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Autore: Tinkerbell92    03/12/2017    1 recensioni
Circa dieci anni prima dell'incontro tra Kagome e Inuyasha, la duchessina danese Freya Stormarn viene promessa in sposa contro la propria volontà al cugino Duncan.
Incapace di accettare la situazione, Freya decide di fuggire, prendendo denaro e qualche gingillo dalla stanza della defunta nonna, la quale era sospettata di praticare arti magiche e stregoneria.
Uno dei gingilli, infatti, si rivela capace di trasportare le persone in luoghi lontani nel giro di una manciata di secondi e, dopo averlo inavvertitamente attivato, Freya si ritrova in Giappone, sola e confusa.
Tra incontri con singolari personaggi, sfide pericolose e inquietanti versi di una misteriosa profezia, la ragazza intraprenderà un viaggio alla ricerca di un modo per tornare a casa, compiendo un importante percorso di crescita interiore che la trasformerà da ragazzina viziata, impulsiva e irresponsabile a donna matura, indipendente e sicura di sé.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Squadra dei Sette
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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A Swan Song
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“Non ci posso credere”
Le due guardie che sostavano dinnanzi all’ingresso del feudo squadrarono più volte con curiosità la giovane straniera dalla chioma dorata.
“Qui ogni volta che penso di aver toccato il fondo comincio a scavare senza rendermene conto.”
- Un dono per il signore del castello? – ripeté uno dei soldati, lanciando un’occhiata intimorita al guerriero alto e statuario che celava volto e corpo all’interno di una pesante armatura.
- Sasaki Shigen, il mio signore, ha intenzione di ampliare la sua lista di alleanze, perciò sta inviando omaggi a coloro da cui spera di ricevere risposta. Dev’essere particolarmente interessato a trattare con Kojiro Imagawa, se per lui ha selezionato uno dei doni più singolari e preziosi: una concubina straniera dalla chioma d’oro.
Filtrata attraverso l’elmo, la voce matura di Yori risuonava curiosamente androgina.
Freya si sforzò per fare un sorriso, assumendo un’aria innocente e civettuola. Dentro di sé si sentì avvampare per la vergogna.
- Non avete nessuna scorta? – domandò dubbiosa la seconda guardia.
- Il mio signore ci tiene alla propria riservatezza – rispose pronta la donna di metallo. – E fidatevi: per proteggere il dono basto io.
Il suo tono assunse una nota leggermente minacciosa, che sembrò sufficiente per convincere i due a farle passare.
- Entrate pure. La strada per il castello è sempre dritta.
- Vi ringrazio.
La duchessina si trascinò controvoglia dietro all’amica, cercando di evitare gli sguardi curiosi degli abitanti del feudo.
- E’ umiliante – borbottò, stringendosi nella mantella blu. – Ci fissano tutti.
- Lo scopo è proprio questo. – le rispose tranquilla la rossa, guardandosi distrattamente attorno. – Reika e Midori avranno maggiori possibilità di passare inosservate. E’ una fortuna che la ragazzina conosca diversi passaggi segreti per accedere velocemente al castello.
- E perché non possiamo usarli anche noi?
Yori si lasciò sfuggire una risatina: - Meno si è meglio è quando bisogna muoversi furtivamente. Non ti preoccupare, stai andando benissimo, davvero.
La ventunenne aprì la bocca per replicare, ma si zittì non appena un soldato alto e robusto le raggiunse, fermando la loro avanzata.
- Siete diretti al castello?
- Esatto – replicò Yori impassibile. – Porto un dono per Kojiro Imagawa da parte di Sasaki Shigen. No, nessuna scorta, sono soltanto io, il mio signore ci tiene alla propria riservatezza – aggiunse in fretta, anticipando la domanda dell’uomo.
Quello assunse un’espressione dubbiosa: - Devo chiederVi di mostrare il vostro volto, prima di accompagnarvi dal mio signore. E di consegnare le vostre armi.
- Le armi posso consegnarle – disse la ragazza, porgendogli i propri pugnali e la spada che portava appesa dietro la schiena. – Vorrei però risparmiarVi la vista del mio volto martoriato. Gran brutta faccenda: lo scorso inverno la mia guarnigione venne attaccata da un gruppo di demoni vaganti mentre attraversavamo uno stretto passo di montagna. Una di quelle creature sputò una tremenda sostanza corrosiva dalle fauci e mi colpì in pieno viso. E’ una fortuna se uno dei due occhi si è salvato. Sapete, sullo zigomo sinistro si riesce addirittura a vedere l’osso, uno spettacolo raccapricciante. Ma se proprio insistete…
- No, lasciate stare – tagliò corto quello. - Dopotutto avete consegnato le armi senza discutere. Seguitemi pure.
Gli interni del palazzo erano molto più rozzi e spartani di quello di Sasaki Shigen. Di tanto in tanto, lungo i corridoi, Freya incrociava lo sguardo di qualche giovane servetta, che però si allontanava subito accelerando il passo. Molte di loro avevano dei lividi impressi sui volti delicati.
Il soldato che le stava accompagnando, intanto, sembrava aver trovato una buona compagnia in Yori, infatti avevano presto cominciato a parlare di battaglie e spedizioni.
- Non mi è mai capitato di avere a che fare con imboscate da parte di demoni, però due anni fa ho affrontato l’esercito di Ryo Kazawa. Una battaglia durissima che mi ha lasciato un bel segno, una cicatrice che va dalla clavicola al torace. La porto con orgoglio. A proposito, non mi sono presentato, sono il capitano Hiro e… oh, siamo arrivati.
L’uomo fece scorrere lateralmente una porta in legno chiaro, entrando a passo cadenzato in una grande sala pregna di uno strano aroma floreale.
Cinque guardie dall’aria feroce stanziavano dritte e immobili accanto a un uomo di aspetto rude, che in quel momento stava aiutando una giovane donna dai lunghi capelli neri a sfilarsi l’elaborato kimono rosa.
Un po’ in disparte, due graziose ragazze, una vestita di azzurro, l’altra di verde, sedevano in silenzio, tenendo le teste chine. Quella in verde sollevò timidamente lo sguardo non appena il capitano Hiro  face il proprio ingresso nella stanza, ma lo distolse con un brivido non appena il signore del feudo parlò.
- Che cosa vuoi? – domandò in tono annoiato. – Spero tu abbia un buon motivo per interrompermi mentre sono impegnato con le mie adorate mogli.
- Sasaki Shigen Vi ha mandato un prezioso dono, mio signore – rispose educatamente il soldato. – Una fanciulla nordica dalla chioma d’oro.
Kojiro Imagawa sospirò, avvicinandosi alle proprie ospiti. Gettò un’occhiata dubbiosa a Yori, che lo superava in altezza di circa cinque centimetri, e fissò con insistenza l’elmo che celava i suoi lineamenti.
- Perché non rimuovete il Vostro elmo?
La rossa non mostrò alcun cenno di esitazione: - Non volevo offenderVi con la vista raccapricciante del mio volto sfigurato.
- Veleno di demone, mio signore – specificò Hiro. – Brutta faccenda.
- Beh, in tal caso avete fatto bene. Io detesto la bruttezza. D’accordo, mostratemi pure questo prezioso dono.
Per un istante, Freya avvertì l’impulso di indietreggiare mentre il disgustoso feudatario le afferrava il viso con poca grazia, esaminandola con occhio critico ma lussurioso.
Il suo volto appena abbronzato era solcato qua e là da sottili cicatrici e cenni di rughe, i capelli neri cominciavano a presentare qualche lieve striatura, mentre la mascella marcata era in parte celata dalla barba incolta. Era un uomo di trentadue anni che ne dimostrava più di quaranta.
- Beh, direi che è piuttosto… passabile – sentenziò infine. – Ha gli occhi tondeggianti, uno strano naso, il viso troppo pieno e le orecchie a sventola. Di certo non una rara bellezza. Però i capelli paiono sul serio fili d’oro e sono certo che nessun altro feudatario abbia la fortuna di possedere una concubina proveniente dalle fredde terre del Nord. Bene!
Batté le mani un paio di volte e subito due giovani serve fecero il proprio ingresso in sala, eseguendo un piccolo inchino.
- Portate un abito adatto alla mia nuova futura moglie. Ho deciso che una simile rarità non può essere sprecata come semplice concubina.
Le ancelle si allontanarono in fretta, mentre Freya faceva il possibile per restare calma e zitta. Odiava quell’uomo con tutta sé stessa: oltre al fatto di sapere ciò che aveva fatto a Midori e al modo in cui trattava le donne, aveva osato esprimere quei tremendi giudizi sul suo aspetto fisico, calcando proprio sulle caratteristiche di cui si era sempre vergognata.
Nessuno l’aveva mai fatta sentire tanto insultata e umiliata.
Non appena le giovani servette tornarono con un elaborato kimono bianco e rosa, la duchessina fece un passo per raggiungerle, convinta di doversi recare in una stanza apposita per cambiarsi, ma Imagawa le afferrò rudemente una spalla: - Dove stai andando?
La biondina represse a stento un brivido: - Vado… vado a cambiarmi, mio signore…
La risata sguaiata dell’uomo provocò una reazione anche in Yori, che d’istinto serrò forte il pugno destro.
- Ti cambi qui, mia cara – sibilò mellifluo il feudatario. – Che c’è, ti vergogni? I miei soldati non ti guarderanno, se non darai loro motivo di farlo con le tue insidie da femmina tentatrice.
Freya cominciò a tremare, mentre le ancelle le sfilavano con calma quasi religiosa gli abiti da viaggio che le aveva dato Makino.
Il capitano Hiro fu l’unico a voltarsi dalla parte opposta con fare rispettoso, mentre le cinque guardie schierate alle spalle di Imagawa la squadrarono con occhi freddi e crudeli.
Pur facendo del proprio meglio per mostrarsi dura e inflessibile, Freya non riuscì a trattenere le lacrime non appena, coperta soltanto dalla biancheria intima, sentì le dita del feroce aguzzino pizzicarle la pelle, mettendo in mostra l’adipe del suo punto vita.
- Fianchi un tantino larghi, fisico troppo morbido. Dovrai assolutamente dimagrire. I seni medio-piccoli vanno bene, non mi sono mai piaciute le donne troppo prosperose, mi ricordano le mucche. Oh, suvvia, non metterti a frignare, dovresti considerare un onore essere moglie di un uomo potente come me. Ora, vediamo di…
Le parole gli morirono in gola non appena inquietanti rumori provenienti da dietro la porta scorrevole della sala attirarono l’attenzione di tutti i presenti.
Ancora scossa e tremante, Freya si voltò, osservando sbigottita i sottili spiragli di fumo che s’insinuavano attraverso la fessura della porta lasciata socchiusa, che si spalancò di colpo lasciando entrare una coltre grigiastra e odorante d’incenso. Ben presto risultò difficile a chiunque vedere ciò che si trovava a oltre un metro di distanza dal proprio naso.   
Dei passi leggeri si avvicinarono minacciosamente al feudatario, mentre una figura minuta prendeva lentamente forma attraverso la grigia nebbia.
Freya ne approfittò per coprirsi alla bell’e meglio con il kimono portatole dalle serve ormai fuggite, mentre, accanto a lei, Imagawa si lasciava sfuggire una sonora imprecazione.
- No… non può essere!
Una vocina spettrale parlò in tono divertito: - Tesoro, sono a casa.
Da qualche parte nella stanza una delle tre mogli del feudatario strillò, mentre il capitano Hiro riuscì a malapena a balbettare sconvolto: - E’ lo spettro della Prima Moglie! E’ tornata per vendicarsi! Chiedetele perdono, mio signore!
- N-non è possibile! – replicò l’altro sconvolto. – No, non può… non… non…
Il fumo cominciò lentamente a diradarsi. Piccola, eppure terribile, Midori avanzava lenta verso colui che le aveva distrutto la vita.
Imagawa, terrorizzato, digrignò i denti, gli occhi sbarrati e quasi fuori dalle orbite: - Maledetta puttana! Vattene, vattene subito da qui, tornatene da dove sei venuta! Guardie! Guardie prendetela!
Il suo ordine fu seguito da grida e gemiti soffocati, accompagnati dagli strilli delle tre mogli: sopra i corpi insanguinati dei cinque soldati torreggiava la figura di una donna alta abbigliata con un’armatura leggera e resistente. La mano destra era serrata attorno a un grande anello tagliente coperto di chiazze cremisi.
Allo sguardo sconvolto dell’uomo ella rispose con un piccolo ghigno: - Sbaglio o poco fa hai detto qualcosa sulle ragazze con le tette grandi?
- Pare che i suoi soldati siano appena stati fatti fuori da una mucca – replicò divertita Yori.
Hiro, invece che proteggere il proprio signore, corse verso la ragazza dal kimono verde, domandandole con fare apprensivo se stesse bene.
- Non temere, capitano – lo rassicurò la donna di metallo. – Il nostro obbiettivo è Imagawa. Non faremo del male a persone innocenti.
- Ma… ma chi siete? E dov’è la mia spada? – domandò confuso il giovane guerriero.
Yori diede un’alzata di spalle: - Ti chiedo scusa, ho approfittato della scarsa visibilità per riprendermi le mie armi e requisire momentaneamente la tua. Mi sembri una brava persona, mi dispiacerebbe doverti uccidere.
- Maledette! – gridò furioso Imagawa, gettando a terra Freya con uno schiaffo. – Siete le complici di quella troia di mia moglie? Io vi… aaargh!
Il cerchio tagliente di Reika volò attraversò la stanza, recidendogli di netto la mano con cui aveva colpito la duchessina. Gli occhi della guerriera lampeggiavano di odio e sdegno.
- Questo è per aver picchiato la principessa e un sacco di altre donne innocenti. Questo, invece, è per quello che hai fatto a Midori!
Sfoderò due lunghi coltelli e si lanciò rapida verso l’ex samurai, il quale, nonostante il dolore e l’abbondante perdita di sangue, riuscì a sfoderare la propria katana e parare il primo colpo.
- Non ti sarà facile sconfiggermi, puttanella – sogghignò. – Anche se mi hai privato di una mano posso usare l’altra senza problemi.
Con la guancia sinistra ancora in fiamme, Freya si allontanò strisciando dal centro della stanza, asciugandosi rapidamente le lacrime. Erano successe troppe cose e troppo in fretta, lo schiaffo forse era stato ciò che l’aveva ferita di meno durante quell’assurda missione.
Non appena fu sufficientemente lontana, si fermò per osservare il combattimento tra l’amica e l’orribile guerriero. C’era sicuramente un motivo se una volta Imagawa era considerato il migliore tra i samurai che servivano Kobayashi: Reika era riuscita più volte a penetrare le sue difese, ma lui non sembrava intenzionato a demordere, anzi, più ferite riceveva più il suo animo pareva accendersi di rabbia e vigore.
Poco distante, Midori osservava impassibile il duello in corso, mentre Yori esortava le tre mogli del feudatario e il capitano Hiro affinché uscissero alla svelta dalla stanza.
Il giovane soldato inizialmente parve restio ad abbandonare il suo signore, ma  si fermò non appena la ragazza in verde gli sussurrò qualcosa all’orecchio.
Uno strano scintillio brillò nei suoi occhi non appena Reika affondò una lama nel petto del crudele spadaccino.
Imagawa si voltò verso di lui, lanciandogli uno sguardo carico di disprezzo: - I-idiota traditore… vigliacco…
Ricambiando l’occhiataccia, Hiro prese la mano della terza moglie e si allontanò con lei sdegnoso, mentre il perfido aguzzino crollava a terra.
La figlia di Sasaki Shigen scostò con un calcio il corpo dell’avversario esanime e andò a recuperare il proprio anello tagliente con aria annoiata.
Facendo affidamento sulle gambe traballanti, Freya si alzò in piedi e si mosse incerta verso l’uscita della sala. Si fermò però accanto a Midori, la quale osservava con fare stoico l’ex marito sconfitto. Si chinò quindi per raccogliere la sua katana e la sollevò in verticale, specchiandosi nella lunga lama.
- Midori? – la chiamò la danese con fare insicuro. – Ce… ce ne andiamo?
La ragazzina annuì appena, mentre Freya si affrettava a raccogliere i vestiti da viaggio lasciati cadere a terra. All’improvviso, un tremendo urlo la costrinse a voltarsi, sobbalzando non appena vide Imagawa rialzarsi in preda a una collera cieca, estrarre un pugnale e lanciarsi verso l’ex moglie.
- Maledetta troia!
Fu questione di un istante: un violento spruzzo cremisi insudiciò ulteriormente il pavimento già rovinato, accompagnato dal disgustoso rumore di una lama affondata avidamente nella carne.
Kojiro Imagawa annaspò, lasciando cadere il pugnale a terra e mulinando le braccia alla ricerca di un appiglio, mentre il ferro della sua stessa spada gli spuntava in modo macabro dalla schiena.
Midori, incapace di sostenere il peso dell’uomo, era caduta in ginocchio, ma non aveva osato mollare la presa sull’elsa dell’arma che l’anno prima l’aveva sfigurata e che ora passava da parte a parte il corpo del suo torturatore. I suoi occhi grigi incontrarono quelli dell’ex marito, trasudando odio e disprezzo. Gli sputò in faccia, lui in risposta vomitò un fiotto di sangue.
- Mi hai distrutto la vita – sibilò la diciottenne. – Ora io ho preso la tua.
Imagawa gorgogliò qualcosa, ebbe un paio di spasmi, poi, finalmente, il respirò lo abbandonò, la sua testa si accasciò contro il petto, occhi e bocca ancora spalancati.
Un po’ a fatica, Midori lo lasciò cadere di lato, per poi estrarre la katana puntando un piccolo piede contro il rozzo corpo senza vita.  
Il volto della ragazzina era dipinto di un’indecifrabile espressione, come se non riuscisse a rendersi pienamente conto di quanto fosse appena accaduto.
Freya si alzò frastornata, tremando dalla testa ai piedi. Reika le si avvicinò, mentre Yori abbracciava la più giovane del gruppo con fare protettivo, conducendola poi fuori dalla stanza.
Rivoli di sangue colavano lentamente da un taglio sotto la spalla destra della guerriera.
- Ehi principessa, tutto a posto?
La biondina si morse il labbro, cercando invano di nascondere gli occhi lucidi.
- Mi… mi hai mandata qui a… io non…
- Lo so cosa ti hanno fatto, dopo aver messo a cuccia le guardie che mi hanno sbarrato la strada sono rimasta qui fuori ad ascoltare mentre Midori preparava la nebbia d’incenso. Abbiamo fatto più in fretta possibile, non potevamo entrare così a caso e…
- QUEL COSO MI HA FATTA SPOGLIARE DAVANTI A TUTTI! – gridò la ventunenne stringendo i pugni. – Mi ha toccata, insultata, mi ha detto che sono grassa, brutta, con gli occhi a palla e le orecchie a sventola! Non mi sono mai sentita tanto umiliata in vita mia! Gli hai tagliato la mano perché mi ha tirato uno schiaffo, ma fidati se ti dico che lo schiaffo è stata la cosa che mi ha fatto meno male!
La guerriera aggrottò la fronte: - Ti sei offesa perché uno che non merita di esser definito umano, un insignificante violento pezzo di merda che vale meno di un insetto ha detto che sei brutta e grassa? Ti importa tanto l’opinione di un tale essere? A me ha detto che sembro una mucca, eppure non mi…
- Se a te non importa niente di nessuno non significa che io debba pensarla allo stesso modo! – ribatté Freya con rabbia. – Io non sono come te, d’accordo?
- E non devi nemmeno esserlo – replicò calma l’altra. – Quello che sto cercando di dirti è che l’opinione di qualcuno che conta meno di zero vale quanto il rutto di una formica. E soprattutto, anche tu fossi veramente brutta, grassa, deforme o altro, non devi mai permettere a nessuno di farti vergognare di te stessa. Vali automaticamente di più di coloro che perdono tempo a offendere e giudicare.
La duchessina ammutolì per qualche istante, non sapendo come rispondere alle parole della ragazza più grande. Poi, però, strinse tanto forte i pugni da imprimersi il segno le unghie nella carne.
- Tu mi hai usata. Mi hai… mi hai mandata qui come esca… quell’essere avrebbe potuto violentarmi e…
- Perché pensi abbia fatto venire Yori con te? Solo per far funzionare l’intera recita? Se quel merdoso avesse osato spingersi troppo oltre lei l’avrebbe fermato, a costo di mandare a monte il piano. Non sono mai stata disposta a sacrificarti fino a quel punto, se vuoi saperlo. Anche se… mi dispiace davvero per quello che hai dovuto sopportare, mi rendo conto di essere stata insensibile. Non ti chiederò mai più di fare una cosa del genere, d’accordo?
Freya cercò invano di frenare il mento tremante, pensando disperatamente a qualche insulto da rivolgere alla compagna, anche solo per scaricare tutta la tensione del momento. Voleva fargliela pagare in qualche modo, provare a tenerle il broncio e gridarle che la odiava, ma fu un’altra sensazione, molto più forte, a prendere il sopravvento, portandola a scoppiare in lacrime e affondare il volto contro il seno morbido della guerriera.
Lo stomaco le si serrò in una morsa non appena sentì le braccia di lei serrarsi attorno al suo busto, per poi accarezzarle con una mano la lunga chioma bionda.



- Siamo state un tantino impulsive – ammise Yori, restituendo la spada al capitano Hiro. Si era tolta l’elmo, lasciando cadere i capelli rossi sulle spalle. La reazione sbigottita dell’uomo fu pienamente comprensibile.
- Avete fatto un macello – rispose la moglie più anziana di Imagawa, quella con i capelli sciolti e il kimono rosa. – Però potete ritenervi fortunate: nessuno amava nostro marito, anzi. Il popolo mostrava già da tempo cenni di malcontento, era un feudatario crudele e incapace. Senza contare quanto fossero orribili le sue guardie più fidate: un manipolo di sadici e violenti stupratori che abusavano regolarmente del proprio potere.
- E chi prenderà il suo posto adesso? – domandò Midori con voce atona.
La seconda moglie le rivolse un sorriso: - Il comandante dell’esercito è fratello del precedente feudatario, Kobayashi. Al momento è impegnato in una spedizione, ma tornerà nei prossimi giorni. Suppongo che l’onore verrà offerto a lui, come doveva essere prima che Imagawa venisse nominato successore al posto suo.
La terza moglie abbassò timidamente lo sguardo: - Voglio… voglio ringraziarvi per quello che avete fatto. Vedete… prima che Imagawa mi prendesse con prepotenza, ero promessa in sposa a Hiro… adesso che il mio carceriere è morto potremo finalmente sposarci.
Il capitano la abbracciò, anche se il suo sguardo pareva rabbuiato: - Oggi il mio senso del dovere è stato duramente messo alla prova. Avrei dovuto fermarvi, ma, mentre il mio padrone veniva attaccato, mi sono venute in mente le urla della mia adorata Amane quando quel mostro la violentava e io dovevo restare fuori dalla stanza, di guardia, senza poter fare nulla. Suppongo dovrò affrontare le conseguenze delle mie azioni, però…
- La colpa dev’essere attribuita allo spirito vendicativo dell’ex moglie di Imagawa – sentenziò Midori. – Mettila così: contro un fantasma hai potuto fare ben poco, se non mettere in salvo almeno le mogli del tuo signore.
- Meriti un’occasione per essere felice, Hiro – gli sorrise Yori. – E… scusa se ti ho mentito. Se la cosa può consolarti, una volta un demone mi ha davvero sputato dell’acido in faccia. Solo che non mi sono sciolta perché… beh, sono di metallo.
Il capitano aprì la bocca per rispondere, ma era troppo sconvolto e scioccato per poter replicare qualcosa.
Freya, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, emise un lungo sospiro, senza scostarsi da Reika che le circondava le spalle con il braccio sano.
- Penso dovremmo andare. Non è saggio farsi trovare qui.
- La principessina ha ragione – annuì la ragazza dai capelli azzurri. – Usciremo dal passaggio segreto che abbiamo utilizzato io e Midori per entrare. Capitano, mie signore, vi auguriamo buona fortuna.



- Ti fa male?
Reika si lasciò sfuggire un sorrisetto: - Nah, è solo un graffio. Mi ha presa di striscio.
Freya annuì appena, pulendo la ferita superficiale con un fazzoletto bagnato.
Il gruppetto si era appostato in un piccolo bosco poco distante dal feudo di Imagawa, sedendo sul tronco di un grosso albero caduto: Midori teneva tra le mani la katana dell’ex marito, persa in chissà quali pensieri, mentre Yori, unica in piedi, osservava con fare assorto le tinte vermiglie del tramonto.
Improvvisamente, la ragazza di metallo parve scuotersi, voltandosi verso la sorella maggiore: - Quasi dimenticavo! Indovina un po’ cosa mi ha detto Hiro mentre chiacchieravamo scortando Freya dal suo signore? La Squadra dei Sette ha espugnato stamattina il feudo di Akamatsu.
- Il feudo di Akamatsu? – ripeté Reika, accendendosi d’entusiasmo. – Non è lontano da qui!
- La Squadra dei Sette?
Midori interruppe le proprie riflessioni, rivolgendo alle due figlie di Sasaki Shigen uno sguardo scettico: - Chi cavolo sono questi Sette? Ogni tanto li ho sentiti nominare dagli idioti che attraversavano il mio sentiero…
- Mercenari assassini – rispose Freya, sistemando la borsa medica sulla sella del cavallo che le aveva attese con pazienza. – Pure un po’ fuori di testa. So che uno ha una spada strana e che un altro è andato a letto con Reika. Magari sono la stessa persona, non lo so.
La ragazza guerriera si lasciò sfuggire una risata: - Decisamente no, Jakotsu, il ragazzo con la spada che si allunga e piega, non gradisce affatto la compagnia femminile.
- Come sono fatti questi tizi? – domandò Midori, poggiandosi la katana in grembo.
Reika si morse il labbro, alzando lo sguardo verso il cielo: - Mh, dunque… il loro capo si chiama Bankotsu, è un ragazzino che avrà sì e no l’età di mio fratello Kaito. Nonostante sia uno sbarbatello di bassa statura possiede una forza notevole, considerato che maneggia senza problemi un’alabarda più grande di lui.
- Supponiamo abbia una relazione amorosa con quell’enorme spadone – ridacchiò Yori.
- Sì, esatto. Poi c’è un gigante di nome Kyokotsu, ad essere sinceri non mi è sembrato nulla di speciale, a meno che non conservi qualche dote nascosta. Oltre a essere enorme e fisicamente forte non ha dato dimostrazione di abilità eccezionali. Non sottovaluterei invece Mukotsu: è un nanerottolo anziano e bavoso, però crea veleni micidiali.  E la cosa divertente è che il suo corpo pare essere immune a qualsiasi tipo di tossina. Poi ci sono Renkotsu e Suikotsu: il primo è una sorta di vice-comandante, fa affidamento sul proprio arsenale di armi e la propria intelligenza per combattere, bravo stratega e persona interessante; Suikotsu invece è… un po’ fatico a definirlo, pare un concentrato di rabbia e istinto animale, eccezionale nel corpo a corpo, la sua arma sono due guanti artigliati che gli permettono di bagnarsi le mani con il sangue dei nemici.
- E poi c’è Ginkotsu – sì intromise Yori sorridendo. – Lui è davvero un qualcosa di sorprendente!
- Oh sì, assolutamente da vedere – replicò la maggiore. – Non avessi mai incontrato Yori avrei faticato a credere alla sua esistenza: in parte umano, in parte arsenale vivente. Dev’essere stato costruito da una persona estremamente all’avanguardia.
- La stessa persona che ha costruito Yori? – azzardò Freya, un po’ titubante.
Le due sorelle si scambiarono un’occhiata eloquente.
- Ti confesso che ci abbiamo pensato più volte – ammise Reika. – Però ci farebbe un po’ strano: pur condividendo alcune caratteristiche, Ginkotsu e Yori sono estremamente diversi. Innanzitutto, lui non è intelligente e preciso quanto lei, possiede un vocabolario poco ampio e, nonostante rappresenti una meraviglia della modernità, in confronto a mia sorella appare quasi… rozzo. Inoltre, in lui sono presenti parti umane, mentre in Yori no, lei è fatta interamente di metallo, metallo tra l’altro diverso da quello che compone la parte inumana del corpo di Ginkotsu. Ad ogni modo, se mai li incontreremo ancora, penso proveremo a indagare un po’ sulla cosa.
- Capito – mormorò Freya, mentre le due compagne sedute si alzavano, pronte a riprendere il cammino. – Ma… potrei sapere chi tra loro ti sei portata a letto?
Reika e Yori scoppiarono a ridere, mentre Midori si stringeva nelle spalle, volgendo uno sguardo torvo in direzione del sentiero.
- Perdonatemi se vi interrompo ma… quindi posso venire con voi? Non ho un posto dove stare…
La ragazza più grande annuì, senza smettere di sorridere: - Se vuoi unirti alla spedizione per noi va bene. Questa notte potremmo fermarci al villaggio di Shingu, non penso sia sicuro dormire all’aperto.
Freya represse un brivido, sistemando il kimono bianco e rosa in una sacca: - Anche se occupa spazio in più questo me lo tengo. Le tre mogli di Imagawa non sembravano aver nulla in contrario nel cedermelo.
- Basta che non ti porti alla mente la brutta esperienza vissuta – replicò Reika.
La duchessina si morse il labbro, accarezzando distrattamente la criniera del cavallo: - Correremo altri pericoli, vero?
La guerriera si lasciò sfuggire un sorrisetto: - Vuoi la verità? Probabilmente andrà da così a peggio, principessa. Ma farò il possibile per tenerti al sicuro.
La ventunenne strinse i pugni, mentre un pensiero insistente si faceva strada nella sua testa. Parlò ancora prima di rendersene conto: - Io non voglio più aver bisogno di altre persone per sentirmi al sicuro. Voglio essere in grado di difendermi da sola. Io… vorrei che mi insegnassi a combattere…





***
Angolo dell’Autrice: Ecco qua il nuovo capitolo!
Devo ammettere che mi è dispiaciuto non ricevere più alcuna recensione con gli ultimi due, mi domando se magari la storia non abbia fatto perdere interesse. Ad ogni modo, penso di continuare a pubblicarla.
Lo so, i Sette tardano ad arrivare, io stessa non vedo l’ora di farli apparire, portate pazienza.
Spero che questo capitolo, più lungo del solito, vi sia piaciuto.
Grazie per aver letto.
Tinkerbell92


  
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