cose che non sapeva del servizio di Polizia che non avrebbe avuto gli strumenti per contraddire il collega. “Penso che andrò in archivio,” disse poi, “Webster aveva promesso di farmi vedere come funziona.”
Auguri. Se comincia a parlare dei suoi faldoni, non finisce più.”

Il giovane agente andò a presentarsi al collega. Quando lo vide arrivare, Webster si illuminò in volto e disse: “È bello avere a che fare con i nuovi, perché sono gli unici che stanno a sentire quando parlo.”
MacLeod annuì con aria diligente.
L'archivista, un uomo gracile e precocemente ingrigito, con l'uniforme larga sulle spalle, si sistemò gli occhiali sul naso e proseguì: “Eppure, l'archivio è la memoria storica del posto di Polizia. Sapendo cercare bene, qui si trova tutto.” Si guardò intorno con aria fiera.
L'altro fece a sua volta girare lo sguardo sugli scaffali carichi di faldoni.
Bello, eh?” gli chiese Webster.
Ecco...”
Ai nuovi fa sempre questo effetto. Vieni, ti faccio archiviare delle denunce, così cominci a prendere confidenza.”
Sissignore.”
Non chiamarmi signore, siamo colleghi. Chiamami Paul. E tu sei?...”
Alistair.”
Ah, Alistair. Scozzese?”
Di Edimburgo. I miei sono venuti a Londra quando ero piccolo.”
Ma pensa un po'.” Poi, dopo una pausa: “Beh, adesso sei qui con noi!”
Prendendolo familiarmente per una spalla, l'archivista lo condusse a una scrivania su cui era ammucchiato quella che a prima vista parve a MacLeod una pila di carta straccia. “Queste sono le denunce da archiviare,” lo informò. “Io vorrei sapere come diamine le conservano, quelli di là.” Prese un registro, lo aprì su una pagina compilata a metà che lisciò quasi con affetto, quindi disse: “Qui va il nome di chi ha sporto denuncia, qui il motivo, poi la data e infine il nome dell'agente che l'ha raccolta. Tutto chiaro?”
Sì.”
Molto bene. Io vado a sedermi un po'. Sai, l'età... Se hai bisogno, chiamami.” Prese una sedia e si sistemò accanto alla stufa con un sospiro di soddisfazione.
MacLeod cominciò a lavorare. Dopo un po' Webster, che evidentemente si annoiava, disse: “Certo che è triste quello che è successo a Banks, vero?”
Già.”
Beh, qui in archivio non può succedere. Al massimo ti può cadere un faldone su un piede.” Fece una risatina.
MacLeod sollevò la testa dal registro e disse: “Mi hanno detto che è venuta una donna a chiedere di lui, ieri sera. Secondo te può avere qualche attinenza con quello che gli è successo?”
Si aspettava che Webster liquidasse la faccenda come l'eccessivo zelo del novellino, invece l'altro rispose: “Ma tu guarda che roba.”
Che cosa?” chiese il più giovane incuriosito.
L’altro assunse un’aria di mistero e disse: “Io ero in servizio, la sera che morì il povero Pierce. Ero seduto nella sala grande, con il mio bel registro davanti. A un certo punto si è presentata una vecchietta tutta vestita di nero, con un cappello che sembrava una tinozza del bucato. Me lo ricordo come se fosse ieri, anche perché quando ha aperto la porta mi ha fatto gelare anche le chiappe. È venuta avanti a passettini, poi mi ha salutato e mi ha chiesto se c’era l’agente Pierce. Credevo che fosse una sua parente, magari mezza stramba per l'età.”
Che ore erano?”
Mah, parecchio dopo mezzanotte, direi, perché le ragazze di Red avevano già smesso di lavorare.”
Perplesso, MacLeod chiese: “Che ci faceva una vecchia signora in giro a quell’ora?”
E che ne so. Però mi ha chiesto di Chris. Quando gli ho detto che stava facendo il giro di ronda se n’è andata.”
Che aspetto aveva?”
Non l’ho vista in faccia, aveva un velo nero. Sai, di quelli che portano le donne...”
Certo, ho capito.”
La conversazione si arenò. MacLeod riprese il suo lavoro, l'altro rimase a sonnecchiare accanto alla stufa. Il giovane agente ripensò a quello che Webster aveva detto: Ero seduto nella sala grande, con il mio bel registro davanti.
Controllò che il collega si fosse addormentato, quindi uscì in silenzio e andò alla ricerca dell'ultimo registro, che era ancora in uso e si trovava su un tavolino.
Risalì alla data in cui Hayes era stato travolto da un carro e trovò una nota: Ore 02.30: persona di sesso femminile e di età avanzata chiede dell'agente George Hayes, quindi si allontana evitando di fornire le generalità.

§

Mentre camminava per la strada accanto a Campbell, MacLeod disse: “Sai che la vecchia vestita di nero è arrivata anche quando sono morti gli altri due?”
L'altro si voltò a fissarlo. “Sul serio?”
La sera che è morto Pierce c'era Webster in servizio, e l'ha vista. Per quella prima sono andato a controllare nei registri.”
Hm.”
Al silenzio del collega, il più giovane chiese: “Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Ai vecchi non piace molto che si vada a spulciare nei registri. Quello che è fatto, è fatto, dicono. Se vuoi fare bella impressione, è meglio che non lo sbandieri troppo in giro che sei andato a guardare.”
Ho capito.” Poi, dopo una pausa: “E se quella vecchia in qualche modo fosse implicata?”
Hayes, Pierce e Banks erano tre pezzi d'uomini. Cosa vuoi che possa fare una vecchia contro un agente robusto e abituato a trattare con i peggiori delinquenti?”
Però si è presentata tutte le volte. Tu come lo spieghi?”
Sarà un caso.”
Tre volte? Io dico che è la madre di qualche delinquente. Magari viene ad accertarsi di dove siano gli agenti, poi manda qualcuno a occuparsene.”
L'altro non rispose.
Dici che è il caso di parlarne al sergente Kelsey?” insisté MacLeod.
Campbell stava per rispondere quando in un negozio poco lontano espose una cacofonia di grida. Un ragazzino vestito di stracci schizzò fuori come un fulmine con un involto stretto al petto.
Al ladro!” gridò dalla soglia un uomo corpulento, con un grembiule che arrivava quasi fino ai piedi.
Al ladro! Al ladro!” fece eco la folla che si andava raggruppando intorno al negozio. “Io l'ho visto!” strillò una donna, “ha preso un intero pasticcio!”
I due dovettero lanciarsi all'inseguimento del giovane malfattore e la questione venne accantonata.

Per quanto ancora inesperto, MacLeod una cosa l'aveva capita: i vecchi non parlavano volentieri con le reclute, soprattutto se si sentivano chiamati in causa su azioni passate. “Quel che è fatto è fatto,” ripetevano invariabilmente, “se non c'eri, non hai il diritto di entrare nel merito delle decisioni prese dai colleghi.”
Come tutte le regole non scritte, anche quella veniva scrupolosamente rispettata. Persino da Campbell, che pure gli era sembrato più disponibile rispetto agli altri.
Si chiese se ci fosse qualcosa che accomunava i deceduti. La morte era stata violenta per tutti e tre, ma non sembrava in nessun caso opera umana: dei cavalli si erano imbizzarriti, un edificio pericolante aveva avuto un crollo e infine un macchinario industriale si era messo in movimento, e sembrava accertato che l'incidente fosse stato causato da una valvola del vapore incautamente dimenticata aperta.
Entrò in archivio. “Salve, Alistair,” lo accolse Webster, “sei venuto a farmi compagnia?”
La recluta sorrise. “Sì, ecco... tu mi hai detto che sapendo cercare, qui si trova tutto, giusto?”
Assolutamente tutto!” asserì l'altro categorico. Poi, sistemandosi gli occhiali sul naso: “Che cosa cerchi?”
Beh, ecco...” Il giovane agente si chiese se fosse opportuno spiegare a Webster il motivo della sua presenza in archivio. Considerando l'ammonimento di Campbell, preferì evitarlo. Con la massima tranquillità, disse: “Vorrei leggere un po' di cose, giusto per farmi un'idea di come funziona questa stazione di Polizia.”
Ah, i casi più spettacolari? Ce ne sono da far accapponare la pelle, credimi.” Indicò uno scaffale che si incurvava sotto il peso di enormi faldoni gonfi di carte. “Qui ci sono le copie dei rapporti degli ultimi dieci anni, in ordine cronologico. Se mi prometti di non mettere in disordine nulla, puoi leggerli.”
Certo, prometto.”
Bravo ragazzo. E guarda quello del cinque novembre dell'ottantadue, quando arrivò un tizio che diceva di essere Guy Fawkes con la pretesa di far saltare la stazione di Polizia. Ci vollero dodici agenti per ridurlo all'impotenza.”
Va bene.”
Oppure quella della notte di Natale dell'anno scorso, quando trovammo un'intera famiglia fatta a pezzi con l'accetta, impacchettata e messa sotto l’albero come i regali.”
MacLeod estrasse il primo e più recente dei faldoni. “Darò sicuramente un'occhiata,” gli assicurò, quindi posò il contenitore sulla scrivania e sciolse i laccetti che lo tenevano chiuso.

Era ormai notte fonda quando MacLeod trovò qualcosa di interessante. Data l’ora tarda, Webster se n’era andato a casa affidandogli l’archivio, per cui il giovane agente era solo nella stanza semibuia.
Aprì il faldone che risaliva a sette anni prima, e dopo aver sfogliato alcune vicende di poco conto, si imbatté in un fascicolo piuttosto grosso, sul quale era scritto solo Malcolm O’Hanigan.
Lo tolse dal contenitore e lo posò sulla scrivania, quindi cominciò a sfogliarlo lentamente. Dapprima di imbatté in una lista di reati commessi da O’Hanigan. Il soggetto era giovane, ma aveva già una serie impressionante di violazioni a suo carico. Non solo banali furtarelli, anche ricettazione, truffa, taglieggiamento e cose del genere.
Successivamente, trovò un accertamento di decesso, del quale però era presente solo il frontespizio. Su di esso si leggeva che Malcolm O’Hanigan era morto il primo di novembre, alle tre di notte. Mancava tutta la parte relativa alle cause.
MacLeod realizzò che il primo di novembre era anche la data in cui l’agente Hayes era stato travolto dal carro. Sulla base delle testimonianze e dell’esame necroscopico, l’ora del suo decesso era stata approssimativamente fissata alle tre di notte.
Nel fascicolo c’era anche il rapporto di un arresto. Malcolm O’Hanigan era stato fermato all’una del primo di novermbre, arrestato e avviato alle celle del posto di Polizia, dove però non era mai giunto.
Lesse la lista degli agenti che avevano partecipato all’operazione e il cuore gli saltò un battito: George Hayes, Michael Banks, Clifford Adamson, Alfred Taggart, Christopher Pierce, James Wyndham, Reginald Jackson e Charles Campbell.
Emise un fischio, che nel silenzio della stanza sembrò quello di un treno in avvicinamento.
Tutti gli agenti che avevano partecipato a quell’arresto stavano morendo. Che fosse uno dei complici che voleva vendicarsi?
Pensò alla stranezza dei modi usati per eliminare i poliziotti. Forse quel qualcuno voleva che le morti sembrassero incidenti.
Quello che non capiva, era come avesse fatto il misterioso attentatore a far imbizzarrire i cavalli, a far crollare la torretta della casa e a mettere in moto il macchinario proprio nel momento giusto.
Ripose pensoso il fascicolo.

§

Il giorno dopo, Alistair MacLeod andò dal sergente Kelsey.
L’altro lo accolse affabile nel proprio studio, e gli offrì la sedia che si trovava dall’altra parte della scrivania. “Ebbene, ragazzo mio, stai cominciando ad ambientarti?” volle sapere.
Sì, signore,” rispose l’altro.
Molto bene. I giri di ronda come vanno? Le hai imparate le strade?”
Il giovane annuì. “Sì, sergente. I colleghi hanno molta pazienza con me, mi spiegano sempre tutto.”
Ma certo, voglio essere sicuri che tu impari bene il mestiere.” Gli rivolse un sorriso compiaciuto.
MacLeod annuì con fare diligente, quindi disse: “C’è una cosa che credo dovreste sapere, signore.”
Che cosa?”
Ecco, io penso di avere scoperto qualcosa a proposito della morte degli agenti, signore.”
Kelsey aggrottò le sopracciglia. Il sorriso da padre che guarda il figlio farsi la barba per la prima volta scomparve. “Sono solo tragici incidenti,” tagliò corto.
MacLeod non abbandonò il suo proposito nemmeno di fronte all’espressione di fastidio che il suo superiore aveva assunto. “Signore, ho scoperto che gli agenti morti erano tutti presenti a un fatto verificatosi sette anni fa.”
E quindi?”
Lì morì un sospettato. Ho pensato che potrebbe essere qualcuno che vuole vendicarsi, signore, magari un complice del deceduto. Se così fosse, anche gli altri agenti coinvolti sono in pericolo.”
L’altro lo fissò senza preoccuparsi di nascondere la propria irritazione. “E così, abbiamo qui un grande investigatore,” lo schernì, “uno che perde il suo tempo qui a Whitechapel, tra ladri e puttane, e che dovrebbe come minimo finire nei ranghi di Scotland Yard.”
MacLeod ritirò la testa fra le spalle.
Chi credi di essere, giovanotto?” lo redarguì il superiore. “Sei qui da neanche sei mesi e già pretendi di insegnare il mestiere ai detective?”
Ma io volevo solo...”
Te lo dico io, cosa volevi,” lo interruppe l’altro con voce dura. “Volevi metterti in mostra. Quelli che sono successi sono solo incidenti. Tragici, ma incidenti.”
Sergente Kelsey, forse avvisando gli agenti coinvolti potremmo salvare delle vite,” si permise comunque di replicare la recluta.
Chi deve stare attento lo sa già da solo. E ora va’, ho un sacco di cose da fare.” Fece un gesto come per scacciare i polli.

MacLeod si trovò in corridoio senza aver ben capito perché il sergente si fosse arrabbiato in quel modo. In fondo aveva solo cercato di dare una mano.
Si imbatté nell’agente Jackson, che lo squadrò e disse: “Che faccia! Oggi Kelsey era di cattivo umore?”
Si è arrabbiato su una cosa.”
Che cosa? Scommetto che hai lasciato aperta la finestra dello spogliatoio ed è di nuovo entrato il gatto randagio che sta nel vicolo.”
No, ecco… ho fatto delle ricerche in archivio e gli volevo far sapere i risultati, ma non mi ha voluto ascoltare.”
Mentre parlavano si incamminarono verso la zona riservata agli agenti, Jackson chiese: “Che genere di ricerche?”
MacLeod si morse un labbro. “Ecco… ti dice niente il nome di Malcolm O’Hanigan?”
L’altro si immobilizzò e gli rivolse uno sguardo di fuoco. “E tu che ne sai di quel bastardo di O’Hanigan?” sibilò, stringendo gli occhi fino a farli diventare due minacciose fessure.
Il ragazzo dovette fare uno sforzo di volontà per impedirsi di indietreggiare. “Com’è morto?” chiese.
È morto e basta. E se vuoi saperlo, non meritava altro. Visto che ti piace tanto frugare nell’archivio, perché non vai a vedere la sua fedina penale?”
L’ho già fatto, Reggie.”
Agente Jackson, d’ora in poi, per te, stramaledetto moccioso.” Gli girò le spalle e si allontanò.
MacLeod rimase a fissarlo perplesso, poi con un sospiro raggiunse i colleghi. Lì trovò Dobbins e Lynch che stavano smontando dal turno. Il primo aveva già la fiaschetta in mano e stava apprestandosi e versarne una discreta quantità nel suo tè e in quello del collega. Il giovane si accertò che nella stanza non ci fosse nessun altro e li raggiunse.
Ah, il nostro ragazzo!” lo accolse Dobbins. Allungò verso di lui la fiaschetta. “Vuoi un sorso?”
MacLeod scosse la testa. “No, grazie.”
Molto bravo,” approvò Lynch. Poi, con una risata soggiunse: “Così ne resta di più per noi.”
Forte del fatto che quando la gente ride di solito è ben disposta, il giovane agente si avvicinò e chiese: “Posso farvi una domanda?”
Oh, ma certo!” rispose bonario Dobbins. Si slacciò con un sospiro di soddisfazione il primo bottone dell’uniforme e tese una mano verso la stufa per scaldarsi. “Cosa vuoi sapere, qualcosa sul servizio?”
Ecco, non proprio. Sapete qualcosa di Malcolm O’Hanigan?”
Il sorriso scomparve dal volto di entrambi come neve al sole. I due si scambiarono un’occhiata e Dobbins bevve un generoso sorso di Whisky.
Non c’è niente da sapere su quel bastardo,” disse infine Lynch. Il tono era di quelli che non ammettevano repliche.
MacLeod li fissò uno dopo l’altro: gli sguardi bonari con cui l’avevano accolto erano stati sostituiti da espressioni di rabbia mista ad apprensione.
Potete almeno dirmi com’è morto?” tentò.
È morto e basta,” fu la lapidaria risposta. “Ha fatto la fine che si meritava.”

§

Seduti a un tavolino del pub dove erano soliti andare dopo il servizio, MacLeod e Campbell stavano sorseggiando una birra.
Che ne dici, ti stai abituando al lavoro?” chiese il secondo.
Sto cominciando ad ambientarmi.”
Beh, hai fatto un bel lavoro ieri, con quel ragazzino che era scappato di casa.”
Ho solo fatto quello che credevo giusto.”
Sei un bravo ragazzo, Alistair, lo dico sempre. Probabilmente oggi la famiglia avrà rivenduto quel ragazzino a qualcun altro, ma intanto ieri non è finito in nessun bordello.”
Il più giovane, che stava bevendo, appoggiò il bicchiere e lo fissò stupefatto. “Cosa?”
Certo, credevi che fosse andato via di sua volontà?”
L’altro annuì in silenzio.
Ti sei guardato intorno quando l’abbiamo riportato ai suoi?”
Di nuovo, MacLeod annuì: l’aveva fatto. Un tugurio sordido, miserabile, buio e gremito di ragazzini di varie età cenciosi e sporchi. La madre era una donna ossuta, con i capelli scarmigliati e la gonna rattoppata, del padre non s’era trovata traccia.
Te lo sto dicendo,” gli giunse la voce di Campbell, “giusto per farti capire alcune cose.”
Il ragazzo si voltò verso di lui. “Quali cose?”
Che hai ancora tanto da imparare, ad esempio. E che, per quanto volenteroso e rapido nell’apprendere, solo l’esperienza potrà insegnarti che cosa è come appare e che cosa, invece, è in tutt’altro modo.”
McLeod bevve un altro po’ di birra. Immaginava dove volesse andare a parare il collega, tuttavia gli chiese: “Che cosa intendi dire, Charles?”
Jackson si scusa, dice che puoi continuare a chiamarlo Reggie, ma avrebbe piacere che tu smettessi di andare a rivangare le cose del passato. Quello che è successo, è successo, è così che si dice da noi, e se non c’eri, fai bene a non metterci becco.”
L’altro emise un sospiro. “Quindi mi stai dicendo che dovrei smettere di far domande su quel Malcolm O’Hanigan.”
Campbell sorrise. “Lo vedi che quando vuoi capisci le cose al volo?”
Ma Charles, e se questo tizio aveva dei complici che adesso vogliono far fuori tutti quelli che erano presenti durante il suo arresto? Riflettici: sono già tre su otto. Quando arriverà il prossimo?”
Quando un altro agente si distrarrà durante il servizio. Quelli che hanno ucciso i nostri colleghi sono solo degli incidenti.”
MacLeod finì la birra. Rimase per qualche istante a guardare il mondo deformato dal fondo della pinta, poi riabbassò il bicchiere e disse: “Ci sei anche tu in quella lista, Charles.”
Il collega fece una breve risata. “Vuoi che non lo sappia? Ero appena una recluta, forse più giovane di te. E come te, capivo le cose solo a metà.” Finì a sua volta la birra, poi soggiunse: “Ci vogliono anni per comprendere certe faccende fino in fondo. Per entrare veramente nella mentalità dell’agente.” Tacque con l’aria di essere immerso nei suoi pensieri, infine propose: “Un altro giro?”
Il più giovane scosse la testa. “No, grazie.”
Vuoi fare bella impressione su Kelsey?”
No, è che non ne reggo più di una,” rispose MacLeod quasi con aria di scusa.
Va bene, allora ci vediamo domani in Centrale. E ricordati quello che ti ho detto, Alistair: il passato è passato. Rivangarlo non serve a nulla.”
   
 
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