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Autore: LittleBigSpoon    11/12/2017    3 recensioni
Alcuni eventi della vita di Bilbo sono da sempre destinati ad accadere, ma non bisogna sottovalutare la volontà di Belladonna Took, e la sua scelta può ancora cambiare la vita di molti.
Questa è la storia di come Bilbo Baggins entrò a far parte del popolo delle Aquile di Manwë, e di tutto ciò che ne conseguì.
{Canon-divergence AU | slow-burn Bagginshield | Un sacco di OC aquile | 22 capitoli}
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bilbo, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note della Traduttrice
Eccomi qui! Praticamente come regalo di Natale, eccovi l'undicesimo capitolo :D Penso di poterla smettere di scrivere giustificazioni in apertura perchè tanto l'avete capito che ormai mi è impossibile mantenere una costanza >.< Ma sono qui! Si ringrazia sempre mia madre per il betaggio che mi impedisce di pubblicare orrori xD 
Un'altra cosa e poi vi lascio: mi dispiace tantissimo di non essere riuscita a rispondere ai vostri commenti lo scorso capitolo. Sappiate però che mi ha fatto un immenso piacere vedere che siete ancora così tanti a seguire la storia!
Buona lettura! ♥


- Capitolo 11 -
Ai confini delle terre selvagge

Bilbo non riusciva ad immaginare che ci fosse stato un tempo in cui Bosco Atro fosse conosciuto come Boscoverde. Nulla che cresceva sotto la cupola degli alberi poteva definirsi verde, e cercò invano tracce di una singola pianta che non fosse malata; la sua anima di giardiniere era offesa dalla vista di alberi e vegetazione così distorti da essere irriconoscibili, ma la cosa peggiore era la mancanza di qualsivoglia brezza. L'aria nel sentiero ombroso era densa e fastidiosa, senza il minimo alito di vento, e Bilbo si ritrovò velocemente a desiderare di sentire una qualsiasi brezza sulla pelle e nei capelli. La cosa lo rendeva inquieto, e aveva la costante sensazione di essersi dimenticato qualcosa di molto importate. L'udito fine non aiutava - Bosco Atro era incredibilmente quieto, e senza il vento a scuotere le foglie la foresta era ferma e immobile. Non c'erano versi di animali, né canto di uccelli – un colpo particolarmente duro per Bilbo, così abituato ai rumori naturali dei boschi da iniziare ad immaginarli, ed ogni volta si voltava verso il cinguettio di un uccello per rendersi conto che non era reale. E succedeva troppo frequentemente perché non se ne preoccupasse.

I nani almeno se la cavavano un po’ meglio. La mancanza di luce e la sensazione di essere in uno spazio chiuso rendevano Bosco Atro non troppo dissimile da una miniera, ma i nani condividevano il senso di disagio di Bilbo, perché persino nella miniera più profonda e oscura c’era sempre il suono dell’acqua gocciolante o una brezza che sibilava attraverso il tunnel e le crepe nella roccia.

Avevano presto scoperto che anche il bagliore confortante di un fuoco era loro precluso; la linea di Bosco Atro bruciava con una fiamma malata che sbuffava e moriva velocemente, non importava quanto Gloin cercasse di mantenerla accesa. Il tramonto portò con sé un nuovo problema, perché quella poca luce, che riusciva a passare attraverso le fronde fitte, sbiadiva e svaniva totalmente, facendoli sprofondare in un’oscurità completa. Questo era snervante per Bilbo, che scoprì come la sua visione notturna, nonostante fosse superiore alla media, fosse inutile e lui praticamente cieco. Quella prima notte fu piena di urti e imprecazioni, dato che persino l’eccellente vista dei nani era messa alla prova. Bilbo non era riuscito a dormire molto, perseguitato dalla strisciante sensazione di occhi che osservavano in attesa tra gli alberi.

Il cattivo umore di Bilbo peggiorò soltanto quando si ritrovò a starnutire il quinto giorno. Maledizione, prendersi ora un raffreddore! Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che era stato male – dopo averci pensato un po’ si rese conto che l’ultima volta che aveva avuto il raffreddore era stato il primo inverno al Nido. Bilbo sbuffó divertito; era così vulnerabile all’aria di montagna all'epoca. Era stato miserabile con il naso tappato per due settimane prima di stringere i denti, scrollarsi il raffreddore di dosso e iniziare a godersi il clima aspro. Avrebbe fatto lo stesso con il malanno del momento, decise.  Non fare caso alla cosa.

Ci fu una breve esplosione di suoni quando qualcosa si mosse nel sottobosco, poi la foresta ritornò alla sua calma innaturale.

"Fa venire i brividi, eh?" commentò Bofur, notando lo sguardo circospetto che Bilbo rivolgeva a ciò che si trovava oltre il sentiero.

"Solo un po'", disse Bilbo, "è che non è naturale, e io-" il resto della frase si perse in uno starnuto.

"Oh no," disse Bofur solidale, "non ci stiamo prendendo un raffreddore, vero?"

"Ebbene sì. Un bell'inconveniente." Bilbo tirò su col naso. Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un quadrato di stoffa.

Bofur sgranò gli occhi. "Ma è…"

"Già," sorrise Bilbo, usando quella che una volta era stata la tasca del cappotto di Bofur per soffiarsi il naso. "Funziona bene come fazzoletto."

Bofur ridacchiò e scosse la testa, facendo scuotere i paraorecchi del cappello con il movimento. "Non posso credere che l'hai tenuto."

Bilbo fece finta di indignarsi. "Certo che sì," disse, "è diventato un portafortuna ormai - è sopravvissuto a orchi, goblin e mannari e ne è uscito illeso. A differenza di me."

Bofur rise e raggiunse i suoi, ma era rimasto in egual misura toccato e divertito dal gesto. Ciò fese sorridere Bilbo, finché non starnutì ancora e la testa cominciò a martellargli. Mentre faceva per soffiarsi il naso, lo sguardo gli cadde su quella che sembrava acqua che gocciolava giù per la corteccia dell'albero più vicino. Avevano razionato l'acqua da quando erano entrati nella foresta, quindi quella vista lo rincuorò un po'. Senza pensarci troppo, allungò una mano per toccarla, solo per ritrarla subito dopo con un'esclamazione di dolore - non era affatto acqua, ma una sostanza nera e viscosa che aveva lasciato una bruciatura scolorita sulla punta del dito indice. Bilbo resistette all'impulso di succhiarsi il dito, invece avvolgendolo in un lembo di stoffa strappatosi dalla camicia.

Quella notte iniziarono gli incubi. Bilbo si svegliò, boccheggiando tremante, gli occhi fissi sull'oscurità mentre stringeva le lenzuola così tanto che gli facevano male le dita. Gli sembrava di sentire ancora il morso del freddo e gli ululati dei lupi, fauci evanescenti che si chiudevano sulle sue gambe e sul collo. Sperava di aver lasciato gli incubi nella Contea, ma il luogo aveva chiaramente risvegliato i ricordi terribili e le paure recondite che pensava di aver seppellito a fondo nella sua mente. Bilbo regolarizzò il respiro - che era un po' rauco, perché a quanto pare per il suo corpo avere la tosse oltre che il raffreddore era una buona idea - e cercò di capire se qualcuno l'avesse sentito. Dori era di guardia, e non diede segno di essersi accorto del tormento di Bilbo, e sembrava che tutti gli altri fossero beatamente addormentati. L'incubo gli era ancora avvinghiato però, rendendolo teso, rannicchiato in attesa di qualunque segno di un attacco imminente.

Gli incubi divennero un evento regolare. Era fortunato di non avere la tendenza ad urlare o gridare quando era in preda ai sogni, o qualcuno avrebbe finito per sentirlo. Si svegliava una volta o due per notte - sembrava che la frequenza fosse in aumento - e non riusciva ad addormentarsi per molto tempo. Non permetteva che la mancanza di sonno lo facesse rimanere indietro - teneva il passo con la Compagnia e non mostrava segni di insonnia, a parte i cerchi scuri sotto gli occhi. Ma il raffreddore sembrava essere sul punto di trasformarsi in qualcosa di peggio, scuotendo il suo corpo di brividi e facendogli dolere le articolazioni. Inoltre, ogni giorno che passava gli era più difficile svegliarsi la mattina, e a volte respirare era una fatica. I nani erano comprensivi, ma c'era poco che potessero fare per un semplice raffreddore. Tutto questo lo rendeva uno hobbit miserabile e molto irritabile.
Ma va detto che non era tutto nero. La Compagnia si rallegrava a vicenda sulla strada, cantando canzoni e tirandosi su di morale più che potevano, e Bilbo era abbastanza distratto dai suoi problemi la sera del settimo giorno quando Ori lo avvicinò dopo cena.

Il giovane nano aveva l'aria molto nervosa e si avvicinò esitante a Bilbo. Bilbo era confuso da questo comportamento - non c'era ragione perché Ori esitasse intorno a lui a quel punto, specialmente ora che erano amici.

Ori non disse nulla e rimase fermo in silenzio, il libro stretto al petto. "Stai bene, Ori?" chiese Bilbo.

"Sì, sto bene, grazie Bilbo!" si affrettò a dire Ori. Poi, con una voce più ferma: "Mi chiedevo, se non ti disturba, se potessi farti domande sugli hobbit?"

Bilbo sbatté le palpebre. "Ma certo!" disse, "ma non siamo così interessanti, davvero. Non c'è molto da sapere. Come mai chiedi?"

"È per il... libro," disse Ori, "e sono certo che siano cose... molto interessanti! Siete così diversi dai nani, vedi, quindi pensavo che sarebbe bene aggiungere qualcosa. Un po' di… informazioni pregresse."

"Puoi chiedermi quello che vuoi, Ori. Non startene lì, vieni a sederti," disse con gentilezza, "e lascia che ti annoi  con cose sugli hobbit."

Ori sorrise sollevato e si accomodò, aprendo il suo libro e armandosi di penna e inchiostro.

"Da cosa vorresti iniziare?"

Ori si rigirò la penna tra le dita, pensieroso. "Vediamo… beh, qual è la cosa più importante per gli hobbit?"

"Ci sono varie cose," disse Bilbo con un sorriso sardonico, "incluso cibo, giardinaggio e pettegolezzi. Ma anche la famiglia è piuttosto in alto sulla lista."

"Credo che condividiamo la prima e l'ultima di queste cosa," disse Ori mentre scribacchiava sul libro.

"Sì, cibo," Bilbo scosse la testa con una certa disperazione, "a voi nani piace la carne, ma non c'è nulla di paragonabile ad un hobbit e il suo pasto. È molto importante per noi. Ho provocato un certo scalpore quando mio cugino ha scoperto che mangiavo solo quattro volte al giorno, non sette."

Ori smise di scrivere. "Sette?" disse, elettrizzato.

"Sì, sette," disse Bilbo, divertito dall'espressione di Ori. "È la norma. Ma dopo aver passato anni con le aquile ho scoperto di non sopportare più di quattro pasti. La mia famiglia non riusciva a gestirlo. E il fatto che gli hobbit regalano e si godono il cibo come segno di affetto non aiuta."

"Anche… in amore?"

Bilbo alzò le sopracciglia. "Beh, sì. Negli stadi più avanzati del corteggiamento è usanza preparare qualcosa per l'altra persona."

Ori aveva ricominciato a scrivere, gli occhi fissi sulla pagina. "E riguardo gli.. gli stadi iniziali? Come inizia un corteggiamento hobbit?"

Le sopracciglia di Bilbo salirono perfino più in alto. "In modo abbastanza diretto, davvero," disse, notando il rossore sulle guance di Ori, "ci si parla per conoscersi meglio, e poi, per rendere le cose ufficiali, si regala un fiore all'altro in presenza di un testimone. Di solito ad una festa. Per accettare l'offerta, ricambi con un altro fiore, o chiedi di ballare - ciò che è più adeguato al momento."

Ori annotò tutto in silenzio.

"Il fiore che scegli è importante," continuò Bilbo, "ma… è così che si fa." Prese un respiro profondo e disse, con prudenza. "Ori, c'è una ragione precisa per cui mi stai chiedendo del corteggiamento hobbit?"

Il rossore era molto evidente ora. "No, nessuna ragione!" squittì Ori con una risatina nervosa, "Solo interesse accademico."

"Ori, per quanto sia lusingat-"

"Grazie, Bilbo!" esclamò Ori prima che Bilbo finisse la frase. "Sei stato di grande aiuto," chiuse il libro di scatto e si alzò. "Davvero, grazie mille! Penso che possa bastare questo. Buonanotte!"

"Buonanotte, Ori," rispose Bilbo confuso. Osservò Ori tornare dai suoi fratelli con una crescente trepidazione. Sperava che Ori fosse davvero solo curioso e imbarazzato di tali domande, e non l'altra opzione che gli era passata in testa. Non è che lo infastidiva la possibilità che Ori provasse qualcosa per lui, ma voleva assicurarsi di chiarire di non essere interessato al nano oltre l'amicizia. Bilbo fece mentalmente spallucce. Ah, beh - Ori era giovane. Anche se avesse avuto inclinazioni romantiche per Bilbo, gli sarebbe passata presto.

Bilbo non era coinvolto in affari romantici da quando era un ragazzino. Aveva avuto le ordinarie avventure con altre e altri della sua età, cosa che era considerata perfettamente normale e innocua, ma dopo essere tornato nella Contea , Bilbo non era stato interessato a cercare un partner, e non era stato esattamente inondato da spasimanti. Coloro che potevano aver pensato di corteggiarlo erano stati certamente dissuasi dalla sua reputazione di persona eccentrica, incline all'avventura.

No, le strane domande di Ori non erano nulla di cui preoccuparsi, pensò Bilbo tra sé e sé, srotolando il sacco a pelo. In un certo senso era rassicurante, perché anche in un posto tanto orribile come Bosco Atro, la Compagnia riusciva ancora ad avere conversazioni normali e imbarazzanti.

 

"Ebbene, Mastro Ori, cosa hai scoperto?" chiese Balin il giorno seguente, dopo che la Compagnia si fu rimessa in marcia.

Ori lanciò un'occhiata alla testa della fila, dove Thorin e Bilbo conversavano piano. Si avvicinò a Balin con tutta l'intenzione di riportare l'informazione, ma fu fermato prima di poter pronunciare parola.

"Di cosa state spettegolando voi due?" si intromise Dwalin.

"Ah, Dwalin, dovresti ascoltare anche tu. Ori mi stava giusto per rivelare alcune informazioni vitali che dovrebbero aiutare con la situazione di Thorin e Bilbo.

"Quale situazione? Vanno d'accordo ora."

"Ma ovviamente. Non parliamo di quello! Parliamo di… sai, la situazione." Siccome Dwalin continuava ad avere uno sguardo vacuo, Balin sospirò e gli lanciò uno sguardo significativo da sotto le sopracciglia.

 Il volto di Dwalin si accese di comprensione. "No," disse incredulo, "no."

"Sì," disse Balin, grato che tutti fossero aggiornati.

"Quei due? No. Davvero?" Se non stava attento, Dwalin si sarebbe fatto venire il torcicollo a forza di spostare lo sguardo da suo fratello, Thorin e Bilbo così velocemente.

"È abbastanza evidente," disse Ori, "una volta che hai visto il modo in cui si parlano."

Dwalin sospirò. "Beh, non evidente per me. Per la mia barba, non me l'aspettavo."

"Non ti aspettavi cosa?" si aggiunse un'altra voce. Era Fili, seguito da Kili, che affrettava un po' il passo per unirsi a loro.

"Oh, io so di cosa parlano, "disse Kili. "riguarda zio che è cotto del nostro scassinatore?"

"Voi sapevate di questa cosa?" sputacchiò Dwalin.

"Siamo giovani, non stupidi," ribattè Fili.

"O ciechi," aggiunse Kili.

"C'è qualcuno che vuole sentire quello che ho scoperto?" disse Ori al mondo.

"Scoperto su cosa?"

"Se gli dessi la possibilità di parlare, Kili," lo rimproverò Balin, "allora Ori potrebbe spiegarci."

"Scusa, Ori," disse Kili, senza ombra di rimorso.

Ori sbuffò e infine disse: "Ho trovato informazioni sulle abitudini di corteggiamento degli hobbit, come da istruzioni del Signor Balin. Gli hobbit si scambiano fiori come noi ci scambiamo le perle, e lo fanno in pubblico. E cucinano per l'altro, ma quello è più avanti.

Balin gli diede una pacca sulla schiena. "Bel lavoro, ragazzo, è esattamente quello che ci serviva per iniziare. Il signor Baggins sospetta di nulla?"

"No," disse Ori, distogliendo lo sguardo, "Sono piuttosto sicuro di no. Lui-lui ha pensato che stessi chiedendo perchè ero interessato io - smetti di ridere Kili! - quindi penso che fosse distratto da quello."

"Eccellente," disse Balin, "Però magari assicurati di chiarire la situazione con Bilbo e di rassicurarlo che era solo per scopi accademici? Non possiamo avere a che fare anche con un triangolo amoroso qui."

"Quindi sappiamo che agli hobbit piacciono i fiori. E quindi?"

"Quindi, fratello," disse Balin pazientemente, "possiamo dare consigli a Thorin sul metodo giusto di corteggiamento semmai si decida a svegliarsi e rendersi conto di ciò che sta accadendo." Balin si stirò le punte della barba pensieroso. "È un peccato però che Bilbo non potrà contraccambiare la proposta di Thorin con il suo sanbuzra sankherum." Disse. I nani più giovani annuirono, comprendendo perfettamente, ma Dwalin strabuzzò gli occhi.

"Non stiamo andando un po' troppo veloce?" disse, stupefatto.

"Quando mai hai visto Thorin non portare a termine qualcosa fino alla fine, una volta che ci si mette?" disse Balin, e Dwalin non poté contraddire. "No, penso che ci sarà una doppia celebrazione quando riprenderemo Erebor - una di incoronazione, e una per un matrimonio regale. Dammi retta."

"E a voi due questa cosa sta bene?"

Fili e Kili fecero spallucce. "Ma certo," disse Fili.

"È un sacco di tempo che non vediamo zio così felice," disse Kili. "L'ho persino visto sorridere ieri. Sono quasi inciampato dalla sorpresa.

"Quindi ora che abbiamo sistemato questa faccenda," disse un'altra voce ancora, "c'è qualcuno che vuole rivedere le sue puntate?"

Si voltarono per trovare Nori che ciondolava al margine della loro riunione spontanea.

"Nah, confermo la mia."

"Anche io."

"Come volete," disse Nori.

"State scommettendo su questa cosa?" si accigliò Dwalin.

Nori lo guardò senza speranza. "Da un po'. Gloin ha puntato un bel po' di soldi su una confessione di eterno amore il Dì di Durin. Molto romantico, ma completamente stupido. È quasi certo che mi prenderò i suoi soldi." Norin fece un ghigno tagliente. "Lavoro duro, ma qualcuno deve pur farlo. Comunque, non potreste essere più sospetti se ci provaste - meno male che quei due sono distratti."

"Sono l'unico qui che non ne sapeva niente?" disse Dwalin, ormai completamente esasperato. Fu ignorato da tutti tranne Ori, che gli diede dei colpetti consolatori su una delle sue enormi braccia.

A capo della fila, Bilbo stava facendo quello che faceva meglio: starnutire.

"Questo tuo raffreddore è andato a lungo decisamente troppo," lo informò Thorin.

"Sto bene," disse Bilbo, irritato. "Passerà presto, se sa cos'è meglio per lui. La colpa è interamente della foresta. È così strana."

"Pensavo che agli hobbit piacesse la natura?"

"Non ci piace particolarmente quando sembra che un mannaro ci abbia vomitato sopra," disse Bilbo, asciugandosi il naso dolente con il fazzoletto. Guardò le fronde sopra di loro con un gemito. "Voglio rivedere il cielo. Anche solo un pezzetto."

"Immagino che tu sia abituato a spazi aperti," considerò Thorin, "ma se tu non riesci ad immaginare Erebor, io non posso immaginare come sia stato vivere in un Nido delle aquile."

"Ah! Sono certo che lo odieresti," disse Bilbo, "Il Nido è su in alto, nel punto più alto delle Montagne Nebbiose, tra rocce e picchi che sembrano schegge di vetro da lontano. Ci sono molti pochi posti dove ripararsi. Il paesaggio è aspro, e il clima implacabile."

"Me lo stai proprio vendendo."

Bilbo sogghignò: "Vedi, te l'ho detto che l'avresti odiato. Ma ha una certa bellezza." Sorrise, perso tra i pensieri. "Non c'è niente di meglio che raggomitolarsi al calduccio nel nido, mentre il vento ulula intorno a te e la pioggia sferza."

"Un nido?" disse Thorin.

"Beh, dove altro pensavi che dormisse un'aquila? Ammetto che è stato strano all'inizio, ma dormire sotto l'ala di Luaithre…"

"Dormivi sotto la sua ala? Perdonami, Mastro Baggins, non sapevo fossi tipo da coccole." Thorin sogghignava deliziato.

Bilbo si sentì arrossire ferocemente. "No-"

"Ti abbiamo privato di questo per tutto il tempo? È per questo che eri così scorbutico ultimamente-"

"Non è ver-"

"Potrei chiedere alla Compagnia se qualcuno vuole coccolarti stanotte. Magari possiamo fare a rotazione."

"Non lo farai-"

Thorin stava ridendo di lui - un basso suono proveniente dal profondo del suo petto - nulla più di una risatina, davvero  - con un certa nota rauca, come se non fosse stata usata da molto tempo.

Bilbo sbuffò indignato, il rossore che recedeva. "Se lo vuoi sapere, Luaithre è stata molto gentile a permettermi di dormire sotto la sua ala. Così non sono morto congelato nel cuore dell'inverno."

Thorin alzò una mano in segno di pace. "Ne sono certo," disse rassicurante, seppur ancora con il sorriso sulle labbra. "Ti prego, continua."

"Non ho molto altro da dire." Ammise Bilbo, e poi fece un gran sospiro. "Ma mi manca il cielo. Ci sedevamo nel nido e guardavamo le tempeste scendere sulle montagne e illuminare l'intera valle con i fulmini. Pensavo di conoscere ogni sfumatura del cielo prima di andare con le aquile, ma il tempo passato nelle Montagne Nebbiose mi ha fatto ricredere."

"Non riesco a capirlo," disse Thorin schietto, "il cielo è strano per noi nani."

"Davvero?"

"Sì. Sembri sorpreso, ma è logico. È raro per noi avventurarci fuori dalle nostre montagne a meno che non ci sia altra scelta - non siamo abituati ad avere un enorme spazio aperto sopra la testa. Mi fa sentire esposto."

"Questo non riesco a capirlo io. Ma vivi sulla superficie da molti anni ormai, no?" chiese Bilbo, il più delicatamente possibile.

"Sì. Ma è comunque strano. Crescendo non ho quasi mai lasciato Erebor - non ne vedevo l'utilità, e né mio padre né mio nonno mi incoraggiavano ad uscire. Avevo cinquantacinque anni quando ho messo piede fuori dalla Montagna Solitaria la prima volta, per andare a Dale."

"Cinquantacinque?" fece eco Bilbo, incredulo.

"A parte i commercianti che avevano affari a Dale, molti nani la pensavano come me. Eravamo molto isolati, a quei tempi." Thorin fece una pausa, e poi, con una grande difficoltà, disse: "Penso… penso che fosse a causa di mio nonno. Non guardava mai davvero oltre Erebor, e penso che la nostra gente seguisse la sua guida. Ora penso che sia stato, forse, uno dei suoi fallimenti in quanto re."

Il silenzio cadde su di loro. Bilbo si rendeva conto di che genere di ammissione fosse. Ammettere i fallimenti del suo re, della sua famiglia, non era da poco.

"Forse lo è stato." Disse Bilbo infine, "Non so dirlo. Ma se è vero, allora non pensi… non pensi che ora che hai passato del tempo sulla superficie, sotto il cielo, non ripeterai i suoi errori?"

Thorin si voltò verso di lui, rivolgendo l'attenzione completamente su Bilbo e non sul sentiero.

Bilbo si tirava l'orlo della manica. "Mi sembra che.. che tu sia più equilibrato ora. Hai visto il mondo, viaggiato lontano. Porti un po' di cielo con te, se la vogliamo mettere così. Puoi portarlo nella montagna." Bilbo prese un respiro profondo e disse: "Sarai un buon re."

Lo sguardo di Thorin si ammorbidì. Bilbo quasi osò dire sembrasse affettuoso. Fece uno sforzo di volontà per far rallentare il cuore.

Ovviamente, Thorin doveva rovinare tutto dicendo: "Se pensi che sciorinare gentilezze mi farà dimenticare delle coccole, Bilbo, mi spiace dirti che ti sbagli."

Bilbo gli lanciò un'occhiataccia. "Oh, smettila di prendermi in giro, sto cercando di farti un comp-" si fermò a metà della frase, la gola bloccata, e finì in un attacco di tosse.

Thorin gli diede qualche pacca sulla schiena e aspettò stupito che l'attacco svanisse.

Quando Bilbo riprese abbastanza fiato da parlare, la prima cosa che fece fu imprecare, solo una volta, nella lingua delle aquile. Sentì di esserselo meritato. "Scusa," disse a Thorin in Westeron. "Non te lo tradurrò, era piuttosto maleducato."

"Non avevo intezione di chiedertelo," disse Thorin, "Penso che le tue imprecazioni siano troppo per le mie fragili orecchie."

Bilbo rise.

"Sapevi che 'testa-di-nuvola' è un insulto in Khuzdûl?" disse Thorin.

"Beh se è questo il tipo di insulti a cui sei abituato, decisamente non posso tradurti le parolacce delle aquile."

"Perde un po' il suo effetto in Westeron. Ma penso ti si addica."

Bilbo sorrise. "Ora, questo lo prenderò come un compliemento," disse.

Il sorriso di Thorin che ne seguì fu abbastanza per far dimenticare a Bilbo il posto in cui si trovavano e il raffreddore, anche solo per un momento.

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 Ma il decimo giorno divenne abbondantemente chiaro che non si trattava di un semplice raffreddore.

Qualcuno lo stava chiamando, ma doveva star gridando da molto lontano - la voce era soffocata, e Bilbo riusciva a stento a capire cosa stava dicendo.

"B…Bil…o… Bilbo!"

Sentire il proprio nome lo fece svegliare un poco. Si sentiva il corpo pesante come il piombo. Si rese conto di star respirando, ma molto piano e con grande sforzo. L'oscurità nauseante cercò di trascinarlo di nuovo nel torpore, ma la voce disse di nuovo il suo nome, e Bilbo resistette.

"Bilbo! Per.. Mah…"

Con un grande sforzo, Bilbo combatté il sonno. Le dita della sua mano destra si mossero. Prese un respiro più profondo. Le due cose sembrarono richiedere uno sforzo monumentale. Sforzandosi di prendere un altro respiro, Bilbo si concentrò sull'aprire gli occhi.

La semioscurità di Bosco Atro era comunque troppo luminosa. Gli facevano male gli occhi, ma li tenne aperti. C'erano due figure accovacciate vicino a lui - si concentrò, e si misero a fuoco. Erano Thorin e Oin - i nomi gli tornarono lentamente nella mente annebbiata. Bilbo si chiese perché avessero l'aria cos preoccupata.

"Bilbo!" gli gridò praticamente addosso Thorin. Va bene, pensò Bilbo. Non c'è bisogno di alzare la voce.

Un'altra voce disse: "Si sta svegliando!"

Sbatté le palpebre, una volta, due, riprendendo ancora un po' i sensi usando Thorin come punto fisso. Pensò di vedere qualcosa come il sollievo passare sul viso di Thorin, ma poi Fili e Kili si fiondarono su di loro.

"Sei sveglio!" esclamò Kili, affermando l'ovvio.

"Grazie a Mahal," sospirò Fili.

"Dategli un po' di spazio," sbottò Thorin, e loro si ritrassero un po' con riluttanza.

Bilbo si umettò le labbra e provò a parlare. Era più facile respirare ora che era sveglio. "Cos'è successo?"

"Non ha ferite," diceva Oin, "Non capisco Thorin - se è opera del veleno, non vedo ferite da medicare." Poi, a Bilbo: "hai mangiato qualcosa nella foresta, Bilbo? Qualunque cosa?"

"No," disse Bilbo, scuotendo la testa. Cercò di tirarsi su a sedere, grato per la mano che Thorin gli mise sulla schiena per aiutarlo. "Niente. Ow, la mia testa," gemette, premendosi una mano sulla tempia.

"Non riuscivamo a svegliarti," disse piano Thorin. "Respiravi a malapena."

"Cos'è questo?" Oin prese la mano che Bilbo teneva premuta sulla testa e ispezionò la benda srotolata sulla punta del dito. Bilbo non ebbe altra scelta che lasciarlo fare, e scoprire il dito annerito nascosto al di sotto.

"Bilbo…" disse Fili. Dietro di lui, Bilbo riuscì a vedere l'intera Compagnia ammucchiata con ansia.

"Non ci ho dato molto peso lì per lì," disse Bilbo, "Ho solo toccato questa… sostanza."

"Avresti dovuto dircelo," disse Thorin severamente. Aveva l'aria arrabbiata.

"Davvero, mi sentivo bene prima di stamattina - sembrava solo un raffreddore. Nulla di cui preoccuparsi."

Oin si tirò la barba. "Deve essere opera della magia," disse, "e se è così, posso solo trattare i sintomi, non la causa."

"Mi sento meglio ora," disse Bilbo, e poi aggiunse: "davvero." Quando colse i loro sguardi scettici.

"Sì, sei proprio il ritratto della salute," disse Dwalin, sarcastico.

"Tu ora parli con Oin," ordinò Thorin, "e gli dici tutti i tuoi sintomi così può iniziare a curarti. Dwalin, Balin, con me. Devo parlarvi."

E prima che Bilbo potesse replicare, la mano di Thorin si ritrasse dalla sua schiena e il nano stava marciando via, Balin e Dwalin al seguito.

"Sono certo che tutto questo non sia necessario," disse Bilbo, ignorando caparbiamente il fatto che gli mancava il fiato.

"Non penso che mettersi in piedi sia una buona idea ora, ragazzo," disse Oin, ma Bilbo lo ignorò, tirandosi su dal suolo della foresta. Ebbe qualche problema, e poi Fili e Kili accorsero ad aiutare, prendendolo ognuno per un braccio. Bilbo ne fu grato, e si aggrappò alle loro spalle una volta in piedi finché il mondo non smise di girare. Si sentiva già molto meglio, ma si sentiva la gola grattare e le gambe minacciavano di cedergli a momenti.

Il resto della Compagnia lo teneva ancora d'occhio, come se si aspettassero che collassasse da un momento all'altro. "Mi sento molto meglio," gli disse con il tono più energetico che riuscì a fare. "Solo un raffreddore." Tolse le mani dalle spalle di Fili e Kili per provare di riuscire a stare dritto senza aiuto. I fratelli rimasero vicini, nel caso avesse ancora bisogno di loro. Bilbo cercò di sopprimere l'irritazione. Davvero, dovevano agitarsi tutti così tanto?

Thorin, Balin e Dwalin erano immersi in una discussione. Bilbo si sforzò di sentire quello che dicevano da sopra le domande di Oin.

"Hai tossito sangue?"

"Uh? Oh, no - niente sangue."

"Tossito qualcos'altro?"

"No," disse Bilbo, senza prestare davvero attenzione. Il suo udito acuto infine colse una singola, infiammata frase, pronunciata da Thorin:

"…rimandarlo indietro."

Oh no non lo fai, pensò Bilbo, oltraggiato. Non mi rimandi indietro, non mentre respiro ancora! Ignorando le proteste di Oin, Bilbo infuriò verso di Thorin e quasi urlò:

"Thorin Scudodiquercia, tu non mi rimandi indietro!"

Thorin fece per dire qualcosa, ma Bilbo era inarrestabile.

"Mi rifiuto," continuò con ferocia, "e sarebbe uno spreco di tempo comunque! Non osare nemmeno pensarlo - non torno indietro ora, non per un ridicolo raffreddore."

Era di nuovo senza fiato quando finì di inveire.

"È esattamente quello che stavo per dire," rispose Thorin pacato, "se mi avessi lasciato parlare." Non c'era rimprovero nella sua voce, solo divertimento.

Bilbo si sgonfiò. "Oh," disse. "Beh. Bene. Vai avanti allora."

"Come Mastro Baggins stava dicendo," disse Thorin alla Compagnia, "non possiamo tornare indietro. Siamo troppo in profondità nella foresta ormai. La nostra unica opzione è andare avanti. Sono certo che i trattamenti di Oin aiuteranno con qualsiasi cosa dia problemi a Bilbo."

Bilbo, per quanto fosse assorto dal proprio imbarazzo, notò comunque le reazioni di Fili e Kili alla decisione. La preoccupazione di Fili fu presto riportata ad un'espressione più neutra, ma Kili non era così controllato. La sua frustrazione e rabbia rimanevano in bella vista sul suo viso giovane.

Nonostante le proteste di Bilbo, Oin insistette per passare la mattinata a rivedere i suoi sintomi. Bilbo era sempre più frustrato al passare delle ore, e quando Oin finalmente gli diede un unguento da spalmarsi sul petto e una tazza d'acqua dall'odore acre da ingerire, si ricordò a stento di ringraziare.

La compagnia smontò il campo e ritornò alla marcia dopo un veloce pranzo. Il respiro di Bilbo era un po' più leggero, e tenne il passo con i nani. E se era un po' più stanco del solito quando si fermarono quella sera, un po' più grato per il riposo, beh, Bilbo non ne fece parola-

Ma il trattamento di Oin non faceva nulla contro gli incubi. Il sogno di Bilbo quella notte fu così violento e terribile che qualcuno finalmente se ne accorse. Bilbo si ritrovò ad essere svegliato, scosso via da un incubo intriso di sangue, per ritrovarsi a fissare il volto preoccupato di Bifur.

Bilbo si ritrasse da lui, imbarazzato e arrabbiato. Bifur gli disse qualcosa piano in Khuzdûl. Bilbo scosse la testa, incapace di comprendere. Bifur riprovò, e questa volta Bilbo colse un tono nella sua voce che non aveva bisogno di traduzioni.

Non hai nulla di cui vergognarti.

Bilbo deglutì, e annuì esitante. Bilbo gli strinse l'avambraccio e andò via, tornando al suo turno di guardia.

Non tutti gli incubi di Bilbo finivano così tranquillamente. Il povero Fili, che dormiva accanto a lui la notte successiva, lo svegliò con la preoccupazione che gli aggrottava la fronte.

"Bilbo-"

Bilbo si girò, si tirò le coperte fino al mento, e lo ignorò.

Almeno non c'erano state altre occasioni come la terribile mattina in cui non riuscivano a svegliarlo. Era stordito al risveglio, e gli ci voleva del tempo per riprendersi, ma nessuno aveva dovuto più scuoterlo per svegliarlo. La medicina di Oin sembrava star aiutando.

La reazione della Compagnia al malore del loro scassinatore sarebbe stata toccante, se non fosse stata un costante promemoria dello stato indebolito di Bilbo. I nani si accalcavano intorno a lui, diffidando di ogni colpo di tosse e starnuto, e molti di loro si offrivano di condividere le razioni di acqua e cibo. Bilbo rifiutava ogni offerta, ed era sempre più irascibile ogni giorno che passava. Si sentiva in colpa, i suoi amici tentavano solo di aiutarlo. Ma si sentiva teso, consumato, esausto prima ancora di aver fatto un passo e a stento capace di riprendere fiato la notte. Era così immerso nella frustrazione per la malattia che non notò come lo sguardo di Thorin era quasi sempre su di lui, gli occhi scuri di preoccupazione.

   ---------------------------------------------------

Il tredicesimo giorno raggiunsero il fiume.

Le scorte d'acqua erano pericolosamente poche, ma ricordarono l'avvertimento di Beorn  non riempirono gli otri. Il dito indice di Bilbo era una prova lampante che nulla nella foresta era ciò che sembrava - per quanto sembrasse ordinario, non osarono rischiare con l'acqua del fiume.

La compagnia era indecisa su come attraversarlo, finché Bilbo non notò una barca sulla riva opposta. Una corda e un uncino vennero tirati fuori, legati insieme e Kili, con l'aiuto di Bilbo, riuscì a lanciare la corda e agganciarla alla barca. Con un grosso strattone, i nani liberarono la barca dagli ormeggi e la tirarono dal loro lato del fiume. Un'altra corda e un altro uncino furono lanciati su un albero dal lato opposto per creare un sistema a staffetta. Thorin, Dwalin, Oin e Gloin sarebbero andati per primi, seguiti da Bofur, Bifur, Ori e Dori, poi Bilbo e Bombur, dato che Bombur doveva stare con il carico più leggero, e infine Nori, Fili e Kili.

Quasi tutti attraversarono senza troppi problemi, e ora aspettavano che gli ultimi nani attraversassero. Nori entrò per primo, poi Fili. In quel momento tutto andò orribilmente male.

Successe in un istante. Prima arrivò un rumore di zoccoli, poi un cervo spuntò dalla vegetazione, caricando verso il fiume. Colpì Kili prima che il giovane nano potesse voltarsi per capire cosa stesse succedendo, e lo gettò in acqua. Il cervo inciampò per l'impatto, e poi, contro ogni senso, saltò nel fiume.

"Kili!" gridò Fili, correndo verso il fiume, nonostante il fatto che Kili era già scomparso nella corrente, spinto sotto la superficie, il cappuccio l'unica cosa rimasta visibile. Bilbo e il resto della compagnia accorsero subito, ma Thorin arrivò per primo, gettandosi nell'acqua che gli arrivava alla cintola, appena in tempo per afferrare l'orlo del cappotto di Kili.

Dwalin spinse di lato Bilbo, entrando nel fiume per aiutare Thorin, che ora stringeva un Kili inerte al petto. Insieme riuscirono a trascinare Kili fuori dall'acqua e sulla riva fangosa.

Il cuore in gola e incapace di far nulla, Bilbo guardò Thorin togliere i capelli dal volto di Kili, cercando disperatamente segni di vita. Kili rimase inerte, il viso floscio e gli occhi chiusi.

"Kili, Kili," mormorava Thorin.

"Respira ancora," gridò Dwalin agli altri, e il sollievo fu palpabile.

Poi Fili si fece largo, spintonando via Dwalin per raggiungere il fratello.

"Andiamo, fratello, svegliati!" gridò Fili, una mano sul cuore di Kili. Ma Kili non si svegliò, né si mosse, non importa quante volte Fili lo chiamasse. 

 

 

Continua...


Note della Traduttrice - reprise

DUN DUN DUUUUUUUNN 
Pensavate che fosse Bombur come al solito a cadere eh? Pensavate? E invece no, perchè mai una gioia per i nostri Durin T^T
KuroCyou

  
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