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Autore: giuggiola95p    03/12/2017    7 recensioni
Finalmente era la vigilia di Natale, le lucine illuminavano le strade e la neve rendeva tutto ancora più magico...
Questa è la giornata che i bambini attendono con tanta ansia, ma quest'anno anche Emma non vedeva l'ora che arrivasse, perché aveva in mente qualcosa che avrebbe reso questo Natale molto speciale.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti, prima di iniziare con la lettura volevo informarvi che il seguente brano ha preso spunto da una traccia suggerita nel gruppo "Maybe I need you" con promt Natalizio ... la traccia è la seguente "Cena di Natale...Emma coglie l'occasione di chiedere a Regina di sposarla." Vorrei precisare che forse sono andata un po' fuori ma...spero vi piaccia. Buona lettura

Missione proposta a sorpresa

La neve aveva iniziato a scendere lieve sulle strade di Storybrooke e i canti di Natale riecheggiavano lungo i vialetti, tutte le case, compreso il negozio di Gold e Granny erano decorati con lucine colorate e tante ghirlande.
Gli alberi e le varie decorazioni illuminavano le strade e quella neve rendeva tutto più magico.
La città aveva un odore diverso, si sentiva odore di menta piperita, si percepiva quell’odore pizzicante dello zenzero e quello dolce della cannella.
Le famiglie si erano riunite nelle loro calde case per preparare le gustose cene che sarebbero state servite da lì a poche ore, e da buona padrona di casa MaryMargaret aveva iniziato a cucinare alle prime luci dell’alba, voleva che tutto fosse perfetto, non era di certo il loro primo Natale insieme, ma sapeva che quello in assoluto sarebbe stato molto speciale, ricco di magia e tanto amore.
Quella giornata era iniziata molto bene per tutti gli abitanti, gli uffici erano chiusi e la neve aveva iniziato ad imbiancare le strade e tutti gli alberi che decoravano i giardini. Emma si era svegliata accoccolata alla sua dolce metà, non poteva desiderare niente di più bello in quella fredda mattina. Voleva rendere quel giorno perfetto sotto ogni aspetto così decise che avrebbe preparato la colazione, si sarebbe sforzata con tutta se stessa di non bruciare i pan cake e di fare un caffè almeno decente. Bació leggermente la guancia rosea di Regina ,che ancora era immersa nel sonno, e scese lungo le scale di quella che ormai era diventata la sua nuova casa.
Preparó tutti gli ingredienti, seguì passo passo la ricetta scritta nel grosso libro di Regina, ma quello non era stato tanto difficile, doveva solo pesare e rimescolare pochi ingredienti, il difficile doveva ancora arrivare. La cottura dei pan cake la terrorizzava. Aveva oleato la padella, versato un po’ del composto e aspettato che l’impatto cuocesse, nel frattempo aveva iniziato a preparare il caffè così, inserì la caraffa nell’apposito spazio e aveva azionato la macchinetta. Passarono pochi minuti, che sembrarono pochi secondi agli occhi di Emma, ma sicuramente un po’ troppi a sentire l’odore che emanava la padella.
Il primo pan cake era andato... come anche gli altri cinque. La cucina non faceva per lei, ma doveva riuscire a farne due, solamente due per creare almeno una colazione decente. Cosi rimase lì a fissare il composto che si riempiva di bolle, sollevó scrupolosamente un lato del pan cake con la paletta, la base era leggermente dorata, quasi perfetta, così con un movimento del tutto poco agile giró il pan cake, anche il secondo lato era dorato. Il primo pan cake era andato, adesso toccava all’ultimo cucchiaio di impasto. Pregó che venisse bene, un piatto con un solo pan cake era davvero orrendo, tristissimo, osceno, non poteva permettersi che succedesse. Così concentró tutte le sue energie su quel piccolo miscuglio che si cuoceva lentamente. Anche il secondo era cotto.
Fiuh. Ecco cosa riuscì a dire, il sollievo si poteva leggere sul suo volto, peccato che nessuno era in cucina a guardarla saltellare di gioia per il suo grande successo, ma forse era meglio così.
Posizionò i pan cake sul piatto, mise di sopra un po’ di sciroppo d’acero, alcuni mirtilli e dello zucchero a velo, prese una bella tazza di caffè e posò il tutto su di un vassoio.
“Ok Emma, non dovrebbe essere poi così tanto difficile salire gli scalini con un vassoio con gli unici 2 pan cake che sei riuscita a non bruciare e una tazza di caffè bollente. Puoi farcela!”
Ecco quello che si diceva Emma mentre metteva un piede davanti all’altro salendo le scale.
Fiuh. Ecco nuovamente questo suono, era quasi un suono di vittoria, di riuscita, come a voler dire << Anche questa volta l’ho scampata >>.
Entrò nella stanza da letto, una fievole luce entrava dalle fessure delle persiane e illuminava il bellissimo viso di Regina. Quella cicatrice sul labbro, anche dopo anni insieme le creava un cerco scombussolamento, non sapeva perché, sapeva solamente che adorava la donna con quella cicatrice.
Posó il vassoio sul comodino e poi lentamente pogió un ginocchio sul materasso, seguito dall’altro, poi gattonando si avvicinó a Regina e le bació il collo, fu un bacio piccolo, leggero, ma fece vibrare tutti i muscoli del corpo della mora che sorride a quel semplice tocco.
Quel sorriso, oh quel maledetto sorriso faceva morire Emma ogni volta, era come un buco allo stomaco, la destabilizzava ogni volta, era in paradiso ogni volta che lo vedeva. Quella donna la faceva uscire pazza...dopo tutti quegli anni, il suo sorriso era ancora in grado di crearle la sensazione di poter volare.
Regina si girò e aprí lentamente gli occhi, incontrando così quelli azzurro cielo di Emma.
“Buongiorno amore” disse Emma guardando la sua donna dall’alto verso il basso tenendosi sù con le braccia.
“Buongiorno a lei principessa”
Si scambiarono un bacio, profondo, lento, lungo, come se quello potesse essere l’ultimo bacio, come se non potessero farlo più per il resto della vita. Lo facevano ogni mattina e ogni volta che dovevamo affrontare qualcosa di pericoloso, ne avevano passate tantissime e chi lo sà anche oggi sarebbe potuto succedere qualcosa che le avrebbe allontanate per sempre, o forse no! Ma avevano promesso che non avrebbero mai permesso che in qualunque situazione si sarebbero trovare, pericolosa e non, si sarebbe scambiate un bacio per ricordarsi quanto il loro amore e profondo, così ogni volta che le loro labbra si univano lo facevano come se quella volta fosse l’ultima. Forse una forma di scaramanzia? Non lo sapevano dire nemmeno loro, ma quel momento era solo loro e nel caso fosse successo qualcosa avrebbero sempre ricordato il loro ultimo bacio.
Le loro labbra si staccarono e i loro occhi brillavano di una luce intensa. Quell’amore che condividevano, quel sentimento era qualcosa di immenso, qualcosa che sarebbe riuscito ad investire anche uno dei più scettici, era vero amore.
“Ti ho portato la colazione” disse Emma sorridendo genuinamente, come quando i bambini sono orgogliosi del loro lavoro.
Regina sollevó il sopracciglio destro e aspettò che Emma le presentasse pan cake bruciati e il caffè di Granny’s invece, contro ogni sua aspettativa, i pan cake che le presentó avevano un aspetto meraviglioso e il caffè non era quello di Granny’s, ne era sicura.
“Ma hai fatto tutto tu?” Disse meravigliata.
“Perché quel tono così sorpreso?” Disse Emma mettendo il broncio e incrociando le braccia sotto il seno.
“Vuoi veramente che ti risponda Swan”
“Ehi ehi ehi!” Disse avvicinando il capo alla mora, ruotandolo a destra e a sinistra ogni volta. “Siamo tornate al Swan, dov’è finito amore mio, tesoro...”
“Vuoi veramente che ti risponda...” fece un attimo di pausa per osservare il visino imbronciato di Emma, poi continuó ridendo “...Amoree.”
“Ecco ora va meglio...comunque no...va bene così. Comunque si ho fatto tutto io, come sono?” Disse Emma indicando i pan cake con la mano.
Regina prese le posate e iniziò a tagliare i due pan cake che aveva nel piatto, avvicino il boccone alla bocca, piano, in modo sensuale, quasi a voler provocare Emma, poi apri la bocca e inizió a masticare il boccone.
Emna osservava la scena aspettando il verdetto.
“Quindi, quindi, quindi?? Ti prego Reginaaaa... com’è?” L’impazienza della mora era percepibile da ogni muscolo del suo corpo.
Regina sorrise, quasi a trovar piacere nel vedere Emma sulle spine.
“Sono buoni...sono davvero colpita dal fatto che tu sia riuscita a preparare qualcosa di commestibile, a cosa devo l’onore?”
Emma non rispose e Regina era quasi certa che non avesse ascoltato nemmeno la metà di ciò che aveva detto, alla parola buoni infatti Emma aveva iniziato a saltellare sul letto come i bimbi nel giorno di Natale. Quando si stancó di fare sù e giù si inginocchió al fianco di Regina e sorrise, così dolcemente che Regina fù quasi commossa.
“Sono contentissima siano riusciti...comunque, dammi un bacio allo sciroppo d’acero che devo farmi la doccia e poi devo scappare che devo fare delle cose con papà.”
Regina bació le labbra di Emma, dolcemente, piano, assaporando ogni piccola cellula del suo corpo. Ogni volta che le loro labbra si toccavano era come se ci fossero i fuochi d’artificio, tutti i colori acquistavano lucentezza.
Emma si staccò da quelle labbra, si alzó dal letto e si fiondó in doccia, non prima di aver fatto capolino con la testa nella stanza.
“Ti amo Regina Mills” disse facendole l’occhiolino.
Regina assaporó quelle parole, le fece sue, le inglobo nel suo cuore e con voce dolce rispose con amore.
“Ti amo Emma Swan”
Erano cambiate, quelle due donne che erano state acerrime nemiche, che erano state 2 madri single dello stesso figlio, ora erano due madri che potevamo fare affidamento l’una sull’altra, erano diventate migliori amiche, erano l’una l’ancora dell’altra, erano una vera grande meravigliosa famiglia.
L’acqua della doccia aveva iniziato a scorrere e mentre Regina ultimava la colazione per poi posare le varie stoviglie in cucina, Emma assorta nella nebbia del vapore pensava a come avrebbe potuto organizzare una sorpresa fantastica per Regina. Era la vigilia di Natale e quella giornata sarebbe stata indimenticabile, sarebbe stata perfetta sotto ogni aspetto.
Emma uscì dalla doccia e iniziò a vestirsi, sentendo provenire dei rumori dalla cucina.
Aveva indossato, come al solito, i suoi fedeli jeans, gli stivali neri, una maglia bianca e il suo giacchetto rosso. Scese le scale e prima di uscire entró in cucina per salutare Regina.
“Amore, io vado, ci vediamo questa sera a casa dei miei per la cena?”
“Certo, Henry è già dai tuoi vero?”
“Si, si...”
Emma bacio le labbra di Regina per poi uscire dalla cucina. Regina però sembro perplessa, così lasció ciò che stava facendo e si precipitò nell’androne!
“Signorina! Dove crede di andare vestita così?” Regina si era parata di dietro Emma con le mani sui fianchi e aveva pronunciato quelle parole con voce perentoria.
Emma aveva la mano già sulla maniglia e stava per uscire...quando si girò di scatto quando udì la voce severa della sua compagna.
“Cosa?” disse con fare perplesso. “Cosa c’è che non vá?”
Regina non disse niente si avvicinò minacciosa, si spostó leggermente da Emma, si sporse verso l’appendiabiti e prese un cappello di lana e una sciarpa.
Quando fù nuovamente di fronte ad Emma le avvolse la sciarpa al collo e le mise il cappello in testa.
“Ora puoi andare!” disse Regina soddisfatta.
“Si mamma grazie che ti preoccupi sempre per me”
Regina bació le labbra di Emma, la fece fiatare, le schiaffeggió il sedere e la caccio di casa.
“Vai va”
“A più tardi” disse Emma mandandole un bacio con la mano.
Regina ricambiò con un occhiolino e chiuse la porta di casa.

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Regina dopo aver sistemato tutto ciò che c’era da fare in casa, si vestì e si diresse a casa di Mary Margaret per darle una mano per i preparativa de cenone. Intanto Emma e suo padre giravano senza una meta per la città in attesa del via libera della madre.
“Mamma, ancora non è arrivata?” chiese Emma tramite sms a sua mamma.
“Tesoro mio, ti ho detto che ti avrei mandato un sms nel momento in cui Regina avrebbe solcato la porta, se non ti ho mandato niente significa che non è arrivata”
Erano già le 12 ed Emma doveva organizzare una miriade di cose, ma doveva aspettare che Regina lasciasse casa loro, per cui aspettava che la madre le comunicasse che Regina era arrivata a casa.
Il suo piede tamburellava sul cruscotto della macchina, impaziente e per quanto era in ansia aveva la sensazione che il cellulare vibrasse anche quando non era vero.
12:30 nessuna notizia...silenzio stampa...la neve scendeva sulla macchina impedendo ad Emma e David di vedere la strada di fronte a loro. Decisero così di fermarsi a pochi isolati dal 108 di Mifflin Street.
Ecco che il telefono vibró è questa volta veramente. Inaspettatamente il messaggio non era da Mary Margaret ma da parte di Henry, Emma lo aprì e lesse:
“Mamma è arrivata da poco, che la missione proposta a sorpresa abbia
inizio”
Il cuore di Emma iniziò a battere all’impazzata, come un cavallo al galoppo. Era tutto reale, non poteva tirarsi indietro, c’erano troppe cose in ballo e in più lei voleva davvero fare tutto ciò...per cui:
“Che la missione proposta a sorpresa abbia inizio” disse a voce alta uscendo dalla macchina, prese gli scatoloni che c’erano nel portabagagli e si diresse verso casa sua, seguita a ruota da suo padre.
Una volta che tutti gli scatoloni furono portati dentro casa, David lasció la figlia e andó a sbrigare altre faccende.
Quando la porta si chiude Emma si trovó sola in casa sua, immersa in quell’atmosfera natalizia che le scaldava il cuore. L’odore di pan di zenzero innondava tutta casa, le lucine colorate si intervallavano creando un’atmosfera meravigliosa e il grande albero nel salotto dava un tocco perfetto, eppure mancavano ancora un paio di dettagli.
Così iniziò a sistemare per fare in modo che il suo progetto prendesse forma.

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Intanto in casa Charming c’era un trambusto assurdo, pentole che bollivano e fischiavano, teglie di biscotti che uscivano ed entravano nel forno, purè di patate, arrosto...c’era cibo per tutta la città e Regina stava uscendo pazza per stare al passo di Mary Margaret. Intanto Henry era stravaccato nella poltrona ormai esausto che giocava con il cellulare, quando questo vibró.
“Chiedi a tua madre di tornare a casa per prenderti qualcosa che ti serve...qualcosa di cui hai davvero tanto bisogno. Fai del tuo meglio so che posso contare su di te.”
Henry iniziò a sudare freddo...di cosa diavolo poteva avere così urgente bisogno? Si alzó dalla poltrona e si avvicinò a sua madre con aria dolce e innocente e l’abbraccio forte. A Regina non serviva che Henry dicesse niente perché esordì con la solita frase che le madri dicono :
“Di cosa hai bisogno?”
Henry disciolse l’abbraccio e con fare molto dispiaciuto disse:
“Cosa ti fa pensare che io voglia qualcosa? Non posso abbracciare la mia meravigliosa mamma?”
“Henry...!?” Disse Regina incrociando le braccia sotto il seno e alzando il sopracciglio.
“Oook...forse ho bisogno di qualcosa...ho promesso a mamma che avrei messo insieme a lei, per il cenone di Natale, il maglione con la stampa della renna e il naso rosso che si illumina. Gliel’avevo promesso e invece mi sono scordato il maglione a casa...puoi andarmelo a prendere?? Ti pregooooo” disse Henry inginocchiandosi e con le mani giunte.
Regina non voleva cadere in quel tranello, ma Henry aveva lo stesso potere di Emma, due occhioni dolcissimi e quel broncio fantastico e lei si scioglieva come la neve al sole.
“Dannazione...” disse alzandosi di scatto dalla sedia sulla quale si era appena seduta “odio te, tua madre e questa dannatissima espressione da cucciolo bastonato che fate quando avete bisogno di qualcosa” roteó gli occhi e si infiló il cappotto. “Dov’è questo dannatissimo maglione?”
“Nel mio armadio.” Disse correndo poi ad abbracciare la madre. “Grazie, sei la migliore mamma di sempre”
“Ogni tanto puoi dirlo anche quando c’è all’altra tua mamma ! Che poi passo sempre per quella stronza e cattiva.” Disse ridendo “vado e torno. Di tu a Mary che sto tornando.”
“Vai tranquilla mamma, è tutto sotto controllo.”
Regina uscì dal cancello e fù investita da una forte aria fredda, ma decise comunque di andare a casa a piedi, erano un paio di isolati e non era mai morto nessuno per un po’ di freddo.

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La serratura della porta scattó e il cuore di Emma le rimbalzó nel petto, aveva paura che quel suono martellante si potesse sentire anche al di fuori della sua gabbia toracica per quanto era forte, ma fortunatamente non era così. “Che lo show abbia inizio” disse tra se e se e si concentrò.

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La serratura della porta scattó e Regina entrò in casa, era tutto buio.
“Che strano io ricordo di aver lasciato gli addobbi accesi” disse tra sé e sé.
Provó ad attaccare la luce ma non rispose ai suoi comandi, fece un passo avanti e boom...
Una flebile luce inizió ad indicarle il cammino e in sottofondo una musica iniziò a suonare.
Emma aveva organizzato tutto, si era nascosta in un angolino del salotto, avrebbe usato la magia per illuminare il percorso prestabilito, aveva accanto a se il telecomando della radio e aveva registrato quella cassetta che stava suonando.
Regina fù perplessa, non aveva idea di come fosse possibile tutto ció, chi l’aveva architettato? Ma quando la voce di Emma riecheggiò tra le stanze tutto fù più chiaro.
“Ciao amore mio, ti starai chiedendo che cosa sta succedendo, beh è più che normale. Lo so che non adori le sorprese, in questo momento starai pensando a come potrai farmela pagare o a come starebbero bene le tue mani attorno al mio collo” Regina rise di gusto perché Emma aveva azzeccato in pieno i suoi pensieri “fai un bel respiro profondo e fai un altro passo in avanti, la vedi quella X rossa sul pavimento? Perfetto intanto non ti allarmare non è un pennarello, né un inchiostro indelebile, è solo del nastro adesivo che non lascerà alcuna macchia sul tuo pavimento in legno tranquilla, puoi riprendere a respirare...” come la voce di Emma le aveva consigliato, Regina riprese lentamente a respirare, quel pavimento le era costato un occhio della testa e avrebbe di certo staccato quella di Emma se fosse rimasto anche un piccolo segno “...ora che sei più tranquilla, o almeno spero, sali sulla X e chiudi gli occhi. Ricordi cosa successe in questo porto un paio di anni fa? Questo esatto posto è dove ci siamo scambiate il nostro primo bacio, il nostro primo vero bacio, fù uno di quelli incerti, un po’ spaventati ma passionali. Ricordi come tremavo sotto i tuoi tocchi? Oh...posso ancora ricordare ogni dettaglio. Era una giornata soleggiata e ovviamente avevamo litigato, era qualcosa riguardo il mio maggiolino. Odi quel maggiolino” << Puoi dirlo forte>> disse a voce bassa Regina, mentre abbozzava un sorriso.
“Ti avevo chiesto di venire con me per comprare una cosa fuori città ma ti eri ribellata perché <>” Emma aveva appena fatto l’imitazione della voce di Regina, ma l’unica cosa che riusciva a fare in quel momento fù sorridere perché nella sua mente era vivida l’immagine di quel giorno, di quel momento e non riuscì ad arrabbiarsi per quello.
“E io avevo replicato urlandoti contro. Come andò a finire? Che tu sbattesti la porta di casa e ti rifugiasti dentro. Poi le cose sono confuse, ricordo che arrivai alla tua porta e urlai qualcosa che te la fece aprire, ero infuriata con te, avevi insultato il mio maggiolino, ma sopratutto perché con quella dannata scusa avevi rifiutato di passare del tempo insieme. Così ti aggredii, e tu indietreggiati, non mi assalisti, ti facesti attaccare da me? Forse sapevi ciò che sarebbe avvenuto o forse anche tu lo desideravi. Poi non ricordo le dinamiche, perché accadde tutto velocemente ma in questo punto ti tirai a me dal colletto della tua giacca blu e baciai quelle morbide labbra, delicatamente, con paura che tu potessi rifiutarmi ma ti lasciasti trasportare da quel turbinio di emozioni e fù in quel momento che capii quanto importante tu fossi per me e quando amore c’era nel mio cuore. Adesso,puoi aprire gli occhi! Questa casa conserva ogni pezzo di noi...”
Altre piccole lucine illuminarono il percorso che condusse Regina in cucina.
“La cucina...beh che dire...qui dentro abbiamo trascorso il nostro primo appuntamento assieme anche se ancora non sapevamo sarebbe stato un appuntamento e sicuramente ai tuoi occhi, forse non è stato un appuntamento. Era una sera, ancora prima di quel famoso bacio, ero venuta qui per prendere qualcosa per Henry, ma improvvisamente saltarono le luci e siamo rimaste bloccate in cucina con una misera candela a farci luce. Fù in quel momento che mi innamorai profondamente di te, sotto quella luce, con quegli occhi che fissavano i miei. Eri senza barriere e ti apristi con me, non so perché lo facesti ma quel giorno decidesti che io ero degna di conoscerti un po’ di più. Ricordo che mangiammo un sandwich sul pavimento a lume di candela. E fù in quel momento che realizzai quando quella corazza che mettevi ogni giorno ti servisse a nascondere la vera te, quella dolce donna che ora conosco, che ora amo più della mia stessa vita.”
Il volto di Regina si riempì di lacrime, quella voce così sincera, quelle parole, quei ricordi, quella canzone...era tutto perfetto. Un’altra luce si accese e la condusse nel salotto. “Ricordi cos’è successo su questo divano? Oooh certo che ricordi...” Regina sorrise, tra le lacrime sorrise perché sapeva bene a cosa Emma si riferiva...
“...qui ci siamo scoperte di ogni barriera, di ogni vestito, finalmente su questo divano ci siamo realmente viste per quelle che siamo, due donne ferite, piene di cicatrici che tentano con tutte le forze di essere forti, di mostrare la faccia allegra, due donne fragili che hanno bisogno di qualcuno che le faccia sentire protette, e io quel giorno su questo divano mi sono sentita protetta, mi sono sentita amata, mi sono sentita Tua. Noi su questo divano abbiamo fatto l’amore! Un amore che supera ogni confine e ogni immaginazione, siamo diventate una sola, un’unica anima e un unico cuore che batte all’unisono. E quelle emozioni sono impresse nel mio cuore perché tu Regina Mills quel giorno mi hai riportata alla vita.”
In quell’istante le luci tornarono e tutto ricominció a brillare, le lucine di Natale lampeggiavano, le ghirlande tornarono a luccicare sotto i bagliori delle luci, il clima natalizio tornó a invadere la casa. Regina si guardó intorno, sorride gioiosa nel vedere quanto bella fosse la loro casa e quanti ricordi avevano in ogni angolo, ma i suoi occhi si posarono su Emma che adesso si trovava ad un paio di centimetri da lei in ginocchio.
“Non dire niente, non è ancora il tuo turno di parlare. Ti ho fatto rivivere queste cose per una ragione, questa casa è piena di ricordi, ogni angolo mi ricorda qualcosa, quella tenda ad esempio, ricordo quando mi nascosi dietro di essa tutta nuda perché Henry era tornato prima da scuola, il pianoforte, mi ricorda quando Henry ha suonato la sua prima canzone dedicata a noi due...ogni angolo parla di noi e non voglio che questo finisca, non voglio svegliarmi ogni giorno per il resto della mia vita di fianco a te e dire << ecco la mia compagna >> voglio poter dire <> voglio poter dire a tutto il mondo quanto io sia fortunata ad averti tutti i giorni al mio fianco e lo so che non serve un pezzo di carta per sapere quanto ci amiamo, ma io voglio poter dire <>, voglio che tu sia mia moglie, voglio potermi svegliare ogni giorno per il resto della mia vita accanto a te, voglio poter invecchiare insieme a te e passare ogni istante delle nostre vite a romperti le scatole, a tentare di prepararti una colazione che sia degna di te senza bruciare quasi tutto l’impatto dei pan cake, voglio poterti vedere sorridere quando succede qualcosa di bello e asciugarti le lacrime quando qualcosa ti farà pingere. Voglio esserci. Per cui Regina Mills vuoi diventare mia moglie?” Pronunciando queste ultime parole aprì il cofanetto che teneva tra le mani e mostró l’anello a Regina.
Le lacrime scendevano ormai copiose sul volto di entrambe, era un momento così carico di emozioni che nessuno delle due era riuscita a trattenere le lacrime. Le parole di Emma frullavano freneticamente nella testa di Regina, l’amava così tanto, era la donna adatta a lei, le venivano le farfalle nello stomaco anche solo guardandola, non credeva che avrebbe trovato mai un amore così, né tantomeno pensava di meritarlo ma adesso, con Emma ai suoi piedi non riuscì a pensare a nient’altro che ad una vita insieme.
“Si...si...SIIII” urló Regina,inginocchiandosi a sua volta per essere allo stesso livello di Emma, si gettó tra le braccia di Emma e bació quelle labbra bagnate dalle lacrime salate.
Ecco che un’altra X poteva essere fatta sul pavimento, in quel giorno, la vigilia di Natale sotto il vischio Emma e Regina si erano scambiate il loro primo bacio da fidanzate, avevano sancito un legame che le avrebbe unite per il resto della vita.


 


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