Silenzio.
Un tacito silenzio si è instaurato nello scontro titanico di quelle iridi impazienti nel cercarsi.
Orizzonti infiniti creano un confine surreale, ma la luce dell’alba ne scalda i corpi rimasti appesi, uno di fronte l’altra, senza barricate a dividerli, senza confini invalicabili.
Cos’è questo rumore? Un palazzo che crolla forse, oppure la minaccia di un temporale che si nasconde alla vista?
Oppure.
Il tuo cuore che batte così forte intenzionato a rompere il silenzio che è diventato naturale e complice?
Allungare una mano e trovare la sua, che sembra così fragile ma che nasconde la forza di un mondo intero e che sta lì, tesa davanti alla tua, ad accogliere il calore che rappresenta la vita, perché siete vivi.
Quel campo vicino casa, ricoperto da papaveri si illumina di rosso mentre le mani, finalmente, si trovano e si allacciano. Sono i bombardamenti che colorano di sangue?
No.
Non ci sono scontri mentre le due anime si toccano.
Non ci sono guerre.
Solo scogliere su cui si infrange impietoso il mare.
Solo i tuoi capelli che hanno rubato le sfumature dei papaveri.
Ed i suoi occhi caldi e mai tristi.
E la sua mano libera che segna ogni tua lentiggine e ne ricava la linfa della vita che si attacca tenace a voi.
Vivere ancora per i suoi capelli che imbruniscono man mano che la notte vi morde le caviglie.
E per la sua bocca, che ti ha insegnato un universo di cose ma che ora trema appena, così tanto vicina alla tua. Sembra si riconoscano, le labbra.
Ci vuole così tanto coraggio per fare finta di nulla. Si contano i secondi ma sono sempre lì e la distanza si è ridotta ad un soffio impercettibile.
Ecco! L’esplosione dei sensi, il senso dell’immortalità!
Morire e sentirsi immortali
Pelle cerca pelle
I denti spalancano le caverne buie e soffici
Quel bacio ha il sapore della salvezza, senza quel bacio è impossibile sopravvivere alla realtà che vi divora.
Finalmente sospiri e ti rifocilli di aria, l’ossigeno che solo lei può donarti senza crollare inerme.
Le bocche simmetriche vi strappano alla morte e si legano in un movimento che, lo senti, necessita di essere eterno, perché senza non si sopravvive.
Osannate la vita! Vi stringete e volete cucirvi in un unico corpo. Cos’altro ti serve?
Non senti la fame
Non senti il dolore
Le ossa rotte si rimarginano senza magia, perché è lei la cura ad ogni male.
E quando vi allontanate appena, ti laceri con brutalità.
La sua mano che si stringeva alla tua si allontana e la sua bocca urla.
Non lasciarmi.
 
Un’esplosione acuta ed i polmoni si colmano tutt’insieme. Gli occhi si sbarrano e le mani spaccate toccano il terreno intorno.
È arrivata la notte che risplende come il mezzogiorno, ma sono solo i lampi della battaglia che non si placa.
Dove sono finiti il campo ed i papaveri di fuoco?
Dove sono le scogliere e il mare ed il silenzio?
Con la fatica di un corpo malato ti alzi e tocchi le tue labbra screpolate, ancora senti il suo umore mischiarsi al tuo.
Ma non era vero
E lei dov’è?
Le convulsioni arrivano a scuoterti dolorose al pensiero dei suoi capelli di cioccolato fuso
E dei suoi occhi, sempre pronti ad accogliere i tuoi.
La troverai, Ron, lo realizzi mentre scavalchi i corpi che non ti senti di riconoscere.
Ora la tua priorità è trovarla
Lei ti ha salvato la vita
Perché è l’esigenza di immergerti nella sua bocca che ti ha riportato indietro.
E quando la troverai, viva, ti sveglierai davvero.
 
Vivere insieme tutta la vita, morire che non mi sarai bastata
 
 
 
Ieri ascoltavo questa bellissima canzone, Moscerini appunto (Le luci della centrale elettrica) e questa immagine è arrivata all’improvviso. Ho scritto così di Ron, svenuto durante la guerra ad Hogwarts, che sogna di Hermione e del loro primo bacio ancora non dato.
Inutile aggiungere altro, spero vi sia piaciuta.
Vi abbraccio.
 
D.