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Autore: MaDeSt    19/12/2017    3 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Già il capitolo scorso avevo chiesto la vostra attenzione, ma questa volta è davvero importante; non è un continuo "Al lupo!".
Dopo una lunga pausa di riflessione, a malincuore annuncio che questo sarà l'ultimo capitolo che posterò su EFP: per questioni di sicurezza infatti non me la sento più di condividere la mia storia online dove chiunque può prenderne delle parti e farne ciò che vuole, senza che io venga nemmeno tutelata. Se lascerò i capitoli qui sarà solo per usarli come "prova" che io effettivamente li abbia pubblicati per prima, e tuttavia sto pensando di lasciare forse solo i primi dieci per non lasciare troppo spazio alla caratterizzazione dei personaggi - dopo aver ovviamente salvato tutte le vostre bellissime recensioni, per cui non vi ho mai ringraziati abbastanza.
Ma - c'è un ma.
Dato che alcune persone so per certo abbiano seguito questa storia fino all'ultimo capitolo pubblicato, mi è sembrato estremamente scorretto nei loro riguardi privarli della fine, e per loro - e chiunque ci tenga davvero a proseguire - sono arrivata a una conclusione.
Ormai più di un anno fa ho creato il gruppo chiuso su Facebook dedicato a questa storia, e ora rinnovo l'ultimo invito a partecipare [ https://www.facebook.com/groups/1229535403785896 ], perché sarà da lì d'ora in poi che si potrà seguire il continuo di questa storia; lì posterò tutti i link necessari solo per quelle persone che davvero ci tengono a continuare. Mi dispiace davvero arrivare a questo, ma sono - estremamente - paranoica e vorrei ridurre al minimo il rischio.
L'unica condizione richiesta per poter essere accettati è rispondere alla domanda che vi verrà fatta una volta effettuata la richiesta, ovvero di darmi il nickname di EFP col quale mi seguite. Dopodiché potete anche entrare con un account fake di Facebook; non è il vostro nome e cognome o la vostra vita privata a cui sono interessata, ci mancherebbe. Chiedo il nickname, di nuovo, per essere sicura che seguiate la mia storia e che ci teniate, se non otterrò una risposta non accetterò la vostra richiesta perciò vi prego di fare attenzione a questo passaggio!

Detto questo, arrivati alla fine del nostro viaggio su questo sito, ringrazio SkyCendre, EpsylonEmme, Spettro94, morgengabe e Fan of the Doors per aver recensito ogni singolo e talvolta noioso capitolo di questa lunga storia, per i consigli, i pareri, le dritte e il supporto che mi hanno fatto arrivare. Un grazie davvero sentito.
Ma non posso non ringraziare anche i recensori occasionali, che in qualche occasione hanno speso il loro tempo per farmi sapere cosa ne pensavano strappandomi qualche sorriso. Quindi grazie a Hanna McHonnor, da capo ancora, DarkLqser, Thethis, GothicGaia e Testechevolano.
Infine ringrazio anche tutti i miei lettori silenziosi, che sebbene non mi abbiano mai fatto sentire il loro parere mi hanno in qualche modo fatta sentire apprezzata da qualcuno anche soltanto aggiungendo la storia tra preferite seguite o ricordate.
Grazie veramente a tutti, grazie a voi questa storia è migliorata tantissimo e mi avete motivata a riprenderla in mano in continuazione per scrivere un nuovo capitolo dietro l'altro, talvolta facendomi venire le crisi di nervi perché non stavo al passo con la pubblicazione. È stato un viaggio lungo e bello, che in realtà era pure appena iniziato, e spero che continui... dall'altra parte. E di ritrovarvi numerosi.
Ora, finalmente, vi lascio alla storia.
Buona lettura!

Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

REPRESSION PHILTER

Jennifer e Mike condividevano solo le lezioni di Elementi, ma nonostante il poco tempo che passavano insieme gli altri riuscirono a notare la freddezza del ragazzo e la conseguente tristezza della ragazza già dai primi giorni. Entrambi si rifiutarono di approfondire l’argomento, piuttosto sminuendolo e dicendo che non c’era nessun problema - tutti e due usarono la scusa di essere troppo impegnati a studiare per giustificare il loro malumore.
Ma gli altri quattro non se la bevvero facilmente. Quello che riusciva a rimanere più indifferente era naturalmente Cedric, perché non legato emotivamente a nessuno dei due; ma Susan e Layla cercavano di passare tutto il loro tempo libero con Jennifer per rallegrarla nonostante lei non volesse, e Andrew dall’altra parte ogni tanto provava a chiedere approfondimenti a Mike per capire la situazione.
Mike non voleva parlarne con nessuno e Jennifer non poteva, soprattutto ora che Mike si sentiva tradito da lei; non avrebbe dovuto sgarrare oltremodo.
Tuttavia la faccenda andò avanti così a lungo da rendere difficoltosi gli studi e i quattro non coinvolti sapevano di dover fare qualcosa: qualunque fosse la ragione del loro distacco, per il bene di tutto il gruppo avrebbero dovuto riunirli.
Quando Layla riuscì a raccogliere tutti nella sua piccola stanza e glielo disse però, Mike sbottò e diede di matto non potendo credere di trovarsi lì per parlare di quello: le disse di non infilarsi in faccende che non le competevano, che non c’era niente di strano o sbagliato in loro - come già avevano detto entrambi i diretti interessati - e di non insistere ulteriormente con quella storia, o l’avrebbe solo fatto innervosire di più. Dopo aver sbraitato se ne andò stizzito richiudendosi la porta alle spalle, lasciandoli tutti basiti.
«Che cosa gli è preso?» domandò lentamente Layla, voltandosi a guardare Jennifer.
E lei fece spallucce scegliendo ancora di coprirlo: «Non ne ho idea. È solo stressato forse.»
«Stressato da cosa?» la rimbeccò Susan.
«Beh a me qualche giorno fa è sembrato piuttosto abbattuto perché non riesce bene in alcune materie.» disse Andrew, e Jennifer lo guardò ringraziandolo in segreto per aver involontariamente sviato i sospetti da lei.
«Gli passerà.» disse Cedric cercando di riportare la calma.
«Sì, ma cosa gli passerà? Se non ne vuole nemmeno parlare!» esclamò Susan.
«No che non ne vuole parlare, se Andrew ha ragione e si tratta dei suoi fallimenti nelle sue materie.» ribatté il più grande «E se non fosse quello, dubito che qualcuno di noi gli abbia volontariamente fatto un torto, quindi quando sarà meno nervoso potrebbe finalmente dirci cosa sia successo.»
Jennifer fece una smorfia e abbassò lo sguardo abbattuta, ben sapendo che in realtà i due ragazzi avevano torto; lei aveva ferito i sentimenti di Mike, eccome, dal suo punto di vista tradendolo scegliendo di non aiutarlo. A fare una cosa che per lei non aveva alcun senso, ma il ragazzino evidentemente non riusciva a capirlo guardando oltre al proprio naso.
E Layla sospirò: «Va bene, diamo per buona la ragione di Andrew. Ma questa storia presto dovrà finire.» sentenziò, poi congedò tutti quanti pretendendo che lasciassero la sua stanza e nessuno si azzardò a disubbidire.

Mike cominciò a fingere che tutto fosse tornato alla normalità quando si trovavano in gruppo, per poi invece indirizzare a Jennifer delle occhiate torve quando nessuno guardava, e non le rivolgeva la parola se si trovavano per caso da soli. Si era detto di doverlo fare per evitare le domande scomode degli altri a cui non poteva permettersi di rispondere, e in effetti sembrò funzionare; la ragazzina pur di non dargli ulteriormente contro preferiva stare al suo gioco e comportarsi come se non avessero mai litigato, quando si trovavano davanti agli altri, mentre quando per caso s’incrociavano da soli sembrava triste, ma non provava a cominciare una conversazione. Il che lo faceva sentire in qualche modo fiero di sé e consapevole che presto Jennifer avrebbe ceduto.
Quel che non sapeva era che Jennifer si sentiva costretta a sorridere durante il giorno per poi piangere la notte nel suo letto e risvegliarsi la mattina seguente come se nulla fosse successo, per mandare avanti la sceneggiata senza peggiorare ulteriormente il loro rapporto già incrinato a sufficienza. Questo naturalmente mise a dura prova i suoi nervi, la sua pazienza e persino il suo ottimismo cominciò a venire meno dopo una settimana, tanto che perse l’appetito e la sua capacità di concentrazione, il che le rese difficile stare al passo con le lezioni.
Eppure ignorò qualsiasi tentativo di Susan di rallegrarla, consapevole che nonostante gli sforzi non sarebbe cambiato nulla. Vedeva chiaramente la preoccupazione sul viso di Layla e la confusione di Andrew, nonostante entrambi chiaramente si sforzassero di non disturbarla. Ma arrivò a turbare persino Cedric, che una mattina le chiese come mai stesse mangiando così poco ultimamente, e Jennifer ignorò pure lui domandandosi tra sé se in realtà il più grande la stesse rimbeccando come lei stessa aveva fatto con lui mesi prima. Naturalmente il ragazzo non insistette e gliene fu grata, come era grata anche agli altri per lo sforzo che stavano facendo nel non immischiarsi più del dovuto.
Era convinta di non essersi mai sentita così triste prima d’ora, nemmeno quando aveva dovuto lasciare casa sua per andare dagli elfi; non avrebbe mai creduto di potersi sentire abbandonata dal suo migliore amico, né tantomeno dopo aver fatto quella scelta per il suo bene. Ma Mike evidentemente proprio non riusciva a capirlo, o non le avrebbe tenuto il muso così a lungo.
Arrivata vicina al punto di rottura, non sapendo come venire fuori dalla situazione, tentò l’impossibile. Al termine di una lezione di Alchimia sospirò e si fece coraggio, poi si avviò verso la cattedra facendo cenno a Layla e Cedric di lasciare l’aula; li avrebbe raggiunti dopo aver parlato con Elsi.
La donna la notò in piedi poco lontana dal suo tavolo con le mani strette sulla fascia della borsa a tracolla, e la invitò ad avvicinarsi.
Così la ragazzina, tormentandosi le dita, comincio: «Vorrei farti una domanda... a scopo puramente informativo.»
«E perché non l’hai posta durante la lezione?» domandò Elsi sorpresa.
«Perché... mi vergognavo.» mentì Jennifer fuggendo il suo sguardo.
«Parla allora, ti ascolto.»
«Ecco io mi chiedevo se... se ci fosse un modo per inibire una singola emozione.» guardò di sottecchi la donna e le vide uno sguardo incredulo, quindi continuò in fretta: «Mia madre era la guaritrice del villaggio, ed era capace di inibirle tutte. Quindi ho sempre dato per scontato che non fosse possibile cancellarne una singolarmente. Ma se, per esempio, io fossi innamorata e non volessi esserlo? Si potrebbe in quel caso fare qualcosa solo per quello?»
«Mia cara, esistono i filtri per far innamorare le persone in alcune circostanze, credi non sia possibile il contrario?» la interrogò Elsi con un sorriso che alla ragazzina parve compassionevole.
«No, io non... non ci avevo pensato.» ammise Jennifer arrossendo per l’imbarazzo, ma in cuor suo aveva appena ottenuto una risposta.
«Questo perché non è un argomento che abbiamo ancora trattato nello specifico. Ma per rispondere alla tua domanda, sì. È possibile.»
«Ed è molto difficile, immagino.» sussurrò, sperando che l’insegnante non cogliesse la sua intenzione di preparare una pozione del genere di nascosto.
«Sì, no, dipende da molti fattori, dovresti saperlo. L’Alchimia è una materia estremamente complessa e con infinite variabili. Ma di certo un piccolo errore potrebbe essere devastante...»
«Certo, si potrebbe involontariamente preparare un veleno invece di un filtro d’amore, lo so.» la interruppe, lasciandosi sfuggire un sospiro «Bene, era solo una curiosità, magari mia madre non lo sapeva nemmeno e pensava che le sue cure fossero già perfette.»
«Immagino avrai molto da raccontare quando tornerai a casa.» le sorrise la donna.
Jennifer le sorrise a sua volta e la salutò dicendole di dover raggiungere i suoi amici, dunque lasciò l’aula e corse per le scale fino a raggiungere il gruppo della sua classe di Alchimia. Però ora c’era un altro problema: non avevano studiato come preparare quel genere di pozioni, e di certo non poteva inventarselo, ma non sapeva leggere. O non abbastanza per poter preparare senza errori una pozione completamente nuova.
Con una smorfia frustrata volse un’occhiata a Cedric appena davanti a lei che camminava poco dietro Layla, ma come Jennifer non sembrava particolarmente interessato alla conversazione che la ragazza stava tenendo con Ovittalia lì accanto. Di certo non avrebbe potuto chiedere l’aiuto di Layla neanche se fosse stata capace di leggere, ma il ragazzo era l’unica altra persona di cui si fidava davvero che studiasse ancora Alchimia, e oltre a saper leggere bene aveva una buona memoria. Però era sicura che non gli sarebbe piaciuto affatto dover collaborare a una cosa del genere.
Si morse il labbro indecisa sul da farsi, sapendo che se voleva andare incontro a Mike quella era la sua unica possibilità. No, in realtà non lo voleva, semplicemente doveva farlo altrimenti chissà quanto sarebbe andata avanti quella storia; non avrebbe potuto sopportare quella freddezza da parte del ragazzino per un’altra settimana, e prenderlo da parte per parlargli sarebbe stato inutile, considerando quanto fosse testardo e accecato dalla rabbia.
Così infine si decise a raggiungere Cedric e tirargli la manica per attirare la sua attenzione, e dato che si trovavano dietro a Layla e Ovittalia nessuna delle due notò alcunché.
Il ragazzo la guardò sorpreso e si fermò insieme a lei sulle scale, dando fastidio al resto degli studenti che scendevano, ma a lui sembrò non importare affatto.
Jennifer gli fece un muto cenno di seguirla fino alla parete per togliersi dal traffico e lui obbedì senza ribattere, lanciando solo una rapida occhiata a Layla che tuttavia non si era ancora accorta di niente.
Attese che fosse lei a chiarire la situazione, infatti la ragazzina sussurrò: «Devo chiederti un favore.»
«Va bene.» disse lui scuotendo le spalle «Cosa c’è?»
«Lo farei io ma non so leggere, perciò... avrei bisogno che mi aiutassi a trovare un libro e me lo leggessi.»
«Solo a te?» domandò sospettoso.
E lei annuì: «Solo a me. È una... questione personale.»
«Jennifer io devo già leggere un sacco di cose...»
«Lo so! Lo so, ma questo è davvero importante. Ti prego!» lo interruppe con la voce flebile e le mani giunte.
Cedric sospirò profondamente e le domandò con fare rassegnato: «Di cos’hai bisogno?»
Solo leggermente sollevata, Jennifer rispose: «Io... se... Se te lo dico devi promettermi di non dirlo a nessuno. Prometti?»
«Va bene! Lo prometto. Ora dimmi cosa c’è.»
Lei sospirò a sua volta e rimase in silenzio ancora qualche secondo, sapendo di poter fare affidamento sul fatto che non avrebbe parlato, ma probabilmente non si sarebbe trovato d’accordo con ciò che aveva in mente di fare.
«Mi serve preparare una pozione di nascosto. Una pozione che... che inibisca le emozioni.» disse infine.
«Sei preoccupata per me?» la interrogò incupendosi appena.
«Cosa? No, no. Non è per te. È per...» si morse le labbra e per il momento decise di tacere l’informazione cambiando discorso: «Però sì, potremmo usarla come scusa se gli altri dovessero fare domande. Fingere che sia per te ma non lo è.»
«Io dopo pranzo ho lezione. Non posso trattenermi oggi.» obiettò lui.
«E questa notte?» domandò speranzosa.
Ma Cedric scosse la testa: «Ho lezione oggi pomeriggio, questa notte e domani mattina.»
«Accidenti, io sono libera fino a domani mattina, poi il pomeriggio ho lezione.» sussurrò lei frustrata guardando a terra, realizzando che a parte gli intervalli prima e dopo i pasti non avrebbero avuto momenti liberi da sfruttare insieme.
«Perché vorresti preparare una pozione del genere?» investigò il ragazzo, catturando nuovamente il suo sguardo «E come ti è venuto in mente di chiederlo proprio a me?»
«Perché sei l’unico che sa leggere, che domande! Io... non vorrei. Devo farlo e basta. Mi dispiace.»
«D’accordo, ma perché? Dovrebbe essere l’ultima delle tue soluzioni.» insistette lui.
«Lo è...»
E l’altro la interruppe: «Anzi forse non dovrebbe esserlo nemmeno. Non seguire le orme di tua madre...»
«Ma non lo sto facendo!» sbottò lei interrompendolo a sua volta «Cedric, ti prego, lo so che l’idea non ti piace, non piace nemmeno a me! Non posso dirti niente, ho già detto troppo. E so che non sai abbastanza per capire perché devo farlo, ma per favore fidati di me!»
Rimasero in silenzio a lungo e si sentì estremamente a disagio sotto il suo sguardo indagatore, le venne da chiedersi a cosa stesse pensando e se fosse offeso o arrabbiato, o se avesse addirittura già capito tutto ma non volesse dirglielo.
Tuttavia alla fine il ragazzo parlò e infatti chiese: «Si tratta di Mike?»
Jennifer sobbalzò colta alla sprovvista, domandandosi come ci fosse arrivato senza leggerle nella mente, perché era certa che non l’avesse fatto o se ne sarebbe accorta. A meno che non fosse diventato così bravo da non farsi percepire, questo non poteva saperlo. Le sembrò semplicemente più probabile che l’avesse intuito dai recenti avvenimenti e che pensasse volesse somministrargli una pozione di nascosto per calmarlo. Ma aveva poca importanza come ci fosse arrivato, sapeva che era un ragazzo sveglio dopotutto.
Sospirò rassegnata e annuì: «Sì, è solo una l’emozione che devo cancellare, non voglio fargli del male. E... non posso dirti altro, mi dispiace. Solo che non lo farei se non dovessi.»
«Questo non cambia che tu abbia comunque scelto questa strada.» commentò Cedric a mezza voce, e Jennifer ebbe l’impressione che in realtà avrebbe solo voluto pensarlo piuttosto che dirlo quando cambiò rapidamente argomento: «Possiamo vedere se troviamo qualcosa prima di pranzo, ma è meglio farci trovare dagli altri per quell’ora o faranno domande.»
Non trovando niente di meglio da dire la ragazzina annuì di nuovo e senza perdere altro tempo insieme a lui salì le scale fino a superare nuovamente la metà della torre; Cedric le disse che aveva intenzione di controllare nelle librerie meno frequentate perché immaginava che le istruzioni per preparare pozioni di quel tipo fossero tenute più nascoste di altre. Avevano più o meno mezza ora da dedicare alla ricerca di quel libro prima che dovessero correre al refettorio ed essere lì per tempo.
Nella libreria dell’undicesimo piano tuttavia non lo trovarono, nonostante lui non fece in tempo a leggere tutti i titoli comunque, e mentre scendevano rapidamente le scale il ragazzo le disse che avrebbe provato a cercare tra una lezione e l’altra.
Jennifer non poté fare a meno di ringraziarlo, sapendo quanto in quei due giorni sarebbe stato impegnato e quanto poco si trovasse d’accordo con quel metodo, ma comunque decise che non si sarebbe unita alla ricerca per evitare che gli altri s’insospettissero vedendoli sparire sempre insieme.
Il ragazzo usò la scusa che in quei giorni voleva starsene per conto suo e rimandare per un attimo gli studi, perché per lui il fine settimana era molto impegnativo, e sebbene gli altri protestarono non ci fu niente che potessero fare per convincerlo a cambiare idea; Cedric chiese scusa, ma in ognuna delle pause prima e dopo i pasti correva via nascondendosi nella torre di Alchimia. Questo però lo sapeva solo Jennifer.
Furono costretti a sostituire gli studi teorici con quelli pratici in quei giorni, oppure a unirsi agli altri cinque ragazzi di Eunev Vonemmen o Melonas, approfittandone anche per domandare a Ovittalia da quale città venisse e scoprendo che era nata e vissuta a Deranor - una piccola cittadina che da Eunev si poteva raggiungere seguendo il corso del fiume Locat verso il mare.

Jennifer ebbe notizie da Cedric nel pomeriggio di Twilasten, il giorno seguente, dopo la sua lezione di Biologia. Mentre attendevano l’ora di cena ripassando insieme a Deala, il ragazzo le disse nella mente che aveva trovato una possibile pista: un elenco di tutte le pozioni che potevano essere create e i relativi titoli dei libri presenti nella scuola che trattavano la creazione della specifica pozione. Le disse anche di entrare nella sua stanza la notte, una volta sicura che tutti gli altri dormissero, per poterne discutere.
E così fece, sentendosi il petto oppresso dall’ansia, nemmeno si cambiò le vesti in caso Cedric avesse avuto intenzione di tornare di nascosto nella torre di Alchimia. Naturalmente era contro le regole entrarci di notte, e forse la sua ansia era dovuta a quello più che all’avere una pista da seguire.
Una volta sicura che gli altri quattro ragazzi stessero dormendo uscì dalla propria stanza e bussò a quella che sperava vivamente essere di Cedric. Chiuse gli occhi e incrociò le dita finché la porta si aprì e liberò un sospiro di sollievo realizzando di non essersi sbagliata. Dunque entrò e si sedette alla scrivania per lasciare a lui il letto.
Ma il ragazzo non si accomodò, dopo aver richiuso la porta prese il libretto e glielo aprì davanti mostrandole l’elenco.
Lei lo studiò con lo sguardo riuscendo a leggere a malapena una parola su dieci, immaginando che un elenco simile fosse utilizzato dagli insegnanti di Alchimia della scuola per pianificare le lezioni.
Perciò guardò Cedric e aprì bocca per fare domande, ma lui l’anticipò dicendo: «Non chiedermi dove o come l’ho trovato.»
Dopo una breve pausa Jennifer prese un’aria sospettosa: «Ma sei sicuro di non leggere nella mente?»
In risposta lui rise piano e le rispose: «No, non lo faccio mai se non a lezione.»
E lei ribatté: «Ma se l’hai fatto proprio poche ore fa, per dirmi di venire nella tua stanza di notte! Cioè, adesso. Insomma hai capito!»
Dovette aver capito eccome, perché il ragazzo rimase immobile a fissare il vuoto e a malapena respirando per diverso tempo, senza risponderle, chiaramente interdetto. Poi rimanendo in piedi alle sue spalle cominciò a leggere rapidamente l’elenco, evidentemente senza sapere come difendersi da quell’accusa.
Jennifer lo fermò appena lui lesse dell’inibizione dell’attrazione. Cosa significasse nel dettaglio non lo sapeva, ma immaginava potesse trattarsi dell’attrazione verso una persona e che quindi quella pozione potesse fare al caso loro.
«Va bene...» disse Cedric lentamente, e solo allora, voltandosi a guardarlo, si accorse che aveva un’espressione perplessa.
«Non... non fare domande. Per favore.» balbettò rossa in viso.
E lui in risposta scosse piano la testa, ma prima di richiudere il libretto le domandò: «Sei sicura o vuoi che vada avanti?»
«Vai avanti, per sicurezza.» gli rispose ancora in imbarazzo, stringendosi i pantaloni nei pugni ed evitando il suo sguardo.
Ma quella, di tutto l’elenco, alla fine fu l’emozione che secondo lei era da debellare per andare incontro a Mike, quindi Cedric lesse per sé i titoli di tutti i libri che ne parlavano dicendole che le avrebbe fatto sapere quando avrebbe trovato uno di quelli.
«Comincerai stanotte?»
Il ragazzo scosse di nuovo la testa e le rispose: «Non oggi, sono piuttosto stanco. Se dovessi svegliarmi presto proverò prima di fare colazione.»
«Certo, d’accordo.» sussurrò rialzandosi, e prima di andarsene lo ringraziò di nuovo ora guardandolo negli occhi: «Non hai idea del favore che mi stai facendo. Sono in debito con te.»
Cedric sbuffò richiudendo il piccolo libro: «Non essere sciocca. Vai a dormire.»
Jennifer sorrise piano non lasciandosi intimidire dal tono austero che aveva usato, ma obbedì e lasciò la sua stanza rapidamente per poi entrare nella propria in punta di piedi. Si cambiò e per la prima volta dopo diversi giorni andò a letto col cuore leggero, riuscendo a dormire un sonno tranquillo.

Sapere di essere così vicina alla risoluzione del problema la aiutò a ignorare le occhiatacce che Mike ancora le rivolgeva, e invece tornò a sorridere sinceramente e di buon umore. Certo continuava a non essere d’accordo con quel metodo estremo, ma se non altro aveva scoperto che non era necessario inibire tutte le emozioni per debellarne una soltanto; era già qualcosa.
Cedric di nuovo provò a sparire appena possibile per cercare uno di quei libri, ma non avendo più la scusa delle sue quattro materie tutte di fila dovette perdere del tempo a studiare insieme a loro; dopo la lezione di Alchimia nel mattino di Glenasten infatti sarebbe stato libero per due giorni interi, e Susan bramava le sue lezioni per migliorare la sua capacità di lettura.
Il ragazzo cercò d’ignorare anche lei, sebbene vederla delusa e ferita lo facesse sentire in colpa, ma voleva risolvere la questione di Mike e Jennifer il prima possibile; avrebbe avuto tempo di sistemare le cose con Susan, una volta risolta quell’altra.
Trovò uno dei libri citati dall’elenco nel pomeriggio di Urilasten, mentre gli altri eccetto Layla erano a lezione di Elementi, ma aveva fatto sì che la ragazza lo perdesse di vista prima di correre verso la torre verde.
Di nuovo lo disse mentalmente a Jennifer e di nuovo le chiese di presentarsi in camera sua quella notte, ma questa volta sarebbero andati di nascosto in un’aula della torre per preparare la pozione.
«Al buio?» sussurrò Jennifer sconcertata una volta che si furono riuniti «E se dovesse richiedere più di dieci ore? O la luce del sole? O ingredienti che non possiamo trovare?»
Cedric scosse la testa a ogni sua ipotesi e disse: «L’ho già letta, non devi preoccuparti. Certo richiederà del tempo, ma ci prenderemo un’aula che non sia utilizzata da nessuno domattina, e in caso serva salteremo la colazione. O io almeno, tu potrai andare se vorrai.»
«Hai già pensato a tutto?» gli domandò con un sorriso beffardo, incrociando le braccia in petto.
«Se proprio dobbiamo infrangere le regole è meglio farlo bene, sbaglio? Ma tu sei davvero sicura di voler fare una cosa del genere?» le domandò poi, e la ragazzina sperò di sbagliarsi nel pensare che fosse triste.
Scosse appena le spalle ora evitando di guardarlo e farfugliò: «Te l’ho già detto, non vorrei. Devo farlo e basta.»
«E lui è d’accordo?»
«Me l’ha chiesto lui.»
Dopo una breve pausa Cedric riprese: «Come vuoi. Allora c’è solo un problema.»
«Sarebbe?»
«Serve un capello di entrambi. Io vado da Mike, tu da Layla.»
Jennifer lo guardò esterrefatta, e sul momento senza pensare esclamò: «Come l’hai...» interrompendosi subito dopo, anche se non aveva senso ormai tenerglielo nascosto preferiva non dargli un’ulteriore conferma.
Cedric non rispose e la ragazzina nemmeno attese che lo facesse, sbrigandosi a uscire da quella stanza ed entrare altrettanto rapidamente in quella di Layla sperando che lui non la vedesse. Con un sospiro silenzioso si avvicinò al letto dell’amica sentendosi il cuore in gola per l’ansia, per tutto il tempo sperando di non essere scoperta, ma anche quando venne il momento di strapparle un capello con un gesto deciso Layla si limitò a lamentarsi nel sonno.
Con un muto cenno di esultanza Jennifer uscì in punta di piedi dalla stanza senza fare rumore e dovette aspettare poco tempo prima che Cedric lasciasse la stanza di Mike. Dopodiché lo seguì sgattaiolando silenziosamente verso il cortile.
Il buio e la totale assenza di neve li aiutarono a passare inosservati a eventuali occhi guardinghi, soprattutto perché evitavano il più possibile di camminare lungo i sentieri di sassolini bianchi e piuttosto si nascondevano tra la vegetazione; se avessero accidentalmente fatto rumore sarebbe stato imputabile al vento, mentre sarebbe stato più difficile mascherare lo scrocchiare della ghiaia.
Cedric aveva in effetti studiato l’orario per assicurarsi che non sarebbero stati colti di sorpresa la mattina seguente, e condusse Jennifer nell’aula del nono piano; era già illuminata da uno di quei globi grigi fluttuanti e lei tirò un sospiro di sollievo. Se non altro le finestre illuminate non avrebbero destato sospetti se qualcuno le avesse guardate.
Lui si scelse uno dei numerosi banchi e vi poggiò il libro aperto alla pagina giusta, indicandola a Jennifer: «Non ce ne servirà molta, se è per una sola persona. Qui c’è scritto che la durata è molto variabile, va da un minimo di due a un massimo di sei mesi. Va assunta a stomaco pieno o l’effetto durerà drasticamente meno. Farà effetto gradualmente nel giro di qualche ora.»
«Perfetto.» annuì lei avvicinandosi «E gli ingredienti?»
Cedric fece una smorfia e uno strano verso prima di dire: «La preparazione non è semplicissima, e spero davvero che non sbaglieremo niente.»
«Dice anche cosa si potrebbe ottenere con uno sbaglio?» domandò preoccupata.
«No. Quello è piuttosto imprevedibile, dovresti saperlo.»
«Ci speravo.» sospirò abbattuta, poi alzò lo sguardo e disse con più decisione: «Ma noi due siamo in gamba, non sbaglieremo niente. Quindi, gli ingredienti?»
«Saranno tutti qui da qualche parte.» disse Cedric guardando in direzione dell’armadio, poi glieli elencò; servivano la radice di mandragora, la radice di aconito, i semi di finocchio, le foglie di primula, il fiore di biancospino, il senecio e i semi di zucca. E naturalmente i due campioni di capelli.
La preparazione in sé richiese molto tempo, precisione e cautela, ma i due ragazzi rimasero concentrati dall’inizio alla fine totalmente incuranti della stanchezza, anzi nemmeno la sentirono perché troppo presi dal lavoro. A ogni passaggio Jennifer chiedeva se l’avesse fatto bene e quale fosse quello successivo, e Cedric le rispondeva rimanendo al contempo assorto nel compito che stava svolgendo, ma lei non dubitò mai nemmeno per un attimo della veridicità delle sue parole. Il capello di Mike dovettero aggiungerlo più o meno a metà della preparazione, perché la pozione era destinata a lui, mentre quello di Layla alla fine, appena prima di lasciarla riposare.
Alla fine del procedimento si era quasi fatta l’alba e il composto aveva assunto un colore arancione come da istruzioni, che una volta raffreddatosi sarebbe dovuto diventare giallo e opaco, piuttosto denso, da ricordare il miele nella consistenza, nel colore e nel sapore.
E con un ennesimo sospiro di sollievo Jennifer constatò che, dopo averlo lasciato riposare in una fiala per una buona ora, sembrava essere andato tutto bene: la pozione ricordava in tutto e per tutto una fiaschetta contenente un miele dorato.
Nel frattempo avevano rimesso a posto gli ingredienti non utilizzati e ripulito gli strumenti fino a farli tornare come nuovi, in modo che nessun insegnante avrebbe potuto scoprire la loro attività clandestina; sperava che per il tempo che quell’aula fosse nuovamente utilizzata per la lezione ogni odore sarebbe svanito.
Ora il problema sarebbe stato tornare verso le camere senza che nessuno li vedesse, ma a quel punto Cedric propose di fermarsi nella torre e nascondersi nei bagni attendendo che gli altri studenti cominciassero a rianimarsi e fingendo di essersi svegliati presto; dopotutto entrambi loro volendo avrebbero potuto avere una camera nella torre verde, come provava il simbolo della boccetta sulle loro casacche, e poteva essere che gli altri studenti non avrebbero fatto caso alle loro facce nuove.
Jennifer lo guardò con gli occhi sgranati, non potendo credere alle proprie orecchie e soprattutto che un piano così demenziale fosse uscito dalle sue labbra.
«Ti credevo più intelligente.» gli disse per scherzo, tuttavia trovandosi costretta a doverlo assecondare perché con la luce che c’era era ormai troppo probabile incappare in un insegnante se avessero fatto ritorno alle stanze comuni.
Raccolse con cura la fiala e l’arrotolò in diversi strati di pergamena per essere sicura che non andasse in frantumi urtando qualcosa, per poi metterla nella propria borsa e lasciare l’aula accompagnata da lui.
Vagarono con circospezione su e giù per la torre in cerca dei bagni finché li trovarono e rimasero insieme nella parte comune dei lavabi, appoggiati ognuno al proprio in attesa di vedere altri studenti entrare o uscire, segno che avrebbero potuto lasciare i bagni e correre giù per le scale sperando di non essere riconosciuti.
Jennifer cominciò a sbadigliare e a sentire sonno nell’attesa, le si chiusero gli occhi e Cedric dovette scuoterla più di una volta per risvegliarla e impedire che franasse a terra, ma alla fine venne il momento di andarsene e scesero in fretta dieci piani di scale. Per fortuna erano davvero pochi gli studenti già in piedi, quindi nessuno badò realmente a loro e non ebbero intoppi nel tornare alle loro camere.
Lei depositò borsa e fiala sulla scrivania di camera propria, poi si unì agli altri in attesa della colazione. Naturalmente non ne parlò con Mike, il quale aveva lezione di Difesa la mattina, e cercò il più possibile di mascherare la stanchezza. Lanciando una rapida occhiata a Cedric notò che lui, al contrario, non faticava a restare sveglio e si chiese quante volte gli fosse già capitato di non dormire la notte a loro insaputa; se resisteva così bene doveva essere abituato e per una volta lo invidiò.
Entrambi avevano la mattina libera dagli impegni, ma solo Jennifer poté sdraiarsi a letto e recuperare qualche ora di sonno fino a pranzo, perché lui dovette rimediare all’aver trascurato Susan per troppo tempo e quindi rimase nel cortile con lei a seguire i suoi progressi.
Il pomeriggio invece Mike era libero, ma non Jennifer che aveva lezione di Biologia, quindi alla ragazzina toccò aspettare dopo cena per consegnare all’amico la pozione: chiese segretamente a Cedric di distrarre gli altri e invece al ragazzino fece un cenno quasi impercettibile invitandolo a seguirla. Mentre gli altri non guardavano, i due sparirono rapidamente nella stanza della ragazzina che si affrettò a richiudere la porta.
«Cosa c’è?» domandò Mike seccato.
«Ho trovato un modo.» rispose lei in un sussurro, faticando a sostenere il suo sguardo irritato.
«Un modo per fare cosa?»
E in risposta lei gli porse la boccetta contenente il liquido giallo, che lui fissò con una faccia stralunata, e spiegò: «Farà effetto gradualmente, quindi bevila adesso. Potresti sentirti un po’ inibito ma l’unica cosa che verrà cancellata dalla tua testa sarà il desiderio. L’attrazione fisica, non il desiderio in generale. E durerà minimo due mesi, ma non so quanto.»
Mike le prese la fiala dalle mani e se la rigirò studiandola attentamente, la stappò e l’annusò trovando che avesse un buon odore, poi la richiuse e guardò Jennifer sospettoso: «Come hai fatto?»
Lei cercò di rimanere sul vago: «Studio Alchimia e Biologia, come hai detto tu. Non è stato semplice e ho dovuto infrangere diverse regole...»
«E se avessi fatto un errore?» continuò lui interrompendola.
Jennifer scosse la testa e rispose paziente: «Impossibile.»
«Sembri piuttosto sicura.» osservò lui, senza abbandonare l’aria torva.
«Non te l’avrei data in mano se non fossi stata certa di aver fatto tutto bene! Per chi mi hai presa?» esclamò tenendo a fatica la voce bassa, ma la sua diffidenza la stava facendo crollare di nuovo e si sentiva sul punto di piangere.
«E hai fatto tutto da sola? Spero tu non abbia raccontato questa cosa a qualcuno... e con qualcuno intendo l’unico di noi che sappia leggere.»
«Ho fatto da sola, ho solamente dovuto pensare molto per evitare di sbagliare. Per questo ci ho messo tanto. Va bene?» esclamò lei di rimando, sperando vivamente che Cedric avrebbe davvero mantenuto la promessa.
Mike fece un verso pensieroso e distolse lo sguardo dai suoi occhi castani per fissare di nuovo la fiala. Dopo averci pensato a lungo la stappò e infine la vuotò in un sol sorso, assaporò il liquido e gli parve proprio di bere del miele perché oltre al colore ne condivideva la dolcezza e quasi la densità.
«Come ti senti?» gli domandò Jennifer notando la sua smorfia incerta, asciugandosi rapidamente gli occhi.
«Bene.» rispose lui subito «Nulla è cambiato per ora. Ma hai detto che sarà graduale, perciò richiedimelo domattina.»
«D’accordo. Ora esci di qui prima che Susan venga a darmi la buonanotte.»
«Cosa...» cominciò incredulo, ma la ragazzina gli aprì la porta e lo sbatté fuori senza dargli ulteriori spiegazioni.
Scosse le spalle deciso a non darvi peso, dopotutto anche a lui piaceva quando sua madre entrava in stanza per dargli l’ultimo saluto prima di dormire. Entrò invece in camera sua e si sdraiò sul letto richiudendo la porta sfruttando una corrente d’aria giusto per far pratica, sentendosi il cuore leggero come una piuma immaginando di svegliarsi la mattina seguente senza più alcun problema. E così sarebbe stato per almeno due mesi a venire, avrebbe finalmente potuto guardare Layla senza sentirsi scoppiare la testa dall’imbarazzo.

Già dalla mattina dopo poté notare la differenza. Passò quasi la metà del tempo che prese la colazione a fissare Layla con occhi sgranati facendo tutto il resto passivamente. La ragazza, che sedeva di fianco a lui al tavolo, lo notò e non poté fare a meno di sentirsi a disagio e continuare a tenerlo d’occhio di nascosto, ma lui non sembrava voler distogliere lo sguardo.
S’insinuò nella mente di Susan, seduta davanti a Mike, e la pregò di distrarlo, quindi la ragazzina bionda gli diede un colpo col piede sotto al tavolo e cercò di intavolare una conversazione con lui. Soltanto allora Mike si riebbe e con una scrollata di spalle disse di essersi perso nei propri pensieri rimuginando su come fare per poter evocare una creatura da Acqua e Fuoco senza che si danneggiasse da sola.
Dentro di sé stava esplodendo dalla gioia: la pozione che gli aveva dato Jennifer la sera prima stava funzionando meglio di quanto sperato; non si sentiva meno felice, meno stanco, meno preoccupato per i suoi fallimenti, ma soltanto non più attratto dalla ragazza che aveva accanto. In un certo senso gli dispiacque aver cacciato un’emozione così naturale e bella, ma scuotendo la testa si disse che al momento per l’amore non c’era posto: doveva concentrarsi sugli studi, sui draghi e sui soldati, non su una ragazza. E inoltre credeva ancora di essere troppo giovane per quello, gli faceva senso pensare di dover condividere una casa con lei in futuro, o avere dei figli.

Essendo il problema di Mike svanito la situazione ritornò tranquilla e alla normalità nel giro di un paio di giorni. Layla ancora era in dubbio se Jennifer l’avesse presa in giro o no, ma gli altri erano di nuovo tutti affiatati come quando erano appena giunti a Hayra’llen e nessuno dei tre ragazzi le dava in alcun modo occasione di pensare che qualcuno fosse realmente innamorato di lei.
Appena ebbe un momento libero da sola con Cedric, Jennifer lo abbracciò stretto senza dargli alcuna spiegazione e solo per pochi attimi, non gli diede nemmeno il tempo di ribattere e levarsela di dosso infastidito, e se ne andò saltellando con gli occhi lucidi dalla felicità lasciandolo momentaneamente perplesso, ma sicura che avrebbe capito.
La cosa strana su cui ora poterono concentrarsi era che persino Cedric sembrava più sereno e decisamente più ben disposto, sopratutto nei confronti di Susan, la quale si prendeva spesso la libertà di camminare stringendogli la mano. E che il ragazzo lo concedesse era a dir poco bizzarro, aveva sempre dimostrato una feroce avversione per il contatto fisico.
I due ragazzini cominciarono a prenderli di mira e punzecchiarli con malizia tanto da spingere Cedric a chiudersi nuovamente in se stesso, e Susan li rimproverò energicamente, ma a nulla servì il suo tentativo di farli ragionare.
Layla era sempre riuscita a contenersi, perché sapeva che a parti invertite a lei stessa quell’atteggiamento non sarebbe piaciuto, e Jennifer non aveva alcuna intenzione di farsi beffe del ragazzo dopo che l’aveva aiutata a risolvere i suoi problemi con Mike, eppure trovava insensato che proprio quest’ultimo scherzasse a quel modo dopo aver sofferto per quelle emozioni che aveva tanto insistito per cancellare.
Provarono a parlarne un poco con Susan sperando di rincuorarla - non ne parlarono con Cedric perché non se la sentivano - ma la ragazzina fece finta di niente dicendo che ad ogni modo tra loro due non c’era altro che amicizia. Il che in fondo non era falso, solo si trattava di un’amicizia più profonda di quanto gli altri potessero vantare, e si guardò bene dall’ammettere di provare qualcosa per lui.
La notte di Eneiasten di quella stessa settimana Cedric tenne una lezione di Astronomia che riguardava la suddivisione dei giorni in ore e minuti, dove Auselion insegnò loro a leggere le meridiane o direttamente capire che ora fosse in base alla posizione del sole nel cielo di giorno e delle lune di notte; disse loro che durante l’anno il modo di calcolare le ore cambiava perché non sempre il sole sorgeva precisamente a est e tramontava precisamente a ovest, né le lune seguivano la stessa orbita - anzi cambiava ogni notte e il ciclo ricominciava l’anno successivo, dopo la notte di eclissi.
Dopodiché gli insegnò le formule e i calcoli che gli avrebbero consentito di sapere da sé tutte quelle informazioni in qualsiasi periodo dell’anno; volendo avrebbero potuto scoprire esattamente dove sarebbe sorto il sole nel ventesimo giorno del mese di Jegra pur essendo nel mese di Maerah, e allo stesso modo avrebbero potuto prevedere dove e quando si sarebbero trovate le lune, o in quale fase.
Dopo la lezione scese le scale senza unirsi ad alcun gruppo di studenti ripassando a mente quanto l’insegnante aveva spiegato, trovando la pratica appena studiata molto affascinante: anche a Darvil esisteva un metodo per contare le ore ed era il campanile della piccola chiesa, ma non serviva ad altro che scandire i ritmi dei lavoratori; a nessuno in realtà importava come il campanile funzionasse o se fosse preciso, anzi lui stesso credeva che in realtà il sacerdote suonasse la campana un po’ quando gli pareva.
Mentre percorreva il cortile per tornare in stanza vide il bagliore di due occhi verdi nascosto nell’ombra, ed ebbe la sgradevole sensazione che fossero fissi su di lui. Si fermò in mezzo al sentiero e si guardò intorno di sfuggita per non perdere di vista quegli occhi troppo a lungo e si rese conto di trovarsi da solo: nessuno nella sua classe di Astronomia abitava ancora nelle stanze comuni.
Non si fece prendere dal panico e tornò a fissare gli occhi verdi e brillanti, quindi espanse i confini della propria mente per sfiorare quella della creatura con cautela, sperava di non sbagliarsi pensando che appartenessero alla Gatta che avevano aiutato mesi addietro.
Yzah lo accolse amichevolmente nella propria mente, venendo piano allo scoperto senza fare rumore, il pelo nero e lucido rifletteva a tratti la luce fredda delle lune.
Cedric si rilassò con un sospiro salutandola con un cenno e chiudendo il legame con la magia che si era preparato a dover usare in caso di pericolo.
Cosa ci fai qui? le chiese dopo che la Gatta lo ebbe salutato a sua volta.
Lei si portò molto vicina a lui, ma rimase nascosta nell’ombra: I draghi mi hanno mandata a darvi un messaggio.
Sarebbe? fece sorpreso.
Vogliono sappiate che i vostri giovani amici sono al sicuro con loro, li cresceranno in una famiglia di draghi nelle prossime settimane.
Questa è una buona notizia ammise, annotandosi mentalmente di doverla riferire agli altri la mattina seguente Grazie per averci cercati.
Dovere ribatté lei semplicemente.
Ora faresti meglio a tornare dai tuoi cuccioli, mentre è ancora notte e nessuno può vederti le disse premuroso, evitando di chiederle come avesse fatto a scavalcare due cinte di mura della città e quelle del cortile della scuola.
La creatura gli fece un profondo inchino per salutarlo, i lunghi peli della folta coda che quasi le sfiorarono la testa, poi con un balzo sparì in mezzo alle frasche e Cedric la perse immediatamente di vista; non faceva nemmeno rumore nonostante non ci fossero altri suoni nell’ampio cortile - non si muovevano nemmeno le foglie degli alberi.
Tornò sui propri passi guardandosi intorno come per assicurarsi che nessuno l’avesse visto fermarsi apparentemente senza motivo in mezzo al cortile, e pensò divertito al fatto che sia lui che la Gatta condividevano una scarsa loquacità; gli era sembrata felice del fatto che la conversazione fosse durata così poco.

La mattina appena sveglio andò a lavarsi, dopodiché attese che anche gli altri si fossero destati e si fece coraggio, per la prima volta sarebbe stato lui a richiedere una riunione nella propria camera.
Prima di ritrovarsi nella stanza di Cedric decisero di cambiarsi d’abito indossando le loro vesti nere e la casacca sopra esse. E appena Susan ebbe richiuso la porta lui raccontò dell’incontro con Yzah e delle poche battute che si erano scambiati, lasciandoli tutti a boccheggiare per il sollievo. Susan saltellò felice e alla fine abbracciò Jennifer che divenne il bersaglio di sfogo della sua gioia.
«Visto? Non c’era nulla di cui preoccuparsi!» esclamò Layla con un ampio sorriso ostentando un’aria sicura di sé per aver detto la medesima cosa fin dall’inizio, ma nel profondo anche lei si sentiva decisamente molto più sollevata ora che aveva la certezza che niente era successo, o che nulla sarebbe successo mai finché i piccoli fossero stati in compagnia di Garandill e Nerkoull.
Avevano brancolato nell’ombra e nel dubbio per più di un mese senza sapere che fine avessero fatto, ma alla fine tutti i peggiori presentimenti che avevano avuto se ne sarebbero andati: i cuccioli stavano bene ed erano al sicuro, lo erano stati fin dall’inizio ed evidentemente non avevano potuto dirlo.
E anche questa rivelazione contribuì a un notevole miglioramento di tutti i ragazzi in tutte le materie, sia che si trovassero nelle aule con gli insegnanti a imparare da loro, sia che si allenassero in segreto nelle proprie stanze condividendo le nozioni che gli altri non apprendevano perché non seguivano la determinata materia.

  
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