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Autore: Blablia87    21/10/2017    4 recensioni
John Watson, ex medico militare, non ha mai utilizzato - benché gliene sia stato fornito uno come sostegno durante il periodo di riabilitazione a seguito di un ferimento in missione - un R'ent. 
Preferisce continuare a percepire la realtà attraverso i sensi, invece di riceverla sotto forma di impulsi elettrici.
John Watson non comprende come possano esistere persone, i Ritirati, che decidono di isolarsi in modo permanente dal mondo lasciando ai propri Sostituti il compito di unico filtro tra loro e l’esterno.
John Watson è convinto che, per lui, la guerra sia finita.
Fino a quando il R'ent di un Ritirato, Sherlock Holmes, non compare sulla porta del suo studio in cerca di aiuto.
[Sci-Fi!AU][Johnlock][“Android”!Sherlock]
Genere: Angst, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.”
(Oscar Wilde)


 
A chi, anche quando ero a terra, ha continuato a indicarmi il cielo.
Grazie.
 
 



 

Prologo 
 
 

Siamo tutti nati nel fango, ma alcuni di noi guardano alle stelle.”
 
Non avrebbe saputo dire con esattezza dove, o quando, quelle parole si fossero impresse per la prima volta nel suo circuito mnemonico. Forse, analizzando la propria BDM1), sarebbe potuto risalire alla precisa collocazione spaziale, all’esatto circuito stampato che aveva accolto quei vocaboli prendendo per sempre la loro forma. Ma questo non avrebbe dato comunque risposta alla domanda iniziale, la più importante eppure – in quegli attimi finali – anche la più irrilevante: negli occhi e nelle orecchie di chi, e in quali luoghi, quella frase era entrata a far parte della sua esistenza?
Si lasciò cadere a terra con un tonfo sordo, il cappotto scuro ad attutire il brusco contatto con l’asfalto umido sotto di lui.
Prese un respiro profondo - inutile, vuoto – e socchiuse gli occhi per qualche secondo, il tempo di risalire i rami verdi e rigogliosi della propria coscienza asettica.
Il suo Fingunt era in pace, ora. Poteva avvertirlo distintamente, una scarica di calore fluido all’altezza del collo.
Inspirò ancora una volta l’aria fredda della notte che muoveva ad ondate attorno a lui, raffiche di vento come onde contro il suo viso pallido. Trattenne il respiro in gola, fino a quando non sentì l’ossigeno premere contro il rivestimento della gola. Calme, lente, le particelle di gassose si fecero largo attraverso la fitta maglia di policarbonato e silicone, liberandosi poco dopo.
 
“Quando non sarai più parte di me, ritaglierò dal tuo ricordo tante piccole stelle, allora il cielo sarà così bello che tutto il mondo si innamorerà della notte.”
 
Un'altra reminiscenza - rapida come il battito di ciglia che ne aveva seguito l’affaccio alla coscienza - gli riempì gli occhi mentre, dolcemente, si lasciava andare a terra.
Sdraiato supino sul cemento gelido si spinse con il corpo verso sinistra, aiutandosi con i palmi delle mani e le suole lisce delle scarpe. Si fermò solo quando sentì i capelli sbattere contro il muro morbido della testa dell’uomo steso a pochi passi da lui. Pur non riuscendo a vederlo, immaginò che i ciuffi chiari e lisci dell’altro si stessero mescolando ai suoi, scuri e agitati come il mare in tempesta.
«Non è bellissimo?», gli domandò, alzando lo sguardo verso il cielo cosparso di stelle sopra di loro. «Lo so cosa stai pensando. Ma, anche se non mi sono mai interessate, non significa che non possa apprezzarle», aggiunse, con voce roca.
Uno dei piccoli riflessi bianchi nei suoi occhi si allungò, precipitando poco lontano prima di sparire, inghiottito dalla notte.
«Credo di essere innamorato della notte», sussurrò infine a fior di labbra, il filo iniziale, primigenio, della propria vita stretto saldamente nella mente.
Pochi attimi, e le sue pupille si allargarono sino ad inglobare le iridi chiare.
Le dita della mano sinistra a sfiorare il cotone dei pantaloni della figura al suo fianco, emise un ultimo, lento sospiro. Il petto si abbassò un’ultima volta, rimanendo immobile.
 
Nello specchio di due occhi spalancati un’altra stella si mise in viaggio, attraversandoli in un arco perfetto, argentato e lucido.
 
A terra rimasero due involucri vuoti, fatui, coperti in parte dal sottile strato di fango umido che rivestiva la strada sulla quale erano coricati.
 
Ancorati al suolo, ma con gli occhi fissi al cielo.
 
 



Note:
 
1) B.D.M., acronimo di “Banca Dati Mobile”.

Nella mia idea, i R’ent (i Replacements del titolo, ovvero i “Sostituti”) possiedono, oltre ai ricordi trasmessi dal proprio Fingunt (una parola latina che indica lo “Stampo”, l’uomo o la donna che li governa e dei quali ricalcano le forme) una piccola banca dati interna, dove incamerare informazioni secondarie, potenzialmente utili o momentanee.
 

 
Angolo dell’autrice:
 
Dal mio rientro in Italia sono cambiate tantissime cose, nella mia vita.
Ho iniziato un nuovo lavoro, sistemato casa (cosa non facile, dopo averla abbandonata per un anno intero al proprio destino!), ripreso delle importanti cure mediche dal punto in cui le avevo interrotte. E poi c’è stato - e c’è - Brainteaser, chiaramente. Che mi trascina ogni giorno in un’avventura nuova: presentazioni, concorsi, collaborazioni, recensioni…
In questo turbinio di emozioni riuscire a scrivere è diventato difficile, quasi impossibile. Mi sono seduta per giorni davanti al computer senza terminare una sola frase.
Alla fine, ho pensato che l’unico modo per potermi “rimettere in moto” fosse quello di seguire il cuore, senza sensi di colpa per cosa non stavo riuscendo a terminare.
 
L’idea per questa storia è nata tanto tempo fa. La stesura del primo capitolo è persino precedente al soggiorno a Marsiglia.
Mi sono messa di fronte al portatile e ho ripreso da dove l’avevo lasciata. In tre giorni ho scritto otto capitoli e trenta pagine, ricordandomi di quella sensazione di calore che guidava le mani quando – all’inizio della mia avventura su EFP – scrivevo qualcosa sapendo che sarebbe stata letta da persone che condividevano il mio stesso amore per qualcosa.
 
Tutta questa premessa per dirvi che sono davvero felice di pubblicare questo primo capitolo. Per me equivale a riprendere in mano le redini di tante cose.
 
Come sempre, ringrazio chiunque abbia letto fin qui.
 
A presto,
B.
   
 
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