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Autore: Watson_my_head    26/12/2017    11 recensioni
Raccolta di one shot a tema Johnlock.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! 
Eccomi qui con una raccolta di one shot che spero vi piacerà.
Oggi è il 26 dicembre, e anche se con un giorno di ritardo, mi piaceva iniziare con una storia natalizia. Sherlock vuole fare un regalo a John e chiede a Mrs Hudson un consiglio. La sua risposta lo metterà in difficoltà.
Lasciatemi un commento, se vi va,
Merry Christmas!
A presto.



A Marica.

Queste cose sdolcinate non sono la mia specialità, ma spero che ti piaccia e ti diverta come ha divertito me.

 




NO PANIC

 

 

 

Sherlock non aveva mai amato particolarmente il Natale.

Ma Sherlock non amava in modo particolare praticamente niente. A parte le scene del crimine, i serial killer e John Watson. E quando queste tre cose erano unite, per Sherlock poteva essere Natale anche se il calendario segnava il 14 luglio.

Ma John amava le festività natalizie. Le amava così tanto da indossare quegli orrendi maglioni di ghirlande e renne, i più brutti tra i maglioni brutti. E adorava decorare la casa e mettere lucine ovunque. Inutili lucine e decorazioni pacchiane. E fare l'albero e mangiare i biscotti allo zenzero. Quelli erano buoni, in effetti. Anche Sherlock li adorava. Il resto per lui era solo rumore. L'unica parte che segretamente gli piaceva era quella cosa dello scambiarsi i regali. Anche se nel 99% dei casi riusciva ad indovinare cosa gli avesse regalato chi, trovava comunque divertente scartare i pacchetti e provare a tutti che le sue deduzioni erano corrette. Inoltre, la tediosa parte del comprarli per gli altri era sempre svolta da John, quindi a lui restava solo la parte divertente.

Quell'anno però le cose erano diverse.

John non usciva con una donna da quasi un anno. Anzi, John non andava quasi più da nessuna parte da solo, tranne quando andava a vedere una partita o a bere una birra con Greg. Il resto del suo tempo lo trascorreva tra il lavoro allo studio ed il lavoro con Sherlock. Oppure semplicemente se ne stava a casa a leggere un libro, a scrivere sul suo blog dei loro casi o a guardare stupidi programmi televisivi. Sherlock aveva notato che negli ultimi mesi non facevano che essere sempre più vicini, forse del tutto inconsapevolmente da parte di John, ma era così che andavano le cose. Si sedevano vicini sul divano, camminavano vicini, tanto da sfiorarsi di tanto in tanto, osservavano le scene del crimine quasi appiccicati l'uno all'altro. Facevano gli stessi movimenti, si mettevano nelle stesse posizioni, a volte dicevano la stessa parola all'unisono. Ogni volta che accadeva Sherlock aggrottava la fronte, fintamente infastidito, mentre John sorrideva. Le cose erano decisamente diverse quest'anno. Soprattutto perché, arrivati al periodo di Natale, Sherlock riusciva ogni volta ad indovinare il regalo che John gli aveva comprato con parecchi giorni di anticipo. Una volta addirittura prima che John lo comprasse. Ma quest'anno no. Quest'anno Sherlock brancolava nel buio più totale. Non aveva avuto nessun indizio, nessun accenno, niente di niente su cui lavorare, tanto che alla fine, dopo aver stilato mentalmente una lista di possibili ma improbabili regali, si era deciso che John non gli avrebbe comprato assolutamente nulla. Inutile dire che ci restò parecchio male. Ci pensò per due giorni interi, col broncio, allungato sul divano.

“La smetti di fare così? Tra tre giorni è Natale. Dov'è il tuo spirito festivo?” - lo aveva preso in giro John sedendosi accanto a lui con una tazza di cioccolata calda in mano.

“Lasciami stare.”

“E dai. Che hai? Ti annoi? Non è morto nessuno? Il Natale è proprio rovinato.”- John scosse la testa ma era così divertito che il tono della sua voce lo tradì subito.

“Non è divertente John.”

“Si che lo è. Tu lo sei.”

“Io non sono divertente.”- rispose Sherlock infastidito, usando quel tono che lo faceva assomigliare tanto a suo fratello maggiore.

John rise e gli si appoggiò contro accendendo la tv.

“Vuoi della cioccolata?”

“No.”

“Vuoi un tè?”

“No.”

“Vuoi che uccida qualcuno per te?”

“Non sarebbe così divertente scoprire il colpevole se me lo dici prima.”

“Ah, giusto.”- John sorrise di nuovo e poi smise di parlare per lasciarlo macerare nel suo brodo di scontrosità.

Sherlock decise di distrarsi andando nel suo palazzo mentale a rileggere vecchi file di omicidi irrisolti e quando tornò alla realtà si rese conto che era rimasto solo e che fuori era già notte. Andò a dormire col mal di schiena e un po' di infantile tristezza.

 

La mattina dopo Sherlock si svegliò con quella che secondo lui era un'idea geniale. Magari John sarebbe stato contento di ricevere un regalo vero quest'anno. Dopotutto delegava sempre qualcuno per farlo e forse era giunto il momento di pensare a qualcosa di più personale, visto lo strano andamento della loro “relazione”. Forse John si era stufato di non ricevere mai niente comprato direttamente da lui e quindi aveva deciso di non comprare nulla a sua volta. Sherlock non poteva accettarlo. Lui pretendeva il regalo di John. Anche se indovinava sempre cosa fosse, lo pretendeva. Lo faceva sentire...amato. Gli piaceva immaginare John che entrava in un negozio solo per lui, che sceglieva qualcosa con le sue mani, che lo faceva impacchettare in un certo modo. Paradossalmente gli sarebbe bastato davvero anche solo questo pensiero. Immaginare John fare qualcosa solo per lui. Quindi arrivò alla conclusione che avrebbe comprato qualcosa, così forse nei giorni successivi sarebbe arrivato un regalo, anche se in ritardo.

L'idea era geniale. La realizzazione, praticamente impossibile.

Cosa regalare a John Watson? Sherlock se lo chiese per sei ore, ventidue minuti e quindici secondi. Sei ore in cui suonò ininterrottamente davanti alla finestra. John lo ascoltò per un'oretta, poi lesse un libro, poi un giornale, poi gli parlò inutilmente e alla fine decise di uscire. Quando Sherlock arrivò alla soluzione del problema erano le sei del pomeriggio, fuori era notte e c'era la neve.

“Quella non c'era prima.” - la indicò con l'archetto, ma nessuno lo stava ascoltando perché era rimasto solo. Quindi posò il violino e andò verso la porta, verso la soluzione al suo irrisolvibile problema. Mrs Hudson.

 

Fu accolto amorevolmente, fatto accomodare e messo davanti a tè e biscotti in un movimento che a Sherlock sembrò unico. Non se ne accorse nemmeno. Mangiucchiò un biscotto e bevve un sorso mentre Mrs Hudson lo guardava con fare interrogativo, ma piuttosto divertito.

“Sherlock caro. Dimmi pure.”

Sherlock la guardò come si guarda un sospettato di omicidio.

“Come sa che devo chiederle una cosa?”

“Non essere stupido e sputa il rospo.”

Improvvisamente a Sherlock sembrò di trovarsi nell'ufficio di Lestrade a prendere una ramanzina e l'idea di chiedere aiuto per il regalo di John non fu più così geniale. Ma ormai era tardi.

“Io...”

“Tu?”

“Er...ecco. Secondo lei, cosa potrei regalare a John per Natale?”- sputò alla fine tutto d'un fiato.

Mrs Hudson lo guardò in silenzio per svariati secondi. Poi scoppiò a ridere e non accennava a fermarsi.

“Non capisco.”

“Oh lo so che non capisci. Non capisci mai niente.” Rispose la donna senza smettere di ridere. Poi si ricompose, come se all'improvviso le fosse venuta un'idea geniale. Un'altra.

“Sherlock, caro. Vuoi il regalo perfetto per John?”

Sherlock annuì speranzoso ed entusiasta di aver trovato finalmente la risposta.

“Allora, regalagli te stesso.”- e lo disse con assoluta serietà.

“Cos..? Me stesso? Che significa?”

“Adesso vattene che ho da fare.” - gli disse, costringendolo ad uscire e sbattendolo fuori alla stessa velocità con cui lo aveva fatto accomodare.

Sherlock rimase fuori dalla porta a guardare il pavimento cercando di capire. Ma per quanto si sforzasse quello gli sembrò l'enigma più grande che avesse mai affrontato.

 

Quella sera restò muto, seduto sul divano affianco a John a guardare la tv. Un qualche film natalizio dalla trama quasi inesistente. Pensò a lungo alle parole di Mrs Hudson, con il mento appoggiato sulla mano e il gomito sul bracciolo del divano. John lo osservò in silenzio, poi lentamente gli scompigliò i capelli.

“Che hai in questi giorni?”

Sherlock spostò solo gli occhi verso di lui. Per il resto rimase completamente immobile. Non era la prima volta che John gli accarezzava i capelli, ma ogni volta era una sorpresa.

“Lo so che non ami questo periodo. Passerà presto e poi saremo di nuovo tutti tristi. Va bene?”

“Mh”- Sherlock fece spallucce. John era proprio un idiota. Era lui quello che non capiva mai niente. E poi sorrideva. Cosa avesse da sorridere durante quella crisi internazionale che era la mancanza dei regali, Sherlock non riusciva a spiegarselo.

“Vado a dormire.”- gli disse di nuovo col broncio e poi lo lasciò solo sul divano.

 

La mattina di Natale Sherlock si alzò molto presto. Fece una lunga doccia e poi scelse con cura cosa indossare. Dato lo spirito delle feste, pensò bene di vestirsi completamente di nero. Abito, camicia, scarpe. Poi si mise al centro del soggiorno, in piedi, ad aspettare.

Aspettò quasi due ore prima che John scendesse e gli passasse affianco senza degnarlo di particolare attenzione.

“Buon Natale Sherlock” - gli disse dalla cucina, con tono sarcastico.

Sherlock aggrottò la fronte.

“Buon Natale John.”

Ci fu un breve silenzio, poi John, con una tazza di tè in mano uscì dalla cucina con un'espressione stupita sul volto.

“Ah quindi sei qui con me? Pensavo fossi da qualche parte nel tuo palazzo mentale.”- gesticolò con la mano libera. - “Che ci fai in piedi in mezzo alla stanza?”

“Io..”- perché diavolo faticasse a trovare le risposte, Sherlock non riusciva a spiegarselo.

“Sherlock? Ma stai bene?” - John si affrettò a posare la tazza sul primo posto disponibile e si avvicinò a Sherlock per toccargli la fronte e un polso. - “Non sei caldo, ma hai il battito accelerato, forse dovresti sederti.”

Ma Sherlock non accennava a muoversi.

“No, sto bene. E' che devo darti il mio regalo di Natale.”- disse tutto d'un fiato.

“Oh.”

John fece un passo indietro e attese che accadesse qualcosa. Ma non accadde nulla. Si guardavano, e la situazione stava diventando piuttosto imbarazzante.

“E sarebbe...questo regalo?”

Sherlock si schiarì la voce. La cosa sembrava troppo stupida adesso.

“Io.”

“Tu cosa?”

“Io.”

“Sherlock non capisco.”

“Oh per l'amor di Dio, John. Io. Io sono il regalo. Se chiedi E sarebbe questo regalo? E ti rispondo io, vuol dire che sono io.”- disse, con assoluta saccenteria.

John rimase imbambolato a guardare Sherlock dire quella frase come se avesse letto la lista della spesa. Che cosa voleva intendere con quel “io sono il regalo?”. Si costrinse a non fantasticare troppo, ma in realtà la nave era bella che salpata. Ripensò al suo regalo. Quello su cui aveva riflettuto per giorni e che alla fine aveva deciso di non dargli. Forse era il caso di riprendere quell'idea.

“John?”

“Si.”

“Hai capito cosa ti ho detto?”

“Si.”

“Oh bene, allora spiegamelo perché io invece non ci sono arrivato.”

“Eh?” - ma questo Sherlock Holmes doveva essere proprio un idiota.

“Ho chiesto a Mrs Hudson un consiglio su cosa regalarti e lei mi ha detto di darti me stesso. Quindi eccomi qui.”

John lo guardò completamente frastornato, come se avesse davanti un alieno. Poi, dopo l'iniziale stordimento, scoppiò a ridere. E rise. E rise ancora.

Sherlock reclinò la testa di lato.

“Che avete tutti da ridere?”

“Oh mio Dio. Vieni qui.” - John si avvicinò e lo abbracciò portando le braccia sulle sue spalle e una mano tra i suoi capelli per tenerlo vicino. Sorrideva ancora. - “Sei assolutamente incredibile Sherlock. Ti adoro.” - gli disse, spontaneamente. - “E ti ringrazio. E' stato davvero un bel regalo.”

Sherlock non aveva capito molto, ma si era preso quell'abbraccio e lo aveva restituito con affetto. Ogni contatto con John era oro colato, per lui. Poi John si staccò e lo guardò negli occhi.

“Forse adesso posso darti il mio di regalo.”

“Ma tu non mi hai comprato niente.”

“No.”

“E allora?”

“Mi prometti che non avrai un attacco di panico?”

“Un attacco di panico? Quale attacco di panico? Perché dovrei avere un attacco di panico?”

John prese un respiro.

“Perché sto per baciarti.”

Sherlock aprì bocca per rispondere, poi la richiuse. Nel suo palazzo mentale un milione di sirene suonarono contemporaneamente.

John posò entrambe le sue mani sulle guance di Sherlock. - “Niente, attacchi, di panico.”- gli sussurrò dolcemente e poi lo baciò.

 

Sherlock non aveva mai amato particolarmente il Natale.

Ma Sherlock non amava in modo particolare praticamente niente. A parte le scene del crimine, i serial killer e i baci di John Watson.

 

   
 
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