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Autore: Diana LaFenice    21/12/2017    1 recensioni
Pisa, 2200. Il progresso tecnologico ha subito uan battuta d'arresto.
Qualcuno ha ancora voglia di sognare. Tre giovani studenti universitari appassionati di letteratura si ritrovano ogni mercoledì in un circolo letterario a discutere di arte e a scrivere poesie. Una sera un editore decide di sfidarli: dovranno scrivere un romanzo che ha come tema il mitor della Fenice, il migliore riceverà in premio la pubblicazione dell'opera.
***
Sentivo di conoscerla dall'inizio del mondo ma anche che mi era totalmente estranea. Lei si protese verso di me, costringendomi ad abbassare gli occhi e cantò il ritornello della canzone che mi aveva perseguitato fino a pochi mesi prima. Mentre cantava, il giallo-bianco di cui ardeva regredì su se stesso per risplendere e permeare nuovamente il suo essere in un'esplosione di luminose, accecanti tonalità. Sul suo corpo comparvero delle fiamme che disegnarono i contorni di una gigantesca aquila dal collo di cigno. Avevo trovato la Fenice ed era come ammirare una stella in tutto il suo splendore.
Genere: Mistero, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Memorie di un vecchio signore

S
e qualcuno dovesse scrivere la mia biografia, allora è bene che sappia che ci sono segreti che non posso rivelare. Altrimenti mi gioco la mia reputazione, già sono vecchio, non voglio che si pensi che sono impazzito del tutto.
In questi anni non ho fatto altro che scrivere per le persone, e ora mi posso finalmente dichiarare in pensione. O meglio, mi vorrei dichiarare così, ma sento ancora il bisogno di mettere insieme immagini e parole come film nella mia testa. E a stento resisto all’impulso di prendere qualunque cosa per trascriverle e lasciarmi trascinare dal flusso. Poi mi ricordo che sono in pensione, e allora lascio - con amarezza - che queste immagini marciscano e muoiano nella mia mente. Ma è anche vero che ho la mia età e che le dita non sono più quelle di una volta e che presto morirò. Lo so come è vero che respiro. È dura invecchiare restando mentalmente lucidi; si ha più consapevolezza di ciò che si ha perso e di ciò che ci attende.
Mi ero giurato che dopo il mio ultimo libro non avrei scritto mai più e invece no. Ho trasgredito il giuramento a causa di Magada, la mia badante. La mia cara Magada, che si occupa di me da dieci anni. Un giorno di fine agosto, mentre rassettava il mio studio, ha trovato i fogli dei miei primi romanzi. Avrebbe potuto gridarmi di averli trovati, invece me li ha portati, rapida e silenziosa come suo solito. Quando me le ha messe davanti non li ho riconosciuti subito. Ma quando li ho presi in mano sono rimasto di sasso: pensavo di averli persi. Così ho inforcato gli occhiali e mi sono messo a sfogliarli, ignorando il tanfo di muffa e le parole mezzo cancellate dal tempo. Ho riso dei miei primi tentativi: quanti errori, quanti strafalcioni, quante ridondanze, e quante parole dialettali. Oddio, facevo davvero pena.
Magada si è seduta sul bracciolo della poltrona e ha letto assieme a me le mie prime creazioni. Quanti ricordi mi suscitano queste storie, quanta giovinezza, quanta ingenuità. E il mio sorriso non scompare finché non trovo gli ultimi fogli; quelli del brain storming sulla Fenice. Magada pare accorgersi del mio cambiamento d’umore perché mi domanda se sto bene. Ed io rispondo di sì e la rispedisco a fare le pulizie. Lei obbedisce, un po’ titubante, lasciandomi solo. Avevo dimenticato quel quasi romanzo.
Allora avevo intenzione di scrivere un romanzo ambientato in un futuro alternativo dove una giovane scopriva in un convento le memorie dei suoi genitori, ma poi la situazione mi era sfuggita di mano, e le informazioni che avevo acquisito mi coinvolgevano troppo per espormi così tanto. Per questo, questo romanzo in particolare non ha mai visto la luce.
Ma ora sono vecchio, sono cambiato, e ho la forza di scriverlo. Quindi mi armo di carta e penna e comincio la mia opera, laddove non è mai cominciata. Dovete scusarmi se troverete interruzioni, errori, ma l’età è quello che è, e sto cercando di emulare lo stile del me ventitreenne per una maggiore coerenza. Inoltre dovete scusarmi se mi rivolgo direttamente a voi, cari lettori, in realtà non sto pensando di farvelo leggere, ma sono abituato a scrivere così. Pensandoci meglio, sapete che vi dico? Mi piace l’idea di sapervi presenti mentre stendo quest’ultima opera, mi aiuta a scrivere meglio, perché così posso leggervelo subito senza aspettare inutili e tediose pubblicazioni. Perciò perdonate anche la mia burbera arroganza di vecchio. Quindi, anche se siete solo fantasie della mia mente, vi prego di restare ad ascoltare mentre ripercorro con voi i miei primi passi in questo vecchio pazzo mondo.
   
 
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