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Autore: JEH1929    08/11/2017    0 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Lara era sempre piaciuta la notte, tutto sembrava più tranquillo, per quanto qualcosa potesse sembrare tranquillo in una città come Neptune. Era una bella serata, l’aria calda della fine dell’estate californiana le accarezzava la pelle lasciata scoperta dall’abito da discoteca che indossava, mentre i lunghi capelli biondi le solleticavano le spalle. Amava vestirsi in quel modo, svettare sui tacchi alti nei suoi abiti minuscoli, le lunghe ciglia pesanti di mascara e le labbra tinte di rosso acceso.
La musica del locale risuonava a sprazzi nel silenzio notturno, interrotto soltanto dal saltuario rumore di qualche auto che passava dalla strada in fondo al vicolo. Mentre aspirava lentamente il fumo della sigaretta che stringeva fra le labbra, ripensava a quello che era appena successo. Un sorriso le increspò le labbra. C’era stata una scenata ed erano partite parole grosse da parte di lui, nonostante lei fosse stata la più dolce e la più gentile delle persone, come al solito, eppure quell’incontro era più di quanto avesse mai sperato di ottenere quel giorno, sicuramente più di quanto fosse riuscita ad ottenere negli ultimi tre mesi. Perciò, nonostante tutto, era contenta. Si incamminò lentamente lungo il vicolo, era piuttosto buio, ma Lara non aveva paura. Non aveva mai avuto paura di andare in giro da sola e poi in quella parte della città era difficile trovare qualche malintenzionato anche a quell’ora di notte. Soffiò fuori il fumo dopo averlo trattenuto per qualche secondo, mentre continuava a procedere lentamente verso la fine del vicolo. Le facevano male le scarpe, ma cercò di non pensarci, ricordandosi il luogo dove aveva lasciato l’auto e tutta la strada che doveva percorrere per arrivarci. In quel momento due fari fendettero l’oscurità del vicolo, togliendole la vista per qualche secondo e facendole sbattere più volte le palpebre. L’auto procedeva abbastanza velocemente, ma quando riuscì ad adattare la vista al cambio di luce, Lara riconobbe il veicolo che le veniva in contro. Un nuovo sorriso le attraversò le labbra, più profondo del precedente. Gettò la sigaretta fumata per metà a terra e procedette verso l’auto agitando la mano e continuando a sorridere. Tuttavia qualcosa non quadrava, la vettura non si stava fermando, ma sembrava piuttosto accelerare sempre di più, anche se Lara all’inizio non ci fece caso, troppo felice per accorgersi di qualcosa oltre al fatto che lui era tornato. Fu nel momento in cui Lara si rendeva conto che la macchina non aveva alcuna intenzione di fermarsi che fu colpita in pieno, l’urto accresciuto dalla progressiva accelerazione dell’auto mentre le veniva in contro. Il colpo, in un primo momento, non fu doloroso come se lo sarebbe aspettato e, mentre veniva sbalzata via e scaraventata dall’altra parte della strada, l’unica cosa che riuscì a pensare fu quanto fosse squallido morire in quel modo, in un vicolo buio di Neptune, in una serata qualsiasi. Non accadde niente di quello che Lara pensava succedesse quando si moriva, non vide tutta la vita passarle davanti, nessun volto, dei suoi genitori o delle persone amate o di lui, le passò davanti, nessuna luce venne ad accoglierla. No, Lara si limitò a sentire un attimo di acuto dolore all’altezza della testa e del ventre e poi tutto divenne nero.
 
 
Nessuno, vedendo la ragazza seduta in un rinomato bar d’angolo di San Diego, avrebbe mai potuto supporre che quella fosse Veronica Mars, un abito elegante e un drink alla mano.
O almeno nessuno di tutti coloro che mi avevano conosciuta nella mia vita precedente. Perché adesso la mia vita è sicuramente cambiata. Non sono più la ragazzina intraprendente che andava a caccia di delitti e di menzogne fra i banchi di scuola e che nel tempo libero aiutava suo padre nell’agenzia di investigazioni, quella ragazzina che adorava vestirsi con abiti pratici, scarpe da ginnastica ed enormi borse comode. Adesso sono una donna affermata e raffinata, che indossa abiti eleganti e lavora in uno dei più prestigiosi uffici di investigazione di San Diego, per l’uomo più temuto e rispettato di tutta la California meridionale. Perfino mio padre non aveva avuto nulla di ribattere quando gli avevo detto che avrei lavorato per Frank Rooney, nonostante non gli andasse molto a genio il mio lavoro di investigatore privato. Niente più Neptune a rovinarmi la vita, violenze fra bande, lotte di classe, 09 con la loro aria di superiorità e soprattutto niente più fidanzati problematici. Niente più Veronica Mars di Neptune, appunto.
E quindi eccomi, a ventiquattro anni, seduta su una poltroncina di pelle rosso scuro, davanti ad un tavolo di cristallo, apparentemente rilassata e distratta dalla partita di baseball che si sta svolgendo sullo schermo piatto davanti a me, in realtà tesa come una corda di violino, in attesa di poter sferrare la mia mossa. Frank ama mandarmi in azione, sa che sono la migliore, nonostante la giovane età. E sa anche che sono capace di adattarmi ad ogni situazione.
- Veronica? Ci sei? – la voce nel mio orecchio appartiene a Travis Glenn, che monitora la situazione seduto nella sua vecchia Dodge pulita per l’occasione visto che nelle sue normali condizioni, piena di polvere, di immondizia e delle schifezze che Travis adora mangiare, non sarebbe passata affatto inosservata, nella miriade di macchine tirate a lucido parcheggiate lì intorno. Travis, qualche chilo “sopra la media”, come ama affermare lui stesso, massicci capelli rosso scuro che formano un’aureola scomposta sulla sua testa e spessi occhiali da nerd, non è esattamente la persona più adatta ad inseguimenti, azioni rapide e pedinamenti, ma, quando si tratta di computer e tecnologie, nessuno può batterlo. Forse soltanto la mia amica Mac, anche se purtroppo non avevo avuto ancora modo di presentarli o forse mi era semplicemente mancato il tempo.
Faccio un cenno affermativo in direzione di Travis, che mi fa l’occhiolino, e prendo un altro sorso del mio drink.
- Soggetto in avvicinamento, ripeto, soggetto in avvicinamento. – la voce di Travis torna a farsi sentire qualche minuto dopo.
Adesso la partita è conclusa, mi alzo con studiata lentezza, attenta a sbirciare con la coda dell’occhio i movimenti della nostra preda, e mi lascio andare ad un sorriso: Travis ama essere teatrale e giocare alle spie è uno dei suoi passatempi preferiti. Jenny, la mia collega, trova questa sua abitudine piuttosto irritante, io la trovo divertente.
Il soggetto che devo agganciare è un grasso signore di mezza età, un abito elegante bianco non riesce a nascondere lo strato di sudore, che culmina nella lieve patina umidiccia sulla fronte, che si affretta ad asciugare con un fazzoletto ricamato con le iniziali. Mi squadra da capo a piedi, la bava alla bocca completerebbe il quadretto. Un lieve moto di ribrezzo, prima di ricordarmi che è esattamente quello il fine di tutto il nostro appostamento.
- Salve, signor Montana, sono Rosie Bell…
- … omicidio … Logan Echolls… - la voce della conduttrice televisiva attira la mia attenzione.
Distolgo lo sguardo dal signor Montana, che continua a mangiarmi con gli occhi, e lo rivolgo allo schermo. Un’immagine del mio famoso ex svetta dietro la conduttrice, lieve sorriso appena accennato e sguardo da telecamera, è proprio Logan. Sull’altro lato compare la foto di una ragazza bionda, molto bella.
- Un’ordinanza restrittiva era stata emessa tre mesi fa contro Lara Crane, colpevole di perseguitare la nota star del cinema da più di un anno…
- Veronica, cosa cavolo stai facendo? Montana se ne sta andando! – la voce di Travis mi perfora l’orecchio, ma io non posso distogliere la mia attenzione da quello che la conduttrice sta dicendo. Sfilo l’auricolare e la voce di Travis si affievolisce fino a sparire.
- … Logan Echolls è stato accusato di omicidio e arrestato questa mattina nella sua abitazione di Neptune, California.
Mentre assisto alla scena dell’arresto, le telecamere e i giornalisti che si affollano e si spintonano per delle immagini decenti, lo sguardo perplesso e lievemente confuso di Logan, quasi come il vecchio ragazzino che conoscevo solo io, quando perdeva la sua facciata strafottente e mostrava tutta la sua paura, mi danno come un senso di déjà-vu. E sono improvvisamente rigettata nel passato.
Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune.
 
 
Certo, dopo la ramanzina di Frank, che avevo a malapena ascoltato e da cui non avevano neanche tentato di difendermi, su quanto il mio comportamento avesse seriamente messo a rischio l’intera operazione, mi sarei dovuta preoccupare almeno un po’ per il mio lavoro o almeno avrei dovuto cercare di inventarmi qualcosa per tentare di giustificare il mio comportamento. La verità è che non riesco a togliermi dalla testa quello che ho appena visto.
Mentre cammino lungo Union Street, diretta all’appuntamento con il poliziotto più carino di San Diego, cerco di distrarmi e di pensare a qualcos’altro. Senza molto successo, per altro.
Leo è seduto ad un tavolino d’angolo, quello a cui siamo soliti incontrarci, nel mio ristorante italiano preferito nei dintorni dell’ufficio. Una volta alla settimana circa, Leo mi raggiungeva in Union Street e ci incontravamo al ristorante. È un puro caso se oggi abbiamo deciso di incontrarci. Sono in notevole ritardo, a causa di tutto il tempo perso con Frank e Travis, perciò, non appena metto piedi nel ristorante, il sorriso di Leo è gentile, anche se leggermente indulgente.
- Giornataccia? – chiede, alzandosi per salutarmi.
- Poteva andare meglio. – borbotto in risposta, cercando di tergiversare.
Ci sediamo e Leo mi porge il menù, anche se so già cosa ordinare. Leo lascia scorrere lo sguardo su e giù lungo la prima pagina per qualche secondo, come se volesse prendere tempo, ed effettivamente mi accorgo che non sta affatto leggendo i piatti elencati di fronte a lui.
So esattamente dove vuole andare a parare ancora prima che apra bocca.
- Hai saputo dell’arresto di Logan Echolls?
Annuisco, lasciando scorrere lo sguardo sul menù con aria indifferente, proprio come ha fatto lui.
- Sembra ci siano prove consistenti a suo carico.
Continuo a fare finta di niente, anche se tutti i miei sensi si allertano all’improvviso, pronti a cogliere mio malgrado la minima informazione. È una controindicazione del lavoro che faccio, mi ripeto, non c’entra niente il fatto che l’indiziato sia Logan. Alzo lentamente lo sguardo, notando che Leo non continua la frase e non appena lui si accorge di avere tutta la mia attenzione riprende.
- Lei aveva ricevuto un’ordinanza restrittiva circa tre mesi fa, anche se da un anno sono note le molestie a cui era soggetto…
Io non ne avevo saputo nulla, ma del resto quello che cercavo di fare era entrare il meno possibile in contatto con quello che riguardava il mio passato: ignorare ed evitare i gossip che circolavano intorno al mio ex fidanzato, attualmente star del cinema di Hollywood, faceva parte del pacchetto. Anche evitare per lungo tempo i miei migliori amici ne faceva parte, penso, mentre una serie di sensi di colpa mi assale, pensando alla sfilza di chiamate senza risposta di Mac accumulate sul mio cellulare.
- I giornali scandalistici ne hanno studiato tutti i particolari, - continua Leo – l’avevano perfino soprannominata la “Groupie di Mr. Hollywood”.
La “Groupie di Mr Hollywood”, certo, doveva essere sicuramente piaciuto molto a Logan.
- A proposito, Lara Crane ti somiglia. – aggiunge Leo.
Gli lancio un’occhiataccia, so dove vuole andare a parare.
Veniamo interrotti dall’arrivo della cameriera, che prende i nostri ordini, per poi sparire nuovamente in cucina. Il locale è quasi vuoto e, ad esclusione di noi due, sono presenti solo una coppia di anziani con un cane ancora più decrepito di loro, e una madre con un bambino addormentato in braccio.
Dopo qualche secondo la cameriera torna con le bevande che abbiamo ordinato. Leo assapora con lentezza un paio di sorsi di soda. Sa che ardo dalla voglia di conoscere altri particolari e per questo me la sta facendo sudare, ma io non ho alcuna intenzione di dargli soddisfazione. Perciò continuo chiedendogli come è andata la sua giornata. Lui risponde vagamente, non vuole darmela vinta, ma so con certezza che anche lui vuole tornare a parlare di Logan, curioso di conoscere la mia opinione.
Dopo qualche altro minuto di scambio di convenevoli e di commenti che rimuovo il momento dopo averli pronunciati, Leo finalmente cede e riprende a parlare del caso.
- La sera dell’omicidio Echolls era allo “Club 09” …
Lo Club 09 era il locale aperto da Dick Casablancas e da Logan a Neptune, dietro il quale era stato commesso il delitto.
- … è stato visto uscire e subito dopo Lara Crane lo ha seguito. Sono stati visti discutere sul retro del locale, poi lui se ne è andato.
Leo fa una pausa.
- Questo non dovrebbe necessariamente provare che sia stato Echolls a commettere l’omicidio. Andiamo… prima se ne va e poi torna indietro per ucciderla…
La giustizia di Neptune continuava a fare acqua anche a distanza di tutti questi anni. Poi Leo sgancia la sua bomba.
- Le telecamere di sorveglianza sul retro hanno ripreso l’auto di Logan Echolls mentre investiva Lara Crane.



Salve a tutti! Questa è la mia prima ff su Veronica Mars! Spero vi piaccia.
Ringrazio L Ignis_46 per avermi aiutato con la storia e per averla corretta.
   
 
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