Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Harryet    30/12/2017    5 recensioni
Una delle scene più tragiche, riletta sotto un altro punto di vista...
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Game of Comix'
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NdA: I personaggi non mi appartengono e la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

Erano giorni e giorni che Lord Eddard Stark veniva tenuto prigioniero nelle buie segrete della Fortezza Rossa. Non uno sprazzo di luce giungeva a confortarlo, in quel buio assoluto. Varys, in segreto, continuava a portargli acqua, aggiornandolo sulle novità, ma il primo cavaliere sembrava deciso a non confessare.

Arya vagabondava malconcia per la città quando scoprì, captando delle voci qua e là, che suo padre era stato portato al tempio di Baelor per il pubblico processo. Sentì il cuore sussultare pieno di angoscia e subito cominciò a correre a perdifiato lungo la strada principale che conduceva al tempio. Non sapeva cosa avrebbe fatto, ma non poteva rimanere preda di quel terrore che le stritolava il cuore.
Corse, corse fino a sputare i polmoni, lungo quella salita acciottolata che sembrava non finire più, quand'ecco che un muro di folla le si parò dinnanzi.
"Dannazione, sono troppo piccola!" imprecò con rabbia.
Tanta era la paura di non poter vedere nulla, di non poter agire, tanto esile e minuta com'era. La folla stessa sembrava fatta apposta per inghiottirla.
Già cominciavano le urla di incitamento.
Senza darsi per vinta, Arya cominciò a strisciare come il ratto lesto che era diventata, da quando era fuggita dalla Fortezza Rossa, alla ricerca di un varco, di un appiglio a cui arrampicarsi, per poter controllare la situazione. Non passò troppo tempo da quando si era avventurata in quella foresta di polpacci, calzoni e sottane sgualcite, in quell'ombra maleodorante, che subito trovò ciò che cercava: una colonna monumentale. Si arrampicò con destrezza lungo tutta la sua altezza, rivedendo la luce e respirando aria meno viziata.
Ciò che vide la pietrificò.
C'era Lord Stark, portato dalle guardie in mezzo alla folla urlante e bavosa. C'era sua sorella Sansa, pallidissima in volto, sul palco con Joffrey e la regina Cersei, che implorava pietà con gli occhi e con cenni tremanti delle mani.
Il prigioniero camminava a fatica, trascinando la gamba gonfia ad ogni passo, ma con dignità, mentre la folla lo accusava di tradimento. Giunse quindi sullo spiazzo davanti all'ingresso del tempio: era pronto per il processo.
Gli vennero imputate accuse false, infamanti, intollerabili per l'integrità del suo onore. Eppure, con grande stupore di Arya, il padre confessò dinnanzi a tutti ciò che non aveva mai commesso. Anzi, fece di più: implorò pietà a re Joffrey! Nonostante ciò, dopo un infingardo preambolo, il sovrano pronunciò la sentenza: condanna a morte per decapitazione.
A quel punto l'orrore si dipinse sul volto di Sansa che urlò con disperazione, mentre le lacrime le scorrevano sui lineamenti delicati ora stravolti dall’angoscia. Arya scattò dalla sua posizione, slanciandosi in direzione del palco. Ma due braccia imponenti l'afferrarono come un gatto nero e grasso acchiappa una striminzita lucertola con una zampata.
"Lasciami! Lasciami!" urlò. Ma poco dopo, l'uomo le tappò la bocca con la sua mano irsuta.
La ragazza si divincolò, si dimenò, si acciambellò su se stessa, ma a nulla valsero quegli sforzi. Il cuore le si era come fermato, mentre non riusciva a distinguere nulla, in quella lotta impari. Sentì solo l'urlo straziante della sorella.
Il boia si stava avvicinando minaccioso, mentre qualcuno spinse giù il collo di Ned Stark per offrirlo alla lama assassina.
Tutto sembrava procedere come aveva ordinato il re, quando ad un tratto una voce femminile molto stridula spiccò in quel vociare: "Fermo lì, marrano!"
La folla ammutolì, guardandosi attorno; Sansa e Cersei strabuzzarono gli occhi incredule, Joffrey cominciava a diventare viola dalla rabbia.
"Chi è lo stupido bifolco che osa contraddirmi? Fatti vedere, microbo!" minacciò il re bambino "E tu, boia, procedi!"
Janos Slynt si riprese dalla sorpresa e tornò ad avanzare verso il condannato.
"Ho detto: fermo lì, ubriacone!" squillò ancora quella vocetta petulante.
"CHI OSA INTERROMPERE L'ESECUZIONE? BOIA, PROCEDI! GUARDIE, TROVATE IL GUASTAFESTE!"
Dal nulla sfrecciò un oggetto velocissimo, sibilante, che si schiantò sul grugno di Janos Slynt.
“Oooh” fece la folla.
"Dovevi tirarlo al reuccio il boomerang, Bunny..." sghignazzò un'altra voce femminile, più dolce della prima.

"Aaargh! Chi osa minacciarmi? E chi sarebbe questo Bunny? Un coniglio? Vieni fuori, CONIGLIO!" ululò il ragazzino, in preda a una crisi isterica.
Cersei, mentre il figlio urlava e digrignava i denti, si avvicinò al misterioso oggetto che aveva messo K.O Slynt. Luccicava sul terreno.
"Ma questo è...!"
Un paio di codini a chignon fecero capolino dal nulla.
"Sono la paladina della giustizia, una combattente che veste alla marinara, io sono Sailor Moon e sono venuta qui per punirvi in nome della Luna!"
La bocca di Joffrey si storse in una sorta di mezzaluna nera.
"Ah, quindi sei tu il guastafeste, gallina stridula che non sei altro! Senti, testa tonda col gonnellino, non ti è consentito opporti al mio volere! Guardie!"
Ma la guardia reale sembrava scomparsa nel nulla.
"Tagliatele la testa! GUARDIE!" latrò paonazzo.
Nessuna risposta. La folla era impietrita.
"Uhm...te l'avevo detto che dovevi colpire prima il ReginO di cuori" sentenziò la seconda voce femminile, seguita dall'apparizione della sua legittima proprietaria: una fanciulla bionda con lunghi capelli stretti in un fiocco rosso, stretta in un gonnellino arancione.
Sansa ebbe un sussulto.
"Osi prenderti gioco di me, oca bionda?" le gracchiò il re.
"Io sono Sailor Venus, razza di paramecio retroverso! Come ti permetti di chiamarmi oca?" ribatté la bionda col fiocco rosso. Senza perdere tempo, la ragazza fece una piroetta sulle sue scarpette arancioni, e gli caricò un calcio di punta sulla fronte, scaraventandolo a terra con un grosso bernoccolo.
Joffrey cominciò ad ondeggiare come un bruco, gorgogliando e digrignando i denti.
"Aaargh! Mamma! Mammaaa! Mi vuole uccidere! GUARDIE!"
"Ah ah ah! Povero idiota! La tua preziosa guardia reale l'ho acchiappata ben bene nella mia catena dorata..." ridacchiò Sailor Venus, facendo tintinnare una lunga catena d'oro che partiva dalle sue mani e finiva in un guazzabuglio di spire che incatenavano come salami i membri della Guardia Reale.

Ad un tratto migliaia di bolle, dall'alto, calarono sulla folla, gettando panico e scompiglio...
  
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