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Autore: FragileGuerriera    18/12/2017    2 recensioni
Il presidente Snow ha appena indetto la terza edizione della memoria degli Hunger Games. Quale è stata la reazione dell'esuberante Effie Trinket nell'apprendere le speciali regole della settantacinquesima edizione degli Hunger Games? In vesti mai viste prima la donna si renderà conto che non è oro tutto ciò che luccica, specie se proveniente da Capitol City.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Finiti i libri e i film di "Hunger Games" ho deciso di lasciar correre la fantasia immaginando come possa essere avvenuta l'evoluzione di Effie dalla donna (diciamocelo) odiosa e senza cuore del primo film, in una persona che nel secondo film soffre all'idea di poter perdere sia Katniss che Peeta. Dei riferimenti sono anche volti ad Haymitch, tra loro c'è una complicità che emerge sempre di più nel corso dei film fino ad arrivare al bacio sfuggente nell'ultimo :-). Nel testo sono inseriti missing moments non solo riguardo all'Effie conosciuta negli Hunger Games, ma anche alla sua vita prima della settantaquattresima edizione dei giochi.
La mia fanfiction è basata sul film, mi perdonino coloro che hanno preferito il romanzo ^_^'.
Spero che queste poche righe bastino per farvi venir voglia di andare avanti nella lettura e ringrazio in anticipo chiunque leggerà la storia e anche chi la volesse recensire (è sempre bello sapere il parere degli altri, anche se negativi, purchè siano pure costruttivi ^^ ).






Effie spinse con poca forza la porta di casa per entrare al suo interno. Le luci si accesero immediatamente appena lei fece il suo ingresso mostrando una donna che sembrava essere il perfetto ritratto al contrario della proprietaria. I vestiti e la parrucca ancora festosi stridevano con lo sguardo di Effie che senza enfasi chiudeva con le chiavi la porta. Si diresse con passi stanchi verso la camera e sedendosi sul bordo del letto si guardò allo specchio posto sulla cassettiera davanti. Il volto per la prima non più rilassato in generosi sorrisi; gli occhi che ripensando a quella serata si fecero nuovamente sgomenti in un primo momento per divenire poi tristi. Mai avrebbe immaginato che sarebbe tornata in quello stato. Era stato molto difficile controllarsi tutta la serata e fingere di essere allegra e spensierata. Ora, da sola nella sua stanza, finalmente lasciò libera ad una piega di incresparle l'angolo destro della bocca all'insù. Per la prima volta non stava per accennare ad un sorriso e da lì a poco le lacrime che iniziarono ad inumidirle gli occhi avrebbero solo confermato la smorfia di dolore sul suo volto. Lo sguardo perso a catturare di nuovo le immagini della serata e, in un'associazione per libero pensiero, a brandelli della sua vita prima. Quando uscì allegra da casa sua dopo due ore per mettere i vestiti e la parrucca che aveva scelto già da tempo con tanta cura insieme alla sua stilista, pensava che sarebbe stata un'emozionante serata quella che stava per attenderla. Era una delle tante feste che costellavano la sua vita fin da quando era piccola ed era portata ai vari gala dai suoi genitori. Sempre vestita elegantissima e con abiti di lusso come una bambolina, impeccabilmente composta come una vera signorina di buona famiglia. Tutti si complimentavano con i genitori e con lei ed Effie era la stella di famiglia. Sua madre era sicura che sarebbe diventata qualcuno di importante nel sistema di Capitol City o negli Hunger Games. Fin da piccola infatti la bimba mostrò vivace interesse per gli Hunger Games, appoggiata dai genitori in quella sua passione e spesso quando le chiedevano cosa avrebbe voluto fare da grande alternava a tante idee anche quella di “estrattrice dei bigliettini” come definiva lei il ruolo degli accompagnatori di Capitol City nei vari distretti. Con il tempo la bimba continuò a crescere non solo d'età, ma anche in bellezza inducendo molti ragazzi o a complimentarsi per la sua eleganza e gusto nel vestirsi o a girarsi per guardarla meglio. Ebbe molti spasimanti, pochi fidanzati e solo due storie importanti. Al termine della sua ultima relazione, durata due anni, a trent'anni, pensò di non cercare più l'amore negli uomini, ma di dedicarsi seriamente alla sua vera passione: gli Hunger Games. Il momento fu propizio poiché proprio in quel periodo furono aperti dei bandi di concorso per la sostituzione di sei posti nella categoria a cui lei, seppur a fasi altalenanti, aveva sempre ambito fin da quando aveva sette anni. I posti in ballo erano quelli del distretto uno, distretto quattro, distretto cinque, distretto sette, distretto dieci e distretto dodici. Effie vinse il concorso, tanta fortuna ebbe nel vincere il bando molta meno fortuna ebbe nell'assegnazione del distretto: l'infelice dodici. Nessuno avrebbe voluto andare in quel posto e lei ebbe conferma della propria sfortuna solo quando vi arrivò per la prima volta: era il più povero dei distretti che contava la sua unica “ricchezza” nelle miniere di carbone. Come se non bastasse ad affiancarla nei tour il mentore in carica da decenni ormai: Haymitch Abernathy. Un impenitente ubriacone che aveva un solo compito e non sapeva nemmeno portare a termine quello. Lo dimostrava l'assenza di altri vincitori dopo di lui. D'altronde lui non aveva mai creduto in uno solo dei tributi del suo distretto. Più volte Effie gli aveva ricordato che Capitol gli aveva dato tutti gli onori degni di un vincitore chiedendo in cambio una sola cosa: essere un buon mentore per i successivi tributi. Lui per tutta risposta le si avvicinava sempre a pochi passi dal viso e con il suo alito impregnato d'alcol biascicava: -Cosa vuoi saperne, dolcezza, di cosa chiede davvero Capitol ai vincitori dei suoi distretti? Io so riconoscere un possibile vincitore e ti garantisco che questi due non hanno alcuna possibilità di vincere.- Sorrideva e, se già non l'aveva, si dirigeva da qualche parte a prendere qualsiasi cosa puzzasse come il suo alito.
Lui era il suo esatto opposto. Lui era rozzo e lei era raffinata; lei amava le feste e lui era scontroso; lui si vestiva bene solo quando sapeva di dover apparire in televisione mentre lei era sempre impeccabile; lei era precisa e maniacale nel lavoro e lui faceva il minimo ed indispensabile per adempiere al suo; lui era sempre trascurato e lei era una maniaca della cura del proprio corpo; lei era un'amante della pulizia personale e della casa, mentre lui si faceva la doccia una volta alla settimana (se andava bene) e viveva nel caos più totale. Lui era un abitante del povero Distretto dodici; lei era una capitolina. Questa era la differenza sostanziale: lei era migliore per diritto di nascita, lui era nato come un miserabile e nessuna vittoria o onore avrebbe cambiato la sua condizione. Lo avrebbero solo reso un po' migliore. Gli Hunger Games servivano proprio anche per questo, a ricordare per sempre che per quanto un abitante dei distretti potesse raffinarsi dopo una vittoria, non sarebbe mai stato un vero capitolino: era una legge di natura messa per iscritto dal Presidente Snow. Nonostante ciò ogni anno cercava di convincere Haymitch a fare del suo meglio per aiutare i suoi allievi a vincere, in fin dei conti più vittorie avrebbe ottenuto il dodici maggiori possibilità aveva lei di andarsene e scalare la gerarchia dei distretti e chissà, magari diventare accompagnatrice di uno dei primi 5 distretti. Quando per la prima volta vide Haymitch credere in uno dei suoi allievi, Katniss e in conseguenza porre fiducia anche nell'altro tributo, Peeta, vide una possibilità di avanzare di livello pure lei. Quando poi, per la prima volta negli Hunger Games, furono proclamati due vincitori lei fu presa da un'euforia mai provata prima. Aveva assistito ad un passo epocale e tutto ciò era avvenuto anche grazie a lei che aveva istruito i due giovani tributi su come comportarsi e vestirsi a Capitol, aveva sollecitato Haymitch abbastanza per fare bene per la prima volta il suo lavoro e aveva scelto per loro i migliori stilisti. In quel periodo, vedere finalmente Haymitch credere in qualcuno ed essere meno scorbutico con i tributi perchè finalmente capace di credere nelle loro capacità, l'aveva anche avvicinata a lui. Odiava la sua dipendenza dall'alcol e il modo in cui la trattava sempre senza portarle il rispetto che avrebbe meritato non solo per il fatto di essere di Capitol, ma per la carica stessa che ricopriva, però vide finalmente un aspetto nuovo del mentore con cui lavorava da tempo. Era più solare, i suoi non erano più sorrisi sarcastici e spesso durante gli Hunger Games, tra un bicchiere e l'altro, si era ritirato a parlare con lei. Non era mai sobrio, ma spesso era lucido perchè si rendeva conto che da ubriaco incapace di parlare e di stare in piedi non sarebbe riuscito a trovare nessuno sponsor per i suoi tributi. Lo sforzo di Haymitch di controllarsi nel bere le permise di vedere un lato piacevole di lui e questo non lo poteva negare. Era trascorso un anno di festeggiamenti, gloria e fama per Katniss e Peeta, i suoi vincitori, e lei era sempre stata al loro fianco, organizzando il tutto al meglio. Era stato un anno molto intenso, poiché lei li preparava non solo per le feste, ma anche per le apparizioni in tv e, visto come la storia d'amore tra i due aveva appassionato gli abitanti di Capitol City, vi furono diverse incursioni delle telecamere del programma di Cesar a casa loro. Quell'anno volò e lei si affezionò molto ai due giovani e, senza accorgersene, pure ad Haymitch che li doveva preparare psicologicamente per piacere al pubblico e per risultare credibili quanto più possibile nella loro recita. Tutto fu perfetto, chiudendo un occhio sulla prima tappa del Tour della Vittoria al distretto undici, lei aveva trovato due ragazzi dal cuore d'oro, aveva scoperto nuovi lati di Haymitch che dai 74esimi Hunger Games era cambiato molto riseptto gli anni precedenti e restare ancora al Distretto dodici non le pesava più come prima. Forse anche perchè grazie alla vittoria di Katniss e Peeta anche lei aveva avuto il suo momento di gloria. Una gloria che durò fino a quello stesso pomeriggio. In quanto accompagnatrice dei tributi lei era in prima fila negli spalti della piazza in cui il Presidente avrebbe dato l'annuncio delle nuove regole che avrebbero onorato la terza edizione della memoria. Era estremamente emozionata, lei aveva visto la seconda edizione della memoria quando era una bambina ed erano stati gli Hunger Games più belli in assoluto, sia per le nuove regole stabilite che per il finale inaspettato: nessuno avrebbe scommesso sul bel ragazzino del distretto 12. Non vedeva l'ora di sapere cosa avevano pensato Plutarch e il Presidente Snow per i 75esimi Hunger Games. Poi... quelle parole... “I tributi, come sempre maschio e femmina, verranno mietuti tra i vincitori ancora in vita di ogni distretto”. La mente e il cuore furono trafitti da una lama con un colpo solo. Sperò vivamente di aver capito male e il suo sorriso per la prima volta svanì mentre tutti gli altri si alzavano per applaudire al Presidente e per accogliere i nuovi Hunger Games con urla di gioia. Improvvisò un malessere momentaneo quando gli chiesero come mai rimase seduta con quella faccia invece di esultare per la splendida notizia. Per il resto della sera finse, sorrise senza troppa enfasi, parlò molto meno del solito ed iniziò a pensare forse come mai prima in vita sua. In un colpo solo avrebbe perso Katniss e Peeta o Haymitch e tra Haymtich il trentasettenne ubriaco senza famiglia e Peeta il diciasettenne sano e robusto con una famiglia alle spalle tutta la vita da ricostruirsi davanti sarebbe stato meglio se fosse andato Haymitch. Senza contare che Haymitch era più grande di loro quindi avrebbe avuto più chance di vincere contro persone tutte più grandi degli ultimi due vincitori. Singhiozzò Effie a questi ricordi, la mente ancora confusa ed annebbiata, il cuore a pezzi. Si era davvero affezionata a quei due ragazzi e non aveva mai pensato ad un futuro diverso da quello di un grandioso avvenire per loro. D'altronde era questo che Capitol aveva sempre promesso, no? Gloria, fama, ricchezza e pace per i vincitori con un'unica richiesta in cambio: fare da mentori fino al successivo vincitore del loro distretto. Ora però le crollava il suo mondo. Prese l'ennesimo fazzoletto stavolta non per soffiarsi il naso, ma per pulirsi il mascara rosso che le stava rigando il viso. Il perfetto mondo di Capitol City, tutto ciò in cui aveva sempre creduto, i vincitori dei distretti di Panem, gli insegnamenti recepiti fin da piccola... ogni cosa nella sua testa stava cadendo in mille frammenti. Quelli non erano i valori che si volevano celebrare con gli Hunger Games, quelle persone non erano come le avevano sempre detto, quello non era il mondo nel quale credeva di vivere. Le avevano sempre spiegato fin da bimba che gli Hunger Games erano necessari: era sempre meglio perdere ventritre ragazzi all'anno dei vari distretti che perdere un numero sproporzionato di vite a Capitol City ed annientare un intero distretto. Le avevano sempre detto che era necessario avere un Presidente che governava su tutto perché era il padrone, ma anche padre amorevole, non solo con i suoi concittadini di Capitol City, ma anche con gli abitanti dei distretti. Lo dimostrava il fatto che in cambio delle ricchezze di ogni distretto lui dava ai loro abitanti cibo e protezione e ai vincitori dava la possibilità di vivere come i capitolini. Anche se, gliel'avevano sempre detto i suoi genitori, loro non sarebbero mai stati veramente come i capitolini. Non avrebbero mai avuto nelle vene il loro sangue e questo era un dato di fatto, una legge naturale quanto naturali erano gli Hunger Games. In fin dei conti era un contratto firmato tra il Presidente e i rappresentanti dei distretti stessi. Ora per la prima volta capì che il mondo nel quale era stata cresciuta, lei e i suoi genitori prima di lei, era tutta una bugia architettata dai poteri alti di Capitol che aveva fatto un lavaggio del cervello ai suoi abitanti, facendogli vedere giusto ciò che nulla aveva di giusto, nascondendo i crimini compiuti in nome della dittatura del Presidente Snow, omettendo quali reali prezzi erano chiesti di pagare ai vincitori. Solo ora capiva le parole che Haymitch gli diceva sempre: “Cosa vuoi saperne di cosa chiede davvero il Presidente ai vincitori di Panem?”. Solo ora, all'infrangersi di una promessa scritta e mantenuta da settantacinque anni e alla possibilità di perdere due dei tre vincitori del distretto 12, si rendeva conto che non c'era nulla di divertente negli Hunger Games. Solo ora si rendeva conto che tutto il sistema di Capitol, dei distretti e degli Hunger Games era qualcosa di assurdo, di terribile. Effie tirò un pugno contro il materasso in un impulso di rabbia che non provò mai prima in vita sua. Due giovani ragazzi di diciasette anni ai quali aveva imparato ad affezionarsi costretti a rivivere gli Hunger Games avendo meno possibilità di salvarsi ancora una volta. Ed Haymitch? Solo ora gli veniva in mente di una volta recente in cui lei prima si complimentò con lui per il lavoro fatto e poi gli chiese come mai non si volle mai impegnare nel suo ruolo prima di allora ricordandogli che Capitol non gli chiedeva nulla in cambio di farlo vivere da nababbo. Lui le rispose come al solito che lei non sapeva cosa Capitol chiedesse davvero ai vincitori e lei, offesa, gli chiese di dirle dunque cosa chiedeva davvero ai suoi vincitori. Haymitch rispose: -Prova a chiederlo alla mia famiglia, dolcezza-. In quell'occasione si limitò a sbuffare, ma ora che ci rifletteva com'era possibile che un uomo di quarant'anni non avesse più nessuno? Rabbrividì, temendo di conoscere per la prima volta la risposta, mentre l'immagine del volto del Presidente prendeva forma nella sua mente. Quella edizione della memoria le stava aprendo gli occhi su diverse realtà e al tempo stesso stava rischiando di portarle via persone alle quali si era affezionata davvero e che per questo non voleva ne' perdere ne' vedere morire. Le avevano sempre insegnato che gli abitanti dei distretti erano persone “di serie B” e lei da diligente bambina aveva sempre assorbito questi insegnamenti fino a vedere logica questa teoria. Ora non ci vedeva più nulla di logico. L'affetto che provava per Katniss e Peeta era qualcosa che andava ben oltre a quello per delle mascotte e questo semplicemente perchè vivendo spesso in contatto con loro si era accorta che non avevano nulla di diverso da lei se non il fatto di vivere nel distretto più povero di tutta Panem. Che dire poi degli strani sentimenti contrastanti che ultimamente provava per Haymitch? Trovava sempre ripugnante quell'odore di alcool che lo accompagnava perennemente, come trovava disgustoso il fatto che di tutti i sanitari la doccia era quella meno usata in casa dell'uomo; però quando era lucido era simpatico, spesso la prendeva in giro senza mai mancarle di rispetto, anche i discorsi che faceva avevano una logica e quando si curava per apparire in tv era anche un uomo piacente, pur non sfoggiando gli abiti e le acconciature stravaganti di Capitol. Effie, immaginandosi un Haymitch sobrio e ben curato, più volte si domandò come sarebbe stato baciarlo, salvo poi per ricordarsi che lei abitava a Capitol e lui no e quindi, sebbene non ci fossero divieti scritti a tal proposito, sarebbe stato scandalosa una simile opportunità. Ora, con il senno di poi, pur non essendo innamorata di lui, capiva che forse avrebbe potuto durante quel periodo approfittare delle numerose occasioni in cui si ritrovò sola con lui. Nessuno aveva mai potuto negare che fosse una bella donna e sebbene Haymitch non aveva fatto mistero che per lui era troppo stravagante nelle acconciature e nei vestiti, era lampante che pure l'uomo la trovava una bella donna. E lui? Elegante e docciato diventava un uomo molto piacente. Non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe sentita attratta da un uomo di un distretto e ora che realizzava ciò, pur continuando a non capire la vera natura dei suoi sentimenti per Haymitch... Le possibilità che uscisse il suo nome erano altissime e questa possibilità la terrorizzava e al tempo stesso la sollevava perché perdere Peeta, così giovane con tutta la vita davanti, le sarebbe stato ancora più insopportabile. Le mancò il respiro quando, facendo mente locale, realizzò che ad estrarre i due tributi del dodici sarebbe stata, ancora una volta, lei. Avrebbe voluto sparire, ribellarsi per la prima volta alla crudeltà di Capitol, accusarli di non dare ai vincitori quello che prometteva, ma... non poteva. Da tempo si respirava una pesante aria dovuta ad una rivolta che si stava dilagando nei distretti e chiunque si fosse opposto al volere di Capitol City veniva ucciso a vista. Non ci teneva a morire, anche perchè lei avrebbe dovuto aiutare il mentore non sorteggiato a tenere in vita gli altri due tributi e Dio solo sapeva quanto supporto psicologico avrebbe dovuto offrire e quali strategie migliori consigliare a Peeta nel caso non fosse uscito il suo nome. Effie si soffiò nuovamente il naso. Lei, accanita fan degli Hunger Games, da sempre aspirante a prenderne parte effettivamente, si trovava persa ora che il suo mondo si era frantumato. Che senso aveva uccidersi a vicenda così giovani? Come era riuscito il Presidente Snow e tutti coloro che lavoravano per lui a lavare il cervello a tutti quanti al punto da fargli credere che gli Hunger Games erano giusti e che un abitante di dei distretti era diverso da un capitolino? Lei non era una persona cattiva e nemmeno i suoi genitori lo erano, ma da sempre era stata plagiata dalla propaganda pubblicitaria e dagli insegnamenti ricevuti dagli adulti a vedere i giochi come la più grande attrazione dell'anno. In quel momento però si stava rendendo conto che era tutto sbagliato nel modo più crudele.
Si lasciò andare sul letto a braccia aperte, gli occhi sbarrati e rossi dal pianto a guardare un punto imprecisato del soffitto fucsia, mentre pensava che estrarre prima Katniss e poi uno dei due ragazzi fingendo che fosse tutto fantastico era la punizione per aver sempre amato un gioco così cruento fin dall'età più tenera. Andò avanti con queste congetture per ore finchè, sopraffatta dalla stanchezza decise di cambiarsi e prepararsi per andare a dormire.

Dopo un'ora e mezza, per la prima volta in trentuno anni di vita, gli Hunger Games iniziarono a turbare i suoi sogni.

  
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