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Autore: Rohchan    22/12/2017    0 recensioni
L'anno scorso, l'ultimo giorno dell'anno ero su un treno. Ho fatto una scommessa con me stessa: lasciare che il mio lettore mp3 scegliesse le canzoni per accompagnarmi nell'ultimo viaggio dell'anno, per poi scriverci su delle piccole storie.
Le regole che mi sono imposta sono semplici. Tutte le storie si svolgono l'ultimo giorno dell'anno, su un treno o in stazione, e il tempo atmosferico va dal pallido sole alla neve alla pioggia (cioè il clima durante il mio viaggio dell'ultimo giorno dell'anno scorso). Devono essere rispettate almeno due condizioni su tre.
Ne sono venute fuori 16 piccole storie, alcune tristi, altre melense, alcune allegre, altre arrabbiate. Sono quasi tutte romantiche, come me, e ve ne regalerò una al giorno fino all'ultimo giorno dell'anno.
Buona lettura. :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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6- Un bacio non conosce l'innocenza (Negramaro)

 

Si era portata un libro, per passare il tempo mentre aspettava il treno. La confusione la stordiva, e infilare la mente in una buona storia la aiutava a non perdere il controllo.

Non era nuovo; l'aveva già letto una volta, ma le piaceva, di tanto in tanto, tornare a leggere storie che già conosceva, per vedere se riusciva a trovare qualcosa che la volta precedente non aveva visto.

 

Stava cercando un posto libero per potersi sedere -possibilmente nei pressi del suo binario, così da poter tenere d'occhio il tabellone- quando li aveva visti.

Erano fermi prima dell'ingresso ai binari, e dal punto in cui si trovava lei era sicura che non potevano vederla, non bene come lei vedeva loro, almeno. Avevano attirato la sua attenzione perchè, nel mezzo dell'andirivieni di gente, in partenza o in arrivo per la festa di capodanno, loro due erano fermi, e non erano né tristi né felici.

Erano, semplicemente, il che implicava qualcosa in divenire; non un addio, non un ritrovarsi dopo tanto tempo, non un arrivederci a un futuro immediato.

Lui aveva una giacca di pelle nera, il bavero alzato a proteggersi dal vento che in quel punto era piuttosto forte, e dei pantaloni scuri. Ai piedi aveva delle scarpe da ginnastica, e una mano reggeva una borsa di carta di una nota libreria. Aveva il viso leggermente chino, perchè lei era più piccola di lui e nonostante gli stivaletti con il tacco che portava non aveva il viso alla sua stessa altezza.

Sorrideva, le sembrava, una mezzaluna dubbiosa che gli dava un'aria intrigante.

Lei aveva una giacca a vento nera, aperta, da cui vedeva spuntare una camicia bianca ed un golfino color ciclamino. Aveva dei pantaloni chiari e il vento che aveva fatto alzare a lui il bavero della giacca le scompigliava i capelli, lunghi e ricci, dandole un aspetto disordinato, ma grazioso. In una mano aveva un libro dalla copertina nera, e l'altra mano era invece appoggiata al braccio piegato di lui, metà a tenerla in equilibrio e l'altra metà a tenerla vicino a lui.

Aveva il viso rivolto verso di lui, aperto in un sorriso, e gli stava dicendo qualcosa, entusiasta. Quando si erano salutati, e lei si era incamminata verso i tornelli d'ingresso, lui si era voltato senza aspettare di vederla entrare in stazione.

 

Peccato, si era detta, tenendo un po' più stretta la borsa. Aveva visto lei voltarsi, una volta passato il controllo, e il suo viso farsi improvvisamente triste nel vedere che lui non c'era più. Poi aveva sollevato la mano destra a toccarsi la guancia, all'angolo della bocca, ed era tornata a sorridere.

Aveva stretto al petto il suo libro, e sorridendo tra sè a sua volta le aveva augurato buona fortuna.

 

  
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