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Autore: Kim WinterNight    07/11/2017    13 recensioni
Avete mai notato che quando salite sui mezzi pubblici finite per incontrare le peggiori specie di umanità senza raziocinio?
Non serve che lo neghiate, capita a tutti!
Ebbene, ho deciso di raccontarvi cosa capita a me quando salgo a bordo di simpatici autobus o sfreccianti treni, per non parlare di quei meravigliosi aerei...
Insomma, tutto ciò che leggerete in questa raccolta di scempiaggini mi è capitato davvero; questa è la dimostrazione del fatto che la realtà è sempre peggio di ciò che è frutto della nostra fantasia o immaginazione!
Genere: Commedia, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Cari lettori, sono qui per una piccola premessa: come già accennato nella presentazione della storia, tutto ciò che racconterò in questa raccolta di scempiaggini mi è capitato davvero; questa è la dimostrazione del fatto che la realtà è sempre peggio di ciò che è frutto della nostra fantasia o immaginazione!

Quindi, vi dico: tenetevi forti, perché me ne capitano davvero di tutti i colori, nonostante io non salga tutti i giorni sui mezzi pubblici. Bastano un paio di volte a settimana per creare una raccolta molto variegata e ben imbottita di scene raccapriccianti che, siccome non posso dimenticare perché non ho la memoria di un pesce rosso, mi trovo costretta a condividere con voi :D

Buona lettura e grazie per aver scelto di viaggiare sulla mia compagnia di pullman/treni/aerei totalmente gratuita XD


- - - -



Il (quasi) suicidio delle pantofole mascoline



Autobus extraurbano, primo pomeriggio


Fa freddo, ho l'impressione che alla prossima fermata salirà a bordo del bus un pinguino in cerca di calore.

Io, mia sorella e una nostra amica siamo sedute comodamente su alcuni sedili poco distanti dal posto di guida. Fortunatamente sul pullman c'è il riscaldamento al massimo.

Mentre stiamo parlando tranquillamente di tutto e di niente, l'autobus si ferma e le mie speranze di conoscere un pinguino si spengono quando fa il suo ingresso sul mezzo una signora attempata che si regge a malapena in piedi.

La prima cosa che mi colpisce sono le sue pantofole di panno, sono piuttosto ingombranti e di pessimo gusto, sospetto si tratti di un modello da uomo di quelli che mia nonna usa in casa perché dice che sono comodissimi. Peccato che quest'esemplare di donna non si trovi in casa sua, e ai piedi porti anche un paio di deliziose calze bianche da calciatore.

Non riesco a capire come riesca a stare al mondo, sta di fatto che smetto di prestarle attenzione, almeno per un po'.

Il mezzo si rimette in movimento e noto che la donna si è seduta sul primo posto davanti, proprio accanto all'autista. Si regge con mano tremante al sostegno di fronte a lei e rimane immobile per almeno metà tragitto.

Un passeggero dietro di lei le pone una domanda sulla prossima fermata e lei si volta nella sua direzione. Si schiarisce la gola e risponde con voce roca e quasi incomprensibile.

«Scusi signora, come dice? Qual è la prossima fermata?» ripete il tipo dietro di lei.

«Non lo so eh, chiedi all'autista...» tossisce l'anziana.

Da quel momento in poi il tranquillo viaggio in autobus si trasforma in un'apocalisse mai conosciuta dall'uomo: la donnina innocua con le pantofole mascoline diventa all'improvviso uno scaricatore di porto con sembianze di lama, e comincia a deliziare noi passeggeri con accessi di tosse e creazione di caramelle non commestibili e pienamente vomitevoli. Intanto, si passa una mano di fronte alla bocca, e poi la posa sul sostegno posto dinnanzi a sé.

Devo ricordarmi di non sedermi assolutamente in quel posto quando prenderò il pullman per il rientro, non si sa mai che possa essere lo stesso.

Mi viene da vomitare e la vecchietta trascorre i dieci minuti che ci separano ancora dalla nostra meta a produrre catarro per sfamare un'intera popolazione in fase di denutrizione.

Quando finalmente scendo dall'autobus, mi sembra di essere sbarcata sulla Luna: la mia felicità raggiunge livelli incontrollabili e sono contenta di essere scampata al pericolo.

L'avventura sembra finita, almeno così penso, ma...



Stazione degli autobus, tardo pomeriggio


Tra poco tornerò a casa e non vedo l'ora. Ho freddo, voglio il mio pigiama in pile e le ciabatte intonate, con tanto di calzettoni al ginocchio. L'inverno mi piace, sul serio, ma specialmente quando non devo mettere il naso fuori casa, il che capita molto di rado.

Il sole ormai sta tramontando, ma ancora tinge la stazione dei pullman di tinte arancio e giallo acceso. Tutto idilliaco, ho perfino dimenticato ciò che è capitato durante il viaggio di andata, finché non la rivedo.

La donna/lama raggiunge a tentoni la piattaforma su cui anche noi stiamo aspettando l'autobus, così posso ammirarla in tutto il suo splendore sotto la luce del sole: indossa le suddette calze e pantofole, abbinate a un gonnellone nero sformato e una giacca di lana vecchia più di lei. La brezza spazza via ogni cosa, compreso l'orlo del suo abito, che rischia pericolosamente di mostrarci le sue vergogne e lascia intravedere un mutandone bianco in pizzo risalente alla Prima Guerra Mondiale.

Sembra infastidita dal sole, così pensa bene di scendere dal marciapiede e di dirigersi, borbottando tra sé e sé, verso un punto ombreggiato. Peccato che stia attraversando il piazzale in cui i bus fanno il loro ingresso e che gli autisti utilizzano per far manovra e fermarsi alla banchina prestabilita.

«Che cazzo sta facendo?» domanda la mia amica con profonda confusione.

«Vorrà suicidarsi...» suggerisco.

Poco dopo, un controllore fuoriesce dal suo ufficio e soffia all'interno di un fischietto, poi grida: «Signora, dove crede di andare? Torni indietro, è vietato attraversare il piazzale! Si sbrighi a tornare sull'apposita postazione d'attesa!».

Lei si volta e, con estrema semplicità, senza muoversi dal pericolosissimo punto in cui si trova, proclama: «Stavo solo andando all'ombra, eh!».

Il controllore, spazientito, ripete: «Torni indietro».

Lei sbuffa e riprende a borbottare tra sé; fa appena in tempo a risalire sul marciapiede, che il mio pullman entra sfrecciando all'interno della stazione.

Sono spaventata all'idea che quell'essere immondo possa salire nuovamente a bordo del mio stesso mezzo, ma fortunatamente lei rimane a terra e io tiro un lungo sospiro di sollievo, vedendo bene di non sedermi sul primo sedile accanto all'autista.



- - - -


E rieccoci alla fine di questa prima perla (?) della raccolta Deficienti sui mezzi pubblici!

Che ve ne pare?

Vi giuro che quel giorno ho rischiato di vomitare, visto che – oltre allo schifo di questa “donna” - soffro di mal d'auto e tutto ciò ha contribuito al mio malessere, tenendo conto che avevo finito di pranzare da neanche un'ora... vi lascio immaginare come stavo XD

Io ora vi chiedo: perché le persone anziane credono di essere padrone del mondo solo perché sono anziane e quindi hanno vissuto più degli altri? Me lo sapete spiegare?

Ringrazio chiunque abbia trovato la forza di aprire questa mia nuova raccolta, e vi annuncio che gli aggiornamenti – salvo imprevisti – saranno ogni lunedì :)

Alla prossima e ricordatevi che i deficienti sui mezzi pubblici sono tra noi! ♥

  
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