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Autore: Martamydear    15/11/2017    1 recensioni
C'è una sola cosa che governa tutto il nostro universo: l'Energia.
E' lei che ci permette di vivere su questo pianeta, è lei a farci nascere, innamorare o morire.
Teoricamente non siamo altro che meri sacchi carne, ma allora cosa ci rende diversi da un cadavere? Quel sangue elettrico che sentiamo scorrere in noi.
L'Energia si manifesta in infiniti modi diversi, una piccola parte sono fenomeni scientifici a noi ben chiari, il resto lo chiamiamo Inspiegabile, sebbene la chiave per qualsiasi spiegazione sia sempre stata davanti a noi.
-
Manchester, 1924: George Livesey ha iniziato da poco a lavorare come chirurgo al Royal Infirmary, intanto cerca di studiare l'Energia e le sue eventuali applicazioni nella medicina.
Trascorre serenamente la propria vita nel quartiere periferico di Chorlton, alternando il suo lavoro da medico a consulenze investigative sui casi più bizzarri che la polizia non riesce a risolvere.
Questa tranquillità verrà turbata dall'arrivo di Ivy, ragazzina silenziosa e schiva, forse affidata proprio a lui per qualche strana ragione...
Questa serie comprenderà le avventure dei nostri protagonisti a partire dagli anni venti per arrivare sino alla guerra.
Il bello? I racconti non saranno per forza narrati in ordine cronologico, pur essendo
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hey, ma lo sai che esiste l'audiolibro? 

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=8A2DJGhNT4c



26 Maggio 1924

La cartella di cuoio nero di Theodore Frobisher vomitava un flusso continuo di scartoffie, mentre l'ometto le scaraventava in ogni parte della stanza, cercando disperatamente qualche importante documento.

La scena era abbastanza patetica, e Madre Delia vi assisteva con compassione.

-Potete cercare con calma quel certificato e tornare domani, signor Frobisher, non credo che un giorno...-

Theodore la zittì con un cenno, continuando freneticamente la sua ricerca.

-Sapete quanto tengo a queste piccole creaturine, un giorno in più in una famiglia accogliente è sempre meglio di un giorno in meno! Ho intenzione di accompagnare la ragazzina oggi pomeriggio e lo farò!-

La suora sospirò, sapeva bene che a Theodore non importava tanto delle "piccole creaturine", ma piuttosto della percentuale di successo del suo operato e la relativa parcella che ne sarebbe derivata.

L'avvocato emise un gridolino di gioia, afferrando un foglio spiegazzato.

-Carissima, dovrete compilare questo modulo in mattinata. Io purtroppo ora ho da fare, ma tornerò verso mezzogiorno a prendere la ragazza.-
Senza neanche sentire la risposta di Madre Delia, il Signor Frobisher si infilò il cappotto e si fiondò fuori dalla stanza.

La donna uscì dallo studio, recandosi al piano di sotto. Era quasi ora di mandare le ragazze a giocare in giardino, ma prima avrebbe fatto due chiacchiere con la sua nuova ospite.

Spalancò la porta del dormitorio, trovandosi di fronte a quella che era probabilmente la più grande ed epica battaglia di cuscini che avesse mai avuto luogo. 
Richiamò subito tutte quante all'ordine, poi iniziò a dirigersi verso la fine dello stanzone scansando con le mani le ultime piume rimaste in aria.

Non doveva avere più di quattordici anni, e se ne stava china su un libro di ricette, noncurante del morbido disastro alle sue spalle.

-Oh, ti piace cucinare? Se è così potresti aiutare Madre Jane a preparare il pranzo, sono certa che ti divertiresti! -
Un paio di occhietti arguti fissarono ora la suora, per poi notare con disappunto la carneficina di cuscini che veniva grossolanamente ripulita dalla mandria di bambine scalmanate.

-E' stata la prima cosa da leggere che ho trovato.-

Madre Delia rimase sorpresa da quella affermazione, ma non si scompose.

-Vieni un attimo nel mio studio, vorrei parlarti un secondo in privato. Forse abbiamo rintracciato un tuo parente.-

 

Il tonfo di un imbecille che cade dalle scale risuonò per tutta la casa e la signora Sixsmith alzò gli occhi al cielo, ma perché non era rimasta a lavorare per quella simpatica famiglia di francesi?

-Tranquilla Mary, sto bene! Ho appena portato fuori l'ultimo scatolone!-

Ci mancava la biblioteca, in quella casa. Che poi una biblioteca non sarebbe neanche stata, ma piuttosto una stanzetta ricolma di libri e polvere.

Quell'uomo aveva sempre una marea di idee stupide, ma lei in un certo modo lo ammirava: riusciva ad essere contento anche per la più sciocca delle cose, e in questo caso il pensiero di riuscire finalmente a ricavarsi un posto dove poter sistemare tutti i suoi grossi volumi lo manteneva elettrizzato da ormai una settimana. L'entusiasmo che aveva bruciava però in fretta, e nel giro di poco tempo ci sarebbe stata qualche altra stramberia a tenere la sua mente occupata.

Mary Sixsmith osservò dalla finestra il sole splendere, di giornate così belle non ne capitavano da un pezzo. Sentiva già il profumo dell'estate che stava per arrivare, immaginava le passeggiate nel parco e si pregustava il sapore dei ghiaccioli alla fragola e delle limonate.

Un altro tonfo, stavolta seguito da qualcosa che andava in mille pezzi, ruppe improvvisamente le fantasticherie.

-No, il mappamondo!- si udì.

 

Madre Delia osservava la ragazzina mangiare la sua zuppa silenziosamente.

-Fai presto cara, il signor Frobisher sarà qui tra poco!-

L'ammasso di ossa e capelli paglierini buttò giù l'ultima cucchiaiata del suo pranzo, per poi guardare la donna con aria interrogativa.

Quattro pesanti bussate risuonarono nella cucina, seguite dall'entrata trionfale di un minuto avvocato.

-E quindi è lei la nostra fortunata, la piccola Ivy Hawkins! Corri di sopra a metterti qualcosa di decente, tra pochi istanti dovremo andare!-

L'unica risposta che Theodore ebbe fu uno sguardo uguale a quello che poco prima era stato dato a Madre Delia.

-Non ho altri vestiti.-

Il signor Frobisher sbuffò pesantemente, poi, lisciandosi i capelli biondi pettinati alla perfezione e sistemandosi la sua adorata cravatta, si rivolse alla madre superiora.

-Gentilissima signora, avete per caso degli indumenti puliti da far indossare alla nostra deliziosa fanciulla?-

Madre Delia pensò per un attimo, poi uscì dalla cucina imboccando il corridoio verso lo sgabuzzino.

Tornò dopo poco con un vestito giallo limone un po' spiegazzato; Theodore lo guardò come si fissa il cadavere di un animale investito al ciglio della strada.

Quella roba era fuori moda da almeno dieci anni, una specie di tovaglietta da the a forma di vestito, una massa informe di fiocchettini e ricamini, cose adatte ormai giusto agli indumenti di una neonata.

-Apparteneva ad una ragazza di questo istituto che ormai si è sposata ed è andata via, ma ci ha lasciato un po' delle sue cose. E' tutto quello che abbiamo.

Se non fosse stato di quel colore improbabile, sarebbe anche risultato semplicemente brutto, ma per i gusti di Theodore era veramente una delle cose più pacchiane al mondo.

Ivy lo prese con disgusto e andò a cambiarsi al piano di sopra con passi lenti.

Scese dopo pochi istanti agghindata come una bomboniera, era evidentemente a disagio, ma non sembrava una persona lamentosa, quindi si limitò a far capire di essere pronta a uscire.

Theodore la fece sistemare accanto a sé nella propria auto, poi si sedette anche lui e avviò il motore, che si accese con un sonoro scoppio.

Dopo pochi minuti di viaggio, quando ormai l'istituto di Burnage era ben lontano, distolse per un attimo gli occhi dalla strada, per rivolgersi direttamente ad Ivy.

-Adesso andremo da una persona che con te avrà a che fare poco o nulla, siete parenti di settimo o ottavo grado. Le carte che gli presenterò e alcune cose che gli dirò saranno, come dire, "esagerazioni della realtà".

A Burnage non hanno posto per te, sei lì solo momentaneamente, e se questa persona si rifiuterà di prendersi cura di te, verrai affidata ad un istituto per i prossimi sette anni.

Tutto quello che dovrai fare è stare in silenzio e lasciar fare a me, vedrai che tutto andrà bene. Hai capito?-

Ivy annuì senza proferire parola, tornando subito dopo a fissare le altre auto fuori dal finestrino.

 

Il fracasso era insopportabile, ogni martellata era ormai una pugnalata alla tempia, la signora Sixsmith lanciò via le parole crociate che stava completando, salendo poi le scale a due a due per spalancare la porta della futura biblioteca.

George era in canottiera, seduto per terra tra viti, chiodi e bulloni, intento a colpire ripetutamente un'asse del pavimento che proprio non ne voleva sapere di stare al suo posto.

-Per dio, smettetela con tutto questo rumore! E' da stamattina che non fate altro che aggiungere disordine a questa casa già troppo caotica!-

I grandi occhi neri di George smisero di essere concentrati sulle assi, andando a guardare dritti nei piccoli occhi azzurri della signora Sixsmith.

-Mi dispiace, non volevo darti fastidio. Il pavimento in questa stanza è davvero in pessime condizioni, sto cercando di aggiustarlo. Vorrei che la biblioteca fosse un posto accogliente.-

La donna sospirò con apprensione, scansando con la punta della scarpa un chiodo che le era rotolato sul piede.

-Fate pure, sono stata scortese, ma davvero quel chiasso mi faceva impazzire. Credo che andrò a fare una passeggiata al parco, se non è un problema.-

-Ma certo, penso che sia la cosa migliore da fare.- rispose George asciugandosi la fronte.

Mary Sixsmith se ne andò richiudendo lentamente la porta della stanza, in fondo uscire le avrebbe fatto molto bene.

George rimase a fissare per un po' l'asse storta del pavimento, dandole poi una pesante martellata che la raddrizzò una volta per tutte.

Continuò insistentemente a sferrare colpi per un'altra mezzora buona, finchè non collassò a terra esausto.

Neanche il tempo di riprendere fiato, che quattro pesanti bussate riecheggiarono per tutta la casa; era strano, dato che generalmente Mary si tratteneva fuori molto di più.

Subito fuori, Theodore Frobisher si sistemò il colletto della camicia.

-E' un giovanotto bravo e ambizioso, Ivy. Adesso ricordati di far fare tutto a me e non dire una parola, limitati ad annuire quando ti sarà richiesto.-

Pensò che ripeterlo era essenziale, quella di certo non era una ragazza sveglia.

Il rumore della maniglia della porta fece scattare sull'attenti l'avvocato, che diede un buffetto di incoraggiamento alla ragazzina.

Aprì un ragazzotto alto e forse un po' magro per la sua statura, vestito con una vecchia canottiera tutta sudata e un paio di pantaloni davvero troppo larghi per lui, tenuti su da una bretella sola.

Il tipo si lisciò la chioma di spettinati capelli castani e cacciò fuori da una tasca dei pantaloni un paio di occhiali d'argento, inforcandoli per squadrare meglio l'avvocato.
Una montatura del genere in mano a un operaio da due soldi, Theodore rabbrividì di fronte alla visione di uno spreco simile.

-Oh, allora non era la signora Sixsmith... Come posso aiutarvi?-

Il signor Frobisher si schiarì la voce, sistemandosi il cappio di seta che aveva annodato al collo, poi sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi falsi.

-Cerco lo stimatissimo Dottor George B. Livesey, è per caso qui o posso tornare più tardi? Potreste comunque gentilmente dirgli che sono passato? E' urgente, si tratta di questa dolce fanciulla.-

Il ragazzotto guardò con aria interrogativa il duo, lisciandosi una seconda volta i capelli sudati.

-Non eseguo visite a casa mia, tantomeno di sabato. Potete recarvi lunedì al Royal Infirmary e prendere un appuntamento, ma non credo comunque di essere libero fino alla prossima settimana.-

Lo sguardo di Theodore si fece improvvisamente buio, facendo cadere persino la maschera di finto entusiasmo che aveva da sin troppo tempo.

-Ah, dunque siete voi il Dottor Livesey. Mi dispiace avervi interrotto durante... qualsiasi cosa stesse facendo. Ovviamente sono a conoscenza delle regole riguardo alle vostre visite, infatti oggi non sono qui per questo, ma ho comunque notizie importantissime. Mi manda direttamente il vicesindaco Harris!-

George sgranò gli occhi, iniziando a pulirsi nervosamente gli occhiali con la canottiera.

-Il vicesindaco Harris?! Oh no, sono in condizioni pietose! Datemi mezzora per sistemarmi e vi farò accomodare a casa mia.

Mi dispiace farvi aspettare, ma di certo non posso discutere con voi conciato così. Nell'attesa potete passeggiare presso il parco di Beech Road, è piccolo ma davvero gradevole!-

Il giovane chiuse velocemente la porta, correndo al piano di sopra a frugare nell'armadio per trovare una giacca presentabile.

L'avvocato Frobisher si girò verso Ivy e le fece cenno di seguirlo, il parco era proprio a due passi dalla casa.

Doveva ammettere che Chorlton era davvero una zona graziosa, pulita e alberosa. L'aria che si respirava era frizzante, non come quella del centro, appesantita dal fumo delle fabbriche e delle auto. Una persona che viveva lì doveva essere per forza tranquilla e responsabile, proprio quello che ci voleva.

-A quanto pare faremo una bella passeggiata, cara Ivy, magari intanto potremo continuare a definire meglio come ti dovrai comportare, mangiando un bel gelato-

La ragazzina si limitò a continuare a fissare l'avvocato con fare interrogativo, probabilmente doveva essere demente o ritardata, pensò Theodore.
Generalmente le sue coetanee erano solari e aperte, forse un po' svampite, ma di certo non si limitavano a guardarti con quegli occhi vuoti, senza segni di pensieri o emozioni.

Fortunatamente sarebbe probabilmente andata a stare con una persona per cui le menti difettose o anormali erano il pane quotidiano.
Notò in lontananza il chiosco dei gelati e fece cenno ad Ivy di seguirlo, non si degnò nemmeno di guardarla in faccia, aveva deciso ormai che non ne valeva la pena.

Comprò due ghiaccioli al limone, mettendone uno direttamente in mano alla ragazza.

Lei ringraziò con un sussurrò, poi smise di fissare Theodore per concentrarsi sul gelato.
L'avvocato apprezzò molto di non essere più seguito dal mantello algido che suscitava lo sguardo di quella probabile futura avvelenatrice di bambini.

 

I capelli erano sporchi, c'era poco da fare.

George cercava insistentemente di sistemarsi in una maniera che lo rendesse presentabile, ma ad ogni colpo di pettine la fluente chioma di cui andava tanto orgoglioso, diveniva sempre più schiacciata e ingestibile.

Se avesse proposto a quelle persone di uscire per parlare avrebbe potuto utilizzare un cappello, ma ormai li aveva invitati a casa.

Mancava un quarto d'ora, e decise di sfidare la sorte immergendo tutta la testa nel catino di fredda acqua saponata che teneva in camera.

Se si fosse asciugato bene, forse sarebbe stato pronto entro poco.

Tirò fuori il capo dall'acqua, respirando a pieni polmoni.

Avvolse ora la testa in un asciugamano di spugna, cercando di assorbire più acqua possibile. Doveva apparire meglio che poteva, erano mesi che cercava di contattare il vicesindaco Harris e, stando a come si era presentato il suo avvocato, aveva con probabilità accettato di finanziare la ricerca. Non poteva essere più felice.

Non capiva però che ruolo avesse quella ragazzina vestita da coccarda in tutto ciò, probabilmente doveva essere una prima paziente con la quale avviare il progetto.

Indossò il suo abito preferito, quello che più gli stava bene e che lo faceva apparire "un nobile del vecchio secolo", come gli diceva Damien.

Annodò al collo l'unica cravatta di seta che possedeva e si guardò allo specchio, ora sì che era pronto per discutere di certe faccende.

I capelli si asciugarono miracolosamente, tornando la massa vaporosa che erano soliti essere.

Qualcuno bussò alla porta, la stessa sensazione che provava da piccolo prima di scartare un regalo di compleanno, invase George, che si precipitò ad aprire con lo stesso entusiasmo infantile che avrebbe avuto venti anni prima.

L'euforia si spense per un attimo, quando scoprì che alla porta era solo la signora Sixsmith.

-Perché vi siete conciato così? Prima stavate lavorando di sopra a...-

Non riuscì nemmeno a finire la frase, che fu presa per le spalle da George.

-Mary, è passato un uomo mandato dal vicesindaco Harris per discutere del progetto sulle operazioni cardiologiche! Presto, prepara del tè con i biscotti migliori che abbiamo, bisogna fare una buona impressione a queste persone!-
I biscotti migliori in quella casa erano i soliti Digestives, e il tè che avevano era quello economico, ma Mary annuì con entusiasmo, non sentendosela di dire che il massimo che avrebbero potuto offrire non avrebbe esattamente contribuito a fare una splendida figura.

Ecco, come aveva pensato prima, la fissa per la biblioteca iniziava già ad attenuarsi. Quanto era prevedibile quell'uomo...

Pochi minuti dopo, Theodore Frobisher tornò, trovandosi ora davanti tutta un'altra persona. Il ragazzotto in canottiera sudato e sciatto aveva fatto posto a un vero e proprio gentiluomo, vestito con un'elegante marsina verde scuro, camicia e cravatta di seta e dei pantaloni di cotone di forgia forse un po' antiquata, ma molto fine.

Ora sì che il padrone di quella splendida montatura d'argento era degno di indossarla!

-Salve, mi dispiace davvero di avervi fatto attendere, ma la vostra visita è stata inaspettata, probabilmente non avrò distrattamente letto la comunicazione del vicesindaco Harris. 
Prego, accomodatevi pure!-

Theodore si pulì i piedi, per poi varcare la soglia della casa e porgere la propria giacca al suo ospite.

-Ormai siamo soliti avvisare le persone che vivono in città quasi solo per via telefonica, se non avete un apparecchio in casa il motivo sarà probabilmente questo. Mi scuso davvero tanto a nome del mio cliente.-

I tre si accomodarono in salotto, Theodore iniziò a notare che, sebbene fosse situata in una zona benestante, la casa in cui si trovava era piuttosto piccola e, forse per la marea di fogli, carte e libri sparsi un po' ovunque, dava anche l'idea di essere leggermente disordinata.

-Comunque è un piacere conoscervi, Dottor Livesey. Io sono Theodore Frobisher, avvocato di Simon Harris, e lei è la vostra adorabile cuginetta, Ivy Hawkins.-

Il medico gli strinse la mano e poi, guardando la ragazza con sorpresa, ripeté il gesto con lei.

-Cugina? Da quel che so possiedo solo due cugini, ma la prima vive in America e il secondo è morto sei anni fa.-

Theodore emise un'irritante risatina, per poi prendere un fascicolo dalla sua cartella e posarlo sul tavolino di fronte al divano.

-Siete cugini di secondo grado, forse per questo non la conoscete. Il vostro defunto cugino, Blair Livesey, aveva con questa giovane fanciulla lo stesso rapporto di parentela che aveva con voi. 
La madre di Ivy è morta di parto, mentre suo padre è deceduto recentemente.-

George scrutò ancora la ragazzina, diavolo se era ridotta male. I capelli erano secchi e sfibrati, chiaro segno di qualche carenza alimentare, a supportare l'ipotesi c'erano anche l'estrema magrezza e il volto scavato.

L'aria assente e il mutismo davano invece l'idea di un qualche malessere psicologico, ma quello non stava a lui deciderlo.
Doveva essere per forza la paziente su cui avrebbe provato le tecniche riabilitative da lui sviluppate. Ma perché scegliere una parente? Probabilmente era uno dei folli sghiribizzi di Harris...

-Perdonatemi, Signor Frobisher, ma non capisco cosa abbia a che fare questo con la mia ricerca.-

Theodore emise una seconda risatina, fastidiosa almeno come delle lunghe unghie che graffiano una lavagna.

-Oh, ma che sciocco che sono! Errore mio, dovevo dirvi subito perché mi trovo qui.

Secondo le attuali normative emesse dal parlamento il 22 Giugno 1923, gli orfani di età inferiore ai ventuno anni devono essere affidati con procedura diretta ad un apposito istituto oppure al più stretto parente in vita, purchè sia massimo di quinto grado e in facoltà di accudire il ragazzo. Costui avrà il dovere di fare da tutore legale al minore fino al compimento della maggiore età, e riceverà in cambio un sussidio di dieci sterline mensili.*

Qualora costui sia in grado di affrontare il mantenimento dell'orfano, ma si rifiutasse comunque di farne da tutore, avrà il dovere di versare venti sterline mensili come spese di mantenimento.

Come potrete intuire, il più stretto parente di Ivy che sia in grado di occuparsene siete voi.

Vi assicuro che è una ragazzina deliziosa, forse solo un po' timida, ma davvero un tesoro. Per ora si trova all'istituto per ragazze di Burnage, le suore si sono subito affezionate a lei!

Dottor Livesey, ma mi ascolta?-

Theodore aveva notato lo sguardo ora assente di George.

Venti sterline! Lui ne guadagnava quaranta al mese e a malapena bastavano per i viveri, l'affitto e lo stipendio di Mary. Non si sarebbe potuto permettere una spesa simile, ma che fare? Accogliere in casa propria una sconosciuta mai vista prima, con chissà quale passato e chissà quale carattere? E se fosse stata una pazza? Alla fine non era nemmeno uno degli scenari peggiori, dato che lui coi pazzi ci aveva spesso a che fare, ma no, era comunque un'estranea, per Dio!

-Dottor Livesey, tutto a posto? Dottor Livesey? George?-

Ora Theodore lo chiamava, agitandogli la mano vicino al volto, forse per controllare che non fosse svenuto.

-T-tutore legale? Quindi proprio tipo padrenonnozio, insomma quella roba lì...

P-potrei cortesemente vedere i documenti che attestano tutto ciò? Sì, decisamente...-

Parlava come se avesse un pezzo di ghiaccio in gola, non riusciva a far uscire più di due parole prima di bloccarsi o balbettare. Il signor Frobisher era però abituato a queste cose, e aveva assistito a reazioni davvero peggiori.

L'ometto aprì con un gesto quasi teatrale il fascicolo che teneva in mano, porgendo a George un paio di fogli scritti a macchina.

Il medico li prese quasi strappandoglieli dalle mani e iniziò a leggerli neanche fossero il finale mozzafiato di un romanzo giallo.

Intervallava la lettura a occhiate incredule verso Ivy, la quale ricambiava con il suo solito fare interrogativo.

Senza staccare gli occhi dalla ragazzina restituì i documenti a Theodore, che li rimise soddisfatto nella borsa.

-Ma Ivy non ha proprio altri parenti in tutta l'Inghilterra, sono davvero l'opzione migliore? Insomma, non ci siamo mai visti o parlati, penso che prima di oggi non sapessimo nemmeno di essere cugini...-

Fu interrotto dalla ragazzina, che ebbe come un sussulto e iniziò a parlare meccanicamente.

-No, cugino Blair parlava sempre di voi. So che da piccoli giocavate spesso insieme ed eravate legati, poi purtroppo il destino vi avrà separati, ma di certo vi voleva bene.-

La situazione stava iniziando a diventare surreale. Quasi onirica.

-Blair aveva tredici anni più di me, non abbiamo mai giocato assieme. E a dirla tutta non abitava nemmeno nella mia stessa città.-

A Theodore gelò il sangue, quella piccola imbecille stava mandando tutto all'aria. Quell'idiota si stava bevendo tutto ed era a un passo dalla fine dei giochi. Ci aveva lavorato due settimane e non avrebbe invalidato tutti i suoi sforzi per nulla al mondo.

-La perdoni, Dottor Livesey, è una ragazza difficile. Non riesce a ragionare come noi, chi meglio di voi può capirlo...-

Non vuole finire in un istituto e ha detto la prima cosa che le passava per la testa.-

Di nascosto le afferrò da dietro i capelli, stringendoli con forza nella mano.

-Dottore, capisco che sia una scelta ardua e che richiede tempo, ma purtroppo per colpa di ritardi burocratici il termine per l'adozione scade martedì, quindi se intendete prendervi personalmente cura di questa giovane fanciulla, dovrete firmare i documenti quel giorno. Provvederò personalmente a comunicare la vostra assenza e mi assumerò io tutte le responsabilità.

Sappiate comunque che conto sul vostro buon cuore, e anche il vicesindaco Harris. Se capite cosa intendo...-

George fece per controbattere, ma il signor Frobisher scattò in piedi.

-Oh, ma è tardi, scusatemi davvero, oggi sono impegnatissimo! Devo precipitarmi a Salford da una vecchietta che vuole cambiare per la quinta volta il testamento, roba da non credere!-

Era stato tutto così veloce, nell'arco di dieci minuti George aveva scoperto che avrebbe probabilmente condiviso un bel po' dei futuri anni della sua vita a fare da genitore a una ragazzina che neanche conosceva. Da genitore, lui...

Accompagnò, ancora sconvolto, l'avvocato alla porta.

-Mi raccomando, lunedì si faccia trovare a casa per le otto, verrò io! Arrivederci, è stato un piacere.-

La ragazza neanche salutò, si limitò a sgusciare fuori cercando di non farsi notare.

Theodore richiuse violentemente la porta, facendo cadere qualche granello di intonaco sulla testa di George, troppo preso da mille pensieri per accorgersene minimamente.

Arrivò Mary trionfante con il vassoio del the.

-Scusa se ci ho messo tanto, ma non trovavo i fiammiferi... se ne sono già andati?-

George si pulì nervosamente gli occhiali con la cravatta, per poi inforcarli e respirare profondamente.

-Mary, c'è una cosa di cui devo parlarti. E probabilmente quella stanza non sarà una biblioteca.-

*NDA: oggi tali cifre potrebbero sembrare spiccioli, ma si pensi che nel 1924 10£ erano in potere d'acquisto l'equivalente di circa 500£ odierne.

 

 

 

 

(Solo perchè hai letto fino qui ti voglio bene)

E' il frutto di anni e anni di riscrittura e rimaneggiamento di un ammasso informe di imbarazzo letterario che scrissi quando avevo quattordici anni (no sul serio, c'erano cose che mi sono vergognata a rileggere...)

Ho iniziato da poco l'università  e devo dire che mi sta davvero risucchiando come un buco nero. Conto di aggiornare la settimana prossima, ma in caso non ci riuscissi sappiate che non sarà dipeso da me, ma probabilmente dal mio professore di anatomia.
Tengo molto a scrivere questa serie al meglio, quindi commenti e recensioni sono ovviamente graditi, magari ditemi in particolar modo cosa NON vi è piaciuto, solo così si migliora!
Io vi saluto e ci rileggiamo il prima possibile!

(Solo perchè hai letto fino qui ti voglio bene)

E' il frutto di anni e anni di riscrittura e rimaneggiamento di un ammasso informe di imbarazzo letterario che scrissi quando avevo quattordici anni (no sul serio, c'erano cose che mi sono vergognata a rileggere...)

Ho iniziato da poco l'università e devo dire che mi sta davvero risucchiando come un buco nero. Conto di aggiornare la settimana prossima, ma in caso non ci riuscissi sappiate che non sarà dipeso da me, ma probabilmente dal mio professore di anatomia.
Tengo molto a scrivere questa serie al meglio, quindi commenti e recensioni sono ovviamente graditi, magari ditemi in particolar modo cosa NON vi è piaciuto, solo così si migliora!
Io vi saluto e ci rileggiamo il prima possibile!

   
 
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