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Autore: Mannu    16/11/2017    0 recensioni
Mai come stavolta Veruska è convinta di aver fatto il passo più lungo della gamba. Ma ormai è in ballo e deve ballare! Che le piaccia o no sarà coinvolta nuovamente in un pericoloso gioco a base di spionaggio internazionale dove nulla è ciò che sembra... oppure sì? Non ci si può tirare indietro di fronte al cupo Capitano Grimovski, agli agenti del Kaiser colmi di risentimento oppure sottrarsi agli altri giocatori per nulla intenzionati a lasciarsi beffare di nuovo.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Veruska'
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Flugzeug!
1.

La lussuosa auto elettrica si fermò davanti all'ingresso fra il fischio dei freni e il ronzare calante dei motori.
Lo sportello posteriore si aprì controvento e un bastone dalla lucida punta di acciaio toccò il vicinissimo marciapiede. Scarpe nere e lucidate a specchio si affiancarono. Su quelle torreggiavano costosi pantaloni con la riga affilata come la lama di un coltello, sovrastati da un elegante pastrano anch'esso nero. La testa del bastone d'ebano era una sfera d'argento che faceva capolino dalla stretta di un guanto nero; ondeggiò in avanti con un movimento elegante e studiato. Con pochi tocchi del suo bastone sull'ampio marciapiede l'uomo raggiunse il cancello di ferro battuto ornato da riccioli e foglie d'edera forgiate sull'incudine.
Sospinse il battente e si incamminò sullo stretto viale che conduceva ai pochi gradini antistanti la porta d'ingresso.
Era una casa in città come altre in Nithackstrasse, nel quartiere di Charlottenburgh. Alta cinque piani e dalla facciata severa ma di colore chiaro, aveva un tetto di cupa ardesia come cappello e decorazioni tipiche, sobrie e ben distribuite. In quella strada tranquilla, una trasversale della frequentatissima Spandauer Damm, il caos del traffico sembrava non avere alcun potere: presidiata da una guarnigione di piccole isole di verde cui alberi ad alto fusto facevano da sentinella e baluardo contro rumore e polvere. Le auto che si avventuravano lì prigioniere del senso unico loro sfavorevole erano rari testimoni dei tempi moderni. Uno dei molti luoghi a Berlino dove, complice la vicinanza del magnifico Schloss Charlottenburgh, era piacevole passeggiare da soli o in romantica compagnia.
La mano guantata si allungò verso il campanello, una piccola perla chiara tra le valve schiuse di un'ostrica di bronzo scurita dal tempo. Da dietro la massiccia porta nera giunse un nervoso trillo elettrico.
Pochi secondi di attesa e la serratura scattò. Da dietro il battente scostato fece capolino un viso pallido ornato da capelli biondi. Occhi chiarissimi e severi scrutarono il visitatore.
«Sono il dottor Gavino Sanna – disse sfilandosi i guanti tirando le dita una a una, senza fretta, con metodo – Il dottor Haase mi sta aspettando.»
La porta si aprì completamente rivelando una giovane alta dal fisico asciutto in perfetta divisa da domestica.
«Benvenuto – le rispose quella con un misurato inchino da cui si sollevò con grazia e decisione – Herr Doktor la attende nello studio, le faccio strada. Se vuole darmi il soprabito…»
«Grazie, fräulein. Conosco la strada» il dottor Sanna varcò la soglia e consegnò alla domestica il soprabito e i guanti. Sebbene non gli servisse per appoggiarsi, trattenne il bastone. Alto e magro, quasi rinsecchito il dottore percorse il corridoio con passo deciso mentre la domestica lo tallonava a rispettosa distanza col pastrano ben piegato sul braccio.
Il dottor Sanna trovò il suo collega dove se lo aspettava: al tavolo, circondato da pesanti testi di medicina aperti uno sull'altro, armato di carta e penna intento nel suo lavoro. Alzò lo sguardo dalle sue carte: un viso rugoso incorniciato da lunghi capelli ormai del tutto bianchi, un viso che rifletteva l'età avanzata e il declino del corpo, armato però di occhi vispi e taglienti.
«Caro il mio dottore in medicina! – esclamò con tono contento sebbene il viso gonfio non tradisse emozione – Da quando fai visite a domicilio? Dovrò corrisponderti una parcella…»
Il dottor Sanna, alto e magro come un giunco, si inchinò come se a piegarlo fosse un alito di vento.
«Egregio dottore in medicina, che piacere trovarla in salute.»
«Teufel! Che sciocchezze. Dall'alto della mia esperienza personale e dopo anni di studio dei casi i più diversi sono giunto alla conclusione che lo stato di buona salute è un disturbo passeggero destinato a durare poco e a non lasciare alcuna memoria di sé.»
Il dottor Haase spinse all'indietro la sedia e con l'aiuto di una stampella si issò faticosamente in piedi. Vecchio e sovrappeso, il corpo reagì lentamente e con fatica. Il dottor Sanna si fece avanti tendendo un braccio per aiutare il collega e sostenerlo, ma quello sdegnò l'aiuto e cominciò a muoversi un passo alla volta sopperendo con la stampella alla gamba offesa.
«Disturbo?»
«Niente affatto. Lei non mi disturba mai, caro il mio dottore. Di fatto lei è l'unico che ancora si ricorda della mia esistenza. Venga, venga. Andiamo a metterci comodi. Ho anche qualcosa da mostrarle.»
Con un cenno si avviò verso la porta, zoppicante ma deciso. Il cenno era per la domestica che si eclissò immediatamente, lasciando sgombra la via verso il salotto.
Qui, scortato dall'alto collega, il dottor Haase caracollò verso l'armadio dei liquori e ne estrasse una bottiglia nuova piena di liquido ambrato. Ne versò un assaggio in un paio di piccoli bicchieri di cristallo lavorato; brindarono rapidamente e poi entrambi si portarono il liquore alle labbra.
«Ach! Amerikanisch! La loro politica estera lascia alquanto a desiderare ma questo lo sanno proprio fare!» esclamò Haase cercando la propria poltrona preferita. Il dottor Sanna si accomodò come al solito su una vicina ottomana e rivolse un cenno col bicchiere alla porta del salotto.
«Che fine ha fatto Inge?»
«Aveva forse un debole per la cameriera, dottor Sanna? O forse il contrario?»
Chiunque avrebbe accolto quel commento come un'offesa. Non il medico che ben conosceva il dottor Haase: essere burbero e molto diretto era per lui una condizione naturale e spontanea. Molti studenti dei suoi corsi avevano abbandonato le sue lezioni interpretando quell'atteggiamento come un attacco personale. Quelli che avevano resistito al suo fare sempre sulla soglia dell'offensivo ora lo ringraziavano. In realtà il dottor Haase sembrava ignorare che esistesse una soglia tra la mera osservazione e l'insulto.
«Affatto. Non posso fare a meno di notare che in meno di tre mesi lei ha licenziato due domestiche. Vi sarà sicuramente una ragione, ma Inge sembrava una donna a posto.»
«Certo Inge sa il fatto suo come domestica, non lo nego – sbottò Haase – ma io ho assunto una domestica perché ho necessità di una domestica, non di una balia. Non sono ancora così malconcio da avere bisogno di una infermiera. E questo è stato solo un incidente, verdammt!»
Il dottor Sanna alzò gli occhi sul suo amico. Li aveva d'istinto abbassati sulla stampella proprio mentre quello affermava di non avere bisogno di aiuto. Da bravo professore Haase sapeva capire quando i suoi interlocutori erano distratti.
«Veruska è in prova e per il momento non ho un solo motivo per lamentarmi di lei. È una domestica accompagnatrice diplomata, è colta e intelligente e soprattutto non mi dice cosa devo o non devo fare.»
«Pure giovane e di bell'aspetto...» osservò Sanna con velato tono ironico.
«Tutte queste qualità in una sola fanciulla, vero? Certo c'è da meravigliarsi osservando la mediocrità dei giovani debosciati d'oggi, tesi solo a trovare il modo più veloce per fare quattrini da sperperare in vestiti, automobili e altri inutili gingilli. Infatti Veruska è mezza russa! Forse in quella grande nazione i giovani vengono ancora educati al rispetto degli anziani, chi lo sa.»
Il dottor Haase si sporse verso il suo amico e proseguì a bassa voce. Era chiaro che volesse fare una confidenza.
«Inoltre la nostra Veruska è del tutto intrigante: chi lo direbbe che una banale domestica da quarantacinque demark al mese abbia come fidanzato un capitano dell'esercito sovietico? Lei prende sempre molte precauzioni e pensa che io non mi sia accorto di niente, ma li ho notati quasi subito. Dovresti vederla: impettita e fredda come la statua della rettrice di un collegio, non si lascia nemmeno sfiorare. E lui come le trotta al fianco... comandano le donne, mein Freund!»
Al suono della larga e sonora risata del dottor Haase i due alzarono i bicchieri e sorseggiarono il liquore d'oltreoceano.
   
 
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