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Autore: Shainareth    30/10/2017    6 recensioni
Le voci spaventate degli altri arrivavano ovattate alle sue orecchie, come se al momento lei stessa si trovasse in un’altra dimensione. Il fatto era che, presa com’era dal reprimere le proprie emozioni, Marinette non si era resa conto di essere sull’orlo di esplodere. Cosa che era effettivamente avvenuta quando Adrien aveva ammesso di essere innamorato di qualcuno. Di Ladybug. Di lei, quindi. Ma Adrien non lo sapeva. Né sapeva che lei sapeva. Che gran casino.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fiducia'
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CAPITOLO PRIMO




«Sarebbe divertente giocarci tutti insieme», propose Rose, entusiasta all’idea di seguire il consiglio della professoressa Bustier dopo che quest’ultima era uscita dall’aula.
   In seguito all’ennesima diatriba aperta durante l’ultima ora di lezione, e che aveva coinvolto quasi tutti i ragazzi della classe, l’insegnante li aveva bruscamente riportati all’ordine con la minaccia di annullare la festa scolastica che si sarebbe tenuta di lì a due settimane in occasione di Halloween. Inoltre, essendo ormai seriamente affezionata ai suoi studenti, la donna aveva cercato di farli ragionare e di dare loro qualche dritta per migliorare i rapporti all’interno del loro gruppo; e quale modo migliore del provare a darsi fiducia a vicenda?
   «Non so… non è che mi vada molto di raccontare i fatti miei a tutti», disse Alix con aria annoiata. «Kim e Chloé potrebbero benissimo spiattellarli in giro.»
   «Ehi!» protestò lui, sentendosi accusato ingiustamente. «Credi davvero che io sia così pettegolo?» L’altra scosse le spalle, lasciandogli in risposta solo un sorrisetto enigmatico che gli fece mettere il broncio.
   «Non darle retta», intervenne distrattamente Chloé, molto più interessata a rimirarsi la manicure nuova di zecca che a cogliere le provocazioni dei suoi compagni di classe che, invero, erano d’accordo con Alix riguardo al suo essere tutt’altro che discreta. Tutti quanti ricordavano ancora con quanta cattiveria aveva condiviso il momento più imbarazzante della vita di Kim, quando questi aveva provato a dichiarare il proprio interesse per lei. E se ormai tutti erano ben disposti a credere che il ragazzo avesse imparato la lezione sulla propria pelle, non lo erano affatto riguardo a Chloé. «La verità è che ognuno di voi ha uno scheletro nell’armadio grosso quanto il mio conto in banca», stava continuando lei, tanto per dare aria alla bocca, «ecco perché vi vergognate. Ma poi… di cosa, dico io?» domandò retoricamente, alzandosi in piedi e rivolgendosi a tutta la classe, le mani sulle anche come se fosse stata il loro leader. «Insomma, lo sappiamo tutti che Ivan riesce ad esprimersi soltanto con suoni gutturali, che a Max deve ancora venire la voce da uomo o che Marinette ha un orribile gusto in fatto di moda.»
   «Sei davvero pessima, Chloé», non si trattenne a quel punto Alya, balzando in piedi e battendo le mani sul banco per il nervosismo.
   L’altra le regalò un sorriso spavaldo. «Oh, quasi mi dimenticavo di te: la quattrocchi che ha un debole per i fenomeni da baraccone», disse, facendo cenno con il capo in direzione di Marinette e poi di Nino.
   «Ma brutta…!»
   Alya fu trattenuta a stento dalla sua compagna di banco. «Calmati, è Chloé, non ne vale la pena!»
   «Visto che non sei d’accordo con questa cosa del gioco», la voce di Adrien si levò più in alto di quella degli altri ragazzi, che si erano giustamente risentiti per le solite cattiverie della figlia del sindaco, «nessuno ti trattiene qui oltre l’orario scolastico.»
   Chloé batté le lunghe ciglia, fissandolo stupita. «Adrien, caro… sul serio hai intenzione di partecipare a questa pagliacciata?»
   Lui scosse le spalle con noncuranza. «Se serve per rafforzare il mio rapporto con i nostri compagni di classe, più che volentieri.»
   «Ben detto, amico!» approvò Nino, offrendogli il pugno – che Adrien batté subito dopo con fare complice.
   «Anche se, in realtà, l’unico rapporto che non si regge in piedi è quello che tu hai con noialtri», affermò Marinette, decisa sì a non ricorrere alla violenza – fisica o verbale che fosse – ma non a rimanere in silenzio a farsi insultare da quell’oca prepotente.
   Chloé si lasciò sfuggire un verso derisorio, facendo poi scivolare lo sguardo su ognuno dei suoi compagni. La vista dell’espressione dipinta sui loro volti le diede tristemente conferma che ciò che diceva Marinette era vero: nessuno era disposto a darle credito. Perdendo di colpo ogni voglia di scherzare, la ragazza afferrò la propria borsa e, senza neanche guardare la propria compagna di banco, le ordinò: «Sabrina, portami i libri!»
   «Subito!» scattò lei, abituata com’era ad obbedirle come un bravo soldatino. Prima di correrle dietro e di lasciare l’aula, però, la ragazza esitò sulla soglia, rivolgendo agli altri uno sguardo timido, quasi a volersi chiedere se almeno per lei ci sarebbe stato posto fra loro.
   «Sabrina!» fu l’impaziente richiamo che la riportò sull’attenti, costringendola ad abbandonare ogni speranza.
   Alya diede un colpetto col gomito alla sua migliore amica. «Non credi che la rappresentante di classe debba prendere parola, a questo punto?»
   Marinette annuì e andò verso la cattedra, dove ruotò su se stessa per fronteggiare i suoi compagni anzitutto con l’intento di scusarsi per il suo comportamento. «Forse quello che ho detto prima non è stato molto carino nei confronti di Chloé, ma…»
   «Ehi», la interruppe Nino, «era la sacrosanta verità.»
   «Ha ragione», convenne Nathaniel, la cui antipatia per la figlia del sindaco non era un mistero per nessuno. «Quella ragazza è capace di far perdere la pazienza anche a un santo.»
   «E almeno metà di noi ne sa qualcosa», borbottò Juleka, akumizzata come molti di loro proprio per colpa del pessimo comportamento di Chloé.
   Rimasta con la bocca aperta, Marinette dovette arrendersi all’evidenza e sospirò. «Va bene, sì, è vero. Ma basta parlare di Chloé, ora. Pensiamo piuttosto a noi stessi: vi va di seguire il consiglio della professoressa Bustier, dandoci fiducia l’un l’altro?»
   «Oh, sì, vi prego!» ricominciò Rose, alzandosi in piedi. «Sarebbe bellissimo se non ci fossero segreti fra noi!»
   Gli altri si guardarono a vicenda, cercando di capire se era davvero il caso o meno di accettare. A ben pensarci, però, quasi tutti i loro desideri più intimi erano già stati rivelati nel momento in cui erano stati ridotti a meri burattini dal perfido Papillon, benché per fortuna non avessero alcun ricordo del male fatto.
   In verità, gli unici due ad avere qualche riserva riguardo al suggerimento della professoressa erano proprio Marinette e Adrien: e se fossero state fatte domande scomode riguardo alla loro doppia identità?
   Calma, Marinette, si disse la ragazza, facendo un respiro profondo. È impossibile che ti associno a Ladybug: sei troppo imbranata, una catastrofe ambulante.
   Adrien, d’altro canto, era troppo eccitato per preoccuparsi davvero della faccenda: da sempre abituato alla solitudine, quella era la prima volta che gli capitava di fare un gioco di quel tipo con quelli che, a conti fatti, stavano gradatamente diventando i suoi amici.
   «D’accordo», annunciò a quel punto Marinette, dal momento che nessuno sembrava aver nulla da obiettare. «In tal caso direi di cominciare.»
   «Aspetta!» esclamò Alya, balzando giù dal proprio posto per affacciarsi in corridoio e accertarsi che Chloé e Sabrina fossero davvero andate via. «Via libera», disse, chiudendo la porta per garantire a tutti maggior privacy, prima di affiancarsi alla capoclasse.
   «Rose», riprese allora quest’ultima, «dato che sembri essere la più entusiasta, fra noi, ti andrebbe di cominciare?»
   Lei sorrise e annuì. «Se vi va bene, pensavo che sarebbe carino se ognuno di noi ponesse una domanda agli altri, a patto che sia anche il primo a rispondere. E che nessuno rida, si intende.»
   «Mi sembra una buona idea. Avevi già qualcosa in mente?»
   «Una cosa un po’ sciocca, in realtà», ammise, stringendosi nelle spalle, «ma… beh, insomma, qual è il vostro idolo?»
   La classe si ammutolì. Poi Alix esternò il pensiero comune: «E fra tutte le cose scabrose che avresti potuto chiedere, te ne esci con questa scemenza?»
   Rose perse il sorriso e Marinette subito intervenne per salvare la situazione. «Ma no, ma no! Va benissimo così!» si sbracciò nel tentativo di attirare nuovamente l’attenzione su di sé. «Insomma, un passo alla volta, no? Cominciamo dalle piccole cose e poi si vedrà.»
   «Ha ragione lei», convenne Max. «È giusto procedere a piccoli passi, se vogliamo davvero guadagnarci gli uni la fiducia degli altri.»
   «Sono certa che fosse proprio questo l’intento di Rose, dico bene?» la esortò Marinette, facendole di nuovo inarcare le labbra verso l’alto. «Quindi… qual è il tuo idolo?»
   «Ma il principe Ali, ovviamente!» esclamò la ragazza, rivelando ciò che in realtà sapevano già tutti. «E il vostro?»
   Il gioco della fiducia ebbe dunque inizio, coinvolgendo via via i ragazzi, benché sulle prime molti di loro si fossero mostrati titubanti. Venne fuori che alcuni avevano diverse cose in comune e più le domande venivano fatte e le risposte venivano date, più i rapporti sembravano davvero farsi più stretti. Almeno fino a che Kim non ebbe l’infelice idea di porre il quesito più scomodo: «Avete già dato il vostro primo bacio?»
   Si levarono alcune voci di protesta, che Alya fu costretta a zittire in qualità di vice di Marinette, in quel mentre troppo impegnata a morire dentro al pensiero di dover confessare quella scomoda verità proprio davanti al suo adorato Adrien.
   «Mi rendo conto che quella di Kim è una domanda personale», stava cercando di ragionare Alya, non potendo neanche vagamente immaginare lo stato d’animo della sua migliore amica, «ma non lo erano anche le precedenti, in un certo qual modo? Su, cerchiamo di essere maturi.»
   «La fai facile, tu hai il ragazzo…» si sentì protestare da qualche parte.
   Nino s’illuminò d’orgoglio, ma Alya non si scompose. «Lo abbiamo detto prima: siamo partiti dalle sciocchezze per arrivare a confidarci segreti più importanti. Quindi, coraggio.»
   Fu così che ognuno dei presenti fu costretto a rispondere sinceramente alla domanda di Kim, non senza una certa vergogna. Quando la parola passò ad Adrien, lui abbozzò un sorriso impacciato. «Beh… no, non mi è ancora capitato di baciare qualcuno.» Quella confessione suscitò una certa meraviglia nel resto della classe, poiché era difficile credere che un ragazzo bello e famoso come lui, preda delle fantasie e dell’ammirazione di molte adolescenti, non avesse mai avuto neanche un flirt degno di nota.
   Alya sorrise, tutta contenta che la sua migliore amica potesse avere ancora la chance di essere la prima ad avere l’onore di baciare Adrien. Si volse perciò nella sua direzione con l’intento di condividere con lei quella gioia, se non che la trovò accasciata sulla cattedra, le spalle al resto della classe e un’aura nera attorno al corpo. «Ehm… Marinette?»
   «Voglio morire…» biascicò quella, con voce cavernosa, lasciandola interdetta.
   «Ehi, capoclasse!» la richiamò sull’attenti anche Kim. «Tocca a te rispondere! Sei l’unica che ancora non l’ha fatto!»
   La ragazza si lasciò andare ad un verso isterico e si accasciò sul pavimento. Alya l’afferrò per un braccio, cercando di tirarla su. «Andiamo, Marinette! Di cosa ti vergogni?»
   La faceva facile, lei, convinta com’era che le labbra della sua migliore amica fossero ancora illibate. La verità, però, era un’altra e, purtroppo, se voleva essere coerente con se stessa e con il proprio ruolo di rappresentante di classe, Marinette era tenuta ad essere sincera fino al midollo.
   Facendosi forza, si rimise lentamente in piedi e offrì di nuovo la fronte al resto della classe, senza tuttavia avere il coraggio di guardare chicchessia negli occhi – e in particolar modo Adrien. «Ecco…» pigolò morendo di vergogna. «Sì.»
   Non aspettandosi quella risposta, Alya aggrottò la fronte. « cosa?»
   «Non farmelo ripetere, dannazione!» rantolò la poveretta, alzando il capo e portandosi i pugni sugli occhi.
   «Ma cosa?!»
   «Ho già baciato qualcuno!» affermò a gran voce, preferendo togliersi il dente – e pregando che il dolore passasse altrettanto in fretta.
   «Che cosa?!» esclamò Alya, afferrandola per le spalle e sentendosi tradita: perché Marinette non si era confidata con lei al riguardo?! «Come sarebbe?! Quando?! Chi?!»
   «Perfavoreperfavoreperfavore, basta!» implorò l’altra, che aveva sperato che almeno lei potesse aiutarla anziché enfatizzare ulteriormente la cosa. «È stata un’emergenza! Non avevo scelta! Era questione di vita o di morte!»
   «Cioè… una sorta di respirazione artificiale?»
   A porre quella semplice, santa domanda, fu proprio Adrien, che senza volerlo e senza saperlo era stato proprio colui a cui una altrettanto ignara Marinette aveva dovuto dare il suo primo bacio. Era successo il giorno di San Valentino, quando Chat Noir era stato soggiogato dal potere di uno dei supercattivi di Papillon, e Ladybug aveva dovuto riportarlo dalla parte del bene grazie al potere dell’amore – e quindi di un bacio.
   «Ehm…» balbettò Marinette, vedendo ora una via di fuga che, a ben guardare, non si allontanava poi troppo dalla realtà. «Qualcosa del genere, sì.»
   «Allora non vale, come bacio», constatò Kim, il fu supercattivo di cui sopra.
   «Tanto clamore per nulla…» borbottò Alya, recuperando la calma e lanciando all’amica un’occhiataccia.
   «Sei stata davvero coraggiosa, Marinette», affermò invece Adrien. Lei arrossì, sentendo di essersi tolta un peso non indifferente dal cuore e, al contempo, di perdersi negli occhi verdi dell’amato, che ancora la stava guardando con ammirazione.
   Prima ancora che lei potesse avvedersene, gli altri erano già passati alla domanda successiva: «Chi è la persona di cui siete innamorati?»
   Marinette ebbe un nuovo collasso emotivo e di nuovo tornò a reggersi alla cattedra. «Non ce la posso fare, non ce la posso fare!» rantolava sconsolata, mentre Alya ruotava le pupille verso il soffitto e sospirava pazientemente.
   «Ragiona», le suggerì da buona amica, «sarà il modo più semplice per sapere se piaci ad Adrien o se invece hai una rivale.»
   Su questo non aveva torto, anzi; tuttavia, Alya non teneva conto anche del rovescio della medaglia: se Adrien avesse affermato che era innamorato di un’altra, lei cos’avrebbe fatto? Oltretutto, subito dopo avrebbe dovuto confessare i suoi sentimenti per lui davanti a tutti. No, davvero, non poteva farcela in alcun modo.
   E mentre cercava dentro di sé il coraggio per affrontare anche quella seconda sfida, ecco che toccò di nuovo al suo amato rispondere a quell’imbarazzante domanda. Era il momento della verità. Finalmente avrebbe saputo. Finalmente avrebbe potuto gioire o, al contrario, mettersi il cuore in pace. O forse avrebbe dovuto lottare per il suo grande amore? Sì, sì, avrebbe davvero dovuto farlo. Perché, diamine, lei amava Adrien sopra tutto e tutti. Non riusciva a concepire una vita senza di lui. Non avrebbe mai potuto rinunciare. Mai.
   «È… imbarazzate…» balbettò Adrien, massaggiandosi la nuca con aria visibilmente impacciata. Marinette lo osservava con grande attenzione, decisa non lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio: dai movimenti del suo meraviglioso corpo al tono della sua bella voce, dalla piega delle sue invitanti labbra alla luce scintillante dei suoi favolosi occhi. Lo vide aprire di nuovo la bocca per parlare, ma dalla sua gola non uscì alcun suono. Fu spronato a rispondere una seconda volta con la promessa che nessuno lo avrebbe preso in giro, e lui, pur arrossendo, si arrese a dire la verità. «Sono innamorato di Ladybug.»
   Un tonfo sonoro seguì quell’affermazione, non lasciando a nessuno il tempo di reagire a dovere alla confessione di Adrien. Si voltarono tutti verso la cattedra e trovarono Marinette a terra, stramazzata come se fosse stata colpita dritta al cuore dal miglior cecchino del mondo.












Di solito evito di scrivere long perché non le porto quasi mai a termine, a meno che non siano composte da una manciata di capitoli. Per questa ragione ho preferito completare la presente storia prima di iniziare a postarla, quindi state pur tranquilli: la fanfiction è completa. È composta soltanto da nove capitoli, che spero possano incontrare il vostro consenso. In caso contrario, fatemi notare tutto ciò che non va, da eventuali errori e/o sviste, a problemi a livello di trama o di caratterizzazione dei personaggi (l'IC è qualcosa a cui tengo moltissimo).
La storia parte in modo molto semplice, ma andrà approfondendosi pian piano, pertanto vi prego di non lasciarvi condizionare da questo primo capitolo, molto leggero e poco dinamico.
Infine, so che in questo fandom c'è l'imbarazzo della scelta riguardo alle ship principali (quattro combinazioni diverse con due soli protagonisti... è perfetto!), perciò mi sono permessa di giocare più o meno con tutte e quattro, dando però maggior risonanza a quelle che ho ritenuto essere più utili allo svolgimento della trama.
E credo di aver detto tutto, per il momento. Attendo di sapere la vostra opinione.
Buona giornata a tutti,
Shainareth





  
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