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Autore: Celty23    31/12/2017    5 recensioni
"Storia partecipante al contest 'Lotteria di Natale' indetto dal gruppo su Facebook 'Takahashi fanfiction Italia"
ODORE: Vaniglia
LUOGO: Las Vegas
ELEMENTO NATALIZIO: Canti di Natale
EXTRA: IMPREVISTO
Miroku porta il suo migliore amico Inyasha a Las Vegas per distrarlo da una brutta rottura.
Sango e Kagome vanno a Las Vegas come gruppo di volontariato, cantando e vendendo biscotti.
Il fato li farà incontrare, alcuni saranno contenti di questo incontro, altri meno.
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Storia partecipante al contest 'Lotteria di Natale' indetto dal gruppo su Facebook 'Takahashi fanfiction Italia"
ODORE: Vaniglia
LUOGO: Las Vegas
ELEMENTO NATALIZIO: Canti di Natale
EXTRA:  IMPREVISTO
 
Il rumore delle slot-machine, dei soldi che tintinnavano cadendo qua e là, la pallina della Roulette che girava con un suono sordo, le fiches che strisciavano sul tavolo seguite da risate soddisfatte o imprecazioni. Las Vegas, la città che non dorme mai! Adorava quel posto, l’odore di fumo e tabacco che aleggiava nell’aria, i bicchieri pieni fino all’orlo di Alcol portati da splendide donne, che per l’occasione erano vestite da Babbo Natale sexy o da elfi o renne, sempre rigorosamente sexy. Amava quella città, forse più delle donne.
«Miroku io non sono dell’umore adatto…» L’uomo chiamato in causa guardò l’amico con uno sguardo sconsolato sul volto sdraiato sul tavolo che aveva riservato per loro, Inuyasha era da sempre il suo migliore amico, e lui avrebbe fatto di tutto per riportarlo di buon umore.
«Andiamo ragazzo! Dove è finito il conquistatore che conoscevo? Dove è l’uomo che ha infranto mille e più cuori?» L’amico sbuffò spostando dal volto un ciuffo di capelli argentei.
«Se ne è andato con l’arrivo di Kikyo… E non intende tornare!» Miroku sospirò esausto, Kikyo, l’ex ragazza di Inuyasha, che l’aveva mollato ormai quattro mesi prima dicendo che ormai lo vedeva più come un fratello che come un fidanzato.
Fermò una cameriera vestita da pupazzo di neve e prese un paio di bicchieri, non importava cosa fosse bastava che fosse molto forte, uno lo diede all’amico e l’altro lo bevve lui tutto d’un fiato. Miroku odiava le storie serie, poteva tranquillamente dire di esserne allergico, odiava tutte quelle smancerie “puccipucci” “amore” “orsacchiotto mio”, solo a pensarci gli veniva da vomitare. Lui era un uomo da una notte e via, ci provava con qualsiasi ragazza, che fosse bella e con un fisico da urlo, e se riceveva picche passava a quella dopo senza troppi pensieri o rimpianti. Ci si doveva divertire no?
«Ti ha lasciato mesi fa… Ormai dovresti averla superata, invece sei ancora qui a piangerti addosso… Ripigliati amico!» Lo mosse cercando di dargli una scarica di vita ma Inuyasha lo scacciò via borbottando, puntò gli occhi ambrati sul bicchiere contenente un liquido trasparente con una fetta di limone sul fondo, indeciso se bere o meno, ma alla fine lo scolò senza troppi ripensamenti. Era un inizio.
Miroku l’aveva portato a Las Vegas proprio per dimenticarsi di quella donna, non gli stava particolarmente simpatica e in più aveva rinchiuso il suo amico in una relazione stabile di tre anni. Alcol, donne e soldi erano il modo migliore per dimenticare e fare un po’ di esercizio fisico, ma nonostante fossero lì da ormai un’ora non si erano ancora schiodati da quel maledetto tavolino. Doveva riuscire a farlo muovere, doveva riuscire a fargli tornare un po’ di vita in corpo, doveva… Se fosse stato in un cartone animato gli sarebbe comparsa una lampadina sopra la testa, sorrise furbo con uno strano sguardo negli occhi, ma Inuyasha non notò nulla.
«Ho capito… Pensavo che il grande spettro dalle mani fortunate fosse tornato…» L’amico alzò un sopracciglio e lo guardò a sentire quel nome, prima che si mettesse con Kikyo andavano spesso a giocare d’azzardo, principalmente il poker, e Inuyasha era famoso per la sua fortuna e i capelli argentei come se fossero di uno spettro. «Ma a quanto pare è morto insieme alla vostra relazione… Dovrò trovarmi un nuovo compagno di giocate… Forse quel tizio è intere...»
«Lo spettro dalle mani fortunate è ancora qui! E te lo dimostro subito tzè... Stupido bonzo…» Miroku sorrise soddisfatto, puntare sull’orgoglio di Inuyasha funzionava sempre.
L’albino si alzò dirigendosi verso un tavolo da gioco e Miroku lo seguì esultando, ma prima recuperò due bicchieri di qualche alcol, gin-lemon dall’odore, dando un veloce bacio sulle labbra alla cameriera, lasciandola interdetta.
Si tornava in pista finalmente!
 
Era il trenta dicembre, il giorno prima di capodanno e lei era lì, a Las Vegas, in quel posto orribile pieno di ubriaconi, molestatori e giocatori d’azzardo. Cosa aveva fatto di male per essere lì invece che a casa con suo fratello e i suoi amici? La ragazza si girò, andando ad osservare la causa del suo essere in quella città fetida e corrotta.
Kagome indossava un vestito da Babbo Natale, ma al contrario delle cameriere e del personale di quel casinò, il suo vestito era molto più sobrio e la copriva decisamente di più. I lunghi capelli corvini erano lasciati liberi, mentre la frangetta era nascosta da un cappello rosso col pelo bianco. Altre ragazze erano vestite come loro, in fondo facevano tutte parte del coro del gruppo di volontariato, eppure la sua amica spiccava tra tutte loro, la più graziosa ed elegante, le curve giuste e una bellezza che lasciava senza fiato. Ma nonostante questo Sango l’avrebbe uccisa volentieri in quel momento, si sarebbe quasi divertita a strozzarla anche se era la sua migliore amica.
«A cosa pensi Sango?» Kagome si era avvicinata a lei per consegnarle il foglio con i canti natalizi che avrebbero dovuto suonare «A nulla in particolare!»
«Lo so che mi odi per aver segnato il tuo nome senza avvisarti…» Odiare era quasi un eufemismo «Ma è solo per questa sera! Cantiamo, vendiamo i biscotti e prima che tu possa accorgertene saremo sul pullman per casa!»
Sango alzò un sopracciglio poco convinta, ma lo stava facendo per una buona causa e lo sapeva, dare da mangiare ai bambini affamati e ai senzatetto. Si era unita a quel gruppo di volontariato appena era diventata maggiorenne e un minimo autosufficiente, voleva ripagare il debito che aveva con loro per aver aiutato lei e suo fratello dopo la morte dei genitori.
«D’accordo, ma sappi che il mio regalo di natale deve essere magnifico! E deve essere qualcosa di Doctor Who!» Kagome sorrise e annuì contagiando l’amica, ma un urlo più alto degli altri attirò la loro attenzione, e quella di tutto il locale.
«Ecco stupido bonzo!... Te l’avevo detto… A tutti e due voi due che non avevo il tocco perso!...» Un ragazzo più o meno della loro età, circa sui 25 anni, dai lunghi capelli argentei sbraitava completamente ubriaco verso il suo amico.
«Ho visto amico ho visto… Ma che ne dici se la smettiamo di bere?... Magari possiamo cercare qualche donzella eh?»
Sango si girò concentrandosi sul non ascoltare quella conversazione, l’unica parola che le veniva in mente in quel momento era una, schifo, quei due tizi avevano appena racchiuso le cose che odiava di più, e la serata era appena iniziata.
Miroku nel mentre guardava sconsolato l’amico, dopo il primo drink non aveva più smesso di bere, ordinandone uno dopo l’altro diventando sempre più ubriaco. Ogni volta che nominava le ragazze, anche solo in generale, lui scoppiava a piangere nominando Kikyo e dicendo quanto gli mancasse e che voleva tornare con lei. Per fortuna il castano era stato previdente e aveva rubato il cellulare a Inuyasha qualche ora prima, impedendogli di scrivere alla suddetta ragazza.
Guardò l’orologio sbuffando contrariato, pochi minuti ed era mezzanotte, presto per gli standard di quella magnifica città, ma tardi se ci si voleva appartare con una dolce donzella da qualche parte, magari in camera da letto. Tornò ad osservare distrattamente le carte da gioco che aveva in mano, almeno era una notte fortunata per il poker.
Il primo rintocco dell’orologio risuonò lontano in mezzo al chiasso e al chiacchiericcio che c’era nel casinò, ma insieme ad esso partirono diverse voci femminili, intonando una canzone dolce e soave come le loro voci. Non lo diceva solo perché era un grande estimatore del genere femminile, ma perché quelle ragazze erano davvero brave.
 
“Silent night, holy night!
All is calm, All is bright
Round yon Virgin, Mother and Child
Holy Infant so Tender and mild,
Sleep in heavenly peace,”
 
Lentamente tutti i presenti si zittirono, mettendosi in ascolto di quella canzone, che anche se la conoscevano già, anche se probabilmente erano stufi di sentirla ad ogni Natale, li aveva incantati e stregati, facendoli smettere di giocare.
 
“Sleep in heavenly peace.”
 
Le carte erano ferme in mano o sul tavolo, le roulette non si muovevano più e le piccole palline erano rimaste nelle mani dei lanciatori, le fiches non venivano più mosse con bramosia ma rimanevano lì, immobili.
 
“Silent night, holy night!
Shepherds quake at the sight!
Glories stream from heaven afar;
Heavenly hosts sing Al-le-lu-ia!
Christ the Saviour is born!
Christ the Saviour is born!”
 
Anche Inuyasha aveva smesso di sbraitare e di bere, ascoltando incantato quella melodia, fissando con gli occhi lucidi per colpa dell’alcol il nulla, perso in chissà quali pensieri.
 
“Silent night, holy night!
Wondrous star, lend thy light!
With the angels let us sing
Alleluia to our King!
Christ the Saviour is here,
Jesus the Saviour is here!
 
Silent night, Holy night!
Son of God, love's pure light
Radiant beams from Thy holy face,
With the dawn of redeeming grace,
Jesus Lord at thy birth;
Jesus Lord at thy birth.”
 
Finirono poco dopo inchinandosi per ringraziare chi aveva ascoltato e Sango rimase piacevolmente sorpresa di vedere tutti i presenti applaudire, forse quelle persone oltre ad essere dei maniaci ubriaconi, con forti problemi col gioco d’azzardo, avevano del buono in loro.
«Signori e signore, grazie mille per i vostri applausi, siamo una piccola organizzazione che fa volontariato cantando canzoni e vendendo dolciumi.» L’organizzatore del viaggio aveva iniziato a spiegare chi fossero e cosa facessero, ma ormai non lo stava ascoltando più nessuno, mentre loro ragazze si dividevano nei compiti pattuiti. Lei, Kagome e altre recuperarono i biscotti alla cannella che dovevano vendere, le rimanenti invece si preparavano a cantare Jingle Bells Rock.
Sango si guardò un momento attorno, osservando da chi doveva andare e nel suo campo visivo finirono i due tizi di prima, quello dai capelli castani legati in un codino la guardò dalla testa ai piedi con uno strano luccichio negli occhi. I brividi arrivarono subito insieme a diverse preghiere per non essere arrestata per omicidio.
«Per ringraziarti per non avermi uccisa, ancora, quei due tizi là li servo io!» Kagome fece l’occhiolino a Sango che le sorrise grata.
«Cosa farei senza di te?»
«Probabilmente avresti già dimezzato la popolazione maschile!» Detto ciò la corvina sparì iniziando il suo giro e così fece anche lei, sbuffando allegra per avere un’amica così strana da sopportarla.
Miroku aveva osservato le ragazze prepararsi e ricominciare a cantare, alcune meritavano la sua attenzione, slanciate, formose ma non troppo, forse non era del tutto rovinata quella serata. Una in particolare aveva attirato la sua attenzione, i lunghi capelli scuri erano raccolti in una coda alta, il vestito da Babbo Natale le stava perfettamente, segnava la vita sottile enfatizzando il seno prosperoso, ma senza essere volgare.
«Sono stanco torniamo a casa…» Inuyasha lo distrasse dai suoi pensieri su come conquistare quella deliziosa donzella.
«Oh no mio caro! Ora ti trovi una donna e fai una sana scopata!» L’amico cercò di ribattere ma l’alcol non gli permise di essere abbastanza rapido «Kikyo ti ha mollato, è una storia triste, l’amavi ma devi andare avanti!» Miroku non alzava mai la voce, non si alterava rimaneva sempre composto e con un sorriso birbante sul volto, ma non quella volta, era ormai arrivato al limite. Inuyasha sembrò accorgersene e si fermò a riflettere, forse non erano sbagliate le parole del suo amico, doveva rimettere insieme i cocci del suo cuore e del suo orgoglio, e tornare ad essere il rubacuori che era un tempo!
Con un nuovo spirito si mise seduto correttamente, non era il momento di stare sdraiato sul tavolo! Doveva mostrarsi in tutto il suo splendore, doveva…
«Buonasera signori, siete interessati ad acquistare dei biscotti alla cannella fatti da noi?»
«KIKYO!» Quasi cadde dalla sedia per lo spavento di ritrovarsi la ex ragazza lì vestita da Babbo Natale, lei lo guardava con occhi sorpresi non capendo cosa stesse succedendo «Cosa ci fai qui!? E non guardarmi così, Miroku è Kikyo!»
L’amico guardò la ragazza non capendo a cosa si stesse riferendo Inuyasha, che continuava a ripetere il nome della ex e a indicare la povera sventurata. La osservò attentamente notando effettivamente una certa somiglianza, ma minima, Kikyo era molto più seria e quasi tetra rispetto a questa che nonostante non capisse cosa stesse succedendo continuava a sorridere.
«Chiedo scusa da parte del mio amico, ha bevuto troppo e vi ha scambiato per la sua ex ragazza!»
«Non l’ho scambiata è proprio lei! Ha…»
«Certo certo…» Miroku non lo lasciò finire tappandogli la bocca con una mano e accarezzandogli la testa come se fosse un bambino con l’altra.
«Oh mi spiace molto…» Kagome non capiva più cosa stesse succedendo, ma capiva perché Sango aveva i brividi al pensiero di servirli, doveva però vendere quei biscotti! «Vi possono interessare dei biscotti alla cannella? Li abbiamo fatti con le nostre mani e posso assicurare che sono…»
L’uomo dai capelli castani in un nano secondo le aveva preso le mani nelle sue, abbandonando l’amico in malo modo, e iniziando ad accarezzargliele dolcemente. Tutto ciò la inquietò non poco, ma non poteva chiamare Sango, doveva essere forte!
«Hai fatto questi biscotti con queste mani così delicate apposta per noi? Sono commosso non posso non accettare questo dono! Ah ai giorni nostri non si trova più una donna che sappia cucinare! Sono così rare e preziose!»
Se fosse stata in un cartone animato o in un fumetto le sarebbe comparsa una gocciolina sulla testa, ne era sicura, era tutto così strano che magari c’era veramente.
«Io sono Miroku! Lei dolce ragazza si chiama?»
«Kagome…»
«Che nome magnifico, sembra quello di un angelo! Kagome ho una domanda da porti…» Senza lasciarle le mani Miroku si inginocchiò per terra, iniziando a fissarla seriamente con gli occhi castani puntati nei suoi.
«Vuoi diventare la madre dei miei bambini?» Kagome sbarrò gli occhi, ok, calma, prendi dei respiri profondi, di uomini che ci provavano ne aveva incontrati anche fin troppi, ma questo non le era mai successo.
Stava ancora cercando di capire cosa fosse successo e di articolare una frase per rifiutarlo, anche se gentilmente, quando sentì qualcosa accarezzarle il fondoschiena, più precisamente una mano con cinque dita attaccate.
«AH! PERVERTITO!» Istintivamente gli tirò uno schiaffo e si allontanò schifata, l’uomo però non sembrava essersi offeso, ma anzi si massaggiava la guancia con un sorriso in volto.
«Stupido bonzo non provarci con la mia ex!» Il ragazzo con i capelli argentati si era alzato in piedi e aveva preso per il colletto l’amico.
«Tutto bene qui?» Sango era comparsa dal nulla e Kagome era grata per questo, lei non sapeva più cosa fare.
La ragazza aveva tenuto d’occhio la situazione più o meno tutto il tempo, anche se non riusciva a sentire cosa si stessero dicendo, sentì perfettamente però il grido che aveva fatto l’amica, facendola correre in suo aiuto.
«Sango grazie a Dio sei qui… Io non ci sto capendo più niente…» Kagome si nascose dietro la sua schiena permettendole così di osservare quei due strani individui.
Uno, il più ubriaco, stava borbottando delle frasi incomprensibili sulla sua ex e sul fatto che l’amico, quello col codino, era uno stronzo ad averci provato con lei e altre cose senza senso dette dall’alcol. L’altro lo ascoltava per metà, preferendo rivolgere la sua attenzione a lei e a Kagome, osservandole con uno strano brillio negli occhi. Perché quelli strambi capitavano tutti a lei?
«Signori se non volete prendere nessun biscotto noi riprendiamo il giro…» Andarsene era la soluzione migliore «Buona sera…»
«Vaniglia!» Il ragazzo col codino la interruppe, liberandosi dalla presa dell’amico e raggiungendole con pochi passi.
«No sono biscotti alla cannella…»
«Cara Sango… Non mi riferivo ai biscotti, che tra l’altro vogliamo comprare, ma mi riferivo al suo profumo, vaniglia!» Ok era strano, o aveva sparato a caso e aveva azzeccato, oppure la situazione iniziava a diventare inquietante. Meglio sorvolare.
«Quanti sacchetti di biscotti volete?»
«Uno a testa! Io sono Miroku comunque, piacere di conoscerti Sango!» La ragazza doveva ricordarsi di dire a Kagome di non chiamarla più per nome in posti del genere, non voleva che quei maniaci la perseguitassero.
«Io non voglio i biscotti fatti da Kikyo! Miroku sei ubriaco? Ci ucciderà tutti con la sua cucina!» Kagome prese i sacchetti e li diede entrambi al ragazzo dai capelli argentei, mentre Miroku dava i soldi a Sango.
«Io non sono Kikyo! E questi biscotti sono deliziosi!» Il sorriso tirato e una vena sul collo che iniziava a pulsare, Sango conosceva bene la sua amica, e presto sarebbe scoppiata.
«Shì invece! Hai la sua stessa brutta faccia, è inutile che fingi! Ti ho riconosciuto…» Con la mano libera mimò il segno che l’avrebbe tenuta d’occhio, ma non gli riuscì molto bene in quanto si ficcò un dito in un occhio.
«Brutta faccia?… Ma come ti permetti!? Il brutto qui sarai tu! MALEDUCATO CAFONE CHE NON SEI ALTRO!» Kagome se ne andò a passo svelto, infuriata come poche volte, il ragazzo responsabile per la paura era caduto per terra nascondendosi dietro la sedia, mentre Miroku aveva gli occhi spalancati per la sorpresa.
«Wow, sono veramente poche le persone che sono in grado di spaventare così Inuyasha! I miei complimenti a Kagome…» Sango sorrise divertita e fiera della sua amica.
«Non sono in molti in grado di farla arrabbiare così… Buona serata!»
«Ma come! Almeno ammetti che ti ho sorpreso ad aver capito il tuo profumo!» Certamente, poi gli avrebbe dato il suo numero scrivendolo sul tovagliolo «Sì mi hai sorpresa, ma c’è una spiegazione logica…» La guardò attendendo che finisse, speranzoso in qualcosa che non sarebbe mai successo, forse Sango era un po’ troppo sadica «Sei gay! Solo una donna o un gay avrebbero indovinato… Oh ma non ti preoccupare non ti giudico, mi stanno molto simpatici! Buona serata!»
Se ne andò lasciandolo in piedi a bocca aperta, raggiunse Kagome senza più voltarsi indietro uscendo finalmente da quel casinò. Non sarebbe tornata mai più a Las Vegas, era una promessa.
«Miroku… Ma cosa è successo?»
«Non lo so amico, non lo so…» Non gli era mai capitata una situazione del genere, con nessuna delle innumerevoli donne con cui ci aveva provato, mai una volta in tutti gli anni da donnaiolo. Nessuno aveva mai osato dargli del gay, eppure Sango col profumo alla vaniglia l’aveva fatto, non gli piaceva nemmeno come odore, troppo dolce e pungente. Non ci avrebbe provato mai più con una donna che usava la vaniglia, mai, era una promessa. Anche se era un vero peccato.
 
Il resto della serata era passata tranquilla, Inuyasha non aveva toccato più un goccio di alcol, preferendo concentrarsi sul tavolo da gioco e sul dolce rumore delle fiches che tintinnavano fra le sue mani, osservando solo ogni tanto i biscotti comprati dalle due ragazze. Miroku invece si era fiondato immediatamente su una nuova preda, trovandola senza difficoltà, ridendo e scherzando in compagnia della nuova donzella, ma anche se non voleva l’occhio cadeva sempre sul gruppetto di ragazze vestite da Babbo Natale. Perché non gli cadeva sulla profonda scollatura o sulla gonna troppo corta della nuova ragazza? Perché?
Verso le due di notte il gruppo di volontariato se ne andò dal locale, allontanando definitivamente e per sempre Sango da lui, poco prima aveva sentito che quella era la loro unica serata a Las Vegas.
Purtroppo però finì anche la loro prima notte, Inuyasha era stufo e sbronzo, e la ragazza che Miroku aveva abbordato chiacchierava troppo e ormai la poesia era finita da un pezzo, e decisero così di tornare in hotel, avrebbero recuperato il giorno dopo.
 
Doveva aver fatto qualcosa di molto orribile nella sua vita passata, altrimenti non riusciva a spiegarsi il motivo per cui era ancora nell’antro di Satana, la notte di capodanno! Kagome la guardava dispiaciuta e in colpa mentre cantavano “Last Christmas” in quel fetido locale, non era colpa della sua amica se il pullman che le avrebbe dovute riportare a casa si era rotto costringendole a stare lì un giorno in più, ma era colpa sua se era lì fin dall’inizio.
“E’ stato solo un imprevisto, domani sarà tutto sistemato e potremo ripartire!” Un imprevisto, ecco come l’aveva chiamato il loro organizzatore.
Sulle note del ritornello della canzone vide di sfuggita due uomini che entravano ora nel locale, uno dai lunghi capelli argentei, e l’altro con i capelli marroni corti legati in un codino. Probabilmente nella sua vita precedente era Bruto, o addirittura Lucifero.
La serata era appena incominciata, erano appena arrivati e subito aveva visto quella bellissima donna, perché anche se lo aveva insultato doveva riconoscere la vera bellezza quando la vedeva, il profumo di vaniglia gli riempì le narici subito dopo, ma probabilmente se lo era solo immaginato.
«Guarda chi ricompare… La brutta copia di Kikyo…» Miroku sospirò divertito, probabilmente Inuyasha non si ricordava completamente cosa era successo la sera precedente e quindi del carattere leggermente pepato di Kagome.
«Dovresti scusarti con lei!»
«E per cosa? Era lei quella fuori di testa non io!» l’amico negò sconsolato con la testa, non si ricordava davvero nulla, ma non poteva lasciar correre e magari tra i due sarebbe nato qualcosa! Fisicamente parlando ovviamente.
«Perché sei stato un cafone con quella povera ragazza, ecco perché!»
«Ah certo… non perché vuoi provarci ancora con la sua amica…» Inuyasha lo osservò con sguardo complice, anche se aveva i ricordi annebbiati si ricordava perfettamente di come lei avesse dato picche a Miroku, che alzò le mani in segno di resa.
«Pensi sempre male amico… io non ho alcuna intenzione di provarci con lei, usa il profumo alla vaniglia!» calcò l'ultima parola cercando di sembrare disgustato «Croce sul cuore!» l'albino non parve bersela e lo scrutò attentamente mentre le ultime note della canzone venivano cantate, alla fine sbuffò e osservò le due ragazze.
Miroku fece lo stesso, ovviamente sperava che anche fra lui e la dolce e combattiva Sango potesse nascere qualcosa sotto le coperte, ma aveva portato Inuyasha a Las Vegas, nella città che non dorme mai, per fargli dimenticare Kikyo, i suoi desideri venivano dopo.
 
Come la sera precedente finirono di cantare e recuperarono di biscotti da vendere per beneficenza, Sango e Kagome erano rimaste leggermente in disparte dalle altre ragazze, in quanto la seconda stava cercando di calmare l'amica.
«Un imprevisto… questo non è un imprevisto è una maledizione!»
«Andiamo Sango… non stanno simpatici nemmeno a me ma siamo realiste! Quante probabilità ci sono che vengano a parlarci? Io ne ho terrorizzato uno e tu hai zittito l'altro!» Sango sbuffò sistemandosi la coda e osservando l'amica, forse aveva ragione, ma forse la sfiga la perseguitava e i due ragazzi di cui stavano parlando si stavano avvicinando a loro. Era maledetta, non c'era altra spiegazione.
«Buona sera my lady! Come mai ancora qui? Avevo intuito che doveste ripartire ieri…» Kagome sobbalzò leggermente per la sorpresa, ma non diede a vedere il suo disappunto, al contrario di Sango, e rispose gentile a Miroku.
«Buona sera!» l'altra ragazza preferì tacere, fingendo di essere occupata a fare altro e ignorando la loro presenza.
«Un imprevisto con il pullmino, ma sarà sistemato tutto per stanotte»
«Che splendido imprevisto!»
“Che orribile imprevisto…” fu invece il pensiero di Sango.
«Così Inuyasha può scusarti con te dolce Kagome per come si è comportato ieri sera…» Miroku spinse l'amico verso la ragazza e l'amica ne approfittò per svignarsela con i biscotti, preferendo stare il più lontano possibile da quei due individui.
«Kagome io intanto vado! Così finiamo prima!» ignorò lo sguardo di fuoco che le lanciò la ragazza abbandonata e iniziò a camminare, si sarebbe fatta perdonare in futuro in qualche maniera, ma il castano rovinò i suoi piani seguendola.
«Sanguccia ti aiuto, non è bene che una giovane donna come te regga tutto quel peso!» non fece in tempo a ribattere che Miroku le aveva tolto il cesto con i biscotti dalle braccia prendendolo fra le sue, sbuffò ma non cercò di recuperarli, se aveva le mani occupate non poteva cercare di palparla come aveva fatto con Kagome la sera prima.
Miroku invece non aveva alcun secondo fine in quella gentilezza, voleva soltanto lasciare da soli i due ragazzi in modo tale che potessero conoscersi e chiacchierare, lei sembrava una brava persona, una donna che non si faceva mettere i piedi in testa tanto facilmente e Inuyasha aveva bisogno di una bella strigliata da qualcuno che non fossero i suoi amici!
I due camminavano senza parlarsi, lasciando che il rumore del casinò li circondasse, urla e schiamazzi dai clienti, gettoni che venivano inseriti nelle slot machines e roulette che giravano all'impazzata. Si fermarono diverse volte a vendere i biscotti alla cannella ma furono in pochi a comprarli, alcuni non li ascoltavano nemmeno troppo presi a giocare. Nonostante il dolce profumo dei biscotti però Miroku continuava a sentire quello alla vaniglia della ragazza, lei non era come le altre che aveva conosciuto, era fiera e orgogliosa come una combattente, non si faceva intimorire e con solo lo sguardo allontanava gli sciocchi che volevano abbordarla. Tranne lui ovviamente, e gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio, scoprire come mai fosse diventata così.
Sorrise sconsolato, chiedendosi da quando gli interessava una donna oltre al suo fisico e se sarebbe riuscito a combinare qualcosa a letto, spostò lo sguardo e vide i loro amici chiacchierare allegri.
«Sembra stia andando bene tra Inuyasha e Kagome…» Sango si girò a sua volta osservandoli e storcendo leggermente il naso quando vide che aveva ragione.
Kagome non era una facile, non bastavano un paio di parole dolci e qualche complimento campato in aria a farla capitolare ai piedi del primo che passava, però fantasticava molto e spesso si convinceva di cose che non esistevano. Per questo motivo lei era sempre pronta a difenderla e a farla tornare con i piedi per terra, ma in quella situazione non poteva semplicemente andare lì a intromettersi e per la frustrazione iniziò a mordicchiarsi il labbro.
«Non preoccuparti per lei, Inuyasha non è come me, non più almeno… Anche se non vedo nulla di male ad essere come il sottoscritto!» Sango alzò gli occhi al cielo, l’ego di quell’uomo era infinito. Le parole che aveva detto però non la tranquillizzavano, se un tempo era così, poteva sempre tornarci.
«In che senso non è più come te? Prima lo era?»
«Quando eravamo entrambi alla scuola superiore sì, poi il tempo è passato e lui ha trovato una ragazza che l’ha cambiato… Classica storia romantica Disney» Lo disse con un certo disgusto nella voce che la fece sorridere «Lei però l’ha mollato, non lo amava più e se ne è andata, ha trovato un altro dopo poco, lui però non l’ha mai superata… Dubito sinceramente che tornerà ad essere come era prima, quella relazione l’ha cambiato profondamente…» Sango si zittì osservando la sua amica e ragionando.
«Le relazioni ti fanno proprio schifo eh?...»
«Non esattamente, non trovo sensata la monogamia, ma nella loro relazione era lei a non piacermi, troppo seria e sempre composta, non sorrideva quasi mai e voleva che Inuyasha cambiasse in tutto e per tutto…» Forse si era sbagliata su di lui, o quanto meno non era completamente un pervertito, ma ci teneva al suo amico come lei ci teneva a Kagome, e non voleva che venisse ferito nuovamente.
«Allora hai un cuore anche tu…» Non si accorse di dire quelle parole ad alta voce, finché lui non si girò verso di lei appoggiò la cesta con i biscotti per terra e prese le mani nelle sue.
«Sanguccia cara! Ma allora ho una chance con te! Permettimi di essere il padre dei tuoi figli!» La ragazza non si scompose e notò subito la mano di Miroku che si spostava verso il suo fondoschiena, bloccandola tempestivamente e pizzicandogli il dorso.
«Miroku… Perché vuoi essere considerato ad ogni costo un pervertito?»
«Cara ma non voglio essere considerato così, io sono esattamente così!» Un sorriso smagliante, che cercava di essere anche seducente e accattivante, gli comparve sul volto facendola ridere sinceramente, quel tizio era veramente strano.
«Ti ho fatto ridere, ora mi devi il numero!» Stava per rispondere di no ma il rintocco della mezzanotte e dell'anno nuovo la distrasse, vari auguri da parte del personale e dei clienti inondarono la sala e schiaffo che attirò la sua attenzione. Vide Kagome rossa di rabbia allontanarsi a grandi passi da Inuyasha e avvicinarsi a lei, che strano modo di iniziare l'anno nuovo.
«Sango il pullmino è pronto, possiamo ripartire! DOBBIAMO ripartire!» La prese per un braccio e la trascinò via senza darle il tempo di chiedere spiegazioni o altro, ma Sango sapeva che una volta in viaggio le avrebbe raccontato tutto quanto e anzi sarebbe stato difficile fermarla. Così la seguì senza chiedere nulla, dimenticandosi pure di salutare.
 
«Si può sapere cosa hai fatto?! Ti perdo di vista un secondo e ti fai dare uno schiaffo!» Miroku non riusciva veramente a immaginare cosa potesse aver fatto Inuyasha, a un certo punto aveva pure visto che si scambiavano il numero di telefono…
«Va bene sono un idiota, possiamo chiuderla qui?... Non ho voglia di parlarne!»
L’amico uscì dal locale svelto ma non riuscì a liberarsi di Miroku, che lo seguiva come un’ombra cercando di tirargli fuori cosa avesse detto o fatto, raggiunsero l’hotel in cui alloggiavano e si mise subito a dormire, ignorando i continui richiami dell’amico. Tutto fu vano.
Il giorno seguente la situazione fu pressoché identica, mentre preparavano le valigie, mentre pagavano, durante il primo pezzo di strada e persino all’autogrill, alla fine Miroku ci aveva rinunciato. Las Vegas era lontana e con lei anche le due ragazze che chissà dove erano. Quello che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas no?
«Mi ero scordato di aver detto che Kagome aveva la stessa brutta faccia di Kikyo…» Inuyasha iniziò a raccontare da solo, Miroku guidava e lui osservava il paesaggio fuori dal finestrino scorrere veloce.
«A un certo punto, chiacchierando del più e del meno, salta fuori il discorso e mi rimane l’impulso di proteggere Kikyo, dicendo che lei è molto più bella di Kagome…»
«E a quel punto ti tira uno schiaffo…» Miroku sospirò amareggiato, il suo amico era un vero idiota quando ci si metteva.
«Esatto… Ma non è vero… Non so perché mi sono uscite quelle parole dalla bocca, e finalmente che potevo dimenticarmi di Kikyo con una ragazza simpatica io la faccio scappare… E non abitiamo nemmeno così lontani…» Di sfuggita lo vide abbassare lo sguardo triste, se avesse avuto le orecchie da cane le avrebbe viste abbassarsi come se fosse stato appena bastonato.
«Sei proprio un idiota, scrivile no? Invece di piangerti addosso chiedile di uscire e di permetterti di scusarti nuovamente con lei!» E forse lui sarebbe riuscito a rivedere Sango, quella donna l’aveva stregato, con quel profumo magico e la voce cristallina. Sarebbe andato all’appuntamento con Inuyasha, giusto per essere sicuro di non perdere l’occasione di rivederla.
«Non mi sembra il caso…»
«Non fare il bambino, scrivile quello che mi hai appena detto, adesso! Prima che qualcun altro ti rubi una donna del genere!»
Inuyasha borbottò qualche lamentela ma alla fine eseguì, recuperò il cellulare dalla tasca e iniziò a digitare sullo schermo, fermandosi di tanto in tanto cercando le parole giuste e alla fine inviò.
 
«Indovina chi mi ha appena scritto…»
«Non lo so… Tuo fratello?» Sango stava finalmente prendendo il suo caffè, dalla sua macchinetta, in casa sua, chi avesse scritto a Kagome era l’ultimo dei suoi problemi.
«Inuyasha… Il cafone di Las Vegas!» Kagome guardava il cellulare con astio mentre leggeva il messaggio, ma all’amica veniva da sorridere ripensando a quei due che avevano conosciuto, non si arrendevano tanto facilmente.
«Mi ha chiesto scusa e chiede una seconda possibilità…» La voce le si era addolcita, cosa che fece sorridere ancora di più Sango.
«Beh accetta no? Sembrava simpatico!»
«Va bene, ma verrai anche tu, e non mi lascerai sola! Così gli farai il terzo grado e se dovesse comportarsi ancora da maleducato…»
«Lo pestiamo in un vicolo e nascondiamo il cadavere, d’accordo d’accordo…»
Kagome rise della battuta, era il loro modo di scherzare e lo adoravano, l’amica finì il caffè e riportò i suoi pensieri alle due serate precedenti, per colpa di un imprevisto col pullmino ora Las Vegas le faceva un pochino meno ribrezzo.
«Ah mi presti poi il tuo profumo alla vaniglia? Volevo farlo sentire a mia madre!»
Sango ci provò, ma non ci riuscì, appena sentì la parola vaniglia scoppiò a ridere, il volto di Miroku sorridente che cercava di conquistarla le era appena comparso nella mente facendola ridere come poche volte. Kagome non riusciva a capire cosa stesse succedendo e non fu nemmeno sicura di volerlo sapere.


Angolo Autrice
Non ho molto da dire se non che non ho messo un bacio alla fine tra Miroku e Sango, nonostante fossero la coppia principale, perché non ritengo che Sango si pieghi al primo incontro! Devo ammettere che è una delle cose che crescendo, mi dà fastidio della Disney, vi conoscete da 2 giorni e già vi sposate?! Clamini!
Detto questo spero vi sia piaciuta :3
Alla prossima!

 
   
 
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