Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: nightmerd    03/01/2018    0 recensioni
[ remake Guardian Demons I: Evil Angel ]
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
«Non capisco, perché Lucifero dovrebbe preservare gli angeli? Non sono arci-nemici?»
«È una questione di equlibrio. - replica Nicholas. - Distruzione e creazione devono avere lo stesso peso sulla bilancia del mondo, e questo Lucifero lo sa».
- - -
Gli angeli si sono estinti, sono rimasti pochi arcangeli che hanno legato la loro vita a quelli di umani speciali, gli Avatar.
Il mondo dei demoni è diviso in due: chi vuole vederli distrutti, chi invece vuole preservare la razza angelica perché consapevole dell'equilibrio del mondo.
Chi vuole distruggerli, ha ingaggiato dei Segugi; chi vuole proteggerli, ha ingaggiato i Guardiani.
Beatrìz Delgado ha ventidue anni, vive a Barcellona e lavora in una libreria. Ha una vita normale, una ragazza come tante.
Comincia tutto con un problema nella testa, come un fischio. Si acuisce con un tentativo di suicidio durante un momento di sonnambulismo. Ad aiutarla, c'è Nicholas.
Nicholas non è una persona comune, non è umano. È un demone, ed ha un compito specifico: proteggerla.
La ragazza si troverà catapultata in una realtà a cui non aveva mai creduto in vita sua, ritrovandosi a mettere in discussione ogni sua credenza e persino il concetto di Bene e Male.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
NOTE INTRODUTTIVE: Ho scritto solo due storie in vita mia. La trama era mediocre, e credo che lo sia ancora.
Nonostante ciò, questa è la seconda opera che scrissi e, dopo aver apportato alcune modifiche, non me la sono sentita di abbandonarla. 

La scrissi che avevo quindici anni ed ero fissatissima con angeli e demoni - il genere andava pure molto di moda, in quel periodo.
La trama di questa storia non è stata affatto ritoccata né modificata radicalmente. Mi sono limitata ad aggiustare la coerenza qua e là, e riscrivere semplicemente i capitoli in modo più corretto. Non volevo toglierle quell'infantilità, non so, l'ho amata così com'era, non ho voluto modificarla.
È una storia infantile e leggera sotto certi aspetti, nonostante le tematiche trattate, e anche lo stile con cui è scritta è molto semplice e MOLTO POCO articolato. Spero comunque che possa risultarvi una lettura piacevole.
La trama potrebbe risultare banale, viste le storie che ormai girano su EFP e Wattpad, ma per l'epoca in cui la pubblicai era all'avanguardia HAHAH!

La storia nella sua versione originale è ancora presente su EFP. Non me la sono sentita di cancellarla, scusate-

 

 


È colpa dello stress.
Come no, dicono sempre così.
Quando vai da un medico per spiegazioni concrete a fenomeni particolari, è sempre colpa dello stress. Loro mi stressano, con queste affermazioni idiote, altro che.
Sono mesi ormai che chiedo a destra e a manca, a medici e neurologi di vario genere, a cosa fosse dovuto il costante fischio nella mia testa. All’inizio pensai fosse un problema di udito, che ne so, ma le mie orecchie non hanno proprio nulla che non va. È tutto nella mia testa ed è questa la cosa peggiore.
Avevo intenzione di iscrivermi all’università, ma a causa di questo problema non riesco a concentrarmi e studiare sarebbe impossibile. Non riesco neanche a farci l’abitudine: come mi distraggo un po’ e smetto di far caso al fischio, questo si intensifica.
Ormai non so più dove andare a sbattere la testa. In tutti i sensi.
Ma io sono una testa di legno, e le provo tutte pur di distrarmi un po’.

Per esempio ora sono con la mia amica Esther al bar in cui lavora, e mi racconta delle ultime novità.
«Spero che mi chiameranno presto, per il concorso in polizia» mi dice, è seria ma i suoi occhi sono sognanti.
Esther era nella mia classe alle superiori. È la mia migliore amica dal primo liceo ed è una bomba di energia positiva. Davvero, la mia vita è più luminosa da quando c’è lei. Con quei capelli ricci e rossi come fiamme, quegli occhi enormi e ambrati, sembra una fiammella ambulante. A volte è una sconsiderata, ma ha un senso della giustizia disarmante e sono felice che abbia fatto il concorso per entrare in polizia!
«Se non ti chiamano sono pazzi»
«Tu invece? Qualche bella nova
«Ho fatto la visita dal neurologo, stamattina. Quello in gamba, che ti dicevo l’altro giorno, sai…»
«E…?»
«E niente. È lo stress» giro il cucchiaino nella tazzina di caffè, e la guardo da sotto le ciglia con aria eloquente. Chi vogliono prendere in giro?!
Esther mi capisce al volo e trattiene una risata. O almeno ci prova, le esce un grugnito orribile tipico dei maiali. Ma lo ha fatto lei, quindi risulta aggraziato.
«Sei la persona più stressata del mondo, eh?»
«Eh. Conduco una vita davvero agitata, stressante. Non immagini. È la mia vita segreta» replico con amaro sarcasmo.
Lei scuote la testa, divertita, e prende il cellulare. «Ho conosciuto una persona. Non esattamente un medico ma credo che potrebbe aiutarti con la tua situazione attuale»
«Se anche lui da colpa allo stress, ti vengo a prendere per i capelli. Avvisata»
Esther scoppia a ridere, con quella sua voce serena e cristallina. «Non è il tipo! Lo conosco, sicuramente ti aiuterà!»
Mi faccio passare il numero e decido di chiamarlo in serata.
Do un’occhiata al mio orologio da polso, sono già le tre del pomeriggio ed è ora di andare a riaprire la libreria in cui lavoro. Altrimenti il capo mi fa una testa come un pallone!
Fortunatamente non è molto lontano dal bar in cui lavora Esther. Solo un paio di isolati più su sulla Ramblas.

Arrivo alla libreria, ma il mio capo l’ha già aperta.
È un signore anziano, la schiena gobba e gli occhiali tondi sulla punta del naso aquilino. Non ha la barba, solo capelli radi e candidi sulla testa. Spesso gli ho chiesto perché, essendo così anziano, non se ne andava in pensione; la sua risposta è stata sempre la stessa: “È la libreria da famiglia, e non ho eredi, finché sarò in vita la gestisco io.”
Un tipo tosto.
«Signor Gutierrez! Ho fatto tardi?»
«Sette minuti di ritardo, Delgado. Sette!»
«Il caffè è durato più del previsto» cerco di scusarmi, mentre poso la borsa sul retro e metto il cartellino con il nome sulla camicia.
Il signor Gutierrez mi dà incarichi precisi: sistemare i nuovi arrivi sugli scaffali, riordinare il macello che fanno i bambini quando entrano, controllare gli ordini e tutte queste cose noiose.
La libreria è davvero grande. Ci sono varie sezioni perfettamente ordinate – eccetto quella dei bambini, s’intende – e i libri sono tutti allineati. Il signor Gutierrez è bravo a gestire l’impresa familiare. Ciò non toglie che è ora di andare in pensione.
Gli scatoloni con i nuovi arrivi sono sotto il bancone della reception, ma almeno sono già in ordine di genere. Thriller, romantici, biografie, spiritualità.
...Aspetta, spiritualità?
«Signor Gutierrez, ha aperto una nuova sezione?»
«No»
«Ci sono libri sulla spiritualità. Forse ha sbagliato ordine»
«Sezione Misteri e Occultismo, Delgado. Datti da fare» e mi liquida con un gesto della mano.
Mi imbroncio e comincio a riordinare dai libri romantici, i più noiosi.
Preferirei concentrarmi sul fischio nella mia testa piuttosto che leggere questa roba melensa, lo giuro. Mi tengo i libri spirituali per ultimi ma sono comunque restìa a sistemarli.
Non ho mai creduto in Dio, in Satana, e in tutte quelle robe lì.  Se non vedo non credo, punto e fine.
Mio padre invece era credente e mi ha sempre considerata un po’ blasfema: cercava di farmi apprezzare la religione, anche una qualunque, ma purtroppo è finito per farmi saltare i nervi ancora di più. Effettivamente non ho mai avuto molta pazienza.
I libri nella cassa contrassegnata con “Spiritualità” sono testi apocrifi e vangeli scartati.
Non me ne intendo, non ho mai aperto una Bibbia, ma sono quasi sicura che non c’è il vangelo di Giuda Iscariota, tra quelli del libro. Beh qui c’è però, e a questo punto sono curiosa di sapere il punto di vista del cattivone della storia di Cristo.
Leggendolo, noto che non è il brutto ceffo che volevano farci credere poiché il suo “tradimento” era in realtà un favore che gli aveva chiesto Gesù Cristo per liberarlo dal corpo fisico. Alquanto interessante, da una visione delle cose diversa.
Tra una pagina e l’altra, si è fatta l’ora di cena e io devo tornare a casa. Mi aspetta una pizza surgelata tutta da riscaldare e una chiamata telefonica al tizio che può aiutarmi. Una serata allettante, oserei dire.
 
«Pronto?»
Mi risponde una voce dal timbro sporco, magnetica. Parla spagnolo, ma il suo accento è strano.
«Salve, mi chiamo Beatrìz Delgado. Una mia amica, Esther, dice di conoscerla e mi ha passato il suo numero. Non ho neanche chiesto il suo nome, mi perdoni. Ad ogni modo, mi ha detto che lei può aiutarmi con un piccolo problema che ho»
«Mi ha accennato qualcosa di te, sì. Ma preferisco parlarne di persona, se per te non è un problema. Facciamo domani in mattinata?»
Boccheggio. È stato rapido. «Sì, magari. È urgente. Dove ci vediamo?»
«Starbucks?»
Arriccio il naso, non è molto vicino a dove lavoro. Ci metterei un quarto d’ora… Però la mia salute è importante, non ho idea di quando questo tizio potrebbe essere nuovamente disponibile. Prendo la palla al balzo, che è meglio. «Va più che bene!»
«Ci vediamo domani. Starbucks alle dieci»
«Aspetti, come la… riconosco» ma aveva già attaccato. Dannazione devo incontrare uno sconosciuto di cui conosco solo la voce. Spero che almeno sia un tipo puntuale.
Mi aspettava una bella camminata.
 
 
Okay. Bene. Sono seduta ad uno dei tavoli di Starbucks e gioco nervosamente con i lacci della felpa. Alterno il gioco alle occhiate all’orologio da polso. Non sono neanche le dieci ma ho l’ansia per andare a lavorare e non voglio di sentire le ramanzine del signor Gutierrez.
D’improvviso sento un formicolio al collo e l’adrenalina ribollirmi nelle vene, come se il mio istinto primordiale mi stesse dicendo che c’è un pericolo e stesse preparando i riflessi per fuggire a gambe levate. Mi irrigidisco e ruoto lentamente la testa verso la porta d’ingresso della caffetteria.
Sta entrando un ragazzo. Tremendamente bello, dotato di quel fascino magnetico che paralizza le signorine. Non deve avere più di ventidue o ventitré anni. Non ha il volto spigoloso, da modello; ma è dannatamente affascinante. I capelli sono neri e disordinati, la mascella è leggermente pronunciata. Non riesco a formulare un pensiero sensato, no.
Però ad un certo punto si sente osservato da me e mi inchioda con i suoi occhi d’acciaio, lo sguardo penetrante. E, lentamente, sfoggia un sorriso astuto e affascinante. Non è di questo mondo. Nonostante vorrei sbavare, qualcosa in lui mi ricorda un predatore, una pantera. E mi fa stare con i sensi all’erta.
«Buongiorno. Sei tu Beatrìz Delgado?»
Oh no, non ditemi che è lui quello con cui dovrei parlare dei miei problemi mentali.
«Sì, sono io»
«Mi chiamo Nicholas. Sono lo ‘specialista’».
È gentile. Terribilmente gentile. E non so dire se sia una farsa, perché è davvero troppo gentile.
Si siede di fronte a me, e io mi muovo agitata sulla sedia. Eppure… Perché mi dà l’idea di essere pericoloso? E perché mi sembra d’averlo già visto?
«Hai già preso qualcosa?» mi chiede, riportandomi alla realtà. Merda, temo di essere rimasta ipnotizzata. Da lui, ovviamente.
«No. Ma vorrei un caffè e- »
Il gesto che fa chiamando la cameriera mi fa fermare bruscamente. Chiede due caffè ed un cornetto. La ragazza dietro al bancone rimane sgomenta ─ ti capisco, sorella ─ poi arrossisce e prepara ciò che deve. Nicholas si mette comodo, e appoggia i gomiti al tavolino. Ora mi sta fissando intensamente e io ho le mani sudate.
«Vuoi parlarmi dei tuoi problemi?»
Detto così, poi. Noto allora che i suoi occhi sono di un particolare grigio chiaro, sembrano platino o acciaio. Ed effettivamente era quella l’impressione che mi hanno dato appena l’ho guardato.
«Io… ho un fischio nella testa. E so che è davvero strano da ascoltare, ma è esattamente così. Lo sento anche ora. Sto impazzendo, e non voglio finire come la vecchia zia della famiglia Norton».
In sintesi, questa vecchia zia sentiva le voci nella sua testa e si è uccisa con delle forbici nella tempia per non sentirle più. La storia di quella famiglia è raccontata in ogni blog horror.
Non tutti la conoscono, ma lui sembra cogliere il riferimento e i suoi occhi brillano di divertimento.
Non c’è da divertirsi, maledetto bell’imbusto.
«Da quanto tempo va avanti?»
«Tra una settimana saranno tre mesi»
Tre mesi sono davvero lunghissimi. Davvero non so con quale forza non mi sono infilata delle forbici nella tempia, come la vecchia zia dei Norton.
Lui mi fissa, intensamente. Sembra voglia mettermi a fuoco, il suo sguardo è indecifrabile. Comincio a sentirmi a disagio, mi muovo nervosamente sulla sedia.
«Capisco il problema» dice infine.
«È lo stress?» borbotto acida.
Lui aggrotta le sopracciglia. «Non direi, no. Ci sono cose che non si possono spiegare e non si possono risolvere, Beatrìz. Il tuo problema è uno di quelli, ma solo per il momento, credo»
Un lampo di preoccupazione gli attraversa lo sguardo e io mi sento svuotata da ogni speranza di uscita da questa situazione. «Davvero niente?»
«Posso darti solo un consiglio per il momento, ma devi farne tesoro. Stai attenta alle Ombre».
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: nightmerd