Serie TV > Merlin
Ricorda la storia  |      
Autore: fearlesslouis    04/12/2017    2 recensioni
Arthur è rinato dalle sue ceneri proprio come la più bella delle fenici –in realtà sembrava un po' un idiota, pregno d'acqua e con l'armatura ancora addosso. Il problema, ovvero ciò che fa dubitare Merlin dell'inesistenza della cosiddetta sfiga, è che l'acqua del lago sembra avergli completamente annebbiato il cervello, più di quanto già non fosse ai tempi in cui il suo culo reale veniva ripetutamente salvato dalla magia senza che lui se ne rendesse conto.
Arthur non si ricorda di lui.
[2k]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Don't you remember

 


Image and video hosting by TinyPic
 

 

A Yaya,
perché è un po' una testa di fagiolo.
E perché c'è
nonostante tutto
sempre.

 

 

 

Merlin ha vissuto abbastanza a lungo da poter affermare che la fortuna non esiste. Ogni avvenimento è frutto di una serie di eventi dettati dal caso, conseguenze di azioni e decisioni precedenti. Non gli ci è voluto molto per impararlo, in realtà. Le sue stesse decisioni hanno costruito il destino di un regno intero, e ciò che ha scelto di non fare è costato la vita del suo Re –l'altra faccia della medaglia, come gli è stato detto più e più volte.
Dopo quasi duemila anni –settecentotrentamila giorni, diciassettemilionicinquecentoventimila ore e unmiliardocinquantunomilioniduecentomila minuti– di solitudine ed incompletezza, Arthur è rinato dalle sue ceneri proprio come la più bella delle fenici –in realtà sembrava un po' un idiota, pregno d'acqua e con l'armatura ancora addosso. Il problema, ovvero ciò che fa dubitare Merlin dell'inesistenza della cosiddetta sfiga, è che l'acqua del lago sembra avergli completamente annebbiato il cervello, più di quanto già non fosse ai tempi in cui il suo culo reale veniva ripetutamente salvato dalla magia senza che lui se ne rendesse conto.
Arthur non si ricorda di lui.
Hai un'aria familiare. Per caso ci conosciamo?” è tutto ciò che gli ha detto quando è riemerso dalle acque di Avalon. Dopo duemila anni, settecentotrentamila giorni e via dicendo.
Merlin si aspettava un abbraccio, finalmente, o uno di quei sorrisi ampi con la testa buttata all'indietro –come quando lo chiamava 'testa di fagiolo' e lui cercava con tutto se stesso di trattenere quel ghigno divertito, e in fine borbottava un “Non è una parola, Merlin”.
La consapevolezza che i momenti passati insieme siano stati dimenticati gli fa più male di quanto non sia disposto ad ammettere, ma non ha intenzione di arrendersi. C'è un motivo se i suoi sono stati i primi occhi che Arthur ha cercato, appena uscito dal lago, in mezzo a quelli curiosi di altre decine di persone. E se ha risposto al suo sorriso incredulo ed emozionato, per poi avvicinarsi con cautela senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Deve esserci un motivo. Perché Merlin può sentirlo ancora, quel legame. Quel filo che li lega da sempre, le vite sospese in attesa di ritrovarsi.
E' per questo che decide di combattere la sfortuna –non c'ha mai creduto, in fondo–, e come primo tentativo lo porta a fare una passeggiata per i boschi. La signora Evans è così gentile da prestare loro i due cavalli più belli del suo ranch, Aira e Blaze, e in cambio Merlin le promette che nel weekend passerà un'altra mano di vernice sulla staccionata bianca.
Nulla è più come una volta, ovviamente, ma i rumori del bosco sono sempre gli stessi, e uguale è rimasto anche il temperamento di Arthur: il suo corpo sembra tendersi ad ogni minimo spostamento d'aria, attento e sempre all'erta. Merlin risponde alle sue domande senza esitare più di tanto, e la situazione si complica quando deve spiegargli per quale motivo non si ricordi gli ultimi ventotto anni della sua vita. Tralascia ovviamente la parte che comprende il suo lungo soggiorno nelle profondità del lago di Avalon, e inventa qualcosa su come sia quasi affogato e l'eccesso di acqua gli abbia fatto perdere la memoria.
-Che sfortuna- dice a quel punto con aria triste.
I capelli biondi gli ricadono sulla fronte, e Merlin pensa che siano più lunghi dell'ultima volta che l'ha visto. Il che è comprensibile, considerando il fatto che sono passati duemila anni.
-Vedrai che presto ricorderai tutto- lo rassicura dopo qualche secondo, e si impegna per non pensare alla possibilità che Arthur possa continuare a guardarlo con incertezza per tutta la vita. Cerca di scacciare via la paura con una scrollata di spalle.
-E tu sei, tipo- il biondo si blocca per un attimo e passa la lingua sul labbro inferiore. -Il mio migliore amico, o qualcosa del genere?-
Merlin esita per un po', abbastanza da lasciare spazio alle supposizioni di Arthur.
-Perché mi sembra di conoscerti già- continua quindi. -E sento che tu conosci me. Posso sentirlo, sai –dal modo in cui mi guardi.-
Il mago annuisce, a quel punto, e si morde il labbro inferiore per impedirsi di cominciare a blaterare. Sì, vorrebbe dirgli, ti conosco meglio di qualsiasi altra persona al mondo, e ho aspettato che tornassi da me per quasi duemila anni, e c'è stato un tempo in cui ogni giorno ti impegnavi per farmi sorridere.
-Qualcosa del genere- mormora in fine, puntando gli occhi sugli alberi che li circondano.
Arthur non sembra pienamente soddisfatto, ma non dice nient'altro. Continua a cavalcare come se non avesse mai scordato tutti gli anni trascorsi sulla sella, e nessuno dei due proferisce parola finché non fanno ritorno al ranch della signora Evans.
Come secondo e disperato tentativo, Merlin gli mette una spada tra le dita. Mette nel senso che prende la sua mano, fa in modo che il palmo sia rivolto verso l'alto e ci poggia il manico dell'arma con non troppa delicatezza.
Tutto ciò che Arthur fa è fissarlo in modo stralunato, passare lo sguardo accigliato sulla lama e poi posarla sul tavolo più vicino.
-Dovresti venderla, quella cosa. Ci faresti una fortuna- borbotta, poi lo guarda. -Inoltre sei troppo imbranato per brandirla, potresti farti male.-
Merlin sospira, e si chiede quando nelle ultime quattro settimane Arthur abbia ricominciato a prenderlo in giro.
-Mi domando come mai l'unica cosa che ricordi sono gli insulti che puntualmente mi rivolgi.-
Il biondo lo scruta con sopracciglia aggrottate, poi sbuffa una risata. -E perché mai dovrei scordarli?-
Lascia la stanza, alla fine, non prima di avergli rifilato una poderosa pacca sulla schiena.
Il mago chiude gli occhi, sospira leggero e cerca di ignorare il macigno che si è depositato sul suo stomaco.
Non è mai stato uno che si arrende, Merlin, quindi nei giorni successivi si dirige nella biblioteca più vicina a casa sua. Quando rientra, Arthur è bellamente sistemato sul divano del salotto, i piedi poggiati sul tavolino di fronte a lui e una coperta a coprirgli sommariamente le gambe. La sua bocca è arricciata e l'espressione contrita, mentre smanetta col telecomando e cerca di capire come funziona quella “scatola infernale”.
-Il televisore funzionerebbe- esordisce Merlin, lasciando che il suo acquisto cada sul ripiano in legno con un tonfo sordo. -Se solo fosse acceso.-
-Oh- mormora lui in risposta. -E com'è che si accende?-
Il morzo alza gli occhi al cielo con un sorriso esasperato. -Te l'ho mostrato un milione di volte, Arthur. Devi premere il tasto rosso in alto a destra.-
Fa quello che gli è stato detto con aria divertita, e rilascia un verso soddisfatto quando il presentatore del notiziario comincia a parlare.
-Ti ho portato un regalo- annuncia quindi Merlin.
Arthur scatta, letteralmente. Le sue labbra si piegano in un sorriso felice e gli occhi brillano di aspettativa. Merlin pensa che se avesse una coda, in questo momento starebbe scodinzolando.
-Cos'è? Cosa mi hai portato?- chiede quindi frenetico, piegando la gamba sinistra in modo che possano stare l'uno di fronte all'altro.
Questo è uno dei lati positivi della situazione, pensa Merlin: la spontaneità. Quando il peso di un intero regno gravava sulle sue spalle, Arthur non osava permettersi il lusso della spensieratezza. Anche se non lo ammetterebbe mai, Merlin ama questo nuovo lato di lui.
Con un cenno del capo indica il libro adagiato sul tavolo, proprio vicino al suo piede destro.
Arthur arriccia il naso e lo afferra con cautela.
-King Arthur and his knights of the Round Table- legge sottovoce.
Una parte di Merlin sa che l'idea è abbastanza stupida, e che se Arthur fosse ancora in sé lo prenderebbe a pugni per tutte le idiozie scritte in libri come quello. L'altra parte, però, spera che questa possa essere la soluzione.
-Lasciatelo dire, Merlin- mormora, sfogliando distrattamente le pagine. -Fai proprio schifo con i regali.-
Il mago ridacchia, le braccia incrociate sul petto e le spalle poggiate contro lo schienale del divano. -E' cultura generale, Arthur. Ho pensato che potesse servirti dato l'ammontare di acqua che invade il tuo cervello.-
Lui lo guarda male, a quel punto, ma prende a leggere con un adorabile broncio a deformargli il volto, probabilmente punto nell'orgoglio.
-Idiota- lo sente sussurrare, e Merlin è improvvisamente colto da un moto di infinito affetto, quindi decide di ritirarsi in cucina.
Tende a dimenticare quanto gli sia mancato. Quanto la sua assenza l'abbia distrutto, e quanto l'attesa e la speranza siano state l'unico appiglio a cui aggrapparsi.
Dopo aver constatato che dentro il frigo non c'è assolutamente niente –a parte un litro di latte e una salsa ai funghi–, Merlin decide di ordinare la pizza.
Per la gioia di Arthur, che nell'ultimo mese ha sviluppato un'enorme passione per tutto ciò che di ipercalorico e grasso esista. Lo sapeva, Merlin, che il suo fisico statuario non sarebbe durato molto in un secolo di fast food e cibo d'asporto.
-Ti ho sentito ordinare la pizza!- esclama Arthur alle sue spalle, entrando in cucina con un saltello.
-Da domani ti metterò a dieta- scherza lui in risposta. -O dovremo ricominciare a fare buchi alla tua cintura.-
Il biondo non replica, molto probabilmente perché non ha neanche capito di cosa Merlin stia parlando. Quando succede che salti fuori un qualche riferimento alla loro ipotetica vita passata, il biondo si limita a stringere le labbra in una linea dispiaciuta e a restare in silenzio.
La verità è che Merlin spera di fargli ricordare qualcosa –uno sprazzo di vita quotidiana, le minacce che gli lanciava al mattino, le promesse fatte di nascosto–, ma non accade mai.
Arthur si sistema con la spalla contro lo stipite della porta, lancia il libro sul ripiano della cucina e incrocia le braccia al petto.
-La lettura non fa per me.-
Merlin ridacchia leggermente, sistemando tovaglioli e bicchieri sulla tavola. -Non avevo dubbi.-
-Cosa staresti insinuando, esattamente?- scherza lui di rimando, cominciando a riempire d'acqua la caraffa.
Passandogli accanto, il mago gli lascia un buffetto sulla spalla, per poi afferrare il contenitore di vetro e sistemarlo al centro del ripiano apparecchiato. -Che sei una testa di fagiolo, Arthur- dice in fine.
Insolitamente, il biondo rimane in silenzio. Passa qualche secondo prima che Merlin si volti nuovamente verso di lui. Lo trova quasi pietrificato, le braccia abbandonate lungo i fianchi e lo sguardo perso a fissare il pavimento. Per un attimo, Merlin teme che se ne sia andato ancora una volta. Anche se è lì in carne ed ossa, e se volesse potrebbe toccarlo e avvertire sotto le dita la consistenza morbida della sua pelle.
-Hey- lo richiama quindi, scuotendolo leggermente. -Va tutto bene?-
-Sei riuscito a farla diventare una parola?- domanda lui invece, riportando finalmente lo sguardo nel suo.
Merlin muove il capo in un gesto spaesato.
-Testa di fagiolo- continua quindi Arthur. -La usi così spesso che in tutti questi anni qualcuno ti avrà imitato.-
E solo a quel punto capisce. Può vedere una nuova consapevolezza invadere il blu dei suoi occhi, le labbra piegate in un sorriso emozionato, lo sguardo che parla di vite passate e ricordi. 
Arthur si ricorda di lui.
-Arthur?-
Sospira, annuisce leggermente. -Ciao, Merlin.-
Merlin ha aspettato questo momento per secoli interi, e ci sono stati giorni e settimane e anni in cui la mancanza è stata così pressante da diventare presenza, e per questo non può fare altro che abbracciarlo. Il naso premuto contro il suo collo, il respiro caldo di Arthur che gli colpisce l'orecchio. Le braccia a stringersi forte, a riaggiustare i pezzi rotti. -Pensavo di averti perso- soffia sopraffatto, e quasi non si accorge della lacrima calda che gli attraversa la guancia.
Arthur sorride contro la sua tempia, gli lascia un bacio sullo zigomo e stringe ancora un po' la presa sulle sue spalle. 
-L'ho sentito dal primo momento che eri tu- mormora in risposta. -Fin da quando sono uscito da quel lago e i miei occhi ti hanno cercato, ho saputo che tu eri l'altra metà della mia medaglia.-
Merlin sorride, a quel punto, il cuore che batte forte contro la cassa toracica e le dita che stringono convulsamente la stoffa della maglia di Arthur. 
-E comunque- riprende, scostandosi leggermente. -Sei tu l'unica testa di fagiolo degna di essere chiamata così.-
Arthur ride, e la vita di Merlin riprende a scorrere.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: fearlesslouis