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Autore: Stephanie86    09/12/2017    1 recensioni
Raccolta di drabble, flashfic e oneshot basate su una serie di prompt.
Personaggi singoli | Bromance | Ship | Crack!ship
Una vera sfida.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A world full of heroes... and prompt'
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"Storia partecipante all'Iniziativa “Santa is coming to femslash tonight" indetta dal gruppo facebook LongLiveToTheFemslash”.

 

Prompt: Jingle Bell Rock

 

***

 

 

Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells swing and jingle bells ring 
Snowing and blowing up bushels of fun 
Now the jingle hop has begun

 

Emma prese la propria valigia dal nastro e la posò a terra, rendendosi conto di quanto fosse pesante. Forse aveva portato troppe cose con sé.

- Tieni, questa è di Henry. – disse Regina, sollevando la borsa blu e passandola alla moglie. Fissava il buco nero che vomitava tutti i bagagli con occhio critico, in attesa della propria valigia. Odiava volare e odiava l’idea di perdere il bagaglio. Per quanto Emma l’avesse rassicurata in proposito, non si sarebbe sentita tranquilla fino a quando non avrebbe visto la dannata valigia scivolare sul nastro, sana e salva.

Odiava anche la canzoncina natalizia che trasmettevano gli altoparlanti tra un annuncio e l’altro.

- Dai questa ad Henry. – disse Emma a Zelena.

La sorella di Regina aveva già due borse e si rifiutò di prenderla, accompagnando il tutto con un’occhiataccia.

Robin posò il suo zainetto e acchiappò la borsa con entrambe le mani. – Dai questa ad Henry.

David la prese distrattamente e la diede a Mary Margaret. - Dai questa ad Henry, tesoro.

Lei parlava al cellulare, tenendolo stretto fra l’orecchio e la spalla. Afferrò i manici del borsone e lo porse al figlio. – Attento che pesa, Neal. Dallo ad Henry.

Neal, che aveva cinque anni e si guardava intorno pieno di stupore, non avendo mai visto un aeroporto così grande, luminoso e pieno di lampeggianti luci natalizie, prese la borsa, quasi cadde in avanti perché era pesante, ma in qualche modo riuscì a girarsi per passarla ad Henry.

- Ehi, Henry...

Vicino a lui non c’era nessuno, a parte... un uomo molto alto, in giacca e cravatta, che lo fissò con un mezzo sorriso.

Di Henry nessuna traccia.

 

“Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock 
Jingle bells chime in jingle bell time 
Dancing and prancing in Jingle Bell Square 
In the frosty air”

 

Neal si grattò la testa. Poi vide il proprio zaino passare sul nastro e superarlo. – Ehi, quello è mio! Henry non c’è.

Il borsone tornò nelle mani di Mary Margaret, che stava ancora parlando concitatamente al telefono e quasi lanciò il bagaglio al marito. – Henry non c’è.

- Henry non c’è. – ripeté David, dandolo a Robin.

Robin aggrottò la fronte. – Henry non c’è.

Stavolta Zelena prese il bagaglio e si chiese come mai fosse così pesante. Ma soprattutto... lei era sicura di essersi dimenticata qualcosa. Già, ma cosa? Odiava gli aerei, maledizione. Se avesse potuto arrivare fino a lì in sella alla sua scopa...

- Henry non c’è. – disse, dando la valigia ad Emma.

Emma passò il borsone a Regina, che aveva appena visto la propria valigia sbucare dalla bocca dell’odioso marchingegno. – Henry non... c’è. COSA?! Come sarebbe che Henry non c’è?!

Diverse teste si girarono a guardarla.

- Henry non c’è... ma io ho trovato il mio zaino. – commentò Neal, sollevando il suo trofeo, che recava un’immagine di Merlino cucita sulla stoffa blu.

 

“That's the jingle bell, 
That's the jingle bell, 
That's the jingle bell rock”

 

- HENRY! – gridò Regina.

 

 

Nell’ariosa sala adiacente a quella del recupero bagagli, Henry Mills fissava il panorama dalla gigantesca vetrata del Terminal 1 di New York. Era cosciente di essere rimasto in fondo alla fila e di essersi attardato, ma quando aveva adocchiato gli scintillanti grattacieli della Grande Mela si era fermato, incredulo.

Era già stato a New York altre volte, ma non l’aveva mai guardata davvero.

Aveva già scattato un paio di foto e scritto qualche appunto per il racconto che intendeva concludere durante le vacanze di Natale, quando sentì qualcuno che lo chiamava a gran voce.

- Henry!

- Oh, mamma...

Regina arrivò trafelata, reggendo il bagaglio del figlio, mentre Emma barcollava tenendo la propria valigia e quella di Regina.

- Henry, si può sapere che cosa ti è saltato in mente? Questo posto è già abbastanza affollato... e se ti fossi perso?

- Guarda che non sono più un bambino. – osservò Henry, corrucciato. Si chiedeva perché dovesse ricordarglielo continuamente. - Stavo solo ammirando il panorama. Non è bellissimo?

Guarda che non sono più un bambino. Regina si morse il labbro.

- Ragazzino, dai retta a tua madre. – disse Emma, appoggiando le valigie. – È già abbastanza nervosa. Sembra la madre di Kevin McCullister.

- Chi è Kevin McCullister? – sussurrò Neal.

- Ma in che mondo vivi, scemo? È quello del film... quello che dimenticano a casa. – ribatté Robin.

- D’accordo. Scusa. – borbottò Henry. Poi sorrise alle madri. – Allora, andiamo? New York ci sta aspettando.

Henry prese per mano Neal e Robin e si avviò.

- Ecco cos’ho dimenticato! – esclamò Zelena, infilandosi un paio di occhiali da sole. – Non ho chiuso la macchina.

- Credo che nostro figlio sia davvero cresciuto. – disse Emma, stringendo la mano di Regina e osservando la famigliola camminare verso l’uscita.

- Non siamo così vecchie. – replicò Regina.

- Ho solo detto che Henry è cresciuto, non che noi siamo vecchie. Beh, non ancora, almeno. – Emma le sorrise, spostandole una ciocca scura dietro l’orecchio. – Quando mi accorgerò di qualche capello bianco, te lo farò sapere.

Regina roteò gli occhi. Poi però si chinò in avanti e la baciò sulle labbra, tracciando il profilo del suo volto con la punta dell’indice. – Inizia col prendere le valigie. Voglio uscire da qui.

- Certo, mia Regina. Come desidera.

 

_________________

 

 

 
Angolo autrice:

 
La scena del recupero bagagli è ispirata ad una scena del film “Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York.”


   
 
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