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Autore: Jade Tisdale    22/12/2017    1 recensioni
La storia si ambienta dopo l'episodio 46 dell'anime, in cui Pam capisce che la presenza di Mark nella squadra da' molto fastidio a Ryan. Quest'ultimo è confuso, non riesce a capire quali siano i suoi veri sentimenti per Strawberry: all'inizio ne è molto geloso, ma poi, con il tempo, sembra quasi che non gli importi più di lei. E di certo, il fatto che si avvicini a Pam non migliora le cose.
Intanto, Mina fa di tutto per attirare l'attenzione della modella, che si dimostra sempre gentile con tutti meno che con lei. La Mew Blu non capisce se l'amica la odi, o semplicemente non noti i suoi segnali.
Mina e Ryan sono confusi. Entrambi tengono molto alla stessa persona -che, purtroppo, è difficile da capire- e non sanno come comportarsi. Riusciranno a farle comprendere i loro veri sentimenti?
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mint Aizawa/Mina, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccoli passi

 

 

«Aiuto! Aiutooo! Quel cagnaccio mi sta inseguen‒  nyah!»
«Strawberry, si può sapere che cosa stai combinando?»
«Un cagnolino le ha quasi morso la coda felina» sghignazzò Paddy, rivolta al proprio ciondolo Mew.
«Cagnolino!? Ma l’hai visto?» ribatté la rossa, senza smettere di scappare dalle grinfie del cane randagio.
Ryan sospirò, scuotendo lievemente il capo. «Per quale motivo si è trasformata se non ce n’era bisogno?»
«Perché ha visto luccicare un oggetto in un vicolo ed era convinta che si trattasse dell’Acqua Mew» spiegò la bambina con il fiatone, cercando di restare al passo di Mew Berry per non perderla di vista.
«Smettetela di giocare e cercate di lavorare. L’Acqua Mew potrebbe davvero trovarsi sotto ai vostri occhi, ma se vi dedicate a queste sciocchezze non la troverete mai» sbuffò l’americano prima di chiudere la conversazione.
Paddy serrò la mascella, contraendo le labbra in una smorfia. «Che antipatico! …Ehi, Strawberry, aspettami!»

 

 

 

 

 

Era la prima volta che Mark e Lory facevano coppia durante una missione, ma al momento Kyle non si pentiva di quella decisione. Erano di sicuro i membri più tranquilli della squadra, anche i più silenziosi in realtà, e in parte aveva pensato che, forse, passando del tempo insieme, sarebbero riusciti a sciogliersi un po’ l’uno con l’altra. Dopotutto, che senso ha essere compagni di squadra se non si instaura un legame basato sulla fiducia?
«Aoyama-kun, ma questa qui non è la casa di Strawberry?»
Nel sentire la voce della Mew Focena, Mark riemerse dai propri pensieri, voltandosi lentamente alla propria sinistra. «Sì, è proprio questa. Non mi ero reso conto che ci siamo spinti fino al suo quartiere!»
Lory sorrise appena, fermandosi davanti al cancello dell’abitazione. «È da un sacco che non vedo la signora Momomiya» affermò, incrociando le mani dietro la schiena. «Non mi dispiacerebbe fermarmi per un saluto…»
«Lory» la richiamò dolcemente il moro «non possiamo. Conosco la madre di Strawberry, e so che si preoccuperebbe molto vedendoci qui senza sua figlia. E poi, come potremmo spiegarle la nostra visita? Lei è convinta che noi siamo al Caffè a lavorare, non a cercare l’Acqua Mew in giro per la città.»
La verde abbassò di colpo il capo, un’espressione corrucciata stampata in viso. Poi, annuì leggermente. «Hai ragione. Forse non è il caso.»

 

 

 

 

 

Mina e Pam camminavano una di fianco all’altra, lo sguardo che vagava tra la strada e i giardini delle case intorno a loro. Ormai stavano girando a vuoto da dieci minuti buoni, ma Mina continuava a ripetere di percepire qualcosa dentro di lei. Sebbene la modella, al contrario, non sentisse proprio nulla, Kyle confermò le parole della Mew Lorichetto, in quanto le due si stavano avvicinando sempre più a una casa in cui, non molti minuti prima, era stata captata la presenza dell’Acqua Cristallo.
«Forse dovremmo sbrigarci» suggerì Mina, corrugando la fronte. «Magari il frammento è davvero nei dintorni, e se così fosse non vorrei rischiare di perderlo di nuovo.»
«Non abbiamo fretta, Mina» la rassicurò Pam, infilando le mani nelle tasche della sua giacca rossa. «Ora devi solo pensare a concentrarti su quello che senti dentro di te.»
In tutta risposta, la blu annuì convinta. Strinse le mani a pugno, decisa più che mai a trovare l’Acqua Mew con le sue sole forze. Tuttavia, quando giunsero davanti alla casa in questione, la sensazione provata da Mina si fece così forte che la ragazzina si chiese se fosse reale o se stesse sognando.
«Va tutto bene?» chiese la viola poco dopo, notando l’espressione stupita impressa sul suo viso.
«È qui» sussurrò la ballerina, avvicinandosi di qualche passo al cancello grigio. Lo sfiorò con due dita, notando con gioia che era aperto.
«Che intendi fare?»
Mina dedicò alla Mew Lupo uno sguardo eloquente. «Tu che dici?»
La ragazza intuì al volo l’antifona. «Mina, non possiamo farlo. È violazione di domicilio.»
«Lo so, ma cos’altro potremmo fare? Suonare il campanello e dire: “Scusate il disturbo, ma ci serve una sfera luccicante che si trova nel vostro giardino”?»
Prima che Pam potesse ribattere, Mina si era già addentrata nel cortile della villa. La viola esitò, ma poi fu costretta a seguirla, mossa dal timore che la Mew Bird potesse mettersi nei guai.
Una volta oltrepassato il cancello, si ritrovò davanti una lunga schiera di fiori colorati, segno che i proprietari curavano il giardino con tanto amore e passione. Mina era poco più avanti di lei e teneva lo sguardo rivolto verso la cima di un grande abete.
«Qualcosa mi dice che l’Acqua Mew si trova lassù» affermò la ragazzina, stringendo il ciondolo Mew nella mano destra. «Adesso mi trasformo e cerco di raggiungerlo.»
«Sei forse impazzita? Vuoi trasformarti qui
Mina non rispose, intenzionata a non tirarsi indietro. Aveva già iniziato a pronunciare la formula per trasformarsi quando una terza voce si intromise, e fortunatamente riuscì a fermarsi in tempo prima di combinare un disastro.
«Ehi, voi due! Che cosa ci fate in casa mia?»
La Mew Lorichetto non se lo fece ripetere due volte; afferrò il braccio di Pam più forte che poté e la tirò via urlando: «Corri!»

 

 

 

 

 

Pam non ricordava di aver mai corso così tanto in vita sua. Sebbene fosse sempre stata molto brava in educazione fisica, adesso aveva il fiatone e il cuore le batteva talmente forte che temeva sarebbe scoppiato da un momento all’altro.
«Non riesco a credere che tu me l’abbia fatto fare» esordì ad un tratto, rivolgendo un’occhiataccia a Mina. La blu, tuttavia, sembrava persa nei propri pensieri: seduta su una panchina vicino al molo, osservava il tramonto incantata.
A quel punto, Pam si rilassò e permise a un sorriso di contornarle le labbra. Da quando conosceva Mina, quella era la prima volta che la vedeva così calma, perciò decise di sedersi accanto a lei e di non rimproverarla, per una volta.
«Non è bello sentire la brezza che ti accarezza il viso?»
La Mew Lupo chiuse gli occhi, assaporando l’odore di salsedine che le invase le narici. Non aveva mai visto Mina cimentarsi in qualcosa di spericolato. Avevano scavalcato il muretto che divideva la villa in cui erano entrate dalla strada, e per un lungo tragitto erano state inseguite dal proprietario; poi, anche dopo averlo seminato, avevano continuato a correre per centinaia di metri, fino a quando Mina non si era voluta fermare a osservare il mare.
Adesso, nel guardare quella ragazzina così serena, Pam realizzò che non aveva mai fatto una cosa simile prima d’ora per qualcuno. Insomma, aveva deciso di seguire Mina non solo per la missione, ma soprattutto per tenerla d’occhio ed evitare che si cacciasse in qualche guaio, o addirittura che si facesse male.
Per la prima volta in vita sua, la Mew Viola aveva provato il brivido della paura, ma al tempo stesso, si era anche divertita un mondo.
Se ne rese conto soltanto ora. Mina aveva un potere strano con lei. Riusciva sempre a farla stare in pensiero anche quando non ce n’era alcun bisogno. Ma non era forse questa l’amicizia?
Pam sorrise lievemente, e decise di restare seduta accanto a Mina ancora un po’. Ryan e i suoi rimproveri potevano aspettare.

 

 

 

 

 

«Si può sapere dove vi eravate cacciate?»
Quando Pam e Mina rientrarono al Caffè, più o meno con un’ora di ritardo, fu proprio Ryan ad accoglierle con il suo solito tono sgarbato.
In tutta risposta, le due ragazze si scambiarono un’occhiata complice.
«In giro» rispose semplicemente Mina, con un’alzata di spalle.
Ciò non fece altro se non far innervosire ulteriormente l’americano. «Voglio delle risposte. Le altre hanno fatto rapporto più di un’ora fa e sono già tornate a casa, mentre voi non vi siete nemmeno degnate di rispondere alle telefonate. Eravamo in pensiero.»
«Potevi contattarci attraverso i ciondoli Mew se eri così preoccupato» lo ammonì la Mew Viola. «O sbaglio?»
Ryan prese un respiro profondo, massaggiandosi la radice del naso per cercare di non esplodere.
«E poi non abbiamo fatto nulla di male» proseguì la Mew Bird, sempre più scocciata dal comportamento del biondo. «Abbiamo fatto una passeggiata e ci siamo messe a guardare il tramonto. Tutto qui.»
«Non siamo nelle condizioni di poterci permettere di bighellonare, Mina» la ammonì il biondo. «Eravate nel bel mezzo di una missione. E gli alieni potrebbero attaccare da un momento all’altro. Solo degli sciocchi potrebbero perdere tempo prezioso in questo modo. È un comportamento totalmente immaturo.»
«Potevi venire anche tu, sul campo» sibilò velenosa la Mew Blu, stando ben attenta a farsi sentire da Ryan.
Tuttavia, prima che quest’ultimo potesse ribattere, Pam si frappose tra loro.
«È stata colpa mia» spiegò, con tono deciso. «È stata una settimana stancante al lavoro e mi dolevano le gambe. E poi, il mare era così bello che non ho saputo resistere» mentì. O almeno, in parte.
Mina la guardava con gli occhi sgranati e stupiti, mentre Ryan sospirò.
«Sto solo cercando di dirvi che ero preoccupato per voi.»
La viola abbassò appena il capo. «Hai uno strano modo di dimostrarlo, però.»

 

 

 

 

 

«Perché ti sei presa la colpa al mio posto?» Mina.
«Perché sapevo che ti avrebbe sgridata.» Pam.
«E quindi?»
«Non mi andava di sentirvi litigare.»
«Beh, in ogni caso… ti ringrazio.»
«Prego. È così che si comportano le amiche, no?»
La blu annuì. «Sì. Credo di sì.»
L’auto accostò di fronte alla casa di Pam. Quest’ultima aprì la portiera, ma prima di richiudersela alle spalle rivolse un’occhiata a Mina.
«Mi accompagni a casa anche domani?»
La ballerina sgranò gli occhi, stupita. «Dici sul serio?»
«Solo se ti va, ovviamente.»
«Sì. Sì. Certo che mi va.»
«Perfetto. Allora a domani» concluse l’altra con un lieve sorriso.
L’idea che stessero diventando amiche le piaceva, anche se forse ci sarebbe voluto un bel po’ prima che il muro invisibile che in certe situazioni rendeva entrambe impacciate e silenziose crollasse.
Piccoli passi.






 

 

 

 

 

 

È passato molto tempo dall’ultima volta che ho aggiornato questa storia, e sono davvero dispiaciuta di avervi fatto aspettare così a lungo. Il punto è che ho perso ispirazione in questo fandom, ma c’è voluto veramente un sacco di tempo affinché me ne rendessi conto.
Tre anni fa, quando ho iniziato a scrivere su TMM, stavo attraversando un periodo molto difficile. Per qualche mese non avevo più scritto nulla in nessun fandom, e stavo seriamente pensando di abbandonare la scrittura definitivamente. Quando ho pubblicato la mia prima storia in questa sezione avevo ripreso a scrivere solo da poche settimane, motivo per cui ho dato il meglio di me e ho tirato fuori un sacco di idee, soprattutto per questa long. Ci tenevo moltissimo, avevo un sacco di progetti nella testa, ma poi è cambiato tutto. Inizialmente era vero che avevo poco tempo a mia disposizione per scrivere, ecco perché ho dovuto dare la precedenza ad alcune storie piuttosto che ad altre, ma dopo non molto ho capito che non sarebbe più stato come prima. Aprivo il foglio word e non mi usciva nemmeno una parola. Zero. E mi sono spaventata a morte.
Così ho pensato che, magari, se avessi lasciato la storia "a riposo" per un po’, l’ispirazione sarebbe sicuramente tornata, ma dopo alcuni mesi in cui nulla è cambiato, ho capito che non aveva senso mentire né a voi, né tantomeno a me stessa.
Ripeto, più vado avanti, meno tempo ho per scrivere, ma è anche vero che, anche se avessi tutto il tempo del mondo, probabilmente impiegherei anni per finire questa long. L’ispirazione è scarsissima, e se tra di voi c’è qualcuno che mi legge in altri fandom, probabilmente avrà notato che anche lo stile di questa fanfiction è molto diverso da quello delle altre mie storie. Sarà che sono passati anni dalla pubblicazione del primo capitolo e che col tempo il mio stile è sicuramente cambiato, ma è anche vero che per questa long fatico a tirare fuori le parole dalla mia testa, pur avendo molte idee e molta voglia di metterle per iscritto. Amo questo anime con tutta me stessa, ma purtroppo è come se un giorno mi fossi svegliata e il mio cervello avesse deciso di buttare via l’ispirazione in questo fandom. Non è colpa mia e sono davvero, davvero, davvero dispiaciuta.
Scrivere questo capitolo è stato un vero e proprio parto (ci avrò messo sì e no sei mesi per scrivere poco più di 2000 parole), ma ho deciso che porterò comunque a termine questa long, perché ogni storia merita una fine ‒ anche se, vista la scarsa qualità del mio lavoro, non sarà di certo uno dei migliori. Ma ci proverò. Ci saranno ancora due, forse tre capitoli, dopodiché ci saluteremo. Forse per sempre, forse no. Ancora non lo so. Ma quello di cui sono sicura è che non dirò addio a TMM, è uno dei miei anime preferiti e grazie a questo fandom ho conosciuto un sacco di persone meravigliose che continuerò a seguire con piacere.
Sembra un addio, ma non lo è. Voglio solo scusarmi per l’assenza esageratamente prolungata e ringraziare tutte le persone che hanno sempre creduto in questa long e che, purtroppo, so di avere profondamente deluso.

   
 
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