“[…] con ambedue le mani prese la polvere arsa,
la rovesciò sul capo, sporcando lo splendido viso,
e sulla veste fragrante cadde la cenere.
Lui stesso, grande disteso in mezzo alla polvere,
giaceva, e con le mani si sfigurava strappando i capelli.”*.
[Iliade XVIII, 23-27;
traduzione di Guido Paduano]
Epilogo.
Ginny Weasley si strinse di più nel suo cappotto,
stando bene attenta a non prendere troppo freddo. Sua madre era stata molto
chiara: le avrebbe consentito di partecipare alla cerimonia soltanto se le avesse giurato di non
rischiare alcun tipo di malanno. A quel punto della gravidanza, dopo tutto il
suo stress, sarebbe stato davvero troppo pericoloso per lei e per i bambini. A
meno di due mesi dalla data del parto era sconsigliabile qualunque fonte di
stress eccessivo ed un funerale era già un azzardo.
Poco lontano
da lei, Rosemary tirò su col naso, stringendosi di più fra le braccia di
Charlie ma con una mano stretta caparbiamente a quella di suo padre, fin troppo
addolorato per potersi preoccupare di tener separati figlia e genero. Il
Dottore, che Ginny sapeva fosse il responsabile della
sopravvivenza di Hermione ai traumi della Guerra, aveva gli occhi arrossati ma
non lucidi, il viso pallido e non rasato da un bel po’ di giorni. Il fascino
trascurato che comunque riusciva ad emanare era offuscato dalle sue forti e
tormentate emozioni. Era stato nominato nuovo Supervisore delle Banshee1,
stando alle notizie che le erano giunte, ma non sembrava entusiasta.
Chi lo
sarebbe stato, al posto suo?
A pochi
passi di distanza da loro, il celebrante continuava a parlare ininterrotto,
raccontando di quanto le vittime di quel terribile attacco fossero da
considerare eroi, di quanto tutti le
avrebbero dovute tenere nel proprio cuore, ringraziandole per il loro
sacrificio.
Tutte cazzate, pensò lei cinicamente. Tra una settimana vi dimenticherete che siano mai esistite.
«Quante
stronzate» sussurrò proprio il Dottor Crave, con una
smorfia. «Le uniche persone che avrebbero dovuto essere qui sono da tutt’altra
parte» aggiunse, socchiudendo gli occhi per poter sospirare. Lei sapeva che
l’uomo aveva richiesto di rimandare i funerali ad un momento consono, in cui i
sopravvissuti avrebbero avuto modo di partecipare e rendere i loro rispetti, ma
la Confederazione non gli aveva dato ascolto. Via il dente, via il dolore, doveva essere stato il loro pensiero.
Tanto più quei funerali sarebbero stati rimandati, tanto più difficilmente
avrebbero potuto nascondere le tracce del disastro che loro avevano evitato.
«Sarebbero
passati mesi, papà, lo sai anche tu» gli rispose Rose, sollevando il viso dal
petto di Charlie il tanto necessario per potergli lanciare uno sguardo triste.
«Ophelia sarà incatenata al letto fino al momento del parto, aspettare lei
sarebbe stato deleterio per tutti» aggiunse, voltando gli occhi in direzione
dell’unico uomo seduto in prima fila, coperto da un mantello nero e con una
mano finta al posto della sinistra. Il suo uncino era stato perduto durante lo
scontro finale e lui aveva deciso di non sostituirlo, almeno per il momento.
«Almeno Barry è qui».
Crave sorrise leggermente, senza alcuna allegria.
«Barry Maine non esiste più e non credo ritornerà mai. Quello lì? È solo un
manichino conciato a dovere per portare a termine questa falsa. Non dubito che
lui voglia solo tornare da sua moglie ed assicurarsi che almeno lei non gli svanisca fra le braccia».
«Sono
certa che sia qui perché vuole, papà». Non sembrava che Rosemary fosse
particolarmente convinta delle proprie parole. «Sta dicendo anche lui il suo
addio, dopotutto. Da parte sua e da parte di Ophelia».
«Addio?
Sono solo due bare vuote2, bambina. Due bare vuote ed un gruppo di
persone che sono qui solo perché qualcuno ha detto loro che avrebbero fatto
bene a presentarsi. Non c’è una sola persona che stia piangendo, guardati
intorno». Con un gesto stanco, il Dottore si passò una mano sul viso,
stropicciandosi gli occhi. «Il suo addio l’ha dato ieri, all’inceneritoio».
Ginny rabbrividì, sentendo quelle parole. George
era andato ad assistere, preoccupato che nessuno volesse o potesse farlo.
Audrey, Edelweiss3 e Percy lo avevano
accompagnato, ma lui era stato costretto ad una uscita defilata dopo solo pochi
minuti. Era stata la bambina a prendere per mano il gemello, osservando la
scena che le si presentava davanti come se non fosse stata una macabra
esibizione di eccessive precauzioni. Stando a quanto Perce
le aveva detto, due agenti erano stati costretti a trattenere Barry Maine per
evitare che fermasse le fiamme. In tre, invece, avevano dovuto impedire che
Draco Malfoy balzasse sulla piattaforma e seguisse il corpo di Kate nel suo
destino di cenere.
Il corpo di una Negromante è la più
pericolosa delle armi, solo le fiamme potrebbero domarlo.
«La
cerimonia è stata allestita soprattutto per Winter, però» notò Charlie, senza
suonare molto convinto. «Anche lei meritava un addio, nonostante non ci sia
alcun corpo».
«E
sappiamo tutti che se non avessero messo in mezzo anche Kate, nessuno si
sarebbe presentato» si intromise Ginny, secca.
«Nessuno sarebbe venuto al funerale della figlia di Silas Mulciber,
tantomeno i rappresentati del nostro Ministero».
Crave accennò un sorriso nella sua direzione, ma
fu molto più simile ad una smorfia addolorata. «Avrei dovuto immaginare che ci
fosse qualcosa in più in lei, se avessi saputo forse sarei riuscito ad aiutarla
meglio. Ho passato quattro anni reprimendola, quando invece avrei potuto…».
Rose
scosse il capo, mentre il celebrante alzava le mani affinché le due bare vuote
potessero discendere nel terreno. C’erano già tue pietre tombali bianche alla
testa delle due fosse, identiche nella forma. In fondo, avevano ricevuto l’onore di essere seppellite nel
cimitero delle più alte personalità della Confederazione4, non c’era
da pretendere che fossero differenti dalle centinaia di altre presenti.
Winter Vane, coraggiosa fino alla fine, recitava la prima, in una grafia
elegantissima e circondata da delicati ghirigori. Era stata Hermione a
scegliere la fotografia che svettava al centro, una delle poche in cui la
ragazza era sorridente, apparentemente libera da qualunque male. Era una foto di Winter, non di Elladora:
non c’era traccia dei capelli neri o degli occhi grigi di Mulciber,
così come non c’era traccia della nera crudeltà con cui Sisifo, a detta di
Barry, aveva invaso il suo sguardo.
Katrina Bell, amatissima figlia, recitava invece l’altra, molto meno
delicata e priva di fotografie, ma coperta da molti più fiori di quanto non
fosse la prima. L’incisione era stata scelta da Barry, ma non era stato lui ad
opporsi alla scelta di una fotografia.
Kate non è mai stata fotografata, non da
quando è diventata se stessa5.
Accanto
al celebrante era apparso un uomo a Ginny
completamente sconosciuto ma dal forte accento irlandese, con folti capelli
biondi e grandi occhi verdi. Suo fratello,
pensò, riuscendo appena a trattenere una smorfia disgustata. Lo stesso fratello
che era sparito dalla vita di Katie ben prima dei suoi genitori e che si era
sempre rifiutato anche solo di parlarle dal momento in cui era stata smistata a
Grifondoro. Quel fratello era stato
chiamato a prestare l’ultimo saluto, perché nessun altro se l’era sentita.
Nessuno aveva pensato di conoscerla abbastanza bene da poterlo fare. Barry non
lo stava guardando, ma non aveva neppure accennato a lamentarsi. Il suo sguardo
era semplicemente puntato sulle due lapidi bianche, quasi sperasse di vederle
frantumarsi all’improvviso.
Con un
gesto delicato, Ginny si posò la mano sul ventre
rigonfio, pregando mentalmente che i suoi figli si calmassero. Erano stati
molti attivi nelle ultime settimane, forse in risposta a tutto il suo dolore.
Lei era felicissima, naturalmente: erano stati loro l’unico appiglio che le
aveva consentito di non crollare, di non lasciarsi andare sotto il peso di
quanto era successo. Di non lasciarsi annegare nella disperazione.
«Mia sorella…».
«Mi da fastidio anche solo sentirlo parlare, quel figlio di
puttana» sibilò il Dottore, pizzicandosi nervosamente la radice del naso. «Dopo
essere arrivato a romperle il naso per evitare che facesse la spia ai loro
genitori, ha anche l’ardire di venire e parlare al suo funerale! Se solo mi
avessero lasciato organizzare questa pagliacciata, non l’avrei permesso»
ringhiò, furioso, incurante di aver attirato gli sguardi confusi di molti dei
presenti. Ginny ricordò improvvisamente quel primo di
settembre del suo quinto anno, quando Katie si presentò a scuola con il naso
tutto storto e chiese alla Chips di sistemarlo, lamentandosi di un incidente
con la scopa.
Oh, Merlino.
Tutt’intorno
a loro era riuscita a riconoscere tanti ex compagni di scuola, partendo da un
distrutto Oliver Baston – fortunatamente non accompagnato da sua moglie6
– fino ad arrivare a Marcus Flint6, passando per tanti altri che
avevano solo avuto modo di conoscere Katie superficialmente ma che avevano
voluto comunque porgerle l’ultimo saluto. Nessuno
di loro, neppure Oliver, l’avrebbe rimpianta davvero e certamente non per
troppo tempo. Katie era riuscita ad annullare se
stessa, negli ultimi anni, fino a diventare un semplice ricordo d’infanzia.
Winter, invece, semplicemente era come se non fosse mai esistita, solo l’ultimo
nome di un albero genealogico che aveva dato i natali a pazzi ed assassini.
Questo funerale è una sciocchezza.
Quando anche
un cugino di quarto grado dei Mulciber prese la
parola, lei decise di averne avute abbastanza. Con un gesto veloce si congedò
dal fratello e dagli altri, tranquillizzandoli velocemente sul suo non aver
bisogno di essere accompagnata. Aveva ancora l’autorizzazione a
smaterializzarsi, a patto che non lo facesse mai per distanze eccessive e che
non lo facesse troppo spesso. Buttarsi alle spalle la lunga distesa di tombe di
Hero’s Tears e ritrovarsi all’ingresso del San
Mungo non fu affatto difficile ma, anzi, ebbe un che di liberatorio. I corridoi
dell’ospedale le erano familiari quasi come quelli della Tana e le infermiere
avevano preso a sorriderle come se fossero state delle sorelle.
La stanza
cui era diretta era l’ultima sulla sinistra nel lungo corridoio riservato alla
lungodegenza. Era una stanza privata, su sua insistenza, così che potesse
andare e venire a suo piacimento, senza le restrizioni che l’ospedale le
avrebbe sicuramente imposto. Era un ambiente apparentemente più ampio rispetto
alle altre stanze, ma si trattava più che altro di un’illusione dettata dal
ristretto numero di letti presenti. Dove altrove se ne sarebbero potuti trovare
quattro o cinque, lì ce n’erano solo due, di cui uno dotato di separatori verdi
con fiorellini rosa. In quel letto, anche in quel momento, Hermione era intenta
a fissare le pagine di un libro qualunque, illudendosi di star leggendo
nonostante la sua mente fosse offuscata dai pensieri. Seduto accanto a lei,
come sempre, Fred le accarezzava una spalla, fornendole il minimo conforto
sufficiente affinché non si dimenticasse che lui fosse ancora lì, con lei.
Nonostante fosse migliorata molto, dal suo risveglio, ancora la notte si
svegliava in preda al terrore più cupo e più di una volta Fred stesso era stato
costretto a restare al suo fianco, così che lei potesse trovarlo sano e salvo.
«Ciao,
Gin» la salutò la sua migliore amica, mettendo fine a quella pagliacciata del
libro e sorridendole stancamente. «La cerimonia è già finita?» le chiese,
facendole cenno di avvicinarsi e di sedersi all’unica poltrona che le
infermiere avevano portato nella stanza proprio per lei.
Anche
Fred le sorrise, allungandosi per darle un leggero buffetto sulla guancia e poi
una carezza sul ventre gonfio. «Spero tu non ti sia stancata troppo, la mamma
potrebbe perdere la testa per la preoccupazione e tu ti ritroveresti in castigo
come quando avevi cinque anni».
Scuotendo
il capo, Ginny cercò di mostrarsi almeno un po’ più
tranquilla di quanto in realtà non fosse. «No, ma quando hanno chiamato Liam Bell per ricordare Katie ho deciso che non ne valeva
la pena. Avrei dovuto darvi ascolto e restare qui» ammise, sospirando. Si voltò
un momento ad indicare il letto vuoto di Harry. «È andato da Ophelia? Credevo
che avrebbe usato la sua unica ora d’aria per dopo il funerale, al ritorno di Barry. Soprattutto dopo quello che
è successo ieri».
Hermione
tremò visibilmente, facendola pentire di aver aperto bocca. Parlare del
funerale davanti a lei non era certamente una buona idea. «Ha chiesto al medico
uno strappo alla regola. Andrà comunque da Ophelia, ma ci andrà dopo» spiegò,
mordendosi il labbro inferiore per aiutarsi a mantenere la calma. «Ieri,
quando… quando Barry è tornato, lo abbiamo sentito crollare davanti a sua
moglie» mormorò, asciugandosi una lacrima dalla guancia. «Lo abbiamo sentito
piangere ed io… io non lo avevo mai
sentito piangere» ammise, la voce ridotta ad un sussurro.
«Come
dargli torto? George è stato sul punto di uscire e se non l’ha fatto è stato
solo per Edelweiss» si intromise Fred, senza guardare la sorella negli occhi.
Il suo sguardo era puntato al soffitto, le braccia incrociate al petto. Neppure lui era andato all’inceneritoio. «La bambina gli ha detto che Kate
meritava che la sua famiglia le dicesse addio… anch’io sarei dovuto andare, ma
l’idea di restare lì mentre…».
Ginny strinse per un istante le labbra, indecisa
se chiedere o meno. Fra le persone informate dei fatti, Hermione e Fred erano
quelli che più difficilmente le avrebbero dato dell’insensibile. «Ha urlato?
Harry… Harry ha detto che aveva gli occhi aperti».
Fred
rabbrividì, piegandosi in avanti per poggiare i gomiti sulle ginocchia e
prendersi il viso fra le mani. «Capisci perché non sono potuto andare? Io…
quando l’ho vista mi è sembrato quasi stesse per alzarsi da quel lettino e
parlarmi. Non avrei sopportato di vederla bruciare, avrei dato di matto quasi
quanto Malfoy».
«Era
davvero l’unica via? Siete sicuri di non…» di
non averla uccisa voi? Non riuscì a finire la frase, ma l’occhiata che
Hermione le lanciò le fece comprendere che il messaggio fosse giunto a
destinazione.
Fu
proprio l’altra donna a parlare, dopo aver espirato dal naso. «Quando ci siamo
svegliati dall’esplosione, Kate era…» alzò la mano per fare un gesto vago. «Non
so spiegarlo, ma non sembrava più umana.
I suoi occhi neri sembravano quasi brillare e la sua pelle era di un bianco ben
più puro dell’avorio. Non ho mai visto una creatura più spaventosa e potente,
credimi. Non c’era nulla della vecchia Katie lì, si era lasciata annientare per
assorbire il potere emanato da Sisifo ed evitare che noi potessimo morire tutti
nell’esplosione». Per un istante, Ginny la vide
lanciare un’occhiata pensierosa in giro, quasi avesse temuto che qualcuno
potesse balzar fuori per impedirle di parlare. «Non era da sola. Al suo fianco
c’era qualcuno. Non avevo idea di chi
fosse ma era così… così bello, Gin.
La creatura più bella che avessi mai visto, con capelli bianchissimi e grandi
ali nere. Ha preso Kate fra le braccia e l’ha stretta con così tanta
delicatezza…».
Ginny si accigliò, curiosa. Harry non le aveva
dato dettagli, lui era stato ritrovato molto dopo, quando le Banshee avevano
ben pensato di cercare sotto le macerie che l’esplosione dell’Obscurus aveva provocato. Lui e Nott
erano sopravvissuti per miracolo, incastrati sotto strati e strati di pietre e
colonne che avevano fornito loro un provvidenziale rifugio. Erano entrambi
malridotti ma fortunatamente ancora vivi. Ginny non
avrebbe mai smesso di ringraziare per la sua fortuna sfacciata. Dover lasciare
che lui restasse in osservazione per un mesetto era il minore dei mali. «Chi
era? L’avete scoperto? Gli angeli non
esistono, Hermione».
Fred
accennò un sorriso, scuotendo leggermente il capo. «Lo sappiamo, sorellina» la
rassicurò, grattandosi la fronte aggrottata. «Ma se già ti senti scettica, è
inutile che Hermione continui. Questa storia è piuttosto irreale, devi avere
una mente aperta ed essere certa che nessuno di noi due potrebbe mai mentirti
al riguardo».
Le
premesse non erano certo delle migliori.
«Da sola,
Kate si sarebbe immediatamente ridotta ad un guscio vuoto, dopo aver assorbito
il contraccolpo dell’esplosione causata da Winnie» spiegò la donna, stringendo
per un istante le labbra. «È stata aiutata dall’unica creatura che avrebbe
potuto ridarle abbastanza stabilità da tornare indietro e dare i suoi addii.
L’unica creatura che non potrebbe mai risentire del potere della morte perché,
in fondo, è essa stessa morte, il Capostipite di tutti i negromanti» riprese,
lanciando a Ginny un’occhiata che sembrò promettere
follie d’ogni tipo. «Sto parlando di Thanatos, il dio della Morte. So che ti sembrerà ridicolo ed assurdo
ed ogni altra cosa che ti verrà in mente, potrò anche trovarti delle vere prove
dopo, ma per adesso ti posso garantire che sia la verità. Lui era lì per Kate».
Quelle
erano… informazioni ben più folli di quanto Ginny non
avesse messo in conto ed in qualunque altro istante avrebbe riso e cercato di
far confessare loro lo scherzo. Purtroppo, però, Fred non sembrava in vena di
scherzi ed Hermione non lo era mai stata, non per le questioni davvero serie.
Qualcosa le suggeriva che fare ironia sul sacrificio di una sua cara amica non
fosse proprio nel suo stile. Con un certo sforzo, allora, si costrinse ad
annuire ed assorbire, per quanto parzialmente, quell’informazione. «Se davvero
era il dio della Morte… perché Kate alla fine è morta lo stesso? Hai detto che
l’ha riportata indietro».
«Il suo
danno era troppo grave» spiegò, Fred, la voce ridotta ad un sussurro. «La sua
anima era già indebolita per aver resuscitato prima me e poi parzialmente
Malfoy, aver riportato indietro lo spirito della madre di Winter le ha dato il
colpo di grazia. La sua… essenza? Sì,
credo di poterla definire così, la sua essenza
si è consumata, è diventata così debole da non avere più potere sul suo corpo.
Era letteralmente più morta che viva,
nonostante il suo corpo fosse intatto». Hermione si allungò per stringergli la
mano e dargli coraggio. Non tentò di sorridere, ma riuscì comunque ad
infondergli un po’ di tranquillità.
«La sua
anima era in agonia. Quando la Morte l’ha riportata indietro, la prima cosa che
ha fatto è stata urlare» si intromise
Hermione, con una smorfia. Le sue braccia nude erano ricoperte da pelle d’oca,
il suo sguardo vacuo.
«Il suo
dolore era terribile» mormorò Fred. «Io ero legato
a lei, sentivo… sentivo la sua agonia come un dolore nel petto. Era solo un’eco
ma… era così nitido, Ginny, come se l’avessi vissuto io stesso ma tanto tempo
fa, come se lo stessi ricordando. Era come se qualcuno la stesse spellando
viva, gettando acido sulla sua carne scoperta».
Ginny avrebbe potuto tentare di immaginare cosa potesse voler dire, ma il movimento dei
suoi bambini nel ventre la fermò. La sua priorità era mantenere il pieno
controllo sulle sue emozioni, così da non metterli a rischio, non più. «Credevo
che tu fossi… beh, incosciente». Quella era stata la versione che il Dottor Crave le aveva riferito, quantomeno, quando era giunto alla
Tana per portare notizia alla famiglia.
Fred
accennò un sorriso senza ilarità. «Io ero morto,
Ginny. Mi sono risvegliato percependo questa
terribile sensazione, abbastanza forte da farmi vomitare anche il pranzo di
Natale di sei anni fa» le disse, fermandosi un istante per deglutire e
riprendere fiato. «Ero morto di nuovo,
eppure ero improvvisamente tornato in vita e non sapevo perché».
«Anche
Malfoy era morto. Anche il bambino di Ophelia» si intromise Hermione. «Anch’io
ero morta, perché troppo vicina all’esplosione. Eppure ero di nuovo lì, a
guardare Thanatos negli occhi ed a sentire le urla disperate di Kate».
«È stato
lui?».
Fred
singhiozzò, una mano a coprirgli il viso. Ginny si
sentì morire all’idea di ciò che la sua famiglia avrebbe passato se nessuno di
loro fosse ritornato. «È stata lei, Ginny. Thanatos ha detto che… che lei ha voluto riportarci tutti indietro».
«Non
sappiamo perché, non sappiamo come. Il dio della Morte ci ha solo detto che la
sua bambina ha sacrificato ogni sua speranza per dare a noi una nuova
possibilità e che avremmo fatto bene a vivere ciò che ci restava al meglio, per
onorare i suoi desideri», Hermione strinse di più la presa su Fred, voltandosi
per un istante verso la porta. «Lui ci avrebbe lasciati marcire tutti per
essere stati così inutili. Se siamo
qui, è solo grazie a Kate».
«Ma…
come? Perché? Cos’è successo dopo?».
«Ha fatto
qualcosa per calmare Kate, le ha dato un paio di minuti per porgere i suoi
saluti. Non ho idea di cosa abbia detto a Barry ed Ophelia, so solo che lei ha
perso di nuovo i sensi e lui… credo sia morto un po’. Non ha più detto una
parola a nessuno, se non a sua moglie
e… beh, a Malfoy» spiegò velocemente lei, allungando la mano libera per
prendere quella di Ginny. «Quando poi lei si è
voltata verso Draco… oh, Gin, credo
che lui fosse certo che sarebbe morto con lei. Le ha sorriso così dolcemente, non sembrava neppure lui. Ma
lei lo ha baciato e lui…».
Un
campanello d’allarme risuonò nella mente di Ginny.
«Tu sei stata ricoverata per l’intossicazione per l’eccessiva esposizione al
veleno del ragno. Harry perché non c’era un solo osso integro nel suo corpo.
Ophelia è in condizioni fin troppo delicate. Ma Malfoy…» deglutì, guardando in
viso il fratello e l’amica. «Ha tentato di suicidarsi, non è vero?».
«Il
legame che lo univa a Kate era ben più forte di quello che la legava a me. Se
esistessero delle anime gemelle, probabilmente loro lo sarebbero state. Quando
ha capito che lei non lo avrebbe portato con sé ha perso la testa, ha tentato
di usare la Maledizione che Uccide su se stesso, poi
ha provato a pugnalarsi. È stato Barry a tirarlo via, gli ha detto che avrebbe
dovuto prendersi cura del corpo di Kate».
«Per
questo non è uscito dalla camera ardente per settimane».
Hermione
annuì. «Dopo ieri… lo hanno dovuto placcare in tre. Harry ha pensato di raggiungerlo e assicurarsi che non faccia
sciocchezze. Se c’è qualcuno che ha imparato a trattare con il lutto, quello è
lui».
Nonostante
fosse ancora piuttosto piena di domande, Ginny annuì.
Portandosi
una mano al ventre, sentì il piccolo Sirius fare le capriole, spingendo anche
sua sorella a muoversi.
Erano tutti vivi e lei non avrebbe mai smesso
di ringraziare Katie Bell per questo.
***
«Non è un
buon posto per pensare, questo».
Con una
certa difficoltà, Draco trovò la forza di voltarsi e guardare Potter negli
occhi per una totalità di tre secondi, per poi tornare a concentrarsi sulla
piccola tomba davanti a lui. Era seduto lì da prima dell’alba e, guardandosi
intorno, si rese conto che fosse ormai quasi il tramonto. Non si scomodò a
stiracchiarsi, non aveva dubbi che braccia e gambe fossero intorpidite.
«Questa è
proprietà privata, Potter» commentò, mentre l’altro si sedeva al suo fianco,
senza neppure chiedergli il permesso, proprio come il villano che lui aveva
sempre saputo fosse. Non si cresce fra i
babbani senza risentire della loro pessima educazione, pensò, senza
tuttavia esternare l’insulto ad alta voce. Non ne valeva la pena. «Come facevi
a sapere che mi avresti trovato qui?».
Lui gli
dedicò un’occhiata esasperata. «Non saresti mai andato al funerale di una bara
vuota ed il dottor Crave mi ha detto che le ceneri di
Kate sono sparite dal suo laboratorio. Eri tu
a dire che lei avrebbe dovuto riposare nel suo giusto posto e non in un vaso su
una mensola» gli disse, alzando gli occhi al cielo. Anche lui, poi, guardò la
piccola pietra tombale davanti a lui. «Sono contento che tu l’abbia portata
via, comunque. Non sono certo che la sua promessa di non usarla per esperimenti
potesse essere considerata affidabile».
Una morsa
gelida strinse lo stomaco di Draco, facendogli venire il voltastomaco. Se
avesse mangiato qualcosa, negli ultimi due giorni, avrebbe certamente vomitato
anche l’anima. «Non era il suo posto. Lei deve stare qui, con me».
Potter si
guardò intorno, curioso. «Non avrei mai pensato di mettere piede nel mausoleo
dei Malfoy, tantomeno non senza un mandato di perquisizione» ammise, arricciando
il naso alla vista dell’appariscente
catafalco del prozio Herbert, decorato con bassorilievi erotici per commemorare le sue innumerevoli storie d’amore. Il
prozio Herbert era sempre stato un po’ particolare. «Non sono certo che lei
avrebbe apprezzato la compagnia».
Draco gli
lanciò un’occhiata storta, senza prestargli troppa attenzione. La sua mano si
allungò per sfiorare leggermente le parole incise nel marmo. «Tutti i Malfoy
riposano qui, anche i miei genitori. Anch’io resterò qui, presto o tardi. È il
nostro posto ed il suo è accanto a me. Sarebbe diventata la moglie di Lord
Malfoy, come tale dovrà riposare».
Potter
strinse le labbra ma, alla fine, annuì. «Ophelia mi ha spiegato qualcosa al
riguardo. Per quanto irreale, immagino che tu abbia i tuoi motivi per parlare
così» disse, passandosi distrattamente una mano fra i capelli. «Era proprio
necessario quel nome? Non eravate
certo sposati».
Le dita
di Draco ebbero uno spasmo, ancora posate sulle lettere dorate dell’incisione.
Kate
Malfoy
13/02/1979
– 26/03/2002
Nella
morte ha trovato il suo trionfo.
«Katie
Bell è morta in una caverna in Romania7» spiegò, ritirando la mano e
nascondendola in grembo, come se si fosse scottato. «Nel momento in cui è
rinata, lei è stata mia, come io sono
stato suo. Sono stato io a trovarle il suo nuovo nome ed io mi ero ripromesso
di darle un nuovo cognome, di… di riabilitarci entrambi ed avere una lunga vita insieme». Si rese conto di
aver iniziato a piangere solo quando una lacrima lasciò la sua guancia,
infrangendosi al suolo. «Merlino,
guardare Ophelia mi aveva anche fatto pensare che un giorno avremmo avuto dei
bambini e che saremmo stati dei genitori migliori dei nostri. Sono stato un
idiota».
Sorprendentemente,
non scansò via la mano di Potter quando lui la posò sulla sua spalla. «Non
idiota, solo umano. Non c’è nulla di
male in questo. Come non c’è nulla di male nel soffrire come cani nell’essere
lasciati qui, vivi, mentre chi amiamo non ce l’ha fatta».
Con un
gesto disperato, Draco si prese la testa fra le mani. «Avrebbe potuto sopravvivere,
Potter. Suo padre avrebbe potuto aiutarla, se lei non si fosse consumata per
riportarci tutti indietro. Ha detto che non poteva permettere che tutti noi
morissimo per un errore della sua
famiglia» sputò, sentendo l’odio verso Thanatos, Eros, Sisifo e tutti gli
altri dannati mostri della sua vita crescere dentro di sé. Kate si era
sacrificata perché non poteva permettere che qualcun altro pagasse per gli
errori della sua famiglia.
«Sei… sei
sicuro che sia quello il motivo?» gli chiese Potter, suonando improvvisamente
indeciso. «Perché tu eri fra i morti,
Malfoy. Per sopravvivere, lei non avrebbe potuto riportarti indietro e di certo
non avresti voluto continuare ad andare avanti come uno zombie» gli fece
notare, parlando lentamente. «Hermione, nonostante tutto, era sua amica, Fred
era praticamente un fratello. Quanto al figlio di mia cugina…» accennò un lieve
sorriso, triste al pensiero delle pene che Ophelia stava attraversando per
sfruttare al meglio la seconda possibilità ottenuta. «Credi che avrebbe mai
accettato che qualcuno di voi potesse morire?».
Draco
restò in silenzio. Ovviamente aveva
pensato a quella possibilità, faceva solo troppo male per poterla considerare reale. «Lei aveva già deciso che sarebbe
morta» ammise, con un filo di voce. «Dal momento stesso in cui mi ha
parzialmente riportato indietro, lei… lei aveva deciso che non sarebbe più
uscita da quella stanza».
«Grifondoro,
coraggiosi fino alla stupidità, disposti a sacrificare tutto per il bene
altrui». Potter gli strinse più forte la mano sulla spalla, allungandogli un
fazzolettino. «Sarò sempre in debito con tutte le persone che si sono
sacrificate per me, partendo dai miei genitori ed arrivando anche a Ron, ma…»
scosse il capo, sospirando. «Non li perdonerò mai per avermi reso un sopravvissuto. Chi muore smette di
soffrire, chi resta… chi resta soffre anche per loro».
Draco
singhiozzò più forte. «Come fai a sopportarlo? Come? Ogni respiro è come una pugnalata, non vorrei far altro che
porre fine a tutto e raggiungerla». Alzò lo sguardo cristallino in quello verde
di lui, distrutto. «Come posso sopravvivere se ogni cellula del mio corpo mi
sta supplicando di morire?».
«Devi
ricordare a te stesso perché chi ami
ha dato la vita. Devi ricordarlo e vivere per evitare che la loro morte sia
stata inutile» gli rispose lui, guardando la pietra tombale con un leggero
sorriso. «È difficile, lo so, ma tu
dovrai stringere i denti ed andare avanti. Quando vi rivedrete, non dovrai
darle motivo di essere arrabbiata con te per aver sprecato il suo dono. È un
modo di onorarla, in un certo senso, di portarle rispetto. Sirius è morto come
un fuorilegge, ma io sono riuscito a rendere nota la verità. Remus è morto dopo
una vita trascorsa da reietto, io sono riuscito a fargli ottenere l’Ordine di
Merlino postumo8, così che suo figlio possa sempre essere fiero di
lui» spiegò, tornando a guardarlo. «Kate è morta da eroina, ma nessuno, se non noi, terrà il suo ricordo nel cuore. Lei
non è stata mai amata in vita, non davvero… quale potrebbe essere il miglior
modo di ripagarla, se non ricordarla?».
Draco si
passò la mano fra i capelli, accettando il dannato fazzolettino che lui gli
stava ancora porgendo. «Vivrò una vita a metà, lei lo sa. Avrebbe potuto portarmi con lei, sarebbe morta comunque e
saremmo stati insieme. Ophelia non avrebbe mai permesso che venisse
dimenticata».
«Ma chi
si sarebbe ricordato di te?». Potter
inarcò le sopracciglia. «Non prendertela, Malfoy, ma non sei esattamente la
nostra persona preferita. Non hai fatto nulla di buono nella tua vita, nulla
per cui qualcuno potrebbe volerti ricordare. Non pensi che lei abbia preferito
darti la possibilità di realizzarti, prima di passare oltre?». Stranamente,
Potter trovò il coraggio di sorridere. «Oppure, semplicemente, ha voluto farti
un dispetto. Sapeva che saresti stato estremamente infastidito».
Un’immagine
di Kate intenta a ridergli in faccia lo fece sorridere fra le lacrime.
«Scommetto che è questo il motivo» rimbeccò l’altro, sentendo il petto dolere a
causa della risata. Gli faceva male, sembrava che il suo corpo si stesse
ribellando a quella ridicola ilarità. Avrebbe dovuto vergognarsi di se stesso. «Credo abbia avuto motivazioni meno nobili, però»
ammise, sollevando gli occhi sulla lapide. «Qualcuno dovrà far attenzione che
nessuno metta le mani sulle sue ceneri. Ophelia e Barry non avrebbero mai
capito i danni che quelle potrebbero provocare, nelle mani sbagliate. I
negromanti possono essere più pericolosi da morti che da vivi. E comunque non
l’avrebbero mai seppellita con il suo nuovo nome, tutti avrebbero saputo chi era lei e cos’era. Così, invece, non è nulla più di una giovane donna sposata
all’ultimo dei Malfoy».
«Immagino
che questo segreto dovrà morire con
noi due» convenne Potter, dimostrando d’essere meno tardo di quanto Kate avesse
tentato di fargli credere. «Non è detto che sarai l’ultimo dei Malfoy, Draco.
Potresti innamorarti di nuovo».
Draco
sorrise, senza allegria. «No, non accadrà, la mia linea di sangue morirà con me
e, quando anche io morirò, farò in modo che le mie ceneri vengano mescolate
alle sue9, così che nessuno possa più distinguerci ed usarla per
scopi che lei non avrebbe supportato». Sospirò, sentendo un peso sollevarsi dal
suo petto. Aveva bisogno di dire quelle parole ad alta voce, far sapere a
qualcun altro quanto immenso fosse il
suo legame con Kate. «Saremo di nuovo insieme, per sempre».
«È per
questo che hai tentato di seguirla sulla pira, non è vero? Non perché il suo
corpo era ancora vivo e non volevi che la bruciassero10». Convenne
Harry, annuendo leggermente. «Hai deciso che saresti bruciato con lei nel
momento stesso in cui ti ha detto addio».
«Il mio
piano non ha funzionato bene, però» convenne Draco, scuotendo il capo. «E Maine
ha minacciato di andare a cercare un altro negromante per farmi riportare di
nuovo in vita». Si voltò a guardare Potter, con un sospiro. «Immagino che mi
toccherà aspettare ed assicurarmi che le buone azioni della mia Kate non vadano
sprecate» realizzò, scuotendo il capo. «Non prendertela quando sarò io il padrino del figlio di Maine e
Ophelia. O quando mi farò nominare testimone di nozze dalla Granger e Weasley.
Non permetterò a nessuno di loro di fare cazzate e farmi fare una cattiva
figura una volta che tornerò davanti a lei. I Malfoy non fanno mai cattiva figura».
Potter
inarcò le sopracciglia, forse perché lui lo aveva praticamente sfidato. «È incredibile, hai trasformato
un progetto di vita estremamente altruista in qualcosa di egoista. Sono strabiliato».
«È un
talento raro, sei troppo tardo per capire, Potter».
Piuttosto
che lanciargli contro una maledizione, come avrebbe fatto mesi prima, Potter alzò gli occhi al cielo e, a fatica, si rialzò.
Doveva essere ancora dolorante. «Ti lascio venti minuti, Malfoy, poi ti voglio
fuori di qui. La mia copertura con la caposala non sarà eterna e se non
tornerai presto credo che manderanno mezzo ospedale a cercarti» lo avvisò,
esasperato.
«Non fare
il precisino, Potter, non ti si addice».
«Va’ al
diavolo, Malfoy».
Nelle
ombre, una figura accennò un lievissimo sorriso nello scrutare i due uomini
battibeccare. Il suo tempo in quel mondo era scaduto, ma uno strappo alla
regola, alla fine, le era stato comunque concesso.
«Ti amerà
per sempre, ma riuscirà ad andare avanti» la avvisò la figura alla sua
sinistra, posandole una mano sulla spalla proprio mentre le ali bianche e
dorate li avvolgevano entrambi, spingendoli a ritirarsi fra le tenebre, diretti
in un luogo in cui sarebbero stati insieme, felici. Un luogo in cui lei lo
avrebbe aspettato. «Non devi preoccuparti per lui, bambina mia».
«Oh,
adesso lo so».
Andava tutto bene.
» Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho
una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!
È finita.
È
la terza volta che, nella mia carriera su EFP, mi ritrovo a tirar fuori quelle
due paroline in conclusione di una long.
Non
vi mentirò, finché non ho riletto questo capitolo per inserire le note e
correggere quanto più possibile non mi sono sentita soddisfatta. Credevo che
l’Epilogo non fosse adatto, che non fosse capace di dare una giusta conclusione
a tutte le vite che si sono intrecciate in questi trentatré capitoli + 1
(numero assolutamente casuale, non ho di certo fatto capitoli più lunghi per
avere lo stesso numero finale dell’Inferno dantesco, non sono certo così
psicopatica…), ma, alla fine, credo di potermi dire soddisfatta.
No,
non c’è stata una strage, addirittura è tornata in vita gente che era già
morta. La verità, nonostante le battutine fatte con vari recensori, è che io
non ho nulla di Martin, non mi piace uccidere per il solo gusto di farlo e, se
possibile, sono un’amante dell’happy ending. Kate e
Winter non avrebbero mai avuto un vero lieto fine diverso dalla sorte
che è toccata loro, quindi, in un certo senso, credo di poter dire che è
bene ciò che finisce bene. Soffriranno tutti, ma sarà una sofferenza che
con il tempo diverrà sopportabile, pur senza sparire.
Adesso
che sono sul punto di cliccare su quel “completa”, credo di riuscire finalmente
a sentire quell’attaccamento emotivo alla storia che fino ad ora non ho mai
percepito. Ho sempre fatto paragoni con Lo Specchio, perché quella era la mia
prima long, ma mi sono resa conto di aver sempre sbagliato. Storie diverse,
situazioni diverse, emozioni diverse. Sono maturata molto con questa storia, ho
approfondito questioni che non avevo mai considerato prima e di questo sono estremamente
fiera. La mia storia non è perfetta e non credo che, con tutte le possibili
correzioni, potrebbe diventarlo. La mia più grande speranza è che sia riuscita
a suscitare emozioni in almeno una persona oltre me, così che io possa
sentirmi soddisfatta.
Vorrei
davvero ringraziare tutte le persone che, in questi dieci mesi, mi hanno
aiutata a scrivere. Tutti voi che avete anche solo letto mi avete dato uno
stimolo in più a continuare, quindi anche voi siete compresi nel gruppo. Non
smetterò mai di sentirmi estremamente grata ed entusiasta del vostro supporto.
Grazie.
L’ultima
volta ho fatto un pippone assurdo con i miei
ringraziamenti ed anche questa volta rischio di ripetere me stessa, quindi
credo che mi fermerò qui. Dopotutto, cosa potrei fare più che ringraziare?
Ubriacarvi di parole non mi pare corretto, non dopo trentaquattro capitoli.
Grazie
davvero, per tutto.
Ah,
dopo le note non perdetevi il “cos’è successo dopo?”. Mi piace dare
altre informazioni inutili, lo sapete!
Punti importanti:
» * - Chi mi conosce dai tempi de “Lo Specchio” SA del mio
amore infinito per Patroclo e Achille. Lasciate
che i miei bambini siano gay in pace, dico io. Dovevo usarli anche qui, per
il gran finale. In questo caso, abbiamo un Draco/Achille ed una Patroclo/Kate. Ahahaha adesso mi viene da piangere.
» 1 – Credevate che
le Banshee si fossero sciolte? Assolutamente no. La Confederazione si è
sbrigata ad affidare la loro riorganizzazione al Dottore, che invece avrebbe
voluto ritirarsi. Il senso del dovere ha vinto su tutto (soprattutto perché non
gli avrebbero mai permesso di esercitare la sua professione in pace,
altrimenti).
» 2 – Perché vuote? Come
avete probabilmente letto o leggerete, Kate è stata bruciata, mentre Winter è
finita nel calderone e di lei non è rimasto assolutamente nulla.
» 3 – Voi direte
“chi è lo psicopatico che porta una bambina tanto piccola in quel postaccio?”, ed vi risponderò “lo
psicopatico che si è sentito svegliare nel cuore della notte con suddetta
bambina che descriveva dettagliatamente l’incenerimento di un cadavere”. Non
c’è nulla che turba Edelweiss, perché lei ha già visto tutto. Provate a farle
un regalo di Natale!
» 4 – Mi sono ispirata al cimitero di Arlington, negli Stati Uniti. Credo esista un luogo in cui le più
alte cariche vengono seppellite, così che possano essere ricordate. Ovviamente
Silente è stato un’eccezione.
» 5 – In che senso? Kate
è diventata Kate dopo la sua avventura in Romania con Draco, a partire dal
capitolo 17. Prima d’allora non era se stessa, quindi
le foto erano di Katie Bell, non di Kate.
» 6 – PERDONAMI
OLIVER PER AVERTI FATTO DIVENTARE LO STRONZO CHE SI SPOSA UNA SETTIMANA DOPO LA
MORTE DELLA SUA EX. PERDONAMI. Ah,
nella mia visione contorta, Katie e Marcus Flint sono diventati amici una volta
che lui ha finito la scuola. Come mai? Boh. IO DEVO SCRIVERE QUALCOSA DI FELICE
PER OLIVER PER FARMI PERDONARE, IL MIO CUORE NON CE LA FA.
» 7 – Sempre
collegamento al capitolo 17.
» 8 – Mi rifiuto di credere
che Remus, Tonks e, nel caso della mia fan fiction,
Ron non abbiano ricevuto l’Ordine di Merlino postumo. Mi rifiuto. L’hanno dato
a Codaliscia, per amor di Dio.
» 9 – Altro riferimento a Patroclo e Ulisse perché io faccio schifo e
ancora piango dietro quei due adorabili innamorati che hanno sofferto tanto.
» 10 – Si fa spesso riferimento al fatto che Kate sia stata bruciata da
viva. Il suo corpo era vivo.
Vivissimo. Ma era vuoto. Non c’era
un’anima dentro, non c’era assolutamente nulla. In casa non c’era nessuno, per dirla semplicemente. Non potendo
lasciare che il suo corpo restasse così e deperisse lentamente, dopo circa un
mese dall’esplosione (che è il tempo trascorso dall’ultimo capitolo) è stata
bruciata e le sue ceneri portate via, perché parecchio pericolose.
» Voglio sottolineare una cosa. Avrete notato che il capitolo sia
incentrato soprattutto su Kate e sul segno che lei ha lasciato. Perché? Perché Winter è sempre stata un fantasma. Anche Draco che è suo
cugino non ha mai avuto un gran rapporto con lei, quindi non sente la sua
mancanza quanto invece potrebbe sentire quella di Katie. Chi ha sofferto di più
è anche chi verrà ricordato di meno. La vita è ingiusta.
» Sì, alla fine ci sono Kate ed Eros che finalmente si sono incontrati e
stanno tenendo d’occhio Draco ed Harry. Kate è molto felice del nome che lui ha
usato per la lapide.
Cosa è successo dopo l’epilogo?
» Harry ha iniziato la sua terapia con il Dottore e, per quanto possibile,
ha finalmente superato molti dei suoi traumi, ovviamente dandosi il tempo
necessario. Lui e Ginny hanno avuto due gemelli:
Sirius James e Lily Kate. Inutile dirvi che, alla fine, Draco è diventato il
padrino di Lily e che ha passato tutta la sua vita a viziarla da far schifo. Sirius, invece, è il
figlioccio di Hermione e Fred. Harry e Ginny si sono
sposati tre mesi dalla nascita dei loro bambini. Anni dopo hanno avuto un altro
figlio, Ronald Harry. Sirius e Ron saranno Grifondoro, Lily – con immenso
gaudio del suo padrino – sarà una Serpeverde.
» Hermione e Fred hanno dovuto aspettare un po’ di tempo prima di
riprendere dall’inizio la loro storia d’amore ma, dopo un paio d’anni, si sono
sposati. Hanno avuto un solo figlio, Andrew Arthur, che sarà un Corvonero ed il
miglior battitore che la squadra abbia avuto da tempi immemori, oltre che il
più gran burlone dai tempi dei gemelli (con suo cugino Fred Jr). Il professor Vitious è al tempo stesso deliziato e distrutto dall’averlo
nella sua Casata.
» Ophelia e Barry avranno due figli: James (figlioccio di Draco, perché
quel compito sarebbe dovuto spettare a Kate) e Winter (la più piccola,
figlioccia di Harry)
. Harry non chiamerà suo figlio James per lasciare a Philly quella
possibilità, memore della sua visione. Entrambi saranno dei Grifondoro. Perché
non hanno chiamato la bambina come Kate? Perché per loro lei era loro figlia, voi dareste alla sorellina lo stesso nome?
Naturalmente nessuno di loro ha mai smesso di soffrire ed entrambi faranno
visita alla tomba vuota almeno una volta al mese, per il resto delle loro vite.
» Draco non si sposerà mai ma si innamorerà perdutamente (in senso
platonico) della sua figlioccia e tratterà James come se fosse un figlio. Sarà
l’ultimo dei Malfoy e alla fine, dopo tanti anni, si ricongiungerà con Kate.
» Theodore e Beth si sposeranno qualche mese dopo
la morte del padre di lui, per la quale Theodore non soffrirà affatto. Avranno
quattro figli, tre femmine (Avery, Rosalinde e Jacqueline) ed un maschio (Maximilian). Avery e Max saranno Serpeverde, Rosalinde
sarà Tassorosso e Jacqueline Corvonero.
» Gossip time: Sirius e James saranno i
migliori amici per eccellenza. L’incubo della scuola e della preside
McGranitt. Neville arriverà spesso a minacciarli di rinchiuderli nella serra
delle Mandragole, tanto sarà sfinito.
Adesso è davvero finita.
Grazie a tutti.
Non
faccio promesse su un possibile ritorno, ma tenete gli occhi aperti!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a chiunque leggerà,
-Marnie