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Autore: Vera_D_Winters    02/01/2018    1 recensioni
Tributi:
Sabo e Zoroko
Ace e Kidda
Pell e Miss Doublefinger
Kobi e Tashigi
X Drake e Lawiko
Izou e Whitey Bay
Paulie e Kalifa
Wiper e Nami
Sanji e Shirahoshi
Marco e Nico Robin
Ichiji e Reiju
Bartolomeo e Rebecca
Settantacinque anni fa i pirati di Raftel insorsero per rivendicare la propria libertà dal governo mondiale oppressivo e totalitario. Attraverso la marina ed altre organizzazioni governative però, tale ribellione venne sedata con il sangue ed ogni isola tacciata di essere rifugio dei pirati venne distrutta.
Solo dodici isole vennero risparmiate dalla furia dei nobili di Marijoa, e per far si che gli orrori del passato non venissero ripetuti, ogni anno da quel momento in poi ogni isola ebbe l'obbligo di offrire in tributo un giovane e una giovane del luogo, affinchè questi partecipassero ai "Giochi dei Sette Mari", un torneo all'ultimo sangue da cui un solo tributo può uscire vincitore.
Tutto proseguì dunque in questo macabro ordine, almeno fino ai settantaquattresimi giochi, nei quali uno dei giovani provenienti dalla più povera e cupa delle isole, sfidò apertamente Marijoa e il Presidente in carica Akainu.
Cosa succederà dunque nell'incombente edizione della memoria?
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio, ASL, Famiglia Vinsmoke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
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L'urlo lacerò il silenzio della notte, ma nessuno accorse per placarlo. Dopotutto non era più al Grey Terminal Sabo, non viveva più tra le lamiere, ma al villaggio dei vincitori che nel dodici erano solamente tre, due dei quali vivevano nella casa adiacente alla sua. Padre e figlia. 
Penoso vero, che una famiglia avesse dovuto patire quella carneficina per ben due volte. Ma quella era quasi la regola, non l'eccezione.
Un respiro pesante, la mano che passava sul viso scarno e imperlato di sudore freddo, gli occhi ormai troppo svegli per potersi riaddormentare.
C'erano sempre stati gli incubi da quando era uscito dall'arena, ora che si avvicinava l'edizione della memoria però, sembrava che questi fossero aumentati esponenzialmente, tanto che anche quando era sveglio vedeva le immagini scorrere davanti a sè.
Lui alla fine si era rifiutato di uccidere. 
Nel momento cruciale, quando si erano trovati all'uno contro uno decisivo, quando era stato il momento di vincere, si era rifiutato effettivamente di vincere. Tutta Marijoa aveva trattenuto il fiato, gli occhi dell'intero mondo erano stati su di lui, e lui aveva detto no.
Una parola tanto semplice, che tuttavia aveva cambiato tutto.
Peccato che il ragazzo del distretto quattro che era di fronte a lui in quel momento non avesse retto. 
Sabo non seppe mai il perchè, non ebbe tempo di chiedere. Semplicemente l'altro si puntò la pistola alla tempia e si sparò, il sangue schizzò ovunque, sporcando anche le mani del giovane del dodici che si era proteso per fermarlo, e tutto era finito come sempre, come ogni anno.
Sabo era stato l'unico superstite, Sabo aveva vinto.
Sempre se quella si poteva chiamare vittoria.
Sempre se lui si poteva considerare ancora vivo.


«Benvenuti, benvenuti. Benvenuti ai settantacinquesimi Giochi dei Sette Mari.»  
La voce di Perona, stretta nel suo abito giallo e nero che la faceva sembrare una grossa ape dai capelli rosa, trillava come se ci fosse qualcosa di bello, di divertente. Qualcosa di cui gioire. Ma lei era figlia di Marijoa, non comprendeva davvero quel dolore. Per quelli come lei i Giochi dei Sette Mari erano solo spettacolo, e non era nemmeno colpa sua, ma del mondo che l'aveva cresciuta.
Ad ogni modo a quel formale saluto che apriva la mietitura, ovvero la cerimonia con cui si sceglievano i tributi per i Giochi, Rufyko fece un passo avanti, e così fecero Sabo e Dragon.
Loro erano gli unici vincitori del distretto, e quell'anno per gli speciali Giochi della Memoria programmati ogni venticinque anni, Akainu aveva stabilito che nell'arena sarebbero tornati i vincitori delle passate edizioni. Ovviamente.
Sabo sapeva che era una punizione per lui, per il suo affronto, per la sua ribellione.
Solo che così ne pagavano anche  gli altri le conseguenze.
Rufyko ne stava pagando le conseguenze. Non c'era possibilità per lei di sviare i giochi quell'anno, in quanto lei era l'unica vincitrice donna.  
«Prima le signore.»
Cinguettò ancora Perona in una pantomima inutile in quanto vi era un solo nome da estrarre a sorte, e la sua voce era un suono che strideva con il pianto singhiozzante della povera Makino, la quale stretta a Shanks osservava sua nipote andare nuovamente incontro a quella barbarie che glie l'avrebbe strappata via, forse questa volta per sempre.
Il sindaco Garp non osava guardare, Dragon al fianco di Sabo non emetteva un singolo respiro.
Poi...
«Mi offro volontaria come tributo.»
Silenzio. Assoluto silenzio dalla popolazione di Goa.
«Ma... ma... - Perona tremava ed era incerta. - Non credo sia p..p...permesso, questa è un'edizione della memoria. E quest'anno è...è riservata ai vincitori! E tu non hai mai partecipato ai giochi. Io... Io...»   
«Il regolamento vieta che ci siano volontari ai Giochi della Memoria?»   
Intervenne allora Garp, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la speranza che sua nipote a quel punto potesse evitarsi il calvario dell'arena.
«Non che io sappia...»   
Non andava bene. Sabo lo sapeva. Quella era l'ennesima sfida al potere di Akainu e loro non ne avevano bisogno. Il presidente era già sul piede di guerra. 
Ma nessuno sembrava voler essere ragionevole al momento.
« Sono Roronoa Zoroko e mi offro volontaria come tributo.»   
Ripetè la giovane dai capelli verdi, amica della corvina sin dalla loro più tenere età.
 «No, non puoi!»   
Rufyko provò a prendere il proprio posto accanto a Perona come usavano fare i tributi scelti, ma Garp glielo impedì.
Zoroko avanzò dunque fino alla presentatrice e con il portamento degno di un soldato restò lì ferma e impalata, lo sguardo che andava oltre la folla, come se vedesse qualcosa di più grande di tutti loro.
«Ehm... ora... ora tocca ai ragazzi, si.»   
Incerta la donna dagli spumosi capelli rosa fece un passo verso la bolla di vetro in cui i due bigliettini erano tenuti in attesa dell'estrazione, ma ancora una volta tutto fu più rapido di lei.
«Mi offro come tributo volontario.»   
Le parole quasi erano state mangiate tanto erano state veloci nell'essere pronunciate, e Sabo prese il proprio posto al lato destro della presentatrice, che ancora una volta inciampò su se stessa, presa in contropiede dagli eventi.
«A... allora abbiamo i nostri tributi del distretto dodici! Roronoa Zoroko e Kakumei-Teki Sabo. » 
Rufyko a quel punto singhiozzava senza freni nella stretta di suo nonno Garp, Dragon fissava ancora davanti a sè, come se non avesse metabolizzato la cosa, e Perona dondolava sui talloni come se non sapesse più cosa fare.
Il tempo sembrò restare sospeso, tutti galleggiavano in una stato di catatonia momentanea. Tuttavia alla fine qualcosa ancora accadde.
Tutti gli uomini e le donne del distretto  alzarono il braccio al cielo, salutando i tributi con le sole tre dita della mano unite in quel simbolo che era divenuto foriero di speranza e di rivolta, e Sabo seppe che erano ufficialmente rovinati tutti, che sarebbero morti in quei giochi, perchè Akainu non avrebbe mai permesso che gente come loro tornasse a casa sulle proprie gambe.
Gente che osava dire no, gente che osava alzare la testa e disobbedire.
E tuttavia se ne fregò e alzò anche lui il braccio. E lo fece anche Zoroko. E Rufyko. E Dragon. E Garp.
Qualcuno fischiò il motivetto della ghiandaia imitatrice che Sabo aveva accennato ai giochi dell'anno prima, e l'animo del biondo si infiammò d'orgoglio verso se stesso e verso tutti loro.
Erano settantacinque anni che tutti rimanevano buoni ed in silenzio a subire, ed ora invece insorgevano lentamente. Ciò di cui Akainu aveva profondo terrore, tutto ciò per cui aveva minacciato Sabo durante il tour della vittoria, tutto stava accadendo come un'infausta predizione che prende vita.
Ed il biondo non si sarebbe tirato indietro a quel punto, sarebbe saltato su quel treno e avrebbe fatto la sua parte.
Pensò questo con il cuore gonfio d'emozione mentre i pacificatori della marina portavano via i tributi, impedendo persino loro di salutare i propri cari com'era invece consuetudine.
Ma Marijoa non poteva oscurare ciò che era appena successo. 
Non avrebbe potuto oscurare più nulla ormai, il seme della rivoluzione era stato piantato.


Il treno sfrecciava sull'acqua a grande velocità lasciando dietro di sè le grigie terre del regno di Goa, la discarica a cielo aperto, le famiglie, la povertà, gli stenti di un'isola abbandonata a se stessa come molte delle altre che erano state dimenticate. Solo Marijoa conosceva la prosperità, e con lei i distretti più vicini, più utili. Ma non Goa. Goa era solo un mondo di poveri umili cani che si arrabattava per sopravvivere.
«Ci odieranno tutti.»     
Zoroko interruppe così i pensieri di Sabo, intento a guardare fuori dal finestrino del treno con fare assorto.
Perona aveva passato ore a parlare con il den den mushi con chissà chi, la compagna dai capelli verdi si era dedicata alla manutenzione della propria katana, e Dragon che avrebbe fatto loro da mentore anche quell'anno, si era limitato a leggere il giornale.
Ma ora l'attenzione di tutti era diretta all'unica spadaccina rimasta a Goa. Tutti gli altri erano morti nei giochi, o catturati dai pacificatori della marina in quanto erano stati ritenuti pericolosi per il governo totalitario che Marijoa pretendeva di esercitare.
«Odieranno me.»     
La corresse il biondo, conscio ormai che sebbene non lo avesse pianificato, il suo no aveva ispirato molte persone che ora a piccoli passi insorgevano con i loro modi e con i loro tempi.
«Non rinunceremo ad avere alleanze. I vincitori sono arrabbiati si, ma quella rabbia per il momento sarà catalizzata su Marijoa, e di conseguenza sui tentativi di fermare i giochi. Faremo leva su quello finchè sarà possibile. Ma ne parleremo una volta giunti a destinazione, adesso riposate. Vi servirà essere al pieno della forma fisica.»     
Dragon parlò in maniera pragmatica come era sempre stato solito fare e chiuse il discorso per quel momento, lasciando calare di nuovo il silenzio sul vagone.
Perona di tanto in tanto lanciava occhiatacce ai capelli di Zoroko come se disapprovasse che una donna portasse un taglio tanto maschile, mentre l'altra dal canto suo non la degnava nemmeno di uno sguardo.
«Iva non sarà per nulla contento quest'anno. Gli stilisti di solito hanno materiale più buono su cui lavorare.» 
Ed eccola l'occhiataccia omicida che convinse la presentatrice non che manager del team a stare zitta.    
Perona tuttavia non aveva proprio tutti i torti. Le ragazze del dodici erano tutte uguali, come imponeva la legge di Marijoa: lunghi capelli sempre strette in severe code di cavallo, fisico esile a causa della poca disponibilità del cibo in quel regno, e aspetto delicato, reso anche tale dagli abiti semplici lunghi fino al ginocchio che dovevano indossare.
Non Zoroko però, lei era diversa, era una guerriera. Aveva braccia muscolose e un portamento da soldato temprato dai suoi costanti allenamenti, era più alta rispetto alle altre e i corti capelli verdi le accarezzavano a mala pena le orecchie, su uno dei quali nonostante le proibizioni, svettavano ben tre orecchini dorati. Nessuno possedeva oro a Goa, nemmeno il sindaco. Lei si però. Quello era il tesoro della sua famiglia. E portava i pantaloni. Non gonne, pantaloni.
Zoroko era diversa, e anche quell'elemento per Sabo ora rappresentava un segno del destino, un segno che il cambiamento ormai non poteva essere fermato.
Fu questo a permettergli di piegare le labbra in un sorriso sghembo.
Stavano andando a morire, ma lui era felice, felice di poter essere lì in quel momento storico, consapevole che avrebbe fatto la sua parte.
Quasi cominciava ad essere contento che il suo nome fosse stato estratto a sorte l'anno prima.
Nonostante gli incubi, nonostante la barbarie che non avrebbe mai dimenticato, era felice.
Finalmente aveva uno scopo importante che lo attendeva davanti a sè, e non si sarebbe tirato indietro per niente al mondo.
Che andassero al diavolo Akinu e le sue minacce. Sabo avrebbe combattuto fino alla fine.

// Benvenuti, benvenuti <3
Eccoci con questo nuovo crossover, il progetto che vi avevo annunciato.
Un caloroso grazie a tutti coloro che decideranno di leggere, e magari anche di recensire, ed un caloroso grazie ormai come sempre ai ragazzi del GDR OnePiece Caffè, che non solo mi consigliano e mi correggono quando non ricordo qualche particolare , ma che accettano sempre con entusiasmo le mie idee, spronandomi a metterle in pratica.
Molte delle fanfiction su questa pagina non esisterebbero senza di loro.
E che altro dire? Spero che questa storia vi piaccia. Sarà un lungo e imponente progetto, quindi non abbandonatemi :3
A presto <3

   
 
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