La storia si è classificata prima al
contest “Flashiamo!
- III edizione” di _ Freya Crescent _.
Ha inoltre vinto il Premio Pathos.
Gellert ritorna dalla battaglia con le mani imbrattate di sangue e gli
occhi
verdi squarciati.
Si sveste con gesti misurati che tradiscono il tremito delle dita –
vorrebbe
dimenticare, vorrebbe non sentire, ma le urla non cessano e nella sua
testa
tutto continua a precipitare.
Tom lo osserva con una vaga curiosità – lo stupisce sempre
vedere il peso
delle sue azioni incurvargli le spalle, Gellert si detesta e Tom non se
ne
capacita.
Tom s’alza
senza un fruscio, lo raggiunge senza fretta. Gli sfiora la schiena con
la punta
delle dita gelide – Tom pregusta quei momenti con calma
surreale, come quand’era
un bambino dal fascino incantato che osservava
un coniglio candido penzolare impiccato.
Gellert
sospira, gli occhi verdi persi nel vuoto. Sente le dita di Tom lungo la
schiena
e si volta a guardarlo – un brivido d’inquietudine lo scuote appena, Tom
ha un’espressione
febbrile ch’è
quasi disumana.
Gellert affonda le dita tra i suoi capelli corvini – le
labbra fredde di Tom
si schiantano sul suo collo ed è un attimo dimenticare.
Tom lo trascina con sé mentre crollano a terra sotto la passione dei
suoi
diciott’anni, gli pianta le
unghie nel costato e conficca i denti nella sua spalla – un
morso dopo l’altro
l’estasi
monta inesorabile, Tom lo osserva nella penombra e prova un piacere
lancinante
come dolore.
Gellert ha ancora quell’espressione
infranta, ma Tom gliela strapperà via – è per questo che
Gellert l’ha
scelto, è per questo che Gellert non può fare a
meno di lui.
Gellert
recide un sospiro d’orrore tra i denti – c’è qualcosa di morboso
nel modo in cui Tom lo
attende al ritorno da ogni massacro, c’è
qualcosa d’osceno
nell’espressione
che gli sfigura il viso quando le sue mani imbrattate di sangue gli si
serrano
addosso.
Gellert sa che Tom e la sua crudeltà sono l’unica
maniera per andare avanti, ora che la guerra è quasi finita e le stragi
sono
sempre più frequenti, sempre più necessarie.
Tom è l’unico
velo che lo separa dalla follia –
ma, a volte, l’assenza
d’umanità di Tom
lo riempie di disgusto e, quando
bacia le sue labbra d’alabastro,
Gellert non
può fare a meno di ricordare e rimpiangere.
Tom ha sempre amato la solitudine,
ma
ricorda la prima volta che ha visto Gellert e sa d’averlo desiderato in
quell’istante –
Gellert col viso devastato
dalla collera, il potere che rendeva l’aria
elettrica, la morte ch’era
seguita.
Tom ricorda il terreno macchiato di sangue, le fiamme che faticavano a
estinguersi, e l’espressione
di Gellert quando
gli s’era
avvicinato senza alcuna paura.
Qualche
volta, Gellert riesce a scorgere la belva negli occhi di Tom.
Qualche volta, passando la bocca sulla sua pelle fredda come il
ghiaccio, ha l’impressione che a Tom
manchi qualcosa – Gellert matura le intuizioni giuste, quando
vede Tom
combattere senza mai temere di morire, Gellert capisce e sono crampi e
spasmi
di disgusto, ma Tom è anche il ragazzo che si morde le labbra nel
guardarlo
distruggere ogni cosa, che dopo ogni massacro gli si stringe addosso
facendolo
sentire un dio pagano.
Tom è un mostro, ma Tom capisce, e
Gellert sceglie di dimenticare.
Note dell’Autrice
Questa
è una flash un po’ particolare con cui ho voluto immortalare un momento
inconsueto
delle vite di entrambi. Ho descritto un Gellert alla fine della sua
guerra,
sfinito dalle atrocità, che sceglie volontariamente di scendere a
compromessi
con se stesso e di dimenticare chi sia davvero Tom. E abbiamo Tom
ragazzo che,
da psicopatico qual è, reagisce alla morte con un fremito quasi
sessuale – Gellert
incarna la morte e, soprattutto, è un suo pari.
Avrei voluto dire molto di più – sia sulla freddezza di Tom, sia sulla
delusione che alla fine proverà per Gellert e la sua umanità – ma
questo era
uno spaccato che doveva essere molto specifico e volevo inquadrare i
personaggi
in un’ottica originale restando, come credo e spero, fedele alla
caratterizzazione originale.
Mary