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Autore: Madame_Padfoot93    13/10/2017    6 recensioni
Cosa è successo a Minerva McGranitt durante quei famosi diciannove anni "...dopo"?
Questi sono piccoli momenti di vita quotidiana della nostra professoressa di Trasfigurazione preferita, durante gli anni intercorsi tra la sconfitta di Voldemort e l'Epilogo.
La storia partecipa al contest "...dopo" II edizione di chia_3 sul forum di EFP.
Buona lettura.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Minerva McGranitt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nome forum/Nome EFP: Madame_Padfoot/ Madame_Padfoot93
Titolo: Con cuore deciso
Raiting: Verde
Note d’autrice:
Questa storia partecipa al contest "... dopo II edizione" indetto da chia_3 sul Forum di EFP.
La Professoressa McGranitt è stata, sin dal primo momento in cui è stata presentata, il mio personaggio preferito. L’ho adorata sin da quando cercava di far capire ad Albus Silente che stava facendo una cavolata a lasciare Harry ai Dursley; l’ho amata quando, svelando la capacità di potersi trasformare in un gatto, voleva trasformare Harry o Ron in orologi da taschino; mi sono commossa quando ha urlato, straziata dal dolore, per l’apparente morte di Harry. Non vi nascondo che, nonostante sia una Serpeverde, mi piace molto più la McGranitt che Piton (si… ma giù i forconi, per favore).
Quindi mi è sembrato doveroso creare una serie di ricordi ricollegati a lei; si collocano tutti dopo l’immediata morte di Voldemort fino a poco prima del famoso “19 anni dopo”. Essendo ricordi non volevo collocarli in ordine cronologico, ma in maniera un po’ confusa, proprio quando si vuole rievocare memorie dal passato. Questi piccoli flash sulla vita di Minerva coinvolgono anche altri personaggi; non ho voluto farli tutti della stessa lunghezza e alcuni potrebbero risultare sconclusionati, cercando di creare una “passeggiata tra i ricordi”. So che sembra strano trovare ricordi tristi mescolati a quelli felici, o buffi, ma non sempre possiamo ricordarci delle cose belle (così come non dovremmo ricordare quelle brutte). Ho voluto mostrare stralci della vita quotidiana di Minerva e non una storia compatta di una giornata tipo.
Il detto scozzese all’inizio della storia è stato illuminante per il titolo e credo che caratterizzi un po’ Minerva McGranitt: quello del dopoguerra è un periodo difficile per lei, è una “salita dura” fatta anche di momenti belli e speciali, che lei affronta, appunto, con un “cuore deciso”. La frase è stata ripetuta poi all’interno della storia, proprio perchè vuole essere un augurio.




Con cuore deciso

 

Affronta con cuore deciso la salita più dura”
Detto scozzese

 

 

Silenzio.
Un assordante silenzio ammantava il castello, mentre i raggi di un nuovo sole filtravano tra lo scuro fogliame della Foresta Proibita, creando piccole pozze dorate sulla superficie del lago. Guardava quello spettacolo dall’ufficio della presidenza, dove si era rifugiata, allontanandosi dalla vista di quei lenzuoli bianchi che coprivano quei corpi così piccoli. Così giovani.
Non era l’atteggiamento di una vera Grifondoro, questo Minerva lo sapeva bene, ma non riusciva a far altro che voltarsi vigliaccamente dall’altra parte, le lacrime le bagnavano il viso segnato dall’età.
Quanti occhi aveva dovuto chiudere? Poteva vederli ancora, e ancora, e ancora: la osservavano vacui ogni volta che abbassava le palpebre.
Sotto tutto quel bianco accecante i suoi studenti, che aveva visto crescere, arrabbiarsi, innamorarsi, giacevano adesso in un sonno da cui non si sarebbero mai più svegliati, mentre lei, che non aveva potuto avere figli suoi, era rimasta lì a piangere quei ragazzi come avrebbe fatto una madre.
Non poteva nascondersi ancora: doveva vederli e salutarli, un ultima volta. Uscì, diretta a quell’immensa Sala; il leggero strusciare del suo mantello smeraldo era l’unico suono che si poteva ascoltare in quel momento, tra le macerie di Hogwarts.
Dove una volta c’erano lunghi tavoli e fieri stendardi, ora vi erano solo file di rettangoli candidi vegliati da familiari ammutoliti, tra le quali l’anziana donna camminava. Riconobbe Andromeda Tonks, silenziosa e composta, che poggiava la propria mano sulle dita ancora intrecciate di Dora e Remus; una macchina fotografica era poggiata all’altezza del petto di Colin Canon; Calì si stringeva tra le braccia della sorella su uno di quei pochi lenzuoli macchiati di rosso, le vittime di Grayback.
Un unico bisbiglio si poteva appena udire, in quel tempio votato al silenzio, accompagnato da una leggera risata: George Weasley era seduto sul pavimento, le gambe incrociate, parlava al fratello, rimproverandolo bonariamente per essersi fatto ammazzare.
«Sei stato proprio uno stupido, Fred!» ripeteva ogni tanto, con un sorriso che non riusciva a coinvolgere gli occhi. Minerva si avvicinò al ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla; George sussultò e si voltò verso l'insegnante, per poi riportare lo sguardo su Fred.
«Guarda, Freddie. C’è la Professoressa McGranitt. Credo che lei saprebbe trovare parole giuste per evidenziare la tua più totale stupidità.» disse, rivolgendosi al gemello come se attendesse una risposta.
Minerva non disse una parola, ma rimase lì in piedi, muta, a vegliare i due ragazzi: con la morte di Fred, sembrò che anche qualcosa di George fosse morto con lui. Spostò una mano sulla spalla del ragazzo, meravigliandosi quando sentì le dita di lui stringergliela.
Veglia per chi sopravvive.

 

* * *

 

Sorpresa.
Quello che Harry Potter le aveva appena detto, rivolgendole un timido sorriso da sopra la sua tazza da tè, l’aveva davvero sorpresa.
Le aveva mandato una lettera giorni prima, in cui le chiedeva di potersi incontrare per “un’importante questione”, e temendo che si fosse cacciato in qualche impiccio o in pericolo, si era premurata di incontrarlo al più presto. Ma certo non si aspettava che dalla bocca di quello che una volta era conosciuto come Il-Bambino-Sopravvissuto, ma che adesso poteva definirsi uomo, potesse uscire una simile richiesta.
«Allora, Professoressa McGranitt? Vorrebbe farmi l’onore di accompagnarmi all’altare?» ripeté Harry, poggiando la tazza sul piattino che aveva nell’altra mano.
Lo sbigottimento iniziale dell’anziana donna venne mascherato dal suo classico aplomb: «Scusami, Potter, forse potrei sembrarti un po’… rigida. Ma non credi che sia meglio chiedere a qualcun altro questo onore? Alla signora Weasley, ad esempio, o a tua zia… ».
Si interruppe: si sentiva davvero spiazzata e non sapeva cosa dire.
«Beh, Professoressa. Sa bene che non potrei mai chiedere alla signora Weasley un simile favore: probabilmente avrebbe accettato ben volentieri, ma è la madre di Ginny e non voglio… come dire… “rubargliela”. – e qui Minerva alzò gli occhi in cielo, abituata alla bontà d’animo dell’uomo – Per quanto riguarda mia zia… non vuole venire al matrimonio, il che è un bene visto che sarebbero gli unici Babbani.» concluse Harry, cercando con noncuranza nella scatola, a tema scozzese, di Zuccotti.
Ci fu un momento di silenzio, finché la donna non esplose: «Oh, insomma, Pot- … Harry! Credo che tu possa trovare qualcun altro, no? Non mi fraintendere: sono davvero onorata che tu abbia pensato a me. Ma io sono stata la tua insegnante e sicuramente ci sarà qualcuno che sia più importante».
L’uomo di fronte a lei non si scompose; anzi sorrise, come se si aspettasse quella risposta: «Lo avevo detto a Ginny che mi avrebbe risposto così.» disse, rassegnato.
«Spero di non averti offeso in qualche modo, Potter.» rispose lei, dispiaciuta e rattristata. Avrebbe voluto davvero accettare quella proposta, ma che diritto poteva avere? No, meglio così: si sarebbe goduta la cerimonia come semplice ospite.
«Tuttavia, professoressa, – riprese Harry, poco dopo – devo dissentire. Lei è importante, una tra le donne più importanti per me. Mi ha sostenuto sin dall’inizio, ha visto in me abilità che non credevo di avere; mi ha difeso, sempre, contro chiunque si mettesse contro me; mi ha insegnato non solo a trasfigurare un topolino in un bicchiere, ma anche i valori del rispetto e, nonostante non sia stato molto bravo a rispettare le regole, anche della disciplina. Mi ha aiutato quando ne avevo bisogno e mi ha punito quando era necessario. Lei mi ha fatto capire qual è la differenza tra la verità e la menzogna, tra il coraggio e la vigliaccheria.* Pensa davvero di non essere importante per me perché non siamo imparentati? Beh, a me non importa. Lei è importante; e se dovessi pensare a quali insegnamenti che dovrebbe impartire una madre, penserei sicuramente ai suoi. Ora, vorrebbe farmi l’onore di accettare di accompagnarmi all’altare?»
Minerva, ormai in lacrime, annuì solamente. Ma Harry la sorprese nuovamente quando, alzandosi dalla poltrona davanti a lei, andò a stringerla in un abbraccio che lei ricambiò, imbarazzata.
«Suvvia, Potter. Non mi sembra il caso di lasciarsi andare in questo modo… »
La bellezza di potersi sentire madre.

 

* * *

 

Stanca.
Si sentiva davvero stanca e, alla luce fioca della candela, le lettere di nero inchiostro impresse sulla pergamena cominciavano a vorticare.
Avrebbe dovuto smettere di insegnare: la Presidenza richiedeva costante attenzione e conciliare gli impegni era diventato impossibile per lei. Spesso si era risvegliata seduta alla poltrona della scrivania, la piuma ancora tra le mani.
«Dovresti rallentare, Minerva. Non puoi controllare tutto.» le fece notare una voce, sopra la sua testa.
«Lo so bene da me, Albus. Ma non saprei a chi affidare la cattedra… Gran parte dei migliori esperti in Trasfigurazione sono fuggiti in America quando... Vol- Voldemort… »
«Ancora dopo due anni non riesci a dire quel nome Minerva?» la rimproverò con un sorriso Silente, avvicinandosi un po’ alla cornice.
Minerva arrossì e gli voltò le spalle.
«Oh, insomma. Vedi tu se devo farmi rimproverare da un vecchio quadro ammuffito» e detto questo uscì dalla stanza, sbattendo la porta.
«Vecchio si, ma ammuffito no… Che ne pensi Severus?», ma l’uomo in nero, nel quadro a fianco, alzò solo gli occhi al cielo in una smorfia esasperata.
Scozzese permalosa.

 

* * *

 

Raperonzoli.
Piccoli e delicati raperonzoli blu erano sbocciati su quel cuscinetto d’erba. Alcuni di questi erano così alti da coprire le scritte intagliate sulla pietra grigia, sulla quale Minerva aveva poggiato, invece, bianchi gigli dal lungo stelo.
Elphinstone Urquart riposava sereno da ormai vent’anni**, sotto quella terra soffice del cimitero di Hogsmade, da quando Voldemort era stato sconfitto la prima volta. Avrebbe voluto poter condividere ancora tanto con lui molto, molto più tempo. Ma non era stato possibile e la sua morte, così improvvisa, era stata inaccettabile per lei che ancora una volta aveva dovuto rinunciare all’amore di un uomo.
E quell’uomo l’aveva amata senza condizioni, senza alcuna riserva, pur sapendo che da quel matrimonio non sarebbe nato altro che affetto, entrambi ormai troppo vecchi per avere figli. L’aveva amata sempre, nonostante i suoi mille rifiuti iniziali.
«Ogni tanto mi sento così sola, Elphin. – sussurrò la donna, osservando la lapide – Da quando mi hai lasciato sono sempre stata al castello e non l’ho mai abbandonato; l’altro giorno, però, son tornata a casa, sai? Volevo rivivere alcuni bei ricordi… Ah, la tua tabacchiera l’ho lasciata lì, dove l’avevi lasciata».
Soffiava un leggero vento e i delicati raperonzoli si inchinavano sotto la sua forza; nell’aria si udiva il cinguettare di uccellini. Era una bellissima giornata.
«Sai… – riprese la donna – notato che la casetta opposta alla nostra era in vendita e mi sono informata… secondo te piacerà a Paciock e alla Abbott? Ora che lui insegnerà a Hogwarts, penso che si troverebbero bene lì. È un bel posto dove vivere. Dici che sembrerei un’ impicciona se gliene parlo?»
Solo il vento le rispose.

 

* * *

 

Neve.
Della candida neve si stava posando lentamente lungo le strade della Londra Babbana. Minerva si era Materializzata in un piccolo vicolo e ora camminava lentamente, temendo di poter scivolare: alla sua età non sarebbe stato affatto facile riprendersi dalla botta.
Erano gli inizi di Gennaio e abbaglianti luci colorate sormontavano le insegne dei negozi, mentre dalle vetrine si potevano ancora scorgere le decorazioni natalizie. Voltò un angolo e si ritrovò a Grimmauld Place; si diresse al numero 12, finalmente visibile dopo che i Potter l’avevano resa la loro dimora.
Ricordava ancora quando aveva aiutato una disperata Ginevra Weasley, prossima al matrimonio, a convincere la signora Black a staccarsi dal muro, per essere spostata in una piccola stanza a parte che lei e Harry avevano riservato per l’elfo Kreacher. Era stata un’impresa ardua convincere quella donna cocciuta, soprattutto quando aveva scoperto le sue origini da Mezzosangue.
Bussò brevemente alla porta, che venne aperta quasi immediatamente da Molly Weasley, raggiante: «Minerva cara, è arrivata. – la salutò la donna – Harry chiedeva tanto di lei… È sopra con Ginny. Prego, l’accompagno.» concluse, facendo entrare la Preside.
Le due donne stavano per incamminarsi verso la scalinata quando un bimbo dai capelli scuri e un viso da birbante piombò nell’ingresso in sella a una scopa giocattolo, rincorso da un affannato Ron Weasley.
«Spero… davvero… che… il mio… non sia così» cercò di dire l’uomo, cercando di riprendere fiato. James Sirius si fermò a pochi passi dallo zio, prendendolo in giro: «Tio, tei lento!», disse, ridendo e puntandogli un ditino contro. Nonostante Minerva ammirasse le doti del bimbo sulla scopa, non poté fare a meno di pensare che sarebbe stata una vera spina nel fianco quando sarebbe arrivato a Hogwarts.
Tale e quale a quei due. Sarà per caso il nome?” pensò, ma James, accortosi della sua presenza e incuriosito, scese dalla sua scopa giocattolo e le andò incontro.
«Ciao!» le disse, tendendo la manina; la donna, intenerita, fece per porgergli la sua ma il bimbo, con un ghigno furbo, la ritrasse e scappò in cucina, rincorso da Ron, che non ebbe neppure il tempo di salutare l’ex insegnante.
Minerva sospirò: in fondo cosa poteva aspettarsi da un Potter, che si chiamava James Sirius per giunta?
«Venga con me, Minerva. E scusi James: è un bimbo… beh, vivace».
La voce di Molly la riscosse dai suoi pensieri; seguì la donna lungo le scale e poi lungo il corridoio verso la camera da letto dei Potter, da cui si udivano alcune voci. Quando entrò vide Harry Potter andarle subito incontro, abbracciandola: «Professoressa McGranitt! Finalmente. – disse, per poi rivolgersi alla moglie – Guarda, Ginny: la Professoressa è qui».
Minerva venne trascinata verso una comoda sedia a dondolo, dove sedeva sorridente Ginny Potter con in braccio il nuovo arrivato, infagottato in una copertina azzurra.
«Professoressa McGranitt, – le si rivolse Harry, emozionato – le presento Albus Severus Potter».
Pochi minuti dopo Minerva era seduta sulla stessa sedia a dondolo su cui prima sedeva Ginny, tenendo in braccio il piccolo Albus che si stropicciava il viso con la manina e faceva buffe smorfie nel sonno. Inconsciamente, la sua mente volò a quel giorno, a quel primo Novembre di ormai tanti anni fa, quando si era chinata su un fagottino molto simile.
E, proprio come quella notte, ricordò la stessa frase che suo padre era solito ripeterle.
Affronta con cuore deciso la salita più dura.”
Un augurio per una nuova vita.

 

* * *

 

Sorriso.
Minerva McGrannitt non era mai stata una donna facile al sorriso e ben poche cose erano riuscite a farla ridere. Però quel giorno non poté fare a meno di sforzarsi di mascherarne uno che dispettoso, come quel ragazzino davanti a lei, cercava di sfuggirle dalle labbra.
James Potter le stava di fronte, un sorriso beffardo e gli occhi puntati dritti nei suoi, in una posa un po’ strafottente rispetto al compagno accanto a lui che continuava.
«Signor Potter, la scuola è cominciata da solo poche ore e lei è già in presidenza. È un record che neppure suo nonno è riuscito a battere… – sospirò la Preside, cercando di guardarlo con severità – Si può sapere cosa è successo?»
«Cosa vuole che le dica, professoressa? Come dice papà, sono un malandrino».
Buon sangue non mente.

 

* * *

 

Diciannove anni.
Erano passati diciannove anni da quel Maggio. Diciannove anni da quando Voldemort era stato sconfitto definitivamente. Eppure… Eppure per lei, quegli anni, erano volati.
Solo guardando le sue rughe farsi sempre più profonde, più marcate, poteva rendersi conto di quanto tempo fosse realmente passato. Certo: anche la stanchezza si faceva sentire. Ma erano più quei segni sul suo viso a farle capire come tutto stesse cambiando, come gli anni stessero correndo troppo velocemente. E lei non poteva farci nulla.
Aveva visto molti studenti crescere tra quelle mura e a troppi di loro aveva dovuto dire “addio”; molti altri la fermavano nei corridoi, chiedendole consigli, mentre quelli più vecchi, che ormai avevano lasciato Hogwarts da tanto tempo, le mandavano gufi ogni giorno.
Diciannove anni. Diciannove anni da Preside. Le sarebbe mancato tutto quello, un giorno.

Nel frattempo, avrebbe affrontato con cuore deciso la salita più dura.

 

 

 

*Sono le parole che Minerva McGranitt rivolge a Amycus Carrow quando questo si confronta con lei nella Torre di Corvonero in Harry Potter e I Doni della Morte, capitolo 30 “Il congedo di Severus Piton” (dove Harry sbrocca quando vede Amycus sputare addosso alla povera Minerva).
**Forse qualcuno non lo sa ancora, ma Minerva è stata sposata con Elphinstone Urquart, suo capo quando lavorava al Ministero della Magia (per tutte le info consultate HPWiki o Pottermore). Urquart però morì poco dopo la prima caduta di Voldemort.
*** Mi sono ispirata al primo film, anche se sul libro mi sembra che non ci sia questa parte.

 

 

Note conclusive:

Si, si lo so. Sono una stupida. Purtroppo non ho avuto modo di completare il capitolo dell'altra storia ( Non avvicinarti )...  Ma tra esami, tirocinio, pensare alla tesi... sto ammattendo e ho poco tempo. Inoltre mia sorella mi ruba sempre il pc quindi... Mi scuso!! Spero di poterla aggiornare al più presto. Sentirete ancora di me... purtroppo per voi.
Tornando a questa storia ricordo nuovamente che ha partecipato al contest "... dopo" II edizione di chia_3, classificandosi al terzo posto. Troverete il giudizio della giudice (o giudicia... o giudica... o... non saprei) tra le recensioni,
Spero vi possa piacere... fatemi sapere che ne pensate.
Io vi mando un bacione e un grande
CIRICIAO GENTE


Madame_Padfoot



 

  
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