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Autore: Martamydear    11/12/2017    1 recensioni
C'è una sola cosa che governa tutto il nostro universo: l'Energia.
E' lei che ci permette di vivere su questo pianeta, è lei a farci nascere, innamorare o morire.
Teoricamente non siamo altro che meri sacchi carne, ma allora cosa ci rende diversi da un cadavere? Quel sangue elettrico che sentiamo scorrere in noi.
L'Energia si manifesta in infiniti modi diversi, una piccola parte sono fenomeni scientifici a noi ben chiari, il resto lo chiamiamo Inspiegabile, sebbene la chiave per qualsiasi spiegazione sia sempre stata davanti a noi.
-
Manchester, 1924: George Livesey ha iniziato da poco a lavorare come chirurgo al Royal Infirmary, intanto cerca di studiare l'Energia e le sue eventuali applicazioni nella medicina.
Trascorre serenamente la propria vita nel quartiere periferico di Chorlton, alternando il suo lavoro da medico a consulenze investigative sui casi più bizzarri che la polizia non riesce a risolvere.
Questa tranquillità verrà turbata dall'arrivo di Ivy, ragazzina silenziosa e schiva, forse affidata proprio a lui per qualche strana ragione...
Questa serie comprenderà le avventure dei nostri protagonisti a partire dagli anni venti per arrivare sino alla guerra.
Il bello? I racconti non saranno per forza narrati in ordine cronologico, pur essendo
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Stupido fesso cocciuto babbeo che altro non siete!
Firmare così, su due piedi, una carta di adozione che vi propina una persona come Frobisher! Sapete cosa vuol dire prendersi cura di un'adolescente per i prossimi sette anni?!-

Era molto raro che la signora Sixsmith si arrabbiasse, anzi, probabilmente durante tutto il tempo in cui aveva lavorato per lui non era mai capitato, tranne che per l'incidente del pan di zenzero. Ed era proprio una brutta storia, l'incidente del pan di zenzero...

Ripensandoci, forse la mossa di fidarsi di Theodore non era stata proprio delle migliori, ma cosa doveva fare? Di certo, non avrebbe lasciato una cuginetta povera e indifesa ad un triste destino di sofferenza. Tutto sommato, con qualche sacrificio, sarebbe riuscito a mantenere tutti quanti.
Far del bene, era quello che voleva di più dalla vita, e cosa c'era di sbagliato?

-Mary, ho semplicemente seguito un dovere morale che sentivo di avere. Non me ne pento.-

La donna sospirò scuotendo il capo, alzando poi le mani al cielo e andandosene dalla stanza.

-Forse un giorno capirete che al mondo sono in pochi ad essere come voi. Vado a fare una passeggiata, non mi importa se piove.-
George seguì con lo sguardo la donna che se ne andava, e quando intravide la sua sagoma aprire l'ombrello e uscire sotto la pioggia battente, si gettò sul divano, sprofondando nell'inferno di cuscini bordeaux.
Chiuse gli occhi per ascoltare il temporale che si faceva sempre più feroce, Mary sarebbe per forza tornata entro poco.
Non poteva dire che non fosse una brava donna, e probabilmente era una delle pochissime persone a volergli veramente bene, ma spesso aveva l'impressione che non lo capisse mai, un po' come gli era capitato con sua madre.
Ecco cos'era Mary, una specie mamma per adulti.
La sentì rientrare subito in casa, lamentandosi di essersi infradiciata e sgrullando l'ombrello in modo goffo.

Chiuse gli occhi e sorrise, ora poteva udire il rumore metallico del bollitore che veniva tirato fuori dalla mensola, presto avrebbe sentito il profumo del tè. In fondo, erano le cinque.

Le cinque.

Le cinque!

Oh no, avrebbe dovuto trovarsi all'università mezz'ora prima!

Si alzò di scatto, correndo di sopra a prendere la giacca e il cappello.

-Mary, devo scappare via, sarei dovuto già essere all'università per una cosa importantissima.
Rimarrò a dormire in centro per stanotte, non ti preoccupare per me, sarò di ritorno direttamente domani sera!-

Scese gli scalini a due a due, affacciandosi un secondo alla cucina, prima di uscire.

-Comunque sappi che sei una persona importante per me, grazie di tutto.-

Afferrò un biscotto dal barattolo, poi salutò Mary con un sorriso, uscendo nella tempesta.

I nuvoloni torreggiavano sul cielo, dando l'effetto di una specie di infinito e spaventoso maglione grigio.
George si riparò con il piccolo ombrello che aveva, constatando dopo poco l'inefficacia di esso. Magari a causa del temporale molte altre persone sarebbero arrivate tardi e quindi lui non ci avrebbe fatto una figura barbina.
Scorse in lontananza un taxi color antrace, era un modello di automobile fuori uso da dieci anni, ma nei dintorni non sembravano esserci altre vetture disposte ad ospitare un pover'uomo zuppo di pioggia.

Si avvicinò alla macchina, bussando un paio di volte contro il finestrino.

Per qualche secondo non ebbe risposta, ma poi udì un sonoro "clack" con cui la portiera dei sedili posteriori si aprì di scatto. Entrò senza pensarci due volte.

Al volante era seduto un omone di mezza età intento a masticare un pezzo di tabacco.

-Ciao, amico, Al Davis al tuo servizio. Dove ti porto? Oh, prima di partire ti avverto, con questa pioggia guidare è difficile e quindi la mia tariffa è raddoppiata.-

Era evidente che si stesse approfittando di essere l'unico taxi nel raggio di almeno tre miglia, ma cosa si poteva fare?

-Non si preoccupi, comunque mi porti alla facoltà di fisica dell'università. E' su Oxford Road.

Una domanda, in quanto arriveremo? Andrei di fretta...-

L'uomo sputò la poltiglia marrone che aveva in bocca in un bicchiere di rame che teneva accanto a sè, poi mise in moto l'automobile sghignazzando sonoramente.

-E che Oxford Road sia, amico! Calcolando l'imminente tempesta, mi duole dirti che non saremo a destinazione prima delle sei, ma diciamo che con un piccolo extra potrei tentare di prendere delle strade secondarie che accorcerebbero anche di mezz'ora i tempi d'attesa. Non so se mi spiego, amico...-

Quanto odiava quel tipo di gente, non poteva assolutamente permettersi ulteriori ritardi, o stavolta davvero avrebbe rischiato grosso.

La conferenza sarebbe terminata alle sei spaccate e se fosse arrivato poco prima, con un po' di fortuna sarebbe riuscito a sgattaiolare in mezzo al folto pubblico e far poi finta di essere stato lì sin dall'inizio.
-"Che extra sia, amico."-

Il conducente prese a masticare un altro pezzo di tabacco, accelerando improvvisamente e facendo quasi balzare George in avanti.

-Ti consiglio di reggerti forte, questo vecchio catorcio a volte ballonzola un bel po'. Una volta un ragazzino è volato sul parabrezza!-

Il problema era che non c'erano fisicamente appigli a cui potersi aggrappare, e tutto ciò che lo sfortunato passeggero poteva fare era tenersi al sedile sperando di sopravvivere o semplicemente recitare un paio di preghiere, in caso fosse religioso.
Brusche frenate si alternavano al folle accelerare, era peggio delle montagne russe.

Tutto d'un tratto Al emise un urlo, sterzando a sinistra a tutta velocità e scaraventando George contro la portiera. Il labbro inferiore gli andò a sbattere dritto contro il vetro del finestrino, iniziando a sanguinare abbondantemente e macchiandogli la camicia inamidata.

-Ma sei impazzito?! Guarda che mi hai combinato!-

Al si girò distrattamente ad esaminare i danni procurati al proprio passeggero, rimettendosi subito in marcia.

-Non è colpa mia, hai visto quella vecchia? Attraversare la strada senza guardare con questa bufera, roba da matti...-

Ripartì a tutta birra, scagliando adesso George contro alla portiera del lato opposto.

Come promesso, arrivò all'università in mezz'ora. Ormai aveva smesso di piovere, le nuvole avevano deciso di dare qualche minuto di tregua agli abitanti della Terra.

-Dodici scellini, amico.-

George scese infuriato dall'auto, poi indicandosi la bocca ancora un po' sanguinante, porse all'uomo delle monete.

-Facciamo che te ne do sei e non ti denuncio alla polizia.-

Al fece finta di prendere i soldi controvoglia, generalmente per una corsa simile guadagnava la metà di quel denaro. Il trucchetto di sparare cifre spropositate continuava a funzionare a meraviglia!

Sgommò via senza salutare, lasciando George da solo di fronte all'imponente facoltà di Fisica dell'Università di Manchester.

Si avviò verso l'entrata, fortunatamente sapeva come arrivare all'aula della conferenza, non era lontana.

L'antica porta di legno che avrebbe dovuto varcare un'ora prima gli apparve dopo poco, e dopo essersi sistemato grossolanamente, la aprì.

Si aspettava di trovare un pubblico numeroso, ma i presenti si limitavano ad una manciata di solenni professori e a una dozzina di studentelli brufolosi.

Alla lavagna, un giovanotto biondo, vestito elegantemente con una giacca verde di tweed scozzese, scriveva velocemente formule di ogni tipo.

Tutti quanti si girarono verso il nuovo arrivato, notando con un'espressione simile allo sdegno i vestiti zuppi e macchiati di sangue e il labbro lacerato. Dopo pochi secondi si voltarono di nuovo per seguire l'uomo che stava discutendo, il quale lanciò invece a George un'occhiata di odio.

-...e quindi, apponendo accanto a gamma al quadrato il segno negativo, vorrei così concludere la mia tesi sulle traiettorie gravitazionali degli elettroni di valenza. Spero di essere stato esaustivo e di aver spiegato con chiarezza tutto quanto. Abbiamo domande?-

Uno degli studenti alzò pigramente la mano.

-Uscirà un saggio a riguardo?-

L'uomo sorrise, andando a tirare fuori da una cartella che aveva poggiato sulla cattedra un fascicolo rilegato.

-E' già uscito e, come ho già detto, questa a cui oggi hai assistito ne era la presentazione...

Nella biblioteca potrai trovarne diverse copie, tutte completamente gratuite.-

Il ragazzo annuì tra sé, lasciando l'aula in un imbarazzante silenzio, che fu rotto dal giovane professore.

-Io allora terminerei qui questa conferenza, vi ringrazio davvero per averne preso parte.-

Un tiepidissimo applauso accolse le parole dell'uomo, il quale iniziò a rimettere a posto alcuni libri che aveva tirato fuori dalla borsa.

George aspettò che tutti quanti andassero via dalla stanza, e li osservò uno ad uno avviarsi verso l'uscita mentre mormorando frasi d'occasione e sbadigli.

Quando fu sicuro che anche l'ultimo studente avesse varcato la soglia da un po', si alzò dal posto in fondo all'aula che aveva occupato fino a quel momento, e si avvicinò all'insegnante che aveva appena tenuto il discorso.

-Dai, non mi sembra sia andata male. Mi sono parsi tutti molto interessati.-

L'uomo lo fissò con rabbia, scostandolo poi con una leggera spallata.

-Vai al diavolo pure tu.-

Tentò di avviarsi verso l'uscita, ma venne raggiunto una seconda volta dal medico.

-Damien, lo dico davvero! Mentre se ne andavano via, ho sentito due ragazzi dire che pubblicizzeranno assolutamente il tuo saggio per quanto è piaciuto loro!
E mi dispiace davvero per essere arrivato in ritardo, ma diciamo che ultimamente la mia vita è stata turbata da diverse faccende.-

Damien fissò lo sguardo da bambino che George aveva, quando faceva così diventava invulnerabile alle arrabbiature. Come diavolo ci riusciva?

Emise un sospiro un po' seccato, facendogli cenno di seguirlo fuori, ma prima scrutò con disappunto il labbro spaccato ancora un po' insanguinato e un grosso livido viola che gli era ora apparso sullo zigomo destro.

-Lasciamo perdere questa conferenza maledetta, e comunque anche se fossi arrivato in tempo non ci avresti capito nulla, stando a quanto ne sai tu di fisica...ma quelli come te li sei fatti?-

George si toccò la bocca per tastare la ferita, ritraendo subito la mano con un'espressione di dolore.

-Oh, nulla di che, un tassista fuori di testa con una macchina scassata ma potente. "Tassista fuori di testa", assonanza carina!

Comunque non è che nel tuo alloggio avresti del disinfettante?

Intanto vorrei però raccontarti di una cosa pazzesca che mi è successa giovedì scorso, praticamente ho incontrato una vecchia pazza...-

Non riuscì a finire la frase che si ritrovò le labbra di Damien sulle sue. Il professore sorrise con sfida

-Non ti sei fatto vivo per due settimane, non farlo mai più. 
Ora raccontami pure della vecchia pazza, e andiamo a prendere il disinfettante.-

Nel giardino di un antico istituto per ragazze di Burnage, durante una mattinata soleggiata, una ragazzina era intenta a scrivere in un quadernino di pelle con gran circospezione, copriva con le braccia i fogli appena qualche curiosa coetanea provava ad avvicinarsi di qualche metro.

"26 Maggio,
Stanotte ho fatto un incubo stranissimo, era da tempo che non mi capitava:

ero in un mare nero e viscoso, cercavo in tutti i modi di rimanere a galla, ma più mi dimenavo più la melassa mortale in cui ero immersa mi trascinava verso il fondo. Dopo un po' di tempo ero completamente coperta e non riuscivo più a respirare, precipitavo lentamente, sempre più giù. Pensavo ormai di non avere scampo, ma poi mi ritrovavo improvvisamente in una galleria umida e buia, si sentiva l'odore fortissimo della muffa. Il pavimento era foderato di una specie di lana rossa, pulita rispetto al resto dell'ambiente. Iniziavo a percorrere il tunnel, ma la soffice lana del pavimento si faceva sempre più marcia e sporca, fino a che non ne rimaneva solo una poltiglia fangosa. Improvvisamente, dietro di me, si materializzavano una dozzina di creature deformi, erano esseri umani, ma era come se la loro faccia si fosse sciolta neanche fosse cera. Iniziavano a inseguirmi, e io correvo per non farmi prendere, il cuore mia andava a mille. Finalmente, in fondo alla galleria, vedo una fievole luce: su un piano rialzato, un uomo è intento a suonare una ballata che cantava sempre Papà al pianoforte. Non gli importava della scena, continuava imperterrito la sua esecuzione, nonostante io lo chiamassi per farmi aiutare. Le creature erano ormai a pochi passi da me, non saprei cosa sarebbe successo, e non credo che lo saprò mai, dato che Madre Delia ha iniziato a scuotermi esortandomi a svegliarmi.
Erano le sei di mattina, e mi ha anche detto di sbrigarmi a prepararmi perché dovevo farmi trovare di sotto con estrema urgenza.

Io ho obbedito, anche se dentro di me non desideravo altro che urlarle che chiunque mi rubasse una preziosa ora di sonno poteva anche andare al diavolo, non nascondo che tenere costantemente un profilo basso inizia a pesarmi.
L'urgenza non era altro che Frobisher, il quale è un tipo estremamente mattiniero e non si fa problemi a scomodare infinitamente gli altri per le sue scemenze.

Sabato ho quasi mandato a monte il piano di quell'idiota, avevo calcolato bene i rischi ed era assolutamente sicuro, ma lui ovviamente si è arrabbiato come una furia. E' stato interessante notare la reazione dei presentì, però, mi è servito molto a capirne meglio il carattere.
Mi ha redarguita molto per questo mio "scherzo".

Entro la prossima settimana dovrei trasferirmi a casa di questo Dottor Livesey, e già assaporo la noia che ne verrà fuori. 
E' davvero stupido, si è fatto raggirare da Frobisher con una facilità immensa, perché non posso andare subito dal Professor Moreau ancora non l'ho capito, è una persona intelligente e mi vuole bene.
Comunque non ho assolutamente intenzione di farmi amico il tizio da cui andrò a stare, infatti credo che passerò in quella casa solo l'estate, poi troverò un modo per andarmene lontano da qui, forse a Sharpton; voglio provare a vedere fino a dove si spingerà a credere al mio personaggio di povera bimba sciocca e indifesa. Almeno avrò qualcosa da fare.

Pensandoci, non è esattamente quello che papà avrebbe voluto, ma sinceramente mi importa poco di chiudermi in qualche collegio a studiare banalità che già so o a imparare a ricamare vomitevoli fiorellini.

Ultimamente papà inizia però a mancarmi, io cerco di non pensarci, a dirmi che sono forte e che passerà presto, ma in fondo so che non è così. E' come quando perdi un dente e, sentendo con la lingua la fossa vuota che ha lasciato, provi quella sensazione di stranezza, senti che c'è qualcosa che non va. E' in queste situazioni che spero nell'annichilimento totale di tutte le mie emozioni; vorrei fossero tutte quante risucchiate in un vortice, continuare a esistere senza vivere.

Come se non bastasse, sto iniziando a sentire sensazioni nuove e strane, cose che non avevo mai provato. Probabilmente è solo il mio debole corpicino fanciullesco che inizia a trasformarsi in un debole corpicino da donna, oppure sto semplicemente impazzendo, se pazza già non sono. Non è la prima volta che dubito della mia sanità mentale, e di certo la gente che mi circonda non mi aiuta a sentirmi meglio. Essere ragazze intelligenti è dannatamente difficile.
Ora sento Madre Delia chiamarmi, spero che non si tratti di nuovo di Frobisher, altrimenti giuro che stavolta lo mando al diavolo e basta.
Penso che aggiornerò domani.
Ivy"

-Ivy, tesoro! Ma cos'hai sempre da scrivere di tanto importante su quel quadernino? 
Ho ottime notizie per te, il signor Frobisher è stato talmente gentile da elargirmi una piccola somma di denaro che potrai usare per acquistare un po' di ciò che ti servirà quando ti trasferirai. Sorella Clara si è proposta di accompagnarti in città a fare qualche compera.-

Non ne poteva più di sentir nominare quell'avvocato.

Una donna grassoccia rivolse un amichevole cenno ad Ivy, che ricambiò meccanicamente.

-Ma come sei carina! Quanti anni hai, piccina? Come ci sei finita qui? Cosa ti servirebbe prendere in centro? Qual è il tuo colore preferito?-

Probabilmente sarebbe stata una lunga mattinata.

Madre Delia sorrise a entrambe con il suo volto rugoso, poi andò via con il suo solito fare solenne.

Ivy si mise il quaderno sotto alla giacca, poi comunicò con uno strano sorriso di essere pronta per uscire.

Si diressero subito alla fermata del bus, era a due passi dall'istituto. Notarono con sorpresa che la vettura era già arrivata, quindi salirono senza esitare.

Sorella Clara iniziò a ciarlare ininterrottamente, come suo solito, non badando nemmeno al fatto che la propria interlocutrice fosse completamente assorta in altri pensieri.

Il chiacchiericcio costante faceva da ottimo sottofondo, ma ad un certo punto qualcosa di strano turbò i sogni ad occhi aperti della ragazza.

Era un odore acre, una sorta di misto di tabacco di ultima scelta e il non lavarsi da tre settimane, ma con qualcosa di ancora più caratteristico e nauseabondo.

Davanti a sé, Ivy vedeva solo un paio di ragazzi intenti a conversare e una donna di mezza età con in mano le buste della spesa, non poteva provenire da loro.

Si girò lentamente verso la parte posteriore dell'autobus e fu allora che lo notò: se ne stava stravaccato sugli ultimi sedili, con un ghigno di denti gialli stampato sul viso.

Doveva avere sui quarant'anni, magro da far paura e con la carnagione olivastra.

Una maglione bucherellato e un paio di pantaloni incrostati erano tutto quello che c'era a vestire il corpo rinsecchito, anche se salendo con lo sguardo Ivy si accorse di un berretto mezzo scucito che copriva il cranio pelato.

Si accorse di essere guardato dalla ragazza, allora le rivolse un saluto di sfida levandosi per un attimo il cappello.

Si passò la lingua tra i denti, andando poi a lisciarsi il volto butterato da una probabile acne giovanile non curata.

Era la persona più ripugnante che Ivy avesse mai visto, ed ebbe un sussulto di terrore, girandosi di scatto verso Sorella Clara.

-Tesoro, va tutto bene? Che ti è successo?-

L'autobus si fermò, facendo scendere l'uomo, il quale non esitò a salutare la ragazzina con un cenno, ghignando più di prima.

-Oh, no... non era niente...sì, mi era solo sembrato...insomma...una mia impressione, nulla più.-

Alle otto in punto, la sveglia trillò con il suo malefico rumoraccio, fucilando qualsiasi sogno che avesse infranto il rigido coprifuoco mattutino.

Damien la gettò per terra con un pugno, ma questa non si spense, andando anzi a vibrare contro il pavimento e generando un suono ancora più sgradevole.

Si rannicchiò sotto le coperte, tentando invano di tapparsi le orecchie con le mani. Improvvisamente il rumore diabolico cessò.

-Come pretendi di stare in aula per le otto e quarto?-

Sgusciò fuori dalle lenzuola, trovandosi di fronte George con in mano la sveglia.

Era vestito e perfettamente pettinato, indossava anche quel grosso camice bianco che lo faceva apparire tanto importante quanto ridicolo.

-Non arrivo mai in ritardo, so dosare i miei tempi. Poi, dopo quello che è successo ieri non dovresti proprio istruirmi su come arrivare in orario. Ma si può sapere a che diavolo di ora ti sei alzato?-

George mise a posto la sveglia, avvicinandosi adesso alla finestra e voltandosi per guardar di fuori.

-Lo sai che mi alzo molto presto naturalmente, solo che oggi, trovandomi molto vicino all'ospedale, ho potuto usare il tempo che generalmente trascorro sul treno per osservare ciò che si vide da questa finestra.

Hai un piccolo tesoro e neanche lo sai, qua davanti passano davvero tutte le tipologie di persone, ed è bello alzarsi la mattina presto e osservare come appaiano una ad una.-

Damien si infilò la vestaglia, poi si trascinò verso un mobiletto da cui tirò fuori la schiuma da barba e il pennello.

-Non capisco cosa ci trovi di così affascinante nelle persone, sono solo dei sacchi di carne parlanti, e nel novantanove percento delle volte dalle loro bocche escono solo idiozie.-

George ridacchiò con sfida, poi guardò l'orologio da taschino che teneva nella giacca.

-Non potrò stare a farti la lezione, ma sono le otto e cinque: riuscirai a vestirti, a lavarti e a farti anche la barba in dieci minuti? Oh, forse vuoi finalmente levarti quei baffi da finto adulto serio! Il tuo ritardo allora sarà completamente giustificato, vedrai.-

Damien riempì una bacinella d'acqua e iniziò a spargersi la schiuma in faccia, guardando poi nel piccolo specchietto davanti a sé le grosse occhiaie che aveva da giorni.

-Se ami me, allora devi amare anche i miei baffi. Caso chiuso.-

George si aggiustò il camice ridacchiando, poi si avviò verso la porta della stanza e la aprì con discrezione, appurando che non ci fosse nessuno nel corridoio.

-Diciamo che per stavolta hai ragione. Io purtroppo adesso devo andare, e ne approfitto ora che qui fuori è vuoto. Ci vediamo, grazie di tutto.-

Fece per uscire, ma Damien si girò di scatto.

-Fatti sentire, però.-

George annuì lievemente, chiudendo poi la porta con un colpo secco.

Iniziò a camminare come niente fosse, anche se ogni volta aveva il cuore in gola fino a che non raggiungeva l'uscita degli alloggi universitari.

Si precipitò verso il portone, spalancandolo e trovandosi davanti la solita Oxford road brulicante di gente.

L'ospedale era a due passi, e lui avrebbe dovuto trovarsi lì entro mezzora, quindi aveva tutto il tempo di farsi una passeggiata e osservare da vicino la gente e le situazioni che aveva scrutato per tutta la mattina.

Si avvicinò a un fioraio, venendo investito dal turbinio di profumo fresco che la bottega emanava. Stava per entrare a dare un'occhiata, ma a pochi metri di distanza, di fronte al negozio di vestiti di seconda mano, scorse niente di meno che Ivy Hawkins.

Stavolta non indossava abiti simili alle bomboniere, ed era accompagnata da una grassa e allegra suora.

Fece per avvicinarsi e notò che la ragazzina si era accorta della sua presenza, mentre la monaca era entrata a chiacchierare con una commessa.

George si avvicinò di qualche passo, poi salutò con un cenno Ivy, che ricambiò nello stesso modo.

-Buongiorno Dottor Livesey.-

George sbirciò per un attimo nel negozio: era di seconda mano, ma doveva ammettere che la merce era di ottima qualità, non sembravano affatto vestiti usati. Ne avrebbe assolutamente tenuto conto in futuro.

-Buongiorno Ivy, vedo che sei venuta a far compere prima del grande giorno...-

Era davvero imbarazzato, si trattava di una situazione surreale, e nella sua testa tutto quello che avrebbe voluto dire era altrettanto surreale, così se ne uscì con le prime parole che gli suonavano sensate.

-Lo sai che dormirai in una stanza che sarebbe dovuta essere una biblioteca, non lo trovi emozionante? -

Alla ragazza scappò un mezzo sorriso, ma poi tornò subito alla non-espressione che aveva di solito.

Non sapeva perché, ma quelle parole così fuori contesto e senza senso le avevano dato una strana sensazione, quasi di calore. Non doveva però dimostrare debolezze, o tutti i suoi piani sarebbero andati in fumo.

Decise di non rispondere, e raggiunse velocemente Sorella Clara dentro al negozio, bisbigliandole poi qualcosa all'orecchio.

La donna si girò di scatto verso il medico, quasi correndo verso di lui e andando a stringergli la mano.

-Ma guarda un po' le coincidenze di Nostro Signore! Voi siete il Dottor Livesey! A nome di tutte le Suore di Burnage, vi ringrazio davvero di aver deciso di prendervi cura di questa pecorella smarrita!

Avrete notato che è molto... particolare, ma immagino che diventerete presto ottimi amici, non è vero?-

George guardò Ivy dritta negli occhi, c'era qualcosa che non lo convinceva fino in fondo, qualcosa di sfuggente.

Una persona del genere, che piombava così di scatto nella sua vita, doveva esserci un motivo preciso, o forse no e lui era solo paranoico, ma di certo avrebbe scoperto qualsiasi ipotetica cosa ci fosse stata sotto.

Senza smettere di fissare la ragazzina, continuò a stringere la mano alla suora.

-Sì, credo anche io che saremo ottimi amici...-
 

 

Buonasera, popolo di EFP!

Ce l'ho fatta! SONO RIUSCITA A SCRIVERE QUESTA SECONDA PARTE NONOSTANTE I RITMI MASSACRANTI DELL'UNIVERSITA'. EVVIVA. (dovete ringraziare il caffè)

Si conclude così il primo racconto con George ed Ivy come protagonisti, il secondo è già in cantiere e vi anticipo che, come promesso, sarà ambientato qualche annetto dopo questa avventura, dove si sono compiuti determinati archi narrativi di cui leggerete in futuro.
Ah, se mi va forse vi farò sapere anche in cosa consiste il terribile incidente del pan di zenzero, anzi, facciamo che me lo scrivete voi nei commenti e il più creativo vince una recensione AGGRATISE dei primi tre capitoli di una sua storia. Ci state? (Sì, è prostituzione letteraria)

Vi ringrazio moltissimo per aver letto questa seconda mia follia letteraria, ovviamente neanche sto a dire quanto possa servirmi una recensione che non mi spieghi quanto io sia bravafantasticamiticalimitededition (che quello lo so già), ma piuttosto mi faccia notare cosa potrei migliorare.
Alla prossima!

 


P.S.

Anche per questo capitolo, realizzerò la versione audiolibro. Attendete un po' e sarete ricompensati. 

Link wattpad: https://www.wattpad.com/myworks/128802860/write/506359539

   
 
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