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Autore: Seleryon    02/01/2018    1 recensioni
"È un'ottima amica!"
[...] non doveva assolutamente ascoltarle quelle parole, ma lei era là, appena detrasformata, e non poteva correre via in incognito come avrebbe fatto con indosso la maschera di Ladybug. E quindi l’aveva sentito. Adrien. Il suo bellissimo, dolce, gentile Adrien che, alla domanda di Kagami “Ti piace molto, vero?”, rispose “Oh, sì, è un’ottima amica!”. [...]
Genere: Angst, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E’ un’ottima amica!”
 
Quelle parole risuonavano continuamente nella sua mente sin dal giorno in cui le aveva ascoltate. Le sentiva mentre pranzava con Alya, le sentiva mentre era in giro per Parigi a combattere contro l’ennesimo akumizzato, le sentiva anche mentre era intenta ad ascoltare i suoi genitori o ad aiutare nella pasticceria di famiglia. Ma soprattutto, le sentiva e risuonavano come i rintocchi delle campane di Notre Dame, sempre più forti, rendendola quasi sorda ai suoi stessi pensieri tranne uno, ogni giorno, a scuola, quando lo vedeva lì, davanti a sé, coi suoi capelli color del grano e una postura dritta seppur rilassata, appoggiato al banco a prendere appunti o a rispondere alle interrogazioni delle insegnanti, quando parlava con Nino sottovoce per non farsi sgamare e, dolorosamente, quando si girava indietro, leggermente, per guardare lei e Alya, fare un sorriso imbarazzato e chiedere silenziosamente a gesti di non dire niente al prof sul fatto di essere distratto.
Effettivamente, non doveva assolutamente ascoltarle quelle parole, ma lei era là, appena detrasformata, e non poteva correre via in incognito come avrebbe fatto con indosso la maschera di Ladybug. E quindi l’aveva sentito. Adrien. Il suo bellissimo, dolce, gentile Adrien che, alla domanda di Kagami “Ti piace molto, vero?”, rispose “Oh, sì, è un’ottima amica!”.
Un’ottima amica!
Marinette non poté far altro che scivolare a terra lungo la parete del cartello pubblicitario dietro cui si era nascosta, e mormorare sconfitta. Tikki cercò di tirarla su di morale e, dopotutto, come puoi sentirti sconfitta e affranta quando hai un piccolo dio carino e coccoloso come amico? Tikki è troppo ottimista e preziosa per essere malinconici accanto a lei, e il suo buonumore troppo contagioso per continuare a vedere tutto grigio per più di cinque minuti, quindi sì, Marinette si sentì subito meglio. O quasi. Per quanto Tikki avesse ragione e l’”essere una buona amica” fosse un inizio (un grande inizio, se vogliamo essere sinceri, visti i precedenti di Marinette e la sua timidezza e l’essere un casino balbettante di fronte ad Adrien, non si aspettava di certo di essere considerata “una buona amica”), per Marinette, che ama Adrien con tutta se stessa, fu un po’ come essere rifiutata subito dopo una dichiarazione. Sentir dire quelle cose non fece altro che alimentare la consapevolezza di non essere abbastanza per lui, ma di certo non poteva esprimere questo tipo di pensiero ad anima viva, neanche alla sua amica Kwami che sapeva tutto e a cui parlava di tutto. Tikki ha sempre saputo che Marinette, sotto strati e strati di iperconfidenza e spavalderia, coraggio e intraprendenza, nasconde un animo fragile e insicuro, una ragazza normale che, come tutte le ragazze normali, non crede in se stessa e si ritiene una nullità. Una “nullità” che però è stata scelta per essere Ladybug e che quindi, in barba al fatto di “essere una nullità”, riesce ad accantonare tutti questi pensieri cupi e tristi per difendere Parigi da Papillon e i suoi scagnozzi ignari di esserlo.
Ma da qualunque lato lo si guardi, in qualunque modo venga formulato, il rifiuto fa male. E fa ancor più male sapendo di “essere un’ottima amica” perché è raro che da “amici” si passi al livello successivo. E Marinette lo sapeva bene perché stava facendo lo stesso con Chat Noir. La ragazza aveva sempre immaginato come potesse essere per Chat venir continuamente rifiutato da Ladybug e aveva sempre supposto che dovesse fare un male tremendo mettere in gioco il proprio cuore, recapitarlo in un bellissimo pacchetto decorato e incartato come un tesoro prezioso, per poi vederlo tornare indietro, aperto e guardato ma rifiutato perché regalo non gradito. Si sentiva sempre in colpa ogni volta che rifiutava ognuna delle sue avance, anche perché sapeva che avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti se non fosse stato per Adrien, dopotutto come resistere a quei sorrisi, quei giochi di parole che Ladybug teneva a dire di odiare ma che in realtà trovava assolutamente purrr–fetti, e a quella confidenza e soprattutto tutte quelle manifestazioni d’affetto da parte di un ragazzo d’oro come lui?! Ma il suo cuore apparteneva ad Adrien Agreste, punto e basta, ma capiva benissimo Chat Noir. Solo che, a differenza del suo micione, Marinette non sentiva di avere la forza necessaria a riprovare all’infinito a far colpo su Adrien. Non che ci avesse mai provato, ma ora come ora, sapeva benissimo che non avrebbe mai tentato nemmeno di pensare a come approcciarlo per fargli quanto meno capire di essere interessata ad essere più di “un’ottima amica” ma con quella confessione fatta a Kagami, no grazie, Marinette si era rassegnata a far sì che fosse un amore a senso unico, aggrappandosi comunque alla possibilità che le era stata data di poter essere sua amica e stargli vicino.
Sin dal giorno di Riposte, quindi, non aveva fatto altro che tentare di distrarsi per non pensarci ma inevitabilmente ogni suo pensiero finiva con l’andare ad Adrien e alla sua frase. Quelle parole che uscirono dalle sue labbra con una punta di orgoglio e anche di affetto, e lei sapeva che Adrien davvero sentiva che fossero buoni amici. Così un pensiero tira l’altro, e la sua mente si riempiva di domande e curiosità perché, anche se amava Adrien e voleva innanzitutto conoscerlo, non sentiva di essere tanto in confidenza da essere annoverata tra i suoi amici, figuriamoci tra gli “ottimi amici”. Poi però ripensò indietro nel tempo al loro burrascoso incontro a causa di Chloè, risolto poi con un ombrello e una risata; ripensò i loro piccoli spalleggiamenti prima dell’attacco di Chronogirl, a come si sono accertati di stare bene quando la scuola era sotto l’assalto di Horrificator; la breve intesa durante la corsa a rappresentante di classe; o quando erano così a loro agio quando Adrien l’aiutò con lo zio cinese e quella complicità che davvero solo ottimi amici possono avere combattendo insieme fianco a fianco per l’allenamento in vista del torneo di Ultimate Mecha Strike III. Marinette non ci aveva mai pensato così profondamente, ma è vero: lei e Adrien sono amici, e in qualche modo hanno una connessione profonda anche se magari da fuori non si vede perché lei balbetta fin troppo e lui è molto chiuso e non hanno tantissime interazioni. Ma non c’è bisogno di interazioni infinite per essere buoni amici, l’importante è la dinamica, la qualità del tempo insieme non la quantità. E questo pensiero la portò dritta dritta tra le braccia di un altro paio di flashback che rafforzarono in lei la sicurezza di essere abbastanza amica di Adrien da poter superare Chloè e la loro infanzia (se non fosse solo che, a differenza della biondina, Marinette non riesce ad esprimersi come vorrebbe): Adrien la protesse quando la sua amica datata tentò di dare la colpa alla brunetta per l’aver fatto venire i vigili del fuoco inutilmente a scuola, e Adrien ballò con lei e non con Clhoè alla sua festa per scusarsi del comportamento quella mattina, ed era sereno, seppur minimamente imbarazzato, quando Alya li posizionò praticamente in un abbraccio mentre stavano ballando, e lui la strinse ancora più forte, e lei ricambiò l’abbraccio, e rimasero così un sacco, continuando a ballare, e sì, felici e sereni l’uno della presenza dell’altra. Il flusso ininterrotto del suo flusso di coscienza la portò a rivivere anche il suo compleanno, quando Adrien le regalò una replica personalizzata del braccialetto portafortuna che lei gli fece “prendere in prestito” quella volta del torneo di UMS. Ovviamente, lei non voleva assolutamente che lui glielo ridesse indietro, era un regalo per lui, un regalo mascherato da prestito ma hey, lo sviluppo inaspettato del braccialetto che lui ha poi regalato a lei, cancellò una volta per tutte i dubbi che stava avendo nelle ultime settimane. No, Marinette non avrebbe ancora tentato la sorte con Adrien, ma di certo, essere una sua “ottima amica” non era poi così terribile come sembrava. Se essere una sua “ottima amica” significava poterlo abbracciare (grazie ad Alya) e ricevere regali di compleanno con un significato così importante per entrambi, allora il gioco valeva la candela. Essere innamorata di un “ottimo amico” non le avrebbe portato solo quella fitta di dolore che la consapevolezza dell’amicizia e nulla più porta, ma le avrebbe regalato soprattutto momenti da ricordare e da custodire gelosamente, molto più importanti di questioni amorose e imbarazzanti. Così, quando finalmente qualche settimana dopo la “terribile” scoperta, il mood di Marinette cambiò da malinconico a un gran boost di positività per la nuova prospettiva da cui stava vedendo le cose, Alya notò subito come Adrien la guardò sollevato e con un sorriso che diceva chiaramente “ero in pensiero, non eri te stessa ultimamente, non sapevo perché e non sapevo cosa fare, ma sono contento che tu ora stia bene”. Sorriso che si allargò ulteriormente quando guardò al polso della ragazza e vi trovò il suo braccialetto.
 
***
 
Adrien non potè fare a meno di notare quanto fosse strana Marinette nelle ultime settimane. In verità, anche lui si sentiva strano. Sin da quando Kagami si presentò alla lezione di scherma quel giorno, anche lui aveva fatto fatica ad essere se stesso per un po’. Kagami, in un primo momento, gli aveva ricordato Ladybug, e sì, sotto sotto aveva sperato e allo stesso tempo odiato l’idea di lei come Ladybug e si era sentito stranamente sollevato quando la ragazza fu akumizzata, per poi sentirsi estremamente spaventato vedendola combattere contro la sua amata insettina, tanto che, anche senza trasformarsi in Chat Noir, si buttò nella battaglia per difenderla da un affondo particolarmente pericoloso, finendo anche per farsi male alla caviglia (cosa che si trascinò anche da trasformato, che cavolo!).
Quel giorno pieno di sensazioni contrastanti coincise anche con l’inizio dello strano comportamento di Marinette e, stranamente, anche dello strano comportamento di Ladybug, ma era la sua compagna di classe che lo preoccupava di più. Come aveva confessato a Kagami, per Adrien Marinette era un’ottima amica e una persona gentile, altruista e ottimista. La cosa che più ammirava e desiderava anche per sé era il suo sorriso, così aperto e dolce e pieno di gioia, che avrebbe fatto sentire felice e serena anche Chloè se si fosse mai fermata a conoscere Marinette. Adrien si ritrovò spesso a comparare il sorriso di Marinette a quello della madre (e a quello di Ladybug, se vogliamo essere sinceri) e quindi inevitabilmente si sentiva attratto verso quella luce e quel calore, sentendo quasi il dovere di proteggerlo e custodirlo come se fosse una sua cosa preziosa e insostituibile.  Eppure, proprio quel sorriso che tanto amava Adrien ultimamente non faceva più la sua meravigliosa comparsa e il povero ragazzo si sentiva come se fosse colpa sua che Marinette non sorrideva più col cuore. I suoi sorrisi sembravano tirati e forzati, e leggeva nei suoi occhi una certa malinconia che non capiva a cosa fosse dovuta. Anche la sua intera postura esprimeva un certo disagio e Adrien voleva aiutare ma non sapeva come. Sul suo volto passavano miriadi di emozioni una dopo l’altra, e ogni volta che i suoi grandi occhi blu incontravano i suoi, vedeva chiaramente quanto questi esprimessero qualcosa che aveva tutta l’aria del rimorso e della tristezza, come se avesse voluto dire qualcosa per cui aveva perso l’occasione e, consequenzialmente, pieni di un certo senso di colpa. Ogni volta che succedeva, lei voltava subito lo sguardo e lui sentiva una fitta alla bocca dello stomaco come se lei lo avesse colpito con un pugno ben assestato, il cui dolore si irradiava fin nel petto, stringendogli il cuore in una morsa. Decisamente, quel disagio aveva a che fare con lui, ma Adrien non ricordava di aver fatto qualcosa a Marinette, l’aveva sempre trattata con gentilezza, Marinette merita tutta la gentilezza di questo mondo, quindi non si spiegava come mai avesse quello sguardo solo con lui. A un certo punto tentò di parlarne con Alya, ma lei si mostrò priva di risposte quanto lui, dicendo solo di darle tempo e che tutto si sarebbe aggiustato. Adrien sapeva benissimo che molto spesso si hanno cose di cui non si parla, questioni che vanno risolte nel silenzio del proprio cuore e della propria mente, senza parlarne con nessuno, perché parlarne è difficile oppure è una questione che può essere risolta solo ed esclusivamente senza pareri esterni, senza appoggiarsi a nessuno. Ma vedere Marinette in quello stato, i suoi bellissimi occhi blu come il cielo notturno cerchiati da pesanti occhiaie e arrossati chiaramente da notti insonni, era assolutamente doloroso. Come se non bastasse, anche Ladybug aveva un comportamento simile, con la testa fra le nuvole e pronta a scusarsi ogni volta che Chat Noir tentava di portarla alla realtà. Anche l’espressione di Ladybug era contrita e colpevole, e come Marinette, quando i loro sguardi si incontravano, avveniva lo stesso scambio di rimorso, timore e colpevolezza. Chat Noir sapeva che Ladybug non si sarebbe mai confidata con lui per tenere separate le loro vite private, per evitare di dargli indizi circa la sua identità, ma sapeva anche che lei sapeva che poteva contare su di lui come il suo bastone per tenersi in piedi anche senza parlarne, e questa consapevolezza venne dimostrata in un paio di occasioni in cui, anziché allontanarsi quando lui si avvicinava, lei lasciò che la sua testa si appoggiasse alla sua spalla, in un movimento breve e intimo che solo due persone che comunicano anche senza parole hanno. Tutto in quel gesto dell’eroina in rosso esprimeva gratitudine e conforto nel sentirlo vicino, e quando la sera prima dichiararono conclusa la ronda, vide nei suoi occhi che stava meglio e che, in qualche modo, la sua sola vicinanza fece sì che Ladybug riuscisse a superare qualunque problema avesse nelle profondità del suo cuore. Questa consapevolezza lo colpì così profondamente che gli diede l’idea di parlare con Marinette e farle sentire la sua vicinanza e il suo conforto come per Ladybug, perché anche lei aveva diritto ad avere quella espressione sollevata e lui, anche, aveva il desiderio di essere importante per lei quanto lo era per la sua Lady. Marinette, in fondo, è la sua Principessa, ed ovviamente il suo cavaliere dalla scintillante armatura doveva essere tale anche quando non indossava la maschera da gatto nero in una calzamaglia di pelle aderente e suggestiva. Questa risoluzione crebbe durante tutta la notte e passò tutto il tempo a rigirarsi nel letto per trovare il modo di aprire l’argomento senza risultare invadente, oppure trovare una scusa per abbracciarla senza far capire di essere preoccupato perché per quanto sentisse il loro rapporto abbastanza stretto da poterla abbracciare per confortarla, non si sentiva abbastanza sicuro di quanto fosse normale abbracciare un’amica anche senza motivo (d’altronde, Adrien veniva da anni e anni di istruzione a casa con insegnanti privati e solo quell’anno aveva scoperto il piacere degli amici e della compagnia, quindi ancora sentiva di non capire bene quando determinate interazioni fossero normali e quando troppo o troppo poco). Quando però, dopo una notte passata ad arrovellarsi il cervello, finalmente trovò il coraggio di parlarle e affrontare l’argomento, quanto meno per farle sapere che lui ci sarebbe stato, per lei, anche se non avesse avuto voglia di sfogarsi, con suo grande stupore e sollievo Marinette entrò in classe con il viso decisamente più sereno, e gli lanciò un sorriso comprensivo, come se lei sapesse che l’aveva fatto preoccupare, e lui la seguì con lo sguardo fin quando non prese posto dietro di lui, girandosi anche per ricambiare lui stesso il sorriso. Con la coda dell’occhio vide Alya che lo guardava con le sopracciglia che quasi scomparivano sotto l’attaccatura dei capelli, ben oltre la spessa montatura dei suoi occhiali, ma non ci diede peso: era troppo occupato a salutare Marinette e a decidere che, d’ora in avanti, non si sarebbe limitato alle poche piccole interazioni come sempre ma avrebbe fatto di tutto per far sì che quel sorriso non si spegnesse mai. Quando Marinette finalmente si sedette, i suoi polsi toccarono il banco e il lieve rumore di perline attirò la sua attenzione. Marinette indossava il braccialetto che le aveva regalato qualche giorno prima per il suo compleanno, e da come era annodato stretto intorno al suo esile polso, aveva tutta l’aria di essere pronto a non essere tolto neanche per fare la doccia. Il braccialetto aveva trovato posto sul suo braccio e là sarebbe rimasto finchè il filo non si fosse spezzato. E, Adrien pensò, non gli avrebbe dato il tempo di consumarsi senza prima essere sostituito da altri simboli del loro legame. Il suo sorriso divenne enorme, sopraffatto da altrettanti grandi e travolgenti sentimenti d’affetto verso la sua minuta compagna di classe, e perso nei suoi pensieri si perse il momento in cui il viso di Marinette si tinse di una distinta tinta di rosso alla visione di un tale sorriso rivolto proprio a lei.
 
***
 
Nonostante Adrien fosse estremamente convinto di dover diventare talmente amico di Marinette da surclassare l’onnipresente Alya, non riusciva proprio a pensare un modo per attuare il suo “piano”. Con Nino non fu così difficile. Dopo un primo inizio un po’ freddino sono diventati inseparabili, ma ogni volta che pensava a cosa avrebbe fatto con Nino con al suo posto la brunetta dietro di lui, nella mente di Adrien si formava l’immagine di Marinette che, da serena e sicura di sé nel parlare con Alya, si trasformava nel pasticcio balbettante che è sempre intorno a lui, rovinando inconsapevolmente ogni sua idea di approccio. Nonostante fossero ormai mesi che conosceva Marinette, e nonostante sentisse che il problema del primo giorno di scuola fosse proprio morto e sepolto grazie ai sorrisi sinceri e luminosi che la ragazza gli rivolge così spesso anche in quel suo stato di perenne nervosismo di fronte a lui, non riusciva comunque a farsi capace del perché lei si sentisse così intimorita dalla sua presenza. Di sicuro non era il suo status sociale. Chloè è al suo stesso livello per quanto riguarda questo argomento, eppure Marinette è pronta a difendere i suoi amici e il suo territorio contro la ragazza viziata. Non era nemmeno la personale riservatezza di Adrien. Anche Nathaniel è un ragazzo timido, eppure Marinette sprizza solarità da tutti i pori anche in sua presenza. Non poteva nemmeno essere la sua immagine pubblica perché Marinette riesce ad essere fiera e autoritaria anche di fronte a Chat Noir che è certamente più famoso e importante di Adrien Agreste. Quindi, che problema ha Marinette con Adrien? Di sicuro la sua presenza non le dispiace, ma Adrien ragionò sul fatto che comunque, se non fosse riuscito a far sentire Marinette al sicuro e calma intorno a lui, non sarebbe mai riuscito a diventare importante per lei tanto da essere la sua spalla nei momenti bui. Il pensiero di non riuscire a far breccia nel cuore di Marinette lasciò Adrien con un po’ d’amaro in bocca, tuttavia non così tanto da farlo sentire sconfortato. La ragazza era timida nei suoi confronti e lui doveva fare in modo di vincere la sua timidezza e aprire di un poco la porta che lo avrebbe portato al suo cuore, si sarebbe meritato il suo posto nel suo cuore grande e gentile, e ci avrebbe messo le radici. Nossignore, una volta che Adrien avesse finalmente trovato il suo posto nel mondo di Marinette, non l’avrebbe più lasciato andare e anzi, già pregustava il momento in cui i suoi sorrisi luminosi come il sole, l’avrebbero fatto sentire al sicuro e protetto come non si sentiva da anni.
La giornata scolastica passò via lentamente, la mente del ragazzo piena di occhi color dell’oceano e capelli neri che sembravano blu sotto una determinata luce, inattento a tutto ciò che succedeva intorno a lui. Così perso e distratto da inciampare anche diverse volte tra una classe e l’altra, e fortunato ad avere Nino a sorreggerlo prima che facesse di se stesso un idiota di fronte a tutta la scuola. Anche questo pensiero gli faceva venire in mente Marinette. Lei non fa altro che cadere e inciampare nei suoi stessi piedi, eppure nessuno, a parte Chloè, la prende in giro per essere così maldestra e imbranata, ma Adrien sentiva che non avrebbe avuto la sua stessa sorte se fosse caduto come fa lei. No, Adrien Agreste sarebbe stato addirittura sgridato dal padre per aver dato l’idea di non essere perfetto come si conviene al figlio di Gabriel Agreste, super stilista di fama internazionale, che si sarebbe sentito quindi in dovere di toglierlo dalla scuola pubblica e far sì che fosse istruito nuovamente a casa solo per una caduta accidentale dovuta a un momento di testa fra le nuvole. Adrien non poteva permettersi questo, soprattutto se aveva tutte le intenzioni di diventare intimo con la ragazza dal sorriso più bello del mondo. Eppure, proprio mentre stava pensando che avrebbe fatto meglio a scendere dalle nuvole e stare attento alla realtà attorno a lui, non vide i gradini della scalinata che portavano al piano inferiore, e inciampò. «Accidenti», pensò, «la sfortuna di Chat Noir si è proprio attaccata anche alla mia vita civile! Non farò in tempo ad evitare l’impatto, i rifessi da gatto hanno fallito!». Strinse gli occhi e si preparò mentalmente alla caduta da una quindicina di gradini, sentì le mani di Nino che non riuscivano ad afferrarlo e il suo “Adrien!” preoccupato, sentì anche Chloè che urlò come se lo vedesse già spiaccicato a terra alla fine della scalinata, e non registrò subito invece il tocco gentile ma fermo e la morbidezza che all’improvviso lo avvolse. Ancora troppo spaventato dalla caduta per aprire gli occhi, il suo naso si ritrovò a inspirare a pieni polmoni un odore dolce e familiare, di cannella e vaniglia e di tutto ciò che c’è di buono e dolce e zuccheroso in quest’angolo di mondo. Si stava appena riprendendo dallo shock dell’aver afferrato a chi appartenesse quell’odore così incantevole, quando finalmente si accorse delle braccia dietro la sua schiena e di una voce piena di preoccupazione che gli parlava.
– Adrien! – Marinette gli dava dei piccoli colpetti sulla schiena per attirare la sua attenzione e la sua voce, una specie di sussurro spaventato, era proprio nel suo orecchio destro. – Adrien, stai bene? – Adrien finalmente aprì gli occhi, ma si sentiva fin troppo imbarazzato per rispondere. Non era normale per lui cadere come una pera troppo matura, soprattutto non era normale cadere proprio tra le braccia della persona che era la causa della sua caduta. Le braccia erano dritte lungo i fianchi e, senza pensarci, le avvolse attorno alla piccola schiena di Marinette e ricambiò l’abbraccio. La sua testa era decisamente ancora troppo annebbiata dai pensieri e dalla paura di ritrovarsi con la faccia contro il pavimento, e il sollievo di essere stato salvato da Marinette lo spinse ad abbracciarla per sopperire all’impulso che aveva avuto la notte precedente. Sentì che la ragazza si irrigidì sotto di lui ma quando stava per lasciarla e liberarla da quella posizione scomoda su due gradini differenti, lei si rilassò e ridacchiò dolcemente nel suo orecchio. – Tutto a posto, sta bene Nino, credo sia solo un po’ stordito! – Il ragazzo si sentì ancora meglio quando le piccole mani che lo stringevano cominciarono a disegnargli piccoli cerchi rilassanti sulla schiena. Non avrebbe abbandonato quella posizione per nulla al mondo. – Sono contento che tu stia bene. – disse. Marinette fermò le mani che giocavano dietro di lui e l’inclinazione della sua testa gli disse che stava cercando di guardarlo in volto ma lui era completamente sepolto tra il suo collo e la sua spalla e ciò ovviamente non poteva aiutarla a decifrare un’ipotetica espressione. Adrien ridacchiò, un’eco della risatina precedente della ragazza, e si rese conto finalmente della gente che passava attorno a loro e del vociare stupito dei suoi compagni, della rabbia fumante di Chloè che non era ancora corsa a separarli solo perché si era accorta che non era solo Marinette ad abbracciarlo ma anche il contrario. Alzando un po’ gli occhi, attraverso uno dei codini di Marinette vide che Alya li guardava col cellulare in mano, e Nino che le si era affiancato aveva un’espressione di puro divertimento. Ridacchiò di nuovo e seppellì nuovamente tutto il viso nel collo della ragazza. Marinette sentiva che la sua faccia non poteva andare più a fuoco di così a meno che non fosse andata a fuoco letteralmente, e per come Adrien si aggrappava a lei e la teneva stretta, seppellendo il volto nella zona più sensibile del suo collo, credeva che ci sarebbe voluto davvero poco per andare in combustione spontanea da un momento all’altro. Sentiva il suo intero corpo tremare dall’euforia, il cuore le batteva all’impazzata, una dozzina di cavalli al galoppo senza alcuna intenzione di calmarsi, e sapeva benissimo che, dalla posizione di Adrien, lui sentiva perfettamente il suo battito accelerato e qualcosa le diceva anche che trovava soddisfazione nel contare tutti quei battiti così veloci e frenetici come quelli di un colibrì. Dal momento della sua accidentale caduta a quello, erano passati una trentina di secondi, un minuto forse, eppure il tempo pareva essersi fermato e di sicuro le sarebbe piaciuto che così fosse stato, per sempre tra le braccia di Adrien, per sempre in quello stato in cui non esisteva nessuna definizione del loro rapporto, né lui che la chiamava “ottima amica” né lei che desiderava che da ottima amica diventasse qualcosa di (molto) più importante. Ma il tempo invece scorreva eccome e con lui Adrien parlò appena da farsi sentire da lei. – Non sapevo cos’avessi ultimamente e proprio quando decido di indagare tu torni a sorridere e ad essere allegra. Sono contento che tu stia bene. – e così liberò entrambi da quell’abbraccio e anche lei poté vedere di non essere l’unica in imbarazzo. Quello di Adrien tuttavia non sembrava per niente essere il suo stesso tipo di imbarazzo, le mani che dalla schiena gli erano scivolate sulle sue spalle, e quegli occhi verdi come il prato che la guardavano con dolcezza e affetto. Marinette non sapeva che dire. Sotto quello sguardo e sotto il peso della frase che aveva appena pronunciato si sentiva come se fosse importante per lui e gli sorrise come se avesse appena fatto qualcosa per cui avere così tanto orgoglio e gratitudine verso di lui. La loro piccola bolla di sapone in cui in quel momento era racchiuso il loro intero universo, scoppiò troppo bruscamente quando Chloè decise che era arrivato assolutamente il momento di mettersi in mezzo e separare il suo Adrienuccio da quell’imbranata di una figlia di un pasticciere. Adrien si ritrovò così trascinato da Chloè a pranzo verso il suo hotel, e guardando indietro vide Marinette che veniva presa sottobraccio da Alya e Nino che le dava piccole pacche sull’altra spalla. Quei profondi occhi blu, come due zaffiri costellati da piccolissimi e purissimi diamanti, erano ancora fissi su di lui, e lui non potè fare a meno di agitare una mano e salutarla. Anche se Chloè lo stava trascinando verso la sua limousine non gli importava. In quel momento solo il viso imbarazzato di Marinette aveva importanza e quel pensiero lo accompagnò durante tutto il tragitto verso l’hotel Bourgeois, il pranzo, il rientro per le lezioni scolastiche pomeridiane e il successivo allenamento di scherma. Quando finalmente raggiunse casa, anche Plagg non faceva altro che commentare e prenderlo in giro per il suo comportamento da piccioncino con la sua ragazza. – “E’ solo un’amica”, eh, ragazzo? Ammettilo, ti piace!
– No, Plagg! Cioè, ovvio che mi piaccia, è fantastica e dolce e sempre così solare ma no, amo Ladybug e Marinette è solo un’amica. Un’ottima amica, un’amica per cui starei volentieri alzato tutta la notte per ascoltarla, qualunque cosa voglia dire, ma un’amica. – si impuntò Adrien. Plagg, dall’alto della sua conoscenza millenaria, ridacchiò ancora sotto i baffi, ingurgitando la terza ruota di Camembert da quando erano rientrati. Il piccolo dio poteva dire tutto ciò che gli andasse ma no, assolutamente no, non poteva insinuare che Marinette gli piacesse in altro senso che non come amica. L’amore che prova per Ladybug non è paragonabile all’evidente affetto nei confronti di Marinette, e per quanto entrambe le ragazze avessero un posto d’onore nel suo cuore, solo Ladybug era sul piedistallo più alto. Tuttavia, questo non gli avrebbe comunque impedito di continuare ad avvicinarsi a Marinette, doveva farlo, e l’indomani, dopo gli eventi odierni, sarebbe stato un giorno perfetto per iniziare ad avvicinarsi seriamente alla piccola Dupain–Cheng. 
   
 
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