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Autore: Vera_D_Winters    30/11/2017    0 recensioni
Cambio fandoooom yeeee ahhaahha
Storia dalle tinte shonen-ai tra Kenren e Tenpou, un AU in cui i due generali del Paradiso si reincarnano in due giovani aitanti dei nostri giorni invece che nei più noti Gojyo e Hakkai, e finalmente, dopo quella tragica notte di 500 anni prima, riescono a mantenere la promessa di vedere insieme la fioritura dei ciliegi
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kenren Taisho, Tempou Gensui, Tempou Gensui
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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𝟧𝟢𝟢 𝒶𝓃𝓃𝒾 𝓅𝓇𝒾𝓂𝒶

La notte si era tinta del rosso più cupo in quel luogo chiamato Paradiso.
Il seme del cambiamento era stato gettato con violenza, costringendo gli Dei a fare i conti con i propri peccati nella maniera più brutale possibile.
Il Paradiso.
Un posto del genere non poteva essere considerato tale, sebbene il profumo dei fiori rendesse più accettabili l'immutabilità soverchiante e la crudeltà di coloro che lo abitavano.
Quella notte però la fragranza dei fiori di ciliegio era coperta dall'odore ferroso del sangue, mentre due generali divisi dalla lotta appena avvenuta respiravano il loro ultimo istante di vita.
«Kenren.»    
L'ultima parola pronunciata dal generale Tenpou non era stata altro che un nome. Il nome. 
E mentre le sue palpebre si abbassavano e l'ultima scia di fumo della sua sigaretta svaniva nell'aria portandosi via quell'aroma pungente, la visione nella mente dell'uomo fu una via alberata, la cui strada era ricoperta di rosei petali di ciliegio sospinti dal gentile vento di aprile. E poi c'era Kenren alla fine di quella lunga via. Kenren che sorridendo agitava la mano. Kenren che lo aspettava dall'altra parte.
Kenren che in quel preciso momento veniva divorato da un mostro che straziava le sue carni senza pietà alcuna, spegnendosi inesorabilmente assieme al suo lontano compagno d'armi.

 

« Il generale Tenpou, Konzen Doji e Kenren sono spirati. La creatura eretica di nome Goku risiede fuori dai cancelli del paradiso in uno stato di profonda prostrazione. Kanzeon Bosatsu... sei ancora certa che ne valga la pena? Non sarebbe stato forse meglio continuare a vivere nell'immutabilità? » 
«Assolutamente no. Rifarei tutto da capo. Così come so, che lo farebbero anche loro. E poi il viaggio è appena cominciato.»   

 

𝒪𝑔𝑔𝒾

Kenren si svegliò di soprassalto, tastandosi ansante il petto in cerca di quelle ferite che esistevano solo nei suoi incubi.
Ancora quel brutto sogno: zanne che lo squassavano sino alle ossa e la sua stessa voce che gli diceva di continuare a vivere disperatamente. Incitava la creatura che lo stava divorando a sopravvivergli fino al momento in cui il buio della morte non lo inghiottiva.
Lo psicologo da cui ogni tanto andava ancora gli aveva detto che quell'immagine poteva essere il suo inconscio che aveva trasformato il se stesso bambino nell'uomo sbranato, mentre la belva era la madre violenta che lo picchiava da piccolo, tuttavia per lui erano tutte stronzate.
C'era qualcosa in quel sogno oltre la paura. Era una sorta di atavica nostalgia, e Kenren ne era certo fino al midollo: non provava nessuna nostalgia per sua madre.Ma si poteva provare un tale sentimento dolce e amaro per qualcosa che non si conosceva e forse non si era nemmeno mai conosciuto?
Obbligandosi a smetterla con quella litania di domande senza senso, il giovane dai capelli rossi si alzò dal letto e represse un'imprecazione nel vedere la donna addormentata dall'altra parte dei cuscini. Cazzo... non si ricordava nemmeno come si chiamava, come faceva a farla andare via da casa sua?
Si passò la mano tra le corte ciocche cremisi cercando di riordinarle assieme ai propri pensieri, ed infilandosi solo un paio di pantaloni si alzò in piedi in cerca di una sigaretta.
Al terzo tiro le braccia della sconosciuta gli cinsero la vita e lui a stento trattene un'altra imprecazione.Era pure appiccicosa la ragazza.
«Un macho come te che ha un posacenere come quello?» 
L'indice della donna indicò il piccolo posacenere a forma di rana nella cui bocca aperta riposavano le cicche di sigaretta spente. In effetti Kenren non era molto felice di quel coso, eppure lo aveva comprato. Come poteva spiegarlo a lei?
«L'ho rubato dalla scrivania di un mio amico.» 
Mentì in parte con un ghigno che lo faceva sembrare il solito donnaiolo incallito in cerca di un po' di calore femminile.
E poi quella era solo una bugia a metà. In uno dei suoi sogni strambi infatti, aveva visto davvero un posacenere simile a quello sulla scrivani di qualcuno. Qualcuno a cui voleva bene. Qualcuno che anzi amava più della sua stessa vita.
Stava per affiorare un sorriso tra le labbra del rosso, che però venne brutalmente trattenuto quando un altro pensiero gli sconvolse la mente.
Quell'uomo nei suoi sogni, quello per cui provava quel forte sentimento, somigliava dannatamente al suo odiato vicino di casa. Un uomo tanto noioso e apatico che Kenren aveva voglia di prenderlo a pugni giusto per vedere se sanguinava come tutti gli altri. Ed uno così non avrebbe mai, mai e poi mai potuto amarlo.


Tenpou invidiava Kenren.
In un angolo profondo e sperduto della sua anima però.
Adesso invece ogni fibra di lui lo stava odiando.
Tenpou era un ricercatore, un uomo posato e tranquillo che spesso lavorava da casa con il suo fidato portatile proprio per non incorrere nei fastidiosi colleghi che affollavano la sua unità, che amava la quiete, la musica classica, la botanica e il tea verde.Non poteva essere più agli antipodi rispetto a Mr mi faccio una donna diversa ogni notte, vivo di sake e cibo precotto tanto che non si sa come io sia ancora vivo, e passo il mio tempo a fare sport estremi e spericolati per dimostrare non si sa bene cosa.
Ed in realtà era proprio quella voglia di vivere la vita fino all'ultimo secondo, bevendo da essa ogni attimo nella sua interezza, nello stupore della scoperta di ogni nuova giornata, nella disperata follia di chi non ha nulla da perdere se non se stesso... queste cose gliele invidiava pesantemente anche se non lo avrebbe mai ammesso. Tuttavia in quel momento lo detestava proprio.
Ormai si era abituato ai gemiti e ai rumori di corpi che sbattono contro le pareti nel cuore della notte, e aveva imparato a fare finta di nulla trincerandosi dietro un muro di cuffiette e brani a pianoforte, ma quel teatrino di giorno proprio no. Lui doveva lavorare dannazione.
Infastidito attese la fine di quella scenetta e provò a concentrarsi sui suoi preziosi e difficilissimi calcoli, ma tutto ciò che ottenne fu un'indesiderata erezione sotto i boxer attillati.
Ancora non capiva bene che cosa lo eccitasse tanto, e nemmeno voleva indagare sinceramente, voleva solo che quella roba finisse in fretta.
Dannatissimo Kenren...


La fioritura dei ciliegi era un evento a cui nessun giapponese avrebbe mai rinunciato, ed anche se quell'anno i bellissimi alberi avevano deciso di anticipare un po' i tempi e i delicati petali rosa avevano colorato l'atmosfera molto prima del previsto, tutti i tokyoti si erano riversati nei parchi con i loro bento profumati e le loro tovagliette colorate, godendosi l'atmosfera magica che quell'evento naturale portava sempre con sè.
Kenren ovviamente si era mosso troppo tardi e non aveva trovato un solo buco dove posare le chiappe. La sua attenzione però, venne attirata da una chioma castana che ormai conosceva bene.
Seduto su una semplice tovaglia a quadri c'era Tenpou, che occupava bellamente uno spiazzo che avrebbe potuto ospitare tranquillamente quattro persone. Che aspettasse qualcuno quel lupo solitario? Impossibile, non aveva amici uno così, sempre intento a brontolare dietro chiunque tentasse di divertirsi un po' di più.Eppure... Kenren si soffermò su quello sguardo, su quell'unico occhio visibile dato che l'uomo portava un folto ciuffo che gli copriva quasi metà visto, e in quell'unica iride verde chiaro vide... malinconia.
Aspettava davvero qualcuno, si guardava intorno come se attendesse chissà chi comparire, ma la luce nel suo sguardo diceva che sapeva benissimo che in realtà quel qualcuno non sarebbe giunto.
- Non desidero quell'espressione sul suo viso. -
Fu un pensiero che era suo e al tempo stesso non lo era, ma che lo spinse a muoversi verso l'uomo con la sua solita strafottenza, facendolo sedere sulla tovaglia senza nemmeno chiedere il permesso.
Sul viso spigoloso di Tenpou comparve un'espressione sorpresa, anzi quasi sconvolta, ed il rosso non potè fare altro che ridacchiare.
Era la prima volta che il compassato ricercatore gli mostrava un'espressione tanto sconvolta.- Vorrei animare la sua esistenza sempre. -
Anche quel pensiero non gli apparteneva davvero.Era dannatamente strano e complicato.
«Kenren...?» 
Era la prima volta che lo chiamava per nome, e gli fece un effetto stranissimo. Ma era... giusto.
«Non fare il tirchio.» Disse gioviale il vicino molesto, sogghignando birbante. «Non ti serve mica tutto questo spazio, no?» 
E sorprendentemente l'uomo dai capelli castani sorrise, un sorriso pacato come ogni altra cosa di lui, ma bello oltre ogni dire, sincero, vero.
«No, hai ragione. E ho preparato anche fin troppi cestini del pranzo.»
Solo in quel momento allora Kenren notò che effettivamente vi erano quattro bento disposti sulla tovaglia.
Perchè quattro...?
«Ne preparo quattro sin da quando ho memoria. Non so perchè, è strano vero?» 
Mormorò il vicino posandosi la mano sul collo in un'espressione quasi di scuse.
No, non lo è.
Questo voleva dirgli il rosso, ma venne interrotto da una voce più giovane, vitale e allegra.
« C'è posto per due?» 
Chiese un ragazzino dai lunghi capelli castani, seguito a ruota da un uomo da scintillanti capelli biondi che si premurò di tirargli un pugno sulla testa.
«Quante volte ti ho detto di non disturbare la gente, stupida scimmia???»
 « Ahio Konzen!!! Ma io voglio sedermi!!!» 
Kenren osservò i due come se fosse stato lui a prendere la botta in testa.Perchè... perchè aveva l'impressione di aver già visto quella scena?
Inaspettatamente Tenpou rise di gusto.
« Potete sedervi, c'è posto per due.»
Il ragazzino colpito allora spalancò gli occhioni tondi e la bocca come se avesse ricevuto un grandissimo regalo e saltellando si mise ad applaudire.
« Evviva evviva evvivaaaaaa!!!» 
« Smettila e ringrazia, babbeo! » 
Il biondo che doveva chiamarsi Konzen posò il palmo sulla testa del ragazzino e lo costrinse a fare un inchino.
« Grazie per la gentilezza, e scusate il disturbo.» 
Disse in tono garbato seppur vagamente duro. Aveva un contengo quasi nobiliare.
« Nessun disturbo.» 
Asserì gentilmente Tenpou, spostandosi verso Kenren per fare spazio agli altri due, ritrovandosi così inevitabilmente a sfiorare la spalla del rosso con la propria.
Quel senso di nostalgia nei suoi incubi gli strinse il cuore, facendolo quasi sospirare.
Era lei, avrebbe riconosciuto quella sensazione tra un milione.
«Nemmeno in paradiso ci saranno dei ciliegi tanto belli!» 
Esclamò di punto in bianco il ragazzino iperattivo, continuando a sorridere beato.
«E' perchè hanno una vita diversa.» 
Rispose di punto in bianco il rosso, senza sapere nemmeno da dove derivasse quella convinzione specifica e strana. Eppure anche gli altri sembravano condividere quella stessa idea.
-Mi sembra di essere a casa. -
Quel pensiero era suo davvero, gli apparteneva interamente.
Perciò come se nulla fosse posò la testa contro la spalla stranamente solida di Tenpuo, all'apparenza così meno muscoloso di lui, e socchiudendo gli occhi quasi si appisolò, alla faccia di quei petali che danzavano loro intorno.
Improvvisamente lo spettacolo dei ciliegi non poteva minimamente competere con la bellezza di quel momento, con quelle persone care unite da un unico destino.
Stava forse delirando? Se anche fosse stato così, non gli importava, anzi avrebbe felicemente delirato ancora un poco.
«Kenren?» 
«Si?» 
«Sono felice di averti incontrato.» 

 

 

-The End-

   
 
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