Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: nightmerd    03/01/2018    0 recensioni
[ remake Guardian Demons I: Evil Angel ]
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
«Non capisco, perché Lucifero dovrebbe preservare gli angeli? Non sono arci-nemici?»
«È una questione di equlibrio. - replica Nicholas. - Distruzione e creazione devono avere lo stesso peso sulla bilancia del mondo, e questo Lucifero lo sa».
- - -
Gli angeli si sono estinti, sono rimasti pochi arcangeli che hanno legato la loro vita a quelli di umani speciali, gli Avatar.
Il mondo dei demoni è diviso in due: chi vuole vederli distrutti, chi invece vuole preservare la razza angelica perché consapevole dell'equilibrio del mondo.
Chi vuole distruggerli, ha ingaggiato dei Segugi; chi vuole proteggerli, ha ingaggiato i Guardiani.
Beatrìz Delgado ha ventidue anni, vive a Barcellona e lavora in una libreria. Ha una vita normale, una ragazza come tante.
Comincia tutto con un problema nella testa, come un fischio. Si acuisce con un tentativo di suicidio durante un momento di sonnambulismo. Ad aiutarla, c'è Nicholas.
Nicholas non è una persona comune, non è umano. È un demone, ed ha un compito specifico: proteggerla.
La ragazza si troverà catapultata in una realtà a cui non aveva mai creduto in vita sua, ritrovandosi a mettere in discussione ogni sua credenza e persino il concetto di Bene e Male.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Medici, neurologi, psichiatri, otorino, specialisti…. Mi state tutti pendendo per il culo o cosa?
Prima era colpa dello stress, “dormici su e riposati”.
Ora quel Nicholas mi dice che non ci si può fare nulla, accompagnato da una frase tetra come “Attenta alle Ombre”. E lo dice come se stesse parlando del meteo.
Io, davvero, li prenderei tutti a testate.
A causa di queste presunte Ombre me la sono fatta sotto, sono andata a dormire tre giorni a casa di Esther. Poi quando ho finito la fase cagasotto sono tornata a casa mia.

È mercoledì, e sono le sette di mattina.
Mi sto affrettando a sgomberare la casa di Esther, gliel’ho praticamente invasa. E non sono famosa per il mio ordine, ecco. Lei è già uscita per andare a lavoro, invece la mia libreria apre alle dieci.
Non sono neppure riuscita a dormire bene, questa notte. Il tipico fischio tormentatore è sovrastato da un rumore strano, basso, simile a sussurri. Il che non mi rassicura, anzi mi sale una certa dose di ansia.
 
 
È passata una settimana. Oggi sono tre mesi che ho problemi nel cervello.
Segniamo il mesiversario sul calendario, suvvia.
Sapete qual è la cosa peggiore? Che in questa settimana non c’è stato solo un fischio ed un sussurro. Quei maledetti sussurri si sono intensificati, sono diventate vere e proprie urla.
Come se mille fantasmi mi urlassero nella testa ininterrottamente. Ho arrancato per tutta la settimana, a lavoro e nelle solite faccende domestiche. Ma, davvero, spesso hanno sfiorato apici esagerati e ho avuto diversi attacchi di panico.
Non ci penso neanche a chiamare quel ciarlatano d’un Nicholas. Mi ha fatto cagare sotto l’ultima volta. E poi non mi piace. È dannatamente sexy, ma non mi piace: è pericoloso, è un istinto di pancia e mi fido dei miei istinti di pancia.
Perciò mi ficco sotto le coperte, infastidita dal continuo chiacchiericcio nella mia testa.
 
 
Non so cosa diavolo sia successo.
Sono in cucina. Qualcuno mi tiene le mani bloccate in una morsa ferrea ma non dolorosa.
Sbatto ripetutamente le palpebre per tornare in me. Possibile che io sia sonnambula e in venti anni nessuno me l’abbia mai detto? Non credo proprio.
Metto a fuoco la persona che mi tiene i polsi fermi: Nicholas.
I suoi occhi d’acciaio mi scrutano cauti, attenti e allarmati. Un luccichio si riflette tra le sue iridi e la mia attenzione si sposta all’oggetto nella mia mano destra: un coltellaccio. Quello che uso per sfilettare il pesce, gente, quello che taglia solo guardandolo.
Emetto un gridolino strozzato e lo lancio nel lavandino, alla mia destra. Torno a fissare Nicholas e prendo fiato, prima di sbraitare: «Che cosa cazzo sta succedendo?!»
Lui alza le mani, dichiarandosi innocente. «Sei sonnambula, cara»
«Non chiamarmi così, sono mentalmente instabile al momento! ─ strillo. ─Perché sei qui e perché cazzo avevo in mano quell’affare?»
«Se te lo dico non mi crederesti. Ma eri in trance e sono arrivato in tempo»
«Porca vacca. In trance?» mi sento improvvisamente priva di forze e scivolo lungo la parete fino a sedermi a terra. Alzo lo sguardo su di lui: «Che cos’ho? Dimmelo, per favore»
Storce la bocca, poco convinto. «Temo che tu non mi crederesti e non potresti farti aiutare come di regola in certi casi»
Snervata, chiudo gli occhi. «Le ho sentite tutte. Non può essere peggio della scusa sullo stress»
Si accovaccia di fronte a me e mi guarda intensamente, enigmatico. Io davvero non saprei dire che pensieri ronzano dietro quegli occhi di platino, il che mi fa sentire a disagio.
Aggrotto le sopracciglia. Continua a fissarmi come se mi stesse valutando.
«È come se tu fossi posseduta da un demone. Come se ci fosse uno spirito maligno nella tua testa, che ti provoca tutto ciò».
Se fossi un personaggio di un cartone animato, probabilmente mi sarebbero cadute le braccia a terra. Letteralmente. Non so come prenderla, perché non gli credo. «Ah»
«Ti ho appena detto che è come se fossi posseduta e dici solo “ah”? Davvero?» è divertito e sbigottito.
«Sì, davvero, perché non ti credo» replico piccata, incrociando le braccia al petto.
«Beh, faresti meglio a farlo, testina. Finora sei stata al sicuro, perché eri con la tua amica Esther e il tuo tempo non era scaduto. Tuttavia, secondo i piani del demone che voleva farti fuori, questa era la notte per il suicidio»
Che c’entra Esther?
«Come fai a dirmi queste cose? Come fai a saperle, ad esserne convinto?»
Sono scettica. Forse dice sul serio, ma ciò proverebbe che sia un pazzo che vive in un mondo tutto suo. Qualcosa nei suoi occhi, nel suo sguardo, però, mi dice che non si sta inventando nulla e comincio a dargli ascolto sul serio.
«Lavoro in questo campo» si stringe nelle spalle. Come se mi stesse raccontando del pranzo.
«Sei una specie di esorcista?»
La domanda nella mia testa è un’altra: Esther mi ha messo nelle mani di un esorcista? E perché? Anche lei crede che io sia posseduta?
Nicholas inarca un sopracciglio e si lascia sfuggire una risata terribilmente chiassosa, come se trovasse la cosa assolutamente divertente e spassosa.
Gli do una pacca sulla fronte, e lo guardo in cagnesco. «Cosa c’è da ridere? Ero seria»
«Ah scusa, pensavo stessi scherzando. Non sono niente del genere, sono l’opposto»
«Un cacciatore di demoni?» non credo sia l’opposto di un esorcista, ma piuttosto colleghi.
Ci avevano fatto anche un film sui cacciatori di demoni, o sbaglio? Qualcosa chiamata tipo Shadowhunters, credo.
Mi lancia un’occhiata colma di pietà. «Credo che esistano solo nei film, sai?»
Ci ha pensato anche lui. Questo tizio legge nel pensiero, maledizione. Mi fa un mezzo sorriso, pare compatirmi. Maledetto, non guardarmi così.
«Smettila di girarci intorno, parla chiaro»
«Io sono un demone».
Ora sono io a ridere. E di gusto. Per un momento temo di svegliare le persone del palazzo, ma poi ricordo che non me ne frega nulla e continuo a ridere. Arrivo perfino alle lacrime.
Quando torno alla realtà mi do un’asciugata agli occhi con la manica della maglietta, e scopro con un certo divertimento che Nicholas mi sta fissando. Malamente. Se gli sguardi potessero uccidere, probabilmente sarei già morta da un po’, pugnalata come Giulio Cesare, ma non sulla schiena. Attacco frontale, capite che intendo?
«Okay, a questo punto vorrei essere la fatina dei denti, se il posto è libero»
«Non devi prendere in giro» sbuffa.
«Hai cominciato tu con le cose strampalate. ─ mi difendo. –Dai, sul serio. Chi diavolo sei?»
Questa discussione sta diventando più lunga del previsto.
Ribadisce di essere un demone, convintissimo. Stavolta non rido, non mi azzardo. Non perché gli credo, ma perché mi rendo conto di avere in casa un pazzo assassino, probabilmente anche satanico. Come quel tizio che si definiva un sicario di Satana, o qualcosa del genere.
Sono ancora seduta e non ho intenzione di alzarmi. I sussurri nella mia testa si sono interrotti da quando lui è qui. Non so se significa davvero qualcosa.
«Va’ via, per favore» mormoro.
«Bambina. – dice a bassa voce, con dolcezza. – Devo aiutarti».
Il modo in cui lo dice e il suo sguardo… ferreo ma quasi supplicante, mi smuovono qualcosa dentro e mi fanno capire che è lucido. Non è uno di quei pazzi lucidi, non è pazzo proprio. È del tutto apposto con la testa e vuole aiutarmi. Ma almeno così dice. Se è vero che è un demone, non ci metterà nulla a gettarmi giù da un precipizio, fisicamente o metaforicamente s’intende.
«Non mi fido di te. Non ti credo e non mi fido. Se è vero quello che dici, devi dimostrarmelo. E se è vero ciò che dici di essere, dimostrami che posso fidarmi di te»
L’ho fregato. I demoni non esistono e non ha modo di mostrarmi qualche strano potere che possa provare la sua tesi. Così potrà tornarsene in casa sua, una volta smascherato. Uno a zero, gringo.
«Mettila così: se avessi voluto ucciderti, l’avrei già fatto»
«Solo parole» replico piccata.
«Vuoi che tenti di ucciderti?» gli occhi gli brillano di divertimento. Ma c’è anche dell’altro. È come se un istinto primordiale si fosse acceso, come se si fosse eccitato pregustando il divertimento della caccia. Lo sguardo è così predatorio che mi sembra quasi di vedergli spuntare le zanne.
«Non ho detto questo» sussurro, spaventata.
«Trìz, non posso dimostrarti la mia natura. Non qui, non ora. È distruttiva. Ma posso offrirti il mio aiuto, cerca solo di aprire la mente e fidarti di me»
«Ma se sei un demone davvero, non posso fidarmi di te» lo dico quasi rammaricata. Perché io vorrei davvero fidarmi di lui e accettare serenamente il suo aiuto, ma per quanto ne so potrebbe essere un pazzo satanico. E se per assurdo fosse realmente un demone, non impiegherebbe molto a fottermi.
… Non in quel senso.
Si accarezza la mascella. «Questo è un luogo comune. Noi non diciamo le bugie, non ne avremmo motivo. – mi sorride affabile. – Davvero, non ti chiedo di credere nei demoni. Credi in me e basta, fidati»
È paziente con me. Mi parla come se fossi una bambina, come un maestro paziente che deve rispiegare la stessa cosa innumerevoli volte all’alunna dura di comprendonio. E se questo è davvero un demone, porca vacca sei un diavoletto rammollito, Nick!
«Va bene» sospiro, sentendomi quasi più leggera.
Sorride, da orecchio a orecchio, e sembra la creatura più innocente sulla faccia della Terra. Ma non lo sei, bastardo, non lo sei. Demone o no.
Mi alzo in piedi e mi do una ripulita passando le mani sui pantaloni. Improvvisamente spero di avere un aspetto decente e un alito sopportabile.
Mi schiarisco la gola. «E ora?»
«La tua mente non è sicura. – grazie, Sherlock. ─Se vuoi tornare a dormire vai, io starò di guardia»
«Posso fidarmi?»
Alza gli occhi al cielo, spazientito. «Non dormire se non vuoi, allora. Ma io devo restare con te, così la tua testa non rischia di nuovo la possessione. Intesi?»
Sgrano gli occhi. «Per quanto tempo ti avrò tra i piedi, scusa?!»
«Semmai il contrario, io avrò tra i piedi te»
Okay, ora è un po’ meno gentile rispetto a prima.
Si mette seduto sul divano e si accende la televisione a basso volume. Oh, certo, fa’ pure come se fossi a casa tua. Sembra intuire i miei pensieri dallo sguardo truce che gli sto lanciando, e mi fa un sorriso furbo e smagliante, da bambino birichino.
Ci rinuncio. Voglio dormire e magari risvegliarmi domani mattina.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: nightmerd