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Autore: Flos Ignis    04/01/2018    5 recensioni
"La storia partecipa al Fairy Tail Contest - Una Fata per Natale indetto da E.Comper sul Forum".
Il Natale è un periodo magico perchè l'aria si riempie d'amore e i sorrisi di adulti e bambini hanno il sapore della gioia.
Una storia d'amore, scandita dai fiocchi di neve e dall'atmosfera di festa.
Perchè la solitudine si scaccia con il sorriso di chi ti è caro.
Tratto dal testo: -Ma anche se tu ereditassi i poteri di Juvia, lei non ti scaccerebbe mai, e lo sai perchè? Perchè ho imparato ad amare grazie al tuo papà, che è venuto a salvare la mamma quando scendeva la pioggia anche nel suo cuore. Oggi è Natale, tu cosa chiederai quando sarai più grande? Juvia chiedeva sempre una famiglia, almeno per questo giorno, perchè era davvero tanto triste vedere i sorrisi di tutti mentre la tua mamma era da sola, allontanata a forza. Pregavo perchè un principe venisse a salvarmi per poi portarmi con sè, sposarmi e creare una famiglia insieme.-
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Regalami un sorriso





Mentre la neve cadeva lentamente, sulla cima di una montagna solitaria un uomo arrancava cercando la strada di casa, orientandosi al meglio delle sue possibilità tra gli strapiombi e la rada vegetazione, ma con il giungere delle tenebre e della lieve caduta di quei candidi fiocchi non era un'impresa facile.

Per l'ennesima volta in poche ore, il mago imprecò contro la propria avventatezza e la folle idea di accettare una missione proprio lì, in quel luogo impervio, la più alta montagna del continente in pieno inverno. A proteggerlo dall'aria gelida aveva solo un cappotto leggero e una sciarpa fatta a mano: non soffriva più il freddo ormai da molti anni, ma se quell'improbabile ipotesi si fosse verificata la sciarpa che gli aveva donato sua moglie quando ancora non si erano fidanzati sarebbe stata sufficiente a risacaldarlo in qualsiasi condizione atmosferica.

Stanco di camminare e fiaccato dalla battaglia che l'aveva tenuto occupato per due interi giorni contro una banda di Yeti particolarmente coriacei, Gray Fullbuster decise infine di crearsi un riparo dove riposare non più di un paio d'ore, giusto il tempo per recuperare le energie.

-Ice Make... Igloo!-

Il Devil Slayer del Ghiaccio fu ben lieto di ripararsi dal vento, anche se ammise a malincuore che gli sarebbe decisamente tornato utile avere con sè il suo amico Fiammifero, almeno per arrostire quel po' di provviste che gli erano rimaste. Grugnì di disappunto ripensando che Natsu in quel momento stava probabilmente folleggiando tra le lenzuola con la sua compagna, la loro nakama dotata della magia degli Spiriti Stellari, Lucy.

Anche lui avrebbe preferito essere in dolce compagnia, ma Juvia non avrebbe potuto allontanarsi da casa ancora per diversi mesi, per cui toccava a lui occuparsi della loro famiglia. Nonostante ciò, le aveva promesso che sarebbe tornato entro l'alba del mattino seguente e non era solito mancare la parola data.

Specialmente perchè poi dovrei sopportare di vedere i suoi occhioni blu preoccupati e pieni di lacrime... No, non potrei sopportarlo.



Chiuse gli occhi, stirando un sorriso leggero sul volto pallido mentre ripensava alla suo storia con la maga dell'acqua. Non si erano conosciuti nelle più rosee delle circostanze, avevano combattuto fieramente per le rispettive gilde l'uno contro l'altra e lui ne era uscito vincitore, ignaro di quanto quella battaglia avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

Ricordava chiaramente il fastidio che aveva provato i primi tempi, quando lei ancora lo osservava da lontano e lo seguiva con la testardaggine tipica dei folli o degli innamorati – che tra le due categorie ci passava una bella differrenza, ma sua moglie l'aveva sempre bellamente ignorata, rientrando perfettamente in entrambe a suo parere. Era uno dei motivi per cui se ne era innamorato. Non che glielo avesse detto. Sarebbe morto soffocato da uno di quei suoi abbracci da cui gli era impossibile fuggire se lei avesse saputo quanto la trovava tenera per quelle sue piccole pazzie.

Un po' alla volta,  missione dopo missione, pericolo dopo pericolo aveva imparato a stimarla come maga, ad apprezzarla come nakama, a volerla come amica...  a deisderarla come compagna di vita.

Non era stato per niente semplice accettare di avere qualcuno così legato a lui, affatto. Aveva un ricordo ben preciso di un piccolo sè stesso, chino a piangere sulle tombe dei suoi genitori il giorno di Natale. Gli avevano promesso che sarebbero andati tutti insieme in paese a vedere i fuochi magici che avrebbero celebrato quella festività, ma Deliora, il demone di Zeref, aveva strappato loro la vita. L'aveva reso orfano.



Quasi dieci anni dopo aveva scoperto che Silver in realtà era ancora... non vivo, perchè non lo era, ma faceva ancora parte di questo mondo. Era stato felice di aver potuto stringere suo padre un'ultima volta, anche se quando ripensava al fatto che fosse stato usato come un dannato pupazzo nellle mani di quel demone in grado di usare la negromanzia la rabbia tornava a colpirlo a ondate impetuose e inarrestabili.

Ma aveva potuto dirgli addio. 

Era di nuovo Natale quando era tornato su quelle tombe, cresciuto e maturato, non più abbandonato a sè stesso come testimoniava la fata tatuata sul suo petto, ma ugualmente solo, in un modo che non era riuscito a spiegarsi a lungo. Finchè non era arrivata lei.

Juvia, che su quelle tombe gli aveva chiesto perdono per aver tolto la vita al negromante che controllava suo padre.

Si era accorto da tempo che quella della ragazza non era una semplice cotta passeggera, o una forma affettiva di gratitudine per averle teso una mano dopo l'esperienza alla Phantom Lord. Aveva compreso i sentimenti di quella folle, straordinaria maga, ma nonostante avesse imparato a considerare tutta Fairy Tail la sua famiglia aveva sempre posto un limite a quanto profondamente potesse affezionarsi. Perchè lui avrebbe dato la vita per i suoi amici, anzi, aveva deciso che avrebbe vissuto per loro... ma crearsi una famiglia, concedere a qualcuno il diritto esclusivo sul suo cuore di ghiaccio, permettere che qualcuno diventasse la sua aria e gli entrasse nel sangue... no, si necessitava di un coraggio che non credeva di possedere, specialmente con quelle due croci di legno ancora impresse nella memoria, con l'ultimo sorriso della sua maestra Ur che ancora balenava davanti a i suoi occhi come un doloroso miraggio togliendogli il respiro.

Eppure...

Eppure lei gli era entrata sottopelle, dichiarando senza vergogna il suo amore di fronte al mondo intero e nel frattempo appropriandosi del suo cuore, un pezzetto alla volta, come il grande mare che onda dopo onda aveva ricoperto la terra, diventandone il padrone.



Se Gray avesse dovuto indicare il momento preciso in cui si era innamorato di Juvia, probabilmente avrebbe indicato proprio quel giorno di Natale, quando tremante di paura gli aveva confessato ciò che era accaduto a suo padre. Era evidente che aveva temuto di essere odiata e allontanata per sempre, ma glielo aveva confessato ugualmente. Perchè lei possedeva un coraggio senza eguali, che le permetteva di mostrare il suo amore con una purezza di spirito che raramente il mondo poteva ammirare. 

Aveva temuto la sua reazione, ma aveva messo il bene del suo amato prima del proprio, perchè lui aveva tutto il diritto di sapere e lei avrebbe accettato qualunque punizione, qualsiasi reazione, persino violenta se fosse arrivata da lui.

Ma come avrebbe potuto odiarla? Quella straordinaria donna davanti a lui aveva liberato suo padre da una prigionia terribile durata un intero decennio, così che potesse raggiungere nell'aldilà lo spirito di sua moglie.

Non solo non l'avrebbe mai potuta odiare per questo suo atto, che era certo le era costato tutta la sua forza d'animo, ma Gray era certo che non si sarebbe mai sdebitato abbastanza.



Gli ci era voluto ancora più di un anno, dopo quell'episodio tanto significativo, prima di riuscire a chiarire i suoi sentimenti a lei e a chiunque altro al di fuori di lui stesso, ma i vecchi paletti erano stati difficili da rimuovere. Vivere con lei durante i lunghi mesi in cui la gilda era stata sciolta però gli era stato senza dubbio d'aiuto.

La battaglia contro l'impero di Alvarez era stata terribile e dolorosa, aveva rischiato di far perdere a molti di loro la vita o il senno. Loro due si erano quasi uccisi a vicenda, ma nè Gray nè Juvia avrebbero potuto vivere con il rimorso di aver tolto la vita alla persona che amavano. Perchè nonostante lui ancora non le avesse dato una risposta, sapevano entrambi che i loro destini si erano inesorabilmente intrecciati da molto tempo. Andava bene così, non avrebbero voluto diversamente. Per potersi slegare avrebbero dovuto tranciare di netto il loro legame, ma questo sarebbe stato peggio che morire per loro. 

Era stato grazie alla gioia che quel pensiero gli dava che Gray si era trafitto da solo, perchè non avrebbe alzato un dito contro di lei, mai più. E il terrore che l'aveva invaso quando aveva visto la sua amata fare lo stesso era certo non l'avrebbe scordato nemmeno se avesse vissuto per centinaia di anni, gli si era inciso a fuoco sull'anima e lì sarebbe rimasto. Quei terribili momenti in cui il panico aveva reso muti i suoi pensieri, consentendo ad una furia cieca di entrare in lui, dominarlo, risvegliare la sua forza e renderla brutale, indomita, pericolosa. Le lacrime erano scese senza che se ne rendesse conto mentre avanzava contro il nemico, deciso a vendicare la maga che persino in punto di morte gli aveva donato tutta sè stessa.

Il sangue della sua Juvia l'aveva mantenuto in vita, l'aveva sentito entrare in circolo insieme al suo: era stato come ricevere un caldo abbraccio, talmente intimo da commuovere, così disperato poichè creduto l'ultimo.

Ma lei era sopravvissuta. Da quel momento si era aggiunta una cicatrice sul corpo di entrambi ed una catena sui loro cuori: nessuno dei due si era mai lamentato dell'una o dell'altra, felici di essere insieme, di essere vivi. Di non essere soli.



*****



Il fuoco scoppiettava allegro nel camino, nonostante fosse stato evidentemente lasciato a se stesso da parecchio tempo. La notte aveva appena iniziato a cedere il suo posto alle prime luci di quel giorno speciale, ma in quella casa a due piani dalle mura turchesi nessuno dei suoi abitanti dormiva più da un pezzo. 

Una giovane donna dai lunghi capelli blu, disordinati e mossi come onde del grande mare e raccolti in una coda sommaria, stava seduta sul davanzale di una delle finestre del soggiorno con una tazza di thè caldo in mano e lo sguardo incollato al vialetto d'ingresso. All'anulare sinistro, brillava debolmente una fede d'oro bianco con incastonata un'acquamarina tagliata a goccia, come a richiamare l'attenzione della sua portatrice. Non che ce ne fosse bisogno, la donna stava aspettando ansiosamente il ritorno di colui che portava l'anello speculare al suo, pregando che fosse sano e salvo. 

Non le piaceva dover restare sempre a casa, odiava dover aspettare impotente il ritorno del marito. Avrebbe dato qualunque cosa per poterlo seguire di nuovo in missione, guardargli le spalle e, perchè no, ammirarlo mentre combatteva senza vestiti addosso a causa del suo insolito tic. Il guizzare dei muscoli mentre combatteva, il modo in cui il ghiaccio che creava faceva brillare la pelle pallida del suo uomo... era uno spettacolo che non si sarebbe mai stancata di guardare, poco da fare.

Tuttavia...

Voltò le spalle alla finestra, stringendosi meglio la vestaglia bianca in vita, per poi dirigersi a passo felpato verso la culla posta sul tappeto rosso che ricopriva tutto il pavimento della stanza.

Ciò che vide le fece spuntare un sorriso che scacciò tutti i foschi pensieri che l'avevano avvinta fino a pochi istanti prima. Il suo bambino era lì, con gli occhi aperti, che agitava braccia e gambe senza emettere un suono. Era nato da appena due mesi, portando una gioia e un orgoglio infiniti nei cuori dei due neogenitori.

-Il mio miracolo di Natale...- Juvia baciò la fronte di suo figlio, Yukito, perchè era stato concepito durante una tempesta di neve creata da suo padre per farle vivere un bianco Natale.

Una piccola mano rosea apriva e stringeva il pugnetto intorno al ciondolo che suo padre gli aveva messo al collo appena nato: era un piccolo fiocco di neve di cristallo dai bordi arrotondati in modo che il piccolo non si facesse male. Juvia l'aveva adorato dal primo istante in cui suo marito gliel'aveva mostrato, tutto orgoglioso della sua idea per dare il benvenuto a suo figlio in quel mondo che avevano difeso con le unghie e con i denti.

Il bianco scintillio della neve che ammantava il paesaggio fuori da quelle protettive mura lo faceva brillare di luce riflessa, ma i piccoli occhi grigi che suo figlio aveva ereditato dal nonno erano l'unica vera luce per gli occhi di sua madre.

Tenere tra le braccia suo figlio, cullarlo, vegliarlo mentre il sonno lo avvolgeva come una seconda, protettiva coperta la faceva sentire come la donna più potente dell'universo, perchè tra le mani custodiva la più preziosa delle gemme.

Accarezzargli la testolina bruna mentre lui le sorrideva come in quel momento, con le labbra aperte come per chiederle qualcosa, aveva il potere di scacciare qualunque pensiero negativo.

Lo prese in braccio, iniziando a cullarlo nella speranza che tornasse nel mondo dei sogni. Lui non sembrava averne la minima intenzione però, dato che continuava a guardarla con gli occhioni vispi fissi su di lei e il ciondolo portato alle labbra per ciucciarselo con gran soddisfazione.

-Hai fame, piccolo mio? Vieni, è ora di colazione.-

Quando entrambi si furono saziati l'alba aveva raggiunto il suo acme, il sole apparve in cielo dopo giorni in cui aveva giocato a nascondino e, anche se ancora non se ne percepiva il calore, la sua luce si irradiava sulla neve e attraverso i cristalli di ghiaccio creando uno spettacolo degno di essere chiamato solo magico.

-Non vuoi proprio dormire eh?-

Yukito era troppo occupato a strizare gli occhi per guardare meglio, con la curiosità tipica degli infanti, ogni cosa che lo circondava. Era tutto meno che un bambino pronto a riposare.

Per ingannare l'attesa e cercare di tenere occupato suo figlio - che era il piccolo più adorabile del mondo, ed era un'opinione assolutamente super partes anche se era sua madre, ma Yukito Fullbuster quando iniziava a strillare era capace di continuare per ore - salì le scale ed entrò nella stanza di suo figlio, sedendosi sulla sedia a dondolo come faceva sempre per addormentarlo. Ignorò i pupazzetti e i libri di fiabe per raccontargli quella che, a conti fatti, era per lei la favola più bella del mondo.

-Adesso ti racconterò di come io e il tuo papà ci siamo conosciuti e innamorati. La tua mamma da bambina era sempre stata allontanata da tutti, perchè si credeva portasse la pioggia. Quando pioveva la gente era triste, per questo scacciavano la mamma, sia gli altri bambini che i loro genitori... compresi quelli della mamma, sai, Yukito? Ma anche se tu ereditassi i poteri di Juvia, lei non ti scaccerebbe mai, e lo sai perchè? Perchè ho imparato ad amare grazie al tuo papà, che è venuto a salvare la mamma quando scendeva la pioggia anche nel suo cuore. Oggi è Natale, tu cosa chiederai quando sarai più grande? Juvia chiedeva sempre una famiglia, almeno per questo giorno, perchè era davvero tanto triste vedere i sorrisi di tutti mentre la tua mamma era da sola, allontanata a forza. Pregavo perchè un principe venisse a salvarmi per poi portarmi con sè, sposarmi e creare una famiglia insieme.-

Sentiva lo sguardo del suo bambino incollato a lei. Il suono della sua voce lo aveva incantato come il canto delle sirene, o forse era solo ipnotizzato dal lento movimento che facevano i suoi capelli mentre si muovevano. Si divertiva sempre ad afferrarli e tirarli, il suo piccolino.

Ricordare quegli attimi di tristezza era sempre difficile per lei, specialmente in occasione delle feste. Anche se ora era una donna adulta, faceva sempre male ricordare il silenzio intorno a sè, il vuoto che lasciavano tutti quando le voltavano le spalle lasciandola sola.

Ma ora poteva affrontare i ricordi, perchè il suo principe alla fine era arrivato davvero.

-Il tuo papà è arrivato a salvare la mamma, e non l'ha più lasciata sola. Quando crescerai capirai quanto sia chiassosa, irruenta e affettuosa la famiglia di Fairy Tail, quanto questa abbia salvato molte anime sole tenendole insieme. La mamma non è più stata sola da quando è entrata a farne parte... e ancora meno da quando il tuo papà si è dichiarato, ricambiando l'amore della mamma.-



Le feste della gilda erano sempre state come la teoria del caos applicata alla realtà. Le ricordava tutte con grande gioia, ma quella che ricordava con più gioia era quella dell'anno precedente.

Il suo amato aveva fatto nevicare solo perchè lei aveva detto che le piaceva il bianco natale, e quando i fiocchi di neve avevano iniziato ad accumularsi sui loro capelli lui si era tolto la sciarpa - niente di strano fin lì, era solito spogliarsi senza accorgersene, ma quella sciarpa era la sua, quella che gli aveva cucito lei stessa, per cui si era intristita per qualche secondo, prima di capire cosa stesse davvero succedendo.

Aveva svolto la sciarpa dal suo collo solo per avvolgerla insieme a lui nel suo calore, ed era stato un gesto così intimo e dolce, così raro dal suo ragazzo, che lei era avvampata di piacere mentre lo ringraziava. L'aveva baciata, poi aveva incatenato i loro sguardi e le aveva detto: -Sposami!-

L'anello era giunto al suo dito solo qualche giorno dopo, non si era inginocchiato per domandarglielo e anzi, era sembrato più un ordine che altro, ma a lei non era importato.

Conosceva l'uomo di cui si era innamorata e nonostante un po' ci avesse fantasticato su non avrebbe voluto nient'altro. Perchè lui si era proposto proprio nella maniera che si confaceva a lui, mentre erano soli sotto la neve, circondati solo dalle stelle e dal silenzio. Nessun fronzolo o gesto eccessivo, decisamente fuori dal suo carattere.

Ma le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva accettato. 

E la solitudine di quelle giornate di festa era stata definitivamente accantonata tra i ricordi, in quelle memorie che, oramai, non sarebbero più tornate a tormentare il sonno.



-La tua mamma non credeva che potesse esistere un Natale migliore di quello dell'anno scorso, ma sbagliarsi è stato davvero bello. Oggi sei qui con me, amore di mamma, e ci sarai per sempre.-

Gli diede un bacio sulla fronte, e forse per ricambiare, il piccolo Yukito fece un gorgoglio felice, forse per ringraziarla della storia, o più probabilmente perchè gli piaceva essere coccolato dalla sua mamma.

-Yukito ha preso da te. Io non ero così espansivo nemmeno da bambino.-

Juvia alzò lo sguardo velocemente, rischiando di torcersi il collo.

Suo marito era appoggiato allo stipite della portata, con gli occhi stanchi ma illeso, almeno a prima vista. La stava guardando con gli occhi scuri addolciti dall'amore e dalla tenerezza che gli suscitava ogni volta assistere alla scena di sua moglie con il loro bambino in braccio.

-Gray è tornato!- Fece una leggera corsa verso di lui, restando comunque attenta a non sballottare troppo suo figlio. Lui li avvolse con attenzione tra le braccia, felice di essere tornato da loro in tempo per festeggiare insieme quel giorno tanto speciale.

Sentirono entrambi le sottile inquietudine che li prendeva quando si separavano evaporare nel caloro di quella stretta. In mezzo a loro, Yukito godeva del calore emanato dai suoi genitori, ancora così piccolo, così dipendente da loro, e proprio per quel motivo così tanto curato. Con un bambino che si affidava a te per sopravvivere, non si aveva tempo per ristagnare nella malinconia. Eri costretto ad immergerti nella vita frenetica che regolava i bioritmi dei neonati, e questo ti lasciava davvero poco tempo per provare tristezza.

Gray e Juvia erano diventati genitori e questo aveva scacciato gli ultimi frammenti di tristezza dai loro cuori, ora pieni solo dell'amore per la loro famiglia.

-Cosa hai chiesto quest'anno come regalo di Natale?-

Gray glielo sussurrò in un orecchio, sinceramente curioso di cosa desiderasse ora che il suo desiderio di avere una famiglia si era realizzato.

-Ho pregato perchè potessimo passare insieme questo giorno. Perchè a Natale nessuno dovrebbe restare solo, è questo che lo rende un giorno degno di essere festeggiato! E Gray cosa ha desiderato?-

Ci era voluto del tempo, ma era riuscito a farle smettere il suffisso -sama, così freddo e distaccato, ma era felice le fosse rimasta la parlata in terza persona. Era adorabile per quella sua particolarità.

-Nulla... Solo che questo giorno vedesse sorridere te e Yukito. Se voi sorridete, allora va tutto bene. Juvia... te l'avevo promesso, ricordi? Al matrimonio. Ti ho giurato che non saresti stata mai più sola e io mantengo sempre le mie promesse. E poi, lo scopo del Natale è di stare insieme, no? Il suo significato è di scacciare la solitudine. E noi lo stiamo facendo.-

Arrossì, perchè parlare in quel modo non era da lui, ma fare uno sforzo ogni tanto per aprirsi con sua moglie era il minimo che potesse fare per la sua famiglia.

Da come lei lo guardava, con gli occhi lucidi per la felicità e il sorriso più nudo e sincero del mondo sulle labbra, doveva aprirsi un po' più spesso. Ne valeva la pena, per ricevere in regalo quel sorriso pieno di magia.

Un sorriso pieno d'amore.

Le sorrise leggermente anche lei, dando un bacio sulle labbra di lei e sulla fronte del figlio. Anche lui gli donò un sorriso privo di denti, e per questo ancora più dolce.

-Buon Natale.-



  
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