Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: Urban BlackWolf    04/01/2018    4 recensioni
Inesorabilmente trascorse settimane da quella giornata di fine giugno, di Haruka e Michiru non si hanno più notizie. Le hanno cercate ovunque, interminabili ore passate tra le sponde di quel corso d'acqua quasi irriconoscibile, ma di loro non c’è più alcuna traccia.
Ma quando la speranza sembra ormai stata vinta dalla rassegnazione, un giovane dalla zazzera dorata e gli occhi verdi come i prati delle montagne ai quali appartiene, comparirà al servizio di una delle famiglie più in vista di Berna deciso a scoprire cosa realmente sia accaduto dopo quella maledetta sera.
-Sequel de: le trincee dei nostri cuori-
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Haruka/Heles, Makoto/Morea, Michiru/Milena, Minako/Marta, Setsuna/Sidia | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fino alla fine del mondo

La mia promessa a te

 

Sequel del racconto

le trincee dei nostri cuori

 

I personaggi di Haruka Tenou, Michiru Kaiou, Setsuna Meiou, Makoto Kino e Minako Aino appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf


 

 

 

Epilogo - 1918

 

 

Ospedale riabilitativo di Muhleberg

Svizzera settentrionale – 4/11/1918

 

 

Riconoscendo i passi affrettati tipici del suo puledro di fanteria, Michiru sorrise al vetro della finestra dalla quale stava osservando i ragazzini giocare giù da basso e contando mentalmente fino a tre attese la sua irruzione.

“Michiru!” Spalancando la porta la bionda entrò nell’ufficio stringendo convulsamente nelle dita della destra il giornale appena arrivato dalla città.

Possibile che il suo bizzoso amore fosse sempre tanto irruento?! "Fai piano, perché corri tanto?"

“Michi guarda! Leggi qui! L’armistizio tra il Regno d’Italia e l’Impero è stato siglato ieri pomeriggio. La guerra sta finendo!”

L’altra serrò forte le palpebre provando un brivido benedetto e voltandosi piano verso l'altra, stirò le labbra illuminando il blu degli occhi. Quanto avevano atteso quella notizia.

Di fatto, già dal 28 ottobre un ormai allo sbando esercito austroungarico aveva iniziato ad indietreggiare verso la ritirata su praticamente tutti i fronti di combattimento ancora aperti, ma solo con la firma ufficiale apposta in calce al documento di resa del 3 novembre a Villa Giusti, quel passo sanciva l'inizio della fine di un delirio dalle forme apocalittiche. Dopo un lustro d’accesi combattimenti spesso infruttuosi, la guerra iniziava a spegnersi. Ben presto anche altre nazioni sarebbero scese a patti l’una verso l’altra e la vita sarebbe ripresa a fluire libera, anche se nessuno avrebbe mai più dimenticato gli orrori di un conflitto assurdo con milioni di morti disseminati sulle terre di tutto il continente.

“Dio sia lodato.” Soffiò leggendo il titolo d’apertura del quotidiano locale mentre le dita di Haruka andavano a sfiorarle la vita accarezzandogliela lievemente.

“Gli eserciti di entrambi gli schieramenti avevano smesso di sparare già da qualche ora, ma con la firma dell’armistizio c’è l’ufficialità.” La bionda accolse la schiena dell’altra sul proprio petto lasciandole spazio per farle correre gli occhi sulle righe del sommario

Una volta finito di leggere le notizie salienti, Michiru si voltò alzandosi leggermente sulle punte per sfiorarle con le labbra la punta del naso. Presto anche Stefano sarebbe stato di ritorno e Giovanna, partita per Bellinzona qualche mese prima, lo avrebbe atteso per chiarirsi e provare a salvare quel che rimaneva del loro rapporto. La guerra aveva cambiato tutti, in primis i soldati. Neanche ora che grazie all’intercessione come diplomatico del signor Viktor Kaiou, Giovanna era potuta tornare al Comando della loro città natale forte dell’amnistia concessale per l’accusa di furto, sarebbe stato facile tornare all’unione che si era istaurata tra loro. Ma almeno ora c'era una speranza.

Il padre di Michiru era stato splendido, sia con Giovanna che con la struttura ospedaliera che aveva accolto e guarito la sua bambina. Entusiasta nel riabbracciare Michiru e grato al biondo cameriere che l’aveva riconsegnata alla sua famiglia, aveva fatto di tutto per accontentare i desideri di entrambi.

Come aveva ipotizzato Setsuna Meiou in merito al Dottor Ernest Grafft, soltanto grazie all’intercessione del Ministro dell’Agricoltura, grande amico del diplomatico ed avvertito da quest’ultimo di compiere delle indagini approfondite sull’ospedale, era venuta in superficie la torbida melma di un vasto giro di contrabbando operante ormai in gran parte del distretto cittadino. Il Dottor Grafft era stato così posto agli arresti, ma con gran dolore di Setsuna, molti altri suoi colleghi che aveva sempre ritenuto insospettabili lo avevano seguito, lasciando così paurosamente sguarniti molti reparti, da quello di chirurgia d’urgenza a quello riabilitativo, tanto che in un primo momento si era addirittura palesato lo spettro della chiusura. Ed anche in questo caso la famiglia Kaiou era nuovamente intervenuta e per mezzo di una massiva opera d’assunzioni, aveva salvato l'ospedale. Inoltre la stessa Dottoressa Meiou, una delle artefici della scoperta del losco traffico ed eccellente medico, aveva ricevuto un notevole scatto di carriera arrivando alla dirigenza dell’intero reparto di psicoterapia.

Cercando le labbra della sua bionda, Michiru la strinse costringendola ad arretrare di un passo. “Michi… Che ti prende?!”

“Sono felice.” Articolò nella bocca dell’altra non badando al fatto che avesse lasciato la porta aperta.

Stava lavorando in pianta stabile negli uffici dell’ospedale già da un paio d’anni e per tutto questo tempo, l’insegnante non aveva fatto altro che ipotizzare piani d’ammodernamento e migliorie varie da compiersi alla fine del conflitto. Una foresteria interna aperta a tutti, una scuola superiore, una mensa per i più bisognosi. Ora tutto questo avrebbe visto la luce rendendola finalmente orgogliosa e se fosse riuscita a fare le cose per bene ed in tempi brevi, forse anche Sigmund sarebbe potuto tornare da loro.

“Stai pensando al nostro piccolo teppista, non è vero?” Chiese Haruka serrandole le spalle per staccare a forza quel contatto prima che il corpo potesse tornare ad accendersi come ormai faceva indecentemente quasi ogni notte.

“Si. Se riuscirò a fare tutto ciò che spero! avremo anche noi una scuola superiore. Lo sai che Muhleberg ne è sprovvista.”

Sorridendole l’altra iniziò ad accarezzarle il viso chiedendole se lo avesse sentito.

“No, ma questa mattina ho chiamato a casa e mia madre mi ha detto che sta preparando con molto impegno gli esami del primo trimestre. Devo dire che non avrei mai creduto fosse tanto portato per lo studio delle scienze naturali. E’ curioso da morire quel ragazzino.”

Scoppiando a ridere la bionda andò a poggiarsi sul bordo della scrivania che Michiru usava per lavorare. Incrociando le braccia al petto con notevole moto d’orgoglio, sibilò un te l’avevo detto che portò ilarità anche in Kaiou.

E si, era stata Haruka ad accorgersi quasi subito di quanto Sigmund Rosch fosse portato per le scienze, di quanto fosse aperta la sua mente e quanto amasse lo studio. Quando Michiru aveva riafferrato i ricordi di una vita accettando nuovamente se stessa e l’amore di Haruka, Sigi aveva inesorabilmente provato una sorta di gelosia. In fin dei conti aveva considerato il suo rapporto con la ragazza esclusivo, mentre adesso quel montanaro spilungone era entrato di prepotenza fra loro,,dividendoli. Lo scontro tra due caratteri tanto simili era stato inevitabile. Si erano azzuffati verbalmente per settimane, punzecchiandosi ad ogni occasione e per farli andare d’accordo non era valsa a nulla neanche la mediazione di una Michiru al limite della sopportazione. Poi un giorno d’inverno, con la neve alta ed il freddo a gelare le ossa, alla struttura era stata recapitata una lettera recante il timbro dell’esercito tedesco. Setsuna in persona aveva dovuto affrontare la cosa confessando al ragazzino la morte del padre e consegnandogli la piccola croce di ferro di Seconda Classe al valor militare che l’uomo si era conquistato sul campo.

Da quel momento Sigi si era chiuso sempre più in se stesso e per assurdo che fosse, era stata proprio Haruka, ancora nelle false spoglie di Giovanni Tenou, ad aiutarlo di più. Anche lei era orfana di entrambi i genitori e questa cosa aveva finito per unirli azzerando tutto il resto. Iniziando a passare intere giornate assieme dietro a qualche motore o nei lavoretti come tuttofare che la bionda faceva per sbarcare il lunario, si erano scoperti anime affini tanto che una sera, di ritorno dal centro città, lui l’aveva presa totalmente in contropiede facendole una domanda.

“Jo, perché non sposi Michi e mi adottate? Guarda che lo so che vi volete bene, sai!?” E lei lo aveva guardato sgranando gli occhi sconvolta.

Haruka era entrata nella struttura come il giovane aitante Jo ed una volta confessata tutta la verità alla sua dea, non se l’era sentita di sbandierare a tutto il mondo il suo essere donna. Non tanto per se stessa, quanto per Michiru. Questo però l’aveva costretta a continuare quella farsa assurda anche di fronte al bambino.

“Michiru, se la società non accetta che due donne possano amarsi e vivere insieme, vorrà dire che non mi togliero' mai più questi vestiti.” Le aveva detto qualche giorno dopo l’idea di Sigi per poi inginocchiarsi e prenderle la mano sinistra.

“Vuoi farmi l’enorme onore di dividere con me il resto della tua vita, mia dea?”

E commossa Michiru non aveva saputo che dire, perché se da una parte diventare sua moglie sarebbe stata la cosa più bella e completa della sua esistenza, dall’altra avrebbero dovuto mentire a tutti; dalla famiglia Kaiou a Dio e questo ai suoi occhi rendeva l’amore che provava per la bionda un po’ offuscato. In più, non le piaceva affatto l’idea che Haruka dovesse in qualche modo castrare il suo essere donna, sacrificarsi portando avanti un rapporto che sarebbe rimasto saldo anche senza il beneplacito del resto del mondo.

“Non è un problema per me amore. Sarò Jo per tutta la vita e cresceremo Sigi insieme.”

Il cielo avesse voluto, ma questo progetto a Michiru non aveva convinto fino in fondo.

“Preferirei essere considerata una licenziosa invertita e vivere con te come donna, piuttosto che saperti infelice.”

“Ma io non sono infelice.”

“Si che lo sei Ruka. Lo è il tuo corpo costretto a piagarsi lo sterno portando queste stupide fasce e lo è il tuo spirito, quando gli altri ti chiamano con un nome che non è il tuo.”

“Non m’importa se dovrò fingermi un uomo fino alla fine dei miei giorni! Da mesi ormai non sono più Haruka. Io voglio solo stare con te. Ti prego.”

“Ruka io…”

“Hai forse paura che tuo padre non acconsenta perché tra noi c’è un’abissale differenza di classe?”

“No, non è questo. Gli piaci, lo sai.”

“E allora che cos’è che ti frena, Kaiou!?” Aveva quasi urlato.

“Mi sono innamorata di Haruka e non di Jo! Mi sono innamorata di una donna e non di un uomo e vorrei che agli occhi del mondo non dovesse essere una colpa. Mi alzo la mattina non vedendoti al mio fianco, ma sapendo comunque di aver dormito tra le tue braccia per tutta la notte e mi odio per questo! Non sopporto che tu debba sgattaiolare via ad ogni alba come se avessimo compiuto chissà quale delitto. Vorrei urlare a tutti che ti amo, che amo la dolcissima e testarda Haruka Tenou e non fare invece finta di niente quando accidentalmente incontro il tuttofare Giovanni per i corridoi. Vorrei non dovermi reprimere quando ho voglia di baciarti e Sigi ti vorrebbe lo stesso un gran bene anche se sapesse chi sei in realtà!”

“Se rimanessi un uomo sarebbe tutto più semplice, lo capisci?”

“Certo che lo capisco, ma vuoi veramente vivere sotto la mannaia di un inganno?! Dimmi Ruka, vuoi davvero abbandonare il tuo io e calzare per sempre la vita di un’altra persona? Vuoi davvero che le idee sclerotizzate della nostra società ci costringano a mentire?”

Sospirando pesantemente la bionda aveva abbassato le armi arrendendosi al volere dell’altra. Avrebbe dovuto aspettarselo da lei; troppo onesta e leale verso la sua famiglia, troppo carica d’amore e di rispetto verso la sua Ruka.

Così da quel giorno, Michiru aveva preso a non nascondersi più, sia con i conoscenti, che con la direzione sanitaria. Aveva parlato con ogni medico, infermiere, addetto alle pulizie dell’ospedale. Sarebbero state discrete, non avrebbero sbandierato la loro omosessualità ai quattro venti, ma non si sarebbero nascoste mai più ed Haruka sarebbe tornata nel mondo, anche se avrebbe continuato ad indossare abiti maschili e a fare lavori di fatica.

“Ed i tuoi come stanno?” Chiese la bionda piegando la bocca in un sorrisetto malizioso.

“Bene o almeno è quello che dice mia madre.”

Michiru aveva gettato in tavola le carte dei suoi sentimenti non soltanto con i colleghi della struttura sanitaria, ma anche e soprattutto con i suoi genitori. Armandosi di coraggio lei ed Haruka si erano recate a Berna un paio di settimane dopo il loro confronto e pronte al peggio, spalla a spalla si erano presentate alla porta di casa Kaiou una mattina di buon ora.

“E’ ancora presto, così quando tuo padre ci caccerà a calci saremo in tempo per prendere il treno del pomeriggio.” Aveva borbottato una Tenou per niente convinta mentre l’altra tirava la catenella del campanello attendendo l’arrivo della cameriera.

Haruka aveva già perso il padre e gli amici di una vita e dopo l’alzata di testa della compagna e quell'uscire allo scoperto, la storia si era ripetuta con le conoscenze maschili ed i lavori che svolgeva in città. Se non fosse stato per Setsuna, la bionda non avrebbe avuto più neanche quello come manutentore all’ospedale. Era perciò più che naturale che si sentisse presa tra l’incudine ed il martello, aspettandosi la mareggiata anche questa volta.

“Stai tranquilla e lascia parlare me.” E la porta a vetri era andata aprendosi sui loro visi.

Erano state accolte come sempre tra abbracci e strette di mano. I signori Kaiou adoravano la figlia e da quando mesi addietro l’avevano ritrovata, il loro amore era aumentato a dismisura tanto che Michiru a volte si lamentava perché non si era mai sentita tanto soffocata dalle loro premure.

“Vedrai che dopo la nostra rivelazione sarai di gran lunga meno oppressa Michi.” Le aveva detto sul treno con una mezza frecciatina di sfida negli occhi.

“O piantala con questo disfattismo Ruka! Se permetti conosco i miei genitori meglio di te e posso assicurarti che non faranno scenate. Perciò non fasciamoci la testa prima del dovuto.”

Ed era stato così. Era stato incredibilmente così.

Seduti tutti e quattro sul divano e le poltrone dell’accogliente giardino d’inverno posto sul retro del palazzetto che in genere serviva alla famiglia per svagarsi e passare le ore insieme, Michiru aveva parlato ai genitori con calma, usando la solita posatezza, condita però da una determinazione che aveva stupito una Haruka, invece ferma in un angolo pronta al cataclisma. Non aveva usato chissà quali giri di parole sapendo che al padre indispettivano le persone poco chiare. Linearmente aveva ricalcato la storia che più o meno i signori Kaiou già conoscevano arrivando al dunque in poco meno di cinque minuti, rivelando senza vergogna e con una genuina semplicità come il ragazzo seduto a riccio accanto a lei, fosse in realtà una ragazza.

“Padre, madre, vi chiediamo perdono, parlo per Haruka perché sa benissimo di aver sbagliato a mentirvi sin dall’inizio, ma spero che capiate che lo ha fatto solo ed esclusivamente per me. Per ritrovarmi.”

Al silenzio sceso nella stanza la bionda aveva creduto di annaspare nella melma. “Signori Kaiou io… io lo so che tutto fa pensare ad una colossale presa in giro, ma vi assicuro, non è così.”

“Non è così signorina?” Una voce tagliente, fredda come il marmo.

“Padre…”

“Taci Michiru e lasciala parlare.” Si era intromessa Flora fulminando la figlia.

“No, non è così. Già una volta avete potuto saggiare la mia buona fede ed ora vi chiedo di fare come allora… in quella notte… nella vostra biblioteca. - Ingoiando a vuoto Haruka aveva poi continuato raddrizzando la postura prendendo coraggio dal calore emanato dal corpo dell’altra. - Quando sono venuta a Berna per cercare notizie su Michiru non mi sarei mai permessa di entrare in casa vostra sotto mentite spoglie, ma… avevo bisogno di un lavoro e di risposte che solo qui avrei potuto trovare.”

“Perché lo avete fatto signorina? Perché tanta dedizione verso nostra figlia?” Aveva chiesto la padrona della casa e la bionda si era vista puntati contro gli occhi di tutti e tre.

“Perché… perché…”

“Perché mi ama madre ed io amo lei. E’ tanto difficile da comprendere?!” Stentoreo. Pulito. Cristallino.

Chinando la testa Haruka aveva stretto i pugni sulle gambe maledicendosi per non essere stata in grado di mantenere il punto con la compagna. Non sarebbe stato forse meglio mentire a tutto il mondo e trasformarsi in un maschio dalla testa ai piedi invece che sopportare l’ennesima umiliazione?!

“Ditemi signorina... è la verità?”

E lei aveva risposto scuotendo energicamente la zazzera tornando a guardarli.

Schiarendosi la voce Viktor aveva allora sorriso leggermente ammettendo che venire a sapere una cosa del genere per un padre faceva un certo effetto. “ Chi credete io sia, giovane Tenou?”

“Sss… scusi?”

E all’espressione persa di Haruka era intervenuta Flora con lo stesso fare risoluto usato poco prima dalla figlia. “Vedete Haruka, mio marito è un diplomatico abbastanza quotato nel nostro paese e non è certo il primo sprovveduto che si trova a tenere a servizio un ragazzetto di provincia.”

“Madre cosa state cercando di dirci?”

“Che conoscevamo l’identità della signorina qui presente sin dalla sua seconda settimana di servizio in questa casa. Il tempo di richiedere l’albero genealogico della famiglia Tenou al Ministero degli Interni e successivamente il suo certificato di nascita al Comune di Bellinzona.”

Incredula la bionda li aveva guardati alternativamente come se avessero frugato tra i suoi oggetti personali.

“Non vi avremmo tenuta a servizio, anzi, se la vostra buona fede non fosse stata comprovata sareste stata gettata in prigione, ve lo assicuro. - Alzandosi dalla sua poltrona Viktor si era diretto alla consolle per appropriarsi di un buon sigaro continuando severamente, ma senza dare in escandescenza. - Vedete, tutta la Svizzera ha saputo dai giornali che Michiru Kaiou era stata data per dispersa con il crollo parziale di una diga che il suo stesso fidanzato aveva provocato e che la sua famiglia stava facendo carte false per ritrovarla. Non potete immaginarvi Haruka, quanti sciacalli hanno bussato alla nostra porta prima e dopo il vostro arrivo con false notizie e mani tese per chissà quale guadagno. Abbiamo dovuto tutelarci.”

“Ecco perché non mi sono mai stati richiesti documenti o referenze.”

“Avrebbero potuto essere falsi. Grazie al cielo avete avuto l’accortezza di usare il vostro vero cognome.”Aveva risposto la signora Flora ammettendo quasi con candore che da quando Michiru era scomparsa non c’era stato domestico, impiegato o manutentore che fosse passato a libro paga del marito, che non avesse ricevuto le stesse attenzioni.

“E allora perché mi avete tenuta qui con voi nonostante vi stessi palesemente mentendo?”

“Rispondete voi a me invece; perché fingersi uomo per lavorare in una casa quando avreste potuto farlo come donna in una tra le tante del centro?” Una tirata di sigaro ed espirando fumo Viktor era tornato a sedersi.

“Abbiamo temporeggiato lasciandovi alle attenzioni lavorative dalla signorina Rostervart, attendendo così una vostra mossa. Mossa che avete poi fatto introducendovi nella biblioteca dopo averle sottratto il passepartout.”

Haruka si era allora arpionata la fronte con una mano completamente gelata dalla vergogna. Che figura aveva fatto. I signori Kaiou sapevano tutto e lei aveva continuato a fingere giorno dopo giorno, mettendo tutta se stessa in quella che aveva creduto sin da subito essere una grandiosa idea.

“Che cos’è che vi ha convinti a darle fiducia?”

“Michiru cara, forse la nostra disperazione o… - Flora aveva sorriso alla figlia in maniera dolcissima. -... la purezza che brilla negli occhi in questa ragazza.”

Sentendosi nuovamente presa in causa la bionda aveva alzato la fronte come un cucciolo non capendo cosa stesse realmente accadendo in quella stanza. Avevano forse compreso la diversità sua e della figlia accettando la loro unione?

“Perché non ci avete detto tutto la prima volta che siamo tornate a casa dall’ospedale?”

“Stavamo temporeggiando anche in quel frangente Michiru.”

“In che senso padre?”

“Quando sei tornata a casa, tua madre ed io eravamo felici, riconoscenti al Signore ed al fantomatico Giovanni Tenou per averci restituito la nostra bambina, ma non appena l’euforia del momento è andata stemperandosi, abbiamo iniziato a notare negli sguardi che vi scambiavate un qualcosa di più che semplice conoscenza. Vorrei mettere in chiaro una cosa cara; a nessun genitore fa piacere l’esser preso in giro o pensare che non potrà mai avere degli eredi perché la sua unica figlia ha tendenze verso il proprio sesso, ma è palese che ci sia amore fra voi. Non so a che grado questo sia arrivato e non lo voglio sapere, però mi fa piacere che anche se a distanza di mesi, tu sia stata onesta. Francamente ero convinto che vi sareste sposate continuando la farsa, ed allora si che avremmo dovuto disconoscerti Michiru.”

Uno strano singulto ed Haruka aveva piombato il collo nelle spalle dirigendo lo sguardo sull’incredulità dell’altra.

“Ecco perché stavate temporeggiando; volevate vedere come e dove ci saremmo spinte per tentare di stare insieme!”

“Esattamente Michiru.” Aveva concluso Flora comprensiva.

Tutto sommato quell’incontro era stato positivo. Haruka si era sbagliata nell’immaginarsi reazioni incontrollate al limite del disumano e questo aveva fatto piacere ad entrambe le ragazze. Tornando a Muhleberg, si era comunque ripromessa di non farsi illusioni. I signori Kaiou erano ancora giovani, ma presto avrebbero espresso la necessità di un erede e questo avrebbe potuto cambiare la percezione benevola che sembravano aver dimostrato verso le inclinazioni sessuali della figlia.

Proprio per evitare tale comprensibilissimo disagio, Michiru, sempre perennemente protesa in avanti, poco tempo dopo il ritorno alla struttura ospedaliera, aveva avuto un guizzo intuitivo a dir poco sorprendente e parlandone con il padre, lo aveva via via convinto della bontà della sua idea. In effetti, c’era una creatura che avrebbe potuto ricoprire le veci di un figlio maschio. Una creatura irruenta, ma intelligente e capace. Tra tutti la più bisognosa di cure ed affetto.

Sorridendole luminosa Michiru piegò il giornale dando gli occhi al suo angelo biondo. “Mia madre mi ha riferito che Sigi desidererebbe averci entrambe per il Natale. Che dici amore? Ti va di venire a Berna con me per la fine dell'anno?”

Una marcata smorfia e Haruka provò a temporeggiare. Anche se in qualche modo i Kaiou l’avevano accettata, non amava andare da loro. Non sapeva mai come comportarsi di fronte alla signora Flora, o a Charlotte, la quale aveva ormai saputo quale fosse il suo vero sesso, anche se non aveva il permesso di parlarne apertamente. Nonostante amasse da morire la figlia, quando quest’ultima scendeva a Berna con al fianco una Tenou sempre in abiti maschili, ma sicuramente molto meno mascolina negli atteggiamenti, il signor Viktor faceva in modo di stare a casa il meno possibile, anche quando Sigi lo pregava di non lavorare fino a tardi desideroso di vedere la sua nuova famiglia tutta riunita attorno ad un tavolo. Solo con la signorina Rostervart, Haruka sembrava trovarsi a proprio agio e solo con lei riusciva a mettere due parole in fila senza sentirsi una morsa allo stomaco.

Afferrandole i fianchi, la bionda contraccambiò il sorriso non manifestando però lo stesso entusiasmo. “Lo sai che non mi sento tanto per la quale quando vedo i tuoi, Michiru mia.”

“Lo capisco, ma è un desiderio che non puoi non esaudire. Da quando è stato adottato dai miei, sono rari i periodi che Sighi può passare con noi.”

Ingobbendosi un poco, l’altra sbuffò piano sentendosi chiusa in un angolo. Adesso oltre a quella donna terribile che le teneva giornalmente il cuore stretto nel palmo della destra, ci si metteva anche quel teutone. Mai possibile che non riuscisse più a spuntarla contro nessuno al quale teneva?

“Va bene… verro, ma bada che non ho intenzione di cantare stupide canzoncine natalizie o moderarmi a tavola.”

“Vedremo amore, vedremo.” Disse l’altra stringendosela al seno talmente forte da impedirle qual si voglia replica.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice: Salve, ed anche questa storia va lentamente ad adagiarsi tra quelle già scritte, anello di congiunzione con quelle che spero verranno.

Sono stata molto combattuta in questo capitolo, lo riconosco. Mi solleticava e non poco, far si che l’unione tra Haruka e Michiru risultasse, come dire, “in piena regola” anche agli occhi del resto del mondo. Ho riflettuto sul fatto che molte donne nel corso dei vari secoli avranno scelto di cucirsi addosso abiti maschili per poter essere libere di amare la propria dea senza essere così giudicate. Però conoscendo Kaiou e la sua integrità, la cosa non mi ha convinta fino in fondo e ho optato per “la verità”. Lei lo sa, Haruka a lungo andare avrebbe finito per soffrire di una situazione, conveniente sotto molti punti di vista socio-lavorativi, ma troppo estrema per essere vissuta per tutta la vita. Inoltre Michiru ama molto anche i suoi genitori. Ingannarli a tal punto sarebbe stato pesantissimo. Meglio rischiare tutto, anche di essere cacciata di casa e diseredata. E così grazie al cielo non è stato.

Ringrazio tutte le lettrici che hanno avuto la pazienza di leggere il mio scritto, che con molta probabilità avrà un terzo racconto, ma non ora. Credo che sia chi legge, che chi scrive, ogni tanto debba tuffarsi in cose nuove.

Per ringraziarvi ho una one-shot calca calda da sfornare legata al primo arco ed in preparazione una cosa abbastanza grossa.

Grazie anche a Ferra10 che mi sta aiutando a dipanare le troppe idee che mi sono venute, ho intenzione di fare uscire a breve “Le gru della Manciuria”, una storia ambientata a Budapest, Ungheria, qualche decennio fa. Credo proprio che per la complessità dei temi che andrò a trattare risulterà il lavoro più faticoso che abbia mai scritto. Speriamo per il meglio.

Vi ringrazio ancora tanto per la dedizione di tutti/e, ma permettetemi di fare un saluto tutto speciale al gruppettino che mi ha incoraggiata maggiormente: HaruMichiLove, Learco87, Yoshika, Ferra10 e HarukaTenou27. Grazie e a prestissimo.

Ciauuu, U BWolf

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: Urban BlackWolf