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Autore: Yasha 26    21/11/2017    3 recensioni
(Cain/Setsu/Reino)
- Ma che t'importa con chi esco? Se anche andassi a letto con mezza città, a te che importa? -
- Non osare nemmeno pensarla una cosa del genere! – esclamò Cain, guardandola torvo. Lui ci provava a mantenere la calma, ma Setsu era abile nel fargliela perdere.
- Perché non dovrei? Adesso potrei anche uscire da questa stanza e andare a letto col primo che incontro! Non potresti impedirmelo! - lo sfidò, avvicinandosi all'ingresso, ormai stanca di quella lite.
Fu tutto troppo veloce per Setsu, che quasi non capì come avesse fatto a finire sul letto, con Cain su di lei a bloccarla con forza contro il materasso.
Era sorpresa da quella reazione, ma non impaurita. Le sembrava di assistere ad un attacco di gelosia e non al rimprovero di un normale fratello preoccupato. Poteva forse sperare che fossero la gelosia e la rabbia di un uomo innamorato?
- Perché ti stai comportando così? Che cosa vuoi da me? - gli chiese, sperando in una risposta diversa dal suo solito: "Sei troppo piccola e ingenua per avere un uomo”.
- Volevi andare a letto col primo che incontravi, no? Ti sto accontentando! – rispose lui, baciandola.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cain Heel, Reino, Setsuka Heel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Se lo avessero trafitto con il pugnale che era solito brandire il killer che interpretava, Cain era sicuro che il dolore causatogli sarebbe stato infinitamente meno doloroso della notizia appena appresa.
Sapeva che quel cantante era interessato a sua sorella, ma in cuor suo sperava che Setsu non lo ricambiasse, continuando a pensare a lui. Si era pentito ogni giorno di quella stupida scelta di tenerla lontano da sé per il suo bene. Poteva sembrare egoista, immorale, perverso, ma non gli importava più. Ogni convinzione che lo aveva spinto ad allontanarla da sé era crollata sotto al peso della disperazione.
Setsuka gli mancava e avrebbe dato tutto purché ritornasse da lui.
- Mi hai sentito Cain-san? – parlò nuovamente Manaka, risvegliandolo dai suoi pensieri.
Senza pensarci due volte, Cain le sbatté la porta in faccia, richiudendosi nel suo camerino. Si lasciò cadere sul divano, sconfitto da quella notizia. Stava accadendo proprio ciò che più temeva: un altro uomo la stava toccando, la stava facendo sua, stava godendo dei suoi gemiti e di quel corpo che lo tormentava da anni, e che solamente una volta aveva potuto possedere. E sapeva perfettamente di essere l’unico responsabile di ciò. Era stato lui a spingerla verso quel cantante. Lui l’aveva gettata tra le sue braccia, nel suo letto.
Prendendosi la testa tra le mani, iniziò a maledirsi più di quanto non avesse già fatto in quei mesi. Quella, si disse, sarebbe stata un’altra serata in compagnia dell’alcool.
Tornato in albergo solamente per lavarsi, fu però fermato dal receptionist.
- Heel-sama, mi scusi, ho un messaggio per lei. –
- Un messaggio? – chiese stupito. Poteva forse sperare che fosse della sorella?
- Sì. Una donna lo ha lasciato stamattina. La stava cercando. Ha lasciato il suo numero dicendo di chiamarla. – spiegò l’uomo, passandogli il bigliettino da vista su cui lesse il nome.
“Saeko Tsukishima? Ha lo stesso cognome della mamma.” osservò. – La ringrazio. – si congedò Cain, salendo in camera sua. Incuriosito dal cognome della donna, non perse tempo e chiamò subito il suo numero, ascoltando ciò che aveva da digli.
 
“Dovrebbe essere qui.” si disse, osservando lo stabile in cui il taxi lo aveva condotto. Entrò e salì al ventunesimo piano. Tutto, in quel palazzo, era davvero lussuoso, degno di gente molto ricca o famosa, constatò. Arrivato al piano desiderato, suonò al numero dell’appartamento che gli era stato indicato la sera prima al telefono.
- Cain! Che bello rivederti! Sei diventato davvero un bel ragazzo! – lo accolse una donna di mezz’età, che identificò come Saeko Tsukishima, la cugina di sua madre.
- Piacere di conoscerla. – rispose il ragazzo, che non ricordava affatto la donna.
- Immagino non ti ricordi di me. Avevi sette anni l’ultima volta che ti ho visto. Comunque dammi del tu, siamo parenti in fondo. Vieni, entra. – lo invitò lei, facendogli strada in quella che aveva appena scoperto essere la casa di sua madre.
Saeko, dopo averlo visto in tv, lo aveva cercato per informarlo dell’esistenza di quella casa abbandonata da anni. Lui, in quanto erede di Koharu, era l’unico che potesse disporne insieme alla sorella.
Passarono qualche minuto a parlare dell’incidente dei suoi genitori, cosa che odiava, ma non poté evitarlo. Scoprì, dal racconto della donna, che lui e la sorella, quando aveva ancora pochi mesi, erano già stati in Giappone, ma lui non riusciva proprio a ricordarsene.
- È un vero peccato che questa casa sia inutilizzata. Come vedi è molto grande. Tu e tua sorella potreste venderla o affittarla se non avete intenzione di viverci. A proposito. Come sta Setsuka? Come mai non è venuta con te? – domandò Saeko, aspettandosi di vedere anche lei.
- Era impegnata. – mentì il ragazzo.
- Capisco. Ad ogni modo, queste sono le chiavi. Me ne sono occupata io in questi anni, ma visto che siete tornati, credo sia giusto che lo facciate voi. –
- Ok, ti ringrazio. –
- Bene, ora vado. Fatevi sentire ogni tanto ora che avete il mio numero, mi raccomando. Ciao Cain, buona fortuna col lavoro. E salutami Setsu-chan.– si congedò la donna, andando via.
Cain si guardò in giro. L’appartamento era davvero enorme. Cosa avrebbe dovuto farne?
“Pensandoci, potrebbe tornarmi utile ora come ora.” si disse, dirigendosi verso una delle quattro camere da letto.
La casa era ben tenuta. I mobili, che sembravano come nuovi, erano ricoperti da teli che, notò, non erano nemmeno molto impolverati. Saeko doveva prendersene cura molto spesso evidentemente. Le lenzuola non odoravano certo di bucato appena fatto, ma sarebbe bastato mandarle in lavanderia per dar loro una rinfrescata. Per il resto, gli serviva solamente una donna delle pulizie, e per quello avrebbe chiesto consiglio al portiere che aveva visto entrando nel lussuoso stabile.
“Da oggi questa diventa casa mia.” si disse, felice di poter lasciare finalmente la camera d’albergo che aveva condiviso con la sorella.
Non aveva mai trovato il coraggio di farlo, ma sapeva che continuare a soggiornare lì, lo avrebbe portato alla pazzia. Il letto che era stato testimone del suo folle amore per Setsu, era sempre lì a ricordargli quanto idiota fosse stato a farla uscire dalla sua vita, tuttavia non riusciva ad allontanarsene, crogiolandosi continuamente nei ricordi dolorosi in cui voleva affogare. La casa della madre, quindi, era proprio ciò che gli serviva per cambiare aria, per sfuggire dal tormento che si era imposto come punizione.
Tornò in albergo per fare le valigie, dicendo addio a quella camera che era stata testimone di gioie e dolori per lui e la sorella. Quella sera stessa, l’appartamento della madre divenne la sua temporanea dimora. Sapeva, però, di non poter tenere nascosto a Setsu l’esistenza di quella casa. Era anche sua per metà, quindi avrebbe dovuto avvisarla.
“E se… “ iniziò a riflettere la sua mente, formulando un pensiero che non avrebbe dovuto neppure nascere, ma la disperazione aveva ormai preso il sopravvento sulla ragione che lo aveva abbandonato quando Setsu era andata via.
 
Stava preparando la cena, quando il suo cellulare squillò con una melodia che non sentiva da quasi cinque mesi.
“Cain?” si chiese Setsu col cuore in gola, riconoscendo la particolare suoneria impostata per i messaggi ricevuti dal fratello. Poteva mai essere davvero lui? Si avvicinò timorosa al cellulare, riattivando lo schermo e leggendo il nome del mittente. “Non posso crederci! È davvero lui! Che faccio?” si domandò con mani tremanti. Non sapeva se aprirlo o no, timorosa di ciò che avrebbe potuto leggere. E se le avesse chiesto di ritornare da lui? Impossibile, si disse, Cain non la voleva. Forse la cercava per offenderla dopo aver saputo dai giornali che stava con Reino. Avrebbe sopportato i suoi insulti?
Ringraziò il cielo che Reino non fosse in casa in quel momento, o non avrebbe saputo davvero che fare o come spiegare quell’assurda agitazione che la stava scuotendo dalla testa ai piedi. Facendosi coraggio e prendendo un lungo respiro, poggiò terrorizzata il dito sull’icona del messaggio, chiudendo gli occhi mentre lo schermo mostrava il testo. Li riaprì piano pochi secondi dopo, prendendo un altro profondo respiro, e lesse.
 
Dobbiamo parlare. Si tratta della mamma. Vieni a questo indirizzo domani pomeriggio alle 15:00.
 106-8514 Tōkyō-to Minato-ku Minami-Azabu 4-11-44”  (*)
 
- Eh? E questo che significa? – si domandò quasi delusa, leggendo il contenuto piatto del messaggio. “Che c’entra la mamma? E poi dov’è questo posto? Non è l’indirizzo dell’albergo.” continuò a chiedersi, rileggendolo sbigottita.
Che avrebbe dovuto fare? Andare nel luogo dove le aveva dato appuntamento? Soprattutto, avrebbe dovuto dirlo a Reino? Prese un lungo respiro, cercando di calmarsi e pensare in modo più lucido.
“Se glielo dicessi mi chiederebbe sicuramente di non andarci. Se non glielo dicessi potrebbe scoprirlo e sentirsi tradito.” rifletté, sedendosi pensierosa. “Ma cosa più importante… io voglio andarci?”
Sì, voleva andarci… nonostante tutto.
 
Erano quasi le tre del pomeriggio e Setsu si trovava già dinanzi l’edificio in cui l’aveva portata il tassista dopo avergli riferito la destinazione.
- E adesso? Dove devo andare? – si domandò, guardandosi intorno spaesata.
Non sapendo che fare, fece l’unica cosa che le restava, ovvero mandargli un messaggio.
 
Sono qui. Dove sei?
 
Pochi secondi dopo, arrivò la sua risposta.
 
Arrivo.
 
“Di poche parole come sempre.” sospirò. In fondo, suo fratello non cambiava mai.
La ragazza si guardò attorno, osservando i lussuosi palazzi che la circondavano. Doveva sicuramente essere un quartiere di gente ricca, pensò.
- Setsu. – la chiamò quella voce tanto amata e che da tanto non sentiva. Si voltò e lo vide davanti all’entrata del palazzo.
- Cain… - sussurrò appena, guardandolo.
Sentì una fitta al petto quando i suoi occhi incontrarono quelli del fratello. Aveva desiderato vederlo per settimane, sperando che la cercasse, ma non l’aveva mai fatto, costringendola a rassegnarsi. Ritrovarselo nuovamente davanti, però, fu come se non fosse passato nemmeno un giorno per il suo cuore. L’amore per il fratello era sempre vivido in lei. Non riusciva a farlo scomparire.
Osservandolo più attentamente, notò che non aveva per nulla un bell’aspetto. Era visibilmente dimagrito e l’alone violaceo sotto i suoi occhi la diceva lunga sulla sua alimentazione.
“Alcool e sigarette. Ecco di cosa si sarà nutrito da quando non controllo più i suoi pasti.” pensò, conoscendo le sue cattive abitudini.
Avrebbe tanto voluto gettarsi tra le sue braccia, stringerlo a sé e perdersi nuovamente nel suo abbraccio, come era solita fare. Gli mancava così dolorosamente che il respiro era come una lama piantata nei polmoni. Provò a controllare l’impulso di piangere, ma non le riuscì, soprattutto quando Cain, senza pensarci due volte, la prese tra le braccia.
Rivederla dopo cinque lunghissimi mesi era stato come ritornare a vivere per Cain. Lei stava a guardarlo con occhi lucidi, come stordita e indecisa su cosa fare, così decise lui, stringendola a sé e riempiendo le sue narici con l’odore fruttato della sua pelle che non sentiva da troppo.
- Mi sei mancata Setsu. – le disse piano, con il viso immerso nei suoi capelli.
Lei non rispose, ma ricambiò quell’abbraccio tanto desiderato, continuando a piangere silenziosamente, finché il mormorio dei passanti la fece allontanare, non perché le importasse dei loro commenti, ma per non attirare troppo l’attenzione visto che erano diventati personaggi conosciuti anche in Giappone, e se fosse passato un paparazzo sarebbero stati guai.
Da quando era stata pubblicata la notizia che stava con Reino, i giornalisti non l’avevano lasciata in pace un minuto, soprattutto dopo aver scoperto di chi fosse figlia e sorella. Le chiedevano continue interviste, che lei rifiutava sempre prontamente. Non voleva stare sotto i riflettori e non amava si parlasse di lei. Non in quelle circostanze almeno.
- Perché mi hai fatto venire qui? – si decise a chiedergli, asciugandosi velocemente gli occhi col dorso della mano.
- Devo parlarti di una cosa. – rispose lui, notando come si fosse allontanata dal suo abbraccio.
- Di cosa? –
- Seguimi. – le disse Cain, entrando nell’edificio, seguito da lei.
- Dove siamo? – domandò Setsu, guardandosi intorno mentre entravano nell’ascensore. Osservò il fratello premere il pulsante per il ventunesimo piano e lo guardò perplessa.
- A casa nostra. – affermò Cain, quando arrivarono dinanzi alla porta dell’appartamento.
- Che? – stridulò Setsu, guardandolo agitata. Casa loro? Che voleva dire? L’aveva comprata lui? In quel caso, di suo, non aveva nulla, poiché lei non viveva più con lui.
Cain le fece cenno di entrare, ma lei restò a guardarlo titubante. Perché l’aveva portata lì?
- Perché non entri? Hai paura di me forse? – chiese calmo, cercando di non farle notare la sua preoccupazione.
“Non ho paura di te… ma di me.” pensò turbata, ignorando la sua provocazione ed entrando in quella casa.
Raggiunto l’ampio soggiorno, restò sgomenta dalla grande quantità di foto che ricoprivano una delle pareti.
- Mamma… - la chiamò in un sussurro, osservando le varie foto che ritraevano la madre in diversi momenti della sua vita, da quando era adolescente a quando riceveva uno dei tanti premi come miglior attrice dell’anno. La foto più recente ritraeva lei ancora neonata tra le braccia del padre mentre Cain teneva per mano la madre.
Un’altra foto però, adagiata su un tavolino, attirò la sua attenzione, poiché riposta in una cornice colorata dall’aspetto più moderno rispetto alle altre appese al muro. Doveva averla acquistata suo fratello. La prese tra le mani e la osservò con amarezza. Ricordava ancora il momento in cui era stata scattata.
- Te lo ricordi? Hai pianto per ore quel giorno. Mamma era così dispiaciuta col fotografo che non sapeva più come scusarsi per l’impudenza della figlia di farsi fotografare nuda in braccio al fratello. – ricordò Cain, sorridendo.
- Avevo quattro anni e quel dannato vestito pungeva terribilmente! Colpa sua che aveva scelto di fare le foto di famiglia facendomi mettere quello schifo pieno di volant! E poi non ero nuda. Avevo le mutandine, quindi non c’era nulla di scandaloso in ciò. – contestò la giovane.
- Per quello che ricordo, giravi sempre per casa svestita. Soprattutto da adulta. – rispose lui, ritornando serio.
Setsu non poté non cogliere il doppio senso di quella frase. Cain si riferiva ovviamente a quando vivevano ancora insieme e lei cercava di provocarlo in ogni modo. Posò la foto e si voltò a guardarlo, sentendo gravare nuovamente su di sé la tensione di quell’incontro inaspettato.
- Come hai fatto ad avere queste foto? E perché mi hai fatto venire qui? – chiese infine, cercando di capire quale fosse lo scopo di ciò che vedeva.
- Le foto erano di mamma. Questo era il suo appartamento prima che si trasferisse in California con papà. –
- Come ne sei venuto a conoscenza? – chiese lei, dando una veloce occhiata in giro.
- Mi ha cercato una cugina di mamma, spiegandomi che si era occupata lei della casa in nostra assenza, ma ora che siamo qui ce l’ha riconsegnata. Questa è la tua copia delle chiavi. – disse passandogliele.
- E che dovrei farci? – domandò lei, guardandole dubbiosa.
- È anche casa tua questa. Puoi venirci quando vuoi. –
- Tu… vivi qui? – chiese Setsu, osservando il leggero disordine sia in cucina che nel soggiorno, chiaro segno che qualcuno vi stava soggiornando.
- Sì. Ho lasciato l’albergo. –
- Capisco. – rispose solamente la ragazza, pensando che le sarebbe stato dunque impossibile entrare quando voleva in quella casa. “Peccato. Chissà quanti ricordi di mamma ci saranno qui.” pensò dispiaciuta.
- Cosa ne faremo di questa casa? – chiese Cain, strappandola dai suoi pensieri.
- In che senso? –
- Quando il mio lavoro qui in Giappone finirà, lascerò questo appartamento. Cosa ne faremo? –
- Non lo so. Potremmo semplicemente tenerlo in ricordo di mamma. – rispose lei, ritornando a guardare le foto per evitare di guardare il fratello. Averlo vicino era ancora una tortura.
- Setsu… - la chiamò Cain, facendola voltare verso di lui. – Vieni a vivere qui, nella casa di nostra madre... Con me. – disse infine, rivelandole il vero motivo per cui l’aveva cercata dopo cinque mesi.
- Eh? – fu la risposta incredula della giovane.
- Vieni a vivere qui. – ripeté lui, sperando non rifiutasse.
- Cosa? Stai scherzando, vero? – rispose la giovane, sorpresa da quella richiesta.
- Non sono mai stato più serio. Torna a vivere con me. –
- L’alcool e le sigarette ti hanno fottuto il cervello mi sa! – esclamò sconvolta, guardandolo come se fosse impazzito.
- Cos’è quel linguaggio? Lo hai imparato da quel cantante da strapazzo e i suoi amici immagino! – tuonò alterato Cain, che aveva cercato di impartirle la migliore educazione possibile.
- Non offendere Reino o i suoi amici! – replicò a tono Setsu, infastidita dalla sua affermazione.
- Quando stavi con me non sei mai stata scurrile. Da quando vivi con quel tipo direi il contrario! -
- Sei tu che mi fai diventare scurrile! E comunque non è questo il problema principale! Come puoi chiedermi di tornare a vivere con te dopo quello che è successo? –
- Il vero problema non è quello che è accaduto quel giorno, ma il fatto che adesso stai con quel tizio coi capelli da vecchio. È bastato lui per farti dimenticare ciò che provavi per me? Ero un tuo capriccio evidentemente. Sei solo una bambina! – l’aggredì il ragazzo, che si sentiva rifiutato per uno stupido cantante.
- Osi chiamare me bambina? Sei tu quello che mi ha rifiutata! Sei tu quello che mi ha trattata come un giocattolino sessuale. E sei sempre tu quello che si è portato quella specie di criceto senza cervello in albergo, nella stanza in cui stavi con me, nel letto dove mi hai fatto conoscere l’inferno! Quindi non osare mai più dire che eri un capriccio per me! Chi non ama l’altro, tra noi due, sei tu! – urlò furiosa, cercando di reprimere la voglia di schiaffeggiarlo.
- Io? Quindi stai dicendo che mi ami ancora? – intuì Cain, che non poteva sperare in una notizia migliore. Se lei lo amava ancora, forse aveva una possibilità.
- Io non… non ho detto questo… - rispose in difficoltà Setsu, che certo non voleva dargli anche quella soddisfazione.
- Lo hai appena detto. Tra noi due, chi non ama l’altro sono io, non tu. Quindi mi ami. –
- No. Amo Reino adesso. – disse piano, abbassando la testa per non guardarlo.
- Ripetimelo guardandomi in faccia Setsu! – ordinò, voltandole il viso verso il suo e guardandola dritto negli occhi.
- Lasciami! – si liberò lei, allontanandosi. – Che cosa vuoi da me Cain? Ti diverte così tanto umiliarmi? Prenderti gioco dei miei sentimenti? Qual è il tuo scopo? Prima dici che sono tua e nessun uomo deve avermi, poi cambi idea e mi spedisci proprio tra le braccia di un altro, ora mi chiedi di ritornare da te. Sei forse impazzito? Non sono un pacco! –
- Voglio solo che le cose ritornino come un tempo. Non mi piace non sapere dove sei o cosa fai con quel tizio. Potrebbe anche essere pericoloso. –
- Le cose non torneranno mai come prima e quello che faccio non è più affar tuo! E comunque ti curi solo adesso sulla possibile pericolosità di Reino? In questi mesi non sembrava te ne importasse. Per mia fortuna è un bravissimo ragazzo e gli devo tanto, quindi non ti permetto di offenderlo! –
- ‘Gli devi tanto’ dici, quindi è gratitudine la tua? –
- Non mettermi in bocca parole che non ho detto! Voglio bene a Reino e non sono così meschina da stare con lui solo per gratitudine! – protestò lei, sentendosi offesa.
- Ci vai a letto, non è vero? – ringhiò tra i denti. Conosceva la risposta, ma voleva sentirla da lei.
- Sì, è il mio ragazzo dopotutto. – affermò Setsu, sperando di ferirlo e ripagarlo in qualche modo con la stessa moneta.
- Che stupida. E dimmi, se si stancasse? Gli uomini usano le ragazze ingenue come te per divertirsi e lasciarle dopo aver ottenuto ciò che vogliono. –
- Come hai fatto tu? – ribatté Setsu, che non gliel’avrebbe data vinta stavolta.
Cain la fulminò con lo sguardo. Sua sorella non avrebbe ceduto facilmente e sembrava volergli dare battaglia. Quel dannato musicista era entrato in maniera subdola tra loro, approfittando della sua debolezza e dei suoi tormenti per strappargli via Setsu. Lo difendeva a spada tratta e non ci sarebbe stato modo di farla ragionare. Ma aveva un’ultima carta da giocare.
- Dovrai lasciarlo comunque, quindi prima lo fai, meglio è. – sostenne lui, consapevole che prima o poi sarebbe dovuta tornare con lui a casa.
- Chi credi di essere per dirmi cosa devo fare? Non lascerò Reino perché mi dici di farlo! -
- Lo lascerai tu stessa quando andremo via da questo paese. Appena scadrà il nostro permesso di soggiorno dovrai tornare comunque in California. E che farai a quel punto col tuo fidanzatino? Vi sentirete tramite chat come due adolescenti, scambiandovi messaggini? – la schernì, perdendo del tutto il controllo di sé. Odiava il modo in cui lo difendeva.
Setsu, udendo quelle parole, sbiancò. Non aveva affatto pensato che era lì solo per il tempo necessario al fratello di girare il film. Erano lì da quasi sei mesi, quindi il tempo stava per scadere. Come avrebbe fatto con Reino? Avrebbe potuto chiedere qualche altro permesso recandosi all’Ambasciata? Lei non capiva nulla di quel genere di cose.
- Dalla tua espressione smarrita, suppongo che non ci avevi minimante pensato. Credevi di poter vivere la tua patetica storiella d’amore con quel cantante come se foste due piccioncini, apparendo sulle riviste di gossip mentre camminate abbracciati come nulla fosse? Ti sbagli sorellina, dovrai ritornare a casa con me, volente o nolente! – infierì Cain.
- Cosa ti ho fatto di male? – mormorò appena, con voce incrinata.
- Come? –
- Cosa ti ho fatto di così orribile per meritare di essere tratta così? Perché mi ferisci ogni volta? Perché ti diverte infierire su di me? Mi hai chiesto di non amarti, di dimenticarmi di te e ci stavo provando! Ho fatto come hai voluto! Perché continui a rendermi la vita impossibile Cain? – sbottò in lacrime, stanca di essere tratta in quel modo da lui.
- Co-cosa? Io non mi diverto a ferirti! –
- Sì invece! Non pensi che soffrirò se verrò separata anche da Reino? Ovviamente no! Per te i sentimenti altrui sono solo qualcosa con cui giocare! Sappi che anche lui ha un cuore ed io non lo calpesterò come hai fatto con me! Farò di tutto per farmi rinnovare quel dannato permesso! Andrò al Consolato o altrove e chiederò un altro genere di visto, poiché il tuo è solamente lavorativo. Non tornerò a casa! – spiegò Setsu, intenzionata a non lasciare il Giappone.
- Sei disposta a fare tutto questo pur di farmela pagare, non è così? –
- Forse non ci siamo capiti Cain. Non lo faccio per fartela pagare, lo faccio per me, per il mio futuro, per Reino. Mi hai spinta tu tra le sue braccia e ora voglio restarci! –
- Stai scegliendo davvero lui a me? –
- Non ho nessuna scelta da fare. L’hai fatta tu per me mesi fa e queste ora sono le conseguenze del tuo gesto. – rispose con tristezza.
- Non ho mai scelto che quel bastardo ti mettesse le mani addosso! –
- No, hai ragione. È una cosa che ho scelto io infatti, ma non capisco a te cosa importi. Fingere di essere un fratello geloso e iperprotettivo non ti si addice più, quindi smettila! –
- Non sto affatto fingendo di esserlo. – ringhiò irritato.
- Ciò non toglie che io non ti veda più come un fratello, quindi, con o senza Reino nella mia vita, io non tornerei comunque a vivere con te. –
- Dannazione! Possibile non ci arrivi? Io non voglio tu mi veda solo come tuo fratello! – ammise finalmente, troppo stanco per continuare quella battaglia.
- Come hai detto? – chiese Setsu, non del tutto convinta di aver bene interpretato le sue parole.
- Non voglio tu veda in me solo tuo fratello! – ripeté.
- E come dovrei vederti? –
- Come un semplice uomo! –
Setsu lo guardò sconvolta, indietreggiando confusa.
- No… aspetta… tu… che vuoi dire? – domandò stordita. Cosa stava cercando di dirle? Che la voleva come donna? La sua donna?
- Torna da me Setsu. Potremmo ricominciare tutto daccapo, dimenticando questo periodo in cui siamo stati separati. Lascia la casa di quel cantante e vieni a vivere qui con me. –
- Qui con te… come… come fratelli o come… qualcos’altro? – domandò lei, col cuore in tumulto. Se non voleva essere visto come un fratello, significava solo una cosa.
- Questo lo vedremo in seguito. Per adesso ritorna a stare con me. – rispose lui, restando sul vago. Voleva discuterne con calma e tranquillità, non durante una lite.
Setsu, però, fraintese le parole di Cain, ritornando a guardarlo con astio, pensando la stesse prendendo solamente in giro. E la cosa la fece infuriare ancora di più.
- Lo vedremo in seguito, dici? In seguito a cosa? Dopo avermi allontanata da Reino? Dopo che tornerò a servirti e riverirti come un tempo, elemosinando le tue attenzioni mentre te ne vai con altre? È questo che intendi con “ricominciamo daccapo”? –
- Non andrò con nessun’altra donna se ritorni da me. –
- E che ruolo avrei nella tua vita se ritornassi, sentiamo! –
- Non è il momento per parlarne. Vieni a stare qui e ne discuteremo con calma. –
- No, grazie. Rimarrò dove sono. Ho bisogno di certezze Cain, non di “se”  “ma”  “forse” e “vedremo”. Chiudiamo qui questa conversazione perché è andata fin troppo oltre. Fai quello che ti pare con questa casa, ma se decidi di venderla voglio una parte delle foto di mamma. Ciao. – lo salutò la ragazza, dirigendosi a passo spedito verso la porta. Aveva voglia di piangere e voleva fuggire il più lontano possibile da lui.
- Aspetta Setsuka! – la fermò Cain, prendendola per un braccio.
- Non cambierò idea quindi lasciami andare. – rispose freddamente lei, guardandolo con rabbia.
Seppur a malincuore, Cain la lasciò, intuendo che non sarebbe servito insistere. Non era quello il modo per farla ritornare. Avrebbe voluto dirle che la amava, ma farlo in quel momento gli sembrava sbagliato. Ogni parola che diceva veniva fraintesa da sua sorella e temeva che se le avesse confessato di volerla come donna, lei non gli avrebbe creduto. Non poteva darle torto in fondo. Le aveva detto di essere stata lo sfizio di una notte. Come avrebbe potuto credere di essere, invece, la sua unica ragione di vita? Come avrebbe fatto a spiegarglielo?
- Anche se adesso lo rifiuti, ricorda che mi appartieni, sorellina. Che ti piaccia o no, sei innamorata di me, non di quel ragazzo. Tornerai. – affermò tranquillo ma deciso, determinato a non rinunciare a lei.
- Io appartengo solo a me stessa “fratellone”. – ribatté Setsu, voltandogli le spalle.
La vide correre via dall’appartamento, ma il fatto che avesse portato via le chiavi che le aveva dato, gli dava un briciolo di speranza di rivederla. La conosceva bene e sapeva che avrebbe voluto spulciare la casa punto per punto, in cerca di oggetti o foto dei loro genitori. Magari sarebbe tornata mentre lui non c’era. Avrebbe lasciato detto al portiere di informarlo se la sorella fosse venuta, così da conoscere i suoi orari per farsi trovare “casualmente” a casa.
- Mi sono ridotto a questi sotterfugi per poterla vedere? Come sono caduto in basso. – si disse, andando ad accendersi l’ennesima sigaretta.
 






 
 
 
 
*Lo avevo già accennato all’inizio della storia; le vie in Giappone non esistono. Ci si basa sul nome della città, della prefettura, del quartiere, il numero dei blocchi degli edifici e il codice postale. L’indirizzo che ho usato è quello dell’ambasciata francese che ho preso da Wikipedia XD
In pratica, sempre da fonte Wikipedia, spiega come funziona:
 
106-8514 Tōkyō-to Minato-ku Minami-Azabu 4-11-44 
 
  • 106-8514, il numero del registro catastale o del codice postale;
  • Tōkyō-to, la prefettura
  • Minato-ku, il circondario 
  • Minami-Azabu, uno dei trenta quartieri del circondario 
  • 4 è la sezione del quartiere 
  • 11 è il blocco di edifici 
  • 44 è il numero dell’edificio

 
 
 
Ehm… salve ^^’
No, non mi sono dimenticata di loro, scusatemi davvero se ci ho messo così tanto L sono davvero dispiaciuta, ma posso assicurarvi che la storia non resterà incompiuta e la porterò avanti, anche se magari ci vorrà un pochino (spero non troppo)
Per farmi un po’ perdonare, il testo è più lungo del solito ^_^
Nell’aggiornare ho notato che la storia risultava conclusa, ma non capisco come sia successo visto che non l’ho mai messa conclusa. Mistero XD
Fatemi sapere che ne pensate ^_^
Se vi va, vi aspetto anche sul gruppo Facebook dedicato a Skip Beat, in cui troverete spoiler, info varie e per chiacchierare un po’ sull’assurda lentezza degli ultimi capitoli XD https://www.facebook.com/groups/943092622499841/ 
oppure sulla pagina  https://www.facebook.com/Skip.Beat.Italia.CainSetsu/
Baci e alla prossima :*
 
   
 
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