Videogiochi > Assassin's Creed
Ricorda la storia  |      
Autore: PervincaViola    27/12/2017    5 recensioni
Machiavelli sorride ancora con quel suo sorriso ambiguo che questa volta risulta disarmante e dice l'ultima cosa che Volpe si aspetterebbe di sentire. «Al tuo posto avrei fatto la stessa cosa».
{Volpe/Machiavelli ♥}
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Niccolò Machiavelli, Volpe
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Il fine e i mezzi
~ the prince and the fox







 
Se la città di Roma è la capitale del mondo, assolata e piena di vita, le catacombe che si snodano nelle sue viscere sono allo stesso tempo essenza e spoglie di un passato glorioso. Non esiste luogo più cupo e silenzioso, sconosciuto ai più – per questo è il posto giusto per lasciarsi scivolare contro una parete e abbandonarsi alla solitudine e rimuginare su quanto una scelta possa rivelarsi così profondamente sbagliata.
«Mi aspettavo un nascondiglio migliore dal ladro più famoso d'Italia» sono le prime parole che rompono il silenzio, e se la Volpe non sobbalza è perché ha troppe lune alle spalle per venire colto di sorpresa, e riesce a celare tutto sotto una maschera d'indifferenza. Alza piano lo sguardo, indolente, ad incontrare occhi grigi ed un sorriso beffardo – Machiavelli è bravo e sa di esserlo, letale quanto Ezio, silenzioso quanto i suoi ladri più esperti. S'avvicina senza fretta, le mani dietro la schiena e gli alti stivali di cuoio che scandiscono echi regolari nella polvere, e Volpe lo guarda e pensa solo non è un posto per lui – se i bassifondi hanno rappresentato la sua copertura per tutta una vita, sono stati Palazzo della Signoria e la corte di Roma i testimoni dell'ascesa di Machiavelli
«Cosa ci fai qui?» domanda, diffidente, eppure conosce già la risposta.
«Ezio ha consigliato di tenerti d'occhio».
«Cristo» impreca Volpe, senza riuscire a contenersi, trattenendo a stento la rabbia che gli fa tremare le mani – rabbia contro Ezio, contro Machiavelli e la sua espressione serafica, contro se stesso e i propri errori.
Machiavelli incrocia le braccia, lo scruta intensamente – non con l'aria disinteressata che riserva a ciò che non ritiene alla sua altezza, ma osservandolo con l'attenzione viva che consacra solo a quello che ritiene più degno – e c'è una luce incuriosita nei suoi occhi chiari e l'angolo destro della sua bocca è sollevato in una piega quasi divertita.
«Credevi davvero che fossi all'oscuro di tutto?» dice, altero, e le sue parole sono un colpo basso che arriva direttamente allo stomaco, e Volpe si maledice mille e mille volte, perché avrebbe dovuto immaginarlo, perché Machiavelli è sempre un passo avanti a tutti, e non sarebbe dov'è ora se non fosse quello che è – un Assassino che indossa la maschera di diplomatico, un letterato che regge un doppio gioco senza sforzo.
L'unica scelta che gli rimane è tacere, il respiro che si fa più pesante. Non è una vera domanda, solo una constatazione retorica, e se anche esiste una risposta giusta non ha alcuna intenzione di cercarla. La vergogna lo costringe ad abbassare il capo, a non ribattere pungente come sarebbe solito fare: la verità è che l'avrebbe ucciso senza prove; se non ci fosse stato Ezio a fermarlo, gli avrebbe piantato un pugnale nella schiena.
Volpe si stringe nella cappa logora, s'attende un commento sferzante che non arriva; solleva allora gli occhi viola sull'uomo davanti a lui; «Il fine giustifica i mezzi» asserisce, e Volpe scuote la testa, lo scruta senza capire.
Machiavelli sorride ancora con quel suo sorriso ambiguo che questa volta risulta disarmante e dice l'ultima cosa che Volpe si aspetterebbe di sentire. «Al tuo posto avrei fatto la stessa cosa».


 
One must therefore be a fox to recognize traps


 
Al loro primo incontro lo aveva trovato detestabile. Con i suoi mezzi sorrisi, gli abiti ricchi ed elaborati e l'espressione perennemente accigliata, Niccolò Machiavelli era l'emblema di quella spregiudicatezza prettamente nobiliare che aveva portato alla corruzione di Roma prima e di Firenze poi. E la sua arroganza... Ogni discussione diventava uno scontro, ogni occhiata beffarda si trasformava in una sfida.
Per questo, Volpe ha tentato di resistere; per questo e perché c'è dell'alcol che gli circola nel sangue, e l'ha quasi ucciso, Cristo, e lui sa e sembra che neppure questo riesca a toccarlo. Volpe ha cercato di resistere, ma alla fine è lui che si aggrappa alle spalle di Machiavelli mentre questi lo sospinge insolentemente verso il letto, nella Gilda dei ladri, e un solo boccale di vino non può avere quest'effetto – e Machiavelli appare tutto meno che brillo.
A giudicare dal suo sorriso sembra che sappia leggergli dentro, che goda intimamente dei pensieri che gli stanno ingarbugliando le viscere, ma poi c'è ancora la sua bocca che si scontra con la propria, ci sono le sue dita inaspettatamente gentili al di sotto della casacca. La sua lingua sa di vino e spezie mentre gli traccia giocosa il contorno delle labbra, mentre Volpe socchiude le gambe e lascia che l'altro gli s'incunei tra le cosce, e riesce a fargli dimenticare chi sia il più vecchio tra loro – e Volpe non riesce proprio a trattenere un commento su quanto, dopotutto, non sia bravo solo a parlare. D'istinto preme il suo sesso turgido sull'inguine dell'altro, ottenendone un gemito delizioso e facendo rabbrividire entrambi, ed è solo la pressione delle labbra di Machiavelli a soffocare la risata che gli sale alla gola davanti al rossore inatteso che s'intravede sotto la pelle dorata. Quasi si rammarica della penombra Volpe, quasi accenderebbe ogni candela nella stanza per imprimere ogni memoria nella carne, perché è stato con molti altri uomini, ma questa volta è diverso in una maniera che lui stesso non riesce nemmeno a spiegarsi – è come correre sui tetti di Firenze e sentire l'appoggio che manca improvvisamente sotto i talloni, eppure rimanere in piedi.
Il respiro di Machiavelli è un fremito sulle labbra, le sue dita una lusinga che gli sfiora la mandibola, e se l'avesse ucciso si sarebbe perso tutto questo, e non ringrazierà mai abbastanza Ezio di aver fermato la sua mano – non lo sapeva, o forse sì; non l'ha mai cercato, ma forse l'ha sempre voluto. 
«Machiavelli, per favore» si ritrova a mugolare senza pudore, senza riflettere, ogni presa in giro bruciata sulla bocca. Il suo annaspare è interrotto da un sussurro divertito al suo orecchio, «Niccolò», così vicino che può solo indovinare il sogghigno che sta solcando quelle labbra, mentre ogni pretesa di cinismo e compostezza sembra essere scivolata via da lui. «È Niccolò, Gilberto» ripete, e se Gilberto fosse più lucido gli chiederebbe da quanto sa, e invece si limita a ripetere il suo nome – “Niccolò”, così facile e armonioso e piacevole da pronunciare – mentre la notte muore.

 


 
and a lion to scare wolves


 
Dopo è solo buio rosso. Le lenzuola sono umide di seme e sudore, il letto così piccolo che il suo respiro s'infrange sulla spalla nuda di Niccolò.
«Stavo per ucciderti» constata nella quiete della stanza, ed è la prima volta che lo confessa ad alta voce. Machiavelli ruota appena il capo sul cuscino, osservandolo pensieroso, senza parlare, e Volpe si domanda per un unico istante se il suo sguardo l'abbia sempre sondato così in profondità, o se si tratti di un effetto della luce sul suo viso, o di mera suggestione.
«Avresti potuto» gli concede infine, sollevando appena un angolo della bocca. «Ma non l'hai fatto».
«Sbagliavo a dubitare della tua lealtà. Non accadrà più».
Niccolò inarca un sopracciglio, sorpreso, e non nasconde un sorriso di malcelata soddisfazione. «Ho condiviso un letto con la Volpe e ora ottengo le sue scuse, e tutto in una notte. Sono un uomo fortunato».
Gilberto rotea gli occhi, trattiene una risposta mordace. «Sei insopportabile» soffia senza convinzione, e annulla la distanza che li separa, gli solleva il viso – cerca le labbra, gli occhi, il sesso.
Niccolò ride sommessamente nella sua bocca, gli si abbandona contro senza remore. «Vedo».















Angolino della Vì:
La base di questa storia era una flash che giaceva nei recessi del mio PC, incompleta, da tempo immemore. Ma le OTP qualche volta ritornano ed essendo tornata in fissa (trovo Machiavelli fin troppo sexy, uhm) con loro mi sono detta che forse era il momento di darle una sistemata. In realtà mi piace pensare che questi due se la facessero già ai tempi di Firenze in ACII, ma è rigiocando a AC Brotherhood che ho avuto l'ispirazione, e quindi niente. La citazione a lato è presa da Il Principe di Machiavelli.
Buone feste a tutti e, mi raccomando, ingozzatevi, che per la palestra poi c'è tempo tutto l'anno ♥

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Assassin's Creed / Vai alla pagina dell'autore: PervincaViola