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Autore: supersara    09/12/2017    13 recensioni
Storia partecipante al contest 'Lotteria di Natale' indetto dal gruppo su Facebook 'Takahashi fanfiction Italia'.
Il capitano della squadra di pallavolo allenata da Inuyasha (Rin), perde l’autobus per la trasferta a Tokyo, così il mister è costretto a chiedere aiuto a suo fratello Sesshomaru, supplicandolo di accompagnare la ragazza alla partita.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ODORE: Mango
LUOGO: In macchina
ELEMENTO NATALIZIO: Neve
EXTRA: COMMISSIONE
 


 
Commissione per un fratello (che non volevo)
 
 
 
 
 
-Non ti ho mai chiesto nulla in vita mia, ma adesso ho bisogno di te!- esordì Inuyasha senza neanche salutare.
Sesshomaru pensò che quella conversazione telefonica fosse già iniziata male.
-Cosa ti serve?- chiese con poca enfasi.
-So che domenica devi essere a Tokyo per lavoro, puoi anticipare la partenza di un giorno e portare una delle ragazze che alleno con te? Doveva partire oggi insieme a noi, ma si è svegliata tardi e il nostro pullman è partito senza di lei- non parlava come se stesse chiedendo un favore: era seccato, come se non si aspettasse nulla dal fratello.
Sesshomaru, d’altra parte, non aveva la benché minima intenzione di aiutarlo: aveva soltanto quel sabato libero, ovvero il primo giorno di riposo che prendeva da mesi. La realizzazione dei tessuti sintetici che aveva brevettato per i sedili delle nuove auto, lo aveva tenuto impegnato nel lavoro per troppo tempo. Domenica avrebbe dovuto presentare il prototipo, che avrebbe concorso a una premiazione, assieme ad altre opzioni di qualche suo collega, ma il capo gli aveva già assicurato che la sua vittoria – e conseguente promozione – erano già cosa fatta.
-Giocate senza di lei- suggerì convinto che fosse la scelta migliore.
Sentì il sospiro frustrato del fratello minore, e se ne sorprese: Inuyasha non gli aveva chiesto nulla neanche una volta nella vita, se l’era sempre cavata da solo, o almeno senza di lui. Sesshomaru non aveva mai voluto un fratello, anzi, quando suo padre gli aveva comunicato che avrebbe avuto un altro figlio, si era arrabbiato, considerando il fatto che a otto anni aveva capito benissimo che l’uomo avesse tradito sua madre. Tuttavia quella non era colpa di Inuyasha, se ne rendeva conto.
-È il capitano della squadra…- mormorò. Sembrava davvero in difficoltà -Lascia stare, chiederò a qualcun altro-
Sesshomaru non sapeva il perché, ma quelle parole lo irritarono. Doveva essere una questione di vita o di morte se Inuyasha era arrivato a chiedere a lui, probabilmente non aveva nessun altro che potesse aiutarlo. Volente o nolente erano fratelli, e per lui partire un giorno prima non era un problema. Non voleva aiutarlo, la filosofia di Sesshomaru era di non pretendere nulla da nessuno e non dover dare niente a nessuno. Ma ad ogni modo, quello era suo fratello.
-No, ci penso io. Dammi il numero e il nome della ragazza-
Inuyasha ci mise diversi secondi a rispondere. Non si aspettava una risposta affermativa.
 
***
 
Era sotto casa di quella ragazzina da ben venti minuti. Sesshomaru non era un tipo paziente, ma si stupì di se stesso e del proprio autocontrollo: non pensava che avrebbe mai atteso così tanto qualcuno a cui stava facendo un favore. Di tanto in tanto accarezzava i sedili dalla sua Mercedes, nonché prototipo che doveva presentare alla convention. Era una bella macchina, sia all’esterno che all’interno, e la finta pelle che aveva creato era perfetta, sicuramente meglio di quella vera.
Improvvisamente sentì bussare al vetro dell’auto, e si voltò di scatto verso il finestrino, trovando all’esterno una ragazza sorridente dai capelli scuri. Abbassò il vetro per sentire cosa volesse, magari era quella che aspettava.
-Buongiorno! Lei deve essere il fratello del mister!- disse senza togliersi quel sorriso cordiale dalle labbra.
Sesshomaru, da dentro la macchina, le porse la mano con una certa formalità. La ragazzina restò un po’ sorpresa da quel gesto, ma mossa dall’istinto ricambiò la stretta di mano.
-No Taisho- disse il demone, presentandosi per cognome.
-Io sono Rin! È un grande piacere conoscerla…- fece una pausa per decidere come chiamarlo: signor No Taisho le sembrava troppo da vecchio per uno che poteva definirsi ancora un ragazzo, anche se molto più grande di lei. Inoltre sapeva come si chiamava, glielo aveva comunicato il mister, e dentro di sé aveva già messo in conto che avrebbe potuto chiamarlo col suo nome. Decise di fare un mix della combinazione formale e di quella informale -signor Sesshomaru!-
Lui restò a guardarla freddamente, corrucciando le sopracciglia, ma Rin sembrò non cogliere affatto il fastidio che provava. Salì in auto e gettò con poca grazia lo zaino stracolmo sui sedili posteriori, tanto che Sesshomaru si preoccupò per la tappezzeria che avrebbe fatto la sua fortuna.
-La ringrazio infinitamente per quello che sta facendo per me!- gli disse improvvisamente, colma di gratitudine. Sesshomaru la osservò attentamente, notando che fosse molto alta. Era una bella ragazza: capelli scuri, occhi marroni e furbi, viso delicato, e fisico atletico. Una ragazzina che sembrava già una donna a tutti gli effetti.
-Quanti anni ha? Io ne ho compiuti diciotto da poco!- Sesshomaru aveva fatto retromarcia e si era rimesso per la strada. Cosa voleva quella piccola piattola da lui? L’aveva vista da un minuto scarso e già aveva parlato troppo.
-Trenta- si limitò a rispondere, sperando che la finisse.
-Oh! È parecchio più grande del mister! Sa, non pensavo che avesse un fratello- seguì una pausa che fece sperare a Sesshomaru che chiudesse il discorso, ma così non fu -Cioè, il mister parla solo di sua madre, quindi immaginavo che la sua famiglia fosse composta solo da lei. Ma credo che dato che lei è un demone e il mister un mezzo demone, ci sia qualcosa sotto. Se non sbaglio la mamma del mister è umana, quindi avete madri diverse!- Sesshomaru non la degnò di uno sguardo, convinto che il silenzio valesse più di mille parole.
-Mmm- mormorò la ragazza portandosi una mano sotto il mento -Forse sono troppo invadente a fare certe domande. L’ho per caso offesa?-
Il demone alzò gli occhi al cielo.
-Non mi ha offeso- mantenne il lei -Ma non gradisco parlare della mia famiglia con degli estranei- spiegò freddamente, ritenendosi soddisfatto: chiunque dopo una risposta del genere avrebbe capito l’antifona.
-Ah- commentò la giovane -Allora parliamo di lei! Ce l’ha una moglie?-
Sesshomaru inchiodò di proposito, vedendola sbilanciarsi in avanti con un gridolino, trattenuta solo dalla cintura. Non voleva parlare con quella mocciosa della sua vita privata, ma pareva che non ci fosse modo per farglielo capire.
-No- non aveva una moglie. Non aveva neanche una compagna: aveva avuto qualche storia, ma nessuna era andata per le lunghe.
-È gay per caso?- domandò con innocenza.
-Cos…!?- Sesshomaru perse per un attimo il suo leggendario autocontrollo, ma si ricompose subito.
La ragazzina parlò prima che lui potesse smentire: -No, non ci sarebbe niente di male, però ecco… sì, sarebbe uno spreco! Ma si figuri, io non la giudico-
-Non sono gay- precisò.
-Oh!- fece Rin commossa - Stiamo instaurando un dialogo!-
Le mani del demone tremarono sullo sterzo. Quanto mancava a Tokyo? Troppo! Non la sopportava già più, doveva trovare un modo per farla smettere di porgli domande. Per quando Sesshomaru odiasse fare conversazione con chi non gli interessava, decise di distrarla in qualche modo: ogni donna amava parlare di sé.
-È da molto che giochi a pallavolo?- le chiese adottando un tono informale. Non gliene importava un bel niente, ma almeno non gli avrebbe più fatto domande.
Gli occhi della ragazza brillarono.
-Avevo sette anni! Quindi facevo la seconda elementare! Ho iniziato a giocare con la squadretta della mia scuola, ha presente quando ancora si bloccano i palloni nel campo? Che bei tempi! A volte mi piacerebbe tornare indietro, poi penso che c’era Izumi! Izumi era la mia peggior nemica! Ma come le dicevo, dopo le elementari sono passata alle medie, e lì il club di pallavolo era molto più…- parole, parole, parole, un fiume di parole. Come si spegneva quella ragazzina? Di sicuro Sesshomaru aveva centrato l’argomento giusto per distrarla dalla curiosità di sapere vita, morte e miracoli che lo riguardavano, ma adesso gli toccava sorbirsela.
Si ritrovò a guardarla mentre parlava. Indossava dei blu jeans stretti, scarpe da ginnastica bianche e rosa, e un improponibile maglioncino rosa con una renna disegnata sopra. I capelli scuri erano raccolti in un piccolo ciuffo sul lato destro, un’acconciatura piuttosto infantile. Dai jeans attillati si poteva distinguere una muscolatura importante per una ragazza. Nell’insieme era bella.
Prese il telefono, senza smettere di parlare, e mostrò a Sesshomaru la foto di una pecora di peluche, che aveva chiamato Norberto, in onore al drago di Hagrid*, diceva. Era passata dalla pallavolo alla sua collezione di animali di pezza.
-Ragazzina- disse improvvisamente il demone.
-Sì?- fece Rin interrompendo il discorso.
-Hai intenzione di parlare per tutto il viaggio?- il tono era scocciato, tanto che la ragazza si imbarazzò per la figuraccia.
-Scusi- mormorò -È che la strada è lunga, e volevo fare amicizia… altrimenti cosa faremo?-
Per Sesshomaru era più che logico restare in silenzio, ma quella mocciosa sembrava non concepire neanche il concetto. Doveva tenerla impegnata nel modo più indolore possibile. Accese la radio, indicandole il pulsante per cambiare stazione, nella speranza che la musica la calmasse.
-Buonissima idea! Quest’auto ha l’entrata USB?-
Il demone la guardò con un velo di preoccupazione, che mascherò dietro la sua solita espressione indifferente in un attimo.
-Sì. È qui- rispose mostrandole il punto preciso.
La ragazza tirò fuori dalla borsa una pennetta a forma di panda e disse: -Le dispiace se metto la mia musica? Non per vantarmi, ma ho un bel repertorio!-
Sesshomaru alzò gli occhi al cielo: sicuramente gli avrebbe rifilato gli One Direction o qualcosa di simile, ma sempre meglio che sentirla parlare per ore. Annuì lasciandole via libera, per pentirsene un attimo dopo, quando la sigla di Dragon Ball Super andò a violentare le sue orecchie. Cartoni animati… doveva immaginarselo!
 
***
 
Il viaggio fu tutt’altro che tranquillo, non soltanto Rin sentiva l’esigenza di parlare – era più forte di lei – ma pareva anche poco propensa a stare ferma e seduta compostamente. Abbassava lo schienale del sedile e ci si rigirava sopra, facendo saltare i nervi a Sesshomaru, preoccupato per il lavoro che avrebbe dovuto presentare. Improvvisamente la ragazzina aveva cominciato a lamentarsi con questioni futili, come: “signor Sesshomaru, devo andare in bagno”, “ho fame”, “ho sete”, e a quel punto il ciclo ricominciava dal bagno.
Era la terza volta che lo faceva fermare in una stazione di servizio. Il demone aspettava parcheggiato in seconda fila, guardando distrattamente le persone che entravano e uscivano dalla porta, finché finalmente non la vide dirigersi verso di lui con in mano due bibite fresche.
-Signor Sesshomaru, le ho portato una coca-cola!- fece tutta contenta, porgendogliela dal finestrino.
Il demone rabbrividì solo al pensiero del liquido che si muoveva pericolosamente. Quello era un attentato alla tappezzeria! Uscì dall’auto, senza dar troppo a vedere la sua preoccupazione, e prese la bibita grugnendo.
-Prego!- rispose affabile la ragazza, anche se non aveva ricevuto nessun grazie.
Sesshomaru decise di approfittare della situazione per andare anche lui in bagno, ormai si erano fermati e dovevano bere quella roba, quindi tanto valeva soddisfare anche le richieste del proprio corpo.
-Vado alla toilette- l’avvisò -Lascio le chiavi infilate, quindi dà un’occhiata all’auto-
Rin annuì soddisfatta: le aveva dato un compito importante e aveva persino sorseggiato la coca-cola! Ormai erano amici. Lo vide sparire all’interno della stazione di servizio, quindi si poggiò contro lo sportello dell’auto, tirando rumorosamente su dalla cannuccia.
-Quanto è carino!- mormorò dando voce ai suoi pensieri. Lo trovava veramente affascinante, non solo a livello fisico, ma anche a causa di quel suo fare scontroso e freddo. Col suo carattere allegro e iperattivo, Rin era sempre stata attratta dai suoi opposti, tanto che aveva migliori amiche che non la sopportavano: dicevano che arrivare a scuola, alle sette del mattino, gridando al mondo quanto la vita fosse bella, la rendesse odiosa. Lei amava tutti ugualmente, in particolare loro.
-Signorina, scusi!- un ometto grassoccio sulla sessantina la riscosse dai suoi pensieri -Quest’auto è sua? Potrebbe spostarla?- la macchina di quel signore era incastrata da quella di Sesshomaru in seconda fila, e non poteva uscire dal parcheggio.
Rin guardò l’entrata della stazione di servizio pensierosa. Del demone non c’era traccia, anche perché era appena entrato. Alzò le spalle pensando che non si sarebbe stato nessun problema, anche perché la patente ce l’aveva, cosa poteva succedere?
Una catastrofe!
Quando Sesshomaru si era ritrovato davanti la scena, aveva dovuto contare fino a dieci per non assumere la sua forma demoniaca e farsi arrestare. Rin aveva cercato di spostare la macchina in avanti, convinta di aver inserito la prima, ma l’auto aveva il cambio automatico, e quella che aveva messo era la retromarcia, così aveva distrutto i secchioni dell’immondizia, e soprattutto la parte posteriore della Mercedes.
-Mi scusi signor Sesshomaru!- si stava inchinando mortificata -Pensavo di riuscire a spostarla! C’era un signore che se ne doveva andare! Non so cosa dire!-
Sesshomaru aveva accartocciato la lattina di coca-cola con la mano, senza neanche accorgersene. Continuava a guardare l’auto senza dire una parola, pensando solo che un anno di lavoro era appena andato a farsi fottere. Doveva abbandonare lì quella mocciosa, dirle che era un disastro su tutti i fronti, che era la disgrazia più grande che gli fosse mai capitata dopo suo fratello!
Spostò lo sguardo su di lei con astio, un’espressione che avrebbe potuto uccidere. Vide le piccole spalle scosse da spasmi, e si accorse delle sue lacrime disperate.
-Mi dispiace- pianse -Ho dei soldi da parte, li ho risparmiati per l’università- si interrompeva per singhiozzare fra una parola e l’altra -Le ripagherò il danno… però sicuramente non basteranno! Se mi dà qualche mese per trovarli tutti…-
Sesshomaru alzò gli occhi al cielo, facendo appello a tutto il suo autocontrollo. Non era per i soldi, era per il prototipo che gli serviva per il giorno dopo! Tornò a guardarla e sospirò, calmandosi. Non poteva fare nulla: il suo lavoro era andato in fumo perché non c’era più niente da presentare alla convention. A che serviva prendersela con quel piccolo impiastro? Ormai era fatta, senza contare che una parte di lui, anche se molto piccola, non voleva che piangesse.
-Non fa niente. Smetti di piangere- la voce gli uscì fredda come al solito, tanto che per Rin fu impossibile prendere quelle frasi come un tentativo di consolarla.
Vedendo che non smetteva di frignare, Sesshomaru si sforzò di essere gentile, e le poggiò la mano destra sulla testa, accarezzandola leggermente.
Rin lo guardò sorpresa. I suoi occhi erano arrossati, il volto sudato e una goccia di muco le colava dal naso.
-È tutto a posto. Davvero- non gli sembrava di averci messo troppo calore in quell’affermazione, ma la ragazza sembrò calmarsi -Ora chiamerò il carroattrezzi e affitterò un’auto per andare a Tokyo. Tu intanto vai a sciacquarti il viso- era veramente indecorosa.
Mentre la ragazza tornava nel bagno per fare quanto le era stato detto, Sesshomaru guardava la macchina distrutta. Il cielo si era fatto più scuro, come se fosse conscio della disfatta. Aveva anche preso a nevicare.
Il carroattrezzi arrivò a prendere la Mercedes nel giro di mezz’ora, per poi portarla nella carrozzeria più vicina. Affittare un’auto sembrava più difficile: in zona c’era solo una ditta che lo faceva, ma il padrone sosteneva di non avere più disponibili delle macchine idonee a viaggiare sulla neve.
-Domani in mattinata dovrebbero riportarmi una jeep, ma per oggi non se ne parla, signor No Taisho. Mi dispiace-
-Non importa. Chiamerò un taxi- gli sarebbe costato un occhio della testa, ma ormai, dopo quello che era capitato alla sua povera auto, si era rassegnato a dover dare un duro colpo alle sue finanze.
-Signore, se ho capito bene deve andare Tokyo, giusto? Non credo che troverà un taxi che l’accompagni: la neve è sempre di più, secondo il meteo aumenterà e sarà impossibile guidare. Non so neanche se potrò davvero affittare la jeep per domani!-
Sesshomaru si stava massaggiando una tempia con il dito indice: non credeva che la situazione fosse così grave. Tutto sembrava essere contro di lui.
Rassegnato, dopo aver riattaccato con quell’uomo, chiamò il numero trovato su internet per prenotare un taxi, ma tutti davano la stessa risposta: a causa dell’allerta meteo non sarebbero partiti fino al giorno seguente.
Lui e Rin si erano seduti a uno dei tavolini interni della stazione di servizio. La ragazza aveva un’espressione preoccupata. Sorseggiava la sua cioccolata calda, mentre muoveva spasmodicamente una gamba in su e in giù, facendo leva sulla caviglia.
-Non ci affittano nulla?- chiese.
-Per oggi no. E i taxi non effettuano corse a causa della neve-
La ragazza guardò fuori dalla finestra sconsolata. La neve scendeva copiosa, ed effettivamente era sempre di più.
-Non avevo visto per niente le previsioni- mormorò Rin -Ora cosa faremo?- chiese.
-Pare che qui vicino ci sia un albergo, ci faremo accompagnare dal direttore della stazione di servizio -
-Passeremo la notte in albergo? Non c’è un modo…-
-No- la interruppe. Aveva già valutato tutte le alternative.
A Rin venne di nuovo da piangere. Si sentiva terribilmente in colpa: con l’auto di Sesshomaru avrebbero continuato ad andare verso Tokyo, un po’ di neve non li avrebbe fermati per quelle due/tre ore di viaggio che mancavano. Gli aveva fatto perdere tempo e soprattutto gli aveva distrutto la macchina! Per una cosa del genere, forse poteva anche essere denunciata.
-Signor Sesshomaru- singhiozzò -se mi vuole denunciare ne ha tutto il diritto!-
Il demone era esterrefatto: la sopportava di più quando non faceva altro che ridere e chiacchierare. Di sicuro non riusciva a tollerarla in quello stato, ma non aveva idea di come farla smettere di sentirsi colpa… anche perché era davvero colpa sua! Non poteva strangolarla, ma non era di certo il tipo da abbracciarla.
-Non dire stupidaggini, Rin- la rimbeccò freddamente.
Lei si sporse sul tavolo e gli afferrò la mano, stringendola con entrambe le sue e piagnucolò un patetico: -Non voglio che lei sia arrabbiato con me!-
-Non lo sono! Era solo una stupida macchina, non me ne importa un accidente!- il tono della voce era alto, aveva perso la pazienza come non gli succedeva da tantissimi anni.
La ragazza era rimasta a guardarlo in silenzio, così come diverse persone di cui aveva attirato l’attenzione.
-Me lo giura?- fece Rin asciugandosi le lacrime.
-Sì- rispose -Adesso piantala di piagnucolare-
Rin sorrise, gli occhi arrossati e gonfi. -Lei è davvero una brava persona!- gli disse facendolo rabbrividire.
 
***
 
Sesshomaru riagganciò il telefono. Aveva appena finito di dire al suo capo che avrebbe saltato la convention, dato che la neve non aveva fatto altro che scendere sempre più copiosa, seppellendo anche la speranza di poter partire il giorno seguente. Il capo era rimasto molto deluso: fra gli ingegneri che avrebbero presentato i loro prototipi, era ovvio che avrebbe vinto il demone, se avesse partecipato. “Sarà per il prossimo anno” aveva commentato Sesshomaru, senza ostentare neanche un pizzico di rammarico nella voce. Anche se in fondo gli rodeva, eccome.
Rin era sdraiata su uno dei lettini singoli della stanza che avevano preso in albergo. Guardava il soffitto con gli occhi sgranati e le mani all’altezza della bocca dello stomaco: quando aveva chiamato il mister per dirgli che non ce l’avrebbe fatta ad essere presente alla partita, Inuyasha l’aveva sgridata nuovamente, ricordandole quanto fosse irresponsabile e minacciandola di toglierle il titolo di capitano. Si era calmato soltanto quando gli aveva raccontato quanto accaduto alla macchina del fratello, probabilmente sentendosi in colpa a sua volta.
-Sono una vera merda…- farfugliò Rin, continuando a fissare insistentemente il soffitto bianco.
La camera non era molto grande: c’era un bagno, un armadio per due persone, un tappeto rosso datato, una piccola scrivania alla quale sedeva Sesshomaru, e due quadrucci anonimi che facevano da capoletto a entrambi i lettini singoli. L’ultima stanza rimasta era quella, quindi avrebbero dovuto condividerla… come se i disagi non fossero stati già abbastanza.
Lo stomaco le brontolò improvvisamente, facendola arrossire per l’imbarazzo mentre guardava il demone, che non sembrava far caso a lei. Era troppo intento a rispondere alle mail che stava leggendo dal portatile.
-Signor Sesshomaru, lei non ha fame?- gli chiese.
-Ho già prenotato al ristorante dell’albergo. Abbiamo il tempo di farci una doccia prima di andare a cena, ma ho controllato in bagno e non ci sono i prodotti per potersi lavare, dobbiamo chiederli alla reception- le rispose senza staccare gli occhi dallo schermo.
-Fantastico!- disse Rin -Non c’è bisogno di chiedere nulla: ho portato shampoo, bagnoschiuma e tutto quello che serve!- le tornò un po’ di entusiasmo quando si rese conto di aver fatto qualcosa di utile.
-Bene. Vai prima tu- si limitò a risponderle lui.
La ragazza scattò sull’attenti con un energico: -Va bene!- e dopo aver preso il beauty case dallo zaino andò in bagno.
Ci mise circa mezzora a lavarsi, tempo che a Sesshomaru andò più che bene, dato che si aspettava che restasse in bagno chissà quanto. Non appena la sentì uscire, si alzò per prendere il suo posto, ma restò impietrito nel vederla con addosso soltanto un corto asciugamano bianco, che le copriva giusto l’essenziale.
-Tutto ok?- chiese Rin vedendolo immobile e raggelato. Aveva i capelli coperti da una specie di turbante a fiori, che si era portata da casa, il volto era arrossato per via del calore, le gambe lunghe e perfette sembrano fatte per essere guardate.
-L…- Sesshomaru non riuscì ad articolare subito una frase. Strinse i pugni nervosamente: era in difficoltà. Proprio lui! -La prossima volta, vestiti dentro il bagno- le disse afferrando il suo trolley – ammaccato per la botta che aveva preso stando nel bagagliaio della sua povera macchina – e superandola per andare a farsi la doccia.
Si richiuse la porta alle spalle, era esterrefatto. Il vapore aveva invaso la stanza e lo stava infastidendo, così come l’odore dolce di frutta. Guardò dentro la doccia e scorse con disappunto il bagnoschiuma arancione, l’immagine di un mango con gli occhi e la bocca era stampata sull’etichetta. Lo shampoo era della stessa marca, così come il deodorante e persino il dentifricio. Sesshomaru si pentì di non aver chiesto quelle cose al personale dell’albergo.
 
***
 
La cena, tutto sommato, era andata bene. Il ristorante dell’albergo era pieno di famiglie o coppiette in vacanza. Probabilmente avevano deciso di passare il Natale fuori.
La cameriera, fra una portata e l’altra, aveva fatto i complimenti a Sesshomaru per il profumo di mango che emanava. Né lui né Rin avevano apprezzato quella premura.
-Anche io profumo di mango- disse la ragazza -Perché la cameriera non l’ha notato?- azzannò la sua porzione di pollo al limone con rabbia. Era buonissimo però.
-Avrei preferito che non lo notasse- si lasciò sfuggire Sesshomaru, mentre si portava elegantemente alle labbra il calice di prosecco.
Rin osservava incantata le bollicine all’interno del liquido che ricadevano fra quelle labbra perfette. Le piaceva. Tanto. Ed era un problema, considerando che gli aveva distrutto la macchina, che lo aveva costretto a stare bloccato in un albergo e soprattutto che ci avrebbe dovuto dormire insieme.
Il demone poggiò sulla tovaglia rossa il calice, guardando con disappunto le decorazioni natalizie all’interno del locale. Non gli era mai piaciuto il Natale.
-Spero che domani riusciremo a ripartire- fece Sesshomaru, anche se aveva perso le speranze.
-Già…- mormorò Rin. Non aveva sentito quello che aveva detto il suo interlocutore: era più impegnata a pensare a quanto sarebbe stato orribile da parte sua masturbarsi durante la notte, pensando a lui che le dormiva accanto. Prese la bottiglia di prosecco e si riempì il bicchiere fino all’orlo.
Sesshomaru storse leggermente le labbra, indeciso se riprenderla o meno: una ragazzina non avrebbe dovuto bere. Decise di non dirle niente, perché fondamentalmente non doveva interessargli, e poi Rin era maggiorenne. Si sorprese nel vederla scolarsi tutto il prosecco senza neanche prendere fiato, e poi riafferrare la bottiglia e riempire di nuovo il bicchiere.
-Non esagerare- gli uscì spontaneo quel piccolo rimprovero. Non sapeva neanche lui perché, ma gli veniva naturale preoccuparsi per lei.
Rin sorrise con l’aria di una che la sa lunga e disse: -Si figuri, signor Sesshomaru! Non per vantarmi, ma reggo veramente bene l’alcol!-
Il demone alzò un sopracciglio, per nulla convinto.
-Immagino- le concesse, in un tono che Rin interpretò come sarcastico -Ma cerca di regolarti comunque-
La ragazza lo guardò esterrefatta. Si sentiva un po’ a disagio per quella ripresa. Cos’era? Suo padre? La trattava come una bambina, e lei non poteva accettarlo… anche se non aveva mostrato una grande maturità fino a quel momento, doveva ammetterlo. E anche quello che fece subito dopo, non era affatto da persona matura.
Afferrò il bicchiere e se lo scolò nuovamente, tornando a guardare Sesshomaru con aria di sfida, le gote arrossate e gli occhi lucidi.
-Credo che lei debba preoccuparsi più per se stesso: ha bevuto si e no mezzo bicchiere! Se non fosse per me l’avremmo rimandata indietro piena, questa bottiglia-
-E dove starebbe il problema?- Sesshomaru non abbandonava il tono di biasimo -Non devo dimostrare nulla- aggiunse pentendosi un attimo dopo di averlo detto. Aveva colto la sfida di quella ragazzina, eccome. ma doveva fare l’adulto e spiegarle come comportarsi.
-Lei è più il tipo da aranciata, confessi!- rise la ragazza -Sicuramente non si fa una bevuta con gli amici dai tempi del liceo! Sempre che se la sia mai fatta!-
Il demone restò in silenzio, freddo e segretamente colto sul vivo: Rin ci aveva preso in pieno, ma per Sesshomaru non era un problema: non gli interessava di certo andare a bere con gli amici!
-Non la facevo così debole!- continuò la ragazza, cercando di prendere di nuovo la bottiglia di prosecco. Sesshomaru l’afferrò prima di lei e si riempì il bicchiere, ingollandone il contenuto un attimo dopo, proprio come aveva fatto lei.
-Non sono io ad avere il dentifricio alla frutta- le disse, provando una certa soddisfazione nel vederla prendersela per quell’affermazione. Cosa stava facendo? Non ci poteva credere: era finito con l’assecondare il suo gioco.
-È grazie al mio dentifricio al mango che si laverà i denti questa sera!- rispose acida -E sono pronta a scommettere che non andrà oltre quel bicchiere!- si fissavano intensamente, come se il primo che avesse distolto lo sguardo sarebbe stato il perdente.
La cameriera si avvicinò al tavolo carica d’aspettative.
-Posso portarvi qualcos’altro?- chiese cordiale, rivolta più che altro a Sesshomaru.
-Un’altra bottiglia!- dissero all’unisono, senza smettere di guardarsi.
 
***
 
Rientrarono in camere stretti l’uno all’altra, come se fossero amici di vecchia data. Rin non riusciva a smettere di ridere, mentre Sesshomaru si limitava a un sorriso sconfitto.
-Non ci posso credere!- fece la ragazza, reggendosi lo stomaco per il dolore agli addominali, dovuto alle troppo risate -E io le ho distrutto la macchina da portare alla convention!-
Sesshomaru l’aiutò a mettersi sul letto che si era scelta, per poi sedersi sul suo.
-Non sai quanto ti ho odiata- ammise portandosi una mano alla testa. Non aveva mai bevuto così tanto, forse neanche ai tempi del liceo.
-Sto ridendo- fece Rin -ma se fossi sobria, probabilmente piangerei!- si rigirò a pancia in sotto, afferrando il cuscino e mordendolo. Il vestitino blu le risalì leggermente, scoprendo la parte superiore della coscia.
Sesshomaru non poté fare a meno di notarlo, ma distolse lo sguardo con un sospiro, sentendosi anche in colpa per l’attrazione che provava nei confronti di quella ragazzina. Si alzò e fece per andare in bagno, ma Rin si allungò, restando comunque sdraiata sul letto, e lo trattenne per il polsino della camicia bianca.
-Signor Sesshomaru- sbiascicò in tono quasi sofferente.
Il demone si accucciò verso di lei, barcollando leggermente a causa della testa che gli girava.
-Ti senti male?- le chiese.
Lei alzò lentamente il busto, e guardandolo lascivamente, si gettò su di lui, abbracciandolo.
-Facciamo sesso?- gli mormorò suadente all’orecchio.
Sesshomaru rabbrividì. Sentiva i seni sodi della ragazza premere contro il suo petto, le esili braccia che lo stringevano con più forza di quanta sembrassero avere, il respiro caldo di Rin accarezzargli il collo. La stoffa dei pantaloni si stava facendo sempre più stretta sull’inguine, ma era una reazione che non poteva controllare.
L’allontanò leggermente, e guardandola negli occhi rispose: -Preferirei di no-
La pallavolista batté le palpebre un paio di volte, sorpresa.
-Oh- fece in tono deluso -Pensavo di piacerle-
-Mi piaci- rispose Sesshomaru, forse troppo spontaneamente -Ma sei davvero troppo giovane-
A quella frase seguirono interminabili attimi di silenzio, che alla fine Rin spezzò con una risata divertita.
Il demone restò fermo a guardarla ridere, senza capire il motivo di quell’ilarità. Era perplesso, perché si era preparato a vederla delusa.
-A lei serve una donna matura!- continuò a ridere. Lo stava palesemente prendendo in giro, infatti continuò dicendo: -Tipo la signorina Rottermaier! Sa che vita avventurosa che fareste insieme!-
Se Sesshomaru fosse stato più sobrio, probabilmente avrebbe preso diversamente quelle affermazioni sarcastiche, ma in quel momento gli venne da ridere.
-Ho trent’anni- le disse, come se fosse la motivazione più giusta per non lasciarsi andare.
-Lo so, lo so! E quando sono nata io, sicuramente lei si stava già facendo le prime pippette!-
Il demone sgranò gli occhi. -Che brutto linguaggio!- la rimproverò.
-Oh, se per lei pippette è una parolaccia… secondo me sono più grande di lei a livello celebrale!-
-Ne dubito!- ribatté Sesshomaru. Non riusciva proprio a non cadere in quelle provocazioni.
Rin si sporse su di lui, baciandolo all’improvviso. Sesshomaru sgranò gli occhi, invaso da una strana sensazione di calore. Non riuscì a scansarla: era stanco, aveva i sensi annebbiati dall’alcol, e soprattutto desiderava quel contatto, tanto che lo trovò immensamente piacevole. Le cinse i fianchi, stringendola con dolcezza, mentre lei gli teneva il volto fra le mani, accarezzandolo. In quella lunga giornata, Rin gliene aveva combinate di tutti i colori, ma era da tantissimo tempo che non si sentiva così… vivo.
Quando si staccarono, restarono con le fronti premute l’una all’altro a guardarsi negli occhi.
-Sono davvero così tanto piccola?- gli chiese Rin con un po’ di rammarico.
-Forse- rispose il demone -Ma voglio conoscerti un po’ meglio per capirlo-
-Mi sta chiedendo di iniziare a uscire con lei?-
-Se mi prometti di non guidare più la mia macchina-
La ragazza sorrise soddisfatta da quella risposta. -Usciremo con la mia!-

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*Norberto fa parte della sfilza di animali di Hagrid, il gigante di Harry Potter u.u

SSS (SuperSaraSpace): BuonCiao a tutti! Alla fine ho deciso di non inserire la lemon finale XD perché Sesshomaru non voleva u.u cioè, voleva ma preferiva essere sicuro di questa ragazzina! E io rispetto sempre le scelte del SommoH. Spero che questa os vi abbia strappato almeno qualche sorriso! Nella mia mente questo è il modo in cui si sono conosciuti Sesshomaru e Rin di Perfect for me XD e a proposito, devo scrivere il prossimo capitolo O.O grazie per aver letto! Un bacione a tutti!
 
 
  
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