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Autore: Vera_D_Winters    03/01/2018    1 recensioni
Tributi:
Sabo e Zoroko
Ace e Kidda
Pell e Miss Doublefinger
Kobi e Tashigi
X Drake e Lawiko
Izou e Whitey Bay
Paulie e Kalifa
Wiper e Nami
Sanji e Shirahoshi
Marco e Nico Robin
Ichiji e Reiju
Bartolomeo e Rebecca
Settantacinque anni fa i pirati di Raftel insorsero per rivendicare la propria libertà dal governo mondiale oppressivo e totalitario. Attraverso la marina ed altre organizzazioni governative però, tale ribellione venne sedata con il sangue ed ogni isola tacciata di essere rifugio dei pirati venne distrutta.
Solo dodici isole vennero risparmiate dalla furia dei nobili di Marijoa, e per far si che gli orrori del passato non venissero ripetuti, ogni anno da quel momento in poi ogni isola ebbe l'obbligo di offrire in tributo un giovane e una giovane del luogo, affinchè questi partecipassero ai "Giochi dei Sette Mari", un torneo all'ultimo sangue da cui un solo tributo può uscire vincitore.
Tutto proseguì dunque in questo macabro ordine, almeno fino ai settantaquattresimi giochi, nei quali uno dei giovani provenienti dalla più povera e cupa delle isole, sfidò apertamente Marijoa e il Presidente in carica Akainu.
Cosa succederà dunque nell'incombente edizione della memoria?
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akainu, Altro Personaggio, ASL, Famiglia Vinsmoke, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
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Anche i vincitori del distretto undici erano un numero estremamente limitato. 
Gli abitanti dei distretti più poveri consacravano la loro vita al lavoro manuale imposto da Marijoa, e nessuno aveva il diritto o il tempo per allenarsi per i Giochi, come invece succedeva nei primi distretti.
Il compito di Baterilla nello specifico, unica isola sopravvissuta nel mare Meridionale, era fornire i prodotti agricoli per tutti gli altri, perciò il suo popolo era appunto composto per lo più da agricoltori, cosa che aveva reso difficilissima la sopravvivenza nel cruento gioco cui ogni anno erano tutti obbligati a sottoporsi.
Ciononostante, i vincitori dell'undici si erano schierati senza batter ciglio, fieri ed orgogliosi, decisi a non cedere al bieco tentativo di Akainu di affossarli.
Franky, il presentatore di quel distretto, stava al centro del palco nella sua capigliatura sgargiante e nella sua statura ingombrante, gli uomini alla sua destra e le donne alla sua sinistra, tutti silenziosi in attesa del verdetto.
«Cinquanta e cinquanta. Io e te abbiamo il cinquanta per cento delle possibilità di finire lì in mezzo.»
Mormorò Bonney, mentre Franky si avvicinava alla boccia in cui erano contenuti i nomi delle uniche due donne vincitrici.
La ragazza dai capelli rosa aveva vinto nella sua edizione solo per la propria furbizia, che l'aveva letteralmente salvata. Ma non era certa che questo sarebbe bastato nell'Edizione della Memoria, dove ormai avrebbero gareggiato tutti assassini volontariamente o involontariamente esperti.
La belva al suo fianco invece, si era distinta per la violenza inaudita, atipica per i tributi dell'unidici, e per quanto non avrebbe mai voluto augurare a nessuno la mietitura, Bonney sperava che toccasse all'altra.
Nemmeno il vento sembrava volersi alzare su di loro mentre il presentatore estraeva il fogliettino, e tornando davanti al microfono si apprestava a leggere il nome.
«Eustass Kidda.»  
Nella folla si udì un ringhio, il fratello di Kidda, Heat, aveva pestato il piede a terra con forza ed era stato allontanato da uno dei pacificatori della marina.
Come dargli torto? Già una volta aveva visto la sorella partire per quel gioco al massacro.
Bonney dal canto suo, tirò un sospiro di sollievo di cui un po' si pentì, mentre Kidda stretta nella sua inseparabile pelliccia rossa, si accostava a Franky senza batter ciglio.
Il che era piuttosto strano.
Ma non vi fu ulteriore indugio in quella cerimonia inutile, ed il presentatore ignorando le proteste sotto il palco, si apprestò ad estrarre il nome di uno dei ragazzi.
Inazuma tremava appena, Ace sogghignava, Killer... Killer non si sapeva. Dopo i suoi giochi aveva preso ad indossare una maschera che gli copriva il volto e nessuno aveva mai più visto cosa celasse il viso sotto di essa.
Rouge, la madre di Ace, già aveva le gote rigate di lacrime salate, come se presumesse il peggio a prescindere.
E come darle torto?
Il motto di Marijoa era: e possa la fortuna essere sempre a vostro favore, ma la fortuna non era mai stata a loro favore.
Ed i pensieri di Rouge non vennero disattesi.
«Portgas D. Ace. » 
Tuonò la voce di Franky, chiara come non mai.
«Ci avrei scommesso.»
Fu l'ironico commento del corvino, mentre andava a prendere posto, rivolgendo poi un saluto con la mano alla rossa compagna di giochi. Saluto che ovviamente non venne ricambiato.   
«Molto bene, salutate i vostri campioni, Baterilla! E che le vostre preghiere siano con loro!»  
Ma non vi fu giubilo, non vi furono acclamazioni, solo il cordoglio di una madre che doveva mandare nuovamente il figlio al patibolo, ed una popolazione stanca che si stringeva attorno a lei, cercando di darle un conforto che mai avrebbe davvero lenito la ferita che si era riaperta nel cuore già fortemente provato di Rouge.


 «Il primo che farò fuori sarà quel dannato biondino del cazzo. No, lui non poteva semplicemente uccidere quel coglione del quattro, no. Doveva rifiutarsi! E adesso per colpa sua siamo di nuovo qui su questo treno di merda, per andare in quella Marijoa ancora più di merda, ad ammazzarci tra noi. Vaffanculo dico io.»  
Kidda si era ripresa senza ombra di dubbio.
Dopo i saluti, dopo le raccomandazioni, una volta al sicuro se così si poteva dire sul treno che li avrebbe condotti a destinazione, e una volta sparito Franky, finalmente aveva potuto dar sfogo a ciò che le rodeva l'anima.
Si era trattenuta anche troppo a lungo per i suoi soliti standard.
Ace ovviamente rise di quello scoppio d'ira, mentre Inazuma preoccupato guardava entrambi.
Il mentore ufficiale era lui, a lui sarebbero spettate le strategie, i colloqui con gli sponsor, le trattative per le alleanze, ed avere in squadra una mina vagante come Kidda, avrebbe fatto venire i capelli bianchi a chiunque. Se poi si aggiungeva il fatto che anche Ace non era molto propenso a seguire i piani altrui, la combo era disastrosa.
I due per sua fortuna però, una volta cominciato a convivere nel villaggio dei vincitori, avevano instaurato un buon rapporto d'amicizia. Restavano quindi due impulsivi, ma due impulsivi che andavano d'accordo, e questo rendeva il compito di Inazuma leggermente più semplice. Forse.
Kidda intanto stava bestemmiando ancora all'indirizzo del povero ragazzo del dodici che aveva inconsapevolmente attivato quella macchina di vendetta, di Franky e di Akainu, facendo morire dal ridere Ace.
«Falla smettere... con il clima di tensione che c'è se la sentono criticare così apertamente il presidente Akainu saranno guai seri.»  
Intimò il mentore che si mordeva nervosamente il labbro inferiore.
«Inazuma... non so se lo hai notato, ma siamo già nei guai, e dubito ci sia qualcosa di peggio di una sentenza di morte certa sulle nostre teste. Perciò rilassati, ok?»
Gli fece notare Ace con semplicità disarmante che tuttavia l'uomo non condividette affatto.
«Non è divertente.»    
 Il corvino a quel punto fece come gli era stato chiesto, tirando Kidda per una guancia.
«Datti una calmata, Rossa, sfogherai il tuo astio nell'arena.»
«Ma...!»  
«Niente ma.»  
La ragazza provò comunque a protestare ancora, perchè non fosse mai che stesse zitta a comando, ed Ace per tutta risposta le tappò la bocca con un bacio, cosa che lasciò Inazuma altamente perplesso.
«Non sapevo che tra di voi intercorresse questo tipo di relazione.»  
«Non lo sapevo nemmeno io.»  
Aggiunse Kidda una volta libera di parlare, il sopracciglio sinistro inarcato davanti all'espressione assurdamente divertita e malandrina di Ace.
«Infatti non c'è. Però tu ti sei calmata e io mi sono tolto una curiosità che avevo da anni ormai.»  
Ovviamente ciò fece scattare un pugno da parte della rossa, che colpì il compagno in testa senza tuttavia metterci troppa forza, ed il tutto terminò in una risata stranamente sollevata.
Il clima tutto sommato non sembrava quello dei giochi di morte che presto sarebbero iniziati, e nella mente di Inazuma cominciava a nascere più di una strategia.
Se non fosse riuscito a convincere Marijoa a fermare i giochi, perlomeno avrebbe portato a casa la pelle di uno di quei due.
Non sarebbe tornato a Baterilla da solo.
Quella era una promessa.
Ammesso e concesso che quei due glielo avessero permesso.


«ACEEEEEEEE!»  
Franky alzò la testa dal suo giornale nel sentire l'urlo d'amazzone. Dopo due giorni di viaggio ci aveva fatto l'abitudine e ci rideva anche su, ma per fortuna mancava solo un giorno all'arrivo a Marijoa perchè se continuavano così quei due avrebbero distrutto il treno.
La risata del corvino intanto si propagava per i vagoni mentre correva per fuggire alla furia della belva scarlatta.
«In tutta la mia carriera non ho mai visto qualcuno andare ai giochi così a cuor leggero.»  
Asserì colpito il cyborg, cercando poi una sorta di conferma nel mentore, che tuttavia scosse il capo.
«Non stanno andando a cuor leggero. Stanno semplicemente cercando di godersi al meglio la vita che gli resta. Loro sono fatti così. Questa è la vera essenza del coraggio, giocarsela fino alla fine, sapendo quanto le probabilità siano a loro sfavore. E quando se ne andranno, se se ne andranno, lo faranno col sorriso sulle labbra perchè loro fino alla fine avranno vissuto.» 
Alle parole di Inazuma una lacrima scivolò lungo il viso di Franky, che nemmeno si scusò di nasconderla. Era un tipo che si commuoveva facilmente e non se ne vergognava nonostante la cosa stridesse con la sua mole.
«Ace correva sempre quando gli veniva detto di non farlo, si buttava in mare quando gli veniva detto che era proibito, mangiava sempre la frutta che coglieva per Marijoa anche se i pacifisti della marina lo sgridavano o peggio lo picchiavano per questo. Così è cresciuto, libero, nonostante in questa nazione non esista la libertà. E se ne andrà da uomo libero, a modo suo. Kidda? Niente l'ha mai piegata, nemmeno l'arena la prima volta. E non verrà piegata nemmeno in questa. Questi sono i miei ragazzi, ed io sono orgoglioso di loro come potrebbe esserlo un padre. E ti assicuro che se c'è anche solo una possibilità di tirarli fuori vivi entrambi, non me la lascerò scappare.»    
Era un avvertimento quello di Inazuma? Franky lo prese come tale. 
Erano tempi duri per Marijoa, e lo spauracchio dei Giochi non era più abbastanza per sedare il malcontento.
Si poteva sentire nell'aria.
Il profumo del cambiamento.
   
 
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