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Autore: Tera_Saki    02/12/2017    1 recensioni
La sua tela di potere si era stretta intorno a Capitol City mentre passava la lingua sul sangue in bocca, mentre senza ritegno prometteva bugie con occhi di serpente, mentre nelle Arene i Tributi morivano.
[...]
Era morto in uno spasmo di follia, roca e densa come il sangue, ma intorno a lui era bianco.
Storia partecipante al contest "Cuore d'Ombra" indetto da Laodamia94 sul forum di Efp
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rosa candida

È il sangue, ciò che ha colorato la vita di Coriolanus Snow. Sangue candido come le sue rose.


Aveva ventiquattro anni e il mondo gli sembrava un grigio terreno di conquista. Non gl'importava di nessuno, ma c'era un ragazzo, un sottile ragazzino del distretto 11 che si occupava della casa dei genitori, e aveva avuto il coraggio di guardarlo a lungo più di una volta.
Credeva di non essere visto, mentre tagliava i rovi dei cespugli di rose nel giardino di sua madre. Alla fine, Coriolanus Snow aveva preso a ricambiare le occhiate, e quando era successo, lui si trovava su una sedia di ferro in veranda, il ragazzo si era avvicinato con una rosa in mano.
-Vuole vedere quanto sono venuti belli i fiori di sua madre?-
Si era inchinato, e Coriolanus aveva preso in mano quella rosa arancione, screziata solo leggermente di giallo, ed era stato il primo e ultimo segno di vero affetto che aveva ricevuto. 
Danaer lo amava, questo gli aveva detto, e lui era stato improvvisamente ebbro di tutta l'attenzione che gli veniva rivolta. Nel frattempo, portava avanti la sua carriera politica, studiando con attenzione le mosse di quelli che sarebbero stati i suoi avversari. E si cullava in sogni di gloria rossi come il sangue, mentre Danaer faceva passare le mani sulla sua pelle bollente.

-Sai, mi piacerebbe lavorare per la famiglia Boween, pare che tra poco Albert diventerà stratega...-
Glielo aveva permesso, premendo alle spalle di politici insignificanti e mischiando il veleno alle bevande di altri, riservando loro un sorriso con le labbra rosse prima di vederli stramazzare per terra. Coriolanus pensava che, in qualche modo, Danaer avrebbe potuto diventare un mezzo efficace per raggiungere il potere.
Mesi dopo, il sentore di sangue che la sua bocca emanava aveva reso necessario il primo intervento. Aveva seppellito la delusione per gli scarsi successi prendendosi con la forza la carica di ministro, e uccidere ancora lo aveva fatto sentire molto meglio. Ad accogliere il suo principale avversario si era presentato con una rosa appuntata sul petto.
Panem sarebbe stata sua, e con quel pensiero erano arrivate anche le paranoie. Era bravo a manipolare le persone, ma a volte credeva non abbastanza, perciò aveva la necessità assoluta di togliere via chi si metteva continuamente in mezzo. Spesso non dormiva la notte, respirando con le labbra socchiuse e fissando il soffitto. Ogni sera attendeva Danaer nel letto, in un concerto che ora era più possessione passiva e lamenti soffocati, si limitava ad imprimere sulla bocca una smorfia insoddisfatta e a colpire sempre più a fondo.
-Dimmi, ti piace il tuo impiego?-
Quello che era stato il suo ragazzino non poteva che contrarre le labbra e guardare altrove, celando la vergogna.
-Oh, se vuoi posso rimediare-
Lo aveva visto, di nuovo, sottomettersi -no, non fa niente-
Rivestendosi, Coriolanus aveva alzato le spalle, ignorando il dolore che veniva da dietro, nel letto in cui Danaer era ancora seduto -Come vuoi-

Una sera, l'autunno era già alle porte e l'aria soffiava gelida oltre la finestra, lo aveva aspettato fino a realizzare che non sarebbe più arrivato. Il mattino dopo, Coriolanus Snow si era reso conto, passeggiando tra i cespugli di rose, che avrebbe vinto le elezioni. Ormai il suo giardino era imponente, macchiato di quel bianco puro che era il colore dei suoi fiori preferiti. Non ricordava più le sfumature arancio di quello che era stato il primo, e nemmeno gli importava.
Alla fine, pulendosi la bocca con un fazzoletto, aveva consegnato al Pacificatore una splendida rosa bianca -Riportalo al suo distretto, e dagli questa prima di ucciderlo-
Traditore.


La sua tela di potere si era stretta intorno a Capitol City mentre passava la lingua sul sangue in bocca, mentre senza ritegno prometteva bugie con occhi di serpente, mentre nelle Arene i Tributi morivano. Così manteneva le gerarchie, così manteneva l'ordine.
E poi, riusciva anche ad occuparsi dei Vincitori. Di Finnick Odair, ad esempio, aveva fatto la sua bambola, e lo aveva applaudito davanti a tutti per poi darlo in pasto all'intera Capitol. Aveva anche stirato le labbra, il respiro che sapeva di marcio -Congratulazioni, Vincitore-
Invece, della Ghiandaia Imitatrice, non sapeva che farsene. Lei era troppo selvatica, impulsiva e ingenua, e stava tentando di distruggere in un colpo solo quello che in decenni aveva costruito.
La stantia smania di rivoluzione che la ragazzina simboleggiava, a lui dava solo la nausea.

Era morto in uno spasmo di follia, roca e densa come il sangue, ma intorno a lui era bianco. Una gloriosa epoca di trionfo sconvolta da un uccellino che era riuscito a sfuggirgli dalle dita, ma mentre smetteva di respirare, il Presidente Snow aveva riso, perché la sua consolazione era che la tirannia del potere non sarebbe mai finita, e che ci sarebbe stato qualcun altro a prendere il suo posto. Katniss Everdeen doveva ancora solo capirlo.


 
Note: 
Coriolanus Snow è stato un personaggio estremamente complicato da caratterizzare, perché di lui non si sa, alla fine, moltissimo e perché è un cattivo spietato.
Nei paragrafi della giovinezza ho cercato di sottolineare il suo egocentrismo, la voglia di possedere ogni cosa e di avere il controllo, sia in politica che per quanto riguarda la sua relazione decisamente non alla pari con Danaer. Per quanto riguarda l'abbandono di quest'ultimo, Snow vive la dimenticanza (voluta o no) del loro appuntamento come un vero e proprio tradimento, come se Danaer avesse voluto sottrarsi al suo controllo possessivo (che poteva mostrare anche con gesti positivi, nonostante tutto, anche se solo materiali). Ecco, in tutto questo Coriolanus Snow vive gli omicidi senza rimpianti (è per questo che preferisce le rose bianche, simbolo di una purezza che si illude di possedere dopo tutto ciò che si è spinto a fare) e una paranoia dovuta all'accumulo sempre più grande di potere, paranoia che trova corpo in Katniss Everdeen.
Il momento finale della morte di Snow è l'unica conclusione che mi sentivo di dare, il Presidente vive e muore da umano, ma non si pente mai di aver seguito la sua sete di sangue e di potere, simboleggiati entrambi dalle sue rose bianche, candide come lui non è mai stato.
  
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