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Autore: Saigo il SenzaVolto    23/12/2017    4 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!


 
 
 
 
 

 

Un Nuovo Capitolo


4 Giugno
Villaggio della Foglia, Terra del Fuoco

Sarada riacquistò i sensi all’improvviso.

Si sentiva stanca, incredibilmente stanca. Quasi assonnata, come se si fosse appena svegliata da un lungo sonno da cui non voleva ancora uscire. Il buio che la avvolgeva era calmo e invitante, e la sua mente tentò di avvinghiarsi a quel buio con forza, crogiolandosi nel piacevole abbraccio del sonno così allettante per lei.

Inconsciamente, la ragazza mosse una mano di riflesso. Sentì qualcosa di morbido e soffice sotto al suo palmo. Non riconobbe subito quella sensazione, quel tocco così strano eppure così familiare. Rimase confusa per qualche istante, prima di riprendere ad ignorare quella sensazione.

Tuttavia, non poté fare a meno di riacquistare lentamente i sensi. Sarada fu quasi tentata di aprire gli occhi appena percepì il suo corpo riacquistare sensibilità.

Non la stava solo toccando con la mano. Tutto il suo corpo era sdraiato su quella cosa morbida e soffice che aveva sentito prima. Lo riusciva a sentire adesso, senza alcun dubbio.

Con riluttanza, la giovane riaprì lentamente gli occhi.

La prima cosa che notò fu una specie di soffitto stranamente familiare, fatto di assi di legno brunastro. Poi un improvviso odore le investì le narici, inondandole la mente con il suo aroma così nostalgico, così familiare.

“Quest’odore è…”

Sarada sgranò gli occhi all’istante appena riconobbe quell’odore, alzandosi di scatto con la schiena.

Osservò con muto stupore ed incredulità l’ambiente che la circondava, studiandone ogni minimo particolare con attenzione e stupore.

La finestra alla sua destra, il tappeto rosso sul pavimento, la foto del suo team poggiata sul comodino, il bersaglio attaccato al muro accanto al calendario, il vecchio peluche che aveva sin da quando era piccola rintanato all’angolo.

I suoi occhi si sgranarono all’inverosimile.

Non c’erano dubbi. Non poteva sbagliarsi. Conosceva bene questo posto. Non avrebbe mai potuto dimenticarlo.

Si trovava nella sua stanza. Era nella sua camera da letto.

Sarada poggiò i piedi tremanti sul pavimento, restando seduta sul letto. Non riusciva a crederci. Era tornata nella sua stanza. Si trovava di nuovo a casa sua. Cosa era successo? Perché non ricordava nulla?

Fu appena finì di pensare quella frase che una miriade di ricordi le pervase la mente come un fiume. Una marea scrosciante di ricordi, di immagini e suoni le inondò la testa all’improvviso, facendole ricordare tutto ciò che era successo, tutto ciò che aveva vissuto in passato.

La ragazza sentì l’ombra di un immenso dolore accarezzarle la mente appena ricordò tutto, appena ricordò la cosa più dolorosa che avesse mai sperimentato in vita sua.

Boruto era morto.

Una piccola lacrima traditrice le sfuggì dall’occhio. Sarada maledì il suo corpo infame che prese a singhiozzare improvvisamente. Asciugò immediatamente la lacrima con la mano, tentando di distrarre la mente da quel ricordo.

Non poteva piangere. Non poteva lasciarsi vincere dal dolore. Aveva promesso che non avrebbe pianto a causa sua. Aveva promesso che avrebbe portato per sempre il ricordo del suo amico nel cuore. Aveva promesso che avrebbe reso onore al suo sacrificio vivendo al meglio la sua vita.

Per quanto il dolore fosse straziante, aveva promesso di accettarlo per sempre e di ricominciare.

Scosse la testa nel tentativo di calmarsi. I suoi occhi si posarono sulla sua stanza. La camera da letto era rimasta esattamente nello stesso modo in cui la ricordava. Non era cambiato nulla. Tutte le sue cose erano ancora al loro posto, come se non fossero mai state toccate. Non era presente neanche un filo di polvere in nessun angolo della piccola stanzetta.

Il suo sguardo si spostò poi verso la sua finestra.

Il Villaggio della Foglia si ergeva con tutta la sua gloria fuori dal vetro che separava la sua cameretta col mondo esterno. Vide e riconobbe i grossi palazzi, le case di legno, la torre dell’Hokage e tutto il resto del Villaggio che aveva sempre osservato da lì per anni, esattamente come lo ricordava. Il cielo era sereno e privo di nuvole, e il cinguettio degli uccelli riecheggiava nell’aria come un canto piacevole.

Un profondo senso di nostalgia le pervase la mente. Per quanto tempo era stata via da casa? Quanto tempo era passato da quando era finita ad Eldia? Cosa era successo durante la sua assenza?

Troppe domande che necessitavano una risposta.

Si rimise in piedi lentamente, decisa più che mai a muoversi per distrarre la mente e per tentare di capire se ci fosse qualcuno in casa. Uscì fuori dalla stanza con passo leggero e silenzioso, scendendo le scale senza fare rumore.

Appena scese l’ultimo gradino, i suoi occhi si sgranarono. Un sorriso di gioia sincera le pervase il volto.

Sua madre era seduta al tavolo della cucina dandole le spalle, intenta a mangiare qualcosa con una piccola forchetta da un piattino poggiato sulla tovaglia.

Un profondo senso di nostalgia le pervase il cuore appena la vide dopo così tanto tempo. Le era mancata da morire. Per tutto questo tempo, per tutti questi giorni, aveva sentito con forza la mancanza di sua madre e suo padre. Non c’era stato un solo giorno i cui non aveva pensato a loro due. Non c’era stata occasione in cui la sua mente non si fosse posata su quei due, domandandosi cosa stessero facendo, se fossero preoccupati per lei.

Certo, durante il suo viaggio Sakura e Sasuke erano sempre stati con lei, ma non era la stessa cosa.

I suoi occhi osservarono con attenzione e affetto la figura di quella donna. Non era cambiata per niente. I suoi capelli erano sempre gli stessi a caschetto di sempre, i suoi abiti rossi attillati erano sempre quelli, sopra cui adesso era legato il piccolo grembiule bianco che lei indossava ogni giorno in cucina. Tuttavia c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa che solo sua figlia sarebbe stata capace di notare.

Era nel modo in cui le spalle erano incurvate all’ingiù, dedusse la giovane. Le spalle di sua madre erano accasciate verso il basso, in un modo che non aveva mai visto prima in lei. Era come se un grosso peso emotivo fosse costantemente poggiato sopra quelle piccole spalle, costringendole a crollare lievemente verso il basso.

Sarada si rattristò inconsciamente a quella vista. Probabilmente quel suo peso emotivo era dovuto alla preoccupazione e allo stress generati dalla sua scomparsa. Sua madre era una donna emotiva, e doveva aver sofferto parecchio la sua mancanza. Come anche lei, dopotutto.

Tuttavia, nonostante ciò, il pensiero di poter finalmente riabbracciare sua madre le fece istintivamente compiere un passo in avanti verso di lei.
Sakura si voltò di scatto appena sentì il rumore del suo passo. Un piccolo sorriso le incurvò all’insù le labbra.

“Sasuke-kun! Non pensavo che saresti tornato così pre-“

Le parole le morirono in gola appena vide che la persona alle sue spalle non era suo marito. Appena si voltò abbastanza per vedere chi ci fosse dietro di lei, i suoi occhi si sgranarono all’inverosimile, la sua bocca rimase aperta per diversi secondi, il suo corpo si arrestò di botto.

La piccola forchetta che stava usando per mangiare le cadde dalle mani dopo un attimo, finendo a terra con un suono metallico.

Ci fu un’imbarazzante pausa di diversi secondi in cui nessuno si mosse. Madre e figlia si fissarono a vicenda, entrambe piene di shock, incredulità e confusione.

Sarada fece appello a tutto il suo coraggio, compiendo un secondo timido passo in avanti, il suo volto contornato da un sorriso carico di incertezza e tristezza.

“Ciao, mamma…” disse sommessamente. “Posso unirmi anche io a pranzo?”

Bastarono solo quelle parole.

Appena la ragazza finì di pronunciarle, Sakura scattò in avanti come un felino, avvinghiando la ragazza tra le sue braccia con quanta più forza poté usare in quell’istante. Sarada sentì dopo così tanto tempo la nostalgica (e anche piuttosto dolorosa) sensazione dei possenti abbracci emotivi di sua madre, ma la gioia che le pervase il cuore fu più forte del dolore, permettendole di accettare quel gesto di affetto e di ricambiarlo senza esitazione.

“SARADA!” urlò sua madre, il suo tono pieno di sollievo ed emozione. “SEI TU! SEI PROPRIO TU!”

Sarada affondò la faccia nell’incavo del collo della donna, inspirando l’odore corporeo di sua madre. Quell’odore così piacevole, così rassicurante, così nostalgico. Quell’odore di casa che le era mancato da morire.

“Sono io!” rispose con gioia, mentre le lacrime presero ad uscire da sole dai suoi occhi. “Sono tornata!”

Sakura interruppe l’abbraccio dopo una decina di secondi, fissando il volto di sua figlia con gli occhi colmi di lacrime ed un’espressione di gioia pura sulla faccia.

“Sei tornata!” disse anche lei con affetto. “Ero così preoccupata! Io e tuo padre non sapevamo cosa fare! Sei sparita per due mesi senza lasciare traccia!”

Il suo sguardo divenne istantaneamente freddo e rigido appena finì di pronunciare quella frase.

“SI PUÒ SAPERE DOVE DIAVOLO SEI STATA, SIGNORINA?” esclamò subito dopo, appena il suo sollievo prese a scemare. “HAI IDEA DI QUANTO IO SIA STATA IN PENSIERO? ERO PREOCCUPATA A MORTE! COME HAI POTUTO SPARIRE SENZA NEANCHE AVVISARE?”

Tuttavia Sarada non rimase per nulla turbata dalle urla piene di dolore della donna, limitandosi a continuare a fissare sua madre con un sorriso colmo d’affetto.

“Lo so,” rispose con sincerità. “E mi dispiace di averti fatto preoccupare, mamma. Ma ciò che mi è successo è stato inaspettato e completamente folle, e non ho avuto modo di poter avvisare nessuno…”

Sua madre si acquietò all’istante all’udire quelle parole. Le sue mani si poggiarono sulle spalle della figlia con delicatezza, mentre i suoi occhi la osservarono con uno sguardo pieno di preoccupazione e confusione.

“Cosa è successo?” domandò alla fine.

Lo sguardo di Sarada divenne istantaneamente pieno di dolore.

“Andiamo dall’Hokage, mamma.” rispose a sua volta sommessamente. “Vi dirò tutto appena saremo lì. Quello che devo raccontarvi è davvero incredibile…”
 

 
 
 
4 Giugno
Luogo sconosciuto
 
L’essere vestito di bianco si portò il bicchiere sulle labbra, sorseggiando lentamente lo strano liquido rossastro contenuto dentro di esso mentre restava seduto sul proprio trono. Tenne gli occhi chiusi, la sua espressione indecifrabile. Il buio della gigantesca sala del trono gli oscurava completamente la faccia, rendendo impossibile vedere il suo volto. La pallida luce che filtrava dalle vetrate laterali rifletteva sul pavimento di marmo in modo quasi irreale.

Passarono alcuni secondi di silenzio assoluto, quando poi un rumore improvviso riecheggiò nell’aria.

L’Otutsuki aprì lentamente le palpebre, fissando il nuovo arrivato con i suoi occhi pallidi privi di emozione.

“Allora, come è andata?” domandò seriamente, il suo tono che non ammetteva repliche.

La figura comparsa così all’improvviso si inginocchiò dinanzi all’essere in segno di rispetto, abbassando lo sguardo a terra e poggiando un pugno sul proprio petto.

“Il piano ha avuto successo,” rispose il ragazzo dai capelli neri e gialli, la sua voce profonda che lasciava trapelare appena una punta di soddisfazione. “Boruto Uzumaki è morto.”

L’Otsutsuki non reagì immediatamente all’udire ciò, limitandosi a poggiare il bicchiere che teneva in mano su un tavolino posto vicino al trono su cui era seduto. I suoi occhi si assottigliarono mentre continuavano a fissare il giovane inginocchiato davanti a sé.

“Ne sei certo?” domandò di nuovo, la sua voce autoritaria.

Il ragazzo annuì, senza mai alzare lo sguardo. “Non ci sono dubbi. Quel patetico drago è stato sconfitto, ma il prezzo della sua morte è stata la vita stessa di quel ragazzo. Sebbene fosse stupido, Vrangr era troppo potente, nessuno sarebbe riuscito a sopravvivere contro di lui. Nemmeno il portatore del Jougan.”

Passarono alcuni secondi di silenzio assoluto.

Poi, di colpo, l’Otutsuki sorrise feralmente, mostrando i denti e poggiando le mani sul trono.

“Ottimo lavoro, Kawaki.” disse l’essere misterioso. “Adesso il nostro lavoro potrà procedere con molta più rapidità. Sapevo di potermi fidare di te.”

Il giovane annuì una volta con la testa, senza però rispondere ai complimenti.

L’Otsutsuki si alzò dal trono dopo un secondo, il suo bieco sorriso sempre presente. Il suo Byakugan osservò il ragazzo di fronte a sé con attenzione, trepidando dall’entusiasmo del successo ottenuto.

“Preparati dunque,” gli intimò allora la figura bianca, inclinandosi leggermente in avanti. “È giunto finalmente per noi il momento di fare una visita sulla Terra. Partiremo tra tre giorni.”

Kawaki sorrise. “Come desidera, Urashiki-sama.”
 
 
 
Luogo sconosciuto
Tempo sconosciuto
 
“C-Chi sei tu?” domandò il ragazzo, completamente sconvolto.

La misteriosa figura sorrise dolcemente.

“Immaginavo che non mi avresti riconosciuta,” disse con una voce soave e piacevole. “Eri così piccolo quando venni a farti visita l’ultima volta. Non mi stupisce che non riesci a ricordarti di me, Boruto.”

Il guerriero sgranò gli occhi.

“Permettimi di presentarmi allora, piccolo mio,” disse subito dopo la misteriosa figura, accarezzandogli il volto con una mano. “Il mio nome è Hikari, e sono la guardiana della tua anima!”

 
 
 







 

Note finali dell’autore!!!
 
Ebbene, cari lettori e care lettrici, finalmente ci siamo. E’ giunto il momento che attendevo da parecchio tempo ormai. Ecco a voi il sessantesimo, nonché ultimo, capitolo de ‘La Battaglia di Eldia’.
 
Che dire? Io stesso non riesco ancora a capacitarmi del fatto che una persona come me sia riuscita a pubblicare e completare una storia su questo sito. Se aveste chiesto al me stesso di dieci mesi fa se avrebbe mai pensato di pubblicare una fanfiction online, probabilmente vi avrei riso in faccia. E invece…
Ci ho messo ben 7 mesi, ma alla fine il traguardo è stato raggiunto. La prima parte della storia è completa. Adesso, per almeno una settimana, non mi vedrete più a tartassarvi su questo sito con un nuovo capitolo XD.
 
Ovviamente, soprattutto ora che la storia è completa, ci tengo a ringraziare ognuno di voi. Ringrazio coloro che hanno seguito la storia silenziosamente, senza mai parlare o farsi vedere. Ringrazio coloro che mi hanno recensito nel corso di questi mesi. Ringrazio tutti quelli che mi hanno contattato per darmi consigli, pareri, opinioni e anche rimproveri per quello che ho scritto. Ringrazio chi mi ha seguito, e anche coloro che hanno messo la storia nei preferiti, nei seguiti o nelle storie da ricordare.

Davvero, non so cos’altro dire se non GRAZIE DI CUORE!


Curiosità sulla storia:
La Battaglia di Eldia è nata semplicemente dal mio desiderio di narrare una storia in cui Naruto e Sasuke potessero riunirsi insieme in un avventura assieme ai loro genitori ritornati dal regno dei defunti in qualche modo misterioso. Ricercai a lungo su internet e su siti di Fanfiction (italiani e inglesi) delle storie che avessero una trama simile, ma nessuna mia ricerca mi lasciò soddisfatto. Perciò, per la prima volta in vita mia, decisi di scrivere io stesso una storia su Naruto.

Col passare del tempo però la mia idea originale si è evoluta di giorno in giorno, fino a quando io presi la decisione di immaginare nella storia anche la presenza di Hinata e Sakura, e anche quella di Boruto e Sarada. Tuttavia non volevo che questi ultimi due fossero gli stessi dell’opera originale di Kishimoto. I loro personaggi originali non mi sono piaciuti molto appena li conobbi la prima volta, perciò sin dall’inizio ho sempre pensato di stravolgere i loro caratteri totalmente, e decisi di farlo soprattutto in modo da aumentare l’interesse e la curiosità dei lettori.

In quello stesso periodo mi tornò alla mente la vicenda del mio amico ed il rapporto difficile che lui aveva coi suoi genitori, e questo è ciò che ha ispirato completamente il personaggio di Boruto Uzumaki in questa storia. La sua storia verrà narrata nel dettaglio a breve, e anche con Sarada avremo modo di scoprire molte più cose in futuro. Di questo potete stare certi.

La presenza dei personaggi del mondo di Attack on Titan invece, è dovuta al mio amore per i crossover nelle storie di Anime. AoT è uno dei miei manga preferiti, perciò non potevo evitare di metterlo dentro alla mia storia. La presenza dei Titani sarà molto importante anche nel seguito di questa fanfiction, ma non sarà la sola. Ci saranno molti altri crossover nel prossimo arco narrativo. Per scoprire quali saranno però, dovrete continuare a seguire la vicenda ;)
 


Che altro dire? Alla fine, spero che la vicenda che ho ideato e che ha appena cominciato a svelarsi possa esservi piaciuta, almeno in parte. Molte verità, molti fatti ed avvenimenti non sono stati ancora narrati, ma non temete. Adesso comincia la seconda parte. La parte in cui comincieremo ad avere delle risposte sulle domande lasciate aperte da questa storia.
 
Vi aspetto mercoledì 3 Gennaio, con il primo capitolo della parte successiva di questo Arco Narrativo: ‘Boruto- La Morsa del Destino: Il Pianto del Cuore’
 
Grazie ancora di cuore a tutti! Se potessi abbracciare ognuno di voi, giuro che lo farei!
 
BUONE FESTE A TUTTI!
 
Saigo il SenzaVolto
   
 
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