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Autore: LittleDreamer90    30/12/2017    6 recensioni
È una normale giornata nella routine di Kagome e di Inuyasha.
E se invece qualcuno si fosse dimenticato di qualcosa?
***Storia partecipante al contest “Lotteria di Natale” indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia” - 2^ Classificata - ***
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, inu taisho, Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Storia partecipante al contest “Lotteria di Natale” indetto dal gruppo su Facebook “Takahashi Fanfiction Italia”

Odore: benzina
Luogo: Monte Fuji
Elemento Natalizio: Canti di Natale
Extra: commissione




Tokyo, 17 Dicembre

Kagome emise un lungo sospiro, stringendosi meglio nella sciarpa di lana.
Uscendo dal portone principale dell'Università si sentì di colpo sollevata nell'animo. Finalmente aveva consegnato l'elaborato scritto necessario per un esame! Il tutto era ancora ben lontano dall'essere finito, certo, avrebbe ancora dovuto sostenere la parte dell'interrogazione orale, ma almeno quella dannata relazione che l'aveva impegnata per mesi, era ora tra le mani della professoressa.
Si stiracchiò, godendosi i timidi raggi del sole invernale.
Prendendo il cellulare dalla tasca per controllare l'ora, si sorprese di trovare un sms da parte della madre.
Sapendo che la figlia avrebbe svolto le sue incombenze scolastiche in mattinata, la donna le chiedeva il favore di fermarsi ad un minimarket sulla strada di ritorno al tempio ed acquistare altri funghi Shiitake per la cena.
“Oh, beh, sono solo le due del pomeriggio, effettivamente” pensò la ragazza.
Una parte della sua mente però non riuscì a non sentirsi delusa, nel non trovare nessun segno del suo ragazzo. Non una chiamata, non un messaggio.
Beh, ad essere onesti se lo era meritata, visto come lo aveva trattato la sera prima ma… accidenti a quel testone! Proprio mentre era in piena crisi di nervosismo e panico a causa della relazione d'esame da ricontrollare in vista della consegna, doveva venire a bussare alla sua finestra? Gli aveva espressamente detto di lasciarla tranquilla quella sera, ma quel mezzodemone era più testardo di un mulo!
Eppure, di nuovo… un senso di rimorso aveva iniziato a punzecchiarla non appena lo aveva scacciato dalla sua stanza… forse era stata troppo dura con lui, specialmente preda della rabbia.
Una frase in particolare avrebbe potuto evitarla… com'è che l'aveva chiamato? Mezzo cagnaccio ostinato?
Non che fosse vero, vista la quantità di volte in cui era riuscito a farla andare fuori dai gangheri, ma… aveva esagerato.
Magari… ma sì, mentre era al supermercato, avrebbe comprato anche gli ingredienti per cucinargli del ramen fatto in casa, per scusarsi con lui per averlo trattato male.
Anche se non aveva detto niente e anzi lo avesse negato per tutto il tempo in cui erano rimasti a parlare al telefono prima di andare a dormire, lei aveva ben notato quanto Inuyasha fosse rimasto male per il suo improvviso sfogo.
Era stato stranamente comprensivo, nonostante i borbottii, asserendo che capiva lo stress di Kagome e il suo bisogno di concentrarsi, però… qualcosa ancora non le tornava. Non era assolutamente da lui essere così pacato, normalmente avrebbe tenuto il broncio, orgoglioso come era! Invece sembrava… triste? No, non triste, quasi rassegnato e deluso? Ma per cosa, poi? Non era di certo la prima volta in cui litigavano…
Kagome si sentiva come se le mancasse un tassello fondamentale, come se si fosse dimenticata di qualcosa di importante… ma cosa? Al tempio Higurashi era tutto ok, in Università la sessione d'esame si avvicinava inesorabile, ma… le sembrava di avere tutto sotto controllo.

Giusto?

Assorta nel suo rimuginare entrò nel minimarket. Si diresse velocemente verso il banco delle verdure  sorridendo nell'udire le gioiose note di canti natalizi occidentali che già venivano trasmessi alla radio dell’esercizio commerciale.
Già, il Natale si stava avvicinando a grandi falcate! Lo si sentiva già nell'aria, nelle lucine festose che iniziavano a fare capolino nelle vetrine dei negozi…
Aveva appena preso in mano una confezione di funghi, dopo aver completato la missione “ingredienti per il ramen”, quando si sentì chiamare: - Ehi, Kagome! Ciao!-.
Voltandosi, quasi si scontrò contro una furia dai capelli rossi di sua conoscenza: - Ayame! Quanto tempo! Come stai? – la salutò la ragazza.
La demone lupo le sorrise, reggendo tra le braccia una pila non indifferente di confezioni di manzo Kobe: - Tutto bene, grazie! Anche tu a fare compere da brava mogliettina, eh? – ammiccò, curiosando nel cestino posato ai piedi dell'altra.
Kagome arrossì: - Ma no, non esagerare! Addirittura “mogliettina”! Guarda che ancora non… noi non siamo… cioè… Volevo solo… beh… sì, cucinargli il suo piatto preferito – tartagliò a disagio.
La rossa sorrise, furba: - Eh, beh, mi sembra il minimo, no? – le disse, lasciandola perplessa.
- Anche io oggi preparerò una cena con i fiocchi al mio Koga! – ciarlò ancora – Sai – continuò con una risatina – Inuyasha lo ha decisamente stressato a morte nel chiedergli un parere sul regalo da farti, a tal punto che dopo un po' Koga ha iniziato a tornare a casa la sera sbraitando contro i -cito testualmente- “botoli ringhiosi che non sanno usare il cervello ed arrangiarsi da soli nel decidere le sorprese”-.
Kagome strabuzzò gli occhi. Regalo? E per cosa? Che intendesse quello di Natale?
- L'ho trovata una cosa molto dolce, sai? Decidere di festeggiare, oltre al Natale, la ricorrenza di quando vi siete incontrati la prima volta. Chi avrebbe mai detto che quel Grinch travestito da mezzo demone nascondesse un lato così romantico! – aggiunse Ayame.
Il rumore di plastica che cadeva a terra la interruppe.
- Kagome? Ti senti bene? – domandò improvvisamente preoccupata nel vedere l'altra tremare, dopo aver mollato di colpo la confezione di funghi che aveva in mano – Sei mortalmente pallida, hai bisogno di sederti? –.
Ma l'altra non la ascoltava più già da un po', restando improvvisamente pietrificata, mentre una parte delle parole pronunciate dalla demone lupo continuavano a vorticarle nel cervello come impazzite: quando vi siete incontrati la prima volta…
No. Lei… non avrebbe mai potuto dimenticarsi di… vero? Vero???
No, assurdo! Se lo ricordava come se fosse ieri, il primo incontro con quell'insopportabile, burbero, dolce a modo suo, sgarbato, zuccone, premuroso mezzo demone cane!
Non avrebbe mai dimenticato quel bizzarro battibecco di fronte ad una pompa di benzina, mentre correva contro il tempo per finire i regali di Natale, il 18 Dicembre di un anno prima…
Il 18. Dicembre.
Ossia l'indomani.
Il mondo intorno a lei quasi scomparve. Domani. Domani sarebbe stato il 18 Dicembre.
Senza più preoccuparsi di ciò che la circondava, di dove si trovasse, della commissione per sua madre, del ramen, di Ayame, corse fuori dal negozio, afferrando il cellulare e componendo il numero di telefono di Inuyasha.
Provò più e più volte a chiamarlo, ma rispondeva sempre la segreteria telefonica.
Le venne un groppo in gola, mentre le gambe le si muovevano in automatico.
Si mise a correre, non badando ai passanti che le lanciavano occhiate di disapprovazione nel venire spintonati.
Mentre si dirigeva verso l'unica meta a cui riusciva a pensare, flash della sera prima le inondarono il cervello. Particolari, dettagli a cui al momento non aveva fatto caso. Come l'espressione circospetta ma felice che aveva avuto Inuyasha nell'entrare nella sua camera passando dalla finestra.
I suoi occhi furbi, come quelli di un bambino piccolo che sta per farti una sorpresa a cui tiene molto.
L'irritazione nel notare che lei non gli stava dando attenzione. L'essere particolarmente insistente, molto più del solito, come se la cosa che doveva dirle non potesse aspettare.
Il modo in cui aveva tenuto costantemente un braccio dietro la schiena, come a nascondere qualcosa.
E l'espressione ferita quando lei lo aveva preso a male parole perché la stava disturbando in un momento poco opportuno… aveva nascosto i suoi begli occhi sotto la frangia e se ne era andato, borbottando un – Mi scusi di averla disturbata, sua maestà -.
Anche lei aveva sentito un peso sul cuore, tant'è che nel tempo di un quarto d'ora l'aveva subito chiamato al telefono e si erano scusati a vicenda. Anche il fatto che lei lo avesse chiamato “testone” e lui “sua maestà” era abbastanza normale, per loro. Quando litigavano volavano spesso nomignoli del genere, ma poi si perdonavano sempre, sbollita la rabbia. Si amavano, dopo tutto.
Però, in effetti, quella mattina lui si era fatto sentire a malapena. E lei aveva pensato che fosse perché le stesse tenendo il muso e in parte le avesse concesso quella relativa tranquillità che gli aveva chiesto nel clima da pre-esame…
“Però tu l'hai chiamato cagnaccio. Mezzo cagnaccio. E sai bene quanto sia sensibile per lui l’argomento dell'essere un ibrido, nonostante la sua famiglia lo ami e tutto il resto” le ricordò la voce della coscienza.

Quasi senza fiato, raggiunse l'appartamento del mezzodemone. Il citofono suonò a vuoto, proprio come il telefono del giovane.
Pervasa dal rimorso e dall’ansia, Kagome afferrò il suo mazzo di chiavi, cercando freneticamente quella che Inuyasha le aveva dato qualche tempo prima.
L’appartamento del fidanzato era infatti più vicino all’Università di quanto lo fosse il Tempio Higurashi ed era capitato che la ragazza si fermasse da Inuyasha quando le lezioni si protraevano fino a tardi o in caso di lunghe ore buche tra una lezione e l'altra.
- Inu, ci sei? Sto entrando… Inuyasha? – chiamò rimanendo sulla soglia, ma l'appartamento era buio e silenzioso.
Stava per prendere di nuovo in mano il telefono e chiamarlo, quando una vocetta proveniente dalle sue spalle la fece sobbalzare: - Kagome, ciao! Se cerchi Inuyasha, non c'è, è andato via questa mattina con il suo papà. In macchina ad aspettarli c'era anche Mister Ghiacciolo. Chissà dove andavano… non te lo ha detto? -.
Shippo, il figlio dei vicini di casa di Inuyasha, era sbucato dal nulla e la osservava dal pianerottolo, stringendo tra le braccia un sacchetto enorme di caramelle.
La giovane sorrise forzatamente, tentando di non mostrare al bambino il proprio turbamento: - Ciao, Shippo! Grazie dell'informazione! Ecco, io… - tentò di trovare una risposta sensata da dargli. Come poteva dirgli che no, non le aveva detto dove fosse andato, visto che non sentiva la sua voce dalle sette della sera prima???
Fortunatamente il padre del Kitsune richiamò il figlio ed il bambino si affrettò ad obbedire e tornare in casa: - Arrivo! Ciao Kagome! – la salutò con la mano.
Non appena sparì dalla vista, Kagome sospirò, finendo per sedersi, sconfortata e sconfitta, sul gradino del genkan.
Da quella posizione uno strano luccichio attirò il suo sguardo verso il mobiletto che Inuyasha era riuscito ad incastrare tra la porta e la scarpiera. Era il posto dove il giovane era solito mettere le chiavi nel rincasare o posare qualsiasi cosa avesse avuto in tasca nel farlo.
Si alzò, dirigendosi verso il mobiletto.
Quello che trovò le fece riempire gli occhi di lacrime.
Era evidente che, dopo la loro litigata e prima che lei lo chiamasse al telefono per scusarsi, il giovane era rientrato a casa, lanciando in malo modo in quell'angolo qualsiasi cosa avesse voluto mostrarle la sera precedente nella stanza di lei.
Il leggero urto doveva aver fatto aprire la scatolina che conteneva… degli orecchini a forma di fiocco di neve e..
- Oh! –.
Accanto alla confezione, da una busta spiegazzata, faceva capolino un foglio di carta.
Di primo acchito aveva pensato ad un biglietto, ma invece… invece era il foglio di conferma di una prenotazione per due persone presso un rinomato ryokan dotato di un centro termale ai piedi del Monte Fuji. Per il giorno successivo, ad essere precisi.
- Kami, come ho potuto! – sussurrò, portandosi una mano tra i capelli – Esami o non esami, era uno degli “anniversari” che avevamo programmato di celebrare, quello della prima volta in cui ci siamo incontrati! Io… non è da me… voglio dire, è Inuyasha quello che dovrebbe essere imbranato con le ricorrenze, non io! È lui che si deve segnare qualsiasi cosa, anche San Valentino e i compleanni! Lui… lui voleva farmi una sorpresa ed io… io l'ho deluso! -  singhiozzò – È ovvio che non risponda alle mie chiamate, sarà così arrabbiato! -.
“E adesso? Come cavolo faccio a farmi perdonare?” pensò “Non so nemmeno dove sia andato!” si rattristò, pulendosi la parte posteriore dei pantaloni dall’impercettibile polvere che vi si era depositata quando si era seduta a terra sul gradino “A meno di chiedere a…”, riflettè - No, ma che vergogna! Non posso mica telefonare alla suocera e dirle “salve, sa per caso dove sia suo figlio?”!!! Le verrebbe un colpo, no? – borbottò tra sé, uscendo dall'appartamento.




Monte Fuji

Il paesaggio innevato era avvolto dal silenzio.
Il guerriero rimase vigile, pronto a tutto.
Erano grossi, è vero, ma sapevano essere molto silenziosi e subdoli, quindi…
Strinse la presa su Tessaiga, la spada ricevuta in eredità dal padre.
Colse un guizzo con la visione periferica e scattò, scartando verso destra: - Ah-ah, mancato! Auch!- ansimò senza fiato nel ricevere un colpo di coda nella schiena.
Atterrò nella neve, rimettendosi subito sull'attenti.
Un grande cane bianco lo squadrò, pronto alla mossa successiva, facendo guizzare le due lunghe code.
Inuyasha si lanciò all'attacco, salvo poi essere di nuovo costretto a scartare di lato per evitare…
- Ehi! MA CHE SCHIFO! – berciò – Avevamo stabilito niente bava tossica, Sessh! Sei sleale! – ringhiò verso il secondo bianco cane demoniaco che lo aveva attaccato da sinistra.
Un inquietante ghigno canino, simile ad un sorrisetto di scherno ornò il muso del più piccolo degli enormi cani.
Il mezzodemone si scrollò di dosso la neve. Dannazione a lui e alla sua insana idea di accettare l'invito del padre e del fratello!
Era normale per i due demoni completi recarsi talvolta al Fuji.
La società moderna aveva ormai accettato la presenza dei demoni, le guerre erano finite e non erano più costretti a combattere come nell'Era Sengoku.
Tuttavia era nell'indole dei demoni cane mantenersi sempre attivi e Inu No Taisho e suo figlio Sesshomaru sentivano talvolta la necessità di tenersi in esercizio e farsi almeno una volta all'anno una bella corsa nella loro vera forma. E non c'era posto migliore delle scoscese ed innevate pendici della parte più alta del Fuji per fare un po' di pasticcio senza creare scompiglio tra gli umani e starsene in santa pace a contatto con la natura.
“Sì, ma io che c'entro? Non ho la capacità di trasformarmi, io! Accidenti a me quando mi sono lasciato convincere!” pensò Inuyasha.
Quando, bussando alla sua porta quella mattina, il padre gli aveva proposto quella “gita” padre-figli, il secondogenito aveva pensato ad un allenamento con le spade oppure ad una gara di corsa per scaricare la tensione…
“E invece mi ritrovo a giocare a fare la lotta con Bau-bau uno e Bau-bau due” ironizzò nella propria testa.
All'inizio gli era sembrata una buona idea per sfogarsi un po' e non starsene a piangersi addosso perché Kagome aveva… no! Diavolo, no! Si era ripromesso di non pensare a lei, almeno per qualche ora!
Come se fosse facile!
Già solo nel capire dove fossero diretti, gli si era formato un nodo nello stomaco. Non era così che avrebbe avuto intenzione di recarsi al Fuji in quei giorni.
Quella cretina… per una volta che aveva avuto un'idea brillante, anche per aiutarla a smaltire lo stress di quei suoi lunghi giorni passati tra libri e quaderni… e con tutte le volte in cui gli aveva ripetuto fino allo sfinimento quanto le sarebbe piaciuto vedere il Fuji-san da vicino…
Dannazione!
La diga del suo malcontento era traboccata nel momento in cui suo padre aveva fatto una sosta per fare il pieno. Dopo quasi due ore di macchina, durante le quali Sesshomaru aveva continuato a ribadire che se fossero stati solo in due, avrebbero raggiunto la meta in metà del tempo, volando, loro che potevano farlo. E invece si erano tirati dietro la zavorra.
Maledetto!
Stravaccato scompostamente sul sedile posteriore, Inuyasha aveva sospirato, mentre il fratello si divertiva a punzecchiarlo con le sue frecciatine dal posto del passeggero.
Quello stronzo insopportabile!
Nell'atto del sospirare aveva inalato col naso, rimanendo quasi in apnea quando l'acre odore della benzina con cui Inu No Taisho stava riempiendo il serbatoio della macchina gli era arrivato fino al cervello.
Subito, in un malsano atto di autolesionismo psicologico, il pensiero di Inuyasha era volato a lei.
A quella pazza ragazza che una sera di un anno prima aveva incontrato ad un distributore di benzina.
Era una cosa che aveva sempre detestato fare, quella di mettere carburante nell'auto. Quel tanfo assurdo di petrolio gli rimaneva attaccato ai vestiti e gli faceva venire il mal di testa.
Ma, quella volta, si era ritrovato davanti ad un buffo spettacolo insolito: mentre tentava di trattenere il respiro fino a che l'erogazione della benzina non fosse finita, aveva sentito una serie di imprecazioni provenienti dall'altra pompa, situata dietro di lui.
Una ragazza con un orrendo berretto a righe bianche e rosa e con pompon in cima stava armeggiando con la colonnetta del distributore automatico.
Dopo aver lottato per far accettare le banconote, si era diretta a passo di carica verso le pompe.
- Diavolo! L'avevo detto, a mamma, di ricordarsi di andare a far benzina! E invece… io odio questi cosi del self service, non sono capace! - l'aveva sentita borbottare mentre trafficava con la bocchetta del serbatoio dell'auto.
Inuyasha non seppe mai perché o che cosa gli fosse preso, ma, riponendo il proprio manicotto e chiudendo per bene il tappo del serbatoio della propria auto, aveva impulsivamente deciso di darle una mano. Lui, che si faceva sempre gli affari propri, il mezzodemone asociale e burbero…
Forse era stato lo spirito natalizio, forse una strana manovra dei Kami… chissà.
Sta di fatto che ebbe appena il tempo di affiancarla e dire -Ehi, ragazzina! Ti vedo in difficoltà. Serve una mano?- che improvvisamente si ritrovò le scarpe piene di benzina.
Quella imbecille aveva ben pensato di afferrare il manicotto della pompa e premere la levetta mentre lo faceva, rovesciando parte della benzina prima ancora di aver inserito correttamente la bocchetta nel serbatoio!
- Ehi!!! Ma sei imbranata forte, dannazione! – aveva brontolato il mezzodemone.
Ne era nata un'accesa discussione e, tra tentativi di scusarsi di lei conditi da “è un cafone! Le ho già chiesto scusa, insomma!”, erano infine convenuti al fatto che le avrebbe mandato il conto del paio nuovo che lui si sarebbe comprato in sostituzione delle scarpe rovinate.
Così Inuyasha aveva conosciuto Kagome.
“Quella stupida… ancora non ha imparato a fare benzina senza far danni, nonostante le abbia mostrato come fare un sacco di volte. Che imbranata!” pensò con una punta di tenerezza, mentre suo padre era ritornato al posto di guida.
Era inutile mentire, il rifiuto di lei di ascoltarlo, la sera prima, gli aveva fatto male.
Perché si era davvero impegnato, questa volta, per farle una sorpresa. Ci teneva, ecco!
Ok, le persone “normali” tendevano a festeggiare cose come l'anniversario di fidanzamento o di quando ci si è messi insieme ufficialmente.
E alla data in cui avevano iniziato ad uscire insieme mancava ancora un po', Febbraio, per essere precisi. No, non il 14, per carità! Odiava i cliché, per l'amor dei Kami! E poi loro erano tutt'altro che “persone normali”, no?
A dirla tutta, nella sua testa, era quasi più significativa la data del loro primo incontro rispetto a tutto il resto. Perché quello era il giorno in cui quella stupida ragazzina era entrata a far parte della sua vita, volente o nolente.
Ok, più nolente che altro, all'inizio, specialmente con l’insistenza che aveva avuto nel voler a tutti i costi rimborsargli il costo delle scarpe.
Aveva finito per darle il suo biglietto da visita, con il numero di cellulare, solo per farla “contenta”  e porre fine alla sua petulanza!
Mai decisione si era rivelata essere più catastrofica ed insieme più giusta.
Perché quella pazza aveva iniziato ad assillarlo con gli sms per quelle dannate scarpe!
Ad un certo punto aveva perfino espresso nella sua testa il desiderio che quelle rovinate fossero di quelle costose invece che delle banali scarpe da ginnastica! Almeno quella tortura psicologica avrebbe avuto un senso, dannazione!
Eppure, col passare dei giorni avevano timidamente iniziato a parlare anche di altro.
E poi l'aveva incrociata per caso davanti alla porta della sua palazzina. Sì, perché le cose non potevano essere troppo semplici e lineari, no? Lei doveva proprio frequentare la Todai, che era ad un isolato di distanza da casa di lui, giusto?
I Kami avevano davvero un bizzarro senso dell'umorismo.
Però doveva ammetterlo, Kagome gli aveva rallegrato la monotonia della vita e, a poco a poco, gli era entrata nel cuore. Era diventata importante. Rimanendo sempre e comunque una ragazzina fastidiosa, certo, ma una importante parte della sua quotidianità.
E quindi aveva creduto che Kagome avesse capito quando, ad Halloween, le aveva buttato lì la battuta: - Accidenti, come vola il tempo! Tra circa un mese e mezzo sarà un anno che ti ho tra i piedi, ragazzina! -.
Lei lo aveva guardato male, per poi fargli una linguaccia e gettargli addosso una manciata di caramelle dal vaso che stava riempiendo per i mocciosi che forse avrebbero bussato alla sua porta per fare “dolcetto o scherzetto”.
Si vede che per lei non era una data significativa, o, almeno, che fosse meno significativa rispetto ad altre. Non era il caso di farne un dramma, giusto? Le femmine prendevano in considerazione cose come i compleanni, o quelle odiose feste occidentali importate come Natale o la festa degli innamorati…
La cosa che di più gli rodeva era che il suo goffo e maldestro tentativo di aiutarla a rilassarsi dalla frenesia della scuola, approfittando di quella loro ricorrenza, si fosse rivelato un buco nell'acqua. Kagome era stata talmente nervosa da non essersi nemmeno presa la briga di ascoltarlo...

Notando la faccia imbronciata del primogenito e l'aura di tristezza che aleggiava sul secondogenito, Inu No Taisho sospirò appena – Siamo quasi a destinazione, portate pazienza, su – li incitò.
La risposta che ricevette fu uno smucciare perfettamente coordinato seguito da un'occhiata di fuoco vicendevole tra i due figli.
- Mamma mia che musi lunghi! Il gatto vi ha mangiato la lingua? – li sbeffeggiò.
Sesshomaru gli lanciò un’occhiata di traverso.
Rassegnato, il Grande Generale Cane decise di accendere la radio, inondando l'abitacolo di musica natalizia.
- Papà! Le canzoncine no, ti prego! Spegni subito quell'affare! Non sono in vena di queste cose! – brontolò il figlio minore.
“Ahhh, che fatica fare il padre!” pensò ironicamente il Generale, ridacchiando subito dopo.

Ignorando i due davanti, Inuyasha sospirò di nuovo, osservando il paesaggio innevato.
Chissà come se la stava cavando Kagome… già, Kagome…


Il suono ovattato di un ammasso di neve che cadeva verso il suolo dal ramo di un albero rinsecchito fece tornare Inuyasha al presente.
Mentre il giovane si era perso nei propri pensieri, il padre in versione cane gigante si era buttato all'improvviso contro l'altro enorme canide.
Sesshomaru però riuscì a schivare con grazia l'attacco.
- Feh, spaccone! – commentò Inuyasha, ricevendo in cambio un ringhio sommesso dal padre.
Il mezzodemone si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo, mentre mentalmente faceva il verso al padre: “Concentrazione, figliolo, resta concentrato!”.
Tsk!
Come poteva concentrarsi, se l'unica cosa che desiderava al momento era tornarsene a casa, chiamare la sua ragazza e magari accoccolarsi con lei sul divano?
Stava iniziando a far freddo, con il sole quasi tramontato. E resistenza semi-demoniaca alle temperature rigide o meno, non aveva di certo una folta e calda pelliccia come loro, lui!
Di certo non pensava che quei due avessero avuto l’intenzione di fermarsi al Fuji fino a quell'ora! Erano quasi le sei di sera, cavolo! Per tornare a Tokyo ci sarebbero volute quasi tre ore e senza calcolare il traffico!
Che gli altri due intendessero fermarsi per la notte? No, impossibile! Suo padre non avrebbe mai lasciato Izayoi da sola, idem il signor Ghiacciolo!
Ancora gli pareva impossibile che il Sommo Sesshomaru aka Mr. Demone Spocchioso avesse deciso di adottare un'orfanella, per di più umana!
Izayoi era stata ovviamente super entusiasta di avere di nuovo una bambinetta da viziare, ora che Inuyasha era cresciuto e “volato fuori dal nido”, come diceva sempre per prenderlo in giro.
E poi lo doveva ammettere, sostanzialmente Rin non era poi così male… beh, oddio… forse quando non parlava, magari.
Era un piccolo vulcano di energia, quella mocciosetta! Se pensava che i primi tempi era quasi muta… tsè! Ora invece non stava zitta un secondo.
Sospirando, si stiracchiò la schiena leggermente indolenzita e fece per parlare, con l'intenzione di dire loro che forse era il caso di finire il loro allenamento.
Voleva tornare a casa, diavolo! Stravaccarsi sul divano e magari chiamare Kagome. Chissà come era andato il suo esame, a proposito! Era davvero strano che non lo avesse ancora chiamato, tra l'altro…
Il possente cane che era suo padre fece per darsi slancio con le zampe posteriori, intenzionato a spiccare un balzo verso Sesshomaru e farlo rotolare un po' nella neve, ma di colpo, da qualche parte della folta pelliccia che ornava il garrese del suddetto figlio prese a squillare una musichetta.
Inuyasha quasi si ribaltò dal ridere. Jingle bells? Davvero? Suo fratello aveva Jingle Bells come suoneria del cellulare???
In un lampo di luce la sagoma del possente canide si ritrasformò nella consueta forma umanoide, brandendo in mano uno smartphone.
Sesshomaru si limitò ad aggrottare impercettibilmente le sopracciglia, schiacciando poi il tasto che accettava la video chiamata e dicendo semplicemente: - Rin -.
Nel silenzio sospeso, risuonò la voce della bambina, leggermente distorta a causa dell'apparecchio: - Signor Sesshomaru!! Ciaoooo – sorrise.
Con un solo grande passo Inu No Taisho, ancora trasformato, torreggiò sul figlio, abbassando l'enorme muso verso il basso.
Subito dopo il saluto trillante di Rin si era infatti udita la tranquilla voce di Izayoi, che le diceva: - Passami il telefono, per favore, tesoro -.
Lo sbucare nella visuale dello schermo dell'imponente figura del Generale aveva però fatto sì che la bambina si prendesse ancora un momento per ammirare e tessere le lodi dell'aristocratica forma canina del demone, dicendo: - Wow!!! È fantastico! La sua pelliccia è bellissima, Inu-sama! Sesshomaru-sama, la prossima volta posso venire anche io, con voi? Per favoreeeee!!! -.
Il padre si era limitato a sbuffare una specie di risata dal naso, alitando nei capelli del primogenito che però non si scompose minimamente, richiamando all'ordine la sua protetta: - Rin – disse infatti di nuovo.
Incuriosito dalla stranezza della situazione, anche Inuyasha si avvicinò ai due, dopo aver rinfoderato Tessaiga.
Con un leggero tramestio, il viso di Izayoi apparve sullo schermo: - Scusa se disturbiamo l'allenamento dei Grandi Guerrieri, caro! – disse al marito – Sesshomaru, potresti passarmi Inuyasha, per favore? Grazie! – aggiunse.
Il mezzodemone rizzò le orecchie. Eh? Voleva parlare con lui???
- Sono qui, mamma. Dimmi! – intervenne – Perché hai chiamato Sessh, scusa? – aggiunse – Anche io ho un cellulare, no? Non sono mica come papà, che di queste cose non ne vuol sentir parlare – continuò, prendendo nel mentre il proprio telefono dallo zaino che aveva lasciato poco distante – Merda! Perché è tutto nero? – imprecò.
Accidenti! La batteria doveva essersi totalmente scaricata…
- Inuyasha – lo redarguì la donna nel sentirlo imprecare – Dunque – sospirò, tornando affabile come sempre – Visto che risultavi irraggiungibile, hai fatto preoccupare a morte una persona… no, non io. So bene dove siete tutti e tre. E quindi… forse non avrei dovuto elargire certe informazioni, ma… - continuò.
Il figlio le rivolse un'occhiata stranita: - Cosa… smettila di girare intorno alle cose, mamma! Che succede? – le disse, innervosito.
Perché aveva un brutto presentimento?
- Beh… - tentò Izayoi.
- Inuyasha-sama? Kagome-sama era davvero preoccupata per lei! – continuò al suo posto Rin – Così, quando ha chiamato qui per cercarvi, Rin le ha detto che eravate al Fuji-San! Credo che stia venendo anche lei ad allenarsi con voi! Perché Rin ha sentito che diceva qualcosa tipo “allora lo raggiungo” – lo informò candidamente la bambina.
Il mezzodemone strabuzzò occhi e bocca, rischiando di far cadere nella neve il telefono del fratello.
Che cosa???!!!
Kagome… Kagome era in ansia per lui e… stava venendo al Fuji???
- Mamma, ti richiamo! Ciao Rin, e grazie di avermi chiamato! – riuscì a dire prima di riagganciare.

Sesshomaru inarcò di nuovo un sopracciglio nel vedere il fratellastro comporre subito dopo un numero con il suo cellulare, ma non disse nulla.
- Merda, risponde la segreteria… cosa diavolo sarà saltato nella mente di quella stupida! – lo sentirono borbottare i due demoni completi dopo qualche secondo – Ok, a mali estremi, estremi rimedi… lei ha chiamato mia madre ed io… - continuò il mezzodemone componendo un altro numero ed allontanandosi di qualche passo.
Nel frattempo anche Inu No Taisho tornò alle dimensioni normali.
Origliando involontariamente la conversazione telefonica del figlio minore, sorrise storto.
- Ehi, figlio – disse a Sesshomaru – Ti va una gara di velocità in volo, per il ritorno a casa? Qualcosa mi dice che a tuo fratello servirà la macchina -.
L'altro demone lo guardò appena con la coda dell'occhio, gesto che il Generale interpretò come un sì. In caso contrario non lo avrebbe degnato nemmeno di quel gesto, il suo algido ed aristocratico figlio.
- Ehi pà! Mi puoi prestare la macchina? – disse intanto Inuyasha, riagganciando dopo una veloce e concitata telefonata.
Inu No Taisho lanciò un'occhiata allusiva all'altro figlio, come a dire “Che ti avevo detto?”.
Sesshomaru, dal canto proprio, non rispose, limitandosi ad allungare una mano, col palmo verso l'alto, nella direzione del fratello, il quale gli lanciò il cellulare, restituendoglielo con un: - Grazie della chiamata, Sessh! –
“Dunque, che ore saranno, adesso? Le 18 passate… mhh ad occhio e croce dovrebbe arrivare tra meno di un'ora se, come mi ha detto sua madre, è partita con l'autobus delle 16” rimuginava Inuyasha mentre raccattava le sue cose “Certo che anche le altre due…” pensò, riferendosi a Rin ed Izayoi “Se avessero aspettato ancora un po' a chiamarmi, quella cretina si sarebbe certamente persa!” sbuffò “Non c'è proprio verso di potersene stare tranquilli con questa mia sgangherata famiglia, vero?” ironizzò.
- Io vado eh! Voi due… beh, per il ritorno arrangiatevi – li sbeffeggiò  non appena il Grande Generale Cane gli ebbe lanciato le chiavi – Ah, ti conviene chiamare mamma, pà, e dirle che state tornando! – salutò poi il genitore ed il fratellastro, prima di lanciarsi a rotta di collo giù dalle pendici del Sacro Vulcano.


Da qualche parte, nei pressi del Monte Fuji.

Kagome sospirò, stanca. La schiena iniziava a dolerle per essere stata seduta su quello scomodo sedile del pullman per quasi tre ore.
Riflettendoci, forse l'idea di correre alla stazione degli autobus interregionali e prendere il primo disponibile per il Fuji non era stata una grande pensata.
Inuyasha non aveva la più pallida idea che lei stesse arrivando, magari era anche già tornato a Tokyo!
Che pasticcio! Eppure, quando aveva appreso da Rin dove fosse il ragazzo, l'idea di raggiungerlo e poi recarsi all'alberghetto da lui prenotato per la sua sorpresa, non le era parsa malvagia…
“Invece sei una stupida totale!” si rimproverò “Ha perfettamente ragione lui, nel chiamarti stupida! Se lui non è già più là, che farai, idiota? Appena riuscirai a farti rispondere al telefono da lui gli dirai – Ehi, torna indietro, che ti aspetto nell'albergo - ?”.
Peccato che, tra l'altro, la prenotazione fosse prevista per l'indomani mattina! Dove avrebbe dormito, nel caso in cui non avesse trovato Inuyasha, sotto ad un ponte?
E poi… che cavolo avrebbe potuto dirgli, se e quando lo avesse trovato?
Che stupida, stupida idea!
Strinse appena la cinghia del borsone che, con sua somma sorpresa aveva trovato già pronto quando, trafelata e di fretta, era ritornata al tempio Higurashi.
Per aggiungere rimorso al rimorso, a quanto pareva sua madre era stata già al corrente della sorpresa organizzata da Inuyasha e lo aveva aiutato preparando alla figlia una sacca da viaggio con i vestiti e accessori necessari per il weekend.
Improvvisamente il cellulare, rimasto senza campo da quando erano entrati nella regione del Fuji, emise un trillo e poi un altro ed un altro ancora.
Fece appena in tempo a leggere gli avvisi di chiamate perse da Inuyasha ed un suo sms in cui le scriveva, strappandole un sorriso per quanto bene avesse ormai imparato a conoscerla:
“Ti aspetto alla fermata dell'autobus. Quando scenderai sarò lì, non aver paura.
Ps. Non credere di averla scampata, poi facciamo i conti”


Giusto in quel momento l'autista dell'autobus annunciava ai pochi passeggeri presenti che erano giunti a destinazione, scusandosi per i pochi minuti di viaggio trascorsi in più a causa del traffico.
Trafelata, Kagome si alzò di botto, picchiando la testa contro il portabagagli sopra di lei.
Imbarazzata, scese dal mezzo, massaggiandosi la testa.
Si guardò velocemente in giro, stringendo il borsone e tremando per l'improvviso calo di temperatura. Accidenti, che freddo!
Non c'era in giro quasi nessuno.
Osservò sconsolata l'autobus di linea ripartire.
Ed ora?
- Ehi, stupida! – sentì dire da una voce ben nota.
Alzando lo sguardo verso l'altra parte della strada lo vide.
Lui era là, appoggiato pigramente alla fiancata di una macchina, più bello ed imbronciato che mai.
La ragazza sentì il cuore aumentarle i battiti. Quanto le era mancato!
- Inuyasha! – lo chiamò, correndo nella sua direzione e rischiando di finire sotto una macchina.
Il mezzodemone quasi arrossì per il bellissimo sorriso che le si era dipinto sul volto nel vederlo, salvo poi rischiare un mezzo infarto quando lei aveva attraversato la strada senza guardare!
Aveva colto subito il suo dolce profumo mentre lei scendeva dal pullman.
Odorava di stanchezza, tristezza ed un pizzico d'ansia, subito svanita nel momento in cui il mezzo che le ostruiva la visuale se ne era andato, permettendole di notarlo.
La raggiunse con un balzo, impedendole di finire sotto ad una macchina: - Ragazzina! Tua madre non ti ha insegnato a guardare, prima di attraversare? – la sgridò.
Kagome arrossì appena, ma desistette nel rispondergli a tono, preferendo invece nascondere il viso nel giaccone di lui, inalandone il profumo.
- Inuyasha… - ripetè. Stava per aggiungere qualcosa come “scusami tanto”, quando lui la precedette: - Scusa – lo sentì dire, infatti.
Sconcertata, alzò il volto per guardarlo negli occhi. Perché si stava scusando, adesso?
Notando la sua confusione, il giovane proseguì: - Non volevo farti preoccupare, sparendo. È che mi si è scaricata la batteria… il cellulare era morto e non me ne sono accorto. Ti ho potuto scrivere solo dopo averlo attaccato al caricabatteria per auto. Oltretutto non pensavo che quei due matti volessero stare tanto tempo ad allenarsi! –.
Kagome si sentì ancora più in colpa, se possibile.
Lei aveva combinato un vero casino, dimenticandosi di una cosa importante, litigato con lui la sera prima e… lui si scusava!?!
Fece di nuovo per aprire bocca, venendo di nuovo ostacolata da lui: - Che tu fossi preoccupata non giustifica però il fatto che ti sia venuto in mente, di punto in bianco, di prendere baracca e burattini e venire qui! Sei un’incosciente!!! E se, per ipotesi, noi ce ne fossimo già andati via, eh? Che avresti fatto? Di tutte le idee più stupide, idiote, senza senso elaborate da quel tuo pazzo cervello… - iniziò a brontolare.
Non riuscì a finire il proprio borbottio perché Kagome lo afferrò di colpo per i due ciuffi di capelli che nascondevano il luogo dove si sarebbero dovute trovare le orecchie se fosse stato umano, costringendolo ad inclinare la testa verso di lei e togliendogli il fiato e la capacità di pensare con un bacio appassionato.
D'istinto Inuyasha le prese il volto tra le mani, appoggiando la fronte contro quella di Kagome quando, ansimanti, si staccarono dal bacio.
Grazie a quella posizione poté notare un particolare a cui ancora non aveva fatto caso, sentendo qualcosa con i polpastrelli ai lobi delle orecchie della ragazza.
Strabuzzò appena gli occhi nel rendersi conto che erano…
- Sono bellissimi, grazie – sorrise Kagome, prendendogli una mano e lasciandogli un bacio sul palmo, mettendosi poi una ciocca di capelli corvini dietro le orecchie, sfoggiando così gli orecchini a forma di fiocco di neve che lui aveva comprato per lei  – E… non hai niente di cui scusarti, tu. Sono io, il disastro ambulante, ricordi? – ridacchiò, tornando però subito seria – Grazie, per esserci sempre per me, per pensare sempre al mio bene, per amarmi, anche e soprattutto quando ti faccio impazzire. Per conoscermi così bene da aver prenotato una vacanza in un centro termale. Ti amo tanto, Inuyasha… Puoi perdonarmi? – concluse.
Il mezzodemone rimase a bocca aperta, arrossendo furiosamente, impreparato a quella improvvisa dichiarazione d'affetto.
Stordito, riuscì solo a stringerla in un abbraccio, anche allo scopo di nasconderle il proprio rossore imbarazzato: - A-anch'io – sussurrò in riposta al “ti amo” di lei.
Rabbrividì appena nel sentirla sfregargli il naso contro la mascella, in un tenero gesto, molto canino, tra l'altro.
Il suono di un clacson in lontananza li riscosse dal loro mondo.
Tenendola per mano, Inuyasha la condusse alla macchina, sistemando il borsone di lei nel bagagliaio.
La giovane gli lanciò un'occhiata incuriosita nel notare in esso due buste provenienti da un negozio di vestiti.
- Ehi, che c'è? Grazie alla tua bravata di venire fino a qui in pullman e fermarti per la notte ho dovuto chiamare al ryokan e far aggiungere un pernottamento con cena, visto che avremmo dovuto arrivare domani in mattinata, invece. Per fortuna avevano posto! – le disse – Inoltre, dato che, a differenza tua, io non mi sono portato dietro il bagaglio, sono dovuto andare a comprare il minimo indispensabile… non pretenderai mica che me ne stia con lo stesso paio di mutande addosso per tre giorni, vero? – la prese in giro, guadagnandosi un pugno contro il bicipite.
- Inuyasha! – sibilò Kagome, imbarazzata.
Il giovane si limitò a fare spallucce.
Non appena lei si fu accomodata sul sedile del passeggero, mise in moto.
- Ehi, ma… tuo padre e tuo fratello? – realizzò di colpo lei.
- Ah boh – le rispose – Ad occhio e croce dovrebbero arrivare a casa per le 20. A meno che non abbiano deciso di fare una piccola deviazione verso l'Hokkaido per continuare ad allenarsi... Tsè, le fortune di poter volare! -.
Attese di aver finito di fare manovra per dirle: - Allora… non solo mi fai prendere un colpo, ma hai perfino chiamato mia madre, dopo aver rovistato a casa mia? – la prese in giro. Era evidente che fosse andata all'appartamento di lui, visto che aveva trovato gli orecchini!
- Ehi! Sei sleale! Punto primo, la chiave per entrare nel tuo bell'appartamento da scapolo me l'hai data tu. – gonfiò le guance Kagome – Punto secondo, sei tu ad essere sparito nel nulla, decidendo di farti una gita, senza dirmi nulla! Ero io, quella preoccupata, non tu, genio! -.
Inuyasha le rivolse un ghigno di traverso: - Più che altro, da quello che ricordo da ieri sera, sarai sembrata una zitella isterica preda di un attacco di nervi -. Quanto adorava farla arrabbiare un po'! Il suo profumo acquisiva una nota speziata che faceva venire voglia al suo demone interiore di dimostrarle chi fosse il dominante, tra loro.
- Come??? Ma sentitelo! Ti ho anche chiesto scusa! – si infervorò la ragazza.
Di colpo però il suo profumo si riempì di nuovo di quella nota aspra di tristezza che Inuyasha odiava: - Però tu non hai detto di avermi perdonata… - la sentì mormorare – Se sei ancora arrabbiato, va bene, io… -.
Aggrottando appena la fronte, il mezzodemone accostò a lato della strada, girandosi poi verso la ragazza: - Kagome… - la chiamò.
Attese che lei lo guardasse per concludere: - La smetterà mai quella tua testolina di farsi paranoie, ragazzina? – la interpellò scherzosamente – Stai facendo di una sciocchezza una tragedia, quindi smettila – aggiunse, serio.
La fidanzata gli sorrise, capendo che quel contorto giro di parole misto a borbottii e prese in giro era il suo modo di dirle che non era arrabbiato.
I begli occhi color del sole di lui si rasserenarono nel vederla sorridere.
- Basta paranoie. È tutto ok. Discorso chiuso – ribadì, categorico, prima di sporgersi verso di lei e baciarle la fronte.
Dopo di che riprese la marcia, in direzione dell'albergo: - Pronta a rilassarti un po', signorina studentessa impegnata?- le sorrise - A proposito… come è andato l'esame, poi? – chiese, mentre si apprestava a svoltare a destra.
Sopra di loro, nel cielo notturno, le prime stelle facevano capolino sopra la vetta del monte Fuji, ornandolo con la loro luce.





Breve glossario:

Shiitake: tipo di fungo, proveniente dall'estremo Oriente. Diffuso soprattutto in Cina e Giappone.

Genkan: tradizionale anticamera d’ingresso che, nelle case giapponesi, separa l’ambiente esterno da quello interno. La sua funzione principale è quella di permettere a chi entra di togliere e riporre le scarpe prima di accedere alla parte vera e propria dell’abitazione.

Ryokan: albergo tradizionale giapponese. Si ritiene che questo tipo di struttura, il cui stile è rimasto pressoché immutato nel tempo  risalga al Periodo Edo (1603-1868).

Onsen: è il nome giapponese per indicare una stazione termale.




Angolo autrice:
salve a tutti. Ogni tanto rispunto per partecipare a qualche contest, che almeno mi costringono a scrivere….
Se ci fosse ancora qualcuno che segue le mie storie in corso, sappiate che non sono il tipo da abbandonare quello che inizio ☺
La scuola, la vita e un mostruoso calo di ispirazione mi hanno fatto quasi passare la voglia di scrivere, lo ammetto. Ma è impossibile, ve lo assicuro! Perché anche se non ho più aggiornato, ho continuato a leggere ff come se non ci fosse un domani la mia testa continua a sfornare storie e mi sto facendo violenza da sola nell'aspettare di aver finito almeno la long in corso prima di iniziare altro! Non vedo l'ora che questo 2017 finisca. Il periodo del Natale è stato paradossalmente il peggiore dell'anno XD È solo un periodaccio, che spero si plachi presto, anche perché mi sento davvero una brutta persona nell'aver fatto passare così tanto tempo. Sono immensamente grata in questo senso ai contest proposti da gruppo Takahashi Fanfiction Italia per avermi “costretta” a produrre qualche Os e non cadere nell'inattività di autrice.
Sono soddisfatta di questa Os? Assolutamente no. L'ho iniziata e riscritta più volte il mese scorso, Dicembre mi ha dato il colpo di grazia, ma mi sono sforzata di finirla.
Ringrazio Serin88, che mi ha spronata a finire la Os, sulla fiducia che le sarebbe piaciuta nonostante le idee sgangherate, dicendomi “Chiara, scrivi e pubblica, che voglio leggere”. Quindi eccola, Sere, ora puoi leggerla XD
Un sincero grazie a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di arrivare fino in fondo.
Un abbraccio,
LittleDreamer90
   
 
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