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Autore: DANI1993    04/11/2017    1 recensioni
“ Prendi posto e comincia. Poi potrai cenare” ordinò l’uomo dalla carnagione bianca come il gesso, con un filo d’impazienza nella voce. I suoi occhi rossi lo scrutarono fissi, seguendolo, mentre Severus Piton si sedeva. Nella sala, dove poco prima c’era chiasso, calò il silenzio. Non si muoveva neanche una mosca.
Severus Piton respirò profondamente. Vi era stato un piccolo incidente, che aveva complicato un po’ i piani. Ma il succo centrale della missione doveva essere stato portato a termine con successo.
“ Il vostro pericolo è un bambino, mio Signore” cominciò dopo una pausa.
Lord Voldemort spalancò appena la bocca, evidentemente stupito. Poteva mai un bambino, scoprire un giorno il suo più grande segreto? Un bambino, poter sconfiggere il più grande mago del mondo?
Scrutò con attenzione Severus Piton. L’intensità del suo sguardo avrebbe costretto chiunque a evitarlo, ad un certo punto. A chiunque, ma non a Severus Piton.
Quando Voldemort parve non trovare alcuna menzogna in quello che il suo magiamorte gli aveva riferito, sorrise.
“ Molto bene, Severus. Allora, questo bambino?” domandò
“ Nascerà all’estinguersi del settimo mese, mio Signore”
Un lieve bisbiglio si levò tra i commensali.
“ All’estinguersi del settimo mese…” ripetè Voldemort fissando il
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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L’uomo mascherato comparve davanti ad un cancello di ferro, che sbarrava il fondo di un viottolo buio, fiancheggiato alla sua sinistra da un’ alta siepe molto ben curata.
Agitò la bacchetta e il cancello si aprì cigolando. Appena lo oltrepassò, si vide davanti una villa molto grande, appartenente certamente ad una famiglia molto ricca. La luce al pian terreno era accesa, nel salone qualcuno stava tenendo una riunione. Ma lui, ora, aveva informazioni preziosissime da riferire al padrone di casa. Informazioni che avrebbero significato molto per il suo padrone e che, forse, gli avrebbero fatto guadagnare punteggio.
Era sempre stato il suo riscatto, un riscatto sofferto e meditato a lungo. Ma la sua delusione per aver perso l’unica cosa che davvero contava nella sua vita, il suo appoggio, l’aveva costretto a unirsi a quelle persone. Non importava che fossero criminali, che lottavano per il bene superiore. Sapeva che in fondo stava facendo una sciocchezza, ma non poteva farci nulla.
Tutta colpa di quel Potter” si diceva tra sé, sprezzante, ogni volta che ci pensava su; ogni volta che gli veniva un dubbio sulla vita che stava conducendo negli ultimi anni.
Se non fosse stato per quel Potter…”  
Se non fosse stato per quel Potter, lui avrebbe sposato la donna che amava e sicuramente non avrebbe mai scelto quella strada buia, e per certi versi, bestiale.
E invece, l’aveva sposata lui. Quel Potter…
Basta. Non doveva più pensarci. Gli veniva un forte bruciore di stomaco, ogni volta che ci pensava. Ora aveva nuovi amici: amici che gli volevano bene, al contrario di quei vigliacchi e bulli che conosceva a scuola: i malandrini si facevano chiamare…  
Si fermò davanti alla porta d’ingresso della villa e, insieme al suono di una fontana in un punto imprecisato del grande giardino, sentì alcune voci provenire dall’interno.
Sospirò a fondo, con il cuore che batteva all’impazzata. Aveva ansia nel dover raccontare al suo padrone, un uomo, o presunto tale, terribile e molto vendicativo, molto incline alle punizioni, delle informazioni sui suoi futuri scopi. Una terribile minaccia che poteva sconvolgergli tutto ciò che, in quei dieci anni di dominio magico, aveva architettato.
Un pavone passò poco distante da lui, nel momento esatto in cui spinse la porta ed entrò.
L’atrio era poco illuminato. Davanti a lui c’era una pesante porta di legno, con la maniglia di bronzo, varcata la quale sarebbe arrivato nel salone della casa. Avanzò, con il nero mantello che svolazzava alle sue spalle, abbassò il cappuccio e spinse la porta.
Il salone era illuminato solo da un paio di candele poste al centro esatto del tavolo, grande quanto quello di un ristorante. Sedute vi erano almeno una trentina di persone, forse anche più.  Le portate della cena, erano appena finite; ma la signora bionda, pallida e leggermente spaventata da tutto ciò che stava accadendo intorno a lei, disse tremante: “ Vieni Severus. Ti preparo della roba…”
Il capotavola, voltò leggermente la testa, vedendolo entrato.  Poi con un sorriso, rispose alla donna:
“ Severus sa prepararsi le cose da sé, Narcissa. Non c’è nessuna fretta” . La sua voce era fredda e acuta.
“ Faccio io, Narcissa. Non preoccuparti” disse l’uomo chiamato Severus. Lei si risiedette, evidentemente a disagio in mezzo agli altri.
“ Prendi posto e comincia. Poi potrai cenare” ordinò l’uomo dalla carnagione bianca come il gesso, con un filo d’impazienza nella voce. I suoi occhi rossi lo scrutarono fissi, seguendolo, mentre Severus Piton si sedeva. Nella sala, dove poco prima c’era chiasso, calò il silenzio. Non si muoveva neanche una mosca.
Severus Piton respirò profondamente. Vi era stato un piccolo incidente, che aveva complicato un po’ i piani. Ma il succo centrale della missione doveva essere stato portato a termine con successo.
“ Il vostro pericolo è un bambino, mio Signore” cominciò dopo una pausa.
Lord Voldemort spalancò appena la bocca, evidentemente stupito. Poteva mai un bambino, scoprire un giorno il suo più grande segreto? Un bambino, poter sconfiggere il più grande mago del mondo?
Scrutò con attenzione Severus Piton. L’intensità del suo sguardo avrebbe costretto chiunque a evitarlo, ad un certo punto. A chiunque, ma non a Severus Piton.
Quando Voldemort parve non trovare alcuna menzogna in quello che il suo magiamorte gli aveva riferito, sorrise.
“ Molto bene, Severus. Allora, questo bambino?” domandò
“ Nascerà all’estinguersi del settimo mese, mio Signore”
Un lieve bisbiglio si levò tra i commensali.
“ All’estinguersi del settimo mese…” ripetè Voldemort fissando il suo interlocutore. Poi sorrise ancora.
“ Molto bene, Severus. Lord Voldemort si congratula con te e ora hai la sua gratitudine”
Severus Piton notò la figura seduta alla sinistra di Narcissa, agitarsi appena. Come se fosse in qualche modo gelosa o infastidita. Era magra, bruna, con quale ciuffo di capelli che le cadevano davanti agli occhi dalla palpebra pesante e labbra sottili. Era certamente una donna bellissima; ma il suo carattere focoso e isterico, così simile a quello dell’adorato padrone, a volte, la faceva sembrare molto più brutta di quello che era. Rivolse a Piton uno sguardo di sdegno e borbottò, sottovoce, tra sé.
“ Ma c’è una complicazione, mio Signore” disse lui ad un tratto, ignorandola.
Voldemort parve rabbuiarsi
“ Complicazione?” domandò
“ Si, mio Signore. Mi hanno scoperto. La signora alla Testa di Porco stava recitando la sua profezia quando un piccolo incidente, mi ha fatto scoprire. Naturalmente grazie alla mia mente ingegnosa, sono riuscito a non destare sospetti. Ma c’è voluto poco. Albus Silente potrebbe averli avuti, mio Signore”
Veloce come era apparso, il sorriso sul volto di Voldemort, per le belle notizie ricevute precedentemente,  fece posto alla rabbia. Tuttavia seppe trattenerla.
“ Hai idea di quello che avrebbe comportato questo, Severus?” domandò con ira repressa
“ Si, mio Signore. Vi chiedo perdono”
La signora, che prima aveva borbottato tra sé, prese vigore e fece un gesto di trionfo, come se il fatto che il suo padrone avesse cambiato atteggiamento nei confronti di Piton, le facesse piacere.
“ Ingenuo” commentò sprezzante. “ Incapace, sciocco, idiota…”
“ Basta così, Bellatrix” disse Voldemort alzando una mano, come per zittirla. Lei tacque all’istante.
“ Severus si è scusato, e il Signore Voldemort è misericordioso con coloro che si scusano…”
Bellatrix allora fece per protendersi verso il capotavola, fissandolo come se si rivolgesse ad un amante e disse: “ Io non mi sarei mai scusata, mio Signore. Non ce ne sarebbe stato bisogno. Perché io non avrei fallito”.
Piton allora si rivolse a lei, quasi reprimendo la voglia di strozzarla: “ Questo lo chiami fallimento, Bella? Grazie a me, ora il nostro Signore sa da chi proteggersi. O forse avresti voluto che fallissi davvero, in modo da rimanere la sua cocca impunibile?”
Bellatrix arrossì violentemente ed evitò lo sguardo di Voldemort, il quale però pareva non particolarmente interessato alla disputa. Si alzò in piedi e dalla tasca ne estrasse una bacchetta. Nella sala calò il silenzio. Un tremito percosse tutti, Bellatrix e Piton esclusi.
“ Sapete quante magie straordinarie ha fatto questa bacchetta da quando la possiedo io?”  cominciò entusiasta di sé stesso. “ Sapete qual è il mio obiettivo, vero? Dominare la morte. E ora che nascerà qualcuno, tra qualche mese, il quale, si dice, sarà in grado di poter porre fine al mio obiettivo, vedrete di nuovo tutti l’immensità del mio potere. Mi occuperò personalmente del bambino. Sarò io e solo io a ucciderlo”. Fece una pausa e i suoi vividi occhi rossi, parvero in cerca di qualcuno. Quando si fermarono, disse, con un sorriso malvagio:  “Lucius, tuo figlio mi sembra che nasca alla fine del settimo mese, vero?” Si risiedette.
Scoppiò una risata generale.  
L’unico a non ridere, insieme a Narcissa e Piton, fu un uomo seduto alla destra di lei. Aveva occhi freddi e grigi, anche se quando sentì pronunciare il suo nome divennero tutt’altro che freddi, e la pelle pallida quanto quella della moglie. Ma diversamente da lei, che aveva un volto pressochè normale, quello di Lucius Malfoy era leggermente appuntito.
Rivolse uno sguardo terrorizzato a Voldemort e disse solo: “ Mio figlio, mio Signore?”
Narcissa tirò una piccola gomitata a Lucius bisbigliandogli di non fare alcun gesto che possa insospettirlo.
“ Mio figlio nascerà, forse, tra tre mesi mio Signore…”
Le risate si fecero più sonore.
Voldemort sorrise: “ Sei talmente terrorizzato da me, da non aver capito che stavo semplicemente scherzando, Lucius. Lo so benissimo che tuo figlio non nascerà al settimo mese. Ma cosa avete tu e Narcissa questa sera? Sembrate in qualche modo, dispiaciuti che io stia in casa vostra”
“ No, mio Signore” si affrettò a dire Lucius. Narcissa dal canto suo, scosse impercettibilmente la testa. Per il resto rimase seduta, rigida, sulla sedia.
“ Io, mio Signore, sono orgogliosa che voi stiate qui. Vi ho invitato io e ci rimarrete per sempre! E’ un onore per noi, ospitarvi” disse Bellatrix, piegandosi sul tavolo, le braccia protese verso Voldemort,  come se volessero abbracciarlo.
Narcissa, sentendo quella dichiarazione, fece un gesto di impulso che tuttavia non sfuggì a Voldemort. Ma lui parve non prendersela più di tanto.
“ Tua sorella non la pensa così, Bellatrix. Devo forse togliere il disturbo?”
“ No, mio Signore. Rimanete! Narcissa è d’accordo che voi stiate, vero, Cissy?” tirò una gomitata alla sorella seduta a fianco a lei e quest’ultima annuì.
“ Si, rimanete…” disse poco convinta.
Voldemort lasciò cadere il discorso e riprese: “ Dunque è deciso, sarò io a uccidere il bambino. Domani sera, ragioneremo su chi possa essere questo bimbo che nascerà all’estinguersi del settimo mese. Severus, rimani a disposizione. Avrò bisogno ancora di te, in futuro. Ora, la cena”
Narcissa si alzò e insieme a lei, tutti i presenti. La prima andò ai fornelli a preparare qualcosa per Piton, sebbene quest’ultimo le avesse detto che non vi era alcun bisogno, mentre tutti gli altri fecero che uscire dal salone, Vodemort prima di tutti.
“ Mio Signore”
Bellatrix lo inseguì come a chiedergli un favore, o semplicemente per attirare la sua attenzione.
“ Mio Signore… aspettatemi!”
Lui si fermò e la scrutò.
“ Mio Signore, perché non posso ucciderlo io il bambino? Voglio andare io. Vi prego, vi prego, vi prego, vi prego…” si mise a saltellare attorno a lui, implorante, come un cagnolino che fa la festa al suo padrone, non appena lo vede dopo moltissimo tempo.
Ma quel comportamento non piacque a lui. Anzi, ne rimase infastidito.
“ Smettila!” ordinò brusco. Due mani dalle lunghe dita bianche, si poggiarono sulla spalla di lei, costringendola a fermarsi dal saltellare, e poi la spinsero di lato. Bellatrix per poco non cadde a terra.
“ Ti comporti come una bambina, Bella. Pensi che facendo così, tu possa farmi cambiare idea?”
Bellatrix fece una faccia triste, sempre guardandolo fisso, e imploro: “ Ma… mio Signore. Io voglio mettere in pratica le tecniche che mi avete insegnato. A cosa servono tutti quegli insegnamenti, se poi non posso praticarli?” chinò il capo, triste per essere stata respinta. O semplicemente era una tattica per impietosirlo.
Lui non disse nulla. Le voltò le spalle e riprese a camminare. Ma Bellatrix gli afferrò un braccio, costringendolo di nuovo a fermarsi.
“ Come… osi?” domandò allibito e irritato a un tempo.
“ Perché non avete mandato me a sentire quella profezia, mio Signore?” disse contemplandolo adorante.
“ Lasciami!” ordinò lui, liberandosi della sua stretta.
Ancora una volta la fissò, senza aver nulla da dire. Così fece che tentare di allontanarsi di nuovo. Ma lei richiamò, ancora una volta, la sua attenzione: “ Mio Signore, chi è il vostro mangiamorte più fedele?”
Lui si bloccò di nuovo.
“ Questo dovresti dirmelo tu, Bella” rispose semplicemente, senza voltarsi.
Lei si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio: “ Sapete, mio Signore? Per un attimo questa sera, ho temuto che quel Piton mi avesse scavalcato nelle vostre grazie. Non avrei potuto sopportarlo. Io, mio Signore, voglio essere l’unica per voi, degna di tutto ciò che posso avere di voi”
Voldemort la guardò un attimo e disse: “ Non so proprio cosa intendi dire, Bella. Sei stanca, sei malata, vai a letto. Domattina starai sicuramente meglio. Sei la mia mangiamorte più vicina lo sai. La più fedele. La sola a cui ho rivelato certi segreti. Ma a volte, osi troppo. Ti prendi delle libertà che non posso e che non voglio concederti. Prendi questo che ti do,  che ti ho dato, e non voler di più. Il Signore Voldemort da, ma può anche togliere. Ricordatelo. E ora, voglio stare da solo, se non ti dispiace”
E la lasciò lì.
Bellatrix lo seguì con lo sguardo triste, per non essere stata compresa.  Poi, sospirando, tornò nella cucina.
Severus stava mangiando ciò che Narcissa gli aveva preparato. Si sedette a tavola, accanto alla sorella e notò un uomo addormentato, con la testa poggiata al tavolo.
“ Rod” disse, riconoscendolo. “ Cosa fai?”
“ Mi tieni impegnato la notte, Bella. Devo recuperare” rispose lui, bofonchiando nel sonno.
Bellatrix sorrise tra sé.
“ Vai a dormire, Rod. Tra poco ti raggiungo” gli disse
Rodolphus sbadigliò nel sonno, poi dopo qualche secondo si alzò dal tavolo e, sonnambulo, si avviò nella propria camera.
“ Cissy, prendimi del whisky” ordinò. Narcissa le consigliò, meglio, di lasciar perdere.
Piton, rivolgendole un sorriso sprezzante, insinuò: “ Ti ubriachi, eh? Non sei riuscita a convincerlo del mio fallimento, vero Bella? Devi imparare che ci sono persone che sanno come fare per essere nelle grazie dell’Oscuro Signore. Non sei l’unica a essergli fedele”
Bellatrix arrossì violentemente e ci volle poco perché gli lanciasse addosso il piatto su cui Piton stava mangiando. Ma la sorella le strinse la mano sulla spalla come a trattenerla.
“ Poi dobbiamo parlare noi due, soli, riguardo a ciò che è successo in questi ultimi due giorni”  le bisbigliò nell’orecchio.
Aspettarono che Piton finisse di cenare e che uscisse dalla stanza, per poi cominciare.
Narcissa prese fiato e poi espresse ciò che, quella sera, non le era proprio andato giù: “ Come hai osato, invitarlo a casa mia?” le domandò rabbiosa
Bellatrix sgranò gli occhi.
“ Avrei dovuto lasciare mio marito solo?” domandò fingendo di non capire.
“ Non parlo di Rodolphus, Bella. Parlo di lui. Del Signore Oscuro”
Bellatrix, pensando che stesse scherzando, rise. Ma quando vide che sua sorella non faceva altrettanto, tornò seria e domandò a denti stretti: “ E perché non avrei dovuto invitare il mio Signore?”
“ Perché questa è casa mia, Bella. E tu non puoi prendere decisioni in casa mia, capito? Sei mia sorella, non mia madre. Adesso domattina, gli dici che c’è stato un malinteso e lo cacci via. O io caccerò te. Hai capito, sorella?”
“ Tu sei pazza, se pensi che io dica una cosa del genere a lui” disse Bellatrix arrossendo sempre di più
“ Sarò pazza, ma questa è casa mia. E comando io. Insieme a Lucius. Stasera ne parlerò con mio marito e vedrai che anche lui sarà di questo avviso”.
“ Io non gli dirò proprio nulla, Cissy. Se vuoi diglielo tu, ma non sperare che lui l’accolga bene la tua richiesta. Poi non dirmi che non ti avevo avvertita”
Narcissa fissò Bellatrix in cagnesco e poi dopo un sospiro profondo, leggermente tremante, annunciò la sua decisione: “ D’accordo domani glielo dirò io. D’altronde è pur sempre casa mia. Sarà il Signore Oscuro, grande, tutto quello che vuoi, ma in questa casa comanda Narcissa Malfoy. Tra l’altro tra pochi mesi nascerà nostro figlio e non mi va che quell’uomo gironzoli per casa. Draco potrebbe spaventarsi a morte…. Draco… si Draco Malfoy lo chiamerò. Lo dirò a Lucius…  Se non ci fossi io, Bella, la nostra famiglia andrebbe a rotoli. E i nostri genitori che ti consideravano la più intelligente di tre sorelle, la regina della casa…”.
 

 


 

 


 
   
 
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