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Autore: mari05    21/11/2017    2 recensioni
Ho pensato questa storia quando la prof d'italiano ci ha dato come assegno di scrivere una lettera Babbo Natale. So che non è il massimo, ma spero vi piaccia :-)
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Londra, Russell St., 13 dicembre 2005
 
Caro Babbo Natale,

la mamma mi ha detto che se questo dicembre avessi fatto esplodere petardi nei pantaloni di altri ragazzini non avrebbe portato la lettera che sto scrivendo in questo momento, mentre progetto che tipo di gomma da masticare potrò mettere trai capelli di Sadie Williams e mentre valuto se sia meglio la colla a caldo o lo scotch per incollare in modo più efficace la gonna fin troppo corta della signorina Brown.
Per cui ho promesso alla mamma che non farò esplodere più petardi nei pantaloni di nessuno, e, che se proprio avrei dovuto far saltare in aria qualcosa, avrei mirato alle scarpe, ma lei ha ribattuto che se Bobby Miller fosse tornato all’ospedale con le mani incollate chissà in quale modo alle orecchie non solo non ti avrebbe portato questa missiva, ma mi avrebbe anche tagliato i palmi e li avrebbe regalati a quest’ultimo nel caso i medici non fossero riusciti a staccarglieli.
Così ho detto che non avrei mai più incollato le mani di nessuno, specie quelle di Tia Taylor, che sono gigantesche, e che se avesse avuto bisogno di sostituirle le mie, che sono piccolissime, le sarebbero andate strette.
La mamma però ha riso, e ha detto che non voleva neanche vedere un chiodo infilzato nella gamba di Thomas Gardner, che ora cammina storto come un claudicante e che ogni volta mi guarda storto.
Io allora ho replicato che mai e poi mai una qualsiasi cosa appuntita sarebbe finita tra le cosce di nessun ragazzino della mia classe.
La mamma infine si è lasciata convincere e ora mi ritrovo qui, a chiederti quello che voglio.
Vorrei prima di tutto che tutte le promesse fatte alla mamma scompaiono nel momento stesso in cui aprirò i pacchi sotto l’albero dentro i quali so già che si trovano due action figure di One Piece e una di Dragonball, che probabilmente romperò il giorno seguente.
Vorrei anche che Tina, quell’oca di sorellastra che mi ritrovo, la smetti di fare versi strani quando è in camera sua mentre parla con le sue amiche al telefono, perché giuro che sogno di notte tutti i pigolii e miagolii che emette da quella boccaccia quando lei e Betty Cooper si ritrovano a parlare di Brad Pitt o di Winona Ryder.
Vorrei anche che la mamma la smetti di cucinare quei detestabili pasti già cotti che non sanno di nulla e che vomito di nascosto mentre lei non guarda; Dio le ha dato le mani e un intelletto, che li usi per cucinare anziché per scrivere quegli stupidissimi libri.
Vorrei anche che Peter, il nuovo marito della mamma, la smetta di chiamarmi “Ometto” o “Campione” perché credo di non essere né l’uno né l’altro. Anzi, credo di essere più che altro un mietitore di poveri bambini e di incredule maestre, che sono costrette a tenermi in classe perché sennò la mamma andrebbe da loro insinuandole contro di non star eseguendo il loro lavoro.
Gradirei, se non ti è di troppo, che tu mi facessi arrivare un bel pacco pieno di caramelle e dolcetti, così che quando la mamma cucina qualcosa che non mi va, posso simulare una febbre e mangiarli di nascosto nel letto.
Infine, anche se non so se ci riuscirai, voglio che tu faccia tornare tutto come prima.
Papà, intendo.
Da quando non c’è più, la mamma sembra avermi dimenticato e accantonato ai bordi di un piatto sul quale prima ero al centro, e, più di recente, da quando si è sposata con Peter, è come se fosse costretta a trattarmi come suo figlio. Come se mi volesse ancora bene.
Da quando papà non c’è più, è come se fossi stato gettato in un grande bidone per l’immondizia, è l’unico modo per uscirne è attirare l’attenzione.
Facendo del male.
Così la mamma per anche qualche minuto sembra volermi, sembra guardare me, ma poi ritorna a Peter e al suo lavoro e ai suoi dannati pasti precotti e al suo club del libro e al suo kit per la manicure o altre schifezze del genere.
Prima c’ero io. Ora non ci sono più.
E vorrei che tu facessi tornare tutto come prima.
Dimentica tutto quello che ti ho chiesto, se riesci a far tornare tutto come prima mi basta e avanza.
 
Il tuo Jonathan.
 
P.S. se riesci anche oltre a far tornare tutto come prima a portarmi le caramelle e i dolcetti te ne sarei grato. Qualche barretta al cioccolato in più non guasta mai.

   
 
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